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Notizie, documenti, rassegne, dossier su mondo cattolico e realtà religiose Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1 DCB Roma Adista Periferia Italia /5 10 DICEMBRE 2016 Anno L Suppl. al n. 6345 43 Numero speciale del settimanale Adista, pro- mosso dall’associazione Officina Adista, nel- l’ambito di “Periferia Italia: i 5 passi di un cammino da intraprendere per una democrazia inclusiva”, progetto finanziato con il contributo dell’Otto per mille della Chiesa evangelica val- dese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi). Semplicemente cristiani. Viaggio nel rapporto tra Chiesa, fede e omosessualità Con gli interventi di: Damiano Migliorini, Gianni Geraci, Andrea Rubera, Fabio Perroni, Krzysztof Charamsa e Jeannine Gramick In copertina: foto di ___GDM___! tratta da sito Flickr (www.flickr.com/photos/_gdm_)

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Notizie, documenti, rassegne, dossier su mondo cattolico e realtà religiose

Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1 DCB Roma

AdistaDirezione e Amministrazionevia Acciaioli, 7 - 00186 Roma - Tel. 06.6868692 - Fax 06.6865898 - www.adista.it - [email protected]

Adista 43

Direzione e Redazione: Ingrid Colanicchia, Eletta Cu-cuzza, Ludovica Eugenio (responsabile a norma dilegge), Claudia Fanti, Valerio Gigante, Luca Kocci,Giampaolo Petrucci.

Settimanale di informazione politica e documentazioneReg. Trib. di Roma n. 11755 del 02/10/67.

Il gruppo redazionale è collegialmente responsabiledella direzione e gestione di Adista.Stampa: Tipografia Primegraf Roma.

Soc. Coop. Adista a.r.l. Reg. Trib. Civile n. 1710/78 ec.c.i.a.a. n. 426603. Iscritta all’Albo delle cooperative n.A112445 - La testata fruisce dei contributi statali diretti(Legge 07/08/1990 n. 250). Iscrizione Roc n. 6977.Poste italiane spa - spedizione in a.p. D.L. 353/03(conv. L. 46/04) art. 1 comma 1 DCB Roma.

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Periferia Italia /510 DICEMBRE 2016

Anno LSuppl. al n. 6345

4310 DICEMBRE 2016 - Anno L - Suppl. al n. 6345

Numero speciale del settimanale Adista, pro-mosso dall’associazione Officina Adista, nel-l’ambito di “Periferia Italia: i 5 passi di uncammino da intraprendere per una democraziainclusiva”, progetto finanziato con il contributodell’Otto per mille della Chiesa evangelica val-dese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi).

Semplicemente cristiani.Viaggio nel rapporto tra Chiesa,

fede e omosessualità

Con gli interventi di:Damiano Migliorini, Gianni Geraci, Andrea Rubera, Fabio Perroni,

Krzysztof Charamsa e Jeannine GramickIn copertina: foto di ___GDM___! tratta da sito Flickr (www.flickr.com/photos/_gdm_)

L'associazione “Officina Adista” nasce nel 2012 (con il nome di Informazione equa esolidale), su impulso del collettivo redazionale di Adista, allo scopo di promuovere ini-ziative sul territorio volte all'approfondimento dei grandi temi che animano il dibattitodella società italiana: diritti civili, ambiente, migranti, modelli economici alternativi, que-stione di genere, disarmo e nonviolenza, ecumenismo e dialogo interreligioso.Convinti che la comunicazione è motore essenziale della società, abbiamo pensato didotarci di un nuovo strumento con il quale ampliare il nostro raggio di azione e intes-sere nuove relazioni con altri soggetti impegnati in tal senso sul territorio.In questi anni “Officina Adista” si è fatta promotrice di diverse iniziative – il numerospeciale che hai tra le mani è una di queste – e altre ne ha in cantiere per il futuro.Nell'anno scolastico passato, per esempio, ha curato un percorso didattico rivolto aglistudenti di alcuni istituti superiori di Roma, dal titolo: «I conflitti all’origine delle mi-grazioni». Scopri tutti i progetti su www.officinadista.it.È possibile destinare il 5 per mille ad “Officina Adista” e contribuire così al prosegui-mento dei progetti e delle attività associative.

Ulteriori informazioni:Associazione Officina Adista - via Acciaioli 7, 00186 Romatel. 06/6868692 - [email protected] - www.officinadista.it

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10 DICEMBRE 2016 • N. 432Adist

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Si chiude con questo quinto numero spe-ciale di Adista il viaggio sui diritti incom-piuti nella “Periferia Italia”, una iniziativapromossa dalla nostra associazione, Offi-cina Adista, e finanziata con il contributo

dell'8 per mille della Chiesa valdese. Storie,vicende, realtà spesso ignorate, comunque quasisempre raccontate poco o male. Il quinto ed ulti-mo numero che proponiamo ai nostri lettoririguarda il complesso rapporto tra fede e omo-sessualità. Complesso solo in virtù di una gerar-chia cattolica che ha inteso rendere quanto dipiù semplice e naturale vi possa essere – l'amo-re tra due persone – un groviglio di condanne,pronunciamenti, norme, definizioni canoniche,prassi colpevolizzanti ed escludenti.

I saggi che proponiamo raccontano invece unastoria semplice e lineare. E bella, seppure soffer-ta e a volte drammatica. Una realtà, quella dei cri-stiani Lgbt, oggi in piena crescita, dinamica, varie-gata, non priva di articolazioni interne. Persone egruppi che sollevano, pubblicamente e a benefi-cio della più vasta comunità dei credenti, il pro-blema di quanto sia ancora oggi difficile per tantepersone conciliare l’essere omosessuali e il sen-tirsi parte di una comunità in cammino, che molti(non tutti) identificano con la Chiesa cattolica. Eche, con la loro esistenza e il loro impegno, inter-pellano una gerarchia ancora incapace di com-prendere appieno la dirompente potenzialità diquesta dinamica parte della comunità ecclesialeancora in parte ai margini della vita “istituziona-le” delle parrocchie e delle diocesi.

Il numero si apre con l'introduzione di Damia-no Migliorini sul difficile equilibrio tra teologia,Magistero e pastorale nel contesto attuale, riccodi fermento ma anche di resistenze. Una Chiesache vuole avere ancora un senso nel presente enel futuro dovrà misurarsi con la storia e con lascienza, rimettendo drasticamente le mani sullapropria dottrina sessuale.

Se il saggio di Gianni Geraci ricostruisce letappe del lungo cammino di autocoscienza deigruppi cristiani Lgbt, dalle catacombe alla luceche porta verso la piena integrazione ecclesiale,Andrea Rubera approfondisce le nuove sfide cuisi sente chiamata dalle aperture di papa France-sco la comunità dei gay credenti, articolata innuove esperienze e progetti; Fabio Perroni inda-ga invece la dottrina e la prassi della Chiesa neiconfronti dell’omosessualità, evidenziando quan-to le recenti aperture del pontificato di Francesconon siano (ancora) che parole, seppure importan-ti, cui devono fare seguito cambiamenti sostan-ziali e concreti nel Magistero e nel catechismo.Krzysztof Charamsa racconta quindi, in unalunga intervista concessa in esclusiva alla nostratestata (online la versione integrale), le contrad-dizioni che attraversano il Vaticano nel suo mododi affrontare il tema dell’omosessualità nellaChiesa. Infine suor Jeannine Gramick allarga l’o-rizzonte sulla realtà statunitense, dove coraggio-si testimoni come lei stessa, padre Nugent eJohn McNeill decenni fa hanno aperto la stradaalla pastorale per le persone Lgbt, per un pienoriconoscimento dei loro carismi ecclesiali. n

L’amore conta

Presentazione

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Èsotto gli occhi ditutti, ormai, che la“questione omoses-sualità” è una dellegrandi sfide teologi-

che e pastorali della Chiesa diquesto secolo. Basti pensareall’acceso dibattito del Sinodo2014-2015 sulla famiglia, cheha visto emergere una realtàecclesiale divisa a tutti i livelli,o almeno decisamente “incammino”. È la questione,d’altro canto, che crea maggio-ri incomprensioni tra Chiesa,laici e società civile (incline alegittimare per via legislativale unioni omoaffettive), benpiù di altre, come la contracce-zione o il sacerdozio femmini-le, che avevano acuito lo scon-tro nei decenni passati.

Sugli esiti del Sinodo e isuoi silenzi è stato detto molto1:Amoris Laetitia è un testo – suquesta tematica – sostanzial-mente conservatore2, ma l’acci-dentato percorso sinodale «ciha mostrato la necessità dicontinuare ad approfondirecon libertà alcune questionidottrinali, morali, spirituali epastorali»3. L’amore omoses-suale è uno di questi, lo si vogliao no. E se non è cambiata ladottrina, è almeno cambiato ilmetodo con cui affrontare lecontroversie su alcuni temi. Ilche fa ben sperare.

Questo numero di Adistas’inserisce nella consapevo-lezza di questo nuovo atteggia-mento e in questa sfida. Nell’in-trodurlo, tratteggerò lo “statodell’arte” a livello teologico,per poi focalizzarmi sulla pa-storale. Procedo per punti.

Stato d’avanzamentoin esegesi e teologia

Se l’esegetica ha scioltobuona parte delle difficoltà lega-te all’interpretazione intransi-gente dei versetti biblici, piùcomplessa è la situazione dellasistematizzazione teologica.L’antropologia cristiana faticaancora a confrontarsi con ilconcetto di orientamento ses-suale (o.s.), ed è per questomotivo che le istanze del mondoomosessuale sono diventateun problema test per la teologiacattolica (e per la filosofia4),poiché implicano di andare alleradici dei propri dispositivi teolo-gici in morale sessuale. Senzapretendere di fare un resocontodelle questioni aperte5, è noto,ad esempio, che il conflitto conil paradigma scientifico – e laconseguente cultura sessuale– nasce dall’acquisizione mo-derna secondo cui l’o.s. nonha a che fare solo con la funzio-nalità degli organi, ma col desi-derio, un fenomeno psicologicola cui evoluzione non è intrinse-camente eterosessuale, per-ché non è orientata (primaria-mente) alla procreazione6.

