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news, politics
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loro corso. Se la manovra andrà
male, ci sarà ampio modo per
recriminare. Se andrà bene, sarà
meritorio l’averla favorita.
In verità la tecnica del rinvio non
ha mai avuto estimatori. Ma aspet-
tiamo per giudicare. La maggiore
incognita, anche a parte i risvolti
economici, riguarda
www.voltanaonline.it
Voltana On Line 25
2011
ritocrazia. 6 giovani su 10 sono
pronti ad andarsene all'estero, alla
prima occasione. La ricchezza è
sempre più concentrata nelle mani
di pochi.
Poi. Il Paese non investe nel pae-
saggio e nel turismo, anzi lo detur-
pa con la cementificazione, falso
indicatore di crescita economica.
Perdiamo sicurezza alimentare e
biodiversità.
L'evasione fiscale è un cancro
inestirpabile, la criminalità orga-
nizzata lo è altrettanto, e in espan-sione. I tempi della giustizia sono
infiniti. La corruzione idem.
Le imprese esternalizzano, finan-
ziarizzano, precarizzano. La classe
imprenditoriale abbandona pro-
gressivamente l'economia reale e
predilige la Borsa e la finanza. Le
imprese puntano agli oligopoli, ai
monopoli, alle bollette dei cittadini,
alle loro tasse. Le banche investono
i soldi dei loro correntisti per finan-
ziare progetti insensati, a volte
criminali, degli amici degli amici.
LA RESA DEI CONTI di Pietro Raitino
ancor più faticoso arrivare alla fine
del mese. Ma tutti zitti, così voglio-
no i mercati.
O meglio. A protestare è stata
l’opposizione, ma sappiamo in
che modo. Più si denunciavano
alle Camere le nequizie vere o
presunte della manovra (vere,
ripetiamo, per le famiglie), più si
andava di fretta per approvarle. Sempre per via dei mercati, e
dell’Europa che se ne fa portavoce, è probabile che non si potesse agi-
re in modo diverso. E’ lecito tuttavi-
a un sospetto di doppiezza. Gli at-
tuali reclami serviranno a futura
memoria, quando dalle parole si
passerà agli esborsi. Ma, per intan-
to, lasciamo che le cose seguano il
Il welfare è allo stremo, gli enti
locali senza risorse, la coesione
sociale sotto stress.
Non investiamo in ricerca, istru-
zione, tecnologia, banda larga, ser-
vizi. Non investiamo nell'efficienza
energetica e nelle fonti rinnovabili,
e dipendiamo sempre più dall'este-
ro per l'energia.
Il debito pubblico è alle stelle.
Infine, la classe politica (tutta) è di
un'incompetenza inedita e inaudi-ta, e mentre è impegnata a salvare
sé stessa e i suoi scandalosi privile-
gi, pensa bene di tassare i rispar-
miatori e non le rendite. E ci vengo-
no a dire che è il momento dei sa-
crifici.
Chiaro il riassunto? Allora, di
fronte a questa situazione, voi inve-
stireste in un'azienda come l'Ita-
lia?
Prestereste i vostri soldi a un Pae-
se così? Di fronte alla recente ma-
novra del governo, avreste più fi-
ducia nel futuro della Penisola? Vi
stupite allora che la finanza interna-
zionale, quel manipolo di perso-
naggi che specula sui
Manovra, il miracolo dei "coesi" di Marin Faliero
Proviamo a mettere in fila gli
elementi. L'Italia è un Paese vec-chio, uno dei più vecchi, dove il pe-
so dell'assistenza e delle pensioni
raggiunge vertici internazionali.
Dall'altra parte, abbiamo un tasso di
disoccupazione sopra la media, che però diventa drammatico se
guardiamo alle fasce più giovani
della popolazioni. 2 milioni di ragaz-
zi tra i 15 e i 29 anni (due milioni)
non studia, non lavora, non cerca
lavoro.
La mobilità sociale è inesistente, il conflitto generazionale (genitori
privilegiati, giovani precari) è alle
stelle. Un abisso separa i salari: dai
700 euro di un precario ai 700mila
di un top manager.
Vige la gerontocrazia, non la me-
In Italia, mentre i ricercati
trovano ottime sistemazioni
nei Palazzi ai ricercatori rimane la
… strada del precariato a vita !
