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Comune di Città di Castello Regione dell’Umbria Provincia di Perugia Comunità Montana Alta Valle del Tevere Camera di Commercio di Perugia con il patrocinio di: ANPA (richiesto) Ministero dell’Ambiente (richiesto) Ministero per i Beni e le Attività Culturali (richiesto) n° 1 del 29 marzo 2001 (anno XX) di Cittadino e Provincia - Sped. in a. p. - Art. 2 Comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Perugia - 11/5/99 Progettare secondo natura Intervista a John Todd, Ocean Arks Institute - Vermont Il titolo del suo libro è “Progettare seconda natura”, la natura vivente come matrice per il nostro progettare. In che senso questo è valido? Come lo intende lei? La natura sarebbe la matrice per tutto il nostro progettare? Infatti, lo intendo così. Ho la sensazione che ci sia un’intelligenza profonda in 3 miliardi e mezzo di anni di questa grande storia di vita. Il trial and error la sperimentazione e l’adattamento che si svolge nelle specie e tra le specie e fra queste e la loro base inorganica ha seguito in tutto questo periodo una propria logica. Tutte le forme di vita, uomini, ragni e funghi, condividono la stessa informazione di base, organizzata in combinazioni diverse. La biologia moderna sta scoprendo il linguaggio dei geni, il codice che costituisce il quadro informativo e strutturale per lo sviluppo delle creature. Così se siamo in grado di decodificare, in modo esteso e profondo, le informazioni nel mondo naturale, abbiamo poi un corpo di informazioni che ci permette di fare qualsiasi cosa: da sistemi di design per la coltivazione dei cibi e la trasformazione dei rifiuti in cose utili, prodotti nuovi, alla regolazione del microclima all’interno degli edifici, alla riparazione dei danni all’ambiente e addirittura di creare un’ecologia industriale. segue a pag 2 UTOPIE CONCRETE marzo 2001 Invito al seminario: Traffico extraurbano e danni alla salute e all’ambiente: esiste un nesso causale dimostrabile? Sabato 5 e domenica 6 maggio, a Città di Castello, organizzato con la Fondazione Alexander Langer Il seminario, promosso dalla Fiera delle Utopie Concrete e dalla Fondazione Alexander Langer, si svolgerà a Città di Castello il 5-6 maggio 2001 e si colloca nel filone di riflessione su “diritti umani e ambiente” iniziata nel corso della Fiera del 1999 e proseguita con il seminario (maggio 2000) nel corso del quale Amedeo Postiglione ha presentato il suo progetto di Corte internazionale per l’ambiente (Ulteriori informazioni si possono avere sul sito Internet http://www.xcom.it/icef/). Per sostenere attivamente la necessità di istituire questa Corte la Fondazione Alexander Langer ha deciso di organizzare, all’interno del Festival Euromediterraneo (luglio 2001), un seminario di 5 giorni nel corso del quale verrà simulato un processo nel quale la Società che gestisce l’autostrada del Brennero sarà chiamata a rispondere dei danni alla salute e all’ambiente provocati dal traffico transfrontaliero. La Corte internazionale per l’ambiente, presieduta dallo stesso Amedeo Postiglione, sarà chiamata a giudicare sulla base degli elementi probatori presentati e del contraddittorio tra le parti. segue a pag 3 1 Giornale della Fiera delle Utopie Concrete Vedere la natura e la natura del vedere Gli occhi monopolisti dei sensi È vero che viviamo nell’epoca del predominio dell’occhio ed è proprio il monopolio della vista che ci ha convinto a lasciare questo senso come ultimo del ciclo Quali sensi per la conversione ecologica e la convivenza. La vista è il senso che imbarazza ed intimidisce. Anche ad esprimersi su di lui. Sotto l’incessante alluvione di immagini, sotto la continua tempesta dei più vari stimoli visivi in che cosa può contribuire un discorso ecoculturale che richiede ulteriore attenzione? Ormai attrarre l’attenzione dell’occhio è diventata un’immensa industria globale. La televisione si trova in concorrenza con il cinema, internet con le pubblicazioni stampate, i manifesti pubblicitari per strada trovano continuamente nuovi stimoli per catturare l’occhio, la moda ci offre un fiume di informazioni su come colpire gli occhi degli altri – o viceversa come rimanere invisibili - e nelle presentazioni pubbliche ci vengono suggerite sempre più avanzate tecnologie per presentare noi stessi e le nostre idee. Con “Occhio - Vista - Visione” la Fiera delle Utopie Concrete 2001, l’ultima edizione del ciclo sui sensi umani, cercherà di divertire i visitatori con stimoli visivi inusuali, ma soprattutto rivolgeremo l’attenzione su come costruiamo le immagini e che ruolo queste costruzioni hanno per il nostro rapporto con la natura e per la convivenza con gli altri. segue XIª Fiera delle Utopie Concrete Città di Castello [PG] 11/14 Ottobre 2001

XIª Fiera delle Utopie Concrete · “Occhio - Vista - Visione” la Fiera delle Utopie Concrete 2001, l’ultima edizione del ciclo sui sensi umani, cercherà di divertire i visitatori

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Comune di Città di Castello Regione dell’Umbria Provincia di PerugiaComunità Montana Alta Valle del Tevere Camera di Commercio di Perugiacon il patrocinio di: ANPA (richiesto) Ministero dell’Ambiente (richiesto) Ministero per i Beni e le Attività Culturali (richiesto)

n° 1 del 29 marzo 2001 (anno XX) di Cittadino e Provincia - Sped. in a. p. - Art. 2 Comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Perugia - 11/5/99

Progettare secondo naturaIntervista a John Todd,

Ocean Arks Institute - Vermont

Il titolo del suo libro è “Progettare secondanatura”, la natura vivente come matrice peril nostro progettare. In che senso questo èvalido? Come lo intende lei? La natura sarebbela matrice per tutto il nostro progettare?

Infatti, lo intendo così. Ho la sensazione checi sia un’intelligenza profonda in 3 miliardi emezzo di anni di questa grande storia di vita.Il trial and error la sperimentazione el’adattamento che si svolge nelle specie e trale specie e fra queste e la loro base inorganicaha seguito in tutto questo periodo una proprialogica. Tutte le forme di vita, uomini, ragni efunghi, condividono la stessa informazione dibase, organizzata in combinazioni diverse. Labiologia moderna sta scoprendo il linguaggiodei geni, il codice che costituisce il quadroinformativo e strutturale per lo sviluppo dellecreature. Così se siamo in grado di decodificare,in modo esteso e profondo, le informazioninel mondo naturale, abbiamo poi un corpodi informazioni che ci permette di fare qualsiasicosa: da sistemi di design per la coltivazionedei cibi e la trasformazione dei rifiuti in coseutili, prodotti nuovi, alla regolazione delmicroclima all’interno degli edifici, allariparazione dei danni all’ambiente e addiritturadi creare un’ecologia industriale.