Accettare l’esistenza di uno.s. che si scopre (non si sce-glie), allora, costringe a rivederein parte l’insieme delle inclinazio-ni naturali che ci permettono diindividuare i beni che rientranonella legge morale naturale. Ilfine (o bene) procreativo neces-sita o di un’interpretazione piùampia o di essere esigito solo indeterminati contesti.

La difficoltà di pensare a unosviluppo diverso da quello lineare“sesso biologico-identità di ge-nere-orientamento eterosessuale-procreazione” sta dunque allabase dell’incapacità di concepirel’esistenza di più identità ses-suali, di varianti sane della ses-sualità; e risiede in una rigida in-terpretazione teleologica, nellaquale il desiderio sessuale (equindi l’uso degli organi genitali)ha come unico fine la procrea-

zione biologica7. Ecco perché,come si diceva in apertura, oggi il“tema omosessualità” è diven-tato il punctum dolens della teolo-gia, ed è percepito dai più – aogni di livello di discussione –come “la questione” con cui laChiesa dovrà fare i conti se vorrà,finalmente, chiudere con un pas-sato di modelli teologici carichi dipregiudizi e di pre-comprensionipseudo-scientifiche, oltre che inse-rirsi in un modello democratico lai-co e liberale.

Nonostante le difficoltà teolo-giche (e disciplinari), non sonopoche ormai le proposte interneal mondo cattolico che cercanod’armonizzare le acquisizioniscientifico-culturali con la mora-le sessuale cristiana8 (anche disolida impostazione tommasia-na9). Certo, ciascuno può espri-mere le sue perplessità, masenza dubbio, pensare teologica-mente l’orientamento sessuale èil compito dell’attuale “teologiadelle sessualità”. Sforzo che sitraduce nel comprendere per-ché il disegno di Dio prevedache ci siano minoranze sessua-li (sarà necessario formulareuna fenomenologia dell’amoreomosessuale) e quale sia ilSuo progetto su tanta diversità:forse è più ampio del previsto,forse rimarrà un mistero.

Se abbiamo l’umiltà di ricono-scerlo, sarà fondamentale sonda-re se la recente teologia dell’uni-tà duale, dell’una caro, il miste-ro nuziale e la teologia della fami-glia come immagine della Trinitàsiano realmente consistenti10.La mia ipotesi è che ciascuna diesse sia valida (con non pochi ac-corgimenti!) quando è utilizzataper descrivere la bellezza diuna realtà e non – come avvieneoggi – per screditarne un’al-tra11. Le teologie che nascono“contro” qualcuno, raramentesono equilibrate. Faccio unesempio spicciolo: considerare ilmistero nuziale come un destinoall’eterosessualità riproduttiva– e considerare ogni azione che

Nuove frontiere della pastorale

e della teologia Lgbt [Damiano Migliorini]

10 DICEMBRE 2016 • N. 43 3

L’AUTORE

Filosofo e autore, insieme aBeatrice Brogliato, del libroL’amore omosessuale. Saggi dipsicoanalisi, teologia e pastora-le, Cittadella 2014

Adista

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non attui quel destino comeuna negazione del mistero-proget-to trinitario di Dio – crea dei cor-tocircuiti teologici, soprattuttoriguardo alla scelta di vivere lasessualità in forma celibataria.

Come avanzare ancora?Se la precarietà teologica

(attuale) e l’approvazione eccle-siale (futura) hanno tempi dimaturazione lunghi, quelli dellavita reale sono brevi: che fare,dunque nel frattempo? Un’opera-zione che può sembrare banale– ma non lo è affatto – è comin-ciare a conoscere questa diversi-tà: incontrandola, per speraredi comprenderla. Va bene l’i-deale, ci ricorda papa France-sco, ma questo non può render-ci ciechi di fronte alla realtà. Equest’ultima, oggi, è fatta an-che della quotidianità degliamori delle minoranze sessuali.I teologi non possono più farfinta che non esistano, pena il vi-vere in un mondo avulso daquello dei fedeli. Del resto, i ritar-di nella teologia sono dovutiproprio a un “non voler vede-re”, un “non voler incontrare”. Ec-co perché scorgo all’orizzonte –nell’era di (più) libera discus-

sione aperta da Francesco –due sfide per i cristiani Lgbt.

La prima è di contribuire al rin-novamento dottrinale: le personeomosessuali desiderano resta-re nella Chiesa, e questo prezio-so legame con l’istituzione èespresso proprio nella richiesta diriconoscimento, non di sempli-ce compassione. Le coppie cri-stiane Lgbt credono fermamenteche in una razionalità condivisapossa trovare una sistemazione(teo)logica anche il proprio amo-re; ecco perché sostengono unrinnovamento dottrinale chenon passi per l’abbandono ditutte le categorie etiche.

La seconda è quella della te-stimonianza: è il compito prima-rio di andare dai pastori delleproprie Chiese e porsi in dialogocon loro. Consapevoli che per lamaggioranza dei presbiteri, deivescovi, l’omosessualità è untema lontano, che li imbarazza eli mette in seria difficoltà pastora-le (dovuta anche allo strabismodottrinale); in pochi hanno lafortuna di parlare con credentiomosessuali che mostrino loro unpercorso di fede e di amore; e sela verità si coglie nelle relazio-ni12, non possiamo sottrarci dal

compito d’instaurarle con parre-sia e apertura di cuore. Questa èla pastorale che le personeomosessuali possono svolgerenei confronti della Chiesa13, sa-pendone accettare con pazien-za e tenerezza le lentezze.

Come alcuni autori testimonia-no nelle pagine seguenti, i cri-stiani Lgbt italiani stanno pro-muovendo ottime campagne disensibilizzazione. E bisogna ri-scontrare una nuova sensibilitàda parte dei media cattolici mode-rati; per la prima volta dopo seco-li di silenzio, il mondo dei cristia-ni Lgbt trova la possibilità di testi-moniare fiduciosamente la pro-pria esistenza, positiva in quantoesistenza, comunità di personeraccolte nel nome di Gesù. Sep-pur con delle riluttanze interne, laChiesa italiana sta trovando la for-za di mettersi in ascolto (fa par-te del suo compito, della suaessenza!) e va sostenuta inquesto cammino; i frutti di benenon tarderanno a venire.

L’approfondimento propostoda Adista va in questa direzionenarrando storie e progetti. Unincontro vivo con la diversità:gli autori testimoniano percorsimolto differenti, fatti di fatiche egioie, protesta e proposta, cedi-menti e rilanci. Ascoltiamolisenza pretendere di giudicarli,e sappiamone cogliere la buonavolontà che li ha spinti a metter-si in gioco, qui come nella vita ditutti i giorni.

Le esigenze pastoraliIn attesa di una visione teolo-

gica d’insieme è importante offri-re alle persone omosessuali,qui e ora, un realistico percorso divita (anche di coppia) cristiana –spirituale14 – conforme al benepossibile nella condizione data.Amoris Laetitia, da questo puntodi vista, dà un piccolo segnale:quando si parla di famiglia biso-gna parlare della possibilità cheal suo interno vi siano personegay. È una situazione comune, eperché tale va presa in conside-razione con una certa serenità.Un genitore che legge AL è mes-so di fronte (si “prefigura”) allapossibilità di avere un figlio (oun parente) omosessuale, e la

10 DICEMBRE 2016 • N. 434Adist

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strada indicata è una sola: acco-glienza serena prima di tutto, epoi discernimento. Riuscirà,questo, a ridurre i drammi di rifiu-to che oggi si consumano nelle fa-miglie? Ho fiducia che la rispostapossa essere affermativa. DaAL emerge che il figlio Lgbt non è(più) un lebbroso15, né una cata-strofe: è un dono di Dio che puòcompiere la sua vita cristiana.

Questa accoglienza, a livello dicomunità ecclesiale, saprà tra-dursi in azioni concrete volte asmontare cognitivamente i pre-giudizi, attraverso processi diformazione in parrocchia? Lasperanza è che la risposta sia dinuovo affermativa; sarebbe lapiù coerente con l’invito genericoall’inclusione di AL. C’è davvero unurgente bisogno di una nuova

narrazione delle minoranze ses-suali (e dei loro amori) nelleChiese, con un linguaggio e unaconcettualità che la sappia “dire”con rispetto, superando quellalatente omofobia che ancorac’impedisce un incontro sincero.È la speranza che – nonostante lenostre comunità non perderan-no mai il vizio atavico d’escludereil presunto peccatore – Gesù tor-nerà continuamente a ricordarciche «anche lui», come Zaccheo, «èfiglio di Abramo» (Lc 19,9).

Per concludere con unosguardo di contesto: oggi assistia-mo alla lenta e faticosa attua-zione della rivoluzione dolce delVangelo, riguardo alla visionedella donna, della laicità, della de-mocrazia, delle minoranze reli-giose, etniche e sessuali. Tolleran-

za, libertà e uguaglianza di di-gnità sono i Suoi frutti, che lenostre comunità stanno ora fa-cendo maturare, assieme alleenergie della società civile. Allo-ra forza, «sapete giudicare l’a-spetto della terra e del cielo, co-me mai questo tempo non sape-te giudicarlo?» (Lc 12,54-59).

