117

XXIII CICLO A.A. 2011/2012 - ArcAdiA: Homedspace-roma3.caspur.it/bitstream/2307/3903/1/La cultura...LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI

  • Upload
    vocong

  • View
    213

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

1

Dipartimento di Studi Storico-artistici, Archeologici e sulla Conservazione

Tesi di dottorato

Scuola dottorale Cultura e trasformazione della città e del territorio

Sezione Storia e conservazione dell’oggetto d’arte e d’architettura

XXIII CICLO A.A. 2011/2012

La cultura architettonica nelle missioni teatine in Oriente

e l’architettura di Guarino Guarini

Tutor Prof. Mario Panizza Elisa Conversano

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

3

Abstract

L’enigmatica architettura di Guarino Guarini pone alcuni quesiti

che gli studi finora condotti non sono riusciti a chiarire. Ciò che agli

occhi dei suoi contemporanei, e non solo a loro, risultava “bizzarro”, è

stato per gli studiosi fonte di interrogativi: in quale cultura

architettonica porre le radici delle architetture di Guarini che sembrano

non avere modelli in Italia? In altre parole, quali furono le fonti di

Guarini? E come ne venne a conoscenza l’architetto teatino? Infine, in

quali elementi e come riuscì ad integrare forme non usuali per

l’architettura italiana nelle sue opere?

Questo studio propone alcune risposte, che non negano le

precedenti teorie, ma che sono espressione di una ipotesi che non è

mai stata esplorata, e che si può sintetizzare come segue: le forme usate

da Guarini, soprattutto nelle architetture religiose, si possono associare

a quelle utilizzate nelle architetture orientali, con particolare riferimento

sia a quelle tradizionali del tessuto urbano, sia a quelle monumentali,

come chiese ed edifici religiosi, di Georgia ed Armenia. Guarino

Guarini, che era un prete teatino e che dall’età di quindici anni visse

all’interno dell’Ordine dei chierici regolari, può essere venuto a

conoscenza di questa cultura architettonica così lontana, attraverso il

suo stesso Ordine, che per oltre un secolo, a cominciare dal 1626, si

fece promotore di numerose missioni apostoliche in Medio Oriente ed

in India, così come era in uso in quel periodo da parte di molti degli

ordini nati dalla Controriforma. I principali promotori di questa attività

missionaria furono i Gesuiti, potentissima congregazione, con la quale i

Teatini spesso dovettero confrontarsi.

Lo studio, diviso in tre parti principali, analizza nella prima la

figura dell’architetto inserendolo nell’Ordine religioso di cui faceva

parte e spiegando il contesto in cui lo stesso Ordine era nato e quali fini

4

si era posto. Questa fondamentale premessa è necessaria a introdurre le

cinque architetture di Guarini elette a casi studio, che presentano in

maniera molto chiara quegli elementi che possono essere associati per

forma, geometria, dimensione e statica strutturale alle architetture

orientali. Nella seconda parte vengono descritte le missioni teatine in

Georgia ed Armenia, le principali vie percorse dai missionari e descritte

nelle loro lettere all’Ordine, e i protagonisti di quelle missioni, e cioè i

missionari, con particolare attenzione al Padre Cristoforo Castelli,

“pittore e medico”, nonché architetto. I Padri, dopo l’esperienza

orientale, una volta tornati in Italia, avrebbero potuto conoscere

l’architetto teatino mettendolo quindi in contatto, seppur

indirettamente, con quella cultura e quell’architettura lontana e diversa

d’all’architettura italiana. Ed infine, nella terza parte, una descrizione

dei principi, soprattutto geometrici, su cui si fondano l’arte e

l’architettura orientrale conduce ai confronti e alle relazioni più

emblematiche tra queste e l’architettura di Guarini, specificando in che

modo l’architetto teatino può aver tratto ispirazione da forme,

geometrie, composizione spaziale, decorazioni, che appaiono tanto

distanti dall’Italia barocca della seconda metà del Seicento.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

5

Indice

Introduzione 1. Stato degli studi 1.1 L’architettura romanica italiana 1.2 Il soggiorno messinese 1.3 La via spagnola 1.4 Altre ipotesi 1.5 Una nuova strada: le missioni religiose in Georgia e Armenia 2. Le missioni religiose nel XVII sec. 2.1 Rapporto delle missioni con la geografia e la storia dei luoghi

2.2 I possibili tramiti tra preti missionari e preti “stanziali” 3. Analisi comparata delle strutture armene/georgiane e guariniane 3.1 L’architettura di Georgia e Armenia 3.2 Le architetture di Guarni 3.3 Confronti e analisi di alcuni elementi architettonici e delle strutture 4. Considerazioni sulle strutture e sulle forme delle opere di Guarini:

strutture nuove per forme nuove Bigliografia

6

1. Lo stato degli studi: il problema delle fonti

La questione relativa alle fonti architettoniche delle opere di

Guarini nasce fin dai primi studi sull’architetto teatino. Fin dalla loro

costruzione infatti le sue architetture hanno destato meraviglia e di

conseguenza hanno fatto sorgere una serie di quesiti e di ipotesi sulle

loro possibili origini formali e strutturali. Questo enigma rappresenta

tuttora uno dei nodi irrisolti della produzione guariniana.

Nel corso degli anni si sono susseguite ipotesi di varia natura,

più o meno argomentate e supportate da documenti, ma il più delle

volte poco convincenti.

1.1 L’ARCHITETTURA ROMANICA ITALIANA

Nel 1956 Portoghesi, nella prima sintetica monografia su

Guarini1, indica come “diretta fonte di ispirazione [...] in un certo senso

anche più interessante degli esempi di Cordova e di Saragozza proposti

dal Drum, da Giedion e dal Gozio [...] l’esempio del nartece di S.

Evasio a Casale Monferrato, opera del sec. XII”2.

In effetti la cupola del nartece (fig.1) evoca fortemente le

strutture guariniane perché, come alcune di esse, è composta da archi

ribassati, intrecciati in modo da formare una griglia che supporta la

copertura. Ogni spazio risultante è coperto da volte a botte, a vela o a

crociera che nella parte centrale risulta messa in evidenza da rinforzi di

pietra. All’interno degli archi si vedono inoltre molto chiaramente

alcune catene in ferro necessarie a mantenere stabile la struttura degli

intrecci.

1 Portoghesi, P. Guarino Guarini, Milano, 1956. Il libro è composto di sole 28 pagine.

2 Portoghesi, P. Guarino Guarini, Milano, 1956, pagine senza numerazione

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

7

fig.1 Interno della facciata della cattedrale di Sant'Evasio, Casale Monferrato, Piemonte,

Italia (http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8d/Casale_Monferrato-duomo-interno_facciata4.jpg autore Davide Papalini)

Questa composizione di archi posta a sorreggere la cupola non è

usuale per il romanico italiano: il nartece del duomo di Monferrato si

pone dunque come caso piuttosto singolare nel panorama trecentesco e

come tale pone dei quesiti. Inoltre, come già osservato da Terzaghi3

Guarini giunse in Piemonte dopo aver progettato, durante il soggiorno

3 Terzaghi, A. Origini e sviluppo della cupola ad archi intrecciati nell’architettura barocca del Piemonte, in “Atti del X Congresso di Storia dell’Architettura [Torino, 8-15 settembre 1957]”, Roma, 1959, pp. 369-370; cfr. Morrogh, A. Alcune fonti per le cupole di Guarini, in “Guarini”, Torino, 2006, p. 55-56 nota 1.

8

parigino, la cupola di Sainte-Anne la Royale che già presentava il tema

architettonico degli archi intrecciati, seppure ancora non strutturali.

Se poi si scava nelle ipotesi che sono state fatte nel corso degli

studi sull’origine della cupola del nartece di Sant’ Evasio si scopre che

già nel 1927 Toesca4 aveva messo in relazione questa insolita

composizione strutturale con la cattedrale di Anì in Armenia5 facendo

probabilmente risalire la provenienza delle maestranze dalle regioni

caucasiche6.

1.2 IL SOGGIORNO MESSINESE

Una seconda ipotesi, citata in letteratura e supportata da basi

documentarie molto solide, è legata all’esperienza siciliana del religioso

teatino. E’ infatti certo che in Sicilia, ed in particolare a Messina,

Guarini passò almeno due anni della sua vita, sicuramente dal 1660 al

1662, per insegnare nel Collegio dei Teatini7. Qui inoltre compose la

sua opera teatrale “La pietà trionfante”.

Fu proprio in questi anni ed in questi luoghi che il prete Guarini

cominciò a sperimentare le sue qualità di architetto progettando la

4 Toesca, P. Storia dell’Arte Italiana, Il Medioevo, Torino, 1927, pp. 22 e 550-551; cfr. Diocesi di Casale Monferrato, Il Duomo di Casale Monferrato: storia, arte e vita liturgica : atti del Convegno di Casale Monferrato, 16-18 aprile 1999, Novara, 2000, pp. 87 e 98 5 Diocesi di Casale Monferrato, Il Duomo di Casale Monferrato: storia, arte e vita liturgica : atti del Convegno di Casale Monferrato, 16-18 aprile 1999, Novara, 2000, p. 105. In realtà il duomo di Casale Monferrato sembra essere molto più simile ad altre costruzioni armene come ad esempio la cupola dell’aula di Deghdznuti o quella di Gandzsar (attuale Azerbaijan) rispetto alla cattedrale di Anì. 6 I marchesi di Monferrato si fregiarono del titolo di Re di Gerusalemme dal 1183 con Baldovino V, al 1186 quando questi morì e il trono passò alla madre 7 In effetti già Vezzosi parla di “molti anni” riferendosi all’attività di insegnante di Guarini a Messina. Inoltre altri studiosi (Klaiber, S. Guarino Guarini’s Theatine Architecture, Ph.D. dissertation, New York, 1993, pp. 74-81; Dardanello, G. Guarino Guarini, in “Storia dell’architettura”, 2003, vol. II, pp. 588-613) sottolineano come la permanenza di Guarini non si limiti al periodo notoriamente documentato, ma debba essere anticipata probabilmente al 1657. Cfr. Nobile, M.R. Guarini e la Sicilia, in “Guarini”, Torino, 2006, pp. 487-493

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

9

facciata della chiesa della Santissima Annunziata ed il convento dei

Teatini a Messina, opere entrambe andate distrutte nel terremoto del

1908, e probabilmente la chiesa di San Filippo e quella dei Padri

Somaschi (fig.2; tenuto conto che la datazione del progetto è incerta)

che invece non furono mai realizzate. Il primo progetto si inserisce

perfettamente nei canoni del seicentesco Barocco romano che Guarini

aveva potuto osservare da vicino durante il noviziato a San Silvestro, al

centro di Roma; gli altri due contengono una enorme quantità di

elementi innovativi che hanno indotto molti studiosi a posporre la data

di progettazione al periodo successivo al soggiorno parigino del 1666 e

quindi in sostanza ad un periodo ben più maturo della formazione di

Guarini come progettista.

A Parigi infatti Guarini progettò e realizzò la chiesa di Sainte

Anne-la-Royale e la casa dei Teatini in Quai Malaquais, opera promossa

e finanziata direttamente dal cardinale Mazzarino, in cui sembra

cominciare a sperimentare il tema degli archi intrecciati. Qui questi

sembrano non essere ancora strutturali ma appaiono applicati alla

struttura emisferica della cupola. Purtroppo anche questa architettura

che più volte cambiò destinazione d’uso, da sala da ballo a caffè, è

andata perduta, demolita progressivamente tra il 1821 ed il 1823.

10

fig.2 Guarini, G. Facciata interna de PP Somas di Messina in “Dissegni d’architettura civile et

ecclesiastica”, Torino, 1686, tavola non numerata

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

11

Tornando alla Sicilia e prendendo per buona l’ipotesi che i

progetti per le chiese a Messina siano stati concepiti nel periodo

siciliano, alcuni studiosi8 indicano come fonte di quei motivi arabi, le

architetture arabo-normanne nei dintorni di Messina ed in particolare la

chiesa di S. Maria alla scala o alla Valle detta la “Badiazza” (fig.3) in cui

sono chiaramente distinguibili quelle che Giulio Arata nel volume

“Atlante di storia dell’architettura arabo-normanna e del Rinascimento

in Sicilia” del 1914 indica con una perifrasi “archetti alcuni ogivali e

altri a tutto sesto sovrapposti alternativamente gli uni sugli altri e che

dalla base quadrata si trasformano gradatamente in circolari a sostegno

della cupola”9 e che in arabo sono identificati da un termine molto

preciso: muqarnas.

8 da Portoghesi (op. cit.) a Morrogh (Morrogh, A. Alcune fonti per le cupole di Guarini, in

“Guarino Guarini”, Torino, 2006, p. 55 e p.57 nota 38) 9 Arata,G.U. Atlante di storia dell’architettura arabo-normanna e del Rinascimento in Sicilia,

Palermo, 1914

12

fig.3 foto della chiesa di Santa Maria della Valle o “Badiazza” presso Messina

Anche in questo caso però le notizie presenti in bibliografia

sono molto vaghe e incomplete e i riferimenti sono puramente formali.

Tra l’altro gli studiosi non hanno preso in esame i monumenti ancora

presenti all’epoca di Guarini: è del tutto probabile infatti che nel 1662

le opere dell’architettura arabo-normanna visibili potessero essere

molte di più rispetto a oggi se si considerano i terremoti e le possibili

progressive demolizioni di edifici arabi.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

13

1.3 LA VIA SPAGNOLA

fig 4 Cristo de la luz, Toledo. Foto della copertura e ingrandimento delle nove piccole cupole che la

compongono (autore Smither W.J.,

http://drc.kenyon.edu/handle/2374.KENY/1/browse?order=ASC&rpp=20&sort_by=1&etal=-

1&offset=687&type=title)

L’ipotesi che è stata la più accreditata per lungo tempo si

fondava sull’assunto che l’architetto modenese avesse conosciuto

14

alcune cupole spagnole10 direttamente o indirettamente. Coloro che

hanno avanzato e sostenuto quest’idea avevano in effetti almeno due

inconfutabili elementi a supporto: innanzitutto lo stesso Guarini nel

suo trattato “Architettura Civile” accenna alle città spagnole di Siviglia

e Salamanca (non fa invece menzione delle due cupole della grande

moschea di Cordoba rappresentate in fig. 5 e in fig. 6, quella antistante

al mirhab e quella del mihrab nella parte aggiunta da El Hakam II, che

gli studiosi hanno ritenuto le più somiglianti alle cupole di Guarini, né

la Seo di Saragozza o le cattedrali di Tarrazona, Toledo e Burgos11).

10

Berchez,J., Marìas, F. Guarini e le Spagne d’Europa e d’America, in “Guarini”, Torino, 2006, p. 495 e p. 511 nota 1 dove è riportata tutta la bibliografia che si occupa dell’argomento. 11

Berchez,J., Marìas, F. Guarini e le Spagne d’Europa e d’America, in “Guarini”, Torino, 2006, p. 495 e p. 511 nota 3.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

15

fig. 5 cupola della cappella laterale destra del mihrab della moschea d'al-Hakam II a Cordoba

Inoltre fino a pochi anni fa si era consolidata l’idea che Guarini

avesse realmente attraversato tutta la penisola iberica per giungere fino

a Lisbona dove sarebbe dovuta sorgere la Chiesa di Santa Maria della

Divina Provvidenza (fig. 7), progettata dallo stesso architetto.

16

fig. 6 cupola del mihrab di Cordoba

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

17

Fig. 7 Santa Maria della Divina Provvidenza, Lisbona

18

Se così fosse stato Guarini avrebbe potuto effettivamente

vedere con i suoi occhi le opere spagnole dell’Islam occidentale12,

avrebbe potuto annotare forme e dimensioni per tenerle a mente al suo

rientro in Italia e quindi trarne ispirazione per le sue opere. C’è inoltre

da notare che alcune delle cupole che più spesso vengono accostate

all’attività architettonica di Guarini si trovano attualmente - e si

trovavano già nel 1600 - fuse all’interno di edifici religiosi prima

islamici e successivamente cristiani, come accade per le cupole della

Moschea di Cordoba che fu riconvertita in cattedrale cristiana nel XVI

secolo e per la moschea di Toledo che porta il nome di “Cristo de la

luz” (fig. 4).

Se diamo credito a questa ipotesi, dovremmo datare il viaggio

dopo il 1666, vale a dire dopo il soggiorno di Guarini a Parigi dove

l’architetto, impegnato nella progettazione della chiesa di Sainte-Anne-

la-Royale, già sperimenta il tema degli archi intrecciati. E’ necessario

aggiungere che non esistono notizie su Guarini da fonti spagnole

dell’epoca13.

Inoltre gli studi di Klaiber14 accettati dalla critica15, addirittura

datano il progetto della chiesa tra il 1678 ed il 1680, periodo in cui si

sarebbe dovuto celebrare il matrimonio tra il duca di Savoia Vittorio

Amedeo II e la cugina infanta Isabella Luisa, in una fase molto

avanzata della maturazione architettonica di Guarini.