Il presidente Napolitano ha par-
lato di miracolo, e in effetti c’è da
strabiliare. Una manovra econo-
mica varata nei tempi che inter-
corrono fra il sedersi su uno scan-
no parlamentare e l’alzarsi per il
voto: non si era mai visto. E chissà – ma è assai dubbio - se accadrà
ancora. Evento memorabile, insom-
ma. E non è il solo. Per esempio i
quaranta miliardi in gioco sono
diventati di colpo un’ottantina,
senza che nessuno battesse ci-
glio. Si converrà che è una stra-
nezza. A pagare dazio saranno le
famiglie italiane: e se quelle che evadono il fisco non hanno preoccu-
pazioni, per i nuclei a reddito fisso,
già gravati da tasse e balzelli, sarà
Manovra: CGIL, studio sugli effetti fiscali, i lavo-
ratori pagheranno 1800 euro in più all’anno.
(Segue a pag. 2)
Ormai è diventata la paroletta magica per risolvere i problemi di maggioranza: "coesi". In famiglia ci sentiamo
uniti, o affiatati, o solidali. In politica invece sono "coesi".
(Segue a pag. 2)
Pagina 2 www.voltanaonline.it
un duplice ordine di
problemi: non solo la tenuta della
maggioranza ma pure quella
dell’opposizione. Chi legge i gior-
nali e ascolta la tv avrà notato
l’invadenza di un vocabolo che nes-
suno usa nelle normali conversazio-
ni. Non si osa parlare di schiera-
menti o partiti “compatti”, aggettivo
che farebbe ridere. No. Si ricorre a
quest’altro termine, “coesi”. In
famiglia ci sentiamo uniti, o af-
fiatati, o solidali. In politica si
dicono coesi.
È vero che in fatto di termini
come compattezza e coesione i
dizionari non sottilizzano troppo.
Qualcuno li presenta anzi come
sinonimi. Se però si va ad appro-
fondire, una distinzione esiste, e
non da poco. In senso figurato, compattezza vuol dire unità rigoro-
sa di intenti e vedute. In petrografi-a, proprietà delle rocce prive di
vuoti e scissioni, per capirci il gra-
L'unica battaglia che ho perso è
stata quella che ho avuto paura di
combattere.
La storia del capitalismo è la storia
della pirateria organizzata da pochi
che si appropriano del lavoro di mol-
ti.
Nessuno è libero finché anche un
solo uomo al mondo sarà in catene.
Ogni vero uomo deve sentire sulla
propria guancia lo schiaffo dato a
qualunque altro uomo.
Quando si sogna da soli è un sogno,
quando si sogna in due comincia la
realtà.
Ricordatevi che è la Rivoluzione a
essere importante e che ciascuno di
noi, preso isolatamente, non vale nul-
la. Soprattutto, nel più profondo di
voi stessi, siate capaci di sentire ogni
ingiustizia commessa contro chiun-
que in qualunque parte del mondo. È
la più bella qualità del rivoluzionario.
Ernesto Che Guevara de la Serna
Tra questi, anche resistenza e ri-
bellione: il mercato, la Borsa non
sono entità astratte o divine, i cui
comportamenti non sono modifica-
bili né giudicabili.
Mercato e finanza sono fatti da
uomini, che devono rispondere
delle conseguenze delle loro azio-
ni, delle responsabilità cui sono chiamati. Lo stesso vale per tutti
quei personaggi -giornalisti, eco-
nomisti, politici, imprenditori,
manager, banchieri- che si sono
riempiti la bocca di chiacchiere e
ancora non ammettono il loro torto,
mentre gozzovigliano a spese no-
stre.
Smettiamo di dare ascolto a que-
sta gente, smettiamo di dare i no-
stri soldi a chi ci condanna a un fu-
turo di fatica. Non è detto che deb-
ba andare per forza così.
dal sito www.altreconomia.it
disastri altrui, tenti di
far capitolare questo Paese? Da mol-
to tempo abbiamo puntato il dito
contro i CDS, i credit default swap,
strumenti finanziari derivati dalla
diffusione impressionante che
“scommettono” sul fallimento di
imprese, banche e nazioni. Aver
lasciato che proliferassero è una
delle cause delle paure che in que-
sti concitati giorni assillano gli italia-
ni.