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UTOPIE CONCRETE marzo 2001

Invito al seminario:Traffico extraurbano e danni alla salute e all’ambiente:

esiste un nesso causale dimostrabile?Sabato 5 e domenica 6 maggio, a Città di Castello, organizzato con la Fondazione Alexander Langer

Il seminario, promosso dalla Fiera delle Utopie Concrete e dalla Fondazione Alexander Langer, si svolgerà a Città di Castello il 5-6 maggio2001 e si colloca nel filone di riflessione su “diritti umani e ambiente” iniziata nel corso della Fiera del 1999 e proseguita con il seminario(maggio 2000) nel corso del quale Amedeo Postiglione ha presentato il suo progetto di Corte internazionale per l’ambiente (Ulterioriinformazioni si possono avere sul sito Internet http://www.xcom.it/icef/).Per sostenere attivamente la necessità di istituire questa Corte la Fondazione Alexander Langer ha deciso di organizzare, all’interno del FestivalEuromediterraneo (luglio 2001), un seminario di 5 giorni nel corso del quale verrà simulato un processo nel quale la Società che gestiscel’autostrada del Brennero sarà chiamata a rispondere dei danni alla salute e all’ambiente provocati dal traffico transfrontaliero.La Corte internazionale per l’ambiente, presieduta dallo stesso Amedeo Postiglione, sarà chiamata a giudicare sulla base degli elementi probatoripresentati e del contraddittorio tra le parti. segue a pag 3

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Giornaledella Fiera delleUtopie Concrete

Vedere la natura e la natura del vedereGli occhi monopolisti dei sensiÈ vero che viviamo nell’epoca del predominio dell’occhio ed è proprio il monopolio dellavista che ci ha convinto a lasciare questo senso come ultimo del ciclo Quali sensi per laconversione ecologica e la convivenza. La vista è il senso che imbarazza ed intimidisce. Anchead esprimersi su di lui. Sotto l’incessante alluvione di immagini, sotto la continua tempestadei più vari stimoli visivi in che cosa può contribuire un discorso ecoculturale che richiedeulteriore attenzione? Ormai attrarre l’attenzione dell’occhio è diventata un’immensa industriaglobale. La televisione si trova in concorrenza con il cinema, internet con le pubblicazionistampate, i manifesti pubblicitari per strada trovano continuamente nuovi stimoli percatturare l’occhio, la moda ci offre un fiume di informazioni su come colpire gli occhi deglialtri – o viceversa come rimanere invisibili - e nelle presentazioni pubbliche ci vengonosuggerite sempre più avanzate tecnologie per presentare noi stessi e le nostre idee. Con“Occhio - Vista - Visione” la Fiera delle Utopie Concrete 2001, l’ultima edizione del ciclosui sensi umani, cercherà di divertire i visitatori con stimoli visivi inusuali, ma soprattuttorivolgeremo l’attenzione su come costruiamo le immagini e che ruolo queste costruzionihanno per il nostro rapporto con la natura e per la convivenza con gli altri.

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XIª Fiera delleUtopie ConcreteCittà di Castello [PG]11/14 Ottobre 2001

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E io andrei fino al punto di dire cheintrinseco al mondo naturale c’è un codicedi istruzioni che permettono agli uomini difare il lavoro necessario applicando un 10%delle risorse naturali che stiamo usandoattualmente. Ma è necessario il sapere deglieco sistemi per permettere questaristrutturazione fondamentale in chiaveecologica dell’infrastruttura delle societàindustriali. E questo, inteso in senso largo,si può applicare addirittura alle sostanzechimiche che produciamo. Se consideriamoil principio della biomimicry: perchédobbiamo utilizzare materiali tossici ottenutiad alte temperature e con un grandeconsumo energetico se l’intelligenza che èintrinseca al suolo di una foresta potrebbepermetterci di fare in modo diverso?La ragione perché prendo una posizionecosì decisa è che la nostra civilizzazioneindustriale, che ha 700 anni, è stata unfallimento completo per quanto riguarda ilnostro ruolo come custodi della terra.

Ma se capisco bene, lei ha in mente di mettereinsieme pratiche antiche, saperi tradizionalicon risultati dello sviluppo tecnologicoavanzato. Lei non è contrario ad alcuni deifrutti di questo sviluppo industriale?

Io sono critico riguardo ad alcuni di questisviluppi. Adesso per esempio, sono seduto,accanto a un grande computer. Non c’èniente nella maniera in cui questo computerè stato prodotto che a me piace. Una seriedi prodotti secondari finiscono nell’aria,nell’acqua, nel suolo. Non posso prenderequesto oggetto dopo il suo ciclo di vita didue anni e riciclarlo. In questo computer èrispecchiato il peggior e più povero pensareper quanto riguarda la produzione ecologica.Quello che mi piace in questo prodotto èche ha fatto nascere una rete elettronicaglobale che permette a lei e a me di avereuna comunicazione immediata e in alcunicasi più completa che a lunghe distanze nonsarebbe possibile senza questa tecnologia.Una tecnologia che ci consente di rimanereradicati nel proprio luogo e di avere, allostesso tempo, una conversazione con altriche sono distanti da noi. Quindi questa èla parte che mi piace.Mi crea invece problemi il fatto che nell’arcodella mia vita sono state usate più risorsedall’uomo che non in tutta la storiaprecedente della nostra specie. Così facendostiamo incrementando “l’isolamentotermico” dell’atmosfera terrestre. Stiamofacendo una serie di cose che hannoprodotto, solo negli ultimi trent’anni, ildeclino drastico della qualità dell’ambiente,come dimostrano gli indici ambientali cheio ritengo affidabili. Questo riguarda labiodiversità e il numero di specie, riguardala profondità dell’humus e la sua qualità intermini di fertilità: se guardiamo l’immaginecomplessiva, sappiamo di avere un problema.

Il fatto che la nostra impronta ecologica, ilnostro peso sulla biosfera in termini di beniche consumiamo, siano aumentati del 50%in questi 30 anni significa, sono convinto,che già oggi abbiamo superato la capacitàdi sostentamento di questo pianeta. Gliuomini collettivamente stanno disfacendoil tessuto che si chiama biosfera. E lamentalità convenzionale ci segnala chepossiamo risolvere il problema solo seriduciamo i nostri consumi o il nostroinquinamento. Sono convinto che sia troppotardi per permetterci il lusso di questo tipodi pensiero. Se si guardano le statistichedelle analisi dei livelli di consumo, avantici sono i paesi ricchi con gli Stati Uniti incima. Per alcuni altri paesi, il consumo procapite è relativamente basso, però se siprendono in considerazione le dimensionidella popolazione, si arriva agli stessi livellidi consumo complessivo.La conclusione è che l’adattamento delsistema esistente, sotto forma di un

automobile a basso consumo di carburante,una caldaia ad elevato rendimento,l’installazione di filtri per ritenere sostanzetossiche o quant’altro non è più una stradapercorribile. È mia convinzione che l’unicascelta che ci permetterà di risolvere ilproblema è una rivoluzione fondamentaledel design, e l’unico modello che abbiamoper design che ha dato prova di esseresostenibile, adattativo, duraturo edinnovativo è la vita terrestre nella sua totalità.L’eco sistema del pianeta. I nostri nuovimodelli di design devono prendere comemodello una foresta o una palude dimangrovie e noi come società abbiamo ilcompito di elaborare queste informazioni.

Che ruolo ha in questo la capacitàtipicamente umana di intervenire sul proprioambiente e di modificarlo e adattarlo alleproprie esigenze umane?

Facciamo un esempio: se mi metto a studiarela foresta dell’America Nordorientale,comincio a capire come la natura utilizzarelazioni per compiere innumerevoli cosetramite la luce solare che arriva con moltapiù intelligenza ed efficacia e molti menoeffetti distruttivi che non potrebbe mairiuscire di impiegare l’uomo. Posso vederecome funziona. Mentre comincio a vederequesto, due cose mi succedono comedesigner ecologico.Comincio ad apprezzare per la prima voltaalcuni metodi tradizionali, che gli uominihanno usato, che forse vanno indietro diventi o quarantamila anni e che sono derivatida una saggezza della terra. Nello stessotempo posso pensare una tecnologia comela living machine che usa l’ingegneristicacontemporanea, ma solo come contenitoreper incorporare forme di vita diverse chepoi eseguono una funzione di cui gli uominihanno bisogno.

