UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI “ALDO MORO”
FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
DIPARTIMENTO DI INFORMATICA
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN INFORMATICA
ESAME DI
“PROGETTAZIONE E PRODUZIONE DI CONTENUTI DIGITALI”
BIBLIOTECA DIGITALE
“SCRIPTA MANENT”
Docente:Prof.ssa Enrica Gentile
Studenti:Antonella DEVANNA 570776
Francesco PAPARELLA 558766 Antonio SANTARCANGELO 570767
Anno Accademico 2010/2011
INDICE
INTRODUZIONE...........................................................................................................1
CAPITOLO 1.
ANALISI DEI MODELLI ESISTENTI........................................................................3
1.1 Progetto MINERVA..............................................................................................41.2 Progetto MICHAEL..............................................................................................51.3 Progetto CulturaITALIA .....................................................................................6
1.3.1 Gestione dei metadati ..............................................................................71.3.2 Contributi editoriali ................................................................................71.3.3 Siti web culturali .....................................................................................81.3.4 Catalogo descrittivo.................................................................................8
1.4 DigitaMI: la biblioteca digitale di Milano............................................................8
CAPITOLO 2.MODELLO OAIS......................................................................................................... 11
2.1 Modello OAIS: sistema informatico aperto per l’archiviazione.........................122.2 Ambiente OAIS...................................................................................................132.3 Il modello funzionale OAIS................................................................................142.4 Il modello informativo OAIS ............................................................................16
CAPITOLO 3.
CICLO DI VITA DELLA DIGITALIZZAZIONE.....................................................17
3.1 Introduzione ......................................................................................................183.2 Fasi del ciclo di vita della digitalizzazione.........................................................18
3.2.1 Pianificazione del progetto di digitalizzazione......................................203.2.2 Selezione................................................................................................203.2.3 Preparativi per la digitalizzazione.........................................................213.2.4 Trattamento degli originali....................................................................223.2.5 Processo di digitalizzazione...................................................................223.2.6 Preservazione del master digitale..........................................................243.2.7 Metadati.................................................................................................24
3.2.8 Preparativi per la digitalizzazione.........................................................263.2.9 Pubblicazione online..............................................................................273.2.10 Diritto d’autore e copyright...................................................................273.2.11 Project management..............................................................................27
CAPITOLO 4.
BIBLIOTECA DIGITALE “SCRIPTA MANENT”...................................................29
4.1 Introduzione........................................................................................................304.2 Motivazione e obiettivi.......................................................................................30
4.3 Modello proposto ...............................................................................................314.4 Processi coinvolti ...............................................................................................324.5 Struttura di coordinamento.................................................................................33
4.5.1 Formazione............................................................................................344.6 Requisiti della biblioteca digitale “Scripta Manent”..........................................34
4.6.1 Informazioni trattate..............................................................................354.6.1.1 Digitalizzazione dei supporti tradizionali...........................364.6.1.2 Descrizione delle risorse digitali e gestione dei metadati...454.6.1.3 Requisiti..............................................................................46
4.6.2 Requisiti generali...................................................................................504.6.2.1 Requisiti architetturali........................................................50
4.6.2.1.1 Architettura di rete...........................................504.6.2.1.2 Architettura del portale....................................51
4.6.3 Analisi degli utenti.................................................................................544.6.4 Prototipi ................................................................................................56
4.6.4.1 Cos’è un paper prototyping................................................564.6.4.2 Prototipi su carta e screen-shot dell’applicazione...............56
4.6.5 Requisiti di qualità.................................................................................644.6.5.1 Requisiti di qualità di una biblioteca digitale.....................644.6.5.2 Requisiti di qualità della biblioteca digitale “Scripta Manent” 65
CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI.....................................................................67
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA..............................................................................69
INTRODUZIONE
In un’era digitale in cui tutto viene “consumato” velocemente, i beni culturali e le biblioteche in
particolare, non potevano sfuggire al processo di digitalizzazione.
Molte attività umane (sociali, economiche e culturali), avvengono in tempi rapidissimi grazie a
Internet e alla posta elettronica. I fruitori delle biblioteche, sempre più abituati all’uso delle nuove
tecnologie, chiedono servizi personalizzati e documenti disponibili in rete.
I progetti sulle biblioteche digitali, cercano di soddisfare queste richieste, con il limite però di
concepire la Biblioteca Digitale come un “contenitore” costituito solo da rappresentazioni digitali di
testi a stampa.
In questo modo, si riproduce nel Web il modello delle biblioteche del mondo reale, anche se
assistite da sistemi di ricerca più pervasivi, efficienti e accessibili; invece, lo scopo è quello di
integrare oggetti che nel mondo reale sono separati, attraverso connessioni concettuali.
Una buona definizione di Biblioteca Digitale è quella della Digital Library Federation: “La
Biblioteca Digitale è un’organizzazione che fornisce risorse, compreso il personale specializzato,
per selezionare, organizzare, dare l’accesso intellettuale, interpretare, distribuire, preservare
l’integrità e assicurare la persistenza nel tempo delle collezioni digitali così che queste possano
essere accessibili prontamente ed economicamente per una comunità definita o per un insieme di
comunità”. In termini più concreti, la Biblioteca Digitale si può definire come uno spazio virtuale
dove interagiscono fonti d’informazione, strumenti tecnologici, sistemi di metadati, sistemi di
recupero dell’informazione, sistemi di supporto umano e utenti in un ambiente adatto.
A questo punto si rende necessario fare alcune distinzioni. Per prima cosa la Biblioteca Digitale non
è un database perché i database sfruttano strutture e relazioni note e come risultato della ricerca si
hanno tutti i record che soddisfano esattamente una determinata condizione; il risultato di una
ricerca all’interno di una collezione di una Biblioteca Digitale è invece “approssimato”, nel senso
che si ottengono gli oggetti digitali che hanno la probabilità più alta di corrispondere ai bisogni
degli utenti.
La Biblioteca Digitale differisce dai generici motori di ricerca in quanto essa non impone alcuna
organizzazione all’informazione, a differenza dei motori di ricerca che si basano sul text search.
Inoltre, la Biblioteca Digitale non consente di inserire documenti a chiunque, e spesso limita anche
la ricerca e l’accesso degli oggetti digitali ad un insieme di utenti ben preciso.
Attualmente in Italia le Biblioteche Digitali con contenuti multimediali sono poche e circoscritte ad
istituzioni particolari come musei o enti di ricerca. Ciò è inevitabile anche perché la maggior parte
delle biblioteche non può prescindere da ciò che possiede (materiale bibliografico, locali, arredi
ecc.), né convertirsi bruscamente facendo mancare all’improvviso ai suoi utenti i servizi a cui sono
stati abituati. Inoltre, una biblioteca tradizionale offre ambienti di conversazione e di studio, e
quindi di socializzazione, che una Biblioteca Digitale non può offrire. A questi limiti si aggiungono
problemi derivanti dalla gestione della proprietà intellettuale, controllo degli accessi ecc.; ma la
Biblioteca Digitale, a differenza della biblioteca tradizionale, fornisce una migliore distribuzione
dell’informazione rendendola disponibile dove necessario, condivisibile da più utenti
contemporaneamente e accessibile 24 ore su 24. Dunque la Biblioteca Digitale consente di ricercare
e utilizzare media diversi, di risparmiare risorse in termini d’infrastrutture e personale e di ridurre i
costi di distribuzione.
Infine, nella creazione di una Biblioteca Digitale è particolarmente importante l’interoperabilità
tecnica che si riferisce sia alla necessità di progettare la Biblioteca Digitale per modelli (OAIS,
METS, VRA, FEDORA) in base ai servizi e all’utenza, e sia all’adozione di standard per la
rappresentazione, l’immagazzinamento e la trasmissione dei dati.
CAPITOLO 1
ANALISI DEI MODELLI
ESISTENTI
o PROGETTO MINERVA
Il progetto MINERVA (Ministerial Network for Valorising Activities in Digitization) è stato avviato
nel 2002 sotto la direzione del Ministero Italiano per i Beni Culturali in collaborazione con esperti
appartenenti a vari settori, quali archivi, biblioteche, musei, ricerca, tutela, ecc., ed ha come
obiettivo la digitalizzazione e l’accesso in rete al patrimonio culturale europeo.I temi affrontati in questo progetto sono i seguenti:
o standard e interoperabilità delle risorse e dei servizi digitali;o inventari e individuazione dei contenuti digitali;o identificazione dei bisogni degli utenti, infrastruttura per il contenuto;o qualità dei siti web culturali;o buone pratiche e contenimento dei costi;o multilinguismo;o diritti di proprietà intellettuale (diritti d’autore e copyright).
Il progetto è stato suddiviso in varie parti, ed ognuna di esse è stata affidata ad uno specifico gruppo
di lavoro composto da persone che collaborano su un particolare aspetto degli obiettivi del progetto.
Questa suddivisione permette di affrontare, durante lo svolgimento del progetto, i principali temi
riguardanti la digitalizzazione.Sull’esperienza e sui risultati del progetto MINERVA, nel 2006 nasce il progetto MINERVAeC, il
quale contribuisce allo sviluppo della “European Digital Library”. Esso ha come obiettivo quello di
proseguire e consolidare i risultati del progetto MINERVA:
o migliorare l’accessibilità e la visibilità delle risorse culturali digitali europee;o accrescere l’interoperabilità tra servizi e reti in un contesto multilingue;o arricchire e migliorare la qualità dei contenuti e servizi;o agevolare l’impiego delle risorse culturali digitali, nel rispetto dei diritti di proprietà
intellettuale, delineando un quadro chiaro per il loro uso e riuso da parte dei cittadini,
dei professionisti e delle imprese, della ricerca e del mondo dell’educazione.
o PROGETTO MICHAEL
Il progetto MICHAEL (Multilingual Inventory of Cultural Heritage in Europe) ha come finalità
quella di lanciare un servizio di accesso via Internet che promuova il patrimonio culturale europeo
presso un pubblico mondiale. Esso si basa sulle linee guida fornite dal progetto MINERVA, e permette l’accesso alle collezioni
digitali condividendo collezioni messe a disposizione da organizzazioni di tipo molto diverso tra
loro. Gli standard utilizzati in questo progetto sono:
o standard Dublin Core, per la gestione dei metadati;o standard internazionali (ISO, DC, UNESCO), per le terminologie;o licenze Creative Commons, per il riuso dei contenuti.
Per la realizzazione sono state utilizzate piattaforme (Apache, Tomcat, Cocoon, Xdep, eXist, SDX)
di tipo Open Source, in modo da consentire anche una riduzione dei costi.
Il portale fornisce due tipologie di contenuti:
1. contenuti originali, creati da un lavoro redazionale;2. contenuti provenienti da data-source esterni sotto forma di metadati.
Per quanto riguarda i contenuti esterni, questi vengono importati mediante il protocollo OAI-PMH,
basato sui protocolli HTTP per il trasporto e XML per la rappresentazione dei dati. Inoltre esso non comporta la duplicazione delle risorse e lascia impregiudicati i diritti sulle risorse,
consentendone una maggiore visibilità diretta e indiretta.
MICHAEL si rivolge a diverse tipologie di utenti:
2 pubblico generico,3 studenti,4 insegnanti, 5 studiosi e ricercatori,6 turisti culturali,7 amministrazioni e istituzioni statali e locali,8 operatori turistici,9 servizi culturali,10 imprese creative.
Essi hanno la possibilità di navigare nel portale scegliendo una delle lingue tra inglese, francese e
italiano, di effettuare delle ricerche basate su liste terminologiche tradotte nelle lingue disponibili e
di visualizzare i record. Inoltre il sistema offre, nella fase di ricerca, la possibilità di visualizzare dei
link a dei portali per la traduzione automatica dei contenuti.
