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HISTORICAL MOMENTS OF CALABRIA

Calabria is one of the oldest regions in Italy. Millions of years ago it was a part of the continent Tirrenide, which sank into the sea in the Tertiary Period. Originally it was made up of three islands and of a larger peninsula by which it was attached to the massive Pollino. Calabria was invested by a lot of alluviums which covered its interior water bodies with a mantell of sediments, and so were formed the current plains of: S. Eufemia, Corace, Sibari, Crati and Mesima. Later on, a gradual erosion and a slow process of a rising coastline provoked a phenomenon of terracing reaching, in some points of Aspromonte a thousand meter mark. Today Calabria is a narrow penninsula approximately 250 kms long, with no point in the territory farther than 50 kms from the coast. The mountain system stretches from its border with Basilicata to Messina channel, and the land surface lying under 200 meters from the sea-level, represents only 9% of the territory. The presence of humans in this region dates back to the first phases of antiquity, and around 700,000 years before Christ, a more evolved type of “Homo Erectus” left a lot of traces of lithic industry ( stone working) which is diffused even today in some coastal areas.

CENNI STORICI SULLA CALABRIA

La Calabria e' una delle regioni piu' antiche d'Italia. Milioni di anni fa essa faceva parte di un Continente chiamato Tirrenide, sprofondato nel mare nell'Era Terziaria. Originariamente costituita da tre isole e da una penisola più grande che la legava al massiccio del Pollino, la Calabria fu investita da alluvioni che coprirono con un mantello di sedimenti i suoi mari interni. Nascono così le attuali pianure di S. Eufemia, del Corace, di Sibari, del Crati e del Mesima. In seguito un graduale e lento processo di sollevamento delle coste ha provocato il fenomeno del terrazzamento, fino a raggiungere, in alcuni punti dell'Aspromonte, la quota di mille metri. Oggi la Calabria si presenta come una penisola lunga circa 250 Km. e stretta a tal punto che nessun centro del territorio dista dal mare piu' di 50 Km. I sistemi montuosi l'attraversano dal confine con la Basilicata fino allo stretto di Messina, e la superficie sotto i 200 metri di livello dal mare rappresenta solo il 9% del territorio. La presenza dell'uomo e' attestata in questa regione fin dalle prime fasi dell'antichita', ed intorno a 700.000 anni prima di Cristo un tipo piu' evoluto dell'Homo Erectus lascio' tracce di un'industria litica (lavorazione della pietra) molto diffusa su alcune spiagge..

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Poi arrivò la glaciazione di Riss e dalle isolette che costituivano allora la Calabria venne spazzata ogni forma di vita. L'uomo tornò in Calabria nel Paleolitico Medio, lasciando ovunque traccia di sè, e durante I'età della Pietra realizzò nella Grotta del Romito, nel Comune di Papasidero, la "piu' maestosa e felice espressione del verismo paleolitico mediterraneo", il "Bos Primigenius, una figura di toro incisa nella roccia risalente a 12.000 anni fa. Poi venne la rivoluzione Neolitica, l'uomo da cacciatore divenne agricoltore, e furono fondati i primi villaggi, che intorno a 3.500 anni avanti Cristo divennero numerosi anche in Calabria. L'età dei Metalli portò in Calabria gente nuova, ed intorno al 1.500 terminò la fase della preistoria. I Greci sbarcarono in massa sulle coste e fondarono un insieme di colonie che divennero ben presto ricche e potenti, tanto da meritare l'appellativo di Magna Grecia. La regione cominciò ad essere denominata Saturnia, Ausonia, Enotria, Tirrenia, Esperia ed infine Italia. Itali, infatti, erano chiamati gli abitanti della parte meridionale della Calabria, prima della conquista romana, e quando Roma unificò in un solo dominio le varie regioni, il nome di Italia si estese da Sud verso Nord, fino ad identificare, al tempo di Augusto, nel 42 a.C., tutta la Penisola. Numerose ed inestimabili sono le tracce della civiltà greca e romana lasciate sul territorio, anche se l'uomo Calabrese non ha oggi piena coscienza della propria storia e non apprezza il valore di queste testimonianze antiche.

The arrival of the Ice-Age and the Riss-Glacier swept every trace of human life from the isolette that constituted Calabria. Humans returned to Calabria in the Mid-Paleolithic Period, leaving traces throughout, and during the Stone-Age created, in the Cave of Romito, in the town of Papasidero, "the most majestic and joyous expression of Paleolithic Realism in the Mediterranean", the "Bos Primigenius", a figure of a bull on a cliff which dates back 12,000 years. When the Neolithic Revolution came, man changed from hunter to farmer (agriculture), and founded the first villages, around 3,500 B.C., becoming numerous in Calabria. During the Iron-Age new people came to Calabria, and aphase ended. Greeks arrived in large masses on the coasts and founded colonies that soon became rich and powerful, and truly merited the name "Magna Graecia." The region was called Saturnia, Ausonia, Enotria, Tirrenia, Esperia and finally Italy. In fact, before the Romans conquered and unified its [the peninsula's] many regions under one dominion the inhabitants of the southern part of Calabria were called Italians. The name, Italy extended from the south, northward, until identifying the entire peninsula by the time of Augustus, in 42 A.D. Numerous and infinite traces of Greek and Roman culture were left on the Calabrese territory, even if today's Calabresi are not fully aware of the history and cannot fully appreciate the value of this ancient heritage. round 1500 B.C. the prehistoric.

