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workshop Dunale Acate (RG) 18-21 Aprile 2012

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Workshop di architettura e design, Il recupero delle aree dunali: scenari possibili del paesaggio costiero "Macconi"

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PROGRAMMA

1 Introduzione

Il territorio della provincia di Ragusa presenta delle caratteristiche ambientali di particolare

pregio sia dal punto di vista paesaggistico che storico-culturale. La varietà di contesti

naturali quali, la fascia costiera con le sue spiagge dunali, gli habitat delle foci e delle aste

fluviali, le caratteristiche cave rocciose, il paesaggio agrario dell’altopiano, uniti alle diffuse

emergenze archeologiche conferiscono al territorio unicità e forte identità culturale.

L’ambito costiero del quale ci occupiamo ha per confine il fiume Dirillo1 e si identifica con

la sua riva sinistra fino alla punta di Zafaglione per circa 10 km di estensione. E’ un litorale

essenzialmente sabbioso, prevalentemente pianeggiante, con vaste formazioni dunali2

denominate i “Macconi”. L’area era, fino a qualche decennio fa, uno dei più importanti

habitat dunali d’Italia. Dal punto di vista amministrativo essa ricade all’interno dei Comuni

di Acate e Vittoria.

La spiaggia sommersa raggiunge una profondità massima di 10 m ad una distanza di 3 km

dalla costa. Le correnti marine e la relativa circolazione delle acque, per la conformazione

del golfo di Gela e per le caratteristiche di mare aperto sono piuttosto variabili per

direzione e intensità.

Tale area manifesta un intenso fenomeno di erosione che ha causato l’arretramento della

linea di riva. La vegetazione marina nei fondali sabbiosi è prevalentemente costituita da

praterie di Posidonia oceanica.

I principali fenomeni di alterazione dell’ambiente marino costiero sono legati allo scarico

diretto in mare, tramite il fiume, di sostanze inquinanti e a reflui civili non depurati. Gravi

rischi si segnalano per le acque di falda facilmente contaminabili per l’elevata permeabilità

del terreno sabbioso.

Il paesaggio delle dune, disposte in fasce larghe e compatte, è stato fortemente modificato

dalla presenza delle serre che sorgono su tutto il cordone dunale, spingendosi a ridosso

della battigia e occupando gran parte della duna, sia nella sua porzione interna (quella

stabilizzata, la duna relitta), sia nella parte a ridosso del mare, dove è più giovane e

maggiormente esposta a fenomeni di erosione.

Gli impianti serricoli hanno soppiantato quasi interamente gli ecosistemi naturali, con una

riduzione sostanziale degli habitat originari e quindi della biodiversità. In alcuni tratti la

duna è fortemente erosa compromettendo la stabilità delle serre che su di essa insistono.

L’occupazione del sistema dunale è avvenuta fin dagli anni settanta, interessando anche

zone a vincolo idrogeologico. Tuttavia l’area presenta aspetti di notevole interesse

1 Il Dirillo o Acate nasce nel territorio di Vizzini e sfocia nel mare a 1,5 km a sud del Biviere di Gela. Negli anni 1960, in

territorio di Licodia Eubea, fu realizzato uno sbarramento per la creazione di un invaso artificiale a servizio del petrolchimico di Gela, utilizzato a scopo irriguo anche dal Consorzio di Acate. 2 Le dune oggi sono ancora evidenti nelle aree limitrofe al Polo industriale di Gela, mentre nel territorio di Acate si

notano alcuni relitti.

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ambientale e paesaggistico. I rari spazi liberi, se non occupati da discariche abusive, sono

ancora ricoperti da vegetazione.

Il territorio a margine dell’area d’interesse è ricco di siti archeologici. Numerosissime sono

le tracce di insediamenti presenti a partire dall’età preistorica che rendono possibile

ricostruire la fisionomia della valle a partire dall’età greca quando venne colonizzata

mediante l’insediamento di casali come centri agricoli produttivi. Fertilità del suolo,

abbondanza d’acqua, facilità di commerci furono gli elementi che perpetuarono l’attività di

questi nuclei abitativi. Ancora oggi, infatti, l’economia del comune di Acate si fonda

essenzialmente sull’agricoltura sviluppata in questa zona.