Le testimonianze raccolte ciaiutano a guardare a questotempo presente, con sguardocritico, accettando “il dolce gioco”dell’imprevedibilità della diversi-tà. Per poterlo giudicare conponderatezza non c’è davverouna via migliore. Prima o poi, nesono convinto, si passerà dai si-lenzi al canto (Sal 30,13). Con co-raggio, Adista cerca di aggiunge-re qualche nota allo spartitoche si va via via componendo. n

10 DICEMBRE 2016 • N. 43 5Adist

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Note1 L. Eugenio, “Le parole che non ti ho scritto”, in Adista Notizie 38/2015; D. Migliorini, “Sinodo, sull’o-mosessualità un silenzio rumoroso”, in Micromega-online, 2015.2 Una mia più articolata analisi: “Amoris Laetitia e pastorale per le persone omosessuali”, inConfronti.net, 2016.3 Amoris Laetitia, n. 2.4 Per uno sguardo filosofico: J. Finnis e M. Nussbaum, “Is Homosexual Conduct Wrong?”, in The NewRepublic, 15\11\1993; M.J. Perry, “The Morality of Homosexual Conduct”, in Notre Dame Journal of Law41 (1995), 41-74; J. Corvino ed., Same Sex: Debating The Ethics, Rowman-Littlefield 1997; J. Corvino eM. Gallagher, Debating Same-Sex Marriage, Oxford Univ. Press 2012; E. Feser, Michael Rea OwesSwinburne An Apology, in edwardfeser.blogspot.com, 26\09\2016.5 Cf. A. Autiero, “Omosessualità: uno sguardo nuovo?”, Il Regno Doc, 32 (2015), 12-18.6 N. Bonetti, “Intervista al moralista Schockenhoff”, in Ilregno-blog.blogspot.it, 2015; X. Thévenot, “Nuovisviluppi in morale sessuale”, in Concilium 10 (1984) 3, 148-159.7 Di qui la persistenza, nella Chiesa, della promozione delle “teorie riparative” (cf. P. Rigliano et al., Curarei gay?, Cortina 2012).8 Oltre al nostro libro, qualche altro titolo: S.L. Cahill, Sesso, genere ed etica cristiana, Queriniana 2003;E. Chiavacci, “Omosessualità. Cercare ancora”, in Vivens Homo 11 (2000) 2, 423-457; K. Mertes, “Larimozione dell’omofobia nella Chiesa”, in Gionata.org, 2016; M. Vidal, Omosessualità, scienza e coscien-za, Cittadella 1983; V. Tombolato, Omosessualità. Un oggettivo disordine morale?, Brigo 2008; C. Demur eD. Müller, L’omosessualità. Un dialogo teologico, Claudiana 1995; J. Gafo, Omosessualità, un dibattito aper-to, Cittadella 2000; Aa.Vv., “Le omosessualità”, in Concilium 1 (2008), 13-147; G. Piana, Omosessualità.Una proposta etica, Cittadella 2010; G. Robinson, Le strade dell’amore, Piagge 2015; T. Salzman e M.Lawler, The Sexual Person, Georgetown Univ. Press 2008; M. Farley, Just Love, Bloomsbury 2006; P.Gamberini, “Coppie omosessuali”, in Il Regno Attualità 2 (2015) pp. 129-13. Più dirompente: M. Althaus-Reid, Il Dio Queer, Claudiana 2014.9 A. Oliva, L’amicizia più grande, Nerbini 2015.10 Tra le poche voci critiche, segnalo: S. A. Ross, “The Bride of Christ and the Church Body Politic”, inVerifiche 42 (2013) 1-3, 215-230.11 Mi sembra questo il vizio di fondo, ad es., di S. Belardinelli e L. Melina (eds.), Amare nella differenza,Cantagalli 2012; cf.: S. Girgis et al., “Che cos’è il matrimonio?”, Vita&Pensiero 2015.12 Consiglio: G. Findlay, “Wolterstorff Says ‘Yes’ To Same-Sex Marriage”, 2016, in www.calvin.edu.13 Ho proposto questa prospettiva al IV Forum dei Cristiani Lgbt (Cf. “Omosessualità. Pensare e sogna-re una pastorale per la Chiesa”, 2016, in Gionata.org). È il messaggio anche del documento finale, “Incammino nella Chiesa” (Gionata.org, 6 nov. 2016).14 J. McNeill, Scommettere su Dio. Teologia della liberazione omosessuale, Sonda 1994; F. Barbero et Al.,Il posto dell’altro, La Meridiana 2000; J. Gramick e R. Nugent, Anime gay, Ed. Riuniti 2003; J. Alison, Fedeoltre il risentimento, Transeuropa 2007; Lorenzetti e Rossi in Presbyteri 30 (1996) 2; rimando alla partepastorale del nostro libro (pp. 347-408).15 L. Ciotti, “I ‘nuovi’ lebbrosi”, in Aa.Vv., Francesco un “pazzo” da slegare, Cittadella 1983, 243-259.

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Le origini: Ferruccio CastellanoTra il 13 e il 15 giugno del

1980 si tenne nel centro ecume-nico di Agape (una struttura dellaChiesa Evangelica Valdese chesi trova in provincia di Torino) il pri-mo campo su Fede e omoses-sualità: era il risultato di un pazien-te lavoro di preparazione che donFranco Barbero1 e Ferruccio Castel-lano2 avevano portato avanti dopoche si erano conosciuti nel1977. Ecco il ricordo di don Barbe-ro: «Era il 1977 quando ebbi la for-tuna di conoscere Ferruccio Castel-lano, un giovane omosessualecredente che spesso mi raggiunge-va in macchina da Torino. Con luinacque una comunicazione in-tensa. Avevamo, in verità, un’i-dea “folle”: perché non organizza-re un convegno nazionale su fedee omosessualità? Ma i primi con-tatti ci diedero solo un ritorno dibocche cucite e di porte chiuse.Una sera dell’estate 1979 salim-mo ad Agape e presentammo alpastore Eugenio Rivoir, allora diret-tore del Centro Ecumenico diAgape, la nostra proposta. Tranoi fu subito intesa»3.

Un articolo scritto da FerruccioCastellano permette di rivivere il cli-ma di quel primo incontro: «Prega-no. Fanno la comunione e fanno al-l'amore con grande disinvoltura, masoprattutto (…) rifiutano la pub-blicità e mandano a casa i giorna-listi saliti fin lassù (...). “Non si ètrattato di un congresso – precisauno degli animatori – ma di tregiorni di riflessione, di confronto, digayezza”. Difficoltà con la gerar-chia? “A noi interessa più il Vange-lo che il papa”, risponde secco. Altermine dell'incontro è venuta

una proposta concreta anche dal-la Chiesa: le Comunità cristiane diBase hanno deciso di aprire leporte ai gay. Inoltre, è stato appro-vato all'unanimità un appello nelquale si chiede “che le Chiesecristiane alzino la loro voce controle quotidiane violenze che si com-piono contro gli omosessuali”»4.

Anche se era rimasto delusodall’esperienza di questo primocampo5, Castellano continuò ilsuo lavoro pubblicando, nel1981, il libro Essere omoses-suali6 e partecipando, nel1982, a un convegno organizza-to dalla Cittadella di Assisi. Pur-troppo la visibilità come omo-sessuale ebbe pesanti conse-guenze sulla sua vita: la societàper cui lavorava iniziò contro di luiun’azione di mobbing che lo co-strinse alle dimissioni. Rientratoal suo paese dopo la morte del-la madre, trovò un posto di inse-gnante in una scuola cattolicache però, quando la notizia dellasua omosessualità si diffuse,gli comunicò la decisione dinon rinnovargli più il contratto.Schiacciato dalla solitudine edalle difficoltà, Ferruccio si tolsela vita il 16 settembre 19837.

I primi gruppiLa nascita del Guado, il primo

gruppo di omosessuali credentiitaliano, è descritta così da donDomenico Pezzini8: «Tutto comin-ciò, per me, con una lettera invia-ta a Rocca da Giovanni Dall’Ortoalla fine del ’79, dove si poneva intermini acuti e sofferti il problemadell’impossibile conciliazione tral’essere cristiano e l’essereomosessuale. Risposi a quellalettera per dire sostanzialmenteche, secondo me, l’adesione alVangelo non costringeva l’omo-sessuale ad aver vergogna dellasua natura, ma poteva costituireper lui una possibilità per viverlaanche meglio. Giovanni mi scris-se, mi invitò a un incontro a Mila-no con altra gente che aveva rispo-sto alla sua lettera: la sede era ilFuori, la data il 24 febbraio del

1980. (…). Tornato dalle vacanzealla fine di agosto trovai una sualettera con unito l’elenco deipartecipanti al campo di Agape: misegnalava che un bel numeroera di Milano e mi proponeva di fa-re “qualcosa” cercando di contat-tare discretamente le persone.Decisi di accogliere il suggeri-mento. Fu così che il 20 dicembredel 1980 ci trovammo nella casadi uno di noi: eravamo in sei e il ri-sultato dell’incontro fu la volontàcomune di incontrarci regolar-mente una volta al mese. Na-sceva così a Milano quello che og-gi è il Gruppo del Guado»9.

La finalità principale degli in-contri mensili era quella di aiutarele persone a maturare una fedeadulta, capace di spingerle a farele loro scelte secondo coscien-za, senza trascurare le esigenze diautenticità e di rispetto per l’altro,che vengono sottolineate nelVangelo. Insieme venivano organiz-zati dei ritiri per coinvolgere anchepersone lontane che non poteva-no partecipare agli incontri.

Quando, nel 1984, don Pezzi-ni lasciò il Guado, i gruppi italia-ni presero due strade diverse:quelli nati nei primi anni ottanta10

seguirono la direzione indicata daFerruccio Castellano, mentrequelli man mano fondati da donPezzini11 cercaronodi offrire alesbiche e gay un ambiente pro-tetto per aiutarli a riconciliarsicon la propria biografia.

Aids, carità, visibilitàIn realtà, in quegli anni, erano

pochissime le persone omoses-suali credenti che avevano il corag-gio di esporsi. Tra queste va ricor-dato Gianluigi Giudici, portiered’albergo a Mestre approdato al-la Chiesa valdese che, con l’aiutodi alcuni volontari del gruppo Incon-tro di Padova (di cui era uno deifondatori), aveva creato una casafamiglia in cui i malati di Aids ve-nivano aiutati ad affrontare le fasipiù difficili della loro malattia.

La maggioranza di chi parteci-pava alle attività dei gruppi era let-

Appunti per una storia dei gruppi

Lgbt cristiani in Italia [Gianni Geraci]

10 DICEMBRE 2016 • N. 436

L’AUTORE

da decenni tra gli animatori delGruppo del Guado di Milano; nel1996 è stato nominato porta-voce del Coordinamento Gruppidi Omosessuali Cristiani in Italia.Attualmente fa il libraio in CantonTicino ed abita a Varese.