UTOPIE CONCRETE marzo 20012

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Giornaledella Fiera delleUtopie Concrete

Impianto di depurazione di quartiere

John e Nancy Jack Todd, relatori chiavedel seminario della Fiera 2001, sono co-fondatori del New Alchemy Institute, unodei primissimi eco-istituti all’inizio deglianni Settanta, e più recentemente diOcean Arks International. Hanno lavoratosul design ecologico nel campo dell’energia,dell’architettura, dei rifiuti e del trasportooceanico per gli ultimi 30 anni. Sono co-autori di Progettare secondo natura,elèuthera, Milano e più recentemente diFrom Eco-Cities to Living Machines,Principles of Ecological Design, Berkeley,California. Le loro Living Machines peril trattamento dei rifiuti sono statecostruite o sono in costruzione in ottopaesi.

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Una macchina vivente?

La macchina vivente è una tecnologia unica.Come la maggior parte delle macchine ilsuo disegno prevede che compia lavoro. Maci sono differenze fondamentali tra macchineviventi e macchine convenzionali. Unamacchina vivente consiste di specificiecosistemi che usano come fonte primariadi energia la luce del sole. Le componenti,per la maggior parte, non sono meccanichema consistono di centinaia e a volte migliaiadi specie. Queste forme di vita provengonoda uno spettro biogenetico ampio cheinclude microbi, invertebrati e forme piùevolute come plancton, pesci, fiori e cespugli.Raccogliamo queste forme di vita daambienti selvaggi o da macchine viventi giàal lavoro. Le specie scelte hanno la capacitàdi adattarsi alle condizioni che vengonorichieste dall’ingegnere ecologico. Questiorganismi solitamente vengono messi inserbatoi in serie, connessi tra loro per formare

un “fiume” costruito, e questo permetteflussi e scambi nell’intero sistema.Normalmente nelle zone più fredde lemacchine viventi vengono messe dentrodelle serre.Una macchina vivente attinge ai talenti dellanatura per soddisfare i bisogni umani,costituisce un ecosistema, anche se unomolto particolare. Ha per la maggior partegli attributi di un ecosistema selvaggio. Ildesigner ecologico sceglie il tipo di comunitàche risponde al meglio al compito, in seguitola macchina vivente si auto-progetta e auto-organizza in rapporto al compito per il qualeè stata selezionata. Il designer ecologico ol’ingegnere ecologico stabiliscono lecondizioni e le specie animali e vegetali perla macchina vivente. Se per esempio siprogetta una macchina vivente che ha comecompito quello di depurare delle acquemoderatamente inquinate e di renderlepotabili, come nel caso di un laghetto dicontenimento, la maggior parte delle sue

forme viventi verrebbe selezionata da laghicon acqua limpida. Se invece il suo compitofosse di depurare acque molto inquinate dauna fabbrica di cibi alimentari, la sua ecologiaupstream comprenderebbe forme di vita dastagni inquinati. Solo nel downstream delsistema si introdurebbero forme di vita dasistemi non inquinati per completare gliultimi stadi della trasformazione dei rifiutiliquidi in acqua pulita.Macchine viventi sono al lavoro in moltiluoghi in tutto il mondo e stannodimostrando la loro validità per molticompiti in dimensioni diverse a scale diversee in culture diverse. Quello che abbiamoimparato è che il design ecologico funziona.E la macchina vivente è solo - e questo èimportante - è solo un esempio di designecologico. Gli stessi principi che vengonousati per le macchine viventi possono essereapplicati per il design di un edificio, diun’industria, di una comunità e di unterritorio. L’ecologia è un campo omni-comprensivo nel senso che il designerecologico è in grado di integrare i bisognidella società nel più vasto tessuto della vita.In un certo senso l’ingegneristica è come ilcrogiuolo per l’alchimista. Quello che fal’uomo è di dirigere in questo crogiuolo ladiversità di vita a favore dei suoi obiettivi.Questa è una delle ragioni importanti percui sono convinto che le tecnologie sianodi fondamentale utilità.Detto ciò, se sottoponiamo all’attenzionedegli studiosi o dei tecnici la crisi ambientaleche stiamo vivendo risponderanno: datecipiù soldi e più tempo e troveremo lasoluzione. Però io dico che non abbiamo iltempo, il nostro sapere è assolutamentesufficiente per ridisegnare in modofondamentale le società umane in modotale che siano sostenibili. Questo è vero percondividere l’energia, le risorse o la lucesolare a livello planetario. Quindi larivoluzione strutturale della quale stoparlando non deve aspettare fino a domani.E non può aspettare fino a domani.

A cura di Karl-Ludwig Schibel

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Giornaledella Fiera delleUtopie Concrete

Fontana ed impianto di irrigazione di un parco

segue da pag 1 La proposta di Corte internazionale per l’ambiente, e il lavoro che si farà per sostenerla a Città di Castello prima e a Bolzanopoi, non rappresenta una scorciatoia giuridica alle difficoltà che si incontrano nell’affrontare la complessità dei conflitti che riguardano l’ambiente.Al contrario, per le sue stesse caratteristiche, la Corte potrebbe diventare uno strumento in più a disposizioni di chi opera attivamente per unmondo socialmente e ambientalmente sostenibile.

Ma, poiché a Bolzano si farà la simulazione di un vero processo, occorre disporre delle prove necessarie per vincerlo. Il Seminario che si svolgeràa maggio a Città di Castello si propone dunque di:a. contribuire alla costruzione del Dossier informativo che servirà di supporto per il processo;b. contribuire alla identificazione di alcuni "periti di parte" da chiamare a deporre nel corso del processo.Tutto questo raccogliendo materiale documentario e interventi utili a dare risposte alle seguenti domande:- è scientificamente determinabile quanto inquina il traffico sull'autostrada?- si può scientificamente determinare se questo inquinamento provoca danni alla salute umana e all'ambiente?- è possibile prevedere l'escalation dei possibili danni futuri se non si interviene sul volume del traffico lungo l'autostrada?Oltre al tema specifico del traffico extra urbano il seminario contribuirà al discorso più generale del rapporto tra dati scientifici e rischi allasalute che è di grande attualità anche per altri problemi ambientali come l’elettrosmog, l’inquinamento atmosferico e i cambiamenti climatici.

Per il programma dettagliato: Agenzia Utopie Concrete Tel/Fax: 0758 554 321 e-mail: [email protected] Lire 165.000 comprensive di albergo e tre pastiI posti disponibili sono 50 e le iscrizioni devono pervenire entro il 27 aprile.

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In “L’occhio e l’idea” lei scrive “per quantociò che appare sullo schermo televisivo sia‘moderno’, pure noi vi guardiamo con occhiantichissimi”.Quali sono le costanti fisiologiche/antropo-logiche della nostra vista?