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Dopo la caduta dell'Impero Romano la Calabria e' rimasta per secoli sotto la dominazione di Bisanzio, mentre Arabi e Longobardi cercarono invano di conquistarla interamente al proprio dominio. Intorno all'anno Mille arrivarono i Normanni che crearono il regno del Sud, e dopo i Normanni vennero gli Svevi. Federico II creò nelle regioni del Sud una delle nazioni pi civili del mondo, il famoso regno del Sole, luogo di incontro di culture e civiltà diverse: I'Occidentale, l'Islamica e la Greco-ortodossa.

Nel 1250 Federico morì ed il regno cadde in mano agli Angioini, che fecero del feudalesimo un sistema per controllare in maniera ferrea i sudditi ed il territorio.

Agli Angioini seguirono Aragonesi, Spagnoli, Austriaci e Borboni, e durante questo periodo la popolazione accentuò il suo ritiro sui monti e nelle alture, provocato dalla malaria, ma anche dalle incursioni dei pirati, prima Saraceni e poi Turchi, lungo le coste.

Questo fenomeno ha creato isolamento esterno ed interno, con centri abitati sorti sulle alture e nelle vallate, privi di vie di comunicazione e con sentieri impraticabili per tutta la stagione invernale.

Al momento dell'Unita' d'Italia, nel 1861, la Calabria era dotata di una sola strada che l'attraversava da Nord a Sud fino a Reggio; la ferrovia era inesistente ed il 90% dei Comuni era senza strade interne ed esterne.

After the fall of the Roman Empire, Calabria remained, for centuries, under the domination of the Byzantines, though Arabs and Lombards tried in vain to conquer the entire territory.

The Normans arrived around 1000 a.C., and created the Kingdom of the South and after the Normans came the Swabians. In the regions of the south, Federico II created one of the most civilized nations in the world, the famous Kingdom of the Sun, a place to encounter a variety of cultures and civilizations: Western, Islamic and the Greek-Orthodox.In 1250 Federico died and the reign fell into the hands of the Angioini, who created an "iron-fisted" feudal system to control the subjects and the territory.

The Angioini were followed by the Aragonese, Spanish, Austrians and Bourbons, and during these periods the population withdrew to the mountains and highlands, provoked by malaria, as well as numerous pirate raids along the coast, first by Saracens and then Turks.

This phenomenon created an internal and external isolation, with population centers of the highlands and the valleys unable to communicate, and with impassable roads during the winter season.

When Italy was unified in 1861, Calabria had only one road that crossed it from the north to Reggio in the south; the railroad was nonexistent and 90% of the towns had no internal or external roads.

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Solo lo sforzo dei governi nazionali e del Fascismo hanno contribuito a rompere quest'isolamento, ed oggi le mutate condizioni economiche e sociali hanno determinato un'inversione di tendenza. Grazie anche al turismo, molti centri abitati sono sorti lungo le coste e le marine, superando in importanza gli stessi centri collinari.

Only the effort of the national government and fascism contributed to breaking this isolation. And today, changes in social and economic conditions have resulted in a radical change of direction. Because of tourism, many population centers are situated along the marine coasts and are becoming more important than their highland counterparts. .

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Dai Lucani ai FeniciTante sono state le tracce che alcuni popoli del Mediterraneo, nei momenti di più grande splendore delle loro civiltà, hanno lasciato nella nostra Calabria, in epoche diverse ed in diversa misura. Alcuni di essi hanno dato un’ impronta leggera alla nostra storia, altri più significativa, a partire dai Lucani che, scendendo dal monte Pollino, probabilmente quando la Calabria era ancora disabitata, hanno conosciuto i nostri luoghi più interni, insediandosi definitivamente, ed i Fenici (900- 650 a.C), che invece hanno apprezzato le coste ed i boschi lussureggianti da cui ricavavano prezioso legname per le loro agili navi, per giungere ai Greci che consideriamo a ragione i nostri grandi antenati.

I Fenici, popolo di navigatori eccellenti, non fondarono colonie da noi ma ebbero un’influenza decisiva su alcune forme di pesca, in particolare quella del tonno, sull’agricoltura e sulla buona cucina tradizionale.

