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Workshop di architettura e design, Il recupero delle aree dunali: scenari possibili del paesaggio costiero "Macconi"
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PROGRAMMA
1 Introduzione
Il territorio della provincia di Ragusa presenta delle caratteristiche ambientali di particolare
pregio sia dal punto di vista paesaggistico che storico-culturale. La varietà di contesti
naturali quali, la fascia costiera con le sue spiagge dunali, gli habitat delle foci e delle aste
fluviali, le caratteristiche cave rocciose, il paesaggio agrario dell’altopiano, uniti alle diffuse
emergenze archeologiche conferiscono al territorio unicità e forte identità culturale.
L’ambito costiero del quale ci occupiamo ha per confine il fiume Dirillo1 e si identifica con
la sua riva sinistra fino alla punta di Zafaglione per circa 10 km di estensione. E’ un litorale
essenzialmente sabbioso, prevalentemente pianeggiante, con vaste formazioni dunali2
denominate i “Macconi”. L’area era, fino a qualche decennio fa, uno dei più importanti
habitat dunali d’Italia. Dal punto di vista amministrativo essa ricade all’interno dei Comuni
di Acate e Vittoria.
La spiaggia sommersa raggiunge una profondità massima di 10 m ad una distanza di 3 km
dalla costa. Le correnti marine e la relativa circolazione delle acque, per la conformazione
del golfo di Gela e per le caratteristiche di mare aperto sono piuttosto variabili per
direzione e intensità.
Tale area manifesta un intenso fenomeno di erosione che ha causato l’arretramento della
linea di riva. La vegetazione marina nei fondali sabbiosi è prevalentemente costituita da
praterie di Posidonia oceanica.
I principali fenomeni di alterazione dell’ambiente marino costiero sono legati allo scarico
diretto in mare, tramite il fiume, di sostanze inquinanti e a reflui civili non depurati. Gravi
rischi si segnalano per le acque di falda facilmente contaminabili per l’elevata permeabilità
del terreno sabbioso.
Il paesaggio delle dune, disposte in fasce larghe e compatte, è stato fortemente modificato
dalla presenza delle serre che sorgono su tutto il cordone dunale, spingendosi a ridosso
della battigia e occupando gran parte della duna, sia nella sua porzione interna (quella
stabilizzata, la duna relitta), sia nella parte a ridosso del mare, dove è più giovane e
maggiormente esposta a fenomeni di erosione.
Gli impianti serricoli hanno soppiantato quasi interamente gli ecosistemi naturali, con una
riduzione sostanziale degli habitat originari e quindi della biodiversità. In alcuni tratti la
duna è fortemente erosa compromettendo la stabilità delle serre che su di essa insistono.
L’occupazione del sistema dunale è avvenuta fin dagli anni settanta, interessando anche
zone a vincolo idrogeologico. Tuttavia l’area presenta aspetti di notevole interesse
1 Il Dirillo o Acate nasce nel territorio di Vizzini e sfocia nel mare a 1,5 km a sud del Biviere di Gela. Negli anni 1960, in
territorio di Licodia Eubea, fu realizzato uno sbarramento per la creazione di un invaso artificiale a servizio del petrolchimico di Gela, utilizzato a scopo irriguo anche dal Consorzio di Acate. 2 Le dune oggi sono ancora evidenti nelle aree limitrofe al Polo industriale di Gela, mentre nel territorio di Acate si
notano alcuni relitti.
ambientale e paesaggistico. I rari spazi liberi, se non occupati da discariche abusive, sono
ancora ricoperti da vegetazione.
Il territorio a margine dell’area d’interesse è ricco di siti archeologici. Numerosissime sono
le tracce di insediamenti presenti a partire dall’età preistorica che rendono possibile
ricostruire la fisionomia della valle a partire dall’età greca quando venne colonizzata
mediante l’insediamento di casali come centri agricoli produttivi. Fertilità del suolo,
abbondanza d’acqua, facilità di commerci furono gli elementi che perpetuarono l’attività di
questi nuclei abitativi. Ancora oggi, infatti, l’economia del comune di Acate si fonda
essenzialmente sull’agricoltura sviluppata in questa zona.