La macchina recettrice è sempre la stessa.L’occhio anatomico e fisiologico, perlomenoda 200.000 anni, è rimasto immutato. Lemodifiche di software e di hardware sonostate minime, anche biochimicamente lalogica della rete non è cambiata. Anche senessuno di noi ha delle prove dirette su questofatto. Però quello che è cambiato, e lo vediamotutti, è l’ecosistema visivo, acustico, tattileattorno a questa macchina. La primadomanda che uno si pone legittimamente è:come fa un occhio, un oggetto fatto tantotempo fa a permettere per esempio al pilotadi uno shuttle di atterrare in manuale ?L’uomo fino a poco tempo fa non si muovevaa mille km/h di fronte a un pannellomandando milioni di bites per millimetriquadrato della retina.Il primo tentativo di rispondere a questadomanda è: non stupiamoci tanto perchél’uomo ha costruito un suo ecosistemacompatibile con il suo sistema di recezione.Non ha inventato un sistema vedo-strumentale, oppure segnalativo o simbolicoche vada al di là o al di sopra delle sue capacitàpercettive perché se l’avesse fatto, il sistemaevolutivo culturale si sarebbe fermato da solo.Una seconda risposta è di un tipo un po’diverso. Quella macchina visiva, si, è statacostruita in un ecosistema apparentementepiù semplice, meno ad alta velocità, peròconteneva in se una potenzialità immensa diapplicabilità. L’ecosistema visivo di un uomodi 200.000 anni fa sicuramente aveva menosegni, meno segnali, però la macchina avevain se potenzialità elevatissime. Inoltre, anchese l’ecosistema attuale è apparentemente piùcomplesso, una grande quantità di segnali èpriva di senso. Priva di senso immediatamenteevolutivo, di sopravvivenza, di combatti-mento. La pura quantità di segnali visivi checi circonda a livello puramente numerico(bites/sec, /mm2, /mm3 di spazio elaborativocerebrale) è immenso, però tutti questi segnalisono spalmati in modo omogeneo.Se vado per strada sono raggiunto da unaquantità enorme di segnali, ne processo tanti,però non tutti. Invece uno può pensare - mirendo conto che è un’idea un po’ romantica- che l’Inuit o l’abitante delle tundre ana-lizzasse ogni microscopico dato informativodell’ecosistema. Levi Strauss in Il pensieroselvaggio, elenca tutte quelle competenze,anche linguistiche di popolazioni “selvagge”.É spettacolare: quattrocento nomi per certepiante, mentre noi non riusciamo neanchepiù a distinguere un pomodoro da unpeperone, perché non né vale più la pena,dato che basta conoscere il DNA.

Alla domanda di come riusciamo con occhiveramente antichi a vedere la televisione a50 frames, la risposta è, e non c’è da stupirsi,che in realtà non la vediamo. Non laprocessiamo nella sua entità, perché siamocreature strutturalmente intelligenti chefiltrano tutti i segnali ridondanti, inutili.Sull’altro versante è questa anche la ragionedi milioni di incidenti stradali e di erroridomestici che portano alla morte dellepersone, perché sottovalutiamo miliardi didati.Direi, che tutto è rimasto fermo. Il sistemarecettoriale è probabilmente rimasto costante.L’ecosistema esterno si è complicato ma si èdeteriorato come importanza.

Nel sottotitolo dello stesso libro “L’occhio el’idea” lei parla della “storia della visione”Esiste una storia culturale della visione ?

Ci sono molte storie scritte. Storie sulla luce,sulla visione….. Ma queste storie neces-sariamente sono molto settoriali. Lo storicodell’arte si interesserà di certe parame-trizzazioni, lo storico delle religioni siinteresserà delle iconologie di potere, quindiin realtà ci sono molte storie della visione,inclusa la mia che era un tentativo appenaaccennato. Quella che è forse la variabileessenziale che si è modificata è la velocità delmovimento degli oggetti, quindi delleimmagini dei relativi oggetti sulla retina dichi guarda. Una persona normale, che èvissuta 18.000 anni fa, un tardo madda-leniano, di oggetti veloci ne vedeva moltopochi, forse un animale in carica veloce dacui si allontanava e scappava. Era circondatoda un mondo molto statico. Noi siamocircondati da un mondo diviso in due parti,una molto statica, palazzi e l’ambientecostruito in generale, e un’altra che si muovemolto in fretta, che però in gran parte èbidimensionale. Parliamo dei monitor e deglischermi televisivi e cinematografici che hannoavuto delle piccolissime anticipazioni nellegrandi strutture murali, negli affreschi, nellevetrate, nelle illustrazioni dei libri che peròinteressavano una quantità minimale dellapopolazione per brevi periodi di tempo.Adesso invece c’è il dominio totale delbidimensionale e del veloce, soprattutto delveloce virtuale, oltre che del veloce reale. Equindi succede per esempio che molti miliardidi esseri umani vedono tutte le sere miliardidi miliardi di immagini bidimensionali veloci….

di una qualità povera?

Si presentano arbitrariamente come immaginicomplesse, ma la loro sintassi interna èpoverissima. Sono immagini complicate manon complesse. Complicate perché sono fattedi tanti elementi, ma questi elementi nonsono intessuti da una logica sintattica, quindi

sono poverissime. È probabile che il processingdi immagini televisive si arresti proprio allaretina e interessi molto poco la corteccia.Penso che la corteccia si annoi moltissimodella televisione, mentre credo che gli occhisi divertano un po’ di più.

È solo da poco tempo che siamo in grado divisionare, tramite l’ultrasuono, immaginidell’interno del nostro corpo o dell’embrionenel corpo della madre. Che cosa significaquesta eliminazione dell’intimità che rendevisibile la vita prenatale? Come descriverebbela trasformazione della percezione del propriocorpo nella luce di queste nuove immagini?

È famosa la reazione di Röntgen quando videper la prima volta la propria mano ai raggiX: gli apparve come una macchina. Non erauna visione completamente nuova, Aristoteleha già le idee molto chiare perché proponela costruzione di automi che sono governatida delle molle, delle bande elastiche, anchese adesso è difficile capire che cosa avesse inmente. L’uomo ha sempre pensato un po’ ase stesso come a una macchina quando èarrivato ad un certo livello di autocoscienza,penso che ci sia una continuità storica. Ancheun lavoratore egizio che spostava dei massinon poteva non aver sentito se stesso comemacchina che applica energia contro unaparte di pietra e la sposta, che assomigliaall’argano che è venti metri più in là e faesattamente la stessa cosa. Una analogia nellamente umana non poteva non essere venuta.Una persona che vada a cavallo si sente incontinuità con il corpo del cavallo. Ho lasensazione vaga che l’uomo abbia sempre adun certo livello di coscienza pensato se stessocome un utensile.

UTOPIE CONCRETE marzo 20014

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Giornaledella Fiera delleUtopie Concrete

Il dominio totale del bidimensionale e del veloceIntervista a Ruggero Pierantoni, Assessore alla Cultura del Comune di Genova

La prima rappresentazione anatomico-funzionale per dar ragione della visione

binoculare

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Quando uno nuota per esempio sente comel’acqua batte sui piedi, altrimenti nell’eco-sistema ci saremmo trovati molto male,avremmo dato risposte cattive ai problemiposti dall’ecosistema, lanciare una pietratroppo lontano, oppure correre in unadirezione sbagliata.Ci vuole una visione precisa della rispostache la macchina dà allo stimolo proposto. Iosono di fronte ad un buco, devo saltarlo edevo capire ad un certo livello, e non sapreiquale, che cosa mi aspetto dalla mia macchina.Oggi si muore, più che di afta epizotica ealtre cose strane, sulle strade per errori divalutazione della macchina, perché siamouna macchina dentro una macchina econosciamo molto meglio la macchina fuoriche non la macchina dentro. Conosco beneil mio pezzo di ferro ma per quanto riguardal’interfacciamento piede e pedale, conoscomeno la mia parte che quella esterna.Gli astronauti sono grandi uomini o donne,perché hanno imparato un continuo fluidotra la macchina e il proprio corpo. Questocredo che sia il risultato delle grandi scuoleper i cosmonauti, sia sovietiche che americane.Quando c’era l’attacco del MIR, come mi haraccontato uno dei protagonisti, l’approcciodel modulo si vedeva da dentro sullo schermo.Questo schermo era diviso in due compo-nenti, una linguistica, cioè numeri che davanola distanza in forma digitale, in questo casodal modulo in approccio per il docking, el’altra con l’immagine analogica televisiva.Quello che questo giovane uomo russososteneva era la difficoltà di tenere a badadue registri, il registro numerico e il registroanalogico. È un esempio di occhi antichissimimessi alla prova, forse al di sopra delle loropossibilità.