Figura 1 – Home Page Progetto MICHAEL
o PROGETTO CulturaITALIA
Il progetto CulturaITALIA offre un punto di accesso integrato al complesso dei dati sul patrimonio
culturale italiano (beni culturali, paesaggio, cinema, musica, teatro, letteratura, ecc.), favorisce
l’individuazione delle risorse e ne facilita l’interconnessione attraverso un sistema di ricerca e di
indicizzazione interdisciplinare. Inoltre esso promuove la cultura italiana e il patrimonio diffuso sul
territorio presso pubblici diversi (utenti generici, studenti, esperti, professionisti, ricercatori, turisti,
visitatori occasionali, ragazzi) italiani e stranieri. Come per il progetto MICHAEL, anche CulturaITALIA si raccorda con raccomandazioni e linee
guida del progetto MINERVA e adotta lo standard Dublin Core per la correlazione dei metadati, e lo
standard OAI-PMH, basato su protocolli HTTP per il trasporto e XML per la rappresentazione dei
dati e per la distribuzione dei metadati dalle banche dati al Portale.Il portale è suddiviso in aree tematiche e permette di effettuare due tipi di ricerca: semplice e
avanzata (quest’ultima consente di cercare le risorse combinando criteri specifici quali la
localizzazione, il tipo di risorsa, la fonte, ecc.).
Figura 2 – Home Page Progetto CulturaITALIA
GESTIONE DEI METADATI
È possibile accedere separatamente alle molteplici e varie fonti esterne da cui provengono i
metadati indicizzati dal portale. Tale indicizzazione non comporta la duplicazione dei dati, ovvero
delle informazioni, della documentazione e delle risorse digitali, per cui i diritti sui contenuti
rimangono impregiudicati. Dunque, ogni fornitore dei contenuti resta titolare dei propri dati ed è
l’unico responsabile della accuratezza, pertanto ogni fornitore è in possesso fisicamente dei dati e si
occupa della loro creazione, validazione, gestione e manutenzione.
CONTRIBUTI EDITORIALI
CulturaITALIA fornisce dei contributi editoriali che accompagnano la navigazione nell’indice dei
metadati e nelle risorse digitali presenti. Inoltre esso evidenzia, collega e rende più facilmente
fruibili altri argomenti integrati nel sistema.A riguardo vengono considerati diversi argomenti che spaziano da informazioni di attualità date in
tempo reale a itinerari turistici e culturali, da rubriche di vario genere o articoli su argomenti
specifici a notizie brevi.
SITI WEB CULTURALI
CulturaITALIA offre agli utenti la possibilità di accedere ad altri siti web che vengono selezionati e
organizzati dalla redazione grazie anche alle segnalazioni degli utenti, oppure fornisce un elenco di
siti ottenuto tramite web crawling (metodo automatizzato di raccolta e indicizzazione di siti web).
CATALOGO DESCRITTIVO
Il portale offre un catalogo descrittivo che indicizza i metadati delle singole risorse:
o offrendo un sistema unico di interrogazione su tutti i dati esistenti tramite una interfaccia
utente;o rimandando alle risorse stesse, fisicamente residenti presso il content provider (contenuti
riferiti o re-direct);o offrendo contenuti di preview (immagini, clip audio, video);o dando accesso diretto alle risorse digitali gestite dal portale;o realizzando un sistema scalabile.
o DigitaMI: LA BIBLIOTECA DIGITALE DI MILANO
Il progetto DigitaMi nasce dalla collaborazione tra Telecom Italia e il Comune di Milano, con
l’obiettivo di realizzare la prima Biblioteca Digitale di Milano. Esso mette a disposizione del
pubblico, tramite Internet, documenti rappresentativi della tradizione storica e culturale della città.
Dunque si crea un luogo di lettura virtuale dove è possibile consultare anche quei documenti rari e
fragili, spesso pregiati, che non è possibile mettere liberamente a disposizione del pubblico a causa
dello stato di conservazione o per ragioni di tutela.
Per quanto riguarda la consultazione, l’interfaccia di accesso alle opere digitalizzate è stata pensata
per risultare semplice e intuitiva. L’impaginazione dei contenuti mediante fogli di stile agevola la
fruizione delle risorse anche da parte di utenti disabili.
L’architettura informativa del sito offre varie modalità di accesso ai contenuti in modo da rispondere
alle diverse esigenze dei visitatori; infatti i tradizionali strumenti di ricerca bibliografica sono
integrati nel catalogo con funzioni di navigazione guidata e di ricerca testuale, per cui è possibile
percorrere la biblioteca attraverso l’organizzazione logica dei documenti suddivisi secondo aree
tematiche, in modo da orientare il visitatore durante l’esplorazione.
La ricerca testuale è di tipo full text, per cui è possibile trovare parole o intere frasi all’interno di
una singola opera o dell’intera collezione digitale. Inoltre le opere presenti possono essere
consultate sfogliando una pagina alla volta oppure posizionandosi in un punto preciso del volume.
Si è deciso inoltre di mettere a disposizione il testo elettronico, in modo da offrire il massimo
supporto possibile agli studiosi.
La ricerca bibliografica può essere effettuata in due modalità: semplice e avanzata. Inoltre è
possibile visualizzare l’elenco di tutte le opere ordinate alfabeticamente per titolo. Un sotto-elenco
generato automaticamente dal sistema consente di evidenziare gli ultimi dieci documenti pubblicati
nel sito.
DigitaMI ha definito le proprie linee operative rispettando gli standard nazionali e internazionali,
quali:
1. Dublin Core per la descrizione bibliografica;2. MAG per la descrizione dei metadati amministrativi gestionali;3. Z39.50/SRU e UNIMARC per l’interoperabilità con l’OPAC di riferimento.
Figura 3 – Home Page Biblioteca Digitale Milano
CAPITOLO 2
MODELLO OAIS
2.1. MODELLO OAIS: SISTEMA INFORMATIVO APERTO PER
L’ARCHIVIAZIONE
Per poter gestire una grande quantità di informazione digitale (testi, immagini, audio, video, pagine
web, programmi informatici, database) è necessario poter conservare le risorse digitali, dove
conservare significa mantenere nel lungo periodo la possibilità di accesso e di fruizione
all’informazione custodita. Il modello di riferimento OAIS (Open Archival Information System) è stato sviluppato appunto per
risolvere questi problemi. L’idea centrale di questo modello è quella di un sistema informativo
aperto dedicato all’archiviazione, dove il termine aperto sta ad indicare che il processo di creazione
del modello è aperto a qualsiasi individuo o organizzazione interessati. In particolare un sistema
informativo per l’archiviazione è “un’organizzazione di soggetti e sistemi che ha accettato la
responsabilità della conservazione dell’informazione e del mantenerla disponibile per una comunità
di riferimento”. Per cui le funzioni primarie di tale sistema sono:
2 conservare l’informazione;3 fornire l’accesso all’informazione archiviata agli utenti primari del sistema.
In particolare un archivio conforme a tale modello deve:
5 negoziare e accettare dai produttori le risorse informative da archiviare,6 ottenere il controllo dell’informazione archiviata in modo da assicurare la conservazione nel
lungo periodo,7 definire gli utenti che utilizzeranno l’archivio,8 assicurare che l’informazione conservata sia comprensibile autonomamente dalla comunità di
utenti,9 assicurare che le informazioni siano conservate con sicurezza e distribuite come copie
autentiche o rapportabili all’originale,10 rendere l’informazione conservata disponibile agli utenti.
Il modello OAIS si sviluppa in tre parti:
1) ambiente esterno con cui un archivio di tipo OAIS interagisce,2) componenti funzionali e meccanismi interni che rispondono alle responsabilità relative alla
conservazione,3) oggetti informativi che sono acquisiti, gestiti e messi a disposizione degli utenti.
Ognuno di queste parti viene approfondita nei paragrafi successivi.
2.2. AMBIENTE OAIS
Un archivio di tipo OAIS opera in un ambiente popolato da più soggetti esterni, con i quali deve
operare in cooperazione per adempiere alla propria missione.
Archival StorageIngest
Data Management
Preservation Planning
Administration
Access
MANAGEMENT
CONSUMERpRODUCER
OAIS
Figura 4 – Ambiente OAIS
Come si può vedere dallo schema, l’ambiente comprende tre distinti soggetti esterni che
interagiscono con OAIS:
1. Management (Gestione): è il ruolo svolto da coloro che stabiliscono la politica globale di
un OAIS come parte di una più ampia politica di settore. Esso riguarda anche il ruolo di
supervisione che permette di riesaminare periodicamente le politiche e i risultati. È
importante sottolineare che il management non è responsabile della gestione delle
operazioni quotidiane richieste da un archivio di tipo OAIS. 2. Producer (Produttore): è il ruolo svolto dalle persone o dai sistemi client che forniscono
le informazioni da conservare. Affinché avvenga l’interazione tra OAIS e i produttori,
bisogna stabilire il tipo di informazione da inviare, i metadati che il produttore si
impegna a fornire e le modalità operative del trasferimento dall’archivio del produttore
all’archivio OAIS.
3. Consumer (Utente/Consumatore): è il ruolo svolto da persone o sistemi client che
interagiscono con i servizi di un OAIS, al fine di trovare e avere accesso alle
informazioni di interesse. È importante notare che è la natura degli utenti a determinare
sia i contenuti dell’OAIS sia le modalità di conservazione e non il contrario. Inoltre
bisogna tener conto del fatto che, nel tempo, la comunità degli utenti può espandersi, e
possono cambiare le esigenze e le aspettative.
2.3. IL MODELLO FUNZIONALE OAIS
Il modello di riferimento identifica e descrive l’insieme dei meccanismi con i quali un archivio di
tipo OAIS conserva l’informazione a lungo termine e la rende disponibile agli utenti. Questi
meccanismi sono riassunti dal modello funzionale OAIS riportato qui di seguito:
OAIS
(Archive)
Producer Consumer
(Designated Community)
Management
Archival StorageIngest
Data Management
Preservation Planning
Administration
Access
MANAGEMENT
CONSUMERpRODUCER
OAIS
Archival StorageIngest
Data Management
Preservation Planning
Administration
Access
MANAGEMENT
CONSUMERpRODUCER
OAIS
Figura 5 – Modello Funzionale OAIS
1. Ingest (Immissione): insieme dei processi responsabili dell’accettazione delle risorse digitali
inviate dai produttori e dalla loro preparazione per l’inclusione nel sistema per
l’archiviazione. In generale questa funzione funge da interfaccia esterna dell’OAIS con i
produttori e si fa carico dell’intero processo di accettazione della custodia dell’informazione
sottoposta e preparazione dei dati ricevuti per l’archiviazione.
2. Archival Storage (Archiviazione dei dati): gestisce l’immagazzinamento a lungo termine
delle risorse digitali affidate all’OAIS. Per fare ciò periodicamente aggiorna i supporti di
archiviazione, si occupa della migrazione dei formati e implementa anche diversi
meccanismi di salvaguardia, quali procedure di verifica di errore e politiche di recupero da
disastro. Infine tale componente recupera gli oggetti dai sistemi di archiviazione per
rispondere alle richieste di accesso degli utenti.
3. Data Management (Gestione dei dati): mantiene il database dei metadati descrittivi che
identificano e descrivono le informazioni archiviate. Attraverso l’utilizzo dei database tale
componente permette sia la ricerca e il recupero del contenuto archiviato, sia lo svolgimento
delle operazioni interne di un archivio OAIS.
4. Preservation Planning (Pianificazione della conservazione): è responsabile sia della
progettazione della strategia di conservazione dell’OAIS che della sua revisione in risposta a
cambiamenti tecnologici riguardanti oggetti archiviati. Di conseguenza vengono aggiornate
le procedure e le politiche utilizzate dal modello.
5. Access (Accesso): gestisce i processi e i servizi attraverso i quali gli utenti localizzano,
richiedono e ricevono gli oggetti contenuti nel sistema di archiviazione. Inoltre è
responsabile del controllo dell’accesso e della sicurezza associato con il contenuto
archiviato.
6. Administration (Amministrazione): è responsabile della gestione delle operazioni quotidiane
dell’OAIS, quali il coordinamento delle attività degli altri cinque servizi, l’interazione con i
produttori, gli utenti e il management, la supervisione dei sistemi di archiviazione e di
accesso, del monitoraggio delle prestazioni del sistema e del coordinamento dei suoi
aggiornamenti.
2.4. IL MODELLO INFORMATIVO OAIS
Il modello informativo riguarda la rappresentazione concettuale dell’informazione nelle sue fasi di
vita: immissione (SIP), archiviazione (AIP) e distribuzione (DIP). Dunque è costruito intorno al
concetto di pacchetto di informazioni costituito da: oggetto che deve essere conservato (digitale) e
metadati necessari a garantire conservazione e accesso sul lungo periodo.