Prepariamoci a giorni difficili.
Sappiamo però anche qual è la
soluzione, e che non è troppo tar-
di. La via d'uscita ha tanti nomi: filiera corta, economia delle relazio-
ni, dono, efficienza energetica, fonti
rinnovabili, agricoltura biologica,
sostenibilità ambientale, beni comu-
ni, equità nella distribuzione delle
risorse, giustizia, istruzione, ricerca,
scambi non monetari. Altri nomi li
potete aggiungere voi.
LA RESA DEI CONTI di Pietro Raitino
Il sito … ufficiale di quelli
della Val di Susa è
http://www.notav.eu/
Tutti i PDF di Voltana On Line
sono disponibili nel sito
www.voltanaonline.it ,
nel sito
http://issuu.com/voltanaonline/docs
e anche su facebook come foto .
info: [email protected]
nito. La coesione è un’altra cosa.
Deriva dal latino dotto, e più o me-
no significa “essere attaccati”. Per
certi partiti, o schieramenti, meglio
sarebbe dire “appiccicati”.
Se così è, i cittadini gradirebbe-
ro che in avvenire i partiti si mo-
strino compatti, non coesi. Come appunto il granito, che fa massa;
non come elementi tenuti insieme
con la colla. Oggi si dice coesa una
destra litigiosa che oltre tutto, per una settimana e passa, ha visto as-
sente il primo ministro. Si dice coe-
sa una sinistra che non riesce nem-
meno a esprimere sindaci del Pd
ma deve ricorrere a prestiti ester-
ni. Quindi attenzione, quando si
sente la fatal paroletta. Coesi, ma
chi mai parla così fra la gente co-
mune. Coesi, cioè appiccicati con
un attaccatutto pronto a sciogliersi.
www.famigliacristiana.it/informazione/news_2/articolo/manovra-
economica_150711224630.aspx
(Segue da pag.1)
Manovra, il miracolo dei "coesi" di Marin Faliero
(Segue da pag. 1)
14 Agosto 2011 - ore 21,00
Sagrato del Santuario
B. V. dell'Arginino
Voltana via Comunetta, 8
Sai cantare, suonare, ballare,
recitare, far divertire.
Partecipa alla
CORRIDA DELL'ARGININO
Info: 338 8927111 Bid
347 9797069 Roberto.
Pagina 3 www.voltanaonline.it
L'orchestrina del Titanic la tremortiana. La prima classe si è già salvata. Ha accumulato capitali,
ha portato i soldi all'estero. La prima
classe ha ottenuto dal Governo bi-
glietti omaggio per la traversata con
lo Scudo Fiscale con il solo 5% di tas-
“L'orchestrina del Titanic continua a suonare mentre l'iceberg si avvici-
na. Tremorti (…) ci rassicura "O si va
avanti o si va a fondo" (forse entram-
bi...) e "Come sul Titanic, la prima
classe non si salva". È l'ennesima bal-
sazione sui capitali occultati al
Fisco. Insieme ai viaggiatori di
prima classe si salveranno i loro
cuochi, i valletti, i camerieri dei
giornali, ma anche i gigolò e le
puttane da camera e gli armatori
delle banche e di Confindustria.
La citazione del Titanic è una
rassicurazione buona soltanto
per i poveracci. Lavoratori di-
pendenti, precari e disoccupati
sono già immersi nella merda
fino al collo. Nell'affondamento
del Titanic in prima classe si sal-
vò il 61,81% dei passeggeri, 204
superstiti su 330. In seconda
classe il 42,5%, 119 su 280. In
terza classe il 26,85%, 105 su
391. Un biglietto di prima classe
garantiva tre volte di più la sal-
vezza rispetto a uno di terza.