Adista

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teralmente terrorizzata dall’ideadi essere additata pubblicamen-te come omosessuale. Emble-matica la vicenda di Augusto de-gli Esposti, uno dei fondatori delgruppo In Cammino di Bologna. Sitrattava di una figura di primopiano nel mondo dell’associa-zionismo cattolico: docente uni-versitario, era uno dei principalicollaboratori del cardinal Biffiche, nei primi anni novanta, gliaveva chiesto di accompagnarloin un viaggio che intendeva fare inalcuni Paesi africani. AugustoDegli Esposti aveva ottimi motiviper rifiutare quell’invito: avevacontratto il virus dell’HIV e non po-teva sottoporsi alle vaccinazioniche il viaggio imponeva. La scel-ta di continuare a tener nascostala sua condizione gli fu fatale: alritorno dal viaggio, Augusto iniziòa manifestare i sintomi dellemalattie per cui si era vaccinatoe l’11 settembre del 1992 morìall’età di 52 anni.

Tra una Chiesa e l’altra, tra la

Chiesa e una Chiesa “altra”Negli anni ‘90, oltre alla nasci-

ta per gemmazione di numerosigruppi in giro per l’Italia vannosegnalate alcune iniziative eccle-siali innovative.

In una parrocchia di Catania,sotto la guida di don GiuseppeGliozzo, un parroco che ha fattodell’accoglienza il motivo condut-tore della sua attività pastorale, al-cuni omosessuali credenti dan-no vita a I fratelli dell’Elphis,gruppo che inizia a interagire conla comunità parrocchiale. A Pa-dova, nella parrocchia della Ma-donna della Salute, si inizia invecead incontrare il Gruppo Emma-nuele, che propone e fa eleggerenel consiglio pastorale alcunisuoi rappresentanti.

Dal gruppo Nuova Proposta,che nel frattempo era nato a Ro-ma, provenivano alcuni dei cre-denti che hanno fondato la ReteEvangelica Fede e Omosessualità(Refo), un coordinamento di perso-ne non necessariamente omo-sessuali che si proponeva di aiu-

tare le Chiese protestanti a di-ventare sempre più inclusive. Ifrutti del lavoro della Refo hannovisto, nel 2007 e nel 2010, l’ap-provazione di ordini del giornodecisamente inclusivi12.

Sul fronte delle Comunità di Ba-se la novità è invece legata allascelta di don Franco Barbero,della Comunità di Base Viottoli diPinerolo, di benedire pubblica-mente le unioni tra le personedello stesso sesso.

Coordinamenti, progetti e retiNel 1994, intanto, nasceva a

Bologna il Coordinamento deigruppi di omosessuali cristiani inItalia. Tra le sue iniziative spicca-no il convegno, organizzato nel1999 a Milano insieme a NoiSiamo Chiesa sul tema: “Le perso-ne omosessuali nelle Chiese.Problemi, percorsi e prospettive”e la partecipazione attiva alWorld Pride del 200013.

Nel 2007 è invece nato il Pro-getto Gionata… ma questa èstoria recente! n

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Note1 Nato a Torre Pellice nel 1946, Ferruccio Castellano entrò in contatto con il movimento omosessualenella metà degli anni settanta. Ha organizzato i primi due campi di Agape su Fede o Omosessualità e hafondato il gruppo Davide e Gionata di Torino.2 Presbitero della Diocesi di Pinerolo, don Franco Barbero ha fondato la Comunità di Base Viottoli diPinerolo. In seguito alla sua dimissione dallo stato clericale, avvenuta con un decreto di Giovanni Paolo IIdel 25 gennaio 2003, ha deciso di continuare, insieme alla sua CdB, le attività pastorali di frontiera.3 Franco Barbero, “Il matrimonio gay e lesbico: nuova frontiera?”, in Viottoli (17) 2006, p. 59.4 Ferruccio Castellano, “Impensabile! Gli omosessuali cattolici provano l'orgoglio gay!”, in Sabazio (69)Settembre 2001.5 Scrive Giovanni Dall’Orto: «Ricordo che Ferruccio non fu entusiasta della sua creatura: lui veniva dalleComunità di Base di sinistra, e s'aspettava persone col suo percorso, per lavorare nei movimenti già esi-stenti (gay, o cristiani di base) (…). Fu poco felice di scoprire che gli intervenuti non avevano la minimaintenzione di portare testimonianza cristiana: a loro bastava che lui cercasse un prete che li assolvesse»(cfr. http://www.giovannidallorto.com, data ultima consultazione 12/11/2016).6 Ferruccio Castellano, Giovanni Dall’Orto, Essere Omosessuali, Torino, 1981.7 Le circostanze precise della morte di Ferruccio Castellano le ho ricostruite partendo da una relazione chedon Luigi Ciotti (fondatore del Gruppo Abele) ha tenuto il 23 gennaio 2001 presso la Libreria Bibli a Roma.8 Presbitero della diocesi di Lodi e professore prima in Cattolica e poi a Verona, don Domenico Pezzini haseguito molti gruppi di omosessuali credenti italiani fino a quando, nel 2010, è stato arrestato con l’ac-cusa di abusi su minore.9 Domenico Pezzini, “Ricordo di Ferruccio”, in Il Guado (5) 1983.10 Oltre al Guado vanno citati Davide e Gionata, che si incontrava a Torino presso il Gruppo Abele e l’in-contro che aveva trovato ospitalità presso il tempio valdese di via Milano a Padova.11 Oltre alla Fonte di Milano, fondata da don Pezzini dopo aver lasciato Il Guado, si possono ricordare ilgruppo In Cammino di Bologna e il gruppo La Sorgente di Roma.12 In particolare è il caso di ricordare qui la dichiarazione approvata nel 2007 dalla sessione congiuntadel Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste e dell’Assemblea generale dei Battisti in cui si invitano leChiese ad accogliere le persone omosessuali senza alcuna discriminazione e la decisione, presa dalSinodo della Chiesa valdese di benedire le coppie dello stesso sesso.13 Il coordinamento ha cessato di esistere nel 2003 quando il gruppo Nuova Proposta di Roma ha deci-so di lasciarlo.

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Sono passati quasi 40anni dalla comparsaanche in Italia dei primigruppi di omosessualicristiani. Tutto iniziò a

Pinerolo, con la visione profeti-ca di Ferruccio Castellano checercò di intercettare il bisogno,espresso o inespresso, di tanticredenti, sparsi in tutta Italia,di trovare una chiave per conci-liare il proprio orientamentosessuale con la fede, entrambicomponenti profondamenteidentitarie e irrinunciabili.

I gruppi inizialmente si posi-zionarono su una dimensioneprivata, di auto-aiuto: incontri incase, studentati, momenti dipreghiera e racconto di sé. Solomolti anni dopo, in particolare aridosso del World Pride 2000 diRoma, alcuni dei gruppi riusciro-no a maturare le condizioni perun timido percorso di visibilità.Cominciarono le prime intervi-ste, le prime conferenze, leprime pubblicazioni.

Molti gruppi ancora oggisono legati alla dimensione pri-vata, condizionata spesso dal-l’eventuale età media dei parte-cipanti che, se elevata, riflette ildisagio collegato all’essere visi-bili di chi ha vissuto la propriaomosessualità in anni in cui l’u-nica strada possibile percepitaera il nascondimento.

Altri gruppi, Il Guado di Mila-no, Nuova Proposta di Roma,come anche i più giovani PontiSospesi di Napoli e Ali d’Aquiladi Palermo, trovarono più conge-niale iniziare un cammino orga-nizzato per uscire dalla dimen-sione catacombale e, finalmen-te, contribuire al cambiamentoin prima persona.

Iniziarono anche i primi cam-

mini strutturati, come quello pro-posto da don Pezzini, inizialmen-te con Il Gruppo lombardo “LaFonte”, poi allargato ad altrerealtà territoriali; le prime tiepi-de accoglienze, a volte condizio-nate dalla richiesta di invisibili-tà, da parte di alcune diocesi.

I tentativi di unire con unamaglia unica questa rete fram-mentata di gruppi fallirono per ladifficoltà di trovare una sintesi eanche, forse, per la modestavoglia di uscire dalla comfortzone della dimensione locale.

Nel 2010, su idea dei web-master di gionata.org, il princi-pale portale italiano su fede eomosessualità, si organizzò ilprimo Forum Italiano dei Cristia-ni LGBT, un occasione per singo-li e rappresentanti di gruppi difare rete, incontrarsi, scambiarsipunti di vista e, perché no, faresquadra.

L’occasione creò le basi perl’emergere dell’interrogativo, daparte di alcuni, sul perché non siriuscisse, come per altre realtàassociative LGBTI o anche cat-toliche, a capitalizzare le energiee le potenzialità dei cristianiLGBTI facendole uscire dallaristretta localizzazione.

Iniziò allora il cammino cheoggi ha portato alla nascita diCammini di Speranza, la primaassociazione nazionale dei Cri-stiani LGBTI.

Ci vollero però 5 anni diriflessione e lavoro in gruppoper arrivare a una sintesi convin-cente. E ci volle anche una robu-sta iniezione di fiducia da partedi terzi. Faccio in particolare rife-rimento a due aspetti: l’iniziodelle relazioni con gli altri gruppieuropei di cristiani LGBTI, riunitinell’associazione EuropeanForum of LGBT ChristianGroups, e il contatto con alcuniteologi e pastori dalle veduteprofetiche che hanno comincia-to a sollecitare le persone LGBTIa mettersi in gioco, partecipan-do in prima persona, rendendodisponibili le proprie storie, i pro-

pri desideri e speranze, per con-sentire alla comunità più ampiadi elaborare una propria rifles-sione a partire dalla verità dellevite e delle esperienze delle per-sone.

Un tassello decisivo è statol’avvio del percorso sinodalesulla famiglia.

Per la prima volta il Comitatodel Forum Italiano Cristiani LGBTdecise di scrivere un documentocontenente la propria visione sultema dell’accoglienza delle per-sone omosessuali e transessua-li. Il documento fu inviato aipadri sinodali, in coincidenzacon l’organizzazione, alla vigiliadel sinodo straordinario sullafamiglia, della prima conferenza“”Le vie dell’amore” (una espo-sizione di punti di vista teologi-co/pastorali inclusivi), organizza-ta a Roma da un insieme digruppi di cattolici LGBTI prove-nienti da tutto il mondo.

Ora, con la fondazione diCammini di Speranza, avvenutaad ottobre 2015, siamo giuntiad una nuova tappa del percor-so che siamo fiduciosi sarà piùmatura, concreta, ricca di elabo-razione di contenuti e pensierocon l’obiettivo di abbattere imuri che ancora esistono tracomunità di credenti e personee famiglie omosessuali.