2. Individuazione dell’area di progetto

Paesaggio costiero “Macconi”

Prima del boom economico delle colture sotto serra, il paesaggio costiero dei “Macconi”

era caratterizzato dalla presenza di dune che raggiungevano quasi i 30 metri di altezza

proteggendo il territorio retrostante dal vento e favorendo il propagarsi di una rigogliosa

macchia mediterranea caratterizzata, in alcuni casi, dalla presenza di pantani.

L’ecosistema dunale era contraddistinto dalla presenza di vegetazione pioniera capace di

resistere a condizioni estreme di siccità ed elevata salinità. Mentre, le colture praticate

nell’area retrodunale erano l’olivo, il carrubo, gli agrumi e la vite che rappresentava la

realtà produttiva più preponderante del territorio. La documentazione storica mostra come

molta parte del territorio era considerato “gerbe”, cioè suolo coperto da una vegetazione

consistente in praterie di stinco, rosella, rosmarino, ginestra, brucchi, ilici ed altre di queste

specie carbonare. La disposizione delle dune era (ed è ancor oggi) con direzione

ortogonale al soffiare dei venti dominanti (il maestrale proveniente da NW), mentre la

composizione della spiaggia era a sabbia fine, con detriti di natura non antropica, insieme

a resti di molluschi bivalvi (come quelli attuali), ma anche di gasteropodi marini (scomparsi

oggi totalmente).

Con l’introduzione delle serre e il relativo abbandono dell’agricoltura tradizionale il

paesaggio ha subito, nel giro di poco tempo, una trasformazione radicale che ha quasi del

tutto cancellato la sua identità territoriale creando forti dissesti dal punto di vista ecologico,

strutturale e culturale. La massiccia presenza delle serre (proporzionale al crescente costo

dei suoli) e anche la loro altezza rispetto alle quote stradali hanno cancellato negli ultimi

venti anni il paesaggio agricolo preesistente e occluso la visuale della costa dalle

infrastrutture viarie più interne.

Esiste una continuità del paesaggio anche oltre i limiti della zona oggetto di studio, sulla

sponda destra del fiume Dirillo, nel territorio di Gela, dove alla costa sabbiosa (denominata

anche qui “Macconi”) corrisponde nel territorio più interno a circa 1300 metri di distanza

l’importante area umida “Biviere di Gela”3.Qui, alla presenza delle serre si aggiunge anche

quella del polo industriale del petrolchimico. Ma nel tratto al limite con la raffineria, le serre

sono arretrate, lasciando parzialmente intatta la duna, dove la vegetazione cresce

3 La riserva naturale “Biviere di Gela” è stata introdotta, insieme ai siti Torre Manfria e Piana di Gela e area marina

antistante, all’interno del Piano di Gestione del SIC/ZPS della rete Natura 2000 siciliana.

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rigogliosa. Nonostante il forte impatto antropico l’area rappresenta un’unità ecologica

fondamentale sia dal punto di vista floristico che faunistico.

Lo sviluppo e lo sfruttamento agricolo dell’ambito di cui ci occupiamo (avvenuto a partire

dagli anni 80) ha coinvolto in maniera quasi assoluta l’intera superficie con la messa in

opera di colture orticole protette che si estendono fino all’arenile; determinando risultati

distruttivi sia rispetto la varietà paesaggistica - sostituendo le trame agricole più complesse

delle quali la vite rappresentava una delle colture più significative con la costruzione di

serre - che all’identità dei luoghi - con il denso impianto artificiale costituito dai teli di

copertura in polietilene che ha reso quasi impossibile percepire gli altri segni paesaggistici.

Tra le serre, disposte parallelamente e ortogonalmente alla linea di costa, sono state

ricavate stradelle di servizio. Il terreno, in molte parti, è stato fortemente livellato, anche

per favorire le irrigazioni a scorrimento. I pochi accessi al mare sono oggi nascosti,

difficilmente accessibili e in condizioni di alto degrado ambientale.

La vegetazione naturale è pressoché inesistente, così come quella agricola tradizionale.

La granulometria della spiaggia ha una prima fascia a ridosso del mare costituita da

sabbia, ciottoli e conchiglie; una seconda fascia, più interna, formata da sabbia, frammenti

di canne e di bottiglie di vetro, ecc.; mentre, la fascia adiacente al lungomare è composta

da sabbia ed inerti di derivazione edilizia.