Tremorti dopo trent'anni di
frequentazioni politiche e di
ciance economiche si è sveglia-
to. Ha bisbigliato, come se fosse
sdraiato sul letto in attesa del
trapasso "Introdurre nella Costi-
tuzione una regola d'oro che vin-
coli al raggiungimento del pa-
reggio di bilancio". Lo dice ora,
quando tutto tracima, tracolla,
esonda e il debito è una monta-
gna di ghiaccio che sfiora i 2.000
miliardi (…) Non puoi indebita-
re il cittadino senza il suo per-
messo per fare finanza elettora-
le, per comprare cacciabombar-
dieri dagli Stati Uniti, per mante-
nere le nostre truppe in Afghani-
stan, per puttanate da 22 miliar-
di di euro come la Tav, per un miliardo di finanziamenti pub-
blici ai partiti spacciati come
rimborsi. Non puoi buttare nel
cesso centinaia di milioni dei
contribuenti con cazzate come
quella voluta da Maroni di disac-
coppiare il referendum dalle
elezioni amministrative o per
mantenere in vita le Province. O
fare il Ponte di Messina, la Gron-
da e il cazzo che ti pare per de-
cine di miliardi di euro attinti dal
debito pubblico. I soldi sono
nostri, dei cittadini. Ve li siete
fumati (…) “.
Sintesi dal sito
www.beppegrillo.it/2011/07/lorchestr
ina_del_titanic/index.html
Carta di
Laura Canali
tratta dal volume di
Limes 1/2009
"Il buio oltre Gaza"
Pagina 4 www.voltanaonline.it
IN LAVORAZIONE
“ In una tavola Maya conosciuta come Co-
dice Troano tavola P1.XXVIIL v'è raffigurato
un essere dall'aspetto poco umano (…) in-
tento ad azionare una presunta “macchina
per volare” o vimana. L'essere della Foto a
sx è intento a scaldare manualmente con
una fiamma la scatola marcata con una “X”
che si suppone essere un'endobatteria,
mentre con l'altra mano è presumibile che
stia fornendo con un attrezzo il movimento
iniziale al mercurio presente nel motore
tipo “lampada” posizionato sulla sommità.
(…) Nella tavola P1.XXIX dello stesso codi-
ce è raffigurato questa volta un uomo ( Foto
a dx ) intento nello stesso atto ma questa
volta la manovra è sbagliata, infatti viene
usata la fiamma verso il motore tipo
“lampada” e l'attrezzo per il movimento
iniziale verso l'endobatteria (scatola marca-
ta “X”) vanificando l'operazione come mo-
stra l'espressione delusa dello stesso. (…) ”.
L'Astronauta di Palenque “ Pelenque è un sito archeologico maya
situato nello stato messicano del Chiapas,
a circa 130 km a sud di Ciudad el Car-
men. È un sito di medie dimensioni, più
piccolo rispetto a Tikal e Copàn, ma con-
tiene alcune delle più belle opere di ar-
chitettura e scultura che i Maya abbiano
prodotto. (…) Scoperta nel 1952 dall'ar-
cheologo Alberto Ruz Lhiullier, all'interno
della piramide nota come “il Tempio del-
le iscrizioni” la lastra monolitica (380 cm
per 220 cm con uno spessore di 25 e circa
5 tonnellate di peso) risalente al 692 D.C.,
copriva il sarcofago contenente i resti di
un uomo dal volto coperto da una ma-
schera di giada e madreperla, le cui ca-
ratteristiche differivano dalla media e
dalle usanze della popolazione, con i suoi 173 centimetri d'altezza (20 cm in più della media) e per la forma “normale”
del cranio, invece di essere “allungato” come si conveniva ai nobili di quel popolo. Il monarca Pacal, l'uomo sotto la
maschera di giada, sembrava essere un uomo robusto, tra i 40 e i 50 anni. I suoi denti sebbene dipinti di rosso, erano
normali, e non erano né appuntiti e né adornati, cosa inusuale per un maya adulto d'alto rango. (…) ” .
Commento: Navigando per Internet si trova … di tutto. Un esempio ? Quanto proposto in questa pagina
che è tratto dal sito http://fortunadrago.xoom.it/main/?page_id=584 .
Entro
fine 2011
meno
soldati
italiani
nel mondo
Pagina 5 www.voltanaonline.it
umanizzare, si può solo abolire".
Questa profonda verità va ribadita
continuamente: che queste parole
si imprimano nelle nostre menti,
che si diffondano ad altri, fino a
diventare un mantra ripetuto in
tutto il mondo, che il loro suono si
faccia assordante e infine sommer-
ga il rumore dei fucili, dei razzi e
degli aerei».
Emergency è contro la guerra,
contro tutte le guerre. Ce lo im-
pongono la nostra esperienza, la
nostra etica e la nostra cultura, la
nostra umanità prima ancora che la
nostra Costituzione.