L’obiettivo di Cammini, infat-ti, non è di sostituire il percorsodi accoglienza e auto-aiuto deigruppi locali. Il suo posiziona-mento è piuttosto di una struttu-ra ombrello che possa rappre-sentare una sintesi del pensieroe delle aspettative delle perso-ne LGBTI cristiane italiane.

Cammini è immediatamentedivenuta socio dello EuropeanForum of LGBT ChristianGroups, ed è membro fondatoredel Global Network of RainbowCatholics, la rete mondiale deigruppi cattolici arcobaleno.

Al momento il percorso asso-ciativo è rivolto a singoli, anchese in futuro sarà possibile, per igruppi locali che ne abbiano il

La lunga marcia dei cristiani Lgbt

verso la visibilità [Andrea Rubera]

L’AUTORE

Portavoce di “Cammini di spe-ranza”; già presidente delgruppo romano di credentiLgbt, Nuova Proposta.

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desiderio, di divenire “poli terri-toriali” della realtà nazionale.

Le piste di lavoro che Cam-mini sta percorrendo sono:

- dare voce ai cristiani LGBTitaliani;

- proporsi come punto di rife-rimento per il dialogo con Chie-se italiane a livello nazionalesulle questioni LGBT e per il per-corso di conoscenza e informa-zione sulle tematiche legateall’accoglienza delle personeomosessuali e transessuali;

- coltivare i rapporti interna-zionali e dare una rappresentan-za italiana stabile al Forum euro-peo dei gruppi di cristiani LGBTe alla Rete mondiale dei cattoli-ci arcobaleno;

- monitorare la campagna“anti gender”, con il compito dicontribuire a smascherare le fal-sità sulla cosiddetta “ideologiadel gender”.

Tutto questo avviene in unmomento di estrema fluiditàdel dibattito interno alla Chiesacattolica.

Il percorso sinodale ha evi-denziato nettamente l’esisten-za di due posizioni: una, dicia-mo, riformista, portata avantidal papa seguito da diversediocesi; e una conservatriceche vorrebbe mantenere lo sta-tus quo, specialmente sullequestioni morali.

Papa Francesco ha iniziatouna rivoluzione a caratteresemantico, è stato il primopapa a pronunciare la parola“gay” e a chiamare le cose conil giusto nome.

Con il Sinodo straordinariodella Famiglia del 2014 ha cer-cato di creare lo spazio per l’ela-borazione di un cambiamento.

Purtroppo i risultati del percorsosinodale sono stati insoddisfa-centi perché è apparso chiaro ilveto posto da alcune diocesi(africane, esteuropee, ecc.) suun cambiamento dottrinale.

Papa Francesco credo stia,ora, procedendo verso la propo-sta di focalizzare gli interventisulla persona, lasciando la“dottrina” sullo sfondo. Inpoche parole: non ci sono inumeri per cambiare la dottrina,e quindi cerchiamo di riportarela persona, accogliendola nel-l’interezza del suo percorso esi-stenziale e senza giudizio, alcentro del dibattito. In questomodo vorrebbe favorire il con-fronto e l’incontro tra personeLGBTI e comunità cattoliche perpoi, quindi, far maturare le basiper un eventuale cambiamentoanche nella dottrina.

Cammini di Speranza è pie-namente dentro questo percor-so di cambiamento che ci sen-tiamo di sostenere.

La nostra attività per orapiù visibile è la campagna#chiesaascoltaci, partita allavigilia del Family Day, una cam-pagna di storie, di vite vere peruna chiesa casa per tutti!Garantire armonia, dignità edeguaglianza nella Chiesa catto-lica e nella società.

#chiesaascoltaci è una cam-pagna di storytelling che ha pre-sentato, a cadenza settimanaleper tutto l’anno del Giubileodella Misericordia, un appello ouna storia lanciati, di volta involta, da una persona LGBTI cat-tolica, ma anche da loro genito-ri, parenti, amici, rivolti alla Chie-sa intera, perché diventi final-mente casa per tutti, capace di

inclusione e accoglienza.Ogni capitolo della campa-

gna include un ritratto di SimoneCerio, un famoso fotografo ita-liano che ha offerto il suo talen-to per dare una vesta visiva allestorie/appelli scritti.

#chiesaascoltaci sta susci-tando reazioni contrastanti macomunque interessanti: daglistrali lanciati dai fondamenta-listi cattolici (che vedonocome una minaccia la visibilitàdei gay credenti) e paradossal-mente da quelli di direzionecontraria, ma ugualmentepotenti, di un certo attivismoLGBT che non riesce ad accet-tare che si possa essere omo-sessuali e cristiani.

Il 2017 sarà l’anno della par-tenza reale di Cammini di Spe-ranza. Molti progetti in pentola:continuare l’attività di comunica-zione, promuovere studi e ricer-ca teologica, pastorale, elabora-re pensiero da trasformare inproposte per l’intera comunitàdel popolo di Dio, mettere inpiedi un osservatorio che forni-sca al mondo cattolico un’infor-mazione corretta su orientamen-to sessuale e identità di genere.

Il nostro messaggio ai cri-stiani LGBTI italiani è di nonsmettere di sperare, lavorare evivere all’interno della Chiesa,senza attendere da nessuno ilpermesso. La Chiesa non è unclub di cui si richiede la tesserasottoscrivendone le condizioni.È un popolo che cammina insie-me, inciampando, rialzandosi,costruendo, confrontandosi.

Solo con la relazione trapersone, idee e backgrounddifferenti si può generare ilcambiamento. n

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L’omosessualità, nonnascondiamoci die-tro un dito, divide.Divide ancora oggigli Stati, le società,

ma soprattutto le religioni e leChiese cristiane. Divide.

L’elezione di Bergoglio avevarappresentato per molti, omo-sessuali cattolici compresi, unsegnale di discontinuità con i 40anni precedenti di Wojtyla e Ratzin-ger. Si sperava e si tentava di re-spirare un vento differente. Credopurtroppo che la sostanza siamolto diversa. Oggi, ad oltre tre an-ni da quella elezione, possiamoconfermare le attese di disconti-nuità, soprattutto nel campo del-l’etica e della morale? Io dicoproprio di no. Poco o nulla è cam-biato ed esiste una continuità difondo teologica, con piccolissi-me aperture più nel campo media-tico e comunicativo che nelladottrina della fede. Nulla o poco ècambiato nella pastorale.

Durante un colloquio con igiornalisti sul viaggio di ritornodalla visita pastorale in Arme-nia, Francesco ha risposto inmodo netto ad una domanda diuna giornalista americana sullepersone Lgbt: «Ripeterò lo stessoche ho detto nel primo viaggio eanche ripeto quello che dice ilCatechismo della Chiesa Cattoli-ca: che non vanno discriminati,che devono essere rispettati, ac-compagnati pastoralmente».«Se il problema è una personache ha quella condizione, che habuona volontà e che cerca Dio, chisiamo noi per giudicarla? Dob-biamo accompagnare bene, se-

condo quello che dice il Catechi-smo. È chiaro il Catechismo!».«Io credo che la Chiesa non solodebba chiedere scusa (...) aquesta persona che è gay, che haoffeso, ma deve chiedere scusa aipoveri anche, alle donne e aibambini sfruttati nel lavoro; devechiedere scusa di aver benedettotante armi».

Sottolinea e conferma comevalida la formula del Catechismodella Chiesa Cattolica, edito nellasua forma definitiva nel 1997,summa del pensiero e del pontifi-cato prima di Wojtyla e poi di Rat-zinger. Nel paragrafo 2357 e ss, su-bito dopo (non a caso) “le offesealla castità”, si legge al riguardo:«Appoggiandosi sulla Sacra Scrittu-ra, che presenta le relazioni omo-sessuali come gravi depravazio-ni, la Tradizione ha sempre dichia-rato che “gli atti di omosessualitàsono intrinsecamente disordina-ti”. Sono contrari alla legge natura-le. Precludono all'atto sessuale ildono della vita. Non sono il fruttodi una vera complementarità affet-tiva e sessuale. In nessun casopossono essere approvati». Unmacigno. E prosegue: «Questa in-clinazione, oggettivamente disordi-nata, costituisce per la maggiorparte di loro una prova. Perciò de-vono essere accolti con rispetto,compassione, delicatezza. A lororiguardo si eviterà ogni marchio diingiusta discriminazione. Tali perso-ne sono chiamate a realizzare la vo-lontà di Dio nella loro vita, e, se so-no cristiane, a unire al sacrificio del-la croce del Signore le difficoltà chepossono incontrare in conse-guenza della loro condizione. Lepersone omosessuali sono chia-mate alla castità».

Abbiamo qui tutto il programmasulle persone omosessuali traccia-ta da Bergoglio: accoglienza, nondiscriminazione, rispetto, delicatez-za. In sintesi, il «chi sono io per giu-dicare». Tutto in perfetta continui-tà con i pontificati precedenti. Ladiscontinuità vera è come tuttoquesto viene oggi comunicato.Sono i mass media l’amplificato-

re positivo di questa non-novità.Scorrendo gli altri documenti,

che l’ex Sant’Uffizio ha redattonei decenni scorsi, nulla si disco-sta da questo quadro.

Molti in questi tre anni hannoriassunto la posizione teologica diJorge Mario Bergoglio in due con-cetti: unità e incontro. Mi soffermosull’incontro. Francesco è un uomoche incontra, che accoglie, cheincontra i confini dell’essereumano, e che ricorda spessoche nell’incontro si placa quella se-te di Dio. Ma questo incontro peressere vero, profondo, deve ope-rare dei cambiamenti. Deve rivolu-zionare le mie certezze. E ci vuole,per questo, il coraggio della fe-de. La continuità con il passato staproprio in questo passaggio. Acco-gliere, non discriminare, ma senzasgretolare le certezze scritturisti-che, filosofiche e antropologichesu cui si basa l’esclusione dellepersone lgbt.