12 Florensa, A. Guarini ed il mondo islamico, in “Guarino Guarini e l’internazionalità del Barocco”, Atti del convegno internazionale promosso dall’Accademia delle Scienze di Torino (Torino, 30 settembre - 5 ottobre 1968), Torino, vol I, pp. 637-665. Florensa a p. 639 del saggio si spinge a scrivere che “il mondo islamico che il Guarini potè vedere fu, senza dubbio, la Spagna”. 13 Berchez,J., Marìas, F. Guarini e le Spagne d’Europa e d’America, in “Guarini”, Torino, 2006, p. 495 e p. 512 nota 11 14 Klaiber, S. Guarino Guarini’s Theatine Architecture, Ph.D. dissertation, Columbia University, New York, 1993, pp. 573-595. 15 Morrogh, A. Guarini and the Pursuit of Originality. The Church for Lisbon and Related Projects, in “JSAH”, vol LVII, n. 1, March 1998, p. 6-29; Varela Gomes, P. Les projets de Francesco Borromini et Guarino Guarini pour le Portugal, in “Revue d’Art”, n.133, 2001-3, pp. 81-92; Varela Gomes, P. Guarini e il Portogallo, in “Guarini” Torino, 2006, p. 515) e)

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

19

Tuttavia non si può escludere totalmente che egli abbia

conosciuto cupole e architettura della Spagna araba, attraverso la

letteratura, i disegni o, anche se più difficilmente, da descrizioni

riportate dai viaggiatori. In particolare gli studi fanno riferimento

all’influenza che potrebbe aver avuto il lavoro dello spagnolo

Caramuel16, vescovo, architetto ed intellettuale attivo in Italia, al quale

Guarini si riferisce spesso nell’Architettura Civile sulla concezione

architettonica del teatino. Infatti, come ricordato da Bérchez e Marìas17,

sebbene il trattato di Caramuel fu edito a Vigevano solo nel 1678, le

idee erano presenti già nella Mathesis architectonica del Cusrus mathematicus

pubblicato durante il suo vescovato ad Otranto tra il 1667 ed il 1668.

Ma non è il solo intellettuale spagnolo citato in letteratura. Juan

Andreas Ricci de Guevara, benedettino, è stato ritenuto da Juan

Antonio Ramìrez l’ispiratore del cosiddetto “ordine ondulante” così

come il gesuita Juan Bautista Villalpando18. Tuttavia non è confermata

da alcuna fonte una conoscenza diretta tra questi notabili,

contemporanei di Guarini e lo stesso prete teatino.

1.4 ALTRE IPOTESI

Nel suo saggio “Alcune fonti per le cupole di Guarini”19,

Andrew Morrogh fa riferimento ad alcuni studi di Mainstone20 che

16 Dal Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 19, 1976 (versione on-line http://www.treccani.it/enciclopedia/juan-caramuel-lobkowicz_(Dizionario-Biografico)/) Juan Caramuel Lobkowicz (1606-1680) si formò presso i Gesuiti e divenne poi monaco cistercense. Fu abile oratore e scrisse numerose opere oggi non più consultabili. Si occupò di teologia, di fisica e di architettura. E’ nota in particolare la sua innovativa visione della architettura obliqu descritta nel suo trattato Architectura civil,recta y obliqua,considerada y dibuxada en el Templo de Ierusalem (Vigevano, 1678). 17 ,J., Marìas, F. Guarini e le Spagne d’Europa e d’America, in “Guarini”, Torino, 2006, p. 497 18 Idem, pp. 496-497 19 Morrogh, A. Alcune fonti per le cupole di Guarini, in “Guarino Guarini”, Torino, 2006, p. 54.

20

“richiamano l’attenzione su certi studi leonardeschi di volte”. Ci si

riferisce in particolare ad alcuni schizzi che si trovano in un codice di

Leonardo custodito nel Seicento nella Biblioteca Ambrosiana21. Come

afferma lo stesso Morrogh, è piuttosto complicato documentare con

certezza che Guarini abbia potuto vedere il manoscritto a Milano prima

del 1662 e cioè prima del suo viaggio a Parigi. Sono state fatte alcune

ipotesi che non soddisfano soprattutto per un motivo: anche se

Guarini avesse visto questi schizzi, come avrebbe potuto immaginarne

la costruzione strutturale tridimensionale?

I disegni infatti non riportano alcuna annotazione sulle tecniche

di costruzione, sui materiali o sulla statica che avrebbe dovuto

sorreggere quegli intrecci di costoloni. Inoltre tutti gli schizzi per le

volte partono da un quadrato al cui interno è elaborato un disegno più

o meno complesso, mentre sappiamo che alcune delle cupole di

Guarini sono impostate su piante diverse dal quadrato, come nel caso

della Chiesa dei Padri Somaschi e del presbiterio di San Lorenzo dove

le cupole poggiano su una base esagonale, o a San Gaetano a Nizza

dove l’imposta è un pentagono.

Un altro maestro dell’architettura italiana, contemporaneo di

Guarini, è stato riconosciuto quale fonte di ispirazione delle cupole

guariniane: Francesco Borromini. Oltre alla somiglianza della

composizione delle volumetrie, soprattutto se viste dall’esterno, si fa

spesso riferimento alla copertura della Sala dei Re Magi (fig.8) nel

Collegio di Propaganda Fide in Roma (1660-1664) come origine

dell’idea per il sistema degli archi intrecciati utilizzato da Guarini

numerose volte.

20 Idem p.54 e p. 57 nota 31; Mainstone, J.R. Guarini and Leonardo, in “Architectural Review”, n. 147, febbraio 1970, p. 454. 21 Morrogh, op.cit. p. 54

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

21

Fig. 8 Volta della cappella dei Re Magi di Francesco Borromini (1660-1664)

Si è ipotizzato che Guarini abbia potuto vedere le opere

dell’architetto ticinese durante il noviziato romano ed è molto

probabile che sia andata proprio così: Borromini era tra gli architetti

più attivi a Roma e i suoi cantieri erano aperti in tutta la città.

L’influenza della visione di Borromini e più propriamente del fervente

clima romano in generale, sull’immaginario del giovane Guarini è

indubbia. Borromini come origine dell’elemento particolare delle

cupole ad archi intrecciati è invece discutibile. La volta della cappella

dei Re Magi a Propaganda Fide copre uno spazio rettangolare e gli

archi, che con tutta probabilità non sono strutturali ma ornamentali,

data la forma della pianta, compongono un disegno che mai si ritrova

nelle architetture guariniane.

22

1.5 UNA NUOVA STRADA: LE MISSIONI RELIGIOSE IN

GEORGIA E ARMENIA

Ma esiste secondo me una terza ipotesi che non è mai stata

trattata dagli studi. Credo possibile che Guarini sia venuto a

conoscenza dell’architettura araba orientale e che sia stata questa la

fonte per il concepimento delle sue cupole più eccezionali.

Il disegno, la geometria, la dimensione, la struttura sarebbero

infatti molto più simili ad alcune strutture tipiche dell’architettura

dell’Islam orientale (in fig.9 l’iwan di Isfahan, uno dei più mirabili

esempi di architettura iraniana) piuttosto che alle cupole spagnole. In

realtà già Florensa addita “i precedenti nel Medio Oriente”22 ma, sulla

scorta delle indicazioni dell’archeologo Don Manuel Gomez Moreno,

indica le architetture medio orientali mettendole in relazione con le

architetture spagnole essendone l’origine. Florensa fa riferimento

soprattutto alla Grande Moschea del Venerdì di Isfahan di cui illustra

alcune immagini del bazar e sottolinea come esistano all’interno di

questo complesso alcune mirabili cupole simili ma diverse tra loro che

mettono in evidenza la maestria e “l’estrema facilità, […] si direbbe

quasi l’inconsapevolezza con cui si cambia l’impostazione, si gioca con

gli archi in un medesimo edificio”23. Inoltre Florensa cita altri

precedenti come Akhpat in Armenia e Maschad presso Bagdad di cui

però non riporta né foto né date di costruzione né nessun altro dato o

riscontro24 utile per un raffronto.

Ciò che né Florensa né altri si sono posti come problema è se

fosse stato possibile che Guarini avesse preso a modello direttamente

gli edifici medio orientali.

22 Florensa, A. Guarini ed il mondo islamico, in “Guarino Guarini e l’internazionalità del Barocco”, Atti del convegno internazionale promosso dall’Accademia delle Scienze di Torino (Torino, 30 settembre - 5 ottobre 1968), Torino, vol I, p. 645. 23 Florensa, A. op.cit. pp.645-646. 24 Idem p. 646

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

23

E’ infatti evidente la somiglianza di alcune opere dell’arcitetto

italiano ad alcune strutture specificamente di architettura araba

orientale, non solo composte da archi intrecciati. Ad esempio la sua

opera più enigmatica, la cupola della cappella della Sindone, non è

costituita da archi intrecciati, ma è formata da più serie di archi

sovrapposti che, proprio come le muqarnas (in fig. 9 l’esempio di uno

degli iwan della Grande Moschea del Venerdì ad Isfahan già citata),

appoggiano gli uni sul cervello dei sottostanti formando dei livelli. Tali

strutture, così come quelle ad archi intrecciati, sono molto frequenti in

edifici religiosi e civili di tutta l’area mediorientale ed in particolare si

sono affermati come sistemi costruttivi per le cupole della zona

irachena, siriana e caucasica.

Il quesito che si pone a questo punto è molto chiaro: come

poteva Guarini essere a conoscenza di una cultura architettonica così

lontana? Mentre infatti è possibile, anche se finora non dimostrato e

anzi ormai considerato molto improbabile da studi recenti un suo

viaggio in Spagna e Portogallo, è praticamente impossibile anche solo

pensare ad un suo trasferimento in Medio Oriente. Non solo infatti

non è documentato alcun viaggio con questa meta, ma non c’è, nella

biografia di Guarini, una mancanza di notizie per un lasso di tempo tale

da poter lasciare spazio ad una possibile ipotesi in questo senso.

La mia ipotesi al riguardo è che a Guarini siano giunte

informazioni scritte, orali e grafiche su questi luoghi lontani,

principalmente dai suoi Confratelli missionari.

È questo un argomento mai neppure sfiorato dalla letteratura:

tutto ciò che è stato scritto su Guarini teatino riguarda in generale la

sua formazione, e più precisamente la sua formazione da architetto e

ultimamente anche da matematico. Si hanno inoltre notizie sui

burrascosi rapporti con i suoi superiori, come per esempio avvenne

con il Padre Virle, preposito di Torino, ma molto poco è stato scritto

sui rapporti con il resto della sua comunità teatina, nella quale cominciò

a vivere all’età di quindici anni.

24

fig. 9 iwan della Moschea del Venerdì di Isfahan

Nel 1626 Papa Urbano VIII promosse la missione teatina di

Padre Pietro Avitabile che in Dicembre, da Messina, indirizzò le vele

alla volta di Costantinopoli, pensando di proseguire il viaggio per il Mar

Nero. In questo modo ebbe inizio la stagione delle Missioni in Oriente.

Dopo Padre Avitabile partì alla volta dell’Armenia, nel Settembre 1636,

Padre Clemente Galano, principale fautore della riunificazione della

Chiesa Armena con la Chiesa di Roma.

Questi riuscì a compiere più viaggi in Oriente e soggiornò in

Armenia per alcuni anni. Nel 1644 tornò a Roma, a San Silvestro, con

uno stuolo di discepoli e di dignitari greci e armeni, come riporta Padre

Andreu durante le celebrazione per il centenario della morte del

confratello, e cominciò ad insegnare ai novizi. È probabile che in quegli

stessi anni, Guarino Guarini si trovasse proprio a Roma, dove stava

portando avanti i suoi studi per il noviziato all’interno dell’ordine e

dove, ne 1641, prese i voti e si professò Padre Guarino Guarini.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

25

Punto focale sono dunque le Missioni religiose e la loro storia,

con particolare riferimento a quelle teatine nel Vicino e Medio Oriente,

e ai rapporti che Guarini potrebbe aver intrattenuto con i Confratelli

missionari. Si è quindi cercato di rintracciare le sedi delle missioni ed i

percorsi dei missionari in quei luoghi per giungere fino alle mete

dell’evangelizzazione, incrociandoli con i siti in cui erano presenti

edifici religiosi, o para religiosi, architettonicamente interessanti ai fini

di questa ricerca: quelli cioè in cui erano o sono tuttora presenti cupole

ad archi intrecciati o a muqarnas.

La spinta missionaria di evangelizzazione nacque intorno agli

anni venti del Seicento, dapprima in seno agli ordini, in seguito

promossa e supportata fortemente dalla S.Congregazione de Propaganda

Fide che nacque proprio a questo scopo.

Fin dai primi tempi delle nuove scoperte sulle coste occidentali

dell’Africa e dell’America, per impedire contrasti tra i Portoghesi e gli

Spagnoli riguardo alle nuove terre che si scoprivano, dietro richiesta

anche di Ferdinando II d’Aragona, detto il Cattolico, il papa

Alessandro VI aveva tracciato la linea-meridiano attraverso l’Atlantico,

attribuendo alla Spagna le terre ad Occidente e al Portogallo quelle ad

Oriente, con la Bolla papale “Inter coetera” del 3 maggio 1493.

Si iniziava così un capitolo nuovo nella storia delle missioni, che

va sotto il nome di Regio Patronato. I diritti dei Sovrani si possono

riassumere in tre punti: la nomina a tutti i benefici ecclesiastici;

l’ammissione o l’esclusione dei missionari (i missionari avevano perciò

bisogno dell’autorizzazione regia per partire); il controllo su tutti gli

affari ecclesiastici.

A questi diritti corrispondevano alcuni obblighi: da un lato la

scelta e l’invio dei missionari ed il loro seguente sostentamento, e

dall’altro la cura, l’erezione, il mantenimento, i restauri di tutti gli edifici

di culto. Tutto ciò portò ad un certo punto, ad un eccessiva ingerenza

della politica negli affari propriamente ecclesiastici. In particolare dal

1629 i vescovi delle colonie portoghesi dovevano prestare un

26

giuramento di fedeltà al patronato, che implicava la promessa di non

instaurare rapporti con Roma.

Dopo alcune relazioni di religiosi non appartenenti all’ordine dei

teatini che si erano spinti fino in Georgia, ed in particolare dopo le

relazioni del domenicano P. Gregorio Orsini e di Pietro della Valle

presentate alla S.Congregazione de Propaganda Fide nel 1626, in cui si

esponeva lo stato del paese con riferimento alla possibilità di un

fruttuoso apostolato in quelle terre, la Congregazione si decise ad

inviare una missione, e la scelta ricadde sui religiosi Teatini.

Esistono tre testi che direttamente o indirettamente forniscono

notizie ed informazioni, non sempre coerenti tra loro, sulla storia delle

missioni e dei missionari. Istoria delle Missioni de’ Chierici Regolari

Teatini, di Bartolomeo Ferro (1704-05), descrive in modo puntuale

tutte le missioni dall’origine fino al 1700, trattando specificamente i

viaggi e le vicissitudini dei Padri. Questo testo fa spesso riferimento alle

Istorie Theatine di Silos del 1666 che tratta argomenti più generali e in

maniera meno precisa. Le due trattazioni riportano molte notizie in

modo identico, e la maggior parte delle incongruenze sono messe in

evidenza da Ferro. A questi due testi specifici sulla storia dell’Ordine e

delle missioni, si affiancano i due volumi del Vezzosi ( in fig. 6 il

frontespizio del primo volume de “I scrittori de’ chierici regolari detti

teatini” Roma 1780) in cui sono raccolte le biografie di coloro che, tra i

Teatini, si sono dedicati alla scrittura. E tra questi si trovano anche

alcuni dei Padri missionari. Il Ferro narra che nel Dicembre 1626 partì,

da Messina, la prima missione del P.D. Pietro Avitabile con P.D.

Francesco Manco leccese, il fratello laico Andrea Lippomano,

georgiano convertito, e P.D. Antonio Ardizzone che nel 1648 venne

nominato Preposito di Lisbona.

Proprio ad P.D. Ardizzone Guarino Guarini dedicò il progetto,

mai realizzato, della chiesa della Divina Provvidenza a Lisbona datato

nuovamente, dagli studi più recenti, intorno al 1680.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

27

Ardizzone ebbe forse modo di conoscere Guarini a Parigi nel

1663, momento in cui entrambi si trovavano per motivi diversi, nella

capitale francese. Questo periodo fu estremamente interessante per

l’evoluzione dell’architettura del teatino in quanto in quegli anni ebbe la

possibilità di conoscere uomini e idee nuove.

Guarini era stato chiamato nella capitale francese per progettare

la chiesa di Saint Anne-la-Royale mentre il già noto missionario

mediava con i potenti probabilmente per ottenere nuovi fondi. A Parigi

era presente una sola casa teatina, quindi i due religiosi ebbero

sicuramente modo di conoscersi.

Oltre ad aver conosciuto forse P.D. Ardizzone durante il

periodo parigino, è probabile che Guarini abbia conosciuto P.D.

Clemente Galano durante il suo noviziato a Roma. Questi infatti fece

ritorno dalla Georgia nel 1644 con uno stuolo di notabili armeni, in un

momento in cui con tutta probabilità Guarini si trovava a Roma per

completare la sua formazione. Galano fu uno dei Padri missionari più

importanti: a lui si deve infatti la riconciliazione della Chiesa armena

con la Chiesa di Roma.

Durante le ricerche presso l’Archivio Generale dei Teatini è

emersa la figura di un terzo personaggio: il P. Cristoforo Castelli.

Questi fu richiesto esplicitamente dal principe georgiano Teimuraz che,

rivolgendosi alla Santa Sede, pregava l’invio in quelle terre di “un

soggetto medico pittore ingegnere e ornato di vertù”. Padre Castelli

partì per la Georgia nel 1632 e fece definitivamente ritorno in Italia nel

1654, dopo 22 anni di ininterrotta missione, quando ormai gli rimaneva

ancora poco da vivere, stanco, malato e provato.