Si potrebbero trarre delle conseguenze peruna educazione ad un uso competentedell’occhio anche nell’ambito di una edu-cazione ambientale? Ha un senso cercare disensibilizzare, educare ad un uso compe-tente della vista?

Questa è la parte più triste della nostraconversazione. Abbiamo di fronte a noi unamacchina internazionale veramente globale,incontrollabile, che è la televisione. Quindiil problema è proprio quello del disastroecologico interno. Non parlo di quelloesterno, che è spaventoso, basta vedere alcunefoto dell’Amazzonia. Per quella che è ladevastazione ecologica interna, le faccio unesempio banale. In Italia e non solo,recentemente c’è stata la trasmissione televisiva“Grande fratello”. Sono state utilizzate circa18 milioni di ore di osservazione per questoprogramma che è durato circa tre mesi. Èstato visto da molte persone, ha avuto moltosuccesso, milioni di italiani hanno visto dellagente in maglietta che parlava a un pappagallo.In 18 milioni di ore si fa una città, si fa unporto, si cambia il mondo. Forse la piramide

di Cheope è costata meno.

Qual è il rapporto tra bellezza e compatibilitàambientale? Il piacere estetico può essere unaforza produttiva per la conversione ecologica?

Direi che l’estetica è sempre stata una forzaproduttiva. Ogni oggetto di un certo livelloestetico è costato di più di un altro oggettoa basso livello estetico, non soltanto comequantità di ore di lavoro. Prenda una freccialavorata fino all’estrema punta, con tuttaquesta scagliatura è costata sicuramente moltepiù ore di lavoro di una freccia fatta male. Eprobabilmente funzionava meglio, ammazzavameglio l’animale, penetrando più a fondo.Quindi è esistito sempre un rapporto direttofra costo e bellezza. La bellezza artificialeintendo, non quella naturale, perché ungirasole mi costa quanto un tulipano. Rimaneil fatto che la bellezza è sempre costata perchéè stata un impegno superiore alle necessità,quindi Giotto è costato molti soldi come ècostato molti soldi Michelangelo nella Sistina,come è costata la Tour Eiffel. Pensiamo allascanalatura delle colonne partenoniche. Lascanalatura di queste colonne con la precisionemillimetrica che sappiamo, deve essere costataalmeno il 10 % della spesa totale del Parte-none. Il governo Pericleo ha deciso di spenderemolti soldi, in termini di manodopera, lavoro,di ritardo della consegna del manufatto perchési attribuiva grande importanza a cosa, allavibrazione della luce su un fusto di colonna?Guardi che è curioso.

Quindi ripeto, il piacere estetico può essereuna forza produttiva per un rapporto creativoe costruttivo con la natura?

Ho la sensazione che sia perduta l’occasione,cioè che le competenze materiali, la capacitàdell’artigiano o anche del grande produttoresu scala artigiana, siano morte per sempre,almeno per adesso.

L’ecosistema è interessante perché la suadettagliatura è infinita. Lei prende la foresta,va bene, poi prende l’albero della foresta vasempre bene esteticamente, poi prende ilramo, va sempre bene, poi prende la fogliava sempre bene, poi prende la forma dellafoglia va sempre bene, le venature della fogliasono sempre esteticamente corrette, e vaavanti così fino alla molecola di clorofilla.C’è una sorta di continuum estetico.Nella competenza umana forse fino all’iniziodell’interesse per il mondo molecolare, cioèall’inizio del ‘900, c’è stata una competenzafenomenologica. Per cui chi tagliava la pietrariconosceva la montagna, poi riconosceva iltipo di pietra, poi riconosceva il blocco, poil’essenza del blocco, poi ci faceva dentro lascultura. Michelangelo, sappiamo, viveva edormiva sulle Alpi Apuane per scegliere iblocchi e chi lavorava intorno a lui sapevatutta la storia del blocco oppure della pietra,oppure degli stucchi o delle lacche o deicristalli. Forse con la fine dell’800 questecompetenze materiche si sono sciolte si sonocominciati a produrre materiali artificiali,più economici, più semplici, più trasportabili,più leggeri, più affidabili, e qui è venuto ilmomento della frattura, in cui non si puòpiù tornare in dietro perché oggi non c’è piùnessuno in grado di fare una foglia,l’equivalente culturale di una foglia, perquanto riguarda la complessità e ladettagliatura dell’oggetto.

Ha pubblicato:Riconoscere e comunicare, Bollati BoringhieriL’occhio e l’idea. Storia e fisiologia del visione,Bollati BoringhieriForma fluens, Bollati BoringhieriSegesta, domani, Bollati BoringhieriMonologo sulle stelle, Bollati BoringhieriLa trottola di Prometeo, LaterzaVerità a bassissima definizione, Einaudi

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Parigi 1889, foto di Roger-Viollet

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Giornaledella Fiera delleUtopie Concrete

La vista è, probabilmente, l’organo di sensoche permette più di ogni altro di acquisireinformazioni dall’ambiente esterno, oltreche il più complesso. Ma non tutti glianimali sono dotati di organi della vista ecomunque questi organi non funzionano,in tutti quelli che li possiedono, allo stessomodo.Infatti solo gli animali che sono a contattocon fonti di luce hanno sviluppato questosenso, che è diventato particolarmenterilevante per quegli animali che svolgonovita diurna o, quantomeno, crepuscolare.Così per animali degli abissi marini o chevivono nelle grotte o comunque in ambientiin cui ostacoli o barriere riducono ilpassaggio di segnali luminosi, la vista o èassente o svolge un ruolo marginale, salvoil caso di quegli animali che sono in gradodi produrre segnali luminosi, come lelucciole, alcune meduse e pesci marini.Ma la vista, organo complesso, comeabbiamo detto, assume un ruolo rilevantenegli animali superiori come gli uccelli edi mammiferi. Tra questi ultimi è interessanteconsiderare la sua evoluzione nel grupposistematico al quale appartiene anche laspecie umana: i Primati.In questo gruppo le forme più primitive sievolvono a partire da piccoli mammiferiinsettivori, simili alla talpa, spesso notturni,per i quali l’organo della vista non èparticolarmente importante. Ma già alcuneproscimmie, che cercano il cibo, cioè gliinsetti, sugli alberi e svolgono vitacrepuscolare, sviluppano grandi occhi perpoter captare la poca luce disponibile e permuoversi ‘a vista’ sugli alberi, senza rischidi pericolose cadute. Questo adattamento,occhi grandi che occupano gran parte dellafaccia, si associa ad un’altra modificazione:gli occhi da laterali, come nei roditori,divengono tendenzialmente frontali. Questacaratteristica diviene particolarmenterilevante nelle scimmie vere e proprie, che,abbandonata la vita crepuscolare o notturna,divengono abili arboricole diurne.Osservando infatti le scimmie più evolutevediamo che il naso è ridotto e gli occhisono grandi e anteriori: questo particolarepermette ai due occhi di guardare, a riposoo osservando qualcosa all’infinito, secondoassi paralleli, mentre, quando vengonomessi a fuoco oggetti abbastanza vicini, gliocchi convergono verso il punto diosservazione. Questa capacità di mettere afuoco secondo assi convergenti non èpossibile negli animali con occhi laterali,che controllano un ampio territorio,utilizzando indipendentemente i due occhi:ma in tal modo alcuni animali erbivori che,potendo in territori aperti essere facile predadi carnivori, sviluppano una visione a quasi