Chiediamo che tacciano le armi e
che si riprenda il dialogo, anche
attraverso l'invio degli ispettori
delle Nazioni Unite e di osservatori
della comunità internazionale;
chiediamo l'apertura immediata di
un corridoio umanitario per porta-
re assistenza alla popolazione libi-
ca.
Così GINO STRADA nel sito
www.emergency.it
e pubblicato nel n. 58 di EMERGENCY
Era lunedì 21 marzo 2011 e “Emergency” in un comunicato condannava la guerra
in Libia. Dopo quattro mesi, che cosa è cambiato e che cosa dicono i politici ?
Ancora una volta i governanti han-
no scelto la guerra. Oggi la guerra è
"contro Gheddafi": ci viene presen-
tata, ancora una volta, come umani-
taria, inevitabile, necessaria.
Nessuna guerra può essere umani-
taria. La guerra è sempre stata di-
struzione di pezzi di umanità, ucci-
sione di nostri simili. "La guerra u-
manitaria" è la più disgustosa men-
zogna per giustificare la guerra:
ogni guerra è un crimine contro l'u-
manità.
Nessuna guerra è inevitabile. Le
guerre appaiono alla fine inevitabili
solo quando non si è fatto nulla per
prevenirle.
Se i governanti si impegnassero a
costruire rapporti di rispetto, di e-
quità, di solidarietà reciproca tra i
popoli e gli Stati, se perseguissero
politiche di disarmo e di dialogo, le
situazioni di crisi potrebbero essere
risolte escludendo il ricorso alla
forza. Non è stato questo il caso del-
la Libia: i nostri governanti, gli stes-
si che ora indicano la guerra come
necessità, fino a poche settimane fa
hanno finanziato, armato e sostenu-
to il dittatore Gheddafi e le sue con-
tinue violazioni dei diritti umani dei
propri cittadini e dei migranti che
attraversano il Paese.
Nessuna guerra è necessaria. La
guerra è sempre una scelta, non
una necessità. È la scelta disumana,
criminosa e assurda di uccidere,
che esalta la violenza, la diffonde,
la amplifica. È la scelta dei peggiori
tra gli esseri umani.
Ai governanti che vedono la guer-
ra come unica risposta ai problemi
del mondo, rivolgiamo di nuovo
l'appello del 1955 di Bertrand Rus-
sell e Albert Einstein nel loro Mani-
festo:
«Questo dunque è il problema
che vi presentiamo, netto, terribile
e inevitabile: dobbiamo porre fine
alla razza umana oppure l'umanità
dovrà rinunciare alla guerra?»
Come ha scritto il grande storico
statunitense Howard Zinn: «Ricordo
Einstein che in risposta ai tentativi
di "umanizzare" le regole della
guerra disse: "la guerra non si può
Commento: Vorrei essere smentito ma, direi che, dopo quattro mesi, non è assolutamente cambiato
nulla e la guerra prosegue !
Carta di
Laura Canali
tratta dal volume di
Limes 3/2011
"(Contro)Rivoluzioni
in corso"
in edicola e in libreria
dal 5 luglio
Pagina 6 www.voltanaonline.it
di Massimo Gramellini
Desidero condividere
questa bellissima poesia
che Chaplin scrisse in
occasione del suo
settantesimo compleanno.
Un “grazie” per la
segnalazione ad A. F.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono reso conto
che la sofferenza e il dolore emozionale sono un avvertimento
che mi dice di non vivere contro la mia verità.
Oggi so che questo si chiama AUTENTICITA'
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito
che è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri,
pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta,
anche se quella persona ero io.
Oggi so che questo si chiama RISPETTO PER SE STESSI
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso
di desiderare un'altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda
è un invito a crescere.
Oggi so che questo si chiama MATURITA'
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito di trovarmi sempre
ed in ogni occasione al posto giusto nel momento giusto e che tutto quello
che succede va bene.
Da allora ho potuto stare tranquillo.
Oggi so che questo si chiama RISPETTO PER SE STESSI
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di privarmi del mio tempo
libero
e di concepire progetti grandiosi per il futuro.
Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento,
ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi.