La sua produzione ultraventennale conteneva annotazione

grafiche delle sue esperienze, delle genti che lo circondavano, dei loro

usi, dei paesaggi, delle città. Pochi mesi dopo il ritorno in patria,

l’immensa collezione di disegni e di schizzi fu perduta durante una

tempesta al largo di Stromboli ed il padre fu invitato dal Collegio de

Propaganda Fide a ridisegnare a memoria l’intero corpus. I disegni, una

28

parte dei quali sono stai pubblicati da B. Majorana nel libro “Gloriosa

impresa” del 1990, sono ora conservati a Palermo nel Fondo Castelli.

Sebbene ad oggi non siano documentati rapporti tra i

personaggi qui citati e Guarini, è comunque molto probabile che

abbiano intrattenuto dei rapporti con lui frequentando le stesse Case

dell’Ordine negli stessi periodi. Tra l’altro è ipotizzabile che se così

fosse, Guarini non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di strappare

informazioni e curiosità su quelle terre lontane essendo lui

notoriamente curioso, soprattutto d’architettura.

Da una lettera di Donato Rossetti del 1674, relativa al suo arrivo

a Torino da Pisa, sappiamo che

“Vi è per secondo il di là nominato P.Guerrini, che si può chiamare a

mio credere geometra […] ma fuori di queste cose pure geometriche, non

discorre che d’Architettura Civile, nella quale ha concetti e ha fatti disegni

e fabbriche [...]”25

25 Rossetti, D. Lettera del 5 Settembre 1674 al principe Leopoldo de’ Medici, in Fraboni, “A. Lettere inedite di uomini illustri”, II, Firenze, 1775, p. 248

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

29

3. Analisi comparata delle strutture

armene/georgiane e guariniane

3.1 L’ARCHITETTURA DI GEORGIA E ARMENIA

(se non indicato diversamente, le immagini sono state tratte dal sito www.armenica.org al 21-02-2012)

Nei primi decenni del XVII secolo il complesso quadro

geopolitico delle regioni caucasiche di Georgia e Armenia si presentava

particolarmente inquieto e mutevole: le guerre erano continue, le

alleanze tra stati erano instabili e i cambi di sovrano frequenti26.

26

Gli attuali stati di Georgia e Armenia si trovano nella regione caucasica (fig. 1), in un’area compresa tra il Mar Caspio ed il Mar Nero che, all’inizio del XVII secolo, era divisa nei Regni di Imereti (a sua volta diviso nelle province di Mingrelia, Imereti e Guria) di Kartli, di Kakheti, nel principato ottomano di Samtskhe (attuale Samtskhe-Javakheti) e in una parte dell’impero dei Safavidi di cui faceva parte quasi tutta l’attuale Armenia (fig. 2). In questa regione si concentrano le architetture, che interessano la ricerca, sia monumentali, sia inerenti il tessuto residenziale. L’inquadramento storico che segue è necessario per comprendere il contesto in cui si trovarono ad operare i missionari religiosi inviati dal Vaticano. Alla fine del 1500 i Turchi Ottomani erano riusciti a conquistare tutti i regni della Georgia, ma, nonostante l’acquisita egemonia, la situazione rimaneva molto instabile e, all’inizio del 1600, lo Shah Abbas I tentò di riprenderne il possesso (Suny, R.G. The making of the Georgian nation, Indiana University Press, 1994, p.50). Il piano dello Shah Abbas I, persiano safavide, era di conquistare l’intera regione caucasica sterminando il popolo georgiano e quindi di colonizzarne il territorio con le popolazioni provenienti dall’Iran. Dopo alcuni anni di guerra, nel 1605 questi dovette momentaneamente accantonare le proprie pretese in quanto il popolo riuscì a portare sul trono il re Teimuraz I anche grazie all’aiuto di sua madre, la regina Ketevan che sarà in seguito canonizzata dalla chiesa ortodossa per aver rifiutato di convertirsi all’Islam. Lo shah Abbas ed i Persiani furono dunque costretti a riconoscere i Regni cristiani di Kakheti e di Kartli con a capo rispettivamente re Teimuraz I e re Luarsab II. Nel 1614 lo shah riuscì nuovamente a conquistare i due regni, questa volta appoggiato da un potente generale georgiano, Giorgi Saakadze. Questa occupazione durò solo un anno. Nel 1615, una volta ripreso il potere, i nobili georgiani proposero che Teimuraz I governasse su entrambi i Regni di Kartli e Kakheti in quanto sposo della sorella del re Luarsab II che era stato ammazzato, mentre si trovava in esilio ad Ispahan, a causa del suo rifiuto di convertirsi all’Islam (Hitchins, K. GEORGIA ii. History of Iranian-Georgian Relations, Enciclopedia Iranica Online Edition, 2001, http://www.iranicaonline.org/articles/georgia-ii-history. Per questa ragione Luarsab II è

30

E fu all’interno di questo mondo lontano dalla cultura europea che, nel

1626 giunsero i missionari teatini con la loro prima missione.

E’ possibile ipotizzare che i territori di Georgia ed Armenia

rappresentassero per la Chiesa cattolica un baluardo contro l’Islam che

stava procedendo alla conquista di tutto il mondo mediorientale, e fu

probabilmente per questo motivo che a Roma si decise di inviare i preti

missionari.

Le due nazioni cristiane, grazie alla loro strategica posizione

geografica tra il Mar Caspio e il Mar Nero, costituivano un passaggio

obbligato, una strettoia, per i Persiani e per l’Islam. L’inestricabile

intreccio tra voglia di conquista e difesa del territorio, ognuna in nome

venerato come santo martire della Chiesa Ortodossa Georgiana). Le invasioni persiane e le conseguenti rivolte popolari capeggiate dai nobili non si placarono e si ripeterono periodicamente con enormi perdite umane soprattutto sul fronte georgiano. Ogni volta il re Teimuraz I veniva detronizzato e sostituito da governanti musulmani imposti dallo shah, per poi rimesso sul trono. I regni di Kartli e Khaketi subirono quindi sorti altalenanti, riuniti sotto un unico sovrano georgiano, divisi o riassoggettati alla Persia. Nel 1632 Rostam Khan (o Rostom) prese possesso del Regno di Kartli (Hitchins, K. GEORGIA ii. History of Iranian-Georgian Relations, Enciclopedia Iranica Online Edition, 2001, http://www.iranicaonline.org/articles/georgia-ii-history, 15 febbraio 2012). Figlio di un principe georgiano convertito all’Islam, cresciuto alla corte di Ispahan, si sposò con il doppio rito cristiano e musulmano operando un tentativo di pacificazione tra diversi e contrapposti credi religiosi. Durante il suo regno fece costruire un magnifico palazzo a Tblisi e restaurò l’antica cattedrale di Svetitskhoveli di Mtskheta (Allen, W.E. A history of the Georgian people: from the beginning down to the Russian conquest in nineteenth century, Londra, 1971, p. 170). Le lotte però non si fermarono e, nel 1663, dopo essere stato detronizzato per l’ultima volta, Teimuraz I morì prigioniero dei Persiani. Oltre alla strenua difesa del suo regno, che riuscì a riconquistare più volte, Teimuraz I fu sostenitore e difensore della religione cristiana contro le forze orientali dell’Islam sciita dei Safavidi. L’antica tradizione cristiana soprattutto della Georgia, ed in parte dell’Armenia, riuscì a resistere agli attacchi provenienti dall’enorme potenza iraniana, a costo di fortissime perdite. Le due nazioni caucasiche furono tra le prime ad accogliere la religione cristiana come religione di stato; l’Armenia diviene cristiana già nel 301 e viene considerata la prima in assoluto seguita subito dopo dalla Georgia nel corso IV secolo. L’adesione al cristianesimo in un’epoca così antica permeò il popolo di un profondo sentimento di identità religiosa che non mancò di sostenere i Georgiani nel periodo delle ripetute invasioni persiane. Solo nella rivolta del 1615 morirono tra i sessanta e i settantamila georgiani e centomila furono deportati in Persia (Suny, R.G. The making of the Georgian nation, Indiana University Press, 1994, p.50; Hitchins, K. GEORGIA ii. History of Iranian-Georgian Relations, Enciclopedia Iranica Online Edition, 2001, http://www.iranicaonline.org/articles/georgia-ii-history).

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

31

del proprio credo, del proprio dio, della propria fede, ha prodotto un

contesto di estrema instabilità nel quale si trovarono a vivere, ad

operare, ad osservare i missionari teatini.

fig.1 – Regione Caucasica, area geografica di interesse (immagine tratta da sito

http://www.zonu.com/fullsize/2009-09-17-608/Mapa-Politico-de-Oriente-Medio-

2001.html e modificata per mettere in evidenza la zona di interesse)

Il loro apostolato si svolse a partire dai luoghi di culto e di

preghiera, dai luoghi in cui ricevevano ospitalità: chiese, conventi,

monasteri. Tali complessi architettonici sono quelli legati alla memoria,

alla storia dei luoghi, che si sono conservati, pressoché integri, sino ai

nostri giorni. I missionari teatini, trovandosi a vivere quotidianamente

in questi edifici, ebbero modo di osservarne la composizione spaziale,

le decorazioni e la struttura, apprezzandone gli elementi tipologici

tipici.

Secondo un’antichissima tradizione che risale al IV secolo, gli

edifici armeni e georgiani presentano caratteri appartenenti a culture

differenti e mescolati insieme. Alcuni di questi caratteri sono

strettamente connessi alla cultura architettonica persiana e più

32

precisamente sasanide. Di notevole pregio architettonico, evidente sia

nella composizione dei volumi sia nella particolare cura delle finiture e

nell’inserimento di alcuni elementi caratteristici come gli iwan, e di

autentica innovazione strutturale, gli edifici sasanidi rappresentarono

un salto in avanti nell’evoluzione costruttiva dei persiani e fornirono le

fondamenta per la futura architettura safavide e iraniana che avrebbe

permeato, nei secoli seguenti, anche la cultura architettonica e

costruttiva ecclesiastica georgiana e armena. Tra il IV ed il VII secolo,

durante il periodo cosiddetto “formativo”27, furono elaborati i principi

di questa architettura che si sarebbe poi modificata con l’andare dei

secoli adeguandosi alle innovazioni dettate dalla cultura e dalle

tradizioni dei popoli dominanti, conservando però sempre alcuni

caratteri propri. Gli impianti planimetrici tipici sono a pianta centrale, a

navata unica o a tre navate, i materiali utilizzati sono prevalentemente

lapidei. La scelta della pietra come materiale strutturale impone

specifiche tipologie costruttive; in particolare la tecnica usata è quella

della costruzione a secco con conci regolari e di forma geometrica ben

definita.

27

Zaran, A. Analisi delle tipologie architettoniche dell’Armenia medievale, in “Armenien: Tagebuch einer Reise in das Land des Ararat”, Zurigo, 1996, p.97. Per comprendere la varietà, la storia dell’evoluzione costruttiva e la cultura architettonica in Armenia si è fatto riferimento ai seguenti testi AA.VV., Architettura Medievale Armena, Roma, 1968; AA.VV., Documenti di Architettura Armena, Vol. 1-23, Venezia-Milano, 1968-1998; AA.VV., Ricerca sull’Archittetura Armena, Vol. 1970-1986; AA.VV., Architettura armena, Monaco, 1974; AA.VV., Atti Simposio Internazionale di Cultura Armena, Italia-Armenia, ed. 1978, 1981, 1984, 1985; AA.VV., Atti Simposium Internazionale di Arte Georgiana, Italia-Georgia, ed. 1977, 1977, 1984, 1983; AA.VV., Architettura Armena dal quarto al diciannovesimo secolo, Roma, 1988 Brambilla, M. Tipi di case contadine armene, in “Palladio”, XXIII-XXV, 1974-76, pp. 197-212; Alpago Novello, A. Art and Architecture in Medieval Georgia, in: Louvain-la-Neuve, Editions de l’Istitut Supérieur d’Archéologie et d’Histoire de l’Art de l’Université de Louvain, 1980.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

33

fig.2 – Mappa della regione caucasica al 1555 (immagine tratta dal sito

http://www.aboutgeorgia.ge/maps/ con l’aggiunta dei confini dell’Armenia)

Con queste caratteristiche di base, le chiese armene e

georgiane si caratterizzano per alcuni elementi architettonici unici,

pressoché impossibili da ritrovare altrove, frutto di una singolare e

straordinaria fusione di stili e culture diverse.

Qui di seguito saranno esaminate e descritte le componenti

costruttive tipiche di questi edifici con particolare attenzione a quegli

elementi tipologici unici che consentono di distinguere questa dalle

altre architetture.

34

Tra questi saranno dettagliatamente osservati la geometria e la

composizione delle cupole, i sistemi strutturali e decorativi e la

giustapposizione delle volumetrie che costruiscono gli spazi, nonché

l’uso della luce, tutti elementi che saranno oggetto del confronto con le

architetture di Guarini nella trattazione successiva.

La località in cui sorge ogni edificio è planimetricamente

individuata nella mappa allegata riferita sia al periodo storico oggetto

delle missioni dei teatini sia all’attuale Armenia (mappa allegata).

fig.3 Monastero di Geghard (Ayrivank, Armenia) e monastero di Alaverdi (Khaketi, Georgia)

Gli edifici a carattere religioso sono caratterizzati dalla presenza

di un’aula centrale a pianta quadrata sormontata da una cupola spesso

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

35

emisferica. All’esterno questa struttura è dissimulata da un alto tamburo

cilindrico, generalmente aperto da finestrate strette, coronato da un

tetto conico molto slanciato (fig. 3). A volte l’aula della chiesa è

introdotta da una sala, una sorta di nartece tipico dell’architettura

armena detto gavit.

La sovrapposizione dei volumi principali, e cioè dell’aula, del

tamburo, della cupola e infine del tetto conico, è ben visibili nella

sezione della chiesa del monastero di Geghard (fig. 4), uno tra i più

importanti dell’intera Armenia.

Questo monumentale complesso sorge non lontano dall’attuale

Turchia e, al momento della costruzione, che si ipotizza sia cominciata

intorno al 120028, si trovava in un territorio di frontiera governato dal

califfato abbaside prima e omayyade dopo.

28 www.armenica.org alla voce Geghard, tratta da Khalpakhchian, O. Kh. Architectural Ensembles of Armenia, 8 c. B.C. - 19 A.D., Moscow, 1980

36

fig.4 sezione dell’aula (gavit) e degli ambienti della chiesa fig.5 foto della cupola del

gavit a muqarnas a Geghard

detta Katoghike a Geghard

La cupola del gavit, aperta in sommità da un occhio circolare, è

impostata su quattro archi che poggiano su colonne ed è costruita da

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

37

muqarnas, strutture tridimensionali che vengono definite a stalattiti o ad

alveoli, a seconda che siano sporgenti o scavate (fig. 5) e che

sovrapponendosi in livelli, costruiscono la cupola. Tipiche di tutta

l’architettura araba, presenti negli iwan delle moschee, nelle cupole,

nelle nicchie, come sostegno per i capitelli o per le mensole, raramente

accade che le strutture a muqarnas siano presenti in edifici religiosi

cristiani.

Nel monastero di Geghard, in particolare, le muqarnas si trovano

utilizzate ripetutamente e con funzioni diverse. Oltre all’aula maggiore

si trovano in un’altra zona del complesso, nella chiesa originaria scavata

nella roccia (fig. 6 e fig. 7). Qui l’elemento delle muqarnas viene

utilizzato nella parte più alta della cupola che, sempre aperta in

sommità, questa volta è poggiata, diversamente dalla precedente, su un

sistema di quattro archi intrecciati, .

Lo stesso elemento delle muqarnas è inoltre ripetuto nell’abside trilobata

(fig. 7), risolta in cima da una croce dipinta di rosso. In questi ultimi

due i casi le muqarnas sembrano essere state interamente scolpite nella

roccia, senza l’applicazione di ulteriori elementi che ne simulassero la

forma.

In questa parte del complesso, nella cupola di questa seconda

chiesa, si trova un sistema strutturale di notevole interesse: la volta ad

archi intrecciati.

38

fig. 6 Geghard, sezione longitudinale fig. 7 Geghard, intradosso dell’abside a

muqarnas della prima chiesa

scavata nella roccia risalente al XIII secolo

Le colonne che sorreggono gli archi sono otto e sono addossate

ai muri perimetrali. Gli archi impostati su queste colonne sono quattro

(fig. 8 - ambiente identificato con il numero 4) e attraversano lo spazio

della chiesa formando in pianta una griglia con un quadrato nel mezzo.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

39

Su questo si appoggia la piccola cupola a muqarnas, stretta e molto

slanciata.

In questo caso specifico gli archi sono piuttosto spessi perché

oltre a sostenere la cupola, sono posti a sostegno anche della massa

rocciosa sovrastante. Le dimensioni dei livelli delle muqarnas non sono

tutte uguali, ma ai due terzi dell’altezza è stato costruito un livello con

elementi più ampi per allungare la prospettiva. L’ultimo livello prima

dell’apertura sommitale si riduce nuovamente.

fig. 8 planimetria generale del complesso monastico di Geghard

In tutta l’Armenia e in Georgia esistono complessi religiosi con

elementi architettonici simili, con cupole ad archi intrecciati o con

cupole a muqarnas oppure ancora con strutture che mettono insieme i

due sistemi.