2. Individuazione dell’area di progetto
Paesaggio costiero “Macconi”
Prima del boom economico delle colture sotto serra, il paesaggio costiero dei “Macconi”
era caratterizzato dalla presenza di dune che raggiungevano quasi i 30 metri di altezza
proteggendo il territorio retrostante dal vento e favorendo il propagarsi di una rigogliosa
macchia mediterranea caratterizzata, in alcuni casi, dalla presenza di pantani.
L’ecosistema dunale era contraddistinto dalla presenza di vegetazione pioniera capace di
resistere a condizioni estreme di siccità ed elevata salinità. Mentre, le colture praticate
nell’area retrodunale erano l’olivo, il carrubo, gli agrumi e la vite che rappresentava la
realtà produttiva più preponderante del territorio. La documentazione storica mostra come
molta parte del territorio era considerato “gerbe”, cioè suolo coperto da una vegetazione
consistente in praterie di stinco, rosella, rosmarino, ginestra, brucchi, ilici ed altre di queste
specie carbonare. La disposizione delle dune era (ed è ancor oggi) con direzione
ortogonale al soffiare dei venti dominanti (il maestrale proveniente da NW), mentre la
composizione della spiaggia era a sabbia fine, con detriti di natura non antropica, insieme
a resti di molluschi bivalvi (come quelli attuali), ma anche di gasteropodi marini (scomparsi
oggi totalmente).
Con l’introduzione delle serre e il relativo abbandono dell’agricoltura tradizionale il
paesaggio ha subito, nel giro di poco tempo, una trasformazione radicale che ha quasi del
tutto cancellato la sua identità territoriale creando forti dissesti dal punto di vista ecologico,
strutturale e culturale. La massiccia presenza delle serre (proporzionale al crescente costo
dei suoli) e anche la loro altezza rispetto alle quote stradali hanno cancellato negli ultimi
venti anni il paesaggio agricolo preesistente e occluso la visuale della costa dalle
infrastrutture viarie più interne.
Esiste una continuità del paesaggio anche oltre i limiti della zona oggetto di studio, sulla
sponda destra del fiume Dirillo, nel territorio di Gela, dove alla costa sabbiosa (denominata
anche qui “Macconi”) corrisponde nel territorio più interno a circa 1300 metri di distanza
l’importante area umida “Biviere di Gela”3.Qui, alla presenza delle serre si aggiunge anche
quella del polo industriale del petrolchimico. Ma nel tratto al limite con la raffineria, le serre
sono arretrate, lasciando parzialmente intatta la duna, dove la vegetazione cresce
3 La riserva naturale “Biviere di Gela” è stata introdotta, insieme ai siti Torre Manfria e Piana di Gela e area marina
antistante, all’interno del Piano di Gestione del SIC/ZPS della rete Natura 2000 siciliana.
rigogliosa. Nonostante il forte impatto antropico l’area rappresenta un’unità ecologica
fondamentale sia dal punto di vista floristico che faunistico.
Lo sviluppo e lo sfruttamento agricolo dell’ambito di cui ci occupiamo (avvenuto a partire
dagli anni 80) ha coinvolto in maniera quasi assoluta l’intera superficie con la messa in
opera di colture orticole protette che si estendono fino all’arenile; determinando risultati
distruttivi sia rispetto la varietà paesaggistica - sostituendo le trame agricole più complesse
delle quali la vite rappresentava una delle colture più significative con la costruzione di
serre - che all’identità dei luoghi - con il denso impianto artificiale costituito dai teli di
copertura in polietilene che ha reso quasi impossibile percepire gli altri segni paesaggistici.
Tra le serre, disposte parallelamente e ortogonalmente alla linea di costa, sono state
ricavate stradelle di servizio. Il terreno, in molte parti, è stato fortemente livellato, anche
per favorire le irrigazioni a scorrimento. I pochi accessi al mare sono oggi nascosti,
difficilmente accessibili e in condizioni di alto degrado ambientale.
La vegetazione naturale è pressoché inesistente, così come quella agricola tradizionale.
La granulometria della spiaggia ha una prima fascia a ridosso del mare costituita da
sabbia, ciottoli e conchiglie; una seconda fascia, più interna, formata da sabbia, frammenti
di canne e di bottiglie di vetro, ecc.; mentre, la fascia adiacente al lungomare è composta
da sabbia ed inerti di derivazione edilizia.