Non a caso, proprio il docu-mento simbolo di questi tre anni,applaudito come il vero manifestobergogliano per la famiglia di oggi,l’Amoris Laetitia, non presentanessun punto di discontinuità ri-spetto al passato. Infatti troviamo:«Perciò desideriamo anzitutto riba-dire che ogni persona, indipen-dentemente dal proprio orienta-mento sessuale, va rispettatanella sua dignità e accolta con ri-spetto, con la cura di evitare“ogni marchio di ingiusta discrimi-nazione” e particolarmente ogniforma di aggressione e violen-za». «Nel corso del dibattito sulladignità e la missione della famiglia,i Padri sinodali hanno osservatoche “circa i progetti di equiparazio-ne al matrimonio delle unioni trapersone omosessuali, non esi-ste fondamento alcuno per assimi-lare o stabilire analogie, neppureremote, tra le unioni omosessua-li e il disegno di Dio sul matrimo-nio e la famiglia”; ed è inaccetta-bile che le Chiese locali subiscanodelle pressioni in questa materiae che gli organismi internazionalicondizionino gli aiuti finanziari ai

L’accoglienza “condizionata”

della Chiesa di Bergoglio [Fabio Perroni]

L’AUTORE

impegnato sulla questione “fe-de e omosessualità”, in una vi-sione ecumenica contro i re-cinti confessionali. È stato re-sponsabile del gruppo romano diNoi siamo Chiesa e animatore dialcuni gruppi di aiuto e ricercasul tema a Roma. Cura il blogwww.insolitieimprobabili.it

10 DICEMBRE 2016 • N. 4310Adist

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10 DICEMBRE 2016 • N. 43 11Adist

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Paesi poveri all’introduzione dileggi che istituiscano il matrimoniofra persone dello stesso sesso».

Ancora una volta tutto nella tra-dizione. Infatti tutto è sempre e so-lo centrato sulla persona. Lesue relazioni? I suoi amori? L’ob-bligo ad una vita casta asessua-ta? Come può una persona Lgbtessere fedele al proprio orienta-mento ed essere accolta da unaChiesa che segue il Vangelo di li-berazione di Gesù?

Non posso, per problemi dispazio, addentrarmi nell’analisidi questa condanna degli attiomosessuali e nel problema del-la confessione. Lancio solo unaprovocazione: si pensi ad unacoppia stabile che si ama, che sicompleta nella vita insieme, nel do-no di sé, nel vivere profondamen-te quegli atti omosessuali con-dannati dal Magistero. Dovrebbeconfessarsi. Ma confessare co-sa? Il loro amore! Confessare il lo-ro volersi bene, il rispettarsi, l’a-marsi. La loro complementarità, ilsentirsi famiglia!

Poco o nulla cambia in questavisione. Non cambia la struttura,la prassi di accoglienza dei figli del-le famiglie arcobaleno. I figli van-no sempre accolti e battezzati.Ma i genitori?

Tralasciamo il no alle ordina-zioni ministeriali delle personeomosessuali, voluta da GiovanniPaolo II e mai annullata né da pa-pa Benedetto XVI né tantomenoda Francesco. Allontanati per-ché, in fondo, incapaci di rag-giungere una maturità affettiva,secondo il Magistero. Anche se,nella prassi, continuano le ammis-sioni agli ordini e nei vari istitutireligiosi di persone Lgbt.

Ma leggiamo dall’Istruzionedella Congregazione per l'Educa-zione Cattolica circa i criteri di di-scernimento vocazionale riguar-do alle persone con tendenzeomosessuali in vista della loroammissione al Seminario e agli Or-dini sacri: «Dal Concilio Vaticano IIad oggi, diversi documenti delMagistero – e specialmente ilCatechismo della Chiesa Cattoli-ca – hanno confermato l’inse-gnamento della Chiesa sull’omo-sessualità. Il Catechismo distin-gue fra gli atti omosessuali e le

tendenze omosessuali. Riguar-do agli atti, insegna che, nellaSacra Scrittura, essi vengonopresentati come peccati gravi.La Tradizione li ha costantementeconsiderati come intrinsecamen-te immorali e contrari alla legge na-turale. Essi, di conseguenza,non possono essere approvati innessun caso. Per quanto concer-ne le tendenze omosessuali pro-fondamente radicate, che si ri-scontrano in un certo numero diuomini e donne, sono anch'esseoggettivamente disordinate e so-vente costituiscono, anche perloro, una prova. Tali persone devo-no essere accolte con rispetto edelicatezza; a loro riguardo si evi-terà ogni marchio di ingiusta discri-minazione. Esse sono chiamate arealizzare la volontà di Dio nella lo-ro vita e a unire al sacrificio dellacroce del Signore le difficoltàche possono incontrare. (…) Lesuddette persone si trovano, infat-ti, in una situazione che ostacolagravemente un corretto relazio-narsi con uomini e donne. Non so-no affatto da trascurare le conse-guenze negative che possonoderivare dall'Ordinazione di perso-ne con tendenze omosessualiprofondamente radicate».

In tutti i documenti si sottolineache l’accoglienza delle personeLgbt debba essere fatta con tene-rezza. Sono lontani i tempi in cuil’accoglienza era compiuta con ilfuoco delle pire. La vera acco-glienza con tenerezza è il nodo, no-do che segnerebbe la disconti-nuità con il passato: riscrivere, fi-nalmente, il piano di Dio riguardol’amore degli uomini e delle donne.La vera sfida teologica, ecclesialee pastorale di questi nostri anni.Educare all’amore vero, pieno,accogliente solo questo è il cam-

po su cui si gioca la credibilitàdel messaggio di Cristo.

La vera discontinuità si giocasull’ascolto delle persone, delle lo-ro vite, delle ferite inflitte nei seco-li, dei loro amori profondi. Amoriche sono parte del piano di Dio peril creato. È accogliere senza se esenza ma, chi ama ed è amato. An-che se è fuori dagli schemi mille-nari della Chiesa cattolica romanae di una Scrittura decontestualiz-zata. Accogliere le coppie neglistessi termini di “rispetto, compas-sione, delicatezza”. E di acco-glienza vera e piena.

La Chiesa disegnata in questianni da Bergoglio è la Chiesadella “misericordia” per tutte etutti. Nessuno escluso. Ma allesue regole. Bergoglio parla eamplia quel colonnato del Berni-ni verso una accoglienza per tut-ti, senza modificare nessun docu-mento di “ingresso” in quell’ab-braccio. Mentre la vera disconti-nuità sarebbe una Chiesa del-l’inclusività, dove non regna l’a-narchia del tutti dentro a qualsia-si condizione, ma “dello staredentro” perché figli e figlie diDio, creati a sua immagine,creature amate e che amano.Con tutte le responsabilità e leconseguenze di questi amori.

Solo riscrivendo l’etica dell’a-more per eterosessuali ed omo-sessuali insieme, potrà esserciaccoglienza vera e inclusività. Il dif-ferente sarà un valore valorizzato.

Solo quando l’amore, espres-so nelle sue molteplici forme, co-me sinfonia, troverà accoglienza,solo in quel momento le personeLgbt saranno veramente inclusenella comunità ecclesiale. E alla fi-ne la profezia di don Franco Barbe-ro «fate l’amore sotto il sorriso diDio» diventerà realtà. n

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10 DICEMBRE 2016 • N. 4312Adist

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Partiamo da un anniversario.Sono passati 30 anni dalla lette-ra di Ratzinger, prefetto dellaCDF, ai vescovi “sulla curapastorale delle persone omoses-suali”. Ratzinger faceva afferma-zioni gravissime, ribadendo l’im-moralità del comportamentoomosessuale, in sé “disordina-to”. Cosa è cambiato da allora?

Questo documento dellaCDF dovrebbe chiamarsi “Lette-ra su come disprezzare e rifiuta-re la cura pastorale delle perso-ne omosessuali e offenderlecon stereotipi pseudo-scientificisul loro conto”. Dire che trattadella “cura pastorale” è una fal-sità. La Chiesa vuole evitare atutti costi la cura pastorale degliomosessuali. La prevede soloper gli eterosessuali (ritenutisani), tra i quali si fanno rientra-re anche i casi di chi non rispet-ta la norma dell’eterosessuali-tà, considerati patologici, comele persone omosessuali.

Sostanzialmente non è cam-biato nulla nella posizione dellaChiesa; i documenti successividella CDF hanno solo esaspe-rato ciò che questa letteraimponeva (riprendendo anche ildocumento Persona humana,n. 8, del 1975).

Il principale problema è chela Chiesa, pur avendo ammessoil termine “persona omosessua-le” in realtà non ha mai trattatogli omosessuali come personedefinite dall’orientamento ses-suale nella loro natura o essen-za personale. Nel caso delle per-sone eterosessuali ciò è sconta-

to: sono sempre percepite cometali, mentre per gli omosessualisi ammette solo un “comporta-mento omosessuale”, disordina-tamente deciso dall’individuo.Insomma, un’attività ritenutadisordinata, ma mai confrontataseriamente con la questione diun sano orientamento sessualeche decide l’identità personale.La Chiesa ha una paura paranoi-ca di questo tema, perché sirende conto che dovrebbe ripen-sare il giudizio sugli atti omoses-suali. Questo comporterebbenella Chiesa la stessa rivoluzio-ne omosessuale che stiamovivendo nelle scienze umane enelle società civili, che smettonodi perseguire l’omosessualitàcome non sana, la riconoscono ela rispettano per ciò che è vera-mente: un orientamento sessua-le con tutti i diritti spettanti.

In questo senso, dal tempodel primo documento di Ratzin-ger si è solo esasperata la posi-zione omofobica della Chiesa, ilrifiuto, cioè, per paura e per odio,di confrontarsi con lo stato attua-le del sapere scientifico ed espe-rienziale raggiunto dall’umanitàcirca l’omosessualità. Purtroppol’essenza di questa posizione, inaperta contraddizione con i datiscientifici, è trasmessa nel Cate-chismo della Chiesa Cattolica,che non può essere consideratoautorevole nelle questioni riguar-danti l’omosessualità.

Nel libro affermi la necessità di«rifiutare pubblicamente la vio-lenza della Chiesa nei confrontidelle persone gay, lesbiche,bisessuali, transessuali, inter-sessuali». «Noi non siamo nemi-ci né di essa né della famiglia:questa è un'immagine falsa eoffensiva che la Chiesa ha crea-to di noi», hai scritto. Hai avutofeedback rispetto al coming outdell'ottobre dello scorso anno ealla pubblicazione del libro? Chetipo di pubblico lo ha letto?