CAPITOLO 3
CICLO DI VITA DELLA
DIGITALIZZAZIONE
a. INTRODUZIONE
Per poter pianificare un progetto di digitalizzazione è utile fare riferimento alle linee guida del ciclo
di vita della digitalizzazione proposte dal progetto MINERVA. Tali linee guida si pongono come
obiettivo quello di garantire che il progetto di digitalizzazione corrisponda ai seguenti requisiti
essenziali:
1 interoperabilità: è importante che gli utenti possano accedere direttamente ai contenuti,2 accessibilità: è importante che i materiali siano il più possibile accessibili e che vengano messi
a disposizione del pubblico attraverso l’impiego di standard aperti e formati non proprietari, 3 conservazione a lungo termine: è importante garantire il futuro a lungo termine delle risorse
digitali,4 sicurezza: è importante stabilire con certezza l’identità dei contenuti e dei progetti, proteggere i
diritti di proprietà, determinare l’autenticità delle risorse, ecc.
b. FASI DEL CICLO DI VITA DELLA DIGITALIZZAZIONE
Le fasi del ciclo di vita della digitalizzazione sono le seguenti:
1. Pianificazione del progetto di digitalizzazione:1 motivazione del progetto,2 risorse,3 ricerche,
2. Selezione:1) impostazione dei criteri di selezione,2) selezione in base ai criteri,
3. Preparativi per la digitalizzazione:2 hardware,3 software,4 ambiente,
4. Trattamento degli originali:4 scelta dell’hardware di digitalizzazione,5 movimentazione e trattamento adeguato del materiale originale,6 formazione del gruppo di lavoro,
5. Processo di digitalizzazione:1. uso dello scanner,2. fotografia,3. riconoscimento ottico dei caratteri,6. Preservazione del master digitale:
3 formato dei file,4 scelta dei media,5 strategie di migrazione,
7. Metadati:5 ambito di applicazione dei metadati utilizzati (che cosa viene descritto),
6 standard idonei,8. Preparativi per la pubblicazione: o elaborazione delle immagini (formato file, profondità di colore, risoluzione),o componenti 3D e realtà virtuale,9. Pubblicazione online:o allestimento del sito web,10. Diritto d’autore e copyright:o determinazione del copyright,o protezione del copyright,11. Project management: o governo del processo di digitalizzazione,o qualificazione e formazione del gruppo di lavoro,o lavorare con parti terze (assistenza tecnica),o progetti cooperativi e contenuti condivisi.
i.PIANIFICAZIONE DEL PROGETTO DI DIGITALIZZAZIONE
Il primo passo del processo di digitalizzazione è la pianificazione. È opportuno esaminare altre
biblioteche digitali esistenti, al fine di individuare aspetti trascurati del progetto, stimolare nuove
idee ed evidenziare aspetti che non sono stati ancora presi in considerazione.
È importante innanzitutto avere chiare mete e finalità per la progettazione ed occorre accertarsi che
il personale necessario alla realizzazione della biblioteca digitale sia adeguato e sia effettivamente
disponibile.
Gli incontri e i colloqui nel corso di queste indagini permettono di stimare la quantità di lavoro per
l’esecuzione del progetto e di stabilire la suddivisione dei compiti tra i vari componenti del gruppo.
ii.SELEZIONE
La selezione del materiale da digitalizzare rappresenta un passo fondamentale del progetto.
Solitamente si tende a pensare di digitalizzare tutto il materiale relativo ad una collezione o ad una
raccolta, ma spesso occorre effettuare una scelta perché questo non è possibile.In questa fase si definiscono alcuni criteri di selezione:
2 accesso a materiali che altrimenti sarebbero indisponibili o di disponibilità limitata;3 accessibilità più ampia e più facile a materiali più rinomati;4 condizioni degli originali;
5 preservare gli originali più delicati realizzando versioni digitali alternative;6 tema del progetto;7 copyright e diritto d’autore;8 disponibilità di versioni digitali già esistenti;9 costo della digitalizzazione;10 idoneità delle fonti alla visualizzazione online.
Dopo aver definito i criteri di selezione, si valuta se i contenuti da digitalizzare soddisfano i criteri
stabiliti in precedenza. Nel caso in cui gli oggetti scelti non rispecchiano tali criteri, è necessario
scartarli e sostituirli con altri oggetti oppure rivedere i criteri di selezione e annotare tutto ciò. I dati relativi agli oggetti selezionati per la digitalizzazione verranno inseriti all’interno di un
database per la gestione della digitalizzazione.
iii.PREPARATIVI PER LA DIGITALIZZAZIONE
Prima di passare alla fase di digitalizzazione vera e propria è necessario allestire un sistema
hardware-software e un ambiente idoneo. Gli elementi che costituiscono tale ambiente sono:
2 l’hardware per il processo di digitalizzazione (hand scanner, flatbad scanner, paper-fed scanner,
drum scanner, videocamere, postazioni per la copiatura, fotocamere digitali, ecc.);3 una infrastruttura informatica alla quale collegare l’hardware;4 il software per l’elaborazione delle immagini;5 il pacchetto software della base di conoscenza per la gestione della digitalizzazione, ecc.
Si rende l’ambiente di lavoro il più idoneo possibile per il materiale da digitalizzare, prestando
particolare attenzione alla luce, al grado di umidità, ai disturbi, alla movimentazione degli originali,
ecc.. Per far sì che gli originali siano trattati nel miglior modo possibile è preferibile riservare
esclusivamente un’area per la digitalizzazione per tutta la durata del processo, al fine di evitare
danni, perdite o altri effetti negativi sugli originali insieme a perdita di tempo nel progetto, dovuti ai
troppi movimenti e riordinamenti dello spazio di lavoro. È probabile che le versioni digitali dei documenti acquisiti, prima di poter essere utilizzati,
richiedano ulteriori trattamenti (quali la correzione del colore, la rimozione di alcune immagini o di
dettagli estranei, ecc..) tramite l’utilizzo di un software appropriato.
iv.TRATTAMENTO DEGLI ORIGINALI
In un progetto di digitalizzazione il materiale che viene digitalizzato deve essere trattato in un certo
modo, in quanto in molti casi gli originali sono oggetti rari e preziosi e pertanto bisogna preservarli
da eventuali danni che la digitalizzazione può apportare.Prima di maneggiare gli originali sarà opportuno, durante la fase di selezione per la digitalizzazione,
acquisire il parere degli esperti, ad esempio l’amministratore dell’esemplare da digitalizzare, che
permetterà di individuare anche le possibili soluzioni hardware. Per cui, prima di muovere o
digitalizzare l’esemplare sarà opportuno accedere alla base di conoscenza per la gestione della
digitalizzazione in cui il parere sarà stato precedentemente memorizzato.
Di norma lo scanner piatto andrebbe utilizzato solo con materiale già piatto di per sé e che non
venga danneggiato dall’essere riposto su una superficie rigida e piatta. Entro limiti ragionevoli, uno
scanner con un supporto per libri risulterà idoneo per molti articoli rilegati.
Idealmente uno scanner, nel caso se ne faccia uso, dovrebbe essere largo almeno quanto l’esemplare
da scandire.
Se un esemplare dovrà essere scandito in più parti, allora bisognerà assicurarsi che vi sia una
sovrapposizione di alcuni centimetri, in modo da garantire che non vi siano interruzioni tra le parti.
Per tutte le parti andrebbero usate le medesime impostazioni, luci, ecc. in modo da evitare ogni
effetto tipo “patchwork”.
Per quegli esemplari che non possono essere scannerizzati, andrebbe utilizzata una fotocamera
digitale su una postazione di copiatura dedicata. La fotocamera dovrebbe essere montata su di un
treppiede e dovrebbe avere idonei filtri supplementari, illuminazione, ecc. Se possibile, è
consigliabile la consulenza di un fotografo digitale esperto, che abbia lavorato in progetti analoghi,
prima di allestire l’ambiente hardware.
Inoltre è necessaria una formazione del personale che lavora nel progetto, qualora questo non abbia
già acquisito esperienze in progetti analoghi.
v.PROCESSO DI DIGITALIZZAZIONE
Il processo di digitalizzazione vero e proprio è caratterizzato dall’impiego di scanner, fotocamere,
software OCR, ecc..
Generalmente uno scanner è costituito da un piano su cui viene posta l'immagine da acquisire, da
una sorgente luminosa e da una serie di foto-diodi in grado di "leggere" il colore del supporto nel
punto che si trova in loro corrispondenza.
Facendo scorrere il gruppo ottico (sensore + lampada) lungo il supporto (o parte di esso) ed
operando una serie di acquisizioni ad intervalli definiti si ricostruisce in memoria l'immagine
bitmap che rappresenta l'originale, grazie al "driver TWAIN", un software che funge da interfaccia
tra il Sistema Operativo e lo scanner stesso.
L'immagine memorizzata può quindi essere salvata su disco o manipolata con un software di
fotoritocco per eliminare eventuali imperfezioni.
La capacità di eseguire digitalizzazioni di punti ad intervalli molto ravvicinati e di rappresentare
fedelmente il colore dei punti definisce la qualità dello scanner: ovviamente questa sarà migliore
quanti più saranno i punti acquisiti (a pari superficie) e quanto più fedelmente saranno riprodotti i
colori dell'originale.
Il principale parametro di valutazione di uno scanner è la cosiddetta "massima risoluzione ottica",
che si esprime in dpi (punti per pollice) ed indica, in sostanza, quanto distano tra loro i fotodiodi nel
sensore. Ad esempio, se leggiamo che la risoluzione ottica massima è di 2400 dpi, significa che in
un pollice (25,4 mm) trovano posto 2400 fotodiodi: uno ogni 0,01 mm circa.
Lo scanning, teoricamente, dovrebbe essere effettuato alla più alta risoluzione possibile, che darà
luogo a dei file master molto grandi; dunque per poterli diffondere via web si potranno creare dei
file più piccoli.
La fotocamera digitale, invece, è una macchina fotografica che utilizza, al posto della pellicola
fotosensibile, un sensore (CCD o CMOS) in grado di catturare l'immagine e trasformarla in un
segnale elettrico di tipo analogico. Gli impulsi elettrici vengono convertiti in digitale da un
convertitore A/D, nel caso del CCD in un chip di elaborazione esterno al sensore, nel caso del
CMOS, direttamente dal sensore, avendo implementato al suo interno anche il convertitore A/D, in
entrambi i casi viene generato un flusso di dati digitali atti ad essere immagazzinati in vari formati
su supporti di memoria.
Per quanto riguarda i sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri, detti anche OCR (dall'inglese
Optical Character Recognition) essi sono programmi dedicati alla conversione di un'immagine
contenente testo, solitamente acquisite tramite scanner, in testo digitale modificabile con un
normale editor. Il testo può essere convertito in formato ASCII semplice, Unicode o, nel caso dei
sistemi più avanzati, in un formato contenente anche l'impaginazione del documento.
vi.PRESERVAZIONE DEL MASTER DIGITALE
Proteggere nel lungo periodo i dati creati è un obiettivo fondamentale di qualsiasi processo di
digitalizzazione, per cui è buona norma creare un backup dell’archivio in tutte le macchine, su cui è
stata inserita una copia di sicurezza in modo da evitare una eventuale perdita di dati che metterebbe
nella condizione di dover ridigitalizzare ciascun esemplare. Per quanto riguarda il formato del file
del prodotto digitalizzato, esso ha un notevole impatto sulla usabilità del prodotto digitale, per cui in
questo stadio del ciclo di vita è opportuno prendere in considerazione gli standard per il formato del
file, la dimensione del file, il tempo di trasmissione in rete e le modalità di esposizione delle
immagini. La scelta dei media deve essere ben ponderata in quanto la tecnologia è in continuo
progresso per cui i media sono soggetti all’obsolescenza.
Per i materiali digitali master occorre evitare che la migrazione da un formato ad un altro provochi
la perdita di informazioni (ad esempio la conversione dal formato TIF a quello JPEG).
vii.METADATI
I metadati possono essere letteralmente definiti come “dati sui dati”, ma si interpreta generalmente
il termine nel senso di dati strutturati che possono supportare un’ampia gamma di operazioni sulle
risorse digitali. Le operazioni supportate dai metadati possono comprendere individuazione e
recupero, gestione e controllo, e conservazione a lungo termine delle risorse. Per supportare queste
differenti funzioni possono essere necessari metadati diversi. Nella pratica, però, singoli schemi di
metadati spesso supportano molteplici funzioni e comprendono più di una delle categorie sotto
elencate.