360 gradi. Nei predatori gli occhi, purlaterali, sono invece parzialmenteindipendenti, con possibilità di visioneconvergente per sovrapposiz ionedell’immagine dei due occhi solo nella parteanteriore del campo visivo. Ma nellescimmie e nell’uomo gran parte della visioneè il risultato della sovrapposizione dei campivisivi dei due occhi: in tal modo si ottieneuna vis ione ‘stereoscopica’ , c ioètridimensionale, anche se spazia solo a 180gradi, comprese le parti periferiche delcampo visivo, dotate di minor acutezza eprive di profondità. Questa posizione degliocchi nella faccia è associata ad una modificaanatomica e fisiologica dei nervi ottici chepartono da ciascun occhio: anzichétrasportare le informazioni di un soloocchio, ognuno dei due nervi è, dopo unpunto di incrocio, costituito da fibreprovenienti parte da uno e parte dall’altroocchio, garantendo la formazione nell’areadel cervello, dove le informazioni visivevengono elaborate, di una immagineottenuta per sovrapposizione di due distintipunti di osservazione. In questo modoscimmie e uomini vedono ‘in rilievo’, ciòche permette una accurata stima delledistanze tra punti relativamente vicini: sitratta di una capacità di telemetria,fondamentale per animali che vivono suglialberi e devono valutare le distanze primadi fare un salto tra un ramo e l’altro, perevitare di cadere.La intensa luce diurna ha permessoun’ulteriore evoluzione nelle scimmie, siain quelle arboricole che in quelle adattatealla savana: grazie a particolari corpuscolidella retina, chiamati coni, sono in gradodi distinguere i diversi colori, mentre glianimali notturni e crepuscolari hanno unavisione in bianco e nero. La visione deicolori permette di distinguere le foglie daifiori e dai frutti, che costituiscono una delleprincipali fonti di cibo oltre che per questianimali anche per molti ominidi del passatoe per lo stesso uomo moderno, almeno finoa quando è stato un cacciatore/raccoglitoredi bacche e frutti (prima cioè di diventareallevatore di animali e agricoltore).Molti antropologi ritengono che grazie allosviluppo della vista l’uomo, nel corso dellasua evoluzione, ha potuto immagazzinaregrandi quantità di informazioni sull’am-biente esterno e, conseguentemente, questoha portato allo sviluppo di idonee strutturedel sistema nervoso per memorizzare edelaborare queste informazioni.Una vista ben sviluppata permette aglianimali di utilizzare messaggi visivi percomunicare tra loro: nelle scimmie sonomolto importanti alcuni gesti e com-portamenti che i membri del gruppo fanno

vedere agli altri: si tratta di segnali, a secondadei casi, di aggressività, di comando, disottomissione, di corteggiamento, di dispo-nibilità all’accoppiamento ecc.Nell’uomo questi segnali hanno perso diimportanza, in conseguenza del nettosopravvento che ha assunto, nei sistemi dicomunicazione, il linguaggio; tuttavia nonsi deve credere che gestualità corporea emimica facciale non abbiano alcun ruolonei rapporti tra persone. Questi messaggi,per noi abbastanza primitivi e percepiti inmodo poco cosciente, sono alla base dellesensazioni che proviamo nei confronti dinostri interlocutori: quando qualcuno ciracconta o ci dichiara qualcosa, siamoportati a ritenerlo più o meno credibile aseconda che la sua gestualità o la sua mimicasiano più o meno coerenti con il suoracconto o le sue dichiarazioni.Nel corso della sua storia recente l’uomonon ha più avuto evoluzioni significativedei suoi organi di senso, ma grazie aglisviluppi culturali e scientifici, ha elaboratoprotesi per potenziarli. In particolarel’organo della vista è quello che più hafruito di queste protesi, non solo pereliminare difetti quali miopia, presbitismoe astigmatismo, ma soprattutto perpotenziarlo. Così è stato possibile ingrandireoggetti con delle lenti, vedere oggetti eorganismi molto piccoli con il microscopioo avvicinare oggetti lontani con il can-nocchiale ed il telescopio e, con opportuniaccorgimenti, abbiamo esteso la nostravisione a fonti infrarosse o ultraviolette.Ma, grazie alla moderna tecnologia,abbiamo anche inventato strumenti ingrado di funzionare come i nostri occhi,permettendoci di acquisire nuovi modi permemorizzare informazioni visive: dallamacchina fotografica, alla cinepresa, finoalla telecamera. Collegando questiapparecchi con i moderni sistemi ditelecomunicazione è stato possibile vedereben al di là dell’orizzonte dei nostri occhi:la televisione ci permette di vedere ad untempo luoghi diversi e distanti da noi. Eadesso la rete telematica ci permette divedere, quasi spiare, dappertutto.Ma il nostro cervello e la nostra mente sonostati in grado di evolversi di pari passo conla tecnica?Ovvero siamo in grado di distinguere seciò che le estensioni tecnologiche dei nostriocchi ci fanno vedere è reale o virtuale? Equal è la ‘visione’ del mondo dell’uomotecnologico rispetto a quella degli uominidel recente passato? Siamo ancora in gradodi ‘vedere’ la nostra natura biologica?

LA VISTAdi Gianni Tamino

professore di biologia all’Università di Padova

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segue da pag.1La costruzione del mondo tramitel’intelligenza visivaL’aspetto costruttivo della vista non si intendein senso figurativo. Aprire gli occhi efocalizzare un oggetto non è “vedere”, anchese nella vita quotidiana con questa bugiapedagogica ci accontentiamo di un processopassivo di percezione. Già le illusioni visivepiù semplici ci tolgono la falsa certezza chela nostra vista sia semplicemente un riflessodel mondo lì “fuori”. Tutto quello che ci sipresenta come percezione visiva èrigorosamente e in ogni momento unacostruzione. Una costruzione di cui solo negliultimi decenni, con i grandi progressi dellaneurologia, abbiamo cominciato a capire iprincipi di base che sono quasi tutti inconsci.L’intelligenza visiva utilizza circa la metà dellaneo-corteccia per costruire i parametri dellavista come la profondità, la distinzione trafigura e sfondo (vedi il calice di Rubin) o lefonti di luce (la teglia di muffin).Le illusioni visive ci serviranno come puntodi partenza per esplorare le nostre abitudinidi vedere la natura e di vedere l’altro.

“Arancia blu”, impoverimento e arricchimentodella vistaIl discorso sul l’ impoverimento edarricchimento dei sensi che ha accompagnatotutto il ciclo della Fiera delle Utopie Concretea questo punto sembra dissociarsi quasicompletamente dagli stimoli sensoriali chel’occhio percepisce a favore della generazionedelle immagini e dell’immaginazione comestrumento di conoscenza. Ma anche se lavista non si svolge nell’occhio ma nel cervello,rimane la domanda della qualità specifica diquesto diluvio contemporaneo d’immaginiprefabbricate che colpiscono la nostra retina.Non può essere la qualità di queste immagini,che sempre di più si presentano sotto formadi 600 per 800 pixel su un monitor di uncomputer o lo schermo di un televisore. È lapura quantità di stimoli visivi a caratterizzarela nostra epoca? O la loro estensione dallenano-sfere del microscopio elettronico aimega-telescopi che cercano l’universo,presentandoci nel micro - e nel macroscopicoimmagini che nessuna generazione umanaha mai visto prima?I primi uomini che guardarono alla fine degliAnni Sessanta la terra da un altro corpo celestenell’infinità dello spazio la descrissero alcontrollo di base come una “Arancia blu”.Un’immagine forte di decentramento radicaledella posizione del homo sapiens nel cosmo,che ha cambiato definitivamente la nostravisione di una terra finita, fragile, questa“One World” che va gestita con cura e cautelaper lasciarla in buone condizioni ai nostriposteri. Nel contempo, come ci spiega

Wolfgang Sachs, quest’immagine di “OneWorld” ha avuto una funzione molto ambiguanel cancellare i confini nazionali e culturaliche continuano anche nell’era dellaglobalizzazione, nel separare i paesi ricchi daipaesi poveri, quelli che sono in gran parteresponsabili per la crisi ecologica da quelliche soffrono la gran parte degli effetti.