  La Cipolla rossa di Tropea

Essa rappresenta un ecotipo appartenente alla famiglia delle liliacee, classificata come Allium Cepa. La sua introduzione in Calabria si fa risalire proprio all' epoca dei Fenici, come testimoniano alcuni reperti archeologici rinvenuti nella zona tra Vibo Marina e Triniti. La coltivazione attuata in maniera diffusa, invece, risale ai primi dell' Ottocento, allorché nel territorio di Parghelia venne per la prima volta inserita in rotazione al posto del cotone. I motivi della sua affermazione vanno ricercati nelle peculiari caratteristiche della bulbosa, rappresentate dal colore rosso vivo delle tuniche, dalle dimensioni medio-grandi del bulbo, della precocità dell' epoca di maturazione e dalle pregevoli caratteristiche organolettiche. Proprio queste ultime conferiscono al prodotto i connotati di specificità e tipicità, rappresentati essenzialmente dal sapore dolce e per niente piccante, dalla consistenza tenera e croccante allo stesso tempo, per cui si presta ottimamente per il consumo fresco, cruda o in insalata. In base all' epoca di produzione, si distinguono tre tipologie : primizia, media-precoce, tardiva.

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La Nduia

Il termine nduja è probabilmente di origine francese. Infatti in questa lingua la parola andouille significa salsiccia di trippa francese. La sua introduzione in Calabria si deve probabilmente ai Francesi che la importarono durante il periodo napoleonico ma alcune fonti parlano dei Fenici che avrebbero introdotto da noi l’uso di salare e pepare la carne del maiale. Altre fonti ritengono che siano stati gli spagnoli ad introdurre il consumo della nduja in Calabria nel 500. Il prodotto è storicamente un alimento povero destinato al consumo delle classi sociali meno abbienti e si afferma, oltre che per il suo valore nutritivo, per quello terapeutico dovuto all' abbondante contenuto di peperoncino che ha proprietà antisettiche e antiossidanti. La nduja è un salume atipico in quanto si spalma invece di essere affettato. Generalmente si degusta come antipasto spalmato su pane o crostini oppure costituisce l' elemento fondamentale di alcuni piatti tradizionali calabresi come le fileja alla nduja e i fagioli con la nduja.

Ingredienti:Parti grasse e magre del suino(lardo, grasso e pancetta), peperoncino rosso piccante e sale.

Tecniche di lavorazione:Le parti del suino, tagliuzzate finemente, vengono mescolate con il peperoncino e il sale. Generalmente ogni 2 kg di carne di mescolata 1 kg di peperoncino. Il sale viene aggiunto con una percentuale pari al 3% del peso totale. Il prodotto viene insaccato in budello naturale di maiale dopo essere stato triturato finemente tanto da raggiungere una consistenza cremosa. Dopo l' insaccamento, il prodotto si modella con una forma cilindrica. La nduja viene affumicata con legna resinosa e aromatica, generalmente l' ulivo e robinia, in appositi locali per circa 10 giorni. Una volta affumicato, il prodotto viene trasferito in locali areati per circa 150 giorni dove la nduja perde gradualmente peso e si asciuga.

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La Magna Grecia<<Magna Grecia>>! Questo nome fa gonfiare di orgoglio ogni calabrese, come di un titolo nobiliare antico, come l’eco di una potenza, di una ricchezza e di una prosperità grande e perduta nel tempo. La Grecia, non soltanto per l’ esuberanza delle sue popolazioni ebbe necessità di ricercare nuove sedi, ma anche per le incessanti discordie civili che la tormentavano.L’ espansione coloniale si era manifestata già assai prima dell’ VIII secolo A.C., ma soltanto da questo secolo incomincia la vera età storica della maggiore emigrazione.Roma incominciava appena ad uscire dalla barbarie, mentre invece una serie di città greche, scaglionate lungo le coste dell’Italia meridionale e della Sicilia, avevano raggiunto una straordinaria prosperità, originata da diversi fattori: finanziari, commerciali ed anche sociali. Le grandi città industriali della Grecia arcaica cercavano sulle coste della Sicilia e dell’Italia dei mercati di materie prime: cereali, legname, metalli ed altri beni di cui si aveva bisogno. I nostri antenati cercavano anche uno sblocco commerciale per i loro splendidi manufatti: ceramiche, armi, tessuti ed altri oggetti di metallo lavorato.

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Ma il grande movimento colonizzatore che spinse i Greci nei secoli VIII e VII a sciamare per tutto il bacino meridionale, non era determinato unicamente da esigenze commerciali, ma , come si è accennato in precedenza, da un disagio di convivenza sociale, causato da una cattiva distribuzione della proprietà terriera: i ricchi si accaparravano in ogni città i terreni migliori coltivabili per i loro allevamenti di cavalli, di modo che si era venuta formando una brutale dominazione aristocratica, per cui la popolazione agricola emigrava in massa, sia per sfuggire a questa tirannide, sia anche per cercare in nuovi paesi quelle terre da coltivare che non trovava più nella madre patria.Le terre più vicine, salubri, ricche e meno popolate erano quelle della Saturnia o Esperia, come si chiamava allora quella che, dopo, i Romani, chiamarono Italia. Perciò in un breve periodo di tempo piccoli centri abitati dagli Oschi ed altri popoli italici indigeni , si trasformarono in popolose città greche.