Le serre di vecchio impianto sono quasi a ridosso del mare e in molti casi sono cadenti.

L’alterazione paesaggistica che ne consegue è, oltre che di degrado fisico, di inquietudine

e abbandono, in quanto legato alla visibilità di tali materiali anche a grande distanza che si

manifesta in una marcata modificazione negativa del paesaggio (dunale e retrodunale) e

dunque in un’esternalità negativa non trascurabile.

Le criticità ambientali sono pertanto legate all’alterazione dei fattori acqua - mediante lo

sfruttamento eccessivo delle falde4 e conseguente risalita del cuneo marino – suolo –

attraverso l’impermeabilizzazione, il trivellamento e l’impoverimento del terreno che

presenta caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche degradate - e vegetazionale - con la

pratica di colture ortive protette che hanno determinato un paesaggio monotono.

Altro problema rilevante è la pressione ambientale svolta dalla scarsa degradabilità dei

materiali plastici impiegati nelle serre (Polivinlcloruro e Polietilene, di colore nero per la

realizzazione di pacciamatura sul terreno e trasparenti per le coperture delle piantagioni),

parte dei quali vengono abbandonati in discariche abusive o bruciati al termine del loro

utilizzo, nonostante, per le plastiche bianche, sia possibile procedere al loro conferimento

a locali Centri di Raccolta5.

Le colture protette rappresentano, però, il comparto trainante dell’economia agricola locale

creando un livello occupazionale significativo. Le specie orticole (soprattutto il pomodoro)

sono le colture prevalenti, mentre le specie floricole sono relativamente marginali. Ma a

questa funzione economica si accompagna un pesante impatto sull'ambiente costiero.

Oggi le aree integre si riscontrano in poche e circoscritte zone dove è ancora possibile

ritrovare la flora tipica delle dune mediterranee e negli impianti serricoli abbandonati dove

4 La presenza di falde freatiche piuttosto superficiali ha consentito la creazione di pozzi che garantiscono

l’approvvigionamento idrico attraverso elettropompe sommerse o poste sul piano di campagna. Tutti i servizi pubblici di distribuzione irrigua sono stati distrutti con gli sbancamenti. 5 Le plastiche poi devono essere consegnate ai Consorzi di Recupero Plastiche (CO.RE.PLA.) in quanto tale materiale è

considerato dalla vigente normativa un rifiuto solido speciale.

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la vegetazione naturale tenta di reimpiantarsi, evidenziando la propensione del territorio

verso forme di naturalità che, probabilmente, nel corso degli anni possono ritornare allo

stato originario. Ciò costituisce una interessante via da perseguire qualora si trovino valide

alternative economicamente equiparabili a quelle legate alla serricoltura.

Intanto, la forte pressione antropica determinata dalle colture e dalle serre rischia di

compromettere irreversibilmente i caratteri del cordone dunale.

La contraddizione fra l’identità paesistica e il destino anche economico dei territori agricoli

è qui particolarmente stridente; i riferimenti del paesaggio non sono più le colline e il mare

che compariva all’orizzonte, ma un muro ininterrotto di ciminiere, case e impianti serricoli.

3. Tema di lavoro

Il quadro che emerge dalla descrizione dello stato dei luoghi ci fa comprendere come sia

determinante effettuare interventi di riqualificazione rivolti alla salvaguardia delle ultime

testimonianze storiche e paesaggistiche presenti, con la messa in atto di processi di

rigenerazione del paesaggio costiero unite alla rivitalizzazione socio-economica del

contesto.

Gli obiettivi a cui tendere, pertanto, sono di tipo eco-paesistici, mirati alla creazione di reti

di relazioni “virtuose” tra il sistema antropico e quello agricolo e naturale. Ciò attraverso

azioni di riqualificazione e recupero delle ormai residue risorse naturali, di ricucitura del

tessuto agricolo tradizionale mediante la tutela e la valorizzazione dell’edilizia rurale e

storica (col fine di mitigare l’impatto degli impianti serricoli) e il recupero della connettività

tra l’entroterra e il mare attraverso la creazione di nuovi scenari ecosostenibili nel rispetto

dell’identità dei luoghi e delle normative specifiche ambientali anche a livello

internazionale6.