Le serre di vecchio impianto sono quasi a ridosso del mare e in molti casi sono cadenti.
L’alterazione paesaggistica che ne consegue è, oltre che di degrado fisico, di inquietudine
e abbandono, in quanto legato alla visibilità di tali materiali anche a grande distanza che si
manifesta in una marcata modificazione negativa del paesaggio (dunale e retrodunale) e
dunque in un’esternalità negativa non trascurabile.
Le criticità ambientali sono pertanto legate all’alterazione dei fattori acqua - mediante lo
sfruttamento eccessivo delle falde4 e conseguente risalita del cuneo marino – suolo –
attraverso l’impermeabilizzazione, il trivellamento e l’impoverimento del terreno che
presenta caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche degradate - e vegetazionale - con la
pratica di colture ortive protette che hanno determinato un paesaggio monotono.
Altro problema rilevante è la pressione ambientale svolta dalla scarsa degradabilità dei
materiali plastici impiegati nelle serre (Polivinlcloruro e Polietilene, di colore nero per la
realizzazione di pacciamatura sul terreno e trasparenti per le coperture delle piantagioni),
parte dei quali vengono abbandonati in discariche abusive o bruciati al termine del loro
utilizzo, nonostante, per le plastiche bianche, sia possibile procedere al loro conferimento
a locali Centri di Raccolta5.
Le colture protette rappresentano, però, il comparto trainante dell’economia agricola locale
creando un livello occupazionale significativo. Le specie orticole (soprattutto il pomodoro)
sono le colture prevalenti, mentre le specie floricole sono relativamente marginali. Ma a
questa funzione economica si accompagna un pesante impatto sull'ambiente costiero.
Oggi le aree integre si riscontrano in poche e circoscritte zone dove è ancora possibile
ritrovare la flora tipica delle dune mediterranee e negli impianti serricoli abbandonati dove
4 La presenza di falde freatiche piuttosto superficiali ha consentito la creazione di pozzi che garantiscono
l’approvvigionamento idrico attraverso elettropompe sommerse o poste sul piano di campagna. Tutti i servizi pubblici di distribuzione irrigua sono stati distrutti con gli sbancamenti. 5 Le plastiche poi devono essere consegnate ai Consorzi di Recupero Plastiche (CO.RE.PLA.) in quanto tale materiale è
considerato dalla vigente normativa un rifiuto solido speciale.
la vegetazione naturale tenta di reimpiantarsi, evidenziando la propensione del territorio
verso forme di naturalità che, probabilmente, nel corso degli anni possono ritornare allo
stato originario. Ciò costituisce una interessante via da perseguire qualora si trovino valide
alternative economicamente equiparabili a quelle legate alla serricoltura.
Intanto, la forte pressione antropica determinata dalle colture e dalle serre rischia di
compromettere irreversibilmente i caratteri del cordone dunale.
La contraddizione fra l’identità paesistica e il destino anche economico dei territori agricoli
è qui particolarmente stridente; i riferimenti del paesaggio non sono più le colline e il mare
che compariva all’orizzonte, ma un muro ininterrotto di ciminiere, case e impianti serricoli.
3. Tema di lavoro
Il quadro che emerge dalla descrizione dello stato dei luoghi ci fa comprendere come sia
determinante effettuare interventi di riqualificazione rivolti alla salvaguardia delle ultime
testimonianze storiche e paesaggistiche presenti, con la messa in atto di processi di
rigenerazione del paesaggio costiero unite alla rivitalizzazione socio-economica del
contesto.
Gli obiettivi a cui tendere, pertanto, sono di tipo eco-paesistici, mirati alla creazione di reti
di relazioni “virtuose” tra il sistema antropico e quello agricolo e naturale. Ciò attraverso
azioni di riqualificazione e recupero delle ormai residue risorse naturali, di ricucitura del
tessuto agricolo tradizionale mediante la tutela e la valorizzazione dell’edilizia rurale e
storica (col fine di mitigare l’impatto degli impianti serricoli) e il recupero della connettività
tra l’entroterra e il mare attraverso la creazione di nuovi scenari ecosostenibili nel rispetto
dell’identità dei luoghi e delle normative specifiche ambientali anche a livello
internazionale6.