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I Greci non vennero da noi sempre in modo pacifico anche se giunsero sulle nostre coste con mogli, figli, attrezzi rurali e bestiame, per fondare colonie.La maggior parte di essi era bramosa di preda: conquistavano le terre e le donne dagli indigeni, con spada alla mano. Furono dunque una razza mista i nostri antenati!Presto e ovunque lo spirito avventuroso dei coloni si propagò vivamente, apportatore e propagatore di cultura e di progresso.Sorsero per opera loro città sontuose; fortezze inespugnabili e monumenti maestosi, porti, arsenali, ritrovi, terme, ecc. Però non tutte le colonie fondate dai Greci costituivano la Magna Grecia né quella aggiunta di << Magna>> le venne apposta da loro.Essi chiamarono <<Italiote>>le loro colonie d’Italia, per distinguerle dalle asiatiche, perché nell’ Asia Minore ne avevano anche di fiorentissime. Furono i Romani a dare l’aggiunta di <<Magna>> (grande) a questo insieme di colonie dove abitavano e prosperavano i nostri antenati.

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Il meridione d’Italia si incominciò a chiamare Magna Grecia verso il 500 A.C., e questo nome le durò per più secoli, perché due secoli prima di Cristo si chiamava ancora Magna Grecia. La ragione per cui le sia stato apposto questo appellativo di <<Magna>>, non è certo perché essa fosse grande e la madre Grecia fosse piccola, né per grandi conquiste, grandi possedimenti o gloria immortale. I Romani la chiamarono grande perché fu illustrata da Pitagora, il quale la rese un vivaio di filosofi, da cui tutta l’Italia fu inondata.Grande ha potuto dirsi anche per l’esuberanza delle sue popolazioni: la sola Crotone, in una sola volta mise in campo 130.000 combattenti; la sola Sibari 300.000. La Magna Grecia occupava quasi tutte le spiagge bagnate dai tre golfi di Taranto, Squillace e Gerace, e, propriamente la regione compresa tra il torrentello di Manduria, a oriente di Taranto ed il fiume Ammendolea, fra il Capo Leucopetra ed il fiume San Lorenzo di Reggio. Ma vi sono parecchie autori che estendono i confini della Magna Grecia fino a Reggio.

Le repubbliche della Magna Grecia1) Reggio, fino al fiume Alece (Ammendolea), fondata dai Calcidesi;2) La Locride, dal fiume Alece alla Sagra (Allaro), fondata dai Locresi della Grecia nel 722 a. C.;3) La Caulonitide o Cauloniate, dalla Sagra al promontorio Cocinto (capo Stilo) fondata dagli Achei nel 710 a. C.;4) La Sciietica, dal promontorio Cocinto al promontorio Japigio, fondata dagli ateniesi;5) La Crotonitide, dal Capo Japigio fino al fiume Hylias (Colonato) fondata dagli Achei nel 710.C. ;6) La Sibaritide, dall’Hylias all’Alicandro (Calandro) fondata dagli Achei nel 722 a.C. ;7) La Siritide, dall’Alicandro all’Aceris o Acheronte. 8) La Metapontina, dall’Aceris al Bradano, fondata da alcuni abitanti di Pilo nel 708;9) La Tarantina, fondata nel 708 a.C.

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Di tutte queste repubbliche, la più potente era Taranto, la più bellicosa Locri, la più piccola Caulonia e la più illustre Crotone. Sono nate alcune leggende riguardanti la bellicosità di Locri come quella della battaglia sul fiume Sagra ( Allaro) dove con l’aiuto dei Dioscuri, Castore e Polluce, giunti dal cielo misteriosamente, i Locresi, meno potenti e meno numerosi, sconfissero i Crotoniati.Tutte le repubbliche non formarono mai un corpo di nazioni; esse erano nemiche o alleate fra loro, secondo i loro disegni e le loro convenienze.Mantennero le forme di governo e le leggi della madre patria ma gli storici raccontano anche di Zaleuco, illustre locrese che intorno al 663 a.C., diede alla città di Locri Epizephiri, il primo corpo di leggi mai conosciute dal mondo occidentale. A questo illustre legislatore è stato intitolato il Liceo Scientifico di Locri.Le colonie avevano un consiglio ad Eraclea, dove ciascuna mandava i suoi deputati a trattare gli affari di interesse comune. Crotone, Sibari, Caulonia e Metaponto, si segnalarono ben presto per un certo vigore di governo e per una politica di potenza militare ed economica. I nostri antenati amavano il teatro con le sue tragedie ricche di passione ed era pietosa la cura che avevano per i morti. Lo dimostrano ancora le urne ed i vasi funerari che si ritrovano tra le rovine delle città o caramente custoditi dai musei delle nostre città. La pietà per i defunti è ancora tanto sentita in Calabria anche ai nostri giorni e certe manifestazioni ricordano ancora le costumanze degli antichi progenitori.I legami delle colonie con la madre Grecia rimanevano molto stretti, prove ne siano i resti dei tanti naufragi di navi greche, avvenuti nel Mare Jonio. Resti di grande valore artistico che non si possono elencare per praticità, ma vogliamo citarne almeno due, i più vicini a noi nel tempo e nello spazio: le due colonne monolitiche di porfido egizio trovate al largo del mare di Roccella J. e le due statue bronzee trovate nel mare prospiciente Riace, che ormai tutto il mondo conosce.