Il feedback per il mio libro ècoerente con quello del coming

out, di portata mondiale. Per meè un’esperienza profondamentecattolica, universale, confrontar-mi con persone di tutti i conti-nenti. Fin dall’inizio sono statosommerso da una montagna dimessaggi che continuano adarrivare (certo ci sono anchecalunnie e minacce durissime).Il libro ha rinvigorito questo miodialogo con le persone, chesono adesso i miei lettori e let-trici. La prima pietra è stato pub-blicato alcuni mesi fa in Italia(con orgoglio direi: la mia secon-da patria) e in Portogallo è usci-ta la prima traduzione suscitan-do una straordinaria rispostanon solo dei media, ma delleassociazioni, delle singole per-sone e famiglie. Altre traduzionisono in preparazione.

Per molte persone sia ilcoming out in Vaticano sia illibro che nasce da esso è statoun conforto, per altri motivo diun’inquietudine costruttiva perpensare ai diritti di altre perso-ne. Solo il sistema istituzionaledella Chiesa ha sbattuto laporta e ha fatto di tutto per deni-grare il messaggio, usando imedia su cui è influente.

La frasi del mio libro chericordavi sono l’espressionedella protesta e la denuncia diun inquisitore che credeva in ciòche faceva quando collaboravanella Chiesa alla persecuzionedelle minoranze sessuali. Uncoming out è anche conversionea una verità che la Chiesaattualmente disconosce.

Il tuo libro è, prima che un'auto-biografia, la biografia di unaChiesa «che domina le persone,le sottomette, inculca loro ilsenso di colpa e promette la sal-vezza». «Se pubblicamenterinuncerai alla tua sessualità, tisalverai». Perché nella Chiesa ilcontrollo della sessualità haattraversato quasi indenne larivoluzione sessuale e il recupe-ro della sfera sessuale della per-sona umana degli ultimi 50

Vaticano e gay, una storia di paure

[Ludovica Eugenio intervista Krzysztof Charamsa]

L’AUTORE

teologo polacco, fino al 2015prete nella Congregazione per laDottrina della Fede. Durante ilSinodo sulla famiglia ha decisodi svelare la propria omoses-sualità. Dalla sua storia è natoil libro La prima pietra (Rizzoli,2016). Intervista integrale sulsito www.adista.it.

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10 DICEMBRE 2016 • N. 43 13Adist

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anni? Qual è il rapporto tra ses-sualità e potere nella Chiesa?

Sì, questo libro è la storia delrapporto tra un individuo e laChiesa, tra il singolo e l’istituzio-ne; per questo dico che è più labiografia della mia Chiesa che dime stesso. Il rapporto tra ses-sualità e potere nella Chiesa cat-tolica è immenso. A dire il vero,esiste in ogni realtà umana, per-ché la sessualità ha una dimen-sione sociale e politica. Ma nellaChiesa trova una sua forma deltutto degenerata. Da una parte ilsistema del potere patriarcale emachista (e non di fraternità e diservizio) che abbiamo elaboratoè permeato dalla sessualità.Dall’altra, la sessualità è ridottaa complessi e sensi di colpa dauna morale inumana. Necessitadunque di una compensazione,ed è qui che nascono tutti gli“sport” nazionali della Chiesa,che sostituiscono la mancanzadi una sana relazione con la ses-sualità propria e degli altri. Traquesti c’è l’esasperata ricercadella carriera e del prevaleresugli altri, specialmente sulledonne; la riduzione del ministeroa fonte di benessere; l’alcolismo(ad esempio in Polonia), maanche la pedofilia, cioè la violen-za sessuale contro qualcuno cheè sottomesso e ridotto al silen-zio. Penso che la capacità dipassare dalla Chiesa del poteremalato alla Chiesa fraterna deiprimi secoli passi per la riformadella nostra visione della ses-sualità e dei rapporti umani, libe-ri dal tabù delle differenze ses-suali e del genere. Quando laChiesa inizierà a rispettare lasessualità e la coscienza dei cri-stiani nel campo della sessuali-tà, sostituirà gli abusi di poterecon il rispetto della personaumana e la fraternità.

Nel libro definisci la Chiesa «lapiù vecchia organizzazione omo-sessuale di questo mondo, l'uni-ca a vantare più di duemila annidi storia», anche data la presen-za di un clero «pieno di gay chesono al contempo violentemen-te omofobi». Qual è la radice diquesta disfunzione? E cosadeve cambiare nella Chiesa per-

ché la Chiesa cambi?La disfunzione sta nell’esse-

re omofobi, mentre la Chiesaformata dai gay dovrebbe esse-re un fatto naturale e buonocome l’esistenza, in essa, dieterosessuali o transessuali ointersessuali. Tutti devonoessere rispettati e trattati allaluce della verità della loro condi-zione e non imponendo i pregiu-dizi pseudo-scientifici che laChiesa segue attualmente.

Penso che in passato, quan-do la stigmatizzazione degli omo-sessuali nella società era gene-ralizzata, il sacerdozio è stato un“naturale” spazio di realizzazio-ne sociale di ogni gay che non sisentiva di sposare una donna eperciò si rifugiava nel clero celi-batario per nascondere, coscien-temente o no, la propria condi-zione. La Chiesa vorrebbe pro-lungare questa situazione psico-logicamente e spiritualmentenon sana, che produce personemonche, prive della possibilità diaccettare e maturare la loro ses-sualità. La dottrina della Chiesaimpone loro di percepire se stes-si come patologici: lo imponevanel documento Persona humana40 anni fa, e lo ha ripetuto nelCatechismo. Continua a prescri-vere alle masse cattoliche unachiusura ignorante e ridicola suquestioni che ormai sono dasemplici manuali di biologia. Ciòche è preoccupante è che riescea manipolare ampi strati dell’opi-nione pubblica mondiale, mante-nendo emozioni omofobiche.

Questo deve cambiare ecambierà: al riguardo non hodubbi. La questione è solo quan-ti dovranno ancora soffrire.Credo che due siano le forze diun tale cambiamento: dal bassoè la forza della società, special-mente dei cattolici che smettonodi aver paura di esigere pubblica-mente che la Chiesa consideri losviluppo scientifico attuale sullasessualità, chiedendole di inizia-re a studiare la realtà seriamen-te e senza gli attuali pregiudizi. Èurgente che vi siano sempre piùatti pubblici di coming out di gaycredenti che producano scosseecclesiali potenti. Tale è stato ilsenso del mio atto ecclesiale di

coming out.Dall’alto, invece, è necessaria

la decisione politica da parte del-l’autorità religiosa, papa o epi-scopato o anche sinodo, di inizia-re a studiare seriamente lo statodel sapere umano sull’orienta-mento sessuale, confrontandolopoi con il nostro sapere di cre-denti che viene dalla Bibbia edalla Tradizione. Solo così si apri-rà quel processo che stanno per-correndo le Chiese evangeliche ela comunità anglicana. Speravoche nei Sinodi di papa Francescosi tornasse a usare la ragione,ma conoscendo dall’interno i pre-parativi del secondo Sinodosapevo già che la chiusura omo-fobica si sarebbe riaffermata, eho raggiunto la certezza di dover-la denunciare personalmentenell’atto del coming out.

Qualcuno può dire che sonoingenuo nella mia ribellione aun’istituzione potente e a unamentalità diffusa. No, sono uncredente con una responsabilitàdi fronte alla verità, che nonposso nascondere in mezzo allaChiesa, specialmente quandoessa offende la ragione e il sape-re umano offendendo i dirittiumani delle persone Lgbti. n

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Ènella parrocchia che lamaggior parte dei cat-tolici sperimenta il sen-timento di appartenen-za a una comunità di

fede; pertanto, le parrocchiedevono essere luoghi di acco-glienza e sicurezza per le perso-ne Lgbt, per i loro genitori, fami-glie e amici. Gli Stati Uniti sono ilquarto Paese cattolico al mondo,con circa 70 milioni di cattolici sucirca 320 milioni di abitanti. Cisono circa 18mila parrocchie cat-toliche, ma solo poche hannocreato uno spazio accoglienteper le minoranze sessuali.

La vita in parrocchiaNegli anni ’70, quando ebbe

inizio il mio ministero con le perso-ne Lgbt, queste erano pratica-mente invisibili nelle parrocchiestatunitensi. Alcune si confidava-no privatamente con il pastore ocon un piccolo gruppo di parroc-chiani, ma non vi era nessun rico-noscimento pubblico della loroesistenza. Molti, non sentendosipiù a loro agio in questa invisibili-tà e in questa mancanza di at-tenzione alle loro esigenze spiritua-li, cominciarono a frequentare laChiesa insieme ad altri cattoliciLgbt in un gruppo chiamato Di-gnity, che rapidamente diventòun’organizzazione a livello naziona-le con più di 50 gruppi locali.

Nel 1986, la “Lettera ai ve-scovi della Chiesa cattolica sull’as-sistenza pastorale delle personeomosessuali” della Congregazio-ne per la Dottrina della Fede(CDF) prescrisse ai vescovi di riti-rare il loro appoggio alle organizza-zioni che erano in disaccordo o non

si erano espresse con chiarezza ri-guardo alla posizione tradizionalesull’immoralità dell’attività omo-sessuale. Numerosi gruppi Di-gnity che si riunivano nelle chiesecattoliche vennero espulsi o si ri-tirarono spontaneamente dallospazio cattolico. Oggi, solo alcunidi essi continuano ad incontrarsinelle strutture ecclesiali.

Non c’è alcuna possibilità disopravvalutare gli effetti deva-stanti sui cattolici Lgbt della Lette-ra della CDF del 1986. In mi-gliaia lasciarono le loro parroc-chie, compresi i gruppi Dignity,per non fare mai più ritorno allaChiesa cattolica. Due settimanedopo la pubblicazione del docu-mento, ricevetti una lunga e com-movente lettera da una inse-gnante lesbica molto impegnata.Diceva, tra l’altro: «Mi sono sveglia-ta con i titoli dei giornali che dice-vano che il papa stava di nuovo di-chiarando guerra sul tema dell’o-mosessualità e che io rappre-sentavo un male morale… L’1%della mia vita riguarda relazioniintime con qualcuno che amo.Per il resto del tempo sono unapersona attiva e generosa impe-gnata in un servizio alla persona,che cerca di vivere una vita fe-conda. Non posso credere cheDio mi condannerebbe per qualco-sa che non è in mio potere sceglie-re».