Oggi so che questo si chiama SINCERITA'
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono liberato di tutto ciò
che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni e da tutto ciò
che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso,
all'inizio lo chiamavo "sano egoismo" ma oggi so che questo è AMORE DI SE’
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di voler avere sempre
ragione.
E così ho commesso errori.
Oggi mi sono reso conto che questo si chiama SEMPLICITA'
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono rifiutato di vivere nel
passato
e di preoccuparmi del mio futuro.
Ora vivo di più nel mio presente, in cui tutto ha un luogo.
E' la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo PERFEZIONE
Quando ho cominciato ad amarmi davvero, mi sono reso conto che il mio pensiero
può
rendermi miserabile e malato.
Ma quando ho chiamato a raccolta le energie del mio cuore, l'intelletto è
diventato un compagno importante.
Oggi a questa unione do' il nome di SAGGEZZA DEL CUORE.
Quando dobbiamo continuare a temere i contrasti, i conflitti e i problemi con
noi stessi e con gli altri
perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi
mondi.
Oggi so che questo QUESTO E' LA VITA !
AMORE DI SE'
Pagina 7 www.voltanaonline.it
“SCILIPOTI, Re dei Peones”
PERCHÉ LA MANOVRA NON CI SALVERÀ di Loretta Napoleoni
La manovra di Tremonti in realtà serve a ben poco. Pri-
ma di tutto perché è troppo piccola, 60/70/80 miliardi di
Euro non bastano sicuramente a rassicurare i mercati nei
confronti di un debito complessivo italiano di 1.800 mi-
liardi di Euro, il che vuole dire che il debito pubblico dell'Italia è maggiore della somma del debito di tutti gli
altri paesi Pigs, quindi parliamo del Portogallo, Grecia,
Irlanda e Spagna. In più questa è una manovra che avrà
un impatto reale, quindi dal punto di vista proprio delle
entrate dello Stato, nel 2013 e nel 2014. Sicuramente
troppo lontano. ricordiamoci che l'anno prossimo l'Italia
si deve presentare sul mercato dei capitali nuovamente
e deve contrarre una serie di contratti, quindi deve ven-
dere una serie di Bot a un mercato che questa settimana gli ha quasi voltato le spalle. E in più abbiamo da luglio
fino alla fine dell'anno, altri 80 miliardi di Euro che dob-
biamo racimolare su questo stesso mercato.
Questa è una manovra che in un certo senso è stata o-
sannata, proprio perché siamo un po' alla fine della situa-
zione. Qui ci vuole una nuova politica. E quale può esse-
re questa politica? Sicuramente non quella che sta se-
guendo il governo. Capisco che molti italiani sono pre-
occupatissimi all'idea di un default, però in realtà questa
potrebbe essere la soluzione migliore. Se noi avessimo una classe politica di persone veramente esperte di que-
ste cose, quindi di professionisti, ci avrebbe già pensato
e vi spiego perché:
L'Italia è molto diversa dalla Grecia. la Grecia pren-de soldi in prestito per poter sostenere la propria econo-
mia, noi invece prendiamo soldi in prestito regolarmente
e semplicemente per pagare gli interessi sul debito, il
che vuole dire che un default non avrebbe un impatto
sulla crescita economica del paese, noi non dipendia-mo dai mercati dei capitali per crescere, noi dipendiamo
dai mercati dei capitali per pagare gli interessi. Un de-
fault ordinato, ragionato com'è stato fatto per esempio in
Islanda potrebbe garantire tutti quanti i Bot acquistati dagli italiani. Quindi dividiamo il debito in due parti che
è esattamente quello che hanno fatto gli islandesi, la par-
te internazionale, la parte sottoscritta dalle banche inter-
nazionali, viene messa da parte e viene organizzato per
questo un pagamento posticipato che può essere una
ristrutturazione del debito.