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Teatro greco semicircolare

Dai

DUno straordinario avvicendamento di popoli

Nella prima metà del IV secolo la Calabria greca fu occupata dalla popolazione dei Bruzi che diedero per lungo tempo il nome alla regione, divenuta il Brutium dei Romani, mentre col nome Calabria si indicava la Penisola Salentina.Durante le guerre puniche la popolazione locale si schierò contro Roma, ma cadde comunque sotto il dominio dell'Impero, che dal 132 dopo Cristo, iniziò a fondare le sue colonie nel meridione e la incluse nella III regione augustea. Quando dal 476 d.c. l’Impero iniziò a decadere sotto i colpi delle invasioni barbariche, anche la Calabria conobbe i nuovi padroni che si avvicendarono sul territorio fino all’arrivo dei Bizantini. La nostra terra, nel 410, fu percorsa dai Visigoti il cui re Alarico, secondo la tradizione, morì presso Cosenza e fu sepolto in una tomba scavata nel letto del Busento, con il suo tesoro. Alla caduta dell'Impero romano d'occidente (476), la Calabria, unitamente al Mezzogiorno d'Italia, cadde sotto la dominazione bizantina, nominale ed in certi periodi effettiva. Anche Teodorico, re degli Ostrogoti, impose la sua sovranità nella nostra regione che attraversò con lui un'epoca di relativo benessere. Magister officiorum e prefetto del Pretorio di Teodorico fu per lunghi anni Cassiodoro che quando si ritirò dalla vita pubblica, istituì a Vivarium, presso Squillace, una comunità religiosa e culturale, dotata di autosufficienza economica. Alla morte di Teodorico (526), i Bizantini strapparono ai suoi successori la Calabria e quindi tutta l'Italia (guerra gotica, 535/553). I Longobardi poi conquistarono la parte settentrionale della Regione costituendo un gastaldato con sede a Cosenza, in seno al ducato di Benevento e poi al principato di Salerno (847). Gli Arabi, che già si erano insediati in Sicilia nel IX sec., arrecarono, con le loro incursioni, notevoli danni alla Calabria, giungendo anche all'interno e riuscirono a costituire un emirato ad Amantea (784/884). I Bizantini, nell'885, scacciarono Longobardi ed Arabi, ridando l'unità amministrativa alla regione che in quest’epoca prese il nome di Calabria . La riconquista bizantina impresse nuovamente alla Calabria i segni dell'ellenismo, grazie anche all'azionereligiosa dei monaci basiliani che, espulsi dalla Sicilia dagl'invasori arabi, riuscirono a riconvertire le popolazioni locali in una comunità ordinata, ricreandodopo circa dieci secoli, una società di tipo greco in tutta Italia meridionale.

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San Nilo di Rossano e i suoi compagni emularono gli antichi Greci nel diffondere la loro cultura nel Mediterraneo occidentale, dando perfino un modello al monachesimo italiano nel Monastero di Grottaferrata (1004). Nel 963 durante il regno dell'imperatore Niceforo II Foca, venne fondata dai Bizantini la città di Catanzaro destinata a svolgere una notevolissima funzione nella vita della Calabria; il nome Katanzarion significa <<sopra le terrazze>> in relazione al circostante terreno terrazzato con orti e giardini. Ad un certo punto però, a causa dell'eccessivo fiscalismo, il dominio bizantino non rappresentò un periodo felice per la Calabria: decadde l'agricoltura e si estese il latifondo; la malaria, debellata solo nel 1945, e le continue incursioni di pirati saraceni, allontanarono gli abitanti dalla costa verso le più sicure località dell'interno. Solo nel secolo IX riprende il flusso verso la costa, provocando il tipico fenomeno calabrese delle città gemelle, l'una all'interno e l’altra sulla costaDopo l’anno 1000 con gli Angioini la Calabria conobbe ancora un pesante sistema fiscale che la impoverì ulteriormente, sfortunatamente continuato dagli Aragonesi, per cui si susseguirono numerose rivolte contadine (1459) e la famosa rivolta di Tommaso Campanella (1599) a Stilo.