4. Programma di lavoro
Il materiale di base inerente le fasi della percezione, dell’acquisizione e dell’indagine verrà
fornito ai partecipanti all’inizio dei lavori.
Di seguito si riportano i punti che ogni singolo gruppo dovrà sviluppare.
1) SINTESI – METODOLOGICA
Si compone per ultima e riporta (in formato ridotto) tutte le tavole organizzate per fasi.
La percezione
2) RASSEGNA STAMPA SUL PIANO PAESAGGISTICO DELLA PROVINCIA DI
RAGUSA, AMBITI 15, 16, 17 DELLA REGIONE SICILIA
Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)
6 La Convenzione Europea del Paesaggio, la Carta Europea per il Turismo Durevole, le “Linee guida del Piano di Azione
nazionale per la lotta alla desertificazione”, la “Strategia Mediterranea per lo sviluppo sostenibile”, il “Piano Strategico Nazionale di Sviluppo Rurale” 2007/2013.
3) RASSEGNA STAMPA SPECIFICA SULL’AREA “MACCONI”
Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)
Già nella Rassegna Stampa (come in tutte le tavole) è utile inserire l’immagine del
territorio oggetto di studio e riportare nella stessa, graficamente, i dati ricavati.
L’acquisizione
4) INQUADRAMENTO«GEOSTORICO»
Geografico (coordinate, altitudine, superficie, abitanti, densità territoriale, dati ISTAT)
Storico (Origine ed evoluzione del tessuto urbano e rurale mediante cartografie storiche)
Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)
5) EMERGENZE (CULTURALI)
Materiali (Naturali e Antropiche)
Immateriali (Tradizione e folklore)
Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)
L’indagine
7) STRUMENTI URBANISTICI
Evoluzione dei piani urbanistici
PTPR (livello regionale)
Sintesi e selezione di elementi e voci di carte tematiche
PTP (livello provinciale)
Sintesi e selezione di elementi e voci di carte tematiche
PRG (livello comunale)
Sintesi e selezione di elementi e voci di carte tematiche
Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)
Il Dimensionamento (definire, circoscrivere l’argomento)
8) SCHEMI PROGETTUALI
Stato di fatto (con dimensionamento - distanze)
Geografico-territoriali
Infrastrutturali
Evoluzione (espansione) urbano-territoriale
Beni culturali (materiali ed immateriali)
Overlay Map (Sovrapposizione degli Schemi di Sintesi)
La Trasformazione
9) ANALISI SWOT (sintesi analitica)
Fattori endogeni (interni all’organismo)
Strengths (punti di forza)
Weakness (punti di debolezza)
Fattori esogeni (esterni all’organismo)
Opportunities (opportunità)
Threats (minacce)
Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)
10) SCENARI PROGETTUALI
Applicazione e verifica degli schemi
Particolari (nodi problematici)
Carta di sintesi del lavoro
TAVOLA ROTONDA
Saranno messi a confronto i vari scenari progettuali al fine di far emergere le invarianti e le
differenze dei diversi lavori nelle rispettive carte di sintesi.
ORGANIZZAZIONE
5. Partecipazione
Al workshop sono invitati a partecipare tutti gli studenti, i laureati e i dottorandi delle Facoltà di Architettura e Ingegneria, gli studenti delle Accademie di Belle Arti e delle Scuole di Specializzazione e dei Master delle discipline di architettura del paesaggio e arte dei giardini. La domanda di partecipazione deve essere inviata entro l’ 11/04/2012 all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Account Facebook: Works Macconi Per info: Tel: 0932/989942 Fax: 0932/989254 Cell.: 335/6888161. Ad ogni iscritto verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
6. Design Team
Tutti i partecipanti verranno suddivisi in gruppi che saranno organizzati già il primo giorno
ed a ciascuno di essi sarà riservato un tutor (ingegnere o architetto) ed eventualmente un
professionista esterno (geologo, economista, agronomo, sociologo) al fine di favorire un
approccio multidisciplinare al tema da sviluppare.
7. Calendario delle attività
Le attività avranno inizio mercoledì 18 aprile 2012 alle ore 9:00 presso la sede del Castello
dei Principi di Biscari in piazza Libertà, ad Acate.