Per quanto riguarda invece la parte detenuta dai ri-
sparmiatori italiani, proprio per non penalizzare gli ita-
liani che hanno sostenuto lo Stato in tutti questi anni, ri-
mane costante, quindi il governo si impegna a onorare
quella parte di debito. Dopodiché si torna alla lira o a qualsiasi moneta vogliamo adottare e si produce una
svalutazione della moneta, chiaramente sarà una svaluta-
zione molto, molto grande e questo ridarà automatica-
mente competitività alla nostra economia. Dal punto di
vista del commercio internazionale, non cambierà nulla,
anzi molto probabilmente i nostri importatori, chi impor-
ta dall'Italia, sarà ben contento di pagare meno di quanto
paga adesso, quindi le esportazioni italiane avranno
sicuramente un effetto benefico. Diversa sarà la situa-zione delle importazioni. Dobbiamo essere disposti a
fare dei sacrifici, ma tanto in ogni caso questi sacrifici li
dovremo fare lo stesso, l'obiettivo però è fare dei sacrifi-
ci per poter riuscire a uscire da questa situazione, non
per poter affondare ulteriormente nella situazione debi-
toria.
Le critiche a questo tipo di politica drastica sono tutte relazionate a un modo di far politica che è ancora tipico
dell'Italia, svalutazione selvaggia, attitudini nei con-fronti dei mercati internazionali anche queste selvagge
ecc. Una decisione di questo tipo, quindi un default ra-
gionato, un default preparato, sicuramente porterebbe a un cambiamento della classe politica, perché questa
classe politica una politica di questo tipo non la fa. In I-
slanda è successo esattamente questo, il governo è stato
fatto fuori completamente dalla popolazione e una nuova
classe politica, gente che non aveva mai fatto politica
fino a ora, è salita al potere e ha organizzato questo tipo
di default. I sacrifici sicuramente, le conseguenze di brevissimo periodo di una politica di questo tipo saranno
tremende. Noi avremo una contrazione del Pil, ci sarà un
aumento della povertà, sarà sempre più difficile riuscire
a arrivare alla fine del mese. Però questo sarà un periodo
limitato, come abbiamo visto addirittura in Argentina
dove non c'è stato un default ragionato, ma un default
improvviso. Nel caso dell'Argentina c'è stata una contra-
zione del Pil del 20% nel 2002 quindi l'anno successivo al
default, dal 2003 in poi l'economia ha ripreso a crescere
dal 7,5% e continua a crescere al 7,5%.
Penso che noi dobbiamo prenderci le responsabilità di 50 anni, perché qui non si tratta di 10 anni, qui si tratta
di 50 anni di politiche sbagliate ed è giunto il momento
di prendersi queste responsabilità, pagheremo perché
dobbiamo pagare, però che questo pagamento non sia
un pagamento che finisce nel tasche delle banche inter-
nazionali, che sia invece un pagamento che finisce nelle
tasche degli italiani, che dà la possibilità all'economia
italiana di riprendersi perché altrimenti così noi nel giro
di 6 mesi, 9 mesi, un anno, sicuramente andremo in
bancarotta e da allora sarà ancora più difficile ripren-derci!
Loretta Napoleoni
Fonte: www.cadoinpiedi.it
GIUSEPPINA CERBINO
INTRODUZIONE DI SILVIO BERLUSCONI
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“Finché la violenza dello Stato si
chiamerà giustizia, la giustizia del
popolo si chiamerà violenza.”
G. Mazzini
discussioni, una nuova banca nazio-
nale e stampare in proprio la mone-
ta necessaria al bilancio dello Stato.
I titoli dello Stato li compreranno
esclusivamente i suoi cittadini
(come avviene in Cina, in Russia e
ovunque ci siano governi degni di
questo nome) e non saranno collo-
cati nella borsa mondiale alla mercé
di chiunque voglia impadronirsene.
Sono già pronti molti studi e molti
progetti, elaborati da economisti
italiani e stranieri di grande compe-
tenza, per la rinascita della moneta
nazionale, e sono anche molti i poli-
tici, presenti in diversi Partiti, dal
Pdl alla Lega, a Io amo l’Italia
all’Italia dei Valori (con un’ interpel-
lanza parlamentare dell’on. Di Pie-
tro sulla questione della sovranità
monetaria) che sarebbero favorevo-
li a questa decisione e aspettano
soltanto che qualcuno prenda la pa-
rola per primo. Si tratta di una deci-
sione che comporterà moltissimi
sacrifici, ma alla quale non c’è scel-
ta perché uno Stato che intraprende
la strada dei prestiti a interesse con
la Banca centrale europea, non sarà
mai in grado di restituirli e alla fine
crollerà. Abbiamo la Grecia sotto
gli occhi: dopo un orribile tira e
molla, indegno di un qualsiasi con-
cetto di civiltà, per concederle dei
prestiti ad altissimo interesse, oggi
la Bce dichiara che il fallimento del-
la Grecia è inevitabile. Non è forse
stato imposto pochi giorni fa
all’Italia, di cui a sua volta si dice
che stia per fallire, di contribuire
per il 17% al totale dei miliardi pre-
stati alla Grecia? Debitori sull’orlo
della rovina costretti a prestare de-
naro a chi sta per fallire? C’è in Ita-
lia qualche politico che abbia con-
servato il minimo di buon senso ne-
cessario per rendersi conto della
“follia” (se è follia e non rapina pre-
ordinata) di simili comportamenti?