Soldato romano

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Il governo spagnolo lasciò quindi il governo della regione ai baroni locali, con un proliferare di abusi di potere e prepotenze che prostrarono ulteriormente la popolazione.L'accanita resistenza contro la dominazione francese e la Repubblica Partenopea (1799), si accompagnò alla grande diffusione della Carboneria, e dopo il 15 maggio 1848, si ebbe in Calabria un'insurrezione antiborbonica a cui ne seguì un'altra dovuta allo sbarco di Garibaldi (1860) a Melito di Porto Salvo.Così, seguendo le sorti del Regno di Napoli, anche la Calabria fu unita al regno d'Italia. Terra di conquista per secoli, con sacche di arretratezza e miseria diffusa, la nostra regione che era stata nel passato splendida, spinse gli studiosi dell’epoca a parlarne in termini di “Questione meridionale”, purtroppo mai risolta anche se sono trascorsi tanti secoli.

La Cattolica di Stilo

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Il dialetto calabrese Il dialetto calabrese (u djalettu calabrisi) è di tipo siciliano nella parte centro-meridionale della Calabria e di tipo napoletano nell’estrema parte settentrionale. Tale divisione linguistica corrisponde approssimativamente alla storica divisione amministrativa delle “ Calabrie”: Calabria Citeriore (o Calabria latina) e Calabria Ulteriore ( o Calabria greca). Il Calabrese è uno dei dialetti italiani che più di altri ha attirato l’attenzione degli studiosi per le sue peculiarità e le sue radici in tempi antichi. L’evidente diversità linguistica nell’ambito della stessa regione, il rapporto tra impronta greca ( grecanica) e storia della Calabria.

Le originiIl dialetto calabrese è certamente uno degli idiomi più ricchi di influenze linguistiche, dovute alle colonizzazioni, le dominazioni e le incursioni di differenti popoli. Principalmente comunque il Calabrese è composto dalle lingue classiche: il greco e il latino.

Latino

Il latino rappresenta il substrato fondamentale; infatti è strutturato in maniera e in misura diversa nella Calabria. Lo stesso Gerhard Rohlfs, nel parlare della presenza della lingua latina nel dialetto di Calabria, ammette che << il fondo principale del lessico calabrese è il latino>>precisando però che i termini più antichi compaiono per lo più nella Calabria settentrionale, causa del fatto che nella Calabria meridionale la latinizzazione avvenne in tempi più recenti. Ciò è possibile verificarlo confrontando alcuni termini riportati da Gerhard Roholfs.

Calabrese meridionale Calabrese settentrionale ItalianoAvantèri nustierzu ieri l’altrosbadiggjàri alare sbadigliare

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capìzza capistru cavezza

Greco

Il greco è l’altro elemento fortemente caratterizzante del dialetto calabrese, è straordinariamente rappresentato dalla lingua parlata nella parte meridionale, in particolar modo nella provincia di Reggio Calabria. Per lungo tempo in gran parte della zona il Grecanico era la lingua più parlata, oggi solo in alcuni centri quali Bova, Roghudi, pochi altri paesi della zona e dell’Amendolea e alcuni quartieri di Reggio vi sono anziani che parlano questa lingua calabro-greca.

La persistenza del grecanico nella calabria meridionale, ovvero la sua tarda latinizzazione, ha avuto in Gerhard Rohlfs il suo più convinto assertore. Lo studioso tedesco, ha percorso per quasi cinquant’anni la regione cercando sul posto il riscontro dei suoi studi: l’esistenza di due Calabrie, di etnie e lingue diverse. Che la lingua greca sia abbondantemente rappresentata nel dialetto della Calabria meridionale non vi sono dubbi. I riscontri sono infatti moltissimi: le opposizioni di voci per indicare uno stesso oggetto o animale o piante sono evidenti nelle due Calabrie; la costruzione verbale ha un’impronta greca precisa nel dialetto calabro-meridionale; in molti toponimi e cognomi tale impronta è agevolmente rintracciabile.

Calabrese meridionale Greco Italiano‘geramìda keràmidion tegolatimogna themoonia cumulo di grano‘zìmbaru/zìmmaru xìmaros caprone

L’elemento greco nel lessico Calabrese meridionale non si esaurisce semplicemente nell’uso di vocaboli così evidentemente derivati dalla lingua greca, perché anche il modo di esprimersi tradisce questo substrato. Ecco ad esempio dei modi di esprimersi della Calabria meridionale:

Italiano Calabrese meridionaleVoglio mangiare vogghju u (i) mangiuVoglio dormire vogghju u (i) dormu

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Ecco alcuni esempi di cognomi calabresi d’origine greca:

Cognome italiano Termine greco TraduzioneCalogero kalogheros monacoCrea kreas carneCrupi kouroupes tosatoScordo skordon aglioDelfino delphis delfino

Ecco invece alcuni esempi toponimi calabresi d’origine greca:

Luogo Termine greco Traduzione LocalizzazioneParghelia pereghialia riva di mare comune in provincia di ViboLeppora lepuron corteccia contrada nella zona di Serra S.B