Negli edifici ormai parzialmente crollati appare più evidente la

funzione strutturale dei possenti archi intrecciati che restano tuttora in

piedi. Nel caso dei gavit, ossia dei narteci delle chiese di Gandzasar e a

Deghznuti (fig. 9) è significativo notare come queste strutture

40

appoggiate direttamente a terra diano origine ad un modello in tutto

sovrapponibile a quello di Sant’Evasio a Casal Monferrato.

fig. 9 gavit della chiesa di Gandzasar (attuale Azeibaijan) e Deghdznuti (Gosh Tavush, Armenia, http://www.armeniapedia.org/index.php?title=File:Deghdznuti_arches-dcp8377.jpg)

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

41

fig. 10 pianta della chiesa di Gandzasar

Le geometrie di queste strutture sono varie: la tipologia di volta

che si trova a Geghard e a Deghdznuti, come quella di Gadzasar, è a

otto colonne, tipicamente addossate ai muri perimetrali e quattro archi

(fig. 9, 10 e 11), mentre quella di S. Astvacacin a Nelucivank e della

chiesa di Khoranashat sono impostate su un tamburo poligonale e

composte da sei archi. In pianta gli incroci formano una stella a sei

punte {6/2}.

42

fig. 11 - schema dei quattro archi intrecciati

Anche con questa geometria gli archi che supportano la cupola

sono piuttosto spessi ed hanno una chiara funzione strutturale (fig. 12)

tanto che, come nei casi precedenti, seppure sia crollata una parte delle

vele, i costoloni continuano a reggere la parte restante.

fig. 12 a sinistra cupola del gavit di S. Astvacacin a Nelucivank presso Arkazan, a destra la

cupola del gavit di Khoranashat

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

43

In altri casi invece accade che la funzione statica degli archi non

sia così evidente. Questi si presentano infatti molto sottili e poco

aggettanti rispetto alla luce della volta e fanno pensare più ad un ruolo

decorativo e ornamentale che ad una funzione strutturale (fig. 14). Il

tamburo su cui poggiano risulta fortemente indebolito dalle numerose

aperture.

Nel caso della chiesa di Khorakert (fig. 14 a sinistra) la

geometria della stella è uguale alle cupole dei gavit di Nelucivank e di

Khoranashat, basata su una stella {6/2} (fig. 13), ma il tamburo risulta

più alto e costituito da colonne che ne riducono la continuità e la

resistenza. La struttura è solidale e nel complesso sembrerebbe

monolitica: la cupola e gli archi appaiono fusi insieme ed in particolare

la zona più alta della cupola, di forma esagonale, mostra una tessitura

dei mattoni che sembra collaborare con il resto. Gli archi, tuttavia,

impostati su un anello continuo, scaricano il loro peso ognuno su una

colonna del tamburo palesando la loro funzione statica.

fig. 13 - schema della cupola {6/2}

Nella cupola della chiesa di Santo Stefano a Julfa (fig. 14) si

ripete più o meno lo stesso schema: gli archi qui sono ancora più sottili

e ancora meno aggettanti, ma ben più numerosi. La stella di base è

infatti una {16/3} e poggia su un tamburo forato per quasi la metà; gli

44

archi poggiano su colonnine poste ai lati della finestre ad arco a tutto

sesto.

fig. 14 - cupola della chiesa di Khorakert (Armenia)e cupola della chiesa di S. Stephanos a

Julfa (Iran, al confine con l’Azerbaijan)

Questa tipologia di cupole non presenta ulteriori soprelevazioni

con eventuali lanterne o cupole secondarie impostate sugli archi. Il

problema della luce viene qui risolto dalle aperture nel tamburo che

possono essere molte, come nel caso di Khorakert, o grandi come a

Julfa.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

45

fig.15 cupola della chiesa di S. Stephanos a Julfa e cattedrale di Etchmiadzin

Il tamburo a sua volta poggia in genere su archi che definiscono

una zona quadrata e la zona di transizione è formata da triangoli piani,

da pennacchi a loro volta costituiti da incroci di archi (fig. 15) o da

pennacchi a tromba (fig. 16).

46

fig. 16 pennacchi a tromba (o trompe) della chiesa di Ozdun e ricostruzione dei volumi

Nel caso della chiesa di Shoghakat a Etchmiadzin il tamburo è

addirittura annullato, smaterializzato dalle colonne che sostengono la

cupola a vela esagonale. La pianta dell’ambiente cupolato è sempre

quadrata, così che le colonne poggiano una volta sul cervello degli archi

sottostanti e una volta sui pennacchi (fig. 17).

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

47

fig. 17 pennacchi triangolari della chiesa di Shoghakat a Etchmiadzin e ricostruzione grafica dei volumi

Oltre ai modelli descritti finora, basati sugli intrecci di archi o

sulle muqarnas, si trovano cupole composte da una serie di livelli

48

poligonali, una sorta di cannocchiale prospettico, formate solo dalla

sovrapposizione di pietre sfalsate e di dimensioni decrescenti.

fig. 18 pianta e sezione del complesso di San Gregorio a Sanahin. La libreria è indicata dal cerchio rosso

Un esempio emblematico di questa tipologia di cupole si trova nella

biblioteca del complesso monastico di San Gregorio a Sanahin (fig. 18);

la cupola è poggiata su quattro archi posti a 45° e iscritti al quadrato

della pianta della sala. Gli strati che formano la cupola sono quattro e

hanno diverse altezze, diverse profondità e diverse inclinazioni.

L’effetto ottenuto è di tensione verso l’alto, verso la sommità della

cupola e quindi verso il cielo che si può vedere dall’occhio lasciato

aperto.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

49

Accanto a queste esistono delle cupole di difficile

interpretazione, costruite realmente con pietre piatte sovrapposte con

la tecnica del “falso arco” o “falsa cupola” (fig. 19).

fig. 19 cupola del monastero di Arakelots

In questo caso dall’imposta quadrata formata dagli archi

intrecciati, si passa alla forma ottagonale ponendo quattro pietre agli

angoli, e si procede così diminuendo la lunghezza delle pietre mano a

mano che si sale, per arrivare fino alla chiusura della cupola.

Questa è la trasformazione in pietra della cupola in legno a

gvirgvini dei darbazi, le caratteristiche abitazioni georgiane ed armene (fig.

20 e fig. 21).

50

fig. 20 Copertura del darbazi (http://ancientgeorgia.wordpress.com/my-publications/). Ricostruzione virtuale

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

51

Il darbazi costituisce infatti la tipologia residenziale

maggiormente diffusa e più antica della tradizione caucasica29ed è

presente soprattutto nelle regioni di Kartli, Khaketi, e Samtskhe-

Javakheti, proprio le zone cioè delle missioni dei teatini.

Si tratta di una casa in cui l'elemento centrale, copertura

dell’ambiente più importante e spesso unico, è la volta a forma

piramidale a gradini (gvirgvini), costituiti da tronchi tagliati e travi, e

appoggiati su pilastri angolari, con una apertura centrale nella parte

superiore che funge sia da finestra sia da canna fumaria.

Questa tipologia potrebbe avere influenzato anche l'architettura

paleocristiana della Georgia, soprattutto nelle antiche strutture rotonde

e ottagonali, largamente diffuse anche in Siria e giunte fino in Italia30.

29

Anche Vitruvio include nel suo De architectura la descrizione di un’abitazione della Colchide che pare essere proprio il progenitore del darbazi georgiano. (“L’architettura” di Marco Vitruvio Pollione tradotta e commentata dal marchese Berardo Galiani, Libro II, Capitolo I, Sezione 5, pp. 26-27 e tav.III fig.2 B, 1790, Napoli, ed. seconda.) 30

Chubinashvili, G. N. On the initial forms of Christian churches, in “Ancient Christianity in the Caucasus”, Tamila,1998, p. 195

52

fig. 21 Restituzione grafica della cupola gvirgvini di un darbazi (tratta da http://bse.sci-

lib.com/particle005753.html, il sito della Grande Enciclopedia Sovietica 21 febbraio 2012)

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

53

fig. 22 mappa dell’Armenia con la localizzazione dei complessi e delle chiese di interesse,

citati del testo, e l’evidenziazione del Regno di Kartli compreso nel territorio armeno nel

1600 circa

54

Bibliografia del paragrafo

AA.VV., Architettura armena, Monaco, 1974

AA.VV., Architettura Armena dal quarto al diciannovesimo secolo, Roma, 1988

AA.VV., Architettura Medievale Armena, Roma, 1968

AA.VV., Atti Simposium Internazionale di Arte Georgiana, Italia-Georgia, ed.

1977, 1977, 1984, 1983

AA.VV., Atti Simposio Internazionale di Cultura Armena, Italia-Armenia, ed.

1978, 1981, 1984, 1985

AA.VV., Documenti di Architettura Armena, Vol. 1-23, Venezia-Milano,

1968-1998

AA.VV., Ricerca sull’Archittetura Armena, Vol. 1970-1986

Alpago Novello, A. Art and Architecture in Medieval Georgia, in: Louvain-la-Neuve, Editions de l’Istitut Supérieur d’Archéologie et d’Histoire de l’Art de l’Université de Louvain, 1980

Allen, W.E. A history of the Georgian people: from the beginning down to the

Russian conquest in nineteenth century, Londra, 1971

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

55

Brambilla, M. Tipi di case contadine armene, in “Palladio”, XXIII-XXV,

1974-76

Chubinashvili, G. N. On the initial forms of Christian churches, in “Ancient Christianity in the Caucasus”, Tamila,1998

Hitchins, K. GEORGIA ii. History of Iranian-Georgian Relations,

Enciclopedia Iranica Online Edition, 2001

(http://www.iranicaonline.org/articles/georgia-ii-history)

Khalpakhchian, O. Kh. Architectural Ensembles of Armenia, 8 c. B.C. - 19 A.D., Moscow, 1980

Suny, R.G. The making of the Georgian nation, Indiana University Press,

1994

Vitruvio, M. P. L’architettur di Marco Vitruvio Pollione, tradotta e commentate

dal marchese Berardo Galiani, accademico Ercolanense, e architetto di merito

dell’Accademia di S. Luca, 1790, Napoli, ed. seconda

Zaran, A. Analisi delle tipologie architettoniche dell’Armenia medievale, in

“Armenien: Tagebuch einer Reise in das Land des Ararat”, Zurigo,

1996

Webgrafia del paragrafo al 21-02-212

www.aboutgeorgia.ge

ancientgeorgia.wordpress.com

56

www.armeniapedia.org

www.armenica.org

bse.sci-lib.com

www.iranicaonline.org

www.zonu.com

3.4 GUARINI E L’ORIENTE

L’architettura della cappella della Sindone, come già accennato

in precedenza, è sicuramente la più enigmatica tra quelle di Guarini. In

essa sembrano essere condensati molte suggestioni e molti obiettivi.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

57

85. cupola della cappella della Sindone

Alcuni elementi di rapporto con l’Oriente sono stati già notati

da Scott31. In particolare sono stati messi in evidenza alcuni dettagli

della decorazione dei pennacchi che ricalcano la croce dei Savoia e la

croce di Gerusalemme. È da ricordare infatti che i Savoia detenevano il

titolo di re di Cipro, Gerusalemme ed Armenia32 ed è quindi probabile

che abbiamo voluto sottolineare questo collegamento proprio nella

cappella del Santissimo Sudario.

L’ipotesi che questo collegamento con l’Oriente possa essere

stato più forte e possa essere stato manifestato oltre le decorazioni, è

un’ipotesi attendibile.

31 SCOTT, J. B. Architecture for the shroud. Relic and ritual in Turin Chicago 2003

32 Si rimanda all’appendice II

58

86. a sinistra sezione della cupola della chiesa di S. Gayanè, Ejmiacin, e a destra sezione della cupola della sindone

La committenza Savoia così fortemente legata a quel titolo di

reali di Gerusalemme e Armenia e gli ideali teatini di volontà di

richiamarsi ai valori cristiani primitivi degli Apostoli, di castità e

povertà, potrebbero aver ispirato la progettazione di questa architettura

così complessa.

I modelli del barocco italiano sarebbero quindi potuti essere

integrati ai modelli ed alle tipologie orientali in uno scambio virtuale di

comunanza di ideali.

Se infatti si mettono a confronto alcune delle architetture

georgiane ed armene con la cupola della cappella, ci si rende conto che

sono sostanzialmente sovrapponibili. Le strutture sono infatti sempre

poggiate su grandi archi così come nella cappella della Sindone, i livelli

delle muqarnas vanno a scalare in dimensione, proprio come accade agli

archi sovrapposti dell’architettura torinese33.

33

ALPAGO NOVELLO, A. La basilica di Tanahat nello Zargezur e il problema dell’arco oltrepassato nell’ambito dell’Architettura Protocristiana Armena, in: Atti del II Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, (Matera-Taranto-Foggia), Roma, 1971, pp. 59-79

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

59

Inoltre, anche se è una soluzione adottata più in Iraq e Iran,

esistono strutture a muqarnas in cui la luce pemetra proprio attraverso

gli elementi che compongono la cupola.

87. Sopra la cupola della Sindone e sotto il mausoleo di Zobeida, Bagdad, Iraq (XII sec)

60

I darbazi34 georgiani hanno molte affinità soprattutto

geometriche con la cupola della Sindone. Utilizzati come coperture

soprattutto negli ambienti delle cucine, fornirebbero una spiegazione

anche alla gravità dei danni dell’incendio nella cappella.

Infatti probabilmente nell’incendio dell’Aprile del 1997 la cupola

ha funzionato da camino, tirando l’aria calda e le fiamme verso l’alto. È

per questa ragione che anche il marmo degli archi più piccoli terminali

è fortemente danneggiato, contrariamente a quanto si aspettavano i

restauratori che cominciarono a lavorarci.

88. ricostruzione di un tipico darbazi georgiano

È inoltre evidente la somiglianza della cupola della Sindone ad

alcune coperture, diffusissime in Oriente, di grandi ambienti come i

bazar, o gli iwan delle moschee35.

34

BRAMBILLA M., Tipi di case contadine armene, in “Palladio”, XXIII-XXV, 1974-76, pp. 197-212 35 ALPAGO NOVELLO, A. La chiesa di Garnahovit ed i monumenti del medesimo tipo, in: Résumés Communications XIV Congrés int des études byzantines, Bucarest, 1971, pp.271-273; ALPAGO NOVELLO, A. Art and Architecture in Medieval Georgia, in: Louvain-

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

61

I temi della sovrapposizione di archi, della diminuzione delle

loro dimenzioni mano a mano che si va salendo, del foro in sommità,

dell’uso della luce che entra dalla stessa cupola, della composizione di

più sistemi costruttivi per reggere una composizione di elementi

complessa per giungere ad un risultato di percezione visiva che trascina

il visitatore verso l’alto, sono riscontrabili nella cappella della Sindone,

così come nelle architetture gerogiane ed armene.

la-Neuve, Editions de l’Istitut Supérieur d’Archéologie et d’Histoire de l’Art de l’Université de Louvain, 1980 BERIDZE, V. L’architecture géorgienne à coupole de la seconde moitié du Xe siècle à la fin du XIIIe, in Atti del primo simposio internazionale sull’arte georgiana (Bergamo 28-30 giugno 1974), Milano, 1977, pp. 49-78. BETTINI, S. L’architettura bizantina, Firenze, 1937 BLAIR, S., BLOOM J.M., The Art and Architecture of Islam 1250-1800, Singapore, 1999

62

89. volte del Bazar di Kashan ,Iran (XV sec)

Ma le affinità con le architetture orientali non si fermano alla

cupola della sindone.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

63

90. sopra la cupola di Dzulfa e sotto la pianta di Sainte Anne

La chiesa di Sainte-Anne-la-Royale, la prima a presentare il tema

degli archi intrecciati, probabilmente non strutturali, date le dimensioni

64

che appaiono nel progetto, può essere messa in relazione con una

cupola ad archi intrecciati a Dzulfa, in Armenia.

Anche se diverse come composizione di archi in quanto la

cupola di Dzulfa è disegnata su una stella {16,3}36 mentre quella

progettata da Guarini per la cupola di Sainte-Anne-la-Royale a Parigi, è

prodotta dalla rotazione di un rettangolo, e non è quindi una stella,

entrambe sono costruite con 16 archi molto sottili ed in entrambi i casi

gli archi non sono traforati, e appoggiano su un tamburo circolare, ai

lati delle finestre presenti nel tamburo stesso.

Nella chiesa di San Lorenzo Guarini propone il tema degli arhci

intrecciati più volte basando le cupoole su stelle diverse.

91. a sinistra la cupola dell’abside di San Lorenzo e a destra la cupola dell’aula della chiesa di

Khorakert

Nell’abside gli archi, in questo caso sicuramente strutturali,

sorreggono una cupola aperta nelle vele. Questo rende manifesto il

ruolo portante degli intrecci.

La stessa cosa per molte delle cupole delle chiese armene dove

le stelle a sei punte sono preferite a quelle a otto.

36

Si rimanda all’appendice III

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

65

S

92 Sopra Chiesa di Khorakert, Armenia – sotto cupola dell’abside di San Lorenzo, Torino

66

L’aula della chiesa di San Lorenzo è invece sempre da una cupola

ad archi intrecciati, ma questa volta basata su una stella {8,2},

sormontata da una lanterna anch’essa ad archi intrecciati {8,3} .

Di questi tipi di strutture ne esistono tantissimi in oriente.