L’occhio interno e l’immaginazione comestrumento di conoscenzaLa capacità costruttiva della nostra fantasiavisiva si attiva solo in parte attraverso stimolivisivi. Anzi. Calvino insiste nelle sue lezioniAmericane sulla “Visibilità” che 80% delvisto non ha bisogno dell’occhio e si chiede:da dove “piovono” le immagini nella fantasia?Il che è equivalente alla domanda sulla nascitadell’immaginario che configura la percezionedel mondo di ognuno di noi. O almeno diquella parte che non segue l’intenzionalitàdel pensiero discorsivo ma della generazionespontanea dell’immagine. Le associazionid’immagini, dice Calvino, sono il sistemapiù veloce di scegliere tra le infinite formedel possibile e dell’impossibile, mettendo afuoco visioni a occhi chiusi. Si trovano lì leradici delle utopie.L’immaginario di un mondo più grande dinoi, l’immaginazione come “comunicazionecon l’anima del mondo” (Calvino) è elementocostitutivo e fondamentale della sensibilitàecologica e obiettivo centrale di ognieducazione ambientale. Dovrei esserecontento, ricorda il poeta David Ignatow ase stesso, di guardare una montagna per quelloche è, e non come un commento sulla miavita. Imparare a guardare lo spazio e il tempo“con il cielo negli occhi” (Franco Lorenzoni),stabilire un rapporto semplice, diretto eimmediato con la natura e con gli elementiè l’unica strada per salvare la base naturaledella vita umana su questo pianeta.Fin quando la foresta tropicale verrà ridottaa una “risorsa” di biodiversità e a “bacino”per le emissioni di CO2, la salvaguardia delclima sarà un’impresa disperata. Fin quandoil paesaggio di oliveti in Toscana ed Umbriadeve “meritarsi” la sua bellezza in termini diritorno dell’industria turistica nel PIL dellaregione, la sua distruzione pezzo per pezzo ègarantita perché ogni singolo intervento dimonotonizzazione e cementificazione sigiustificherà per il bene economico immediatoche comporterà e il sacrificio di bellezzanaturale sarà il “male minore”.

La trasformazione di natura in paesaggioIl “paesaggio” nasce alle soglie tra il medioevoe il tempo moderno con lo sguardo di chi sigode la vista di un pezzo della natura per ilproprio piacere estetico. Questo atto diosservazione presuppone una distanza dallanatura, di essere liberi dalla lotta quotidianache strappa alla terra i mezzi di sussistenza.I contadini non fanno le passeggiate. Con lanascita delle corti nobiliari dell’assolutismoprima e con l’urbanizzazione poi si sviluppalo sguardo che vede i campi e le foreste, iprati e i villaggi dalla distanza, come paesaggioappunto.Una visione idilliaca che contrappone la vitacomplessa lontana dai ritmi naturali a una“prima natura”.

Questa dicotomia si estende fino ad oggiquando il 6% del territorio nazionale vienesottoposto a particolari vincoli paesaggisticimentre il rimanente 94% continua a subireinterventi pesanti sotto forma di cemen-tificazione per strade e edifici, di discariche,di cave e di altre opere che sigillano la terra,distruggono la connettività ecologica delterritorio e contribuiscono all’inquinamentodel suolo, delle acque e della terra. Fino ache punto riescono le valutazioni di impattoambientale a contrastare questa subdoladistruzione del territorio? Come riconciliarecriteri estetici e criteri ecologici nella politicadel paesaggio? Non tutti i paesaggi chepiacciono sono anche ecologicamente intatti.E come valutare, quando l’orizzonte vieneinterrotto da supporti per impianti eolici di150 metri di altezza che cambiano in modoincisivo la vista del paesaggio?E peggio: troppo spesso in nome dell’attrattivaturistica vengono distrutti elementi importantidell’eco-sistema di una zona.E come valutare, quando l’orizzonte vieneinterrotto da supporti per impianti eolici di150 metri di altezza che cambiano in modoincisivo la vista del paesaggio?

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Giornaledella Fiera delleUtopie Concrete

CITTADINO E PROVINCIAAgenzia Quotidiana di Informazione

Reg. Trib. di Perugia n. 385 del 23.10.1981Direttore Responsabile: Alberto Giovagnoni

FIERA DELLE UTOPIE CONCRETE

La Fiera delle Utopie Concrete è promossadall’Agenzia Fiera delle Utopie Concrete, istituitadal Comune di Città di Castello, dalla Provinciadi Perugia e dalla Regione Umbria. L’Agenzia,che è affiancata per l’elaborazione e realizzazionedel programma dall’Associazione Fiera delleUtopie Concrete, è guidata da un Consiglio diamministrazione di cui fanno parte rappresentantidella Provincia, della Regione, del Comune, delleassociazioni ambientaliste e dell’associazione Fieradelle Utopie Concrete. Coordinatore della Fieraè Karl-Ludwig Schibel.

Per informazioni, iscrizioni e copie del giornale:Agenzia Fiera delle Utopie Concrete

Via G. Marconi, 8 - 06012 Città di Castello PGtel. e fax 0758.554.321

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Questo numero del giornale, è stato realizzatodall’Associazione Fiera delle Utopie Concrete.

Impaginazione: Ideazioni Stampa: Eurolito

Il vaso e i due visi di Rubin

L’illusione di Müller-Lyer

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Funzione, compatibilità ecologica e bellezzaLa bellezza, il senso estetico – che funzionehanno in tutto ciò? Il nostro senso di bellezzaè il risultato di un’evoluzione naturale, ilprodotto più avanzato di uno sviluppo dellavita di circa due miliardi di anni. Questasensibilità si è sviluppata di pari passo con lanascita e l’evoluzione di una grande ricchezzadi forme e colori di vita. La storia naturaledel nostro senso di bellezza potrebbe renderlouna forza produttiva per la conversioneecologica?Le soluzioni belle sono anche ecologiche?Probabilmente non è vero. L’architetturacontemporanea con le sue orge di vetro eacciaio riflette l’arroganza e la delusione dellafattibilità di poter costruire contro la natura.Ma senza dubbio alcune di queste opere sonodi grande bellezza.Le soluzioni ecologiche sono anche belle? Setra gli obiettivi del design vi è che oggetti oimpianti siano durevoli, riparabili ed efficaci,se vengono ideati e realizzati in modo consono

alla natura, molto probabilmente sono anchebelle, come dimostra l’architettura ecologicao le “living machines” di John e Nancy Todd.L’argomento quindi dovrebbe essere chel’ecodesign tragga la sua forza dall’unione tracompatibilità ecologica e bellezza. Un oggettoche già è stato pensato come rifiuto, appenache è stato messo in uso (usa e getta), soffredi questo difetto fin dall’inizio.