Arabo

Le incursioni saracene sulle coste calabresi verso la fine del primo millennio e gli scambi commerciali dell’epoca hanno lasciato traccia nel dialetto calabrese. I Saraceni non esercitarono mai un dominio nell’attuale Calabria, limitandosi a delle frequenti incursioni sulle coste tra il X secolo e l’XI secolo. Essendo padroni incontrastati della Sicilia, gli Arabi sfruttarono la loro posizione privilegiata per sottoporre le città costiere della Calabria a tributi e comunque intrattenendo rapporti commerciali e di scambio. Tutto questo comportò un mutamento, se pur minimo, nella lingua calabrese con diversi “arabismi” la cui presenza è ancora oggi dimostrabile.

Ecco degli esempi: Calabrese Arabo ItalianoTùminu tumn tomolo ( misura terriera) Zìrra/zìrru zir recipiente per l’olio

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‘guajera adara erniaLimbìccu al-ambiq moccioCarubba harrub carruba (frutto del carrubo)Scìabaca/sciabachèju sabaka rete da pescaZaccànu sakan recinto per le bestie Ma l’eredità saracena non si ferma al solo lessico, la si può scoprire anche in alcuni cognomi di origine Araba: Cognome calabrese Termine arabo TraduzioneModafferi muzzafar vittoriosoBosurgi buzurg grande Naimo na’im delicato Nesci nasi(pronuncia nasci) giovaneTafuri/ Tafuro taifuri fabbricante di stoviglie

Per completezza di informazione e di giudizio il latinista Giuseppe Pensabene nel suo Cognomi e toponimi in Calabria, non riporta le voci Naimo e Tafuri, esprimendo anche la perplessità su Nesci, ma sugli altri non ha dubbi: i cognomi Modafferi e Bosurgi hanno derivazione latina e non araba:Cognomi calabresi Costruzione latina Traduzione Significato Modafferi modus+fero portatore di equilibrio, di misura uomo equilibrato Bosurgi boves+urgeo spingo i buoi

Francese

Un’altra lingua rappresentata nel vernacolo calabrese, verosimilmente penetrata con i Normanni e gli Angioini, è il francese. La Calabria fu sotto dominazione normanna dal 1060 fino a quasi tutto il XII secolo ed è chiaro che le parole del lessico calabrese di derivazione francofona siano penetrate in tale periodo.

Ecco alcuni francesismi nel dialetto di Calabria:

Calabrese Francese Italiano Accia ache sedanoArrocculàri reculer rotolarePerciàri percer bucare, perforare

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Buccirìa/ vuccerìa boucherie macelleria Accattàri/ ‘cattàri acheter comprareSciarabàllu char à bancs veicolo sbatacchiat‘mmuccatùri mouchoir fazzolettosùrici souris toporacìna raisis uvabuàtta boìte lattinamustàzzi moustache baffi‘nduja andouille salame

Il francese comunque è una lingua neolatina e tra il 1266 e il 1442 la casa d’Angiò teneva sotto la sua corona il Regno di Napoli. I cognomi con desinenza finale in –eri e –ieri sono di origine Normanna.

Soldato normanno

Tracce greche, latine, arabe, francesi spagnole…nel dialetto roccellese

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CALAMANDRUNI : uomo ozioso, infingardo, stupido.Risulterebbe derivato da un incrocio di calandrune ,uomo alto e stupido, con mandrune poltrone, persona oziosa.Varianti: calaminduni girandolone, spilungone.Calamantone: uomo di grande statura,vagabondo.GIARRA: grande vaso di terracotta di forma quasi ovale per tenervi olio o vino.Etimologia: dall’arabo garra.GIARRARU: fabbricante di giarre.GIARROTTA: giara a tre manici.GIARROTTU: orcio da tenervi lo strutto (sugna di maiale calabrese).GIARRETTA: piccola giara GIARRETTUNI, GIARRETTA: un po’ più grande GIARRUNI: grande recipiente da tenervi olio PUMU: mela, plurale: puma = meleEtimologia = dal latino pomum Derivati = pumara, pumaritu, NACA = culla: la culla dei contadini era formata da due funi parallele, di stanti fra loro circa 50cm, sulle quali era messa una coperta o lenzuolo di ginestra, piegato e legato. A casa la culla era sopra il letto; in campagna, quando le contadine erano a lavoro, fra due rami o due alberi.Etimologia: greco antico nàke, culla di pelle di pecora (l’area di estensione del nome è amplissima- dalla Sicilia orientale alla Puglia)Derivati = annacari: cullare.CARCI: calce.Etimologia = dal latino calcem. Derivati = carcara -fornace per la cottura del calcare: dal latino calciariam.CARDARA = caldaia di rame.CALDARUNI = paiolo di rame.TIANA = tegame di terra cotta: pentola rotonda con bordi bassi auno o due manici.Etimologia = dal greco tegànion.