Si è preso qui ad esempio una delle volte del bazar di Isfahan in

cui si vedeno chiaramente fli archi intrecciati e questi sorreggono la

cupola e la struttura superiore a pennacchi (fig.95).

La sovrapposizione di volumi è tema centrale nell’architettura

orientale e ripreso in moltissime delle architetture del teatino.

È noto però che la struttura della cupola di San Lorenzo non sia

retta dagli archi intrecciat che sono visibili dall’interno, ma da un

sistema nascosto di archi in muratura e di “chiavi” di legno.

93. Sistema di archi intrecciati all’estradosso della cupola di San Lorenzo

Gli archi che reggono la struttura sono quindi esterni alla

cupola, ma continuano ad essere archi intrecciati.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

67

Questo sistema strutturale composto da archi esterni che

reggono quelli più interni è tipico dell’Oriente.

Le muqarnas degli iwan e delle cupole hanno spesso un sistema di

archi estradossati che ne garantisce la struttura.

94. sistema di archi intrecciati estradossati che sostengono la cupola dell’iwan

68

95. sopra una delle volte del bazar di Isfahan e sotto cupola dell’aula di San Lorenzo a Torino

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

69

Ed Infine, ancora su San Lorenzo, un altro elemento che

potrebbe avere origini orientali è il campanile. Nel progetto le torri

campanarie erano due, proprio come frequentemente si trovano

disposti i minareti, sottili e alte, con delle scanalature, come se fossero

colonne, e un coronamento dove sarebbero state alloggiate le campane.

Anche in questo caso, seppur con una minore evidenza, soprattutto strutturale, le somiglianze sembrano palesi

A sinistra Çifte Minareli madrasa (Erzurum, XIII secolo) e a destra il campanile della chiesa

di San Lorenzo

70

Bibliografia

Si è ritenuto opportuno ai fini di una consultazione più agevole

della bibliografia, differenziarla per argomenti, che, dato il tema della

tesi, si presentano tra loro molto eterogenei. La tesi infatti tratta

materie molto varie che vanno dalla storia della religione cristiana, alla

ricerca scientifica tra il Seicento ed il Settecento con lo sviluppo

dell’ottica e della meccanica, dalla nascita delle Missioni e le

conseguenti vicende dei missionari, all’architettura di Guarino Guarini,

all’architettura orientale, in particolare georgiana ed armena.

Mentre quindi è piuttosto evidente la natura eterogenea degli

argomenti trattati, non lo è altrettanto quella dei documenti. La

bibliografia infatti è costituita per la maggior parte da testi editi. Quelli

più antichi, relativi soprattutto alle vicende degli ordini e delle missioni

e alle scoperte scientifiche dell’epoca, sono risalenti almassimo al

Seicento; la maggior parte di essi al contrario è molto recente. Solo in

minima parte sono presenti fonti di archivio.

Date queste premesse si è proceduto ad individuare le aree

tematiche affrontate nella trattazione per fornire una bibliografia

ragionata e di dettaglio di ognuna delle aree indicate:

- opere di Guarino Guarini

- studi su Guarino Guarini e sulla sua opera

- Storia, Arte e Architettrura: il Seicento

- L’architettura orientale: Georgia e Armenia

- Storia degli Ordini religiosi, delle Missioni e dei Missionari

- Sull’arte, l’architettura, la scienza e i rapporti tra esse

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

71

ABBREVIAZIONI

AC: G. Guarini, Architettura civile, Torino, 1737. AGT: Archivio Generale dei Teatini, Roma ASR: Archivio di Stato di Roma ASPF: Archivio Storico “de Propaganda Fide”, Roma ASTO: Archivio di Stato di Torino ASV: Archivio Segreto Vaticano BNT: Biblioteca Nazionale di Torino BRT: Biblioteca Reale di Torino GGIB1: Guarino Guarini e l'internazionalità del barocco, 1 vol.,

Torino, 1970. GGIB2: Guarino Guarini e l'internazionalità del barocco, 2 vol.,

Torino, 1970. JSAH: Journal of the Society of Architectural Historians Schede Vesme: A. Baudi di Vesme, Schede vesme: l'arte in Piemonte

dal XVI al XVIII secolo, 4 vol., Torino, 1963-1982. Theatrum Sabaudiae: Theatrum Statuum Regiae Celsitudinis

Sabaudiae Ducis Pedemontii Principis Cypri Regis, 2 vol., Amsterdam, 1682.

72

OPERE DI GUARINO GUARINI

Guarino Guarini non fu soltanto un eccellente architetto, ma fu

anche, in assonanza con il suo tempo, un eclettico intellettuale di

grande spessore di cui ancora oggi si cercano di approfondire alcuni

degli studi soprattutto di geometria.

Nel corso della sua vita scrisse infatti testi di varia natura, tra i

quali una tragicommedia, un trattato di filosofia, uno di matematica,

uno di astronomia, e diversi trattati legati al tema architettonico ed

ingegneristico. La sua opera più nota rimane indubbiamente

l’Architettura Civile, pubblicata postuma dal suo allievo Bernardo

Vittone nel 1737. In quest’opera Guarini racconta l’architettura e ne

teorizza la progettazione.

GUARINI, G. La pietà trionfante, tragicommedia morale di D. Guarino

Guarini, modenese, Giacomo Mattei, Messina, 1660.

GUARINI, G. Placita philosophica R.P.D. Guarino Guarini Mutinensis Clerici

Regularis Vulgò Theatini, sacrae Theologiae Professoris. Physicis rationibus,

experientiis, mathematicisque figuris ostensa: quae sicut sacrae Theologiae leniùs

obsequuntur, ita à principiis aliarum scientiarum obstinatiùs non abhorrent:

simulque Universae Philosophiae Theses felici pede percurrunt. Cum duobus

indicibus, Altero Disputationum; Rerum altero, Apud Dionysimu Thierry,

Parigi, 1665.

GUARINI, G. Euclides adauctus et methodicus mathematicaq[ue] universalis

Carolo Emanueli II Sabaudiae Duci Pedemontium Principi Regi Cypri, c. Dicata,

Quae ne dum prepositionum dependentiam, sed rerum ordinem observat. Et

complectitur ea omnia, quae de quanti tate tum discreta, tum continua abstracta

speculari queunt. Resectis superfluis demonstrationibus, et requisitis omnibus

profuse coadunatis, Typis Bartholomaei Zapatae Bibliopolae S.R.C.,

Torino, 1671

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

73

GUARINI, G. Modo di misurare le fabriche di D. Guarino Guarini C.R.

Teatino Matem: di S.A.R. in cui non vi è corpo, e quasi non vi è superficie, purché

godi di qualche regolarità, che matematicamente non resgti misurato, riducendosi à

calcoli facilissimi anche quei piani, e quei corpi, di cui sin hora non è stato dato

modo che li misuri, per gl’Heredi Giannelli, Torino, 1674.

GUARINI, G. Compendio della sfera celeste di D. Guarino Guarini. Chier. Reg.

Torino, in cui con adatte figure si spiegano tutti i varij giri, che seguano co’ i suoi

movimenti il Sole, e l’altre Stelle, Appresso Giorgio Colonna, Torino, 1675

GUARINI, G. Trattato di fortificazione, che hora si usa in Fiandra, Francia et

Italia; Composto in Ossequoi del Sereniss. Prencipe Lodovico Giulio, Cavagliere di

Savoia, da D. Guarino Guarini Chierico Regolare, Appresso gl’Heredi di

Carlo Giannelli, Torino, 1676.

GUARINI, G. Leges Temporum, et Planetarum Quibus Civilis, et Astronomici

Temporis Lapsus Primi Mobilis, et Errantium Decursus Ordinantur atque in

tabulas digeruntur ad longitudinem taurinensem gr.30.46’ et latitudinem gr.44.49’.

Iuxtà observationes, tum recentes, tum antiquas celebriorum coeli inspectorum, Ex

Typographia Haeredum Caroli Iannelli, Torino, 1678.

GUARINI, G. Caelestis mathematicae Pars Prima, in qua leges antiquae, et

novae temporum, ac planetarum digeruntur, et in tabulas ordinantur,Iuxtà

observationes, tum recentes, tum veteres celebriorum Caeli inspectorum, vol.I; e

Caelestis mathematicae Pars Secunda, geometricas umbrarum continens leges: in

qua tota gnomonica à suis fundamentis clarè diluciduq[ue] traditur, quae geometria

fundatur, et aptis figuris quomodo arcus celeste quicunque, qui horologijs

exprimuntur, planis sciatericis emineant, ante oculos ponitur,vol.II, Milano, 1683.

GUARINI, G. Dissegni d'architettura civile, et ecclesiastica, Inventati, e delineati

dal padre D. Guarino Guarini modenese De Chierici Regolari Theatini

74

matematico dell’Altezza Reale di Savoia, Per gl’Eredi Giannelli, Torino,

1686.

GUARINI, G. Architettura civile del Padre D. Guarino Guarini Chierico

Regolare opera postuma dedicata a Sua Sacra Reale Maestà, Appresso

Gianfrancesco Mairesse all’Insegna di Santa Teresa di Gesù, Torino,

1737

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

75

STUDI SU GUARINO GUARINI E SULLA SUA OPERA

Di fondamentale importanza tra le opere scritte sull’architetto

modenese rimane il doppio volume edito nel 1970 dopo il congresso

del 1968, tenutosi presso l’Accademia delle Scienze di Torino nel

palazzo del Collegio progettato dallo stesso Guarini. Nel corso del

convegno intitolato “Guarino Guarini e l’internazionalità del Barocco”

intervennero i maggiori esperti del Seicento europeo e furono messi in

evidenza i punti chiave dell’architettura di Guarini, senza tralasciare i

problemi aperti e le questioni che erano ancora rimaste irrisolte.

Quaranta anni dopo un altro compendio degli studi

sull’architetto, “Guarino Guarini” a cura di Dardanello, Klaiber e

Millon, risolve alcuni dei quesiti espressi già nel convegno del ‘68,

chiarendo alcune fasi della vita del teatino, alcuni contesti, le

committenze. D’altro canto vengono messi in risalto i problemi tecnici

e strutturali delle sue architetture che si sono fatti più pressanti dopo

l’avvio del cantiere del restauro della Cappella della Sindone. Questi

aspetti erano stati infatti tralasciati o solo sommariamente affrontati dal

primo convegno.

Nella bibliografia che segue sono inoltre presenti molti dei testi

editi prima del convegno del ’68 e molti studi successivi a questo, per

arrivare alla monografia “Guarino Guarini” del 2006.

AAVV a cura dell’Accademia delle Scienze di Torino Guarino Guarini

e l'internazionalità del barocco, 2 vols., Torino, 1970.

ARGAN, G. C. La tecnica di Guarini, in GGIB, I, pp. 35-46.

BATTISTI, E. Schemata nel Guarini, in GGIB2, pp. 107-177.

76

BEAUMONT, L. Sainte Anne-la-Royale, église des Théatins de Paris,

Commission du Vieux Paris, procès-verbal de la séance du lundi

11 juin 1979, pp. 10-23.

BENEDETTI, S. Guarini ed il barocco romano, in GGIB1, pp. 705-750.

BIANCHINI, C. La scienza della rappresentazione nella concezione di Guarino

Guarini, Roma, 2008

BLUNT, A. Guarini and Leonardo, Architectural Review, 147, 1970, pp.

164-166.

BOASE, A. Sant'Anna Reale, GGIB1, pp. 345-358.

BORSI, F. Guarino Guarini a Messina, GGIB1, pp. 71-90.

CARBONERI, N. Vicenda delle cappelle per la Santa Sindone, Bollettino della

Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, n.s. 18, 1964,

pp. 95-109.

CARBONERI, N. Guarini a Modena, in GGIB 1, pp. 47-70.

CARBONERI, N. Guarini ed il Piemonte, in GGIB 2, pp. 347-383.

CATTAUI, G. Guarini et la France, in GGIB 2, pp. 511-521.

CHIERICI, U. Guarini a Torino, GGIB 1, pp.359-384.

CHUECA GOITIA, F. Guarini y el influjo del barroco italiano en España

y Portugal, GGIB2, Torino, 1970, pp. 523-548.

COFFIN, D. Padre Guarino Guarini in Paris, JSAH, 15:2, 1956, pp. 3-11.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

77

CONVERSANO, E. On arches supportig domes APLIMAT Journal of

Applied Mathematics 3 (1), pp. 37-46 Bratislava, 2010

CORDERO DI PAMPARATO, S. Il padre Guarino Guarini teologo del principe

di Carignano, Il duomo di Torino, II:4, 1928, pp. 22-24.

CORDERO DI PAMPARATO, S. Notizie sul culto tributato alla SS. Sindone, Il

duomo di Torino, II:9, 1928.

CREPALDI, G. M. La Real Chiesa di San Lorenzo in Torino, Torino, 1963.

DARDANELLO, G. Guarino Guarini in Storia dell’Architettura italiana. Il

Seicento, a cura di A. Scotti Tosini, Milano, 2003, vol.II, pp.

588-613

DARDANELLO, G., KLAIBER S., MILLON H, Guarini, Centro

Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, Torino,

2006.

DARRICAU, R. Les clercs réguliers théatins à Paris: Sainte-Anne-la-Royale

(1644-1793), Regnum Dei, 10, 1954, pp. 165-204; 11, 1955, pp.

98-126; 13, 1957, pp. 257-277; 15, 1959, pp. 19-68, 96-214.

DARRICAU, R. Les clercs réguliers théatins à Paris, IV Mgr. Louis-Marie

Pidou, ivique de Babylone (1637-1717) et Mgr. Jean-Frangois Boyer, ivj

que de Mirepoix (1675-1755) Regnum Dei, 14, 1958, pp. 13- 58.

DE BERNARDI FERRERO, D. I 'Disegni d'architettura civile et ecclesiastica' di

Guarino Guarini e l'arte del maestro, Torino, 1966.

78

DENINA, L., A. PROTO. La real chiesa di San Lorenzo in Torino,

L'architettura italiana, 15, 1920, pp. 34-38.

DI PAOLO, P. L'Architettura civile del Guarini e la trattatistica architettonica

del XVII secolo, Annali della scuola normale superiore di Pisa,

(Classe di lettere e filosofia), ser. 3, vol. II.1, 1972, pp. 311-350.

DI MACCO, M., ROMANO, G. Diana trionfatrice: Arte di corte nel Piemonte

del seicento, ex. cat., Torino, 1989.

DOCCI, M., R. MIGLIARI, C. BIANCHINI Le vite parallele di Girard

Desargues e Guarino Guarini, fondatori della moderna scienza della

rappresentazione, in Disegnare idee immagini, n. 4, Roma, 1992

FAGIOLO, M. La 'geosofia' del Guarini, GGIB2, pp. 179-204.

FLORENSA, A. Guarini e il mondo islamico, GGIB1, pp. 637-665.

FRANZ, H. G. Guarini e l'architettura barocca in Boemia ed in Austria,

GGIB2, pp. 467-510.

GUIDONI, E. Modelli guariniani, GGIB2

HAGER, W. Guarini, Kunstchronik, 7, 1954

KLAIBER, S. Guarino Guarini theathine’s architect, unpublished Ph.D. diss,

Columbia University, 1993.

LABAT, J.-B. Voyages en Espagne et en Italie, 8 volumi, Parigi, 1730.

LANGE, A. Disegni e documenti di Guarino Guarini, GGIB1, pp. 97-344.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

79

MAINSTONE, R. Guarini and Leonardo, Architectural Review, 147, 1970,

p. 454.

MARCONI, P. Guarini ed il gotico, GGIB1, pp.613-635.

MEEK, H. A. Guarino Guarini and his Architecture, Londra, 1988.

MILLON, H. A. Guarino Guarini, in Macmillan Encyclopedia of

Architects, II, New York, 1982, pp. 265-279.

MILLON, H. A. Bernini-Guarini: Paris- Torino: Louvre-Carignano, in "Il se

rendit en Italie": Études offertes à André Chastel, Roma, 1987,

pp. 479-500.

MÜLLER, W. The Authenticity of Guarini's Stereotomy in his Architettura

Civile, JSAH, 28, 1968, pp. 202-208.

NOBILE, M.R. Guarini e la Sicilia, in Guarino Guarini, Torino, 2006, pp.

487-493

OECHSLIN, W. Osservazioni su Guarini e Juan Caramuel de Lobkowitz,

GGIB1, Torino, 1970, pp. 573-595.

OLIVERO, E. La vita e l'arte del Padre Guarino Guarini, Il duomo di

Torino, II:5, 1928, pp. 7-14.

PACCIANI, R. Un progetto riferibile a Guarino Guarini per il convento dei

Teatini di Modena, Palladio, N.S. I:1, June 1988, pp. 83-94.

PASSANTI, M. Nel mondo magico di Guarino Guarini, Torino, 1963.

80

PASSANTI, M. Disegni integrativi di lastre del trattato della 'Architettura civile',

GGIB1, pp. 425-448.

PEVSNER, N. The Three-Dimensional Arch from the Sixteenth to Eighteenth

Century, JSAH, 17:4, 1958, pp. 22-24.

PIANO, L. G. Comentarii critico-archeologici sopra la SS Sindone di N.S. Gesù

Cristo venerata in Torino, 2 volumi, Torino, 1833.

PICARD, E. Les Théatins de Sainte-Anne-la-Royale (1644-1790), Regnum

Dei, 36, 1980, pp. 99-374.

PORTOGHESI, P. Guarino Guarini, Milano, 1956.