Vedersi negli occhi degli altriForse era Adam Smith che per la prima voltaha insistito in modo così assoluto chediventiamo uomini solo tramite lo sguardoche rivolgiamo uno sull’altro. E secondo Smithcorrisponde a questo fatto antropologico anchela nostra sensazione soggettiva. Si potrebbepensare che lui abbia anticipato “Big Brother”e il culto degli infiniti gridi di “io, io” nei talkshow televisivi quando afferma che la speranzapiù piacevole e il desiderio più bruciante dellanatura umana sono che gli altri si accorganodi noi.Lo sguardo che riconosce, afferma il nostroessere umani e quello che facciamo e come cipresentiamo serve innanzi tutto per attirarlo.Questo sguardo invece, che ci afferma e conil quale noi affermiamo gli altri ha le sue regolenel costruirsi delle immagini di rispetto, dinegazione o di aggressione e distruzione. Qualisono i segnali, che registriamo in gran parteinconsciamente, che elaboriamo in modoaltrettanto incoscio in giudizi sulle personeche ci si presentano nella vita quotidiana?Come funzionano questi processi che infrazioni di secondi ci fanno decidere di comevedere l’altra persona, se affermarla o ignorarla?Lo sguardo che riconosce, afferma il nostroessere umani, e se non si riesce a catturarlo insenso positivo, troppo spesso divental’aggressione e la distruzione la stradadell’affermazione individuale e collettiva.L’umiliazione, l’aggressione, la distruzionedanno un senso di affermazione nellasottomissione dell’altra persona. Lo sguardo

della violenza, come costruisce l’immaginedell’altro per poterlo umiliare, abusare,perseguitare e uccidere? E come si ferma questaperversione di voler affermare il proprio valoretramite l’umiliazione e la distruzione di unaltro essere vivente?

L’immaginazione ecologica e la bellezzaL’occhio è la finestra dell’immaginazioneecologica. Un’occhio che dovrà essere resosensibile per non ignorare la bruttezza e lamonotonia, per non fuggire verso spazi idilliacipresunti o veri e per non affermasi tramitel’aggressione verso la natura e verso gli altri.Un occhio che si gode la vista, che fa nascerele visioni, ben consapevole del principio direaltà. Un occhio che guarda sempre di nuovo,senza rassegnazione con il coraggio di fare lestesse domande – di nuovo, di nuovo e dinuovo. Domande che oggi più che altronascono proprio dai discorsi che dellasostenibilità fanno un luogo comune e delladiversità una formula vuota.Abbiamo sempre insistito – e giustamente così– che della conversione ecologica possiamosolo indicare dei sentieri, senza poter dire concertezza quali saranno i risultati precisi delprocesso della grande trasformazione checerchiamo. La conversione ecologica creeràlavoro? Sicuramente creerà lavori nuovi e forsenon ci mancheranno quelli che distruggerà.Una società sostenibile può garantire la paritàdei servizi ai quali siamo abituati nei paesiricchi? Speriamo. E poi forse ad alcuni di questiservizi rinunceremo con piacere. Una societàecologica sarà più bella? Questo però di sicuro!E proprio nella nostra società moderna dovela vista ha un ruolo talmente centrale, dove illavoro estetico predomina sulla produzionenel senso stretto, va insistito anche versol’esercito ecotecnocratico in crescita chel’ecologico è bello. O ecologico non è.

Karl-Ludwig Schibel

UTOPIE CONCRETE marzo 20018

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L'incontro annuale “euromediterraneo” rimanel'appuntamento centrale della FondazioneAlexander Langer ed è insieme un'occasione discambio per amici, sostenitori, testimoni delnostro tempo, giovani e meno giovani studiosi.Anche l'edizione 2001 di “euromediterranea”,che si svolgerà per un'intera settimana dal 1 all'8luglio, vedrà l'interazione e la collaborazione dinumerose associazioni (Carambolage, Filmclub,Bz1999, Abas, Donne Nissà, Mardi Gras, ecc)e l'utilizzo di diversi linguaggi espressivi (parole,cinema, documentari, musica, teatro, mostre,festa e convivialità) che consentirà, nonostantela complessità dei contenuti, un forte coin-volgimento e partecipazione della cittadinanza.La manifestazione sarà anche quest'annosuddivisa in due sezioni principali: una parte diformazione seminariale, riservata a 50 giovanidi diversa nazionalità e lingua, che saranno perl'intero periodo ospiti della Fondazione; unaparte più convegnistica aperta al pubblico. Laparte seminariale, che coprirà le intere mattinatee si svolgerà in quattro lingue (tedesco, italiano,inglese, francese) è ideata e diretta da quattrogiovani ricercatori (Vincenzo Franco, EmanuelaFronza, Andrea Lollini, Amedeo Pallotta) apartire da un'idea di Amedeo Postiglione,presidente di Cassazione e promotore di unaCorte internazionale per l'Ambiente pressol'ONU.

Oltre ad un'ampia introduzione sui fondamentidel diritto ambientale (e del suo rapporto conil diritto internazionale di cui si è parlato ancheal recente vertice di Nizza), il seminario affronteràil tema del “reato ambientale”, una questioneproblematica, soprattutto quando si riferisce aresponsabilità di difficile identificazione e dilivello sovranazionale.La parte conclusiva e centrale del seminario sifonderà su una simulazione di processo penale(con tanto di giudici, avvocati, periti, parti civili,addetti stampa), volto ad accertare, edeventualmente a sanzionare, l'esistenza di unao più responsabili della crescita di malattietumorali che sembrano derivare da un costanteaumento del traffico di transito nelle valli alpine.Nella parte pubblica gli incontri euro-mediterranei riprenderanno il tema della “difficilearte della convivenza” che aveva caratterizzatola precedente edizione. Ma invece che prenderespunto dalla situazione di paesi apparentementelontani, come Algeria, Rwanda, Kosovo, Bosnia,Serbia, Cecenia, con situazioni a noi più vicine,cresciute anzi nel cuore della nostra “civile”Europa: dal fenomeno del leghismo alpino allaHaider, Bossi e Blocher, all'etnofederalismo dellanuova destra, al dibattito sulla “Leitkultur”(”l'identità primaria”) apertosi in Germania.Movimenti che hanno in comune il tentativodi disciplinare la presenza dei “corpi estranei”

proclamando una presunta superiorità etica delleculture locali.La tematica verrà affrontata con un approcciopreminentemente culturale e un atteggiamentoproblematico.Questi in sintesi alcune delle angolature cheverranno proposte:- il tipo di conflitto che si crea e le possibilitàdi coesistenza tra le identità singole, monolitiche(etniche, religiose, politiche) e le appartenenzeplurime naturali o culturalmente acquisite;- una rilettura dei tentativi di Albert Camus,premio Nobel per la letteratura di cui è ricorsonel 2000 il quarantesimo della morte, di impedirela degenerazione della rivolta anticolonialealgerina, ancora non scontata all'inizio deglianni '50, che porterà all'espulsione dell'interapopolazione non originaria;- il racconto di un esodo, quello dall'Istria edalla Dalmazia dopo la seconda guerra mondiale,ed i suoi effetti duraturi, come parametro deimolti esodi del secolo che si è chiuso;- l'uso, in Alexander Langer, del linguaggio comestrumento di mediazione e di promozione dellaconvivenza.

Per ulteriori informazioni:email: [email protected]: 0471 97 76 91

Quante aree sono concave? E quante convesse?Gira l’immagine sottosopra e rispondi di nuovo.

Nota non tutte le ombre cambiano insieme

EUROMEDITERRANEA Edizione 2001, dal 1 all’8 luglio - Bolzano