4. Programma di lavoro

Il materiale di base inerente le fasi della percezione, dell’acquisizione e dell’indagine verrà

fornito ai partecipanti all’inizio dei lavori.

Di seguito si riportano i punti che ogni singolo gruppo dovrà sviluppare.

1) SINTESI – METODOLOGICA

Si compone per ultima e riporta (in formato ridotto) tutte le tavole organizzate per fasi.

La percezione

2) RASSEGNA STAMPA SUL PIANO PAESAGGISTICO DELLA PROVINCIA DI

RAGUSA, AMBITI 15, 16, 17 DELLA REGIONE SICILIA

Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)

6 La Convenzione Europea del Paesaggio, la Carta Europea per il Turismo Durevole, le “Linee guida del Piano di Azione

nazionale per la lotta alla desertificazione”, la “Strategia Mediterranea per lo sviluppo sostenibile”, il “Piano Strategico Nazionale di Sviluppo Rurale” 2007/2013.

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3) RASSEGNA STAMPA SPECIFICA SULL’AREA “MACCONI”

Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)

Già nella Rassegna Stampa (come in tutte le tavole) è utile inserire l’immagine del

territorio oggetto di studio e riportare nella stessa, graficamente, i dati ricavati.

L’acquisizione

4) INQUADRAMENTO«GEOSTORICO»

Geografico (coordinate, altitudine, superficie, abitanti, densità territoriale, dati ISTAT)

Storico (Origine ed evoluzione del tessuto urbano e rurale mediante cartografie storiche)

Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)

5) EMERGENZE (CULTURALI)

Materiali (Naturali e Antropiche)

Immateriali (Tradizione e folklore)

Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)

L’indagine

7) STRUMENTI URBANISTICI

Evoluzione dei piani urbanistici

PTPR (livello regionale)

Sintesi e selezione di elementi e voci di carte tematiche

PTP (livello provinciale)

Sintesi e selezione di elementi e voci di carte tematiche

PRG (livello comunale)

Sintesi e selezione di elementi e voci di carte tematiche

Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)

Il Dimensionamento (definire, circoscrivere l’argomento)

8) SCHEMI PROGETTUALI

Stato di fatto (con dimensionamento - distanze)

Geografico-territoriali

Infrastrutturali

Evoluzione (espansione) urbano-territoriale

Beni culturali (materiali ed immateriali)

Overlay Map (Sovrapposizione degli Schemi di Sintesi)

La Trasformazione

9) ANALISI SWOT (sintesi analitica)

Fattori endogeni (interni all’organismo)

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Strengths (punti di forza)

Weakness (punti di debolezza)

Fattori esogeni (esterni all’organismo)

Opportunities (opportunità)

Threats (minacce)

Sintesi (Ricapitolazione e Prospettive)

10) SCENARI PROGETTUALI

Applicazione e verifica degli schemi

Particolari (nodi problematici)

Carta di sintesi del lavoro

TAVOLA ROTONDA

Saranno messi a confronto i vari scenari progettuali al fine di far emergere le invarianti e le

differenze dei diversi lavori nelle rispettive carte di sintesi.

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ORGANIZZAZIONE

5. Partecipazione

Al workshop sono invitati a partecipare tutti gli studenti, i laureati e i dottorandi delle Facoltà di Architettura e Ingegneria, gli studenti delle Accademie di Belle Arti e delle Scuole di Specializzazione e dei Master delle discipline di architettura del paesaggio e arte dei giardini. La domanda di partecipazione deve essere inviata entro l’ 11/04/2012 all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Account Facebook: Works Macconi Per info: Tel: 0932/989942 Fax: 0932/989254 Cell.: 335/6888161. Ad ogni iscritto verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

6. Design Team

Tutti i partecipanti verranno suddivisi in gruppi che saranno organizzati già il primo giorno

ed a ciascuno di essi sarà riservato un tutor (ingegnere o architetto) ed eventualmente un

professionista esterno (geologo, economista, agronomo, sociologo) al fine di favorire un

approccio multidisciplinare al tema da sviluppare.