PORTOGHESI, P. Il tabernacolo guariniano dell'altare maggiore di S. Nicolò a

Verona, Quaderni dell'Istituto di Storia dell'Architettura, 17,

1956, pp. 16-20.

PORTOGHESI, P. Guarini a Vicenza. La chiesa di S. Maria d'Araceli, Critica

d'arte, 4, 1957, pp. 108-128, 214-229, 420.

PORTOGHESI, P. Il linguaggio del Guarini, GGIB2, pp. 9-34.

RAMÍREZ, J. A. Guarino Guarini, Fray Juan Ricci and the 'Complete Salomonic

Order', Art History, 4, 1981, pp. 175-185.

ROCA DE AMICIS, A. Notizie su Guarino Guarini nell’Archivio Generale dei

Teatini, Regnum Dei, 50, 1994, pp. 69-104

ROBISON, E. C. Optics and Mathematics in the Domed Churches of Guarino

Guarini, JSAH, 50, 1991, pp. 384-401.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

81

ROBISON, E. C. Guarino Guarini’s Church of San Lorenzo in Turin, PhD

dissertation, Cornell University, Ithaca 1985.

SANDONNINI, T. Del Padre Guarino Guarini, Modenese, Atti e memorie

delle regie deputazioni di storia patria per le provincie modenesi

e parmensi, ser. 3, volumi 2, n. 5, 1888, pp. 488-533.

SCOTT, J. B. Guarino Guarini and a theatine devotional manual on the

veneration of the holy shroud, Regnum Dei, 51, 1995, pp. 359-364

SCOTT, J. B. Architecture for the shroud. Relic and ritual in Turin Chicago

2003

SIREN, O. Nicodemus Tessin d. J.: S.Studieresor I Danmark, Tyskland,

Holland, Frankrike och Italien, Anteckningar, Bref och Ritningar af O.

Siren, Stoccolma, 1914

SOLE, P.M. Osservazioni sull’introduzione e sulla diffusione dell’architettura

guariniana in Boemia, Regnum Dei, 46, 1990, pp. 47-80.

SOLE, P.M. Pensiero matematico e teoria dell’architettura nei trattati di Guarino

Guarini, Regnum Dei, 50, 1994, pp. 189-258.

TAFURI, M. Retorica e sperimentalismo: Guarino Guarini e la tradizione

manierista, GGIB1, pp. 667-704.

TAVASSI LA GRECA, B. La posizione del Guarini in rapporto alla cultura

filosofica del tempo, appendice all’edizione critica dell’Architettura

Civile, Milano, 1968

TRICOMI, F. Guarini matematico, GGIB2, pp. 551-557.

82

TROMPETTO, M. Storia del santuario di Oropa, terza ed., Biella, 1973.

VERZONE, P. Struttura delle cupole del Guarini, GGIB1, pp.401-413.

VISCUSO, T. Aspetti dell'architettura barocca in Sicilia: Guarino Guarini e

Angelo Italia, Palermo, 1979.

WILLIAMS, K. Guarino Guarini, Mathematics and Architecture. The

Restoration o f the Chapel of the Shroud in Turin, intervista a Mirella

Macera, Fernando Delmastro, Paolo Napoli, Nexus Journal, 2004,

vol.6, n.2, pp.73-90

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

83

STORIA, ARTE E ARCHITETTRURA: IL SEICENTO

Per comprendere il contesto nel quale si andarono ad inserire le

architetture di Guarini, è necessario dare uno sguardo più generale alla

cultuara di quel periodo, e quindi al contesto storico, e all’arte.

La bibliografia che segue è stata stilata tenendo in particolare

considerazione gli edifici progettati e costruiti da architetti religiosi, da

preti-architetti, che facevano parte degli stessi ordini per i quali

progettavano.

AMARI, M. Storia dei musulmami in Sicilia. In Quaderni di Storia, Firenze,

2002

ANDREU, F. La facciata di Sant’Andrea della Valle, Regnum Dei, 46, 1990,

pp. 31-46

ANTONAZZI, G. Il palazzo di propaganda, Roma, 1979.

ARATA, G.U. Atlante di storia arabo normanna e del Rinascimento in Sicilia,

Palermo, 1925

ARNALDO, P. A. La galleria, overo poesie varie, Torino, 1674.

ASSANDRIA, V., GAUNA,C., TETTI G., L’architettura descritta: viaggiatori e

guide a Torino tra Seicento e Settecento, in Sperimentare l’architettura.

Guarini, Juravva, Alfieri, Borra e Vittone, a cura di Dardanello,

Torino, 2001

BARGHINI, A. Fonti archivistiche per il palazzo ducale di Torino, L'architettura

a Roma e in Italia (1580-1621), Atti del XXIII congresso di storia

dell'architettura, II, Roma, 1988, pp. 105-110.

84

BARGHINI, A. Il palazzo ducale a Torino (1562-1606), Atti e rassegna

tecnica della società degl'ingegneri e architetti in Torino, n.s. 42,

n. 7-8, luglio-agosto 1988, pp. 127-134.

BARRICELLI, A. La pittura in Sicilia dalla fine del Quattrocento alla

Controriforma, in Storia della Sicilia, X, Palermo, 1981, pp.1-72

BATTISTI, E. Rinascimento e Barocco, Torino, 1960, pp. XVII-328.

BATTISTI, E. Riforma e Controriforma, in Enciclopedia universale dell’arte,

XI, Firenze, 1963, pp. 366-390.

BAUDI DI VESME, A. Schede vesme: l'arte in Piemonte dal XVI al XVIII

secolo, 4 volumi, Torino, 1963-1982.

BELLAFIORE, G. Architettura e forme urbane nella storia edilizia di Palermo, in

Quaderni dell’Istituto di architettura e rilievo dei monumenti

(Università di Palermo), n. 2-3, maggio 1964, pp. 53-76.

BELLINI, P. Stampatori e mercanti di stampe in Italia nei secoli XVI e XVII,

in I quaderni del Conoscitore di stampe, n. 26, marzo – aprile

1975, pp. 19-34.

BLONDEL, F. Résolution des quatre principaux problèmes d'architecture, Parigi,

1673.

BLONDEL, J.-F. Architecture françoise, II, Parigi, 1752.

BLUNT, A. Art and Architecture in France 1500-1700, Pelican History of

Art, 4th rev. ed., Harmondsworth, 1982.

BLUNT, A. Neapolitan Baroque, London, 1975.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

85

BLUNT, A. Rubens and Architecture, Burlington Magazine, 109, 1977, pp.

609-621.

BLUNT, A. Vita e opere di Borromini, Roma-Bari 1983.

BONAVIA, M., FRANCUCCI, R., MEZZANA, R. San Carlino alle Quattro

Fontane: le fasi della costruzione, le tecniche caratteristiche, i prezzi del

cantiere, in Ricerche di storia dell'arte, 20, 1983, 11-38.

BORJON, M., B. PONS. Le Quai Voltaire: études offertes à Colette Lamy-

Lassalle, Parigi, 1990.

BOSCARINO, S. Architettura e urbanistica dal Cinquecento al Settecento, in

Storia della Sicilia, V, Napoli, 1981, pp. 335-450.

BOSEL, R. L’architettura dei nuovi ordini religiosi, in Storia dell’Architettura

italiana. Il Seicento, a cura di A. Scotti Tosini, Milano, 2003,

vol.II, pp. 48-69.

BOUCHOT, H. Notice sur la vie et les travaux d'Etienne Martellange, architecte

des Jesuites, Parigi, 1886.

BRAHAM, A., E P. SMITH. François Mansart, 2 vols., London, 1973.

BRAYDA, C., L. COLI, E D. SESIA. Ingegneri e architetti del sei e settecento in

Piemonte, Torino, 1963.

BRUSCHI, A. Borromini: manierismo spaziale oltre il barocco, Bari, 1978.

BURNS, H., ed. Andrea Palladio 1508-1580. The Portico and the Farmyard,

London, 1975.

86

BUSCALIONI, P. La Consolata, Torino, 1938

CARAMUEL DE LOBKOWITZ, J. Architectura civil recta y obliqua, 3 volumi,

Vigevano, 1678.

CARBONERI, N., Andrea Pozzo architetto (1642-1709), Trento, 1961.

CARBONERI, N. Ascanio Vitozzi, Roma, 1966.

CARUTTI, D. Il primo re di casa Savoia. Storia di Vittorio Amedeo II, terza

edizione, Torino, 1897.

CASTELLI ISOLA, M. Disegni di Stefano Della Bella, Roma, 1976

CAVALLARI MURAT, A. Forma urbana e architettura nella Torino barocca, 2

volumi, Torino, 1968.

CAVIGLIA, A. Profilo Religioso di Emanuele Filiberto e la SS. Sindone, in

Emanuele Filiberto, Torino, 1928.

CHANTELOU, P. FRÉART DE. Diary of the Cavaliere Bernini's Visit to

France, Princeton, 1985.

CIARAMITARO, F. Messina, 3 giugno 1657: gli apparati festivi realizzati

realizzati in onore della Madonna della Sacra Lettera, in Lexicon. Storie

e architettura in Sicilia, 2005, n.1, pp. 21-30

CIBRARIO, L. Storia di Torino, 2 volumi, Torino, 1846.

CLARETTA, G. Vita di Maria Francesca Elisabetta di Savoia Nemours, regina

di Portogallo, Torino, 1865.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

87

CLARETTA, G. Storia del regno e dei tempi di Carlo Emanuele II duca di

Savoia, 3 volumi, Genoa, 1877-1878.

COLBERT, J.-B. Lettres, instructions et mémoires, 8 volumi, Parigi, 1861-

1882.

COMOLI MANDRACCI, V. Torino, Bari, 1983.

COMOLI MANDRACCI, V. Il palazzo ducale nella costruzione della capitale

sabauda, L'architettura a Roma e in Italia (1580- 1621), Atti del

XXIII congresso di storia dell'architettura, II, Roma, 1988, pp.

75-84.

CONNORS, J. Bernini's S. Andrea al Quirinale: Payments and Planning,

JSAH, 41, 1982, pp. 15-37.

CONNORS, J. Borromini e l'oratorio romano, Torino, 1989.

CONNORS, J. (a cura di) F. Borromini. Opus Architectonicum, Milano, 1998.

CONTESSA, C. Progetti economici della seconda Madama Reale di Savoia fondati

sopra un contratto nuziale (1678-1682), Miscellanea di storia italiana,

48, 1915, pp. 121-179.

CORONELLI, V. Singolarità di Venezia. Le Chiese, Venezia, 1700.

DARDANELLO, G. Cantieri di corte e imprese decorative a Torino, in Figure

del barocco in Piemonte, Torino, 1988, pp. 163-204; 237-252.

88

DARDANELLO, G. Disegni decorativi e di architettura per le corti di Carlo

Emanuele I e di Cristina di Francia, dagli Album Valperga, Torino,

1988.

DARDANELLO, G. Altari piemontesi: primo e dopo l'arrivo di Juvarra, in

Filippo Juvarra a Torino: nuovi progetti per la città, Torino,

1989, pp. 153-228.

DARDANELLO, G. Il Piemonte Sabaudo in Storia dell’Architettura italiana.

Il Seicento, a cura di A. Scotti Tosini, Milano, 2003, vol.II, pp.

470-495

DE BERNARDI FERRERO, D. Il conte Ivan Caramuel di Lobkowitz, vescovo di

Vigevano, architetto e teorico dell'architettura, Palladio, N.S. 15, 1965,

pp. 91-110.

DE BERNARDI FERRERO, D. L'opera di Francesco Borromini nelle letteratura

artistica e nelle incisioni dell'età barocca, Torino, 1967.

DECHALES, C. F. MILLIET. L'art de fortifier, de defender, et attaquer les

places, Parigi, 1677.

DE FERRARI, A., W. OECHSLIN. Juan Caramuel Lobkowitz, Dizionario

Biografico degli Italiani, 19, Roma, 1976, pp. 621-626.

DELATTRE, P. Notice sur la vie et les oeuvres du F. Charles Turmel, jésuite et

architect, Mémoires de la société d'histoire et d'archéologie de

Bretagne, 22, 1942, pp. 29-65.

DE L’ORME, P. Le premier tome de l’architecture, Parigi, 1567

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

89

DEL PIAZZO, M., Ragguagli borrominiani, (Pubblicazioni degli archivi di

stato, 61), Roma, 1968.

DEPPING, G. B. Correspondance administrative sous le règne de Louis XIV, II,

Parigi, 1851.

DERAND, F. L'architecture des voutes ou l'art des traits et coupe des voutes,

Parigi, 1643.

DEROSSI, O. Nuova guida per la città di Torino, Torino, 1781.

DE VESME, A. Stefano Della Bella. Catalogue raisonné, …

DONATI, E. Nicola Michetti architetto dei Padri Teatini, Regnum Dei, 41,

1985, pp. 279-301

DUMOLIN, M. Études de topographie parisienne, 3 volumi, Parigi, 1929-

1931.

ESCHINARDI, F. Architettura civile, Terni, 1675.

ESCHINARDI, F. Architettura militare, Roma, 1684.

FIORE, F. P. Dizionario Biografico degli Italiani, 32, Roma, 1976, pp. 659-

663.

FORLANI TEMPESTI, A. Stefano Della Bella. Incisioni, Firenze, 1972.

FORLANI TEMPESTI, A. Mostra di incisioni di Stefano Della Bella, Firenze,

1973

90

FORATI, A. L'architetto Giovanni Ambrogio Magenta a Bologna, in Studi di

storia e di critica dedicati a Pio Carlo Falletti, Bologna, 1915, pp.

151-161.

FORTE, S. L. Il domenicano Giuseppe Paglia architetto siciliano a Roma,

Archivum fratrum praedicatorum, 33, 1963, pp. 281-394.

FABRONI, A. Lettere inedite di uomini illustri, II, Firenze, 1775.

GALAVOTTI, I. La realizzazione del Palazzo Ducale dal 1658 al 1795 secondo

i progetti di Bartolomeo Avanzini, in A. Biondi, ed., Il palazzo ducale

di Modena: sette secoli di uno spazio cittadino, Modena, 1987,

pp. 219-249.

GALLO, R. Vincenzo Scamozzi e la chiesa di S. Nicolò da Tolentino di Venezia,

Atti dell'Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti. Classe di

scenze morali e lettere, 117, 1958-59, pp. 103-122.

GIEDION, S. Space, Time and Architecture, Cambridge, MA, 1941.

GIANNONE, P. Istoria civile del regno di Napoli, 9 volumi, Milano, 1821-

1822.

GIGLI, G. Diario romano (1608-1670), G. Ricciotti, Roma, 1958.

GONZAGA PEREIRA, L. Monumentos sacros de Lisboa em 1833, Lisbona,

1927.

GRAMMATICA, L. Le memorie su Leonardo da Vinci di Don Ambrogio

Mazenta, Milano, 1919.

GRISERI, A. Le metamorfosi del Barocco, Torino, 1967, pp. XXIII-383.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

91

GUGLIELMINETTI, M. (a cura di) Viaggiatori del Seicento, Torino, 1967, p.

741.

HAUTECOUER, L. Histoire de l'architecture classique en France, II, Parigi,

1948.

HIBBARD, H. The Early History of Sant'Andrea della Valle, Art Bulletin,

43, 1961

HIBBARD, H. Carlo Maderno and Roman Architecture 1580-1630, London,

1971.

HOWARD, D. The Architectural History of Venice, London, 1980.

IVANOFF, N. Un'ignota opera del Longhena. L'altare maggiore dei Tolentini,

Ateneo Veneto, vol. 132, n. 7-12, 1945, pp.95-100.

LAURAIN-PORTEMER, M. Études Mazarines, I, Parigi, 1981.

LLAGUNO Y AMIROLA, E. Noticias de los arquitectos y arquitectura de

España, 4 volumi, Madrid, 1829.

JAILLOT, [J.-B.-M.]. Recherches critiques, historiques et topographiques sur la

ville de Parigi, 6 volumi, Parigi, 1772-1775.

KELLY, C. Andrea Pozzo, in Macmillan Encyclopedia of Architects,

New York, 1982, III, pp. 469-472.

KERBER, B. Andrea Pozzo, Berlin and New York, 1971.

92

KRAUTHEIMER, R. The Roma of Alexander VII, 1655-1667, Princeton,

1985.

LA FARINA, G. Messina e i suoi monumenti, Messina, 1840.

LAFUENTE FERRARI, E. La vida y obra de Fray Juan Ricci, Madrid, 1930.

LE MAIRE, C. Paris ancien et nouveau, seconda edizione, 2 volumi, Parigi,

1698.

LEMMONIER, H. Le collège Mazarin et le palais de l'institut, Parigi, 1921.

LEWIS, D. The Late Baroque Churches of Venice, New York, 1979.

LOTZ, W. The Piazza Ducale in Vigevano: A Princely Forum of the Late

Fifteenth Century, in his Studies in Italian Renaissance

Architecture, Cambridge, MA and Londra, 1977, pp. 117-139.

DE MAEYER, C. Le père François Aguilon architecte jésuite du XVIIe siècle,

Bulletin de la société royale d'archéologie de Bruxelles, 9, 1933,

pp. 113-127.

MAGRINI, A. Notizie chronologiche della erezione della chiesa di Santo Stefano

in Vicenza, Vicenza, 1857.

MARSAND, A. I manoscritti italiani della regia biblioteca parigina, 2 volumi,

Parigi, 1835-1838.