I metadati possono essere distinti in tre categorie funzionali:
o Descrittivi: servono per il reperimento e l'interpretazione dell’oggetto digitale. Per favorire
il reperimento delle loro risorse da parte di un’ampia gamma di applicazioni e servizi, i
progetti devono catturare e immagazzinare metadati descrittivi sufficienti a generare per
ciascun oggetto una descrizione attraverso il set di metadati Dublin Core (DCMES, Dublin
Core Metadata Element Set) nella sua formulazione semplice/non qualificata. Il DCMES è
uno schema di metadati descrittivi molto semplice e definisce quindici elementi che
consentono di reperire risorse appartenenti a domini diversi: Titolo, Creatore, Soggetto,
Descrizione, Editore, Autore di contributo subordinato, Data, Tipo, Formato, Identificatore,
Fonte, Lingua, Relazione, Copertura, Gestione dei diritti. Questa linea guida non implica
che per ogni oggetto vada registrato soltanto il set elementare di metadati DC: la capacità di
fornire i metadati DC semplici è, piuttosto, il requisito minimo indispensabile per consentire
il reperimento della risorsa. Nella prassi, il set base di metadati DC è generalmente un
sottoinsieme di un più ricco corredo di metadati item-level. Per agevolare il reperimento
delle risorse nell’ambito del patrimonio culturale, i progetti dovrebbero anche prendere in
considerazione l’adozione di metadati descrittivi di ciascun oggetto conformi allo schema
DC.
o Amministrativi e gestionali: per le svariate operazioni di gestione degli oggetti digitali
all’interno dell’archivio. La categoria può comprendere: metadati tecnici, che descrivono le caratteristiche tecniche della risorsa digitale; metadati per la conservazione che comprendono:
• metadati relativi alla fonte, che descrivono l’oggetto dal quale è derivata la
risorsa digitale;• metadati relativi alla provenienza, che descrivono la storia delle operazioni
effettuate su un oggetto digitale fin dalla sua creazione; metadati per la gestione dei diritti (rights management) che descrivono i diritti
d’autore e di riproduzione, le restrizioni e le licenze che vincolano l’uso della risorsa.
Non esiste attualmente uno standard per questa tipologia di metadati, ma sono in
corso varie iniziative; metadati per la conservazione a lungo termine (preservation), necessari a conservare
adeguatamente per un periodo di tempo indefinito il contenuto digitale.
o Strutturali: per descrivere la struttura interna dei documenti (ad esempio, introduzione,
capitoli, indice di un libro) e gestire le relazioni fra le varie parti componenti gli oggetti
digitali.
I metadati amministrativi e gestionali, più che quelli descrittivi, assumono un’importanza
preponderante ai fini del mantenimento e dell’accessibilità a lungo termine dell’eredità culturale
digitale, in quanto documentano le modalità di generazione, immissione, archiviazione e
manutenzione degli oggetti digitali; forniscono inoltre specifiche formali per le fasi di raccolta e
archiviazione dei metadati. Si prestano particolarmente bene a essere utilizzati all’interno di modelli
logico-funzionali dell’archivio degli oggetti digitali come l’Open Archival Information System
(OAIS), divenuto nel 2003 standard ISO 14721.
viii.PREPARATIVI PER LA PUBBLICAZIONE
A questo stadio del progetto, il master digitale è stato creato, archiviato e duplicato per sicurezza.
Inoltre è stato individuato un modello di metadati idoneo e sono stati creati i metadati associati ad
ogni elemento creato.
Tra i preparativi per la pubblicazione vi è anche un trattamento pre-pubblicazione dei nuovi
elementi appena creati. Tipicamente pubblicare significa diffondere su Internet, mentre pre-trattare
significa ridurre le dimensioni, la qualità e il tempo di scaricamento dei file, le cui tipologie sono:
immagine, i cui sono formati possono essere: JPEG, TIF, GIF, PNG; audio, i cui formati possono essere: WAVE, MP3, REAL AUDIO; video, i cui formati possono essere: MPEG, REAL VIDEO, QUICK TIME, AVI;
in modo da adattarsi alle caratteristiche operative di Internet.
Per quanto riguarda la visualizzazione di materiali 3D e realtà virtuale, bisogna assicurarsi che siano
rapidamente disponili i software di visualizzazione e valutarli in base alla compatibilità rispetto al
formato del file.
Lo standard da utilizzare per la trasmissione e la visualizzazione della grafica in 3D su web è il
VRML (Virtual Reality Modeling Language).
ix.PUBBLICAZIONE ONLINE
Nella creazione di un sito web bisogna adottare i seguenti accorgimenti, per fare in modo che esso
sia accessibile e usabile:
a. rendere i siti facilmente navigabili per evitare il senso di smarrimento nell’utente, facendo
in modo che esso possa ritornare alla pagina desiderata in qualunque altra pagina esso si
trovi;b. minimizzare lo scrolling;c. evitare tempi lunghi di scaricamento delle immagini;d. fare in modo che il sito possa essere consultato da ipovedenti o altre persone diversamente
abili;e. fornire la possibilità di cambiare lingua;f. evitare che ci siano link inutili a risorse esterne inesistenti.
x. DIRITTO D’AUTORE E COPYRIGHT
Qualsiasi pubblicazione di materiale online deve essere accompagnata da una nota riguardante il
diritto d’autore sul materiale. Per il materiale di dominio pubblico non ci sono difficoltà, mentre per
il materiale il cui copyright è posseduto da terze parti bisogna essere autorizzati alla pubblicazione.
Fortunatamente vi sono svariate opzioni tecniche per proteggere il copyright dei materiali diffusi
tramite Internet.
xi. PROJECT MANAGEMENT
Un processo di digitalizzazione passa attraverso diverse fasi:
1. recupero dall’archivio,2. pulizia o preparazione,3. scansione o fotografia,4. ritorno alle posizioni originarie,5. denominazione dei file,6. archiviazione dei file,7. creazione di versioni distribuibili online di grandi file master,8. copia di sicurezza dei server o dei media di archiviazione.
È opportuno registrare all’interno della base di conoscenza del progetto informazioni utili per ogni
esemplare da digitalizzare, subito dopo la sua selezione. Per ridurre il tempo di digitalizzazione è importante selezionare i pezzi che richiedono lo stesso
dispositivo di acquisizione.Prima che il progetto abbia inizio, è necessario valutare il livello di conoscenza del personale che
lavorerà al progetto, bisogna stipulare degli accordi tra i partner tecnici e gli altri membri del
progetto, e regolarmente andrebbe controllato il lavoro svolto.
CAPITOLO 4
BIBILIOTECA DIGITALE
“SCRIPTA MANENT”
5.1 INTRODUZIONE
La Biblioteca Digitale “Scripta Manent” (BDSM) nasce con l’idea di rendere disponibili su Internet
varie raccolte culturali piuttosto rare che non sarebbero fruibili consultando le tradizionali
biblioteche e allo stesso tempo di proteggere quelle opere particolarmente soggette al
deterioramento provocato dalla fruizione manuale. È anche questo il motivo per cui si è scelto di
chiamarla in questo modo, proprio per indicare che le opere rimarranno inalterate virtualmente
anche nel caso in cui un giorno non esistessero più.Nella progettazione del sistema non ci siamo limitati a progettare una biblioteca digitale come
quelle già esistenti, che includono semplicemente funzioni di ricerca e di consultazione, ma
abbiamo voluto far sì che il fruitore oltre a ricercare e consultare un’opera abbia a disposizione
diverse funzioni, come quella di interagire, non solo con gli oggetti presenti nell’opera, ma anche
con gli altri utenti, in modo da favorire la socializzazione. Ad esempio, all’utente che accede al
sistema per consultare un’opera greca gli viene proposta la possibilità di vedere un capitello
corinzio in tutte le prospettive. L’idea innovativa a supporto di tutto ciò è quella di permettere la fruizione dei contenuti della
biblioteca tramite tavoli multitouch, grazie ai quali si può interagire con il sistema anche tramite
l’utilizzo delle gesture, dando l’impressione all’utente di consultare l’opera reale.
5.2 MOTIVAZIONI E OBIETTIVI
Il presente progetto nasce dalla volontà di mettere a disposizione di tutti quelle opere rare,
manoscritti, elaborati tecnici del mondo antico che non sarebbero fruibili nelle tradizionali
biblioteche essendo soggette a deterioramento oppure facenti parte di un patrimonio artistico
privato. Con tale progetto si vuole promuovere la condivisione delle risorse tra le varie biblioteche
nazionali e internazionali. Per facilitare ciò, si va a progettare la biblioteca digitale in modo da
rendere gratuito il sistema, favorendone la diffusione mediante l’introduzione di banner pubblicitari
all’interno delle pagine, così da poter sostenere i costi di avvio e manutenzione.
I risultati delle ricerche ottenuti durante la fase di pianificazione del progetto, hanno fatto emergere:
o differenti modelli di Biblioteche Digitali in funzione delle diverse realtà esaminate;
o una straordinaria complessità delle problematiche connesse agli elementi costitutivi di una
Biblioteca Digitale: organizzativi, biblioteconomici, tecnici, del personale, ecc.;o una realtà in continua evoluzione che non è ancora in grado di fornire modelli progettuali e
valutativi stabilizzati;o una situazione italiana che presenta notevoli vincoli/limiti per il soddisfacimento delle
esigenze innovative che la realizzazione di una BD richiede.
Pertanto il progetto che andremo a definire dovrà rispondere a requisiti di:
o flessibilità del modello proposto;o ampiezza del contesto di riferimento (con particolare attenzione alle componenti
organizzative e del personale);o modularità di sviluppo;o approccio prototipale alle fasi realizzative.
Il progetto si articolerà nelle seguenti voci :
o definizione del modello della Bibilioteca Digitale “Scripta Manent”;o indicazioni sulla articolazione organizzativa a supporto della Bibilioteca Digitale “Scripta
Manent”;o specificazione dei criteri di trattamento delle informazioni (digitalizzazione, descrizione
delle risorse, accesso a fonti digitali);o elencazione dei requisiti tecnologici, architetturali e di qualità prescritti.
La nostra biblioteca digitale è stata progettata seguendo le linee guide proposte dal progetto
MINERVA.
5.3 MODELLO PROPOSTO
La ricognizione effettuata ha tenuto conto, in ugual misura, delle componenti biblioteconomiche e
di quelle puramente tecnologiche, di ciò che si sta realizzando nel mondo ed, ovviamente, in Italia.
Da tale ricognizione discende che il modello proposto si configuri come un centro che debba
interagire con sistemi esistenti, che estendano le loro competenze e i loro servizi all’ambito digitale.
La soluzione che emerge non è una dunque una pura soluzione tecnico-informatica che, raccolga
semplicemente in un unico grande “magazzino” il digitale prodotto in Italia ma che, invece, sia
orientata al coordinamento, al supporto e alla gestione del digitale; nella situazione italiana saranno
soprattutto iniziative nascenti ad avvalersi di tali funzioni di servizio.
In tal modo le singole iniziative, che dovranno essere costruite secondo criteri standard e di qualità,
potranno confluire in quella realtà che possiamo chiamare fin da ora Biblioteca Digitale “Scripta
Manent”.
5.4 PROCESSI COINVOLTI
Nello schema seguente si da conto dei processi coinvolti suddivisi in tre grandi categorie:
o flussi (produzione ed acquisizione dei contenuti);o forme (servizi erogati dalla BDSM);o soggetti (attori coinvolti).
FLUSSI
Produzione ed acquisizione dei contenuti
• carta della digitalizzazione: definizione della “missione” della BDSM in termini di
politica, di definizione delle priorità a fini di diffusione e/o conservazione, di
tipologia delle fonti da trattare in base ai fini individuati;• acquisizione del digitale: sulla base di iniziative consortili e di politica degli
acquisti;• produzione del digitale: da definire secondo procedure orientate alla qualità.
FORME
Servizi erogati dalla BDSM
• servizi destinati all’uso professionale delle biblioteche (accesso riservato);• servizi destinati alla comunità delle biblioteche (anche all’utenza finale): accesso
mirato e intelligente al digitale nazionale ed internazionale esistente;• servizi ASP (Application Service Provider) di applicazioni digitali, come hosting di
risorse e servizio di supporto a strutture ancora non autonome in tale senso.