La Lettera della CDF ha avutoperò anche un effetto positivo:un certo numero di diocesi statu-nitensi ha creato ministeri dedica-ti alle persone Lgbt a livello dioce-sano o parrocchiale. La maggiorparte di questi ministeri, pur con-tinuando, pubblicamente, ad esige-re da tutti i cattolici gay e dalle cat-toliche lesbiche l’adesione al ce-libato, è simile ai gruppi Dignity perquanto riguarda il servizio pre-stato dal clero, gli individui che vipartecipano e l’approccio a questoministero.

Parrocchie accoglientiNel 1997, New Ways Mi-

nistry, organizzazione cattolica

che promuove l’educazione e lacomprensione tra cattolici Lgbt ela Chiesa in generale, ha comincia-to a pubblicare nella sua newslet-ter e sul suo sito una lista di par-rocchie accoglienti. Per essereconsiderata accogliente, la par-rocchia può redigere una dichiara-zione riguardante la sua missionedi accoglienza di tutte le personea prescindere dall’orientamentosessuale; può avere un gruppodi supporto per i membri Lgbt e iloro amici; o semplicemente mini-stri pastorali empatici che esprima-no chiaramente il loro sostegno.

A quell’epoca vi erano circa 40parrocchie aperte alle personeLgbt. Dieci anni dopo, la newslet-ter di New Ways Ministry contava145 parrocchie accoglienti, conuna crescita significativa di più di100 parrocchie. Nel 2016, sonocirca 250 le parrocchie apertealle persone Lgbt iscritte, con unaumento del 500% negli ultimi20 anni. Anche se esse rappre-sentano solo l’1,4% del totaledelle parrocchie degli Stati Uniti,sono diventate un modello di ciòche una vera comunità cristianadovrebbe essere.

Per esempio, molte di questeparrocchie ospitano conferenzesu temi come il bullismo, o pro-muovono eventi o momenti dipreghiera in occasione dellaGiornata della memoria tran-sgender o della Giornata mon-diale sull’Aids. Diverse parroc-chie hanno marciato alla paratadel Gay Pride con i loro striscioni.Una addirittura, nel suo bollettinosettimanale, ha pubblicato la no-tizia del 40.mo anniversario diuna coppia di parrocchiane lesbi-che. Un’altra ha promosso unacampagna a favore del matrimonioomosessuale che ha provocatouna reazione avversa da partedel vescovo. Alcuni gruppi par-rocchiali Lgbt hanno incontrato il lo-ro vescovo diocesano per condivi-dere le proprie esperienze.

I giornali diocesani ospitanosulle proprie pagine le esperienzedi diverse parrocchie. In un’inter-

L’accoglienza delle persone Lgbt

nella Chiesa Usa [Jeannine Gramick]

L’AUTRICE

religiosa statunitense dellacongregazione delle Sisters ofLoretto, nota in tutto il mondoper il suo impegno a favore diuna piena accettazione dellepersone Lgbt nella Chiesacattolica e nella società.

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vista, un prete ha affermato: «Il ma-gistero della Chiesa può cambia-re o meno ad un certo punto delpercorso, non è qualcosa su cui iopossa intervenire, ma il passoiniziale nei confronti di persone chesi sono sentite rifiutate e messe aimargini per molti anni è creareun’atmosfera di accoglienza».

Perché questo cambiamento?Cosa può spiegare l’aumento,

negli anni, del numero di parroc-chie che accolgono i cattoliciLgbt? Un fatto rilevante è certa-mente il drastico cambiamentonell’atteggiamento dei cattoliciverso le persone Lgbt. Quando hocominciato questo ministero,nel 1971, silenzio, paura e so-spetto circondavano il tema del-l’omosessualità sia nella societàsia nella comunità cattolica. L’i-dentità di genere non era nemme-no all’ordine del giorno dell’a-genda pubblica.

Gradualmente, poi, la culturaha cominciato a cambiare. La te-levisione, la radio, articoli su gior-nali e riviste hanno incoraggiato undibattito libero e aperto su questio-ni controverse come l’omoses-sualità e l’identità di genere. Ilmovimento di liberazione gay ha in-coraggiato le persone omoses-suali a uscire dall’invisibilitàmentre gruppi di sostegno comeNew Ways Ministry, Dignity e Fortu-nate Families (gruppo per i genito-ri cattolici con figli Lgbt) hannofornito alla comunità cattolica le ri-sorse educative.

Nel corso degli anni sonostati condotti numerosi sondag-gi d’opinione sull’atteggiamen-to dei cattolici nei confronti del-le persone Lgbt. Secondo l’istitu-to Gallup, la percentuale di catto-lici statunitensi i quali ritenevanoche le persone gay e lesbiche do-vessero avere pari diritti nel lavo-ro è salita dal 58% del 1977 al78% nel 1992, e da allora è rima-sta piuttosto costante. Anchel’accettazione dell’espressionesessuale in una relazione omo-sessuale stabile ha subito uncambiamento. Quando la CorteSuprema statunitense ha deli-berato la legittimità del matri-monio omosessuale in tutti i50 Stati, il 60% dei cattolici, se-

condo Gallup e il Public ReligionResearch Institute, ha accettatola parità matrimoniale.

Grave preoccupazione,ma speranza per il futuro

Oggi, uno dei motivi di preoccu-pazione per le persone Lgbt e le lo-ro famiglie è la questione dell’im-piego nelle parrocchie e in altre isti-tuzioni cattoliche. Dal 2008, più disessanta persone che lavoravanonella Chiesa hanno perso il lavoroin seguito a controversie legate aquestioni Lgbt. Molte di essehanno provocato proteste da par-te dei parrocchiani che difendeva-no la persona licenziata (per unelenco esaustivo dei casi di impie-gati di istituzioni cattoliche licenzia-ti, obbligati a rassegnare le di-missioni, cui è stato rescisso ilcontratto o che hanno subito mi-nacce a motivo di questioni Lgbt,si veda https://newwaysmi-nistryblog.wordpress.com/employ-ment/). Lo scorso ottobre, il setti-manale gesuita America ha pubbli-cato un editoriale in cui si afferma-va che l’ingiusta discriminazione diuna persona Lgbt avviene quandomanca un giusto processo o nonè applicato un pari trattamentoai lavoratori eterosessuali divorzia-ti e risposati. Gli estensori dell’e-ditoriale proponevano l’adozionedelle politiche di impiego dei vesco-vi tedeschi, che prevedono chele persone gay o lesbiche checontraggano un’unione civile oun matrimonio non vengano auto-maticamente licenziate dal lorolavoro nelle istituzioni cattoliche.

Nonostante questa gravepreoccupazione, i cattolici Lgbt ei loro sostenitori sono fiduciosiche in futuro un numero semprepiù alto di parrocchie degli StatiUniti si aprirà all’accoglienza.Tale speranza è originata dal-l’atmosfera calorosa creata dapapa Francesco. Con la nomina divescovi sempre più connotatida una vocazione pastorale, veripastori “con l’odore delle peco-re”, e di tre nuovi cardinali statu-nitensi dotati di questo sensopastorale, sta mandando unchiaro segnale alle gerarchiedegli Stati Uniti, chiamate a riac-cogliere gli esiliati in parrocchia.

La speranza dei cattolici Lgbtpuò essere espressa al megliocon le parole del gesuita p. JohnWhitney, della comunità di St. Jo-seph a Seattle, nello Stato diWashington, una parrocchiaaperta ai cattolici Lgbt: «Mi sonosentito rinfrescato e rinvigoritonon da qualche grande cambia-mento dottrinale, ma dall’assenzadi paura espressa dalle paroledel Santo Padre; dalla sua fiducianelle opere dello Spirito Santo edalla sua passione per atti di fedecoraggiosi, che corrano anche il ri-schio di un errore o di finire in unfallimento. Per Francesco, aquanto sembra, la timidezza diangusti confini, l’approdo sicurodell’opinione condivisa e dellapurezza dottrinale rischia di porta-re ad un peccato più grave, a unamaggiore perdita per la Chiesa, ri-spetto ai sentieri rischiosi dell’a-more e dell’accoglienza». n

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Periferia Italia /510 DICEMBRE 2016

Anno LSuppl. al n. 6345

4310 DICEMBRE 2016 - Anno L - Suppl. al n. 6345

Numero speciale del settimanale Adista, pro-mosso dall’associazione Officina Adista, nel-l’ambito di “Periferia Italia: i 5 passi di uncammino da intraprendere per una democraziainclusiva”, progetto finanziato con il contributodell’Otto per mille della Chiesa evangelica val-dese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi).

Semplicemente cristiani.Viaggio nel rapporto tra Chiesa,

fede e omosessualità

Con gli interventi di:Damiano Migliorini, Gianni Geraci, Andrea Rubera, Fabio Perroni,

Krzysztof Charamsa e Jeannine GramickIn copertina: foto di ___GDM___! tratta da sito Flickr (www.flickr.com/photos/_gdm_)

L'associazione “Officina Adista” nasce nel 2012 (con il nome di Informazione equa esolidale), su impulso del collettivo redazionale di Adista, allo scopo di promuovere ini-ziative sul territorio volte all'approfondimento dei grandi temi che animano il dibattitodella società italiana: diritti civili, ambiente, migranti, modelli economici alternativi, que-stione di genere, disarmo e nonviolenza, ecumenismo e dialogo interreligioso.Convinti che la comunicazione è motore essenziale della società, abbiamo pensato didotarci di un nuovo strumento con il quale ampliare il nostro raggio di azione e intes-sere nuove relazioni con altri soggetti impegnati in tal senso sul territorio.In questi anni “Officina Adista” si è fatta promotrice di diverse iniziative – il numerospeciale che hai tra le mani è una di queste – e altre ne ha in cantiere per il futuro.Nell'anno scolastico passato, per esempio, ha curato un percorso didattico rivolto aglistudenti di alcuni istituti superiori di Roma, dal titolo: «I conflitti all’origine delle mi-grazioni». Scopri tutti i progetti su www.officinadista.it.È possibile destinare il 5 per mille ad “Officina Adista” e contribuire così al prosegui-mento dei progetti e delle attività associative.

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