MARDER, T. Bernini and Alexander VII: Criticism and Praise of the

Pantheon, Art Bulletin, 71, 1989, pp. 628-645.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

93

MEZZANOTTE, G. Gli architetti Lorenzo Binago e Giovanni Ambrogio

Mazenta, L'arte, 26, 1961, pp. 231-271.

MEZZANOTTE, G. Lorenzo Binago, Dizionario Biografico degli Italiani,

10, Roma, 1968, pp. 485-486.

MIDANA, A. La Real Cappella della SS Sindone, in Italia Sacra, fasc. VIII,

1929

MILIZIA, F. Memorie degli architetti antichi e moderni, terza edizione, 2

volumi, Parma, 1781.

MILLON, H. A. Baroque and Rococo Architecture, New York, 1961.

MILLON, H. A. Michelangelo Garove and the Chapel of the Beato Amedeo of

Savoy in the Cathedral of Vercelli, in the History of Architecture,

Londra, 1967, pp. 134-142.

MOISY, P. Martellange, Derand et le conflit du Baroque, Bulletin

Monumental, 110, 1952, pp. 237-261.

MOISY, P. Les églises Jésuites de l'ancienne assistance de France, 2 volumi,

Roma, 1958.

MOISY, P. La chapelle du collège des Jésuites de la Flèche, Congrès

archéologique, 122, 1964, pp. 219-229.

MONTALTO, L. Il problema della cupola di Sant'Ignazio da padre Grassi e fratel

Pozzo a oggi, Bollettino del centro di studi per la storia

dell'architettura, 11, 1957, pp. 33-62.

94

MOREY, M. P. Notice sur la vie et les oeuvres du R.P. François Derand architecte

lorrain, Mémoires de l'Académie de Stanislas, 1867, pp. 116-132.

MURRAY, S., E J. ADDISS. Plan and Space at Amiens Cathedral: With a New

Plan Drawn by James Addiss, JSAH, 49, pp. 44-66.

NEPPI, L. Palazzo Spada, Roma, 1975.

NOBILE, M.R., RIZZO, S. e SUTERA, D. Ecclesia Triumphans, architetture

del Barocco siciliano attraverso i disegni di progetto, xvii-xviii secolo,

Palermo, 2009

ORTOLANI, S. Sant’Andrea Della Valle, Roma, 1922, pp.17.

PALERMO, G. Guida istruttiva per Palermo e i suoi dintorni, Palermo, 1816.

PARRONCHI, A. Sulla composizione dei trattati attribuiti a Francesco di Giorgio

Martini, Atti e memorie dell'accademia toscana di scienze e

lettere, 'La Colombaria', 36, 1971, pp. 166-230.

PEREIRA DE SOUSA, F. L. O terremoto do 1.o de novembro de 1755 em

Portugal, volume 3, Lisbona, 1928.

PÉREZ-GÓMEZ, A. Architecture and the Crisis of Modern Science, Londra,

1983.

PILO, G. M. Notizie sull'architetto somasco Francesco Vecelli, Bollettino del

Centro Internazionale di Studi d'Architettura Andrea Palladio,

6:1, 1964, pp. 311-314.

PIRRI, P. Giovanni Tristano e i primordi dell'architettura gesuitica, (Bibliotheca

Instituti Historici S.I., 6), Roma, 1955.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

95

PIRRI, P. Giuseppe Valeriano S.I., architetto e pittore, (1542-1596),

(Bibliotheca Instituti Historici S.I., 31), ed. R. Colombo, Roma,

1970

POCILI, A. Delle rivolutioni della città di Palermo avvenute l’anno 1647.

Racconto d’Andrea Pocili, Verona, 1648, p. 344.

POMMER, R. Eighteenth Century Architecture in Piedmont: The Open

Structures of Juvarra, Alfieri and Vittone, New York, 1967.

PONZ, A. Viaje de España, Madrid, 1947.

POLLAK, M. D. Torino, 1564-1680: Urban Design, Military Culture, and the

Creation of the Absolutist Capital, Chicago, 1991.

PORTOGHESI, P. Borromini: Architettura come linguaggio, Roma, 1967.

PREMOLI, O. Appunti su Lorenzo Binaghi architetto, Archivio storico

lombardo, 43, 1916, pp. 831-846.

PROMIS, C. Gl'ingegneri militari che operarono o scrissero in Piemonte dall'anno

MCCC all'anno MDCL, Miscellanea di storia italiana, 12, 1871,

pp. 411-646.

QUATTRONE, A. P. D. Francesco Grimaldi C.R. Architetto, Regnum Dei, 4,

1948, pp. 25-88

REINA, P. Delle notizie storiche della città di Messina, II, Messina, 1668.

RICCI, A. Storia dell'architettura in Italia dal secolo IV al XVIII, 3 volumi,

Modena, 1857-1859.

96

RAMBAUD, M. Une famille d'architectes: les Delespine, Archives de l'art

français, n.s. vol. 23, 1968, pp. 1-63.

RIVOSECCHI, V. Esotismo in Roma barocca. Studi sul padre Kircher, Roma,

1982, p. 165.

RONDOLINO, F. Il duomo di Torino, Torino, 1898.

ROVERE, C. Descrizione del Reale Palazzo di Torino, Torino, 1858.

SAN NICOLAS, L. DE. Arte y uso de architectura, 2 volumi, Madrid, 1633-

1664.

SAVARESE, S. Francesco Grimaldi e l'architettura della Controriforma a Napoli,

Roma, 1986.

SCAVIZZI, P. Considerazioni sull’attività edilizia a Roma nella prima metà del

‘600, in Studi storici, IX, Roma, 1968, pp.171-192

SEMENZATO, C. La scultura veneta del seicento e settecento, Venice, 1966.

SHEARMAN, J. The Chigi Chapel in S. Maria del Popolo, JWCI, 24, 1961,

pp. 129-160.

SYMCOX, G. Victor Amadeus II: Absolutism in the Savoyard State 1675-

1730, London, 1983.

SOLE, P.M. Il progetto di Francesco Grimaldi per S. Paolo Maggiore, Regnum

Dei, 45, 1989, pp. 1-104.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

97

SOPRANI, R., C. RATTI. Delle vite de'pittori, scultori, ed architetti genovesi, II,

Genoa, 1769.

SOUCHAL, F. L'église de l'Isle-sur-Sorgue, Congrès archéologique, 121,

1963, pp. 377-390.

STEINBERG, L. Borromini's San Carlo alle Quattro Fontane. A Study in

Multiple Form and Architectural Symbolism, New York, 1977.

SUSINNO, F. Le vite dei pittori messinesi, ed. V. Martinelli, Firenze, 1960.

TAMBURINI, L. Le chiese di Torino, Torino, 1968.

TERZAGHI, A. Origini e sviluppo della cupola ad arconi intrecciati

nell'architettura barocca del Piemonte, Atti del X Congresso di storia

dell'architettura, Roma, 1959, pp. 369-379.

Theatrum Statuum Regiae Celsitudinis Sabaudiae Ducis Pedemontii Principis

Cypri Regis, 2 volumi, Amsterdam, 1682.

TIRABOSCHI, G. Biblioteca modenese, 6 volumi, Modena, 1781-1786.

TUZET, H. La Sicile au XVIIIe siècle vue par les voyageurs Étrangers,

Strasbourg, 1955.

VALLERY-RADOT, J. Le séjour de Martellange à Roma 1586-1587, La revue

du Louvre, 12, 1962, pp. 205-216.

VALONE, C. Paul IV, Guglielmo della Porta and the Rebuilding of S. Silvestro

al Quirinale, Master Drawings, 15, 1977, pp. 243-255.

98

VALPERGA, A. M. Essercitio militare a Beneficio del nuovo soldato, Napoli,

1653.

VAUTIER, A. Voyage de France: Moeurs et coutumes françaises (1664-1665).

Relation de Sébastien Locatelli, Parigi, 1905.

VENDITTI, A. Fra' Nuvolo e l'architettura napoletana tra Cinque e Seicento, in

Barocco europeo, barocco italiano, barocco salentino, Lecce,

1970, pp. 195-248.

VIATTE, F. VITZTHUM, W. Stefano Della Bella nel Levante, in Arte

illustrata, III, n. 34-36, 1970, pp. 66-73

WASSERMAN, J. Ottaviano Mascarino, Roma, 1966.

WITTKOWER, R. Gothic vs. Classic, New York, 1974.

WITTKOWER, R. Studies in the Italian Baroque, Londra, 1975.

WITTKOWER, R. Art and Architecture in Italy 1600-1750, Pelican History of

Art, 1 ed. integrata, Harmondsworth, 1980.

WITTKOWER, R., and I. Jaffé, eds. Baroque Art: The Jesuit Contribution,

New York, 1972

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

99

L’ARCHITETTURA ORIENTALE: GEORGIA E ARMENIA

La bibliografia sull’architettura armena è piuttosto vasta e si è

scelto di riportare in questa sede una selezione dei testi a carattere

generale, per un inquadramento dei caratteri distintivi di questa

architettura, e i testi editi dopo i restauri operati da parte di architetti

italiani.

Meno ricca la parte sull’architettura georgiana che molto spesso

non è ancora stata tradotta dalla lingua originale e risulta quindi di più

difficile reperimento nonché di comprensione.

AA.VV., Architettura Medievale Armena, Roma, 1968

AA.VV., Documenti di Architettura Armena, Vol. 1-23, Venezia-Milano,

1968-1998

AA.VV., Ricerca sull’Archittetura Armena, Vol. 1970-1986

AA.VV., Architettura armena, Monaco, 1974

AA.VV., Atti Simposio Internazionale di Cultura Armena, Italia-

Armenia, ed. 1978, 1981, 1984, 1985

AA.VV., Atti Simposium Internazionale di Arte Georgiana, Italia-

Georgia, ed. 1977, 1977, 1984, 1983

AA.VV., Architettura Armena dal quarto al diciannovesimo secolo, Roma,

1988

AA.VV., Incontro con il popolo dell’Ararat, Venezia, 1987

100

ALPAGO NOVELLO, A. La basilica di Tanahat nello Zargezur e il problema

dell’arco oltrepassato nell’ambito dell’Architettura Protocristiana Armena,

in: Atti del II Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana,

(Matera-Taranto-Foggia), Roma, 1971, pp. 59-79

ALPAGO NOVELLO, A. La chiesa di Garnahovit ed i monumenti del medesimo

tipo, in: Résumés Communications XIV Congrés int des études

byzantines, Bucarest, 1971, pp.271-273

ALPAGO NOVELLO, A. Art and Architecture in Medieval Georgia, in:

Louvain-la-Neuve, Editions de l’Istitut Supérieur d’Archéologie

et d’Histoire de l’Art de l’Université de Louvain, 1980

ALPAGO NOVELLO, A. L’arte degli Armeni, in: “L’umana avventura”,

1986, I, pp. 65-79

BERIDZE, V. L’architecture géorgienne à coupole de la seconde moitié du Xe siècle

à la fin du XIIIe, in Atti del primo simposio internazionale

sull’arte georgiana (Bergamo 28-30 giugno 1974), Milano, 1977,

pp. 49-78.

BETTINI, S. L’architettura bizantina, Firenze, 1937

BLAIR, S., BLOOM J.M., The Art and Architecture of Islam 1250-1800,

Singapore, 1995

BRAMBILLA M., Tipi di case contadine armene, in “Palladio”, XXIII-XXV,

1974-76, pp. 197-212

BRECCIA FRATADOCCHI T., La chiesa di S. Edjmiatzin a Soradir, Roma,

1971

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

101

BRECCIA FRATADOCCHI T., Le basiliche armene a tre navate e cupola, in:

Corsi di Cultura sull’Arte Ravennata e Bizantina, XX, Ravenna,

1973,pp.179-193

CHUBINASHVILI, GIORGI N., On the initial forms of Christian churches, in

Ancient Christianity in the Caucasus a cura di Mgaloblishvili,

Tamila,1998, p. 195

CONVERSANO, E. Composizioni modulari, il caso delle cupole islamiche, Tesi di

laurea in Architettura non pubblicata, Roma, 2006

COSTA, E. Oriente medievale e moderno, in: Dizionario Enciclopedico di

Architettura e Urbanistica, vol. IV, pp.285-298

COSTA, E. Transcaucasia, in: Dizionario Enciclopedico di Architettura e

Urbanistica, vol. VI, pp.242-245

CUNEO, P. Architettura Medievale Armena, Roma, 1968

CUNEO, P. Le basiliche paleocristiane armene, in: Corsi di Cultura sull’Arte

Ravennata e Bizantina, XX, Ravenna, 1973,pp.217-239

CUNEO, P Le chiese paleocristiane armene a pianta centrale, in: Corsi di

Cultura sull’Arte Ravennata e Bizantina, XX, Ravenna,

1973,pp.241-261

CUNEO, P, Le basiliche di Tukh, Khtzkonk, Pashvank, Hogeatzvank, Roma,

1973

CUNEO, P. L’architettura della scuola regionale di Anì nell’Armenia medievale,

Roma, 1977

102

CUNEO, P. La città di Kutais capitale della Georgia nel Medioevo e la sua

cattedrale dell’anno Mille, in Atti del primo simposio internazionale

sull’arte georgiana (Bergamo 28-30 giugno 1974), Milano, 1977,

pp. 97-108.

D’ONOFRIO M., Le chiese di Dvin, CNR, Roma, 1973

DE MAFFEI F., Rapporti tra l’architettura armena e l’architettura urartea, in:

Corsi di Cultura sull’Arte Ravennata e Bizantina, XX, Ravenna,

1973,pp.275-286

DE MAFFEI F., L’origine della cupola armena, in: Corsi di Cultura sull’Arte

Ravennata e Bizantina, XX, Ravenna, 1973, pp.287-307

DEYROLLE T., Viaggio nel Lazistan e nell’Armenia, in: “Il giro del

mondo”, N. S., II, 1875

FALLA CASTELFRANCHI G.M., Armenia, Enciclopedia Universale

dell’Arte, suppl. 1978, pp. 320-324

FALLA CASTELFRANCHI G.M., I battisteri e la liturgia battesimale in

Armenia dal IV al VII secolo, Baptisteria. Incontro ai più noti battisteri

dell’Oriente. Roma, 1980, pp. 93-105

FALLA CASTELFRANCHI G.M., Armenia, Dizionario di Partistica e

antichità cristiane, Roma, 1984, pp.367-373

FERRARI, A. L’Ararat e la gru. Studi sulla storia e la cultura degli armeni,

Milano, 2008

FRASSON G., L’Architettura armena e quella di Bisanzio, in: “Bazmavep”,

XCVII, Venezia,1939, pp. 5-16

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

103

GANDOLFO F., Chiese e cappele armene a navata semplice dal IV al VII secolo,

Roma, 1973

GANDOLFO F., Un martyrium sepolclare armeno: la cappella degli Apostoli a

Karenis, In: Annuario dell’Istituto di Storia dell’Arte

dell’Università di Roma, I, 1973-74, pp. 105-123

GANDOLFO F., Le basiliche armene IV-VII secolo, Roma, 1982

GEMELLI CARERI G. F., Giro del Mondo, Napoli, 1699-1700

GOLZIO V., Architettura bizantina e romanica, Milano, 1939, pp. 7-34

GUIORGAZZE, B. (a cura di) Castelli, Christoforo de’, Relazione e album dei

schizzi sulla Georgia del secolo XVII, Tblisi, 1976.

KHALPAKHCHIAN, O. Architectural Ensembles of Armenia, Mosca, 1980.

IENI G., Alcune soluzioni costruttive fra Armenia e regione balcanica, in:

“Bazmavep”, Venezia, 1981, 3-4, pp. 412-423

IENI G., L’Architettura dei portali in Armenia durante il XII-XIV secolo, in:

“Bazmavep”, Venezia, 1982, 3-4, pp. 478-4393

MANETTI C., CECCHELLI C., Anì, Enciclopedia Treccani, 1929, vol.III,

pp. 353-356

MANGO C., L’Architettura bizantina, Milano, 1974, pp. 180-191, 229-232

MONNERET DE VILLARD, U. L’arte iranica, Milano, 1954

104

MONNERET DE VILLARD U., Arte cristiana e musulmana del vicino oriente,

AA.VV., in: Le Civiltà dell’Oriente, Roma, 1962, vol. IV, pp.

464-466

MORIER J., Secondo viaggio in Persia, in Armenia e nell’Asia Minore dal 1810

al 1816, Milano, 1820

RIVOIRA G., Architettura musulmana: sue origini e suo sviluppo, Milano, 1914

SCALESSE T., L’architettura bizantina e armena, AA.VV., “Lineamenti di

storia di architettura”, Assisi-Roma, 1978, pp. 210-217

SCARCIA, G. R. Safawidi, in Enciclopedia universale dell’arte, XII,

Firenze, 1964, ad vocem

SCHIMMEL, A. Calligraphy and Islamic Culture, New York, 1984.

SEZNEC, J. The Survival of the Pagan Gods, New York, 1953.

TALBOT RICE D., Arte cristiana in Asia, AA.VV. Le civiltà d’Oriente,

Roma, 1962, vol. IV, pp. 429-450, 436-440

TAMARATI (TAMARAŠVILI), M. L’Elise géorgienne, des origines jusqu’à nos

jours, Roma, 1910.