SOGGETTI
Attori coinvolti: manager, bibliotecari, tecnici, specialisti a vario livello. Punti critici del
modello sono i seguenti:
• fissare i criteri di valutazione delle competenze reali;• valutazione delle competenze e quindi delle esigenze formative (dal punto di vista
dell’amministrazione);
• riqualificazione o qualificazione del personale;• individuazione, acquisizione o creazione e formazione di nuove figure professionali.
5.5 STRUTTRA DI COORDINAMENTO
Una Biblioteca Digitale necessita di una struttura organizzata centrale che si occupi di coordinare e
monitorare le varie iniziative nel campo del digitale.
La creazione e la gestione di una Biblioteca Digitale è paragonabile alla creazione ed alla gestione
di un sistema di automazione bibliotecaria solo in parte, in generale, a nostro avviso, solo per le
parti che riguardano le scelte tecnologiche (soluzioni hw/sw) e l'attivazione di una manutenzione
del sistema. Tutto il resto rientra invece in un processo produttivo che esula dalle normali funzioni
bibliotecarie.
Da qui la necessità, a livello nazionale, di una struttura di coordinamento che osservi, indirizzi e
monitori i vari progetti.
La struttura di coordinamento dovrà diventare il punto di riferimento per fornire consulenza alle
regioni o alle grandi strutture bibliotecarie per una corretta impostazione dei progetti.
Per adempiere a questi compiti dovrà individuare tutti gli standard su cui indirizzare i vari progetti.
Individuerà, sulla base anche di indicazioni di esperti, programmi di valorizzazione della cultura
nazionale, per linee tematiche (ricorrenze, filoni storici) e per tipologia di materiale (periodici,
manifesti, statuti, ecc.) in modo da costituire una Biblioteca Digitale della cultura italiana e non, a
360 gradi.
5.5.1 FORMAZIONE
L'avvio della Biblioteca Digitale comporta un rivoluzionamento di competenze, mansioni e ruoli,
non paragonabile a ciò che ha comportato l'ingresso dell'automazione nelle biblioteche.
Il bibliotecario, inteso sia come parte dirigente, sia come addetto a determinati compiti, dovrà
necessariamente essere sottoposto ad un aggiornamento e spesso ad una nuova alfabetizzazione
tecnologica.
Questo non tanto per trasformare dei bibliotecari in tecnici veri e propri ma per dare a tutti degli
strumenti di comprensione delle varie componenti tecnologiche portate dalla Biblioteca Digitale.
La struttura di coordinamento svolgerà un ruolo significativo per:
o individuare le esigenze formative;
o definire il livello di formazione/aggiornamento;o sviluppare o fare sviluppare nuove modalità e contenuti formativi;o attivare strumenti di monitoraggio per la verifica dei risultati.
Particolare importanza dovrà essere data alla formazione a distanza.
Le scuole di qualsiasi ordine e grado e le università potranno essere interessate ai servizi offerti
dalla Biblioteca Digitale in termini di progettazione e didattica a distanza.
5.6 REQUISITI DELLA BIBLIOTECA DIGITALE “SCRIPTA MANENT”
All’interno di questo paragrafo vengono sviluppate tutte le problematiche relative alla Biblioteca
Digitale da implementare sulla base del modello precedentemente indicato.
In particolare la trattazione riguarderà:
le informazioni trattate sotto il triplice aspetto di:o digitalizzazione di supporti tradizionali (antichi e moderni),o descrizione delle risorse,o accesso a fonti digitali esistenti,
i requisiti tecnologici; i requisiti architetturali; i requisiti di qualità.
5.6.1 INFORMAZIONI TRATTATE
Nella Biblioteca Digitale saranno trattate diverse fonti informative, di tipo tradizionale ed
elettronico:
a. il materiale documentario su vari supporti posseduti dalle biblioteche;b. altro materiale di tipo tradizionale messo a disposizione in rete;c. le risorse elettroniche “originali” a cui si vuole garantire l'accesso;d. collezioni espressamente digitalizzate all'interno del progetto stesso.
La scelta dei documenti da trattare deve rispondere a criteri di vario tipo, come:
o l’unicità delle raccolte;o la valorizzazione del materiale di pregio;o la rispondenza ad ambiti di studio ampiamente diffusi;o l'esigenza di conservazione.
Particolare attenzione andrà posta al tipo di supporto e alla tecnologia da utilizzare per la messa a
disposizione dei documenti: altre tecnologie e supporti, come fonti elettroniche di varia natura,
stampa tradizionale su carta, possibilità di inviare il contenuto sui dispositivi mobili (I-Pad,
Smartphone, I-Phone, ecc.) dovranno coesistere.I paragrafi seguenti riguardano tre aspetti distinti, anche se correlati, nella realizzazione della
Biblioteca Digitale:• il trattamento mediante digitalizzazione di supporti tradizionali (antichi e moderni);• la descrizione delle risorse;• l’accesso a fonti digitali esistenti.
5.6.1.1 DIGITALIZZAZIONE DEI SUPPORTI TRADIZIONALI
Supporti di origine vegetale:
1. Supporti papiracei: nel caso più semplice, ovvero per i papiri di dimensione inferiore al
formato A3, è fortemente raccomandata la scansione elettronica dagli originali. La
strumentazione consente di illuminare contemporaneamente sia in trasparenza che in
riflessione, ottenendo, talvolta, risultati interessanti per la leggibilità dei papiri raschiati e
riscritti. Dal momento che si tratta di documentazione preziosa e di solito fragile, è assai
improbabile che i conservatori delle biblioteche accettino che gli originali vengano portati
fuori della sede ove sono conservati. Per questa tipologia di documenti, pertanto, deve essere
presa in considerazione la realizzazione di campagne di digitalizzazione in loco. I costi, per
questo motivo, sono superiori ad altre situazioni perché risulta indispensabile attrezzare un
laboratorio presso la struttura che conserva i documenti e mettere a disposizione almeno una
unità di personale (operatore) che esegua le operazioni di scansione con l’assistenza di
personale interno alla biblioteca che controlli l’utilizzo corretto del materiale.
Metodologia e tecniche di scansione: i sistemi per lo scanning possono essere rappresentati
da:
o telecamere digitali: per ovviare alla scarsa risoluzione di questi apparecchi possono
essere utilizzati con la tecnica cosiddetta “a mosaico” che consiste nella
digitalizzazione di porzioni del papiro piuttosto piccole, demandando la
ricomposizione del documento in un unico file al software che di solito è di corredo
alla telecamera,o scanner lineari modulari: si tratta di CCD (Charge Choupled Device) montati su
stativi di tipo fotografico che scorrono, pertanto, su una guida graduata consentendo
di avvicinare o allontanare la testa di scansione dal documento che deve essere
digitalizzato. Ciò consente di variare a piacere la risoluzione che si vuole ottenere:
quanto più vicino al papiro si tiene il CCD tanto maggiore è la quantità di pixels per
pollice quadrato che si possono rilevare sul documento. La risoluzione ottica (senza
interpolazioni ottenibili via software) che tali CCD possono raggiungere corrisponde
a circa 5000 pixels (orizzontali) x7000 pixel (verticali) che su un documento avente
la dimensione di una diapositiva da 35 mm porta a risoluzioni di circa 5000 dpi.
Naturalmente il numero dei punti per pollice (DPI) diminuisce quanto più si
allontana la testa del CCD dal documento sottoposto a scansione fino a diventare
minima su un documento A3. Per i frustoli (ovvero per frammenti di papiro di
dimensioni ridotte) è necessario tenere la risoluzione dello scanner a livelli molto alti
in modo che l’immagine digitale risulti molto definita. Questo garantisce un’ampia
possibilità di effettuare ingrandimenti fino ad avere la visualizzazione a tutto monitor
anche di una sola parola presente sul papiro, senza distorsioni di sorta. Si garantisce
altresì la possibilità di intervenire con tecniche sofisticate di Digital Image
Processing al fine di effettuare restauri digitali dell’immagine. Infatti le informazioni
presenti sul file sono addirittura superiori a quelle che si possono rilevare ad occhio
nudo.o Cromatismo: le scansioni di documenti papiracei vanno effettuate a colori. Una
valutazione strumentale della luce riflessa dal documento papiraceo permette di
decidere l’eventuale adozione di filtri per l'eliminazione del cromatismo riflesso. Da
un punto di vista di fedeltà con l’originale, l’adozione di eventuali filtri non risulta
compromettente. Infatti la visione del documento senza l’illuminazione fredda delle
lampade che di solito sono a corredo degli apparecchi di scansione non presenta tali
cromatismi che invece appaiono piuttosto evidenti nell’immagine digitalizzata senza
l’adozione di filtri. La causa di questo fenomeno non è ancora stata analizzata in
maniera scientifica e manca letteratura al proposito. Tuttavia possiamo dire che,
qualora la scansione senza adozione di filtri mostri questo aspetto in maniera
evidente, prima di adoperare filtri, si procede ad una accurato bilanciamento dei
colori fondamentali sul software che pilota lo scanner. Questa raccomandazione
diventa necessario qualora lo scanner, prima di digitalizzare frammenti di papiro, sia
stato adoperato per documenti cartacei molto chiari e con cromatismo assai diverso
(documenti miniati con elevata presenza di rossi e di blu). Nell'esempio in figura
viene mostrato un frammento di papiro con scansione a 300 DPI con pixel a 32 bit a
colori nel quale risulta evidente una presenza di sfondo giallastro non così marcato
nell'originale. In tal caso la soluzione dovrebbe essere rappresentata dall'adozione di
un filtro giallo e da una risoluzione assai superiore a quella di 300 DPI. Qualora,
infatti, si volessero eseguire forti ingrandimenti del documento, si avrebbero
distorsioni e visualizzazione dei pixel sull'immagine. Un caso a parte è rappresentato
da papiri che siano provenienti da scavi archeologici in zone vulcaniche e che quindi
abbiano subito un processo di essiccamento violento e rapido (come nel caso dei
Papiri Ercolanesi). Per quanto concerne il processo di digitalizzazione, potrebbe
essere conveniente in tali casi particolari non eseguire la scansione a colori, ma
utilizzando la scala dei 256 livelli di grigio. Quindi: raggiungere la massima
definizione possibile utilizzando la scala dei grigi per rendere più semplice
l’eventuale adozione di tecniche di Digital Image Processing al fine di stabilire un
valore di soglia grazie al quale correggere l’immagine e mettere in evidenza
maggiore le parti contenenti scrittura da quelle che costituiscono il supporto
materiale danneggiato.
2. Documenti su supporti di stoffa: le metodologie e le tecniche di scansione, nonché le
osservazioni relative al cromatismo indicate per i supporti papiracei, valgono in toto anche
per i documenti su supporti di stoffa. L’unica differenza per questi ultimi consiste nel fatto
che si sconsiglia la scansione per trasparenza, ovvero con retroilluminazione del documento.
Mentre infatti un papiro presenta una coesione molto forte fra le strisce utilizzate a formare
la superficie scrittoria, un supporto in stoffa mostra una trama di solito molto evidente già ad
occhio nudo e questo effetto aumenta se il reperto viene retroilluminato. La
retroilluminazione può risultare utile solo se si ipotizza di avere un utente del documento
digitale che intenda effettuare studi sulla composizione della trama più che sul contenuto del
testo che sia presente nel reperto. Un buon compromesso rispetto a queste due esigenze
contraddittorie è rappresentato da un duplice processo di acquisizione: uno a luce riflessa,
che garantirà la lettura del testo scritto sulla stoffa, ed uno a retroilluminazione che al
contrario favorirà l’analisi dell’ordito. In entrambi i casi è essenziale che la digitalizzazione
avvenga con un grado molto elevato di risoluzione e a colori, anche nel caso in cui nel
documento non appaiano ad occhio nudo elementi cromatici evidenti.
3. Supporti lignei: si consiglia di adoperare le stesse raccomandazioni espresse per i documenti
papiracei e su stoffa. Il cromatismo risulta indispensabile al mantenimento della fedeltà con
gli originali. Si raccomanda una risoluzione pari a 1000 DPI o superiori per mantenere
nell'immagine digitale tutte le informazioni relative a smagliature delle vernici causate dal
processo di invecchiamento. In alcuni casi specifici, come si vedrà anche a proposito dei
supporti minerali (in particolare cotto inciso e ceramica dipinta) si consiglia di eseguire una
scansione multirisoluzione: una risoluzione del documento intero a non più di 1000 DPI,
mentre una risoluzione superiore per alcuni particolari significativi. Essi possono essere
rappresentati, per esempio, da una parte scritta all’interno di una più vasta zona dipinta, o
dalla trasparenza di un tratto al quale sia stato sovrapposto un secondo disegno, ecc.