Derivati = tianeja: piccola tiana.‘NTIANARI = cucinare nella tiana.GIARASU= ciliegia- plurale: giarasaEtimologia=dal latino cerasiuDERIVATO: giarasara , albero delle ciliegie.PRUNU=prugna.Etimologia: dal latino prunu

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DERIVATO: prunara , l’albero delle prugne.FICANDIANU= fico d’ India:fico indiano.DERIVATO: ficandianara, la pianta che produce il fico d’India.ALLIVU= oliva.Etimologia : latino oleum-i DERIVATI: allivara, la pianta che produce le olive.Allivaritu o allivitu ,uliveto, piantagione di ulivi.MURU: mora ,plurale mura, more:mura i ciorzu more di gelso, mura i ruvettu, more di rovo.Etimologia:dal latino moru.TRIPODI: tripode , arnese di cucina costituito da un cerchio di ferro sorretto da tre piedi sul quale poggiavano le pentole usate per cuocere le vivande sui tizzoni del focolare sui quali il tripode era piazzato.Etimologia: dal greco tripodion ,treppiedi.CAJIPU= frusciandolo, spazzaforno.Etimologia: dal greco kallypon.CRASCIOMBULU= albicocca.Etimologia: dal greco hrisomelon,mela d’ oro per il colore dorato del frutto.DERIVATO: crasciomulara : la pianta delle albicoccheDDUCCU= gufo reale, rapace notturno, barbagianni: dugo gran gufo, gufo reale Varianti calabresi dduhiù,dduhjù, che potrebbero essere più direttamente connesse con l’ onomatopea costituita dal grido del gufo reale: uhùù percepito come dduhù che diventa dduccu per influsso di allocco. CRAPA: capraEtimologia: dal latino capram.DERIVATI: craparu=capraiocraparizzu:recinto in cui si tenevano le capre.Crapettu=capretto.Crapetta:capretta

Crapetteju=caprettino

Crapetteja=caprettina.Crapettaru=incettatore di pelli di capretto.

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MUNTUNI=il maschio della pecora.Etimologia :dal latino medievale multonem con influsso di montare, perché il montone è un animale da monta.SUMERI= asino, femminile sumera, asina.Etimologia= dal francese antico somier , somaro.DERIVATO= Sumeraru conduttore di sumeri.PECURARU= pecoraio- femminile pecurara.Etimologia: dal latino medievale pecurarius.PORCU: porco.Etimologia= dal latino porcum.DERIVATI=Porcaru=porcaio.Porceju= porcello.Porcejuzzu= porcellino.Porceia=porcella.CAPICOJU:capicollo o capocollo:insaccato di carne di maiale ricavata dalle parti intorno al capo, composto di capo e collo.CARDARA= caldaia.Etimologia: dal latino caldariam.DERIVATI: cardararu = calderaio, cardareja, bigoncia dei muratori, cardareju,secchio dei muratori.CARCAROTI: lavoratori di una carcara ( luogo dove si lavora la calce)Carci = calcio.PICHETTA= piccone .CONFRONTI:.picuni, piccone.DERIVATI- Picuni jari, picconare, picunata, picconata.SURICI=topo.ETIMOLOGIA=dal latino soricemDERIVATI: suriciara=trappola per topi.Suriciaru=topaia, tana di topi.SICCIA=seppia.ETIMOLOGIA= dal latino sepia.DERIVATI: sicciara, attrezzo per la pesca delle seppie.Sicciola= piccola seppia.siccileja=piccola seppia.Sicciuni=grande seppiaVESA=vespa.ETIOMOLOGIA: dal greco vespaDERIVATO= vesaria, vespaioBARRACCA= baraccaETIMOLOGIA: dallo spagnolo barraca.

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SARSIZZU= salsiccia, plurale sarsizzaETIMOLOGIA=dal latino tardo salsiccia.DERIVATO: Sarsizzaru, produttore e venditore di salsicce.PERZICU= pescaETIMOLOGIA: dal latino persicuDERIVATI: perzicara o perzicaru, l’albero delle pesche.

Ancora dal greco:Luoghi: Barruca (“fiumara barruca” luogo pantanoso); Caria (da albero del noce); Frisa ( da sorgente); Grappidà (luogo dei peri selvatici); Pugadi (da sorgente). Cognomi: Asprea (cognome noto in Grecia); Caridi (noce); Certomà (schernire); Crisafi (oro); Cunia (sabbia, polvere); Filocamo (amante dei capelli); Jerace (sparviero); Jerinò(gru); Macrì ( luogo); Spanò (da sbarbato); Timpano (da timballo); Circosta (fabbricante di cerchi di botte); Furfaro (fornaio); Lucà (Luca); Mesiti ( originario di Mesa) e Cordì e Cuscunà che sono cognomi anche in Grecia.

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Scuola media “O.Filocamo”- 3D Anno scolastico 2006/07

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