ZARIAN A., Formazione e sviluppo della sala a cupola, in: Corsi di Cultura

sull’Arte Ravennata e Bizantina, XX, Ravenna, 1973, pp.467-481

ZARIAN A., Goshavank, in: Corsi di Cultura sull’Arte Ravennata e

Bizantina, XX, Ravenna, 1973, pp.483-492

ZARIAN A., Basilichetta uninave inedita, in: Ricerche sull’Architettura

Armena, Fonti, Milano, 1976, n. 15, vol.II

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

105

ZARIAN A., La fortezza Boloraberd-Proshaberd, in: Bazmavep, Venezia,

1995

ZARIAN A., La rinascita della chiesa Armena, in: Ecclesia, Milano, 1995,

n.3

ZARIAN A., Il territorio dell’Attopiano Armeno: interazione tra luogo e

architettura, Analisi delle tipologie architettoniche dell’Armenia medioevale,

in: Armenien, Tagebuch einer Reise in das Land des Ararat,

Zurigo, 1996, n.19

ZARIAN A., Armenia a confronto: Un “viaggio del cuore” nel Caucaso cristiano,

in: Annuario Iubilantes, Como, 2007

106

STORIA DEGLI ORDINI RELIGIOSI, DELLE MISSIONI E DEI MISSIONARI

Sono raccolti in questa sezione i testi riguardanti principalmente

l’Ordine religioso dei Teatini, dalla fondazione alla formazione dei

religiosi, dalle missioni, ai carteggi e le relazioni dalla Georgia e

dall’Armenia, utilizzati durante le ricerche per la tesi.

Insieme a questi sono qui citati anche tutti i testi sugli altri

ordini religiosi dell’epoca, quelli relativi ai Gesuiti, ai Barnabiti, ai

Domenicani, ai Somaschi, e alle relazione che intercorrevano tra essi.

ALDIMARI, B. Historia genealogica della famiglia Carafa, I, Napoli, 1691.

ALONSO, C. Misionerios Agustinos en Georgia (siglo XVII), Valladolid, 1978

ALONSO, C. Documentacisn inidita sobre las misiones de los teatinos en Georgia,

Regnum Dei, 52, 1996, pp. 25-116

ANDREU, F. Carteggio inedito di Pietro della Valle col P. Avitabile, Regnum

Dei, 6, 1950, pp. 57-99; 7, 1951, pp. 19-50 e pp. 118-138

ANDREU, F. I teatini, in M. Escobar, ed., Ordini e congregazioni

religiose, I, Torino, 1952, pp. 565-607.

ANDREU, F. Le lettere di San Gaetano Thiene, (Studi e testi 177), Città del

Vaticano, 1954.

ANDREU, F. La dominazione normanna in Sicilia, Regnum Dei, 13, 1957,

pp. 84-87

ANDREU, F. Oppidani illustri: Francesco Grimaldi, Matera, 1984

BAGATTA, G. B. Cursus philosophicus in unum corpus redactus, Verona,

1666.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

107

BARBERA, M. (a cura di) La Ratio Studiorum e la parte quarta delle

Costituzioni della Compagnia di Gesù, Padova, 1942, pp. VII-247

BARONCINI, G. L'insegnamento della filosofia naturale nei collegi italiani dei

Gesuiti (1610-1670): un esempio di nuovo aristotelismo, in G. P. Brizzi,

ed., La "Ratio studiorum": Modelli culturali e pratiche educative

dei Gesuiti in Italia tra Cinque e Seicento, Roma, 1981, pp. 163-

215.

BEAUMONT, L. Dernières recherches relatives aux portails des Théatins quai

Voltaire et 26, rue de Lille, Paris VII, Commission du Vieux Paris,

procès-verbal de la séance du lundi 14 janvier 1980, pp. 5-15.

BEAUMONT, L. Le couvent des Théatins, in La Rue de Lille: Hôtel de

Salm, ex. cat., Parigi, 1983, pp. 21-25.

BELLIO, V. La Georgia e la Mingrelia secondo un missionario italiano del secolo

XVII, Bollettino della Società geografica italiana, s. II, IX, 1884,

pp. 673-708.

DO BEM, T. C. Memórias históricas chronológicas da sagrada religão dos clérigos

regulares em Portugal e suas conquistas na India Oriental, 2 vols.,

Lisbona, 1792-1794.

BIANCHI, I. L. Le immagini di alcuni uomini per pietà illustri della congregazione

de'cherici regolari, 2nd ed., Venezia, 1768

BOFFITO, G. Scrittori barnabiti, 4 volumi, Firenze, 1933-1937.

BOIRET, M. Emplacement du couvent et des immeubles des Théatins. 17 à 25,

quai Voltaire, in M. Borjon and B. Pons, eds., Le Quai Voltaire:

108

études offertes à Colette Lamy-Lassalle, Parigi, 1990, pp. 110-

123.

CAMPANELLI, M. I teatini, L'inchiesta di Innocenzo X sui regolari in Italia,

Roma, 1987.

CARDELLA, L. Memorie storiche de' Cardinali della Santa Romana Chiesa, 9

volumi, Roma, 1792-1797.

CARDERI, B. I Teatini e l’Ordine domenicano, Regnum Dei, 3, 1947,

pp.135-145

[CARRARA, B.]. Nomi, e cognomi de' padri e fratelli professi della congregazione

de'cherici regolari, Roma, 1762.

CHIOCCHETTA, P. Il contesto storico nel quale sorse la S. Congregazione “de

Propaganda Fide”. Il mondo politico e religioso all’inizio del sec. XVII, in

Sacrae Congregationis de Propaganda Fide memoria rerum. 350

anni al servizio delle missioni. 1622-1972, Herder, 1971.

COTTONE, G.M. CR De scriptoribus venerabilis domus Divi Josephi clericorum

regularium urbis Panormi…auctore d. Cajetano Maria Cottono

panormitano, Palermo, 1733

COGLITORE, G. Le case teatine in Messina, in Un'ora poetica e storica,

Messina, 1858, pp. 39 e seguenti.

COSENTINO, G. Le matematiche nella 'Ratio studiorum' della compagnia di

Gesù, Miscellanea storica ligure, N.S. II:2, 1970, pp. 169-213.

COSENTINO, G. L'insegnamento delle mathematiche nei collegi gesuitici

nell'Italia settentrionale, 13, 1971, pp. 205-217.

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

109

DE DAINVILLE, F. L'enseignement des mathématiques dans les collèges jésuites de

France du XVIe au XVIIIe siècle, Revue d'histoire des sciences et

de leurs applications, 7, 1954, pp. 6-21, 109-123.

DE DAINVILLE, F. La légende du style jesuite, Études, 287, 1955, pp. 3-16.

DE DAINVILLE, F. L'enseignement scientifique dans les collèges des jésuites,

Enseignement et diffusion des sciences en France au XVIIIe

siècle, Parigi, 1964, pp. 27-65.

DEAR, P. Jesuit Mathematical Science and the Reconstitution of Experience in the

Early Seventeenth Century, Studies in History and Philosophy of

Science, 18, 1987, pp.133-175.

DE BACKER, A. Sommervogel. Bibliothèque de la compagnie de Jésus, 11

volumi., Bruxelles-Parigi, 1890-1932.

DEL RE, N. La curia romana. Lineamenti storico-giuridici, Roma, 1970, pp.

XVI-664.

DE ROSA, C. I Teatini e le origini del Collegio Urbano di Propaganda Fide,

Regnum Dei, 4, 1948, pp. 277-290

DI MAIO, G. I manoscritti della Biblioteca Comunale di Palermo, Palermo,

1878, pp. 385

FERRO, B. Istoria delle Missioni de' Cherici Regolari Teatini, 2 volumi,

Roma, 1704-5.

GALANO, C. Conciliazione della Chiesa Armena con la Chiesa romana, Roma,

1650-1661

110

GAMALERO, E. Il problema della diffusione della fede cattolica in un inedito di

Pietro Della Valle sulla Georgia, in Rivista di storia e letteratura

religiosa, n. 13, 1977, pp. 354-375.

GARCIA VILLOSLADA, R. Storia del Collegio Romano dal suo inizio (1551)

alla soppressione della Compagnia di Gesù (1773), Roma, 1954.

HARRIS, S. J. Transposing the Merton Thesis: Apostolic Spirituality and the

Establishment of the Jesuit Scientific Tradition, Science in Context,

3:1, 1989

KOWALSKY, N. Serie dei Cardinali Prefetti e dei Segretari della S.C. “de

Propaganda Fide”, Roma, 1962, p.39.

LAMBERTI, A. CR Relatione della Colchide Hoggi detta Mingrelia, nella quale si tratta dell’origini, costumi e cose naturali di quei pae.D. Archangelo Lamberti…missionario in quelle parti, in Napoli, appresso Camillo Cavalli, 1654

LICINI, P. Carteggio inedito di D. Cristoforo Castelli chierico regolare, missionario

in Georgia e Mingrelia, Ricerca sull’architettura georgiana, Milano,

1980, pp. XXII-151

LICINI, P. Breve relazione della Mengrelia – redatta nel 1644 dal teatino

Giuseppe Giudice, Orientalia christiana periodica, L/1, 1984, pp.

126-162 e L/2, 1984, pp. 407-436

LICINI, P. Cristoforo Castelli e la sua missione in Georgia, Regnum Dei, 41,

1985, pp. 1-226

LICINI, P. Nuove fonti teatine d’archivio per la storia della Georgia feudale,

Regnum Dei, 46, 1990, pp. 107-112

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

111

LICINI, P. La Georgia del sec. XVII vista dall’archivio generale di Sant’Andrea

della Valle, Regnum Dei, 51, 1995, pp.221-238

LINARI, C. Contributo dell’Ordine Teatino al Concilio di Trento, Regnum Dei,

4, 1948, pp.203-229

LLOMPART, G. Gaetano de Thiene 1480-1547. Estudios sobre un reformador

religioso, Wiesbaden, 1969.

MAJORANA, B. Osservazioni in margine al Fondo Castelli di Palermo, in Bedi

Kartlisa. Révue de Kartvélologie, XXXIX, Parigi, 1981, pp.244-

249

MAJORANA, B. La gloriosa impresa. Storia e immagini di un viaggio secentesco,

Palermo, 1990

MAS, B. I Teatini e l’unione degli Armeni di Leopoli con la S.Sede, Regnum

Dei, 7, 1951, pp. 154-163

MASETTI-ZANNINI, G. L. I teatini, la nuova scienza e la nuova filosofia,

Regnum Dei, 23, 1967, pp. 3-79 e 83-153.

MAULUCCI, V. I viaggi a Istanbul e a Gori del missionario teatino accadiese

Giacomo Stefano (1626-1628), Regnum Dei, 52, 1996, pp. 117-158

MAZARIN, J. Lettres du Cardinal Mazarin pendant son ministère, 9 volumi,

Parigi, 1872-1906.

METZLER, J. Il contesto storico nel quale sorse la S. Congregazione “de

Propaganda Fide”, La situazione della Chiesa missionaria, Sacrae

Congregationis de Propaganda Fide memoria rerum. 350 anni al servizio

delle missioni. 1622-1972, Herder, 1971, pp.15-37

112

PACHTLER, G., Ratio Studiorum et Institutiones Scholasticae Societatis Jesu,

(Monumenta Germaniae Paedagogica II, V, IX, XVI), 4 volumi,

Berlin, 1887-1894.

PASCHINI, P. S. Gaetano Thiene, Gian Pietro Carafa e le origini dei chierici

regolari teatini, Roma, 1926, p. 211.

PEDONE, S. (a cura di) Cristoforo Castelli da Palermo alla Georgia, Palermo,

1987

PICONE CHIODO, C. Un siciliano in Georgia: Teramo Castelli, Palermo,

1968.

PORTA, V. I Teatini a Vicenza, Regnum Dei, 16, 1960, pp.63-4; 85-143.

ROSSELL, C. Manuscritos teatinos en la biblioteca comunal de Palermo, Regnum

Dei, 52, 1996, pp. 195-288

SEBASTIANI, L. Le relazioni dei missionari come fonti per lo studio della Georgia,

Atti del primo simposio internazionale sull’arte georgiana

(Bergamo 28-30 giugno 1974), Milano, 1977, pp. 273-288

SILOS, G. Historiarum Clericorum Regularium, pars prior, Roma, 1650;

pars altera, Roma, 1655; pars tertia, Palermo, 1666.

SPALLA, A. Le Missioni teatine nelle Indie Orientali nel sec. XVIII e le cause

della loro fine, Regnum Dei, 27-28, 1971-1972, pp. 1-76 e pp.265-

305

SPALLA, A. Fine delle Missioni e cause del declino, Regnum Dei, 29, 1973,

pp. 3-37

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

113

TACCHI VENTURI, P. S.I. Storia della Compagnia di Gesù in Italia, 2

volumi, Roma, 1950-1951

TADISI, I. A. Memorie della vita di Mons. Giovanni Caramuel de Lobkowitz,

Venice, 1760.

TRACY, B. DESTUT DE. Remarques sur l'Établissement des Théatins en

France, Parigi, 1755.

TRAMONTIN, S. I Teatini e l’Oratorio del Divino Amore a Venezia, Regnum

Dei, 29, 1973, pp. 53-76

TUA, C. Orazio Marinali e i suoi fratelli, Rivista d'arte, 17, 1935, pp. 281-

322.

VALLERY-RADOT, J. Le recueil de plans d'édifices de la Compagnie de Jésus

conservé à la Bibliothèque nationale de Paris, Roma, 1960.

VEZZOSI, A. F. I scrittori de' Cherici Regolari detti Teatini, 2 volumi, Roma,

1780.

114

SULL’ARTE, L’ARCHITETTURA, LA SCIENZA E I RAPPORTI TRA ESSE

Sono raggruppati in questa parte della bibliografia quei testi che

mettono in luce le ricerche a carattere scientifico che si stavano

effettuando nel Seicento applicate all’arte o all’architettura e tutti quei

contributi che mi hanno permesso di mettere in relazione le opere

analizzate nella tesi con i loro principi geometrici.

AGUILON, F. Opticorum libri sex, Antwerp, 1613.

ALTIERI BIAGI, M. L. Scienziati del seicento, Milano, 1980.

CARAMUEL DE LOBKOWITZ, J. Cursus mathematicus, 4 volumi,

Campagna-Sant Angelo, 1667-1668.

CARAMUEL DE LOBKOWITZ, J. Mathesis biceps, vetus, et nova, 2 volumi,

Lione, 1670-1671.

CONVERSANO, E., FRANCAVIGLIA, M., LORENZI, M.G., TEDESCHINI

LALLI L., Persistence of forms in Art and in Architecture APLIMAT

Journal of Applied Mathematics 4 (1), pp. ... Bratislava, 2011

CONVERSANO, E., TEDESCHINI LALLI L., Sierpinsky Triangles in Stone, on

medieval Floors in Rome, APLIMAT Journal of Applied

Mathematics 4 (1), () Bratislava, 2011

CONVERSANO, E., FRANCAVIGLIA, M., LORENZI, M.G., TEDESCHINI

LALLI L., Geometric Forms that Persist in Art and Architecture, in

Bridges 2011, Coimbra, 2011

LA CULTURA ARCHITETTONICA NELLE MISSIONI TEATINE IN ORIENTE E L’ARCHITETTURA DI GUARINO GUARINI

115

DE DAINVILLE, F. Foyers de culture scientifique dans la France méditerranéenne

du XVIe au XVIIIe siècle, Revue d'histoire des sciences et de leurs

applications, 1, 1947-1948, pp. 289-300.

DECHALES, C. F. MILLIET. Euclidis elementorum libri octo, Lione, 1660.

DECHALES, C. F. MILLIET. Cursus seu mundus mathematicus, Lione, 1674.

DESARGUES, G. Brouillon project d’exemples d’une manière universelle touchant

la pratique du trait à preuves pour la coupe des pierres, Parigi, 1640

DHOMBRES, J., SAKAROVITCH, J. Desargues en son temps, Parigi, 1994

ESCHINARDI, F. Cursus physicomathematicus, Roma, 1689.

FELDHAY, R., M. HEYD. The Discourse of Pious Science, Science in

Context, 3:1, 1989, pp. 109-142.

GRANT, E. In Defense of the Earth's Centrality and Immobility: Scholastic

Reaction to Copernicanism in the Seventeenth Century, Transactions of

the American Philosophical Society, 74:4, 1984, pp. 1-69.

ISSAUTIER, N. Geometria, Torino, 1679.

DE LA HIRE, P. Traité de la coupe de pierres, Paris, 1687-1690 DE LA HIRE Architecture civile, Paris, 1698 DE LA HIRE, P. Sur la construction des voutes dans les édificies, Paris 1712

LEONARDO DA VINCI, Trattato della pittura, Roma, edizione del 1804

116

MAIERÙ, L. Il quinto postulato euclideo da C. Clavio [1589] a G. Saccheri

[1733], Archive for History of Exact Sciences, 27, 1982, pp.

297-334.

POZZO, A. Perspectiva pictorum et architectorum, 2 volumi, Roma, 1693-

1700.

RAIMONDI, E. Scienziati e viaggiatori, Storia della letteratura italiana,

Milano, 1967, pp. 225-318

TATON, R. L’Oeuvre mathématique de G. Desargues, Parigi, 1951

VEDRIANI, L. Dottori modonesi, Modena, 1665.

VIGNOLA, G. BAROZZI DA. Regola delli cinque ordini d'architettura, (prima

ed. 1563), Vignola, 1974.

VIGNOLA, G. BAROZZI DA. Le due regole della prospettiva pratica, Roma,

1583.

VITALE, G. Lexicon mathematicum, Roma, 1690.