4. Supporti cartacei: come criterio generale, non sempre risulta necessario effettuare la
scansione digitale sugli originali sia per quanto concerne i manoscritti che i libri a stampa
questo soprattutto quando si ha a che fare con grandi formati (documenti in folio, carte
geografiche, raccolte di periodici, ecc.). La digitalizzazione da riproduzioni fotografiche
risulta meno stressante e più rispettosa delle istanze conservative dei documenti stessi,
sempre che la riproduzione fotografica sia eseguita con criteri di assoluta competenza e con
l’adozione di formati particolari. Per tutti gli altri documenti vengono di seguito elencate le
raccomandazioni.Esistono diverse tipologie di supporti cartacei:
o manoscritti miniati a legatura scritta: si dovranno utilizzare scanner che consentono
una digitalizzazione senza dover aprire il volume a 180°. Il CCD dovrà pertanto
essere collocato su di uno stativo e potersi spostare nel senso dell’altezza per favorire
la scansione dell’intera pagina alla risoluzione massima consentita dal CCD e dal
software che lo pilota. La pagina da sottoporre a scansione viene adagiata sul piano,
mentre la parte opposta rimane in verticale, sostenuta da apposito supporto, in modo
da aprire la legatura con un angolo non superiore ai 90°. Alcune moderne
apparecchiature sono in condizione di correggere automaticamente la diversità del
fuoco e la leggera distorsione che si verifica per il fatto che la pagina da sottoporre a
scansione rimane non perfettamente stesa (la legatura tende a mantenerne sollevata
la parte più prossima al centro). Se il conservatore della biblioteca autorizza, è
preferibile stendere la pagina con un vetro non riflettente e di un certo spessore. In
tal caso la fedeltà all’originale risulta superiore rispetto alla scansione nella quale si
sia adoperata una correzione automatica della curvatura della pagina. Per tutti i
volumi a legatura stretta, sia manoscritti che stampe antiche, la strumentazione più
idonea è rappresentata dalla strumentazione della Zeutschel. In essa due CCD sono
collocati in un prisma che si colloca con una pressione controllata elettronicamente
all’interno del volume aperto con un’angolatura anche inferiore ai 90°. La luce viene
offerta da lampade a luce fredda collocate all’interno del prisma che non provocano
fenomeni di riflesso di alcun tipo. La digitalizzazione deve avvenire a colori e con
una risoluzione non inferiore ai 1000 DPI.
o manoscritti miniati a legatura larga: si consiglia di non usare uno scanner planare
tradizionale, ma sempre una testa di scansione collocata su di uno stativo. In tal
modo, infatti, la parte scritta e miniata non viene a contatto con nessuna parte dello
strumento di digitalizzazione. Nel caso di volumi nei quali, nonostante la legatura
più cedevole, la pagina aperta non si presenti ben stesa, si possono adottare le misure
indicate nel paragrafo precedente. Anche in questo caso il processo di
digitalizzazione deve avvenire a non meno di 1000 DPI e a colori.o manoscritti monocromatici: qualora i manoscritti non dovessero contenere colore la
scansione deve essere effettuata a livelli di grigio per evitare un inutile ingombro di
spazio nella memoria del computer ed effetti cromatici indesiderati soprattutto nel
caso di documenti manoscritti antichi. Per ciò che riguarda il grado di risoluzione da
utilizzare nella scansione la raccomandazione generale consiste nel valutare la
risoluzione in rapporto alla grandezza dei caratteri e allo stato di conservazione del
documento. Alcune prove di laboratorio indicano come ottimale una risoluzione che
consenta di avere un blob medio per ciascun carattere di circa 50 pixel orizzontali x
60 pixel verticali.
L'esempio della figura mostra la lettera p estratta da un'immagine digitale con
scansione a 300 DPI, 256 livelli di grigio, e contenuta in una griglia di 27 pixel
orizzontali x 40 verticali.Questo grado di risoluzione risulta accettabile se si considera che la scansione è stata
effettuata dalla copia di un microfilm 35 mm. A scopo di conservazione, tuttavia, la
risoluzione dovrebbe salire ad almeno 600 DPI con pixel a 8 bit nella scala dei grigi.o Libri a stampa: gli apparecchi di scansione non devono stressare le legature
(soprattutto nel caso di legature strette). Anche in questo caso, dunque, le
strumentazioni messe a punto dalla Zeutschel appaiono fra le più idonee allo scopo.
Per quanto concerne la risoluzione è da prendere in considerazione lo stesso
principio enunciato a proposito dei manoscritti, e cioè, i libri a stampa che non
contengano informazioni a colori devono essere convertiti a 256 livelli di grigio e la
risoluzione deve garantire una dimensione a carattere di almeno 30 pixel orizzontali
e 40 verticali.
Nei due esempi in figura, tratti dalla scansione di un testo a stampa seicentesco, i
caratteri sono collocati in blob di 30x30 pixels. Questa misura potrebbe risultare
insufficiente qualora si intendano effettuare operazioni di restauro digitale anche di
lieve entità. Infatti vi sono casi (come la lettera m, n ed u) nei quali una risoluzione
insufficiente non consente di rilevare i pixel presenti nei tratti fini di connessione fra
le aste verticali, al punto che una m sembra costituita, sull'immagine digitale, da una
i+n o n+i ed una u spesso appare come una i+i.
Nelle due immagini in figura questo fenomeno appare evidente. Nella prima la
connessione è chiaramente visibile, mentre nella seconda esiste una discontinuità fra
la prima asta e le successive. Una scansione ad almeno 600 DPI garantirebbe la
rilevazione di una informazione sull'immagine tale da garantire un eventuale sistema
di correzione automatica della lacuna.
o Cartoline, cartelloni, manifesti, stampe in genere: anche in questo caso si propone di
eseguire due tipi di digitalizzazione: una a scopo archivistico e conservativo,
nell'ottica di un eventuale riversamento su Microfilm da file digitali, ed una a scopo
di consultazione e fruizione non specialistica, sfruttando la comunicazione per via
telematica, a bassa risoluzione. La scelta se eseguire la conversione a colori o in
monocromatismo (bitonale o a livelli di grigio) dipende ovviamente dal contenuto
del documento originale: se esso contiene colore, la scansione avverrà a colori,
altrimenti è sufficiente il bianco e nero. In questo secondo caso, se si tratta di
documenti contenenti un testo a caratteri di dimensione non inferiore a un corpo 8,
sarà sufficiente una scansione bitonale a 150/300 DPI; per testi con caratteri in corpo
minore, si consiglia la scansione a 256 livelli di grigio a 300 DPI. Per quanto
concerne le emeroteche, si consiglia l'utilizzo di apparecchiature in grado di eseguire
digitalizzazioni molto perfezionate soprattutto dal punto di vista dell'ottimizzazione
dei tempi e dell'ergonomia delle funzioni richieste all'operatore. La postazione è
dotata di una pedaliera che abbassa un piano sul quale si depone il documento e che
si posiziona automaticamente verso l'alto fino a venire a contatto con una lastra di
vetro speciale; un sensore rileva il giusto posizionamento e comanda lo scanner che
esegue la scansione dotata di meccanismo autofocus. L'immagine viene archiviata
sulla memoria del computer mediante un DBMS proprietario e che consente il
recupero dell'immagine in modo semplice ed efficace.o Veline (carta riso): esperimenti condotti allo scopo hanno dimostrato che una
risoluzione di 300 DPI, ottenuti con un normale scanner planare, è sufficiente a
garantire una lettura comparabile a quella che si conduce sugli originali, col
vantaggio qui di ottenere ingrandimenti del 30% e 40% . Anche se in molti casi si
potrebbe operare con scale più basse, ciò non è conveniente poiché una informazione
inferiore sull’immagine digitale impedirebbe di operare una serie di operazioni
specialistiche, quali, per esempio, sistemi di restauro grafico o sistemi di
interpretazione automatica dei caratteri (OCR). In tal caso anche una sfumatura che
quel livello di risoluzione è in grado di cogliere risulta preziosa e consente di operare
sogliature (thresholding) dell’immagine più sofisticate.
In casi particolari, come l'esempio mostrato in figura, la risoluzione dovrebbe
aumentare in modo da trasferire sull'immagine digitale il maggior numero di
informazioni possibile che, in tal caso, sono necessarie per la leggibilità del
documento.o Filigrane: dal momento che la dimensione delle filigrane è di solito contenuta, si
consiglia quanto segue: disporre il documento originale su un piano retroilluminato, con possibilità di
variare l’intensità di luce grazie ad un potenziometro graduato; utilizzare una telecamera digitale, avvicinandola quanto più possibile alla
sezione del documento nella quale si trova la filigrana (ciò significa che la
dimensione della filigrana deve coincidere con la dimensione del campo di
scansione della telecamera, in modo che tutta la risoluzione disponibile sia
impiegata per rilevare quanti più pixel possibile sul documento); impostare la massima risoluzione possibile a colori e controllare diaframma e
fuoco sull’immagine che viene proiettata sul monitor; eseguire la scansione;
modificare l’illuminazione e conseguentemente il diaframma e impostare
parametri di contrasto alternativi sul software che controlla la telecamera; eseguire una nuova scansione e confrontare le due immagini; memorizzare in archivio entrambe le immagini (o eventuali altre immagini
che siano state eseguite con parametri diversi) segnalando in un campo
apposito della base di dati i parametri adoperati per ciascuna immagine.Il personale addetto a questo tipo di scansioni deve essere in possesso di una
formazione specifica e deve avere esperienza nell’uso di filtri ottici che si rendessero
necessari per una acquisizione ottimale dei documenti filigranati.
Supporti di origine animale:
1. pergamena: la scansione deve avvenire con scanner modulari senza alcuna parte dello
strumento a contatto con l'originale. La scansione deve essere fatta sempre a colori anche nel
caso in cui la pergamena non contenga elementi cromatici. I livelli di grigio, infatti, non
sono in grado di rappresentare con sufficiente fedeltà la ondulazioni tipiche di questo
supporto scrittorio. La definizione deve spingersi ai massimi livelli consentiti dalla
strumentazione. In casi particolari potrebbe rendersi necessario acquisire l'immagine digitale
con filtri sensibili alla banda dell'infrarosso e dell'ultravioletto: ciò consente la
visualizzazione di eventuali zone di scrittura che il degrado ha parzialmente o totalmente
cancellato, lasciando deboli tracce minerali che solo un’adeguata illuminazione è in grado di
ripresentare.
Supporti di origine minerale: nel caso di piccoli oggetti di ceramica o lapidei si raccomanda una
scansione al massimo della risoluzione possibile e a colori. Per i reperti con eventuali incisioni, si
raccomanda di effettuare più scansioni dello stesso documento: la prima a luce riflessa con
illuminazione verticale, una seconda a luce radente da sinistra e una terza a luce radente da destra.
Si possono ottenere in tal modo degli effetti particolarmente validi al fine della lettura di incisioni
anche poco profonde o che hanno subito, a causa di vari fenomeni di consunzione, un grave
assottigliamento.
Nel caso in cui i reperti di questo tipo presentino caratteristiche di ingombro e peso tali da non
consentire una acquisizione tramite scansione la conversione in digitale passa attraverso una
riproduzione fotografica.
Supporti di origine chimica: microfilm/diapositive: nel caso di diapositive o microfilm a colori,
la scansione può essere condotta su di essi purché la data della riproduzione fotografica non sia
superiore a 8 anni e che il supporto utilizzato sia un originale e non una copia ottenuta da un
originale. I microfilm o le diapositive di età superiore agli 8 anni, infatti, possono aver subito un
processo di degradazione dell’emulsione con cui la pellicola è costituita e che provoca una
variazione cromatica specialmente sul colore rosso che tende a variare verso una tonalità meno
accesa e tendente al violetto. Per quanto concerne il problema delle copie dei microfilm che spesso
le biblioteche realizzano per distribuirle agli utenti che ne fanno richiesta per consultazione remota,
esse non possono essere adoperate per la scansione digitale in quanto di solito sono realizzate per
contatto con la conseguenza di introdurre nell’immagine un rumore che si presenta di solito come
una leggera sfocatura. Inoltre le copie dei microfilm per contatto risultano spesso eseguite su
pellicole prive della tradizionale perforazione che garantisce il trascinamento della pellicola. Questo
fatto ha due conseguenze negative gravi: in primo luogo compromette l’adozione di scanner
automatici per microfilm che non hanno la disponibilità della perforazione al fine del trascinamento
e della conseguente digitalizzazione automatica di fotogrammi. In secondo luogo gli spazi che
separano i fotogrammi non sono regolari così come avviene invece nelle pellicole dotate di
perforazione. La copia per contatto, cioè, non segue un passo standardizzato, ma dipende dal
posizionamento manuale che l’operatore-fotografo ha eseguito fra originale e copia e che solo
casualmente potrebbe rivelarsi preciso solo per un numero ridotto di fotogrammi.