7. Calendario delle attività

Le attività avranno inizio mercoledì 18 aprile 2012 alle ore 9:00 presso la sede del Castello

dei Principi di Biscari in piazza Libertà, ad Acate.

Il workshop dura 4 giorni ed è strutturato come segue:

MERCOLEDI’ 18/04/2012

INIZIO LAVORI

REGISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI

COMUNICAZIONI INTRODUTTIVE

FORMAZIONE DEI GRUPPI DI LAVORO

SOPRALLUOGO

GIOVEDI’ 19/04/2012

WORKSHOP

VENERDI’ 20/04/2012

WORKSHOP

SABATO 21/04/2012

PRESENTAZIONE CARTE DI SINTESI

TAVOLA ROTONDA

CHIUSURA DEI LAVORI

CLOSING PARTY

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Dopo 15 giorni i gruppi dovranno consegnare le carte di sintesi definitive che verranno

esposte durante il convegno di chiusura previsto per giorno 25/05/2012 alle ore 9,00 a

Ragusa sede da definire.

Tutte le attività del workshop si svolgeranno nella sede del Castello dei Principi di Biscari

in Piazza della Libertà, ad Acate.

Il programma aggiornato di tutte le attività è disponibile on-line sul sito dell’Ordine degli

Ingegneri della Provincia di Ragusa e sulla pagina Facebook “Works Macconi”.

8. Facilities

Le spese di alloggio e vitto degli studenti universitari e dei dottorandi saranno a carico del

Comitato Organizzatore.

9. Comitato Organizzatore

Ordine degli Ingegneri della provincia di Ragusa;

OUTLOOK TOWER di Ragusa;

Università degli Studi di Catania, Facoltà di Ingegneria, Area Tecnica e Pianificazione

Urbanistica - Laboratorio di Progettazione per il paesaggio urbano e la mobilità.

10. Comitato scientifico

Ing. Giuseppe di Natale, Presidente Ordine degli Ingegneri di Ragusa.

Arch. Maurizio Spina, Università degli Studi di Catania.

Dott. Sandro Gambuzza, Presidente Camera di Commercio di Ragusa.

Ing. Nazareno Mannino, Ingegnere Capo del Genio Civile di Ragusa.

Arch. Alessandro Ferrara, Sovrintendente ai BB. CC. AA. di Ragusa.

Arch. Marina Adriana Arena, Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Arch. Luigi Longhitano, Presidente Ordine degli Architetti P.P.C. di Catania Arch. Paola Pennisi di Floristella V. Presidente vicaria Ordine Architetti di Catania Arch. Paolo Mallia, Presidente Ordine degli Architetti P.P.C. di Siracusa. Ing. Egidio Marchese, Presidente Ordine ingegneri di Caltanissetta Ing. Capo Genio Civile di Enna. Ing. Enzo di Rosa, Presidente Ordine degli Ingegneri di Agrigento Ing. Capo Genio Civile di Palermo. Arch. Giuseppe Di Guardo, Funzionario Responsabile Programmi Complessi E politiche comunitarie. Ing. Chiarina Corallo Dirigente Dipartimento regionale della protezione Civile di Ragusa

Arch. Maria Teresa Galizia Università degli Studi di Catania

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11. Patrocini.

Università degli Studi di Catania, Dipartimento di Architettura

Ordine degli Ingegneri della provincia di Ragusa

Ordine degli Ingegneri della provincia di Caltanissetta

Ordine degli Ingegneri della provincia di Agrigento

Ordine degli Architetti della provincia di Catania

Ordine degli Architetti della provincia di Siracusa

Provincia Regionale di Ragusa

Comune di Ragusa

Comune di Acate

Comune di Vittoria

Comune di Scicli

Comune di Pozzallo

Comune di Modica

Comune di Santa Croce Camerina

Comune di Ispica

Genio Civile di Ragusa

Camera di Commercio di Ragusa

Dipartimento regionale della protezione civile di Ragusa.

FAI Delegazione di Ragusa

Club UNESCO di Ragusa

Fare Ambiente

Movimento Azzurro

Italia Nostra

ArcheoClub di Ragusa

WWF Sezione Sicilia

Legambiente

12. Sponsor.

INTERPOFIDI SOC. COOP.

BAPR

ELAR – CANON

NAMIRAL- MICROSOFTWARE- BM SISTEMI