È indispensabile abbandonare
ladri e folli al loro destino. Nessuno
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“In dieci anni la mia pensione e
cresciuta del 18 %, il mio tenore di
vita è rimasto uguale, ma le spese
sono cresciute del 55 % ! ”
Il sabato 9 luglio 2011 è una data
che gli Italiani non debbono dimen-
ticare. E’ il giorno, infatti, in cui il
Ministro Tremonti, senza dare nes-
suna giustificazione del fatto che
non paga l’affitto della casa dove
abita, ha risposto ai giornalisti che
gli domandavano se avesse inten-
zione di dimettersi, con una frase
lapidaria: “Non mi dimetto perché
sono io che garantisco l’Italia
davanti all’Europa: se cado io,
cade l’Italia e se cade l’Italia ca-
de l’euro. È una catena.” In nes-sun periodo della storia d’ Occi-
dente un uomo politico, quale che
fosse la sua importanza, ha mai po-
tuto fare una simile affermazione.
Né un conquistatore come Napoleo-
ne, né uno Zar come Pietro il Gran-
de né un Re come Luigi XIV, né un
Imperatore come Filippo di Spa-
gna, perché essi rappresentavano
l’immagine politica, non la dimen-
sione concreta degli Stati, la forza
dei popoli che vi vivono.
Quelle di Tremonti, invece, per
quanto terribili, non sono parole
vane. La situazione è proprio quella
che lui ha riassunto nell’ afferma-
zione: se cado io cade l’Italia e ca-
de l’euro. In altri termini, l’Europa
va in rovina perché il potere è nelle
mani di una decina di banchieri, e
sono essi a quantificarne la forza,
giocandola in Borsa. Giocatori che
soltanto la penna di Dostojewski
sarebbe in grado di descrivere,
questi banchieri hanno messo sul
tavolo da gioco le Nazioni e non si
alzeranno fino a quando non le a-
vranno giocate tutte, essendo loro
ad avere in mano il banco.
Il dramma, dunque, è tutto qui.
Firmando il trattato di Maastricht i
politici hanno trasferito il proprio
potere nelle mani dei banchieri.
Oggi debbono riprenderselo, non
possono fare altro che riprenderse-
lo. Il che significa avere il coraggio
di creare, senza indugio e senza
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"La ragione è un'isola piccolissima
nell'oceano dell'irrazionale"
Immanuel Kant
si illuda che esistano alternative alla
decisione di produrre in proprio la
moneta. Il meccanismo che sta por-
tando alla rovina gli Stati europei
non è dovuto a un qualche impreve-
dibile incidente, ma è intrinseco
alla creazione dell’euro, cosa che è
stata detta e ripetuta innumerevoli
volte da economisti e monetaristi di
ogni tendenza politica. Non può
sussistere una moneta che non fa
capo a uno Stato e che non risponde
alle necessità di questo Stato, in
quanto la moneta di per sé è stata
inventata proprio per essere uno
“strumento” e non un “fine”. In
Europa, invece, gli Stati sono stati
costretti a mettersi al servizio
dell’euro, piegandosi a poco a po-co a costruire un mercato adatto
all’euro, limitando le possibilità di
scambio delle merci, coltivando
carote su misura, uccidendo muc-
che, distruggendo arance … Per gli
storici di domani l’Europa dell’ U-
nione costituirà l’esempio più evi-
dente di una società che delira. Sia-
mo però ancora in tempo a cercare
di non morirne.
Ida Magli
Fonte: www.italianiliberi.it
Link:
http://www.italianiliberi.it/Edito
11/politici-e-banchieri.html
12.07.2011
POLITICI E BANCHIERI di Ida Magli