Ciò premesso, la scansione di microfilm o diapositive che siano stati eseguiti professionalmente è
un processo non solo accettabile, ma, in alcuni casi, raccomandabile. I danni che potrebbero
risultare in seguito ad una scansione elettronica di particolari documenti originali sono certamente
superiori al difetto di fedeltà che potrebbe derivare da una scansione condotta su una riproduzione
microfilmata di essi.
Vi sono tra l'altro sul mercato ottimi prodotti che sono in grado di eseguire scansioni ad un livello di
risoluzione altissimo e con una motorizzazione del trascinamento delle bobine.
5.6.1.2 DESCRIZIONE DELLE RISORSE DIGITALI E GESTIONE DEI
METADATI
Il trattamento delle risorse elettroniche comprende dunque molteplici funzioni: oltre alla descrizione
per consentire l'identificazione, il recupero e l'accesso, occorre permettere la valutazione e la
selezione non solo sulla base del contenuto, ma anche delle condizioni di uso, è necessario gestire le
collezioni e i diritti di proprietà e quindi le transazioni relative, assicurando inoltre la conservazione
digitale dei contenuti e dei supporti.
Per tutte queste operazioni si richiedono dati strutturati e quindi metadati.
Esattamente come avviene per lo sviluppo delle collezioni tradizionali e per la loro gestione, un
progetto di Biblioteca Digitale deve operare una scelta sul materiale da trattare e questo avverrà
sulla base del tipo di istituzione coinvolta, della domanda degli utenti e delle possibilità concrete
che si hanno a disposizione. Le opzioni di descrizione e gestione sono conseguenti a questa scelta di
base, da cui derivano caratteristiche e dimensioni del servizio che si vuole implementare.
L'identificazione e il recupero di una risorsa elettronica si basa su identificatori e attributi che ne
definiscono il tipo, il formato, il contenuto e la localizzazione. Tra i possibili metodi di
catalogazione, si adotta lo standard Dublin Core.
La Biblioteca Digitale si pone l’obiettivo di documentare adeguatamente il materiale selezionato per
l'utenza, controllando la pertinenza, la disponibilità e l'accesso futuro. Ciò può essere realizzato in
fase di ricerca ricorrendo a una interfaccia adeguata tramite la quale l'utente può consultare tutte le
risorse messe a disposizione, siano esse locali o remote, segnalate nell'OPAC, in una base dati
Dublin Core o in pagine web diversamente strutturate.
5.6.1.3 REQUISITI
È necessario fornire dei requisiti tecnici ai partecipanti del BDSM che non solo vogliano far parte
della comunità, ma che vogliano dare un contributo alla stessa. Dunque si affrontano i problemi
della memorizzazione e conservazione delle risorse digitali.
Nel disegno delle procedure di digitalizzazione e descrizione dei documenti dovranno essere
adottati strumenti e formati standard, anche di fatto, che comunque consentano l'integrazione e lo
scambio con altre applicazioni e servizi.
Si possono individuare due tipi di applicazioni:
1. la produzione e gestione dei documenti digitali;2. la predisposizione di servizi di accesso ai documenti.
Per ciascuno dei due punti precedenti si indicano di seguito quali siano, e con quali caratteristiche,
le fasi e le operazioni tecniche da compiere.
Produzione e gestione dei documenti digitali: questa operazione prevede le seguenti fasi:
1. digitalizzazione dei documenti:
o la scelta del materiale da digitalizzare dovrà rispondere ai criteri indicati dalle linee
guida predisposte per i membri della BDMS; si tratta di esigenze conservative o di
servizio, oppure di scelte da fare coerentemente con progetti più ampi nel quadro di
programmi nazionali o internazionali (per es. emeroteca nazionale, fonti giuridiche,
fonti musicali, ecc.);o un workflow ottimale da definire secondo requisiti di qualità, in grado di ottimizzare
tempi e costi, sia in termini di materiale che di persone ed attrezzature coinvolte.
2. manutenzione dei dati (documenti-oggetti e relativi metadati):o dovranno prevedersi i necessari metadati a fini conservativi oltre che descrittivi,
secondo lo schema di riferimento dato dalle linee guida;o dovranno prevedersi internamente ai sistemi di DB utilizzati o con soluzioni esterne
le necessarie procedure di backup o di mirroring dei dati prodotti;o dovranno essere attivate procedure o sottoscritti servizi che prevedano il controllo
sulla stabilità delle risorse prodotte;o dovrà essere predisposto un piano di budgeting che tenga conto dei costi di
manutenzione delle risorse prodotte su un arco di almeno un decennio.
3. utilizzo di sistemi già esistenti per la catalogazione o la loro integrazione, programmi di
controllo, conversione, predisposizione di base dati:o si renderà necessario individuare le modalità di integrazione degli oggetti digitali e
dei relativi metadati rispetto ad eventuali sistemi di automazione esistenti o, nel caso
non si disponesse di tali sistemi, si dovranno trovare soluzioni alternative al fine di
non inibire l’utilizzo dei prodotti digitali.
4. gestione del copyright: dovrà essere affrontata la questione in funzione di servizi che si
vorranno erogare relativamente ai prodotti digitali ottenuti, con riguardo ad eventuali
meccanismi di tariffazione degli stessi.
Predisposizione di servizi di accesso ai documenti: questa operazione prevede le seguenti fasi:
1. predisposizione di pagine Web che indirizzano a risorse digitali:o non solo rispetto ai propri documenti digitali ma anche rispetto a risorse esterne
acquisite o gratuite dovranno essere predisposti i necessari accessi via Web;o tali accessi dovranno rispondere ai requisiti della accessibilità dettati anche dalle
linee guida della BDSM;o l’attualità e rispondenza delle pagine con l’offerta digitale dovrà essere garantita.
2. accordo con i detentori-fornitori delle risorse:
o nel caso di risorse digitali commerciali rese disponibili alla propria utenza dovranno
essere predisposti accessi in modo sufficientemente ampio e compatibili con le
licenze acquisite;o dovranno attivarsi tutte le modalità tecniche per il monitoraggio sull’uso delle risorse
in modo da poter prevedere modifiche agli accordi contrattuali.
3. stazione integrata da tavolo multitouch: tali stazioni saranno presenti in tutte le sale di
lettura e nelle zone tematiche specializzate. Esse permetteranno alla BDSM di fornire
servizi e informazioni. L’accesso a tali stazioni di lavoro sarà consentito previa
autenticazione, in seguito alla quale verranno attivate le opzioni corrispondenti al profilo
dell’utente autenticato; ad esempio il sistema permetterà di visualizzare l’ultimo libro
consultato per evitare una nuova ricerca qualora venga effettuato un nuovo accesso.
Ovviamente l’interazione con questo dispositivo può avvenire sia tramite l’utilizzo di
gesture che tramite l’utilizzo degli strumenti a scomparsa messi a disposizione dal sistema
(ad esempio le frecce di navigazione o la tastiera per digitare, funzione di zoom, possibilità
di manipolare l’oggetto, possibilità di sfogliare virtualmente le pagine di un testo). Le caratteristiche del tavolo multitouch potrebbero essere le seguenti:
o Formati Disponibili: 32" - 42" - 46" - 57" - 70" - 82" (altri formati disponibili su
richiesta)o Aspect Ratio: 16:9o Risoluzione: 1920x1080 px (32" 1366x768 px)o Luminosità: 450 ~ 700 cd/m2o Contrasto: 1.500 ~ 4.000:1 (typical)o Angolo di Visuale: 176° ~ 180° da ogni direzioneo Colori: 16.7 Milo Tempo di Risposta Video: 6,5/8 mSec o PC di Controllo: Integrato o Connessioni: Video-PC-Audio-HDMI-DVI-VGA-RS232o Speakers: Integrati (70" - 82" Optional)o Controlli: Controllo Remoto OSDo Vetro: 3 mm vetro temperato (versioni personalizzate disponibili su richiesta)o Numero di Tocchi: Rileva fino a 32 tocchi contemporaneamente (disponibile anche 2
tocchi e 6 tocchi)o Colore: Standard Nero (colori personalizzati disponibili su richiesta)o Tecnologia Touch: Multitoucho Metodo Touch: Dita, mani con guanti o qualsiasi altro puntatore. Penne con punta
minimo 3 mm. Riconosce forme di oggettio Costruzione: Alluminio, vetro temperato, circuiti stampatio Trasmissione della Luminosità: Superiore al 95% con vetroo Attivazione Touch: Nessuna pressione necessariao Precisione Touch: 1,5 mmo Durata Touch: Illimitata
o Tempo di Risposta Touch: 7-12 mSeco Condizioni di Operatività:
- Temperatura di esercizio: da 0° a 55° C- Temperatura di stoccaggio: da -25° a 85° C- Umidità operativa: dal 10% al 90% RH, senza condensa
o Storage Umidità: dal 10% al 90% RH, senza condensao Classe di Protezione: IP 30 (70" - 82" IP 54)o Alimentazione: Alimentato tramite USB (per dimensioni dello schermo ≤ 52")
Dual USB (per dimensioni dello schermo ≥ 65")o Interfaccia: USB 2.0 (Full speed), compatibile con porta USB 1.1, conforme HID,
plug&play compatibileo Compatibilità Software: Windows 2000, XP, Vista, Windows 7 (MAC OS X
specificare in fase di ordine) Dalla stazione sarà possibile effettuare le seguenti operazioni:
o consultare tutto il materiale accessibile della biblioteca, compreso audio e video per i
quali la stazione offre la possibilità di poter collegare le cuffie, in modo da evitare di
disturbare gli utenti che interagiscono con le altre stazioni circostanti;o copiare i dati;o stampare dei documenti;o interagire con gli altri utenti mediante chat, forum, ecc..
5.6.2 REQUISITI GENERALI
5.6.2.1 REQUISITI ARCHITETTURALI
La proposta progettuale prefigura la realizzazione di un portale tematico della Biblioteca Digitale
“Scripta Manent” capace di essere collettore di risorse e fornitore di servizi per altre Biblioteche
Digitali e contemporaneamente offrire agli utenti una vetrina del digitale esistente della comunità. Il
portale permette di organizzare e classificare le informazioni contenute implementando di fatto un
sistema di accesso alla risorse più ragionato; ha l’obiettivo di certificare l’esistenza delle
informazioni, pubblicizzarle e diffonderle sia presso gli appartenenti alla comunità che alla utenza
generica.
5.6.2.1.1 ARCHITETTURA DI RETE
La costituzione di una rete di connessione tra le Biblioteche Digitali ed il portale permetterà di
condividere realtà relative a risorse digitali di Biblioteche già dotate di infrastrutture telematiche.
Questo tipo di connessione privilegiata di fatto non esclude che altre Biblioteche prive delle
necessarie strutture possano collegarsi alla rete BDMS tramite semplici connessioni internet.
Sfruttando i meccanismi di reindirizzamento forniti dalla tecnologia internet si potrà ottenere
l'accesso al patrimonio della intera rete della BDMS.
5.6.2.1.2 ARCHITETTURA DEL PORTALE
Le linee guida per una buona progettazione del portale tematico dovrebbero soddisfare una serie di
principi di comunicazione che possono essere così riassunti:
o gli utenti devono trovare le informazioni rapidamente;o gli elementi informativi devono essere rappresentati in modo strutturato.
Quando gli utenti non conoscono esattamente le informazioni da ricercare devono poter navigare
velocemente ed accedere alle informazione in maniera logica:
o il sito deve avere una omogeneità grafica;o devono essere implementati dei criteri di accessibilità per l'accesso da parte di particolari
categorie di utenza (es. diversamente abili, bambini, normali utenti, ecc.);o si deve prevedere una gestione multilingua del sito;o devono essere rispettati gli standard (W3C, IETF).
Per soddisfare i principi sopra elencati vengono proposti i seguenti suggerimenti progettuali:
a. Struttura del sito: il sistema prima dell’accesso presenta agli utenti una pagina iniziale in
cui è contenuto il logo della Biblioteca Digitale “Scripta Manent” e un form per la
registrazione e il login. Una volta autenticato, l’utente ha la possibilità di valutare
immediatamente il contenuto informativo di tutto il sito, che potrebbe essere riassunto
nelle seguenti macrosezioni:o Sezione di ricerca: consente di effettuare 2 tipologie di ricerca: una generica e
un’altra avanzata, grazie a cui l’utente può effettuare la ricerca sulla base di un
parametro ben preciso (per titolo, per autore, per anno, per genere, ecc.) che potrà
scegliere tramite un menù a tendina; o Originale: consente di visualizzare gli oggetti autentici;o Versione ottimizzata: permette di visualizzare una versione migliorata dell’oggetto
(ad esempio mediante l’utilizzo dell’OCR);o Traduci: permette di scegliere la lingua in cui tradurre il contenuto tramite l’utilizzo
di un menù a tendina;
o Opere correlate: permette di visualizzare gli oggetti presenti nell’opera consultata,
dando eventualmente la possibilità di manipolare gli oggetti stessi;o Sapevi che?: mette a disposizione una serie di link a documenti esterni su
argomenti correlati a quello per cui la ricerca è stata effettuata;o Sezione multimediale: permette di visualizzare video o ascoltare il contenuto di file
audio, forniti dal sistema per arricchire eventuali contenuti;o Help: guida che consente all’utente di avere informazioni dettagliate circa le
funzionalità del sistema;o Logout: permette all’utente di disconnettersi dal sistema in qualsiasi momento;o Comunity, quali:
Forum, FAQ (Frequently Asked Questions), Feedback.
Inoltre la Biblioteca Digitale “Scripta Manent” è dotata di un sistema di raccomandazione,
grazie al quale agli utenti vengono suggeriti determinati link esterni scelti dal sistema in
base alle preferenze e ai criteri di ricerca adottati generalmente da ciascun utente.
b. Navigazione: gli strumenti di navigazione devono sempre essere ben visibili e
possibilmente conservare la stessa posizione in tutte le pagine:o frecce di navigazione, che consentono di esplorare il sito;o tasto “Home Page”, che permette di tornare alla home page da qualunque pagina.
c. Gestione della Grafica/Multimedia: oltre ad una veste grafica unitaria si raccomanda
l'utilizzo di immagini e sfondi "leggeri" tali da evitare tempi di attesa eccessivi. Per ciò che
riguarda le nuove tecnologie (formato immagini, streaming video, ecc.) sarà necessario
mantenere, quanto possibile, la compatibilità con le versioni meno recenti dei browser più
diffusi. In sostanza anche per quanto riguarda la grafica il concetto di accessibilità deve
avere la precedenza.
d. La sicurezza: dovendo offrire dei servizi che attingono informazioni da banche dati è
necessario proteggere gli archivi online. Questo significa proteggere il software di
sistema e il contenuto dell'applicazione rendendolo contemporaneamente accessibile ai
clienti. Poiché Internet offre una particolare facilità di accesso alle informazioni,
presenta notevoli rischi di sicurezza. È necessario sviluppare un piano di sicurezza per
garantire la sicurezza dei dati sensibili.
e. Implementazione: il progettista dovrà anche affrontare le tematiche relative alla
implementazione che possono essere così riassunte:
o la definizione del Web server sia in termini di hardware che software di base;o le tematiche inerenti le modalità di accesso ai dati;o la descrizione dei linguaggi applicativi (Java, ecc.) e browser compatibili;o strumenti di authoring (editor HTML, ecc.);o i meccanismi di protezione e sicurezza (architettura del “firewall”, servizi
abilitati, monitoraggio delle attività, ecc.);o meccanismi di tariffazione (e-commerce);o eventuali altri strumenti per la realizzazione di servizi (es. streaming
audio/video).
f. Gestione permanente: in questo paragrafo non si vuole affrontare l'aspetto legato alla
produzioni dei contenuti delle informazioni ma solo evidenziare che parte delle
problematiche relative alla gestione ricadono nella sfera squisitamente tecnica-
informatica. La gestione di un portale prevede un continuo aggiornamento ed una
continua manutenzione sia per aggiornare le banche dati, sia per gestire tutte le
informazioni dinamiche che il sito stesso gestisce (FAQ, Forum, ecc.). Andranno
utilizzati e/o sviluppati applicativi che facilitino la pubblicazione e la gestione delle
informazioni minimizzando le modifiche delle pagine web. La gestione sarà tanto più
efficiente e rapida quanto più la rappresentazione dei dati nel portale sia ben strutturata.
Il portale dovrà inoltre prevedere una gestione amministrativa intendendo con questa la
gestione dei profili d'accesso (autenticazione ai vari servizi). Qualora l'accesso alle
banche dati sia di tipo riservato e/o la fruizione delle risorse sia subordinata ad un
transazione economica andranno definiti protocolli e politiche di tariffazione.
5.6.3 ANALISI DEGLI UTENTI
Per poter progettare una tecnologia che soddisfi pienamente le esigenze degli utenti a cui essa si
rivolge, è necessario documentarsi approfonditamente sull’argomento, non solo effettuando delle
ricerche sui risultati scientifici, ma coinvolgendo gli utenti finali sin dall’inizio della pianificazione
del progetto, appunto per identificare i requisiti degli utenti. È importantissimo integrare la fase di specifica dei requisiti con un’accurata analisi degli utenti,
cioè delle persone che utilizzeranno il sistema, dei lavori che svolgono, dell’ambiente nel quale
lavorano e della loro istruzione. Il miglior modo per raccogliere queste informazioni è visitare gli
utenti sul loro posto di lavoro, osservare il modo in cui effettuano i loro compiti, e intervistarli.Il coinvolgimento degli utenti consente di prevenire errori gravi quando si progettano sistemi
innovativi. In effetti, costringe i progettisti a pensare in termini di utilità e facile uso del sistema che
devono sviluppare. Da qui scaturisce il concetto di usabilità, che è un fattore molto importante della
qualità delle applicazioni interattive. Esistono molte definizioni di USABILITA’; ne citiamo qualcuna qui di seguito:
1. Definizione secondo Nielsen: ”L’usabilità è la misura della qualità dell’esperienza
dell’utente in interazione con qualcosa, sia esso un sito web, un’applicazione software
tradizionale, o un qualsiasi altro strumento con il quale l’utente può operare.” Quindi
secondo Nielsen l’usabilità è caratterizzata da cinque attributi:o facilità di apprendimento (facilità di apprendere le funzionalità e il comportamento
del sistema);o facilità d’uso (livello di produttività raggiungibile dopo l’apprendimento del
sistema);o facilità di memorizzazione (facilità di ricordare le funzionalità del sistema);o basso livello di errori (capacità del sistema di aiutare gli utenti a non commettere
errori durante l’uso, e nel caso si verificassero, dare la possibilità all’utente di
risolvere facilmente);o soddisfazione dell’utente (che valuta quanto l’utente gradisce sistema).
2. ISO/IEC 9126: “L’usabilità è la capacità del software di essere compreso, appreso, usato e
gradito dall’utente.”
3. ISO 9241: ”L’usabilità è l’efficacia, efficienza e soddisfazione con cui determinati utenti
possono raggiungere determinati obiettivi in determinati ambienti d’uso.”
Dunque l’approccio centrato sull’utente è utile perché migliora le funzionalità del sistema, consente
di risparmiare nella manutenzione del sistema e determina una più alta soddisfazione dell’utente.
Coinvolgere gli utenti nelle fasi iniziali del progetto permette di identificare come nucleo del
sistema ciò che è effettivamente necessario. Specifiche di requisiti povere o inadeguate possono
determinare difficoltà di interazione e problemi di usabilità. L’approccio centrato sull’utente richiede la comprensione della scelta di realtà: chi userà il sistema,
dove, come, e per fare cosa. Quindi il sistema è sviluppato iterando un ciclo progetto-
implementazione-valutazione. In questo modo è possibile evitare errori gravi e risparmiare il tempo
di una nuova implementazione, poiché il primo progetto è basato su conoscenza empirica del
comportamento dell’utente, dei suoi bisogni, e delle sue aspettative. Raccogliere informazioni dagli
utenti non è un compito semplice, anche discutere con gli utenti non è facile, poiché gli utenti
spesso trascurano aspetti che considerano erroneamente poco importanti.
Come abbiamo già detto per progettare bene un sistema dobbiamo conoscere l’ utente, i suoi bisogni
e le sue aspettative in relazione al sistema, per realizzare un sistema che li soddisfi, le sue
caratteristiche socio-culturali (linguaggio, scolarità, mestiere, esperienza), per fornire un prodotto
facile da capire e da imparare, ecc.. L’analisi degli utenti ha fornito indicazioni sulla tipologia degli
utenti a cui il sistema si rivolge.
Il sistema è destinato alle seguenti categorie di utenti:
1. Utente istituzionale: sono le stesse Biblioteche che appartengono alla community;2. Utente intermediario: Biblioteche, Istituzioni culturali, enti locali, archivi e musei. Questo
deve essere inteso come un servizio fornito dalle biblioteche all'utente;3. Utente generico: accesso pubblico (cittadini, studiosi) alle risorse pubbliche della BDMS.
5.6.4 PROTOTIPI
5.6.4.1 COS’È UN PAPER PROTOTYPING
Il “paper prototyping” è uno dei metodi di test dell’usabilità. Infatti effettuare
prototipi su carta permette di sapere cosa gli utenti vogliono, prima di iniziare il
processo di programmazione/codifica. Con essi si massimizza il feedback e si
minimizza lo sforzo. Con pochi test di usabilità con prototipi su carta si hanno
abbastanza informazioni da sapere se quello che si implementerà è la cosa giusta.
In cosa consiste il paper prototyping?
Si decidono i task da effettuare; Si creano gli schizzi su carta di bottoni, menu, caselle di dialogo, finestre,
ecc…; Si simula l’interazione; Si fanno compiere compiti realistici direttamente sul prototipo cartaceo agli
utenti; Si simula il comportamento dell’interfaccia.
Uno dei vantaggi di questo metodo è che se durante la simulazione si verificano
problemi, si scopre che è necessario inserire funzionalità non previste, o che sono
state previste funzionalità inutili, il prototipo è facilmente modificabile per risolvere i
problemi riscontrati.
Si presentano qui di seguito i prototipi su carta di alcune delle interfacce dell’applicazione che si
vuole realizzare.
5.6.4.2 PROTOTIPI SU CARTA E SCREEN-SHOT DELL’APLICAZIONE
Riportiamo qui di seguito alcuni dei prototipi realizzati su carta in fase di
progettazione della nostra applicazione, e alcune schermate delle interfacce principali del sistema
progettato.
Figura 6 – Prototitpo “Home Page”
Figura 7 – Prototitpo pagina “Originale”
Figura 8 – Prototitpo pagina “Forum”
Figura 9 – Prototitpo pagina “Versione ottimizzata”
Figura 10 – Home Page “Scripta Manent”
Figura 11 – Forum
Figura 12 – FAQ
Figura 13 – Registrazione
Figura 14 – Home Page “Scripta Manent”
Figura 15 – Descrizione “Papiro”
Figura 16 – Visualizzazione “Papiro”
Figura 17 – Visualizzazione delle opere presenti
Figura 18 – Descrizione di un’opera
Figura 19 – Download di un’opera
5.6.5 REQUISITI DI QUALITÀ
La conduzione del progetto operativo può essere misurata in termini di Qualità. Questo comporta la
definizione di un insieme di Attributi e di sotto-attributi, che dettagliano i primi, suscettibili di
essere misurati.
I Requisiti espressi dovranno fare riferimento alla serie di standard emanati dalle ISO-9000 per la
certificazione di qualità e riguarderanno anche le attrezzature HW indicate.
Dal momento che lo studio ha rilevato l’inesistenza di un modello unico di BD è conseguente che
non si possa indicare una normativa condivisa universalmente su cosa si debba intendere con
misurazione della qualità in questo ambito.
E’