Il workshop dura 4 giorni ed è strutturato come segue:
MERCOLEDI’ 18/04/2012
INIZIO LAVORI
REGISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI
COMUNICAZIONI INTRODUTTIVE
FORMAZIONE DEI GRUPPI DI LAVORO
SOPRALLUOGO
GIOVEDI’ 19/04/2012
WORKSHOP
VENERDI’ 20/04/2012
WORKSHOP
SABATO 21/04/2012
PRESENTAZIONE CARTE DI SINTESI
TAVOLA ROTONDA
CHIUSURA DEI LAVORI
CLOSING PARTY
Dopo 15 giorni i gruppi dovranno consegnare le carte di sintesi definitive che verranno
esposte durante il convegno di chiusura previsto per giorno 25/05/2012 alle ore 9,00 a
Ragusa sede da definire.
Tutte le attività del workshop si svolgeranno nella sede del Castello dei Principi di Biscari
in Piazza della Libertà, ad Acate.
Il programma aggiornato di tutte le attività è disponibile on-line sul sito dell’Ordine degli
Ingegneri della Provincia di Ragusa e sulla pagina Facebook “Works Macconi”.
8. Facilities
Le spese di alloggio e vitto degli studenti universitari e dei dottorandi saranno a carico del
Comitato Organizzatore.
9. Comitato Organizzatore
Ordine degli Ingegneri della provincia di Ragusa;
OUTLOOK TOWER di Ragusa;
Università degli Studi di Catania, Facoltà di Ingegneria, Area Tecnica e Pianificazione
Urbanistica - Laboratorio di Progettazione per il paesaggio urbano e la mobilità.
10. Comitato scientifico
Ing. Giuseppe di Natale, Presidente Ordine degli Ingegneri di Ragusa.
Arch. Maurizio Spina, Università degli Studi di Catania.
Dott. Sandro Gambuzza, Presidente Camera di Commercio di Ragusa.
Ing. Nazareno Mannino, Ingegnere Capo del Genio Civile di Ragusa.
Arch. Alessandro Ferrara, Sovrintendente ai BB. CC. AA. di Ragusa.
Arch. Marina Adriana Arena, Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Arch. Luigi Longhitano, Presidente Ordine degli Architetti P.P.C. di Catania Arch. Paola Pennisi di Floristella V. Presidente vicaria Ordine Architetti di Catania Arch. Paolo Mallia, Presidente Ordine degli Architetti P.P.C. di Siracusa. Ing. Egidio Marchese, Presidente Ordine ingegneri di Caltanissetta Ing. Capo Genio Civile di Enna. Ing. Enzo di Rosa, Presidente Ordine degli Ingegneri di Agrigento Ing. Capo Genio Civile di Palermo. Arch. Giuseppe Di Guardo, Funzionario Responsabile Programmi Complessi E politiche comunitarie. Ing. Chiarina Corallo Dirigente Dipartimento regionale della protezione Civile di Ragusa
Arch. Maria Teresa Galizia Università degli Studi di Catania
11. Patrocini.
Università degli Studi di Catania, Dipartimento di Architettura
Ordine degli Ingegneri della provincia di Ragusa
Ordine degli Ingegneri della provincia di Caltanissetta
Ordine degli Ingegneri della provincia di Agrigento
Ordine degli Architetti della provincia di Catania
Ordine degli Architetti della provincia di Siracusa
Provincia Regionale di Ragusa
Comune di Ragusa
Comune di Acate
Comune di Vittoria
Comune di Scicli
Comune di Pozzallo
Comune di Modica
Comune di Santa Croce Camerina
Comune di Ispica
Genio Civile di Ragusa
Camera di Commercio di Ragusa
Dipartimento regionale della protezione civile di Ragusa.
FAI Delegazione di Ragusa
Club UNESCO di Ragusa
Fare Ambiente
Movimento Azzurro
Italia Nostra
ArcheoClub di Ragusa
WWF Sezione Sicilia
Legambiente
12. Sponsor.
INTERPOFIDI SOC. COOP.
BAPR
ELAR – CANON
NAMIRAL- MICROSOFTWARE- BM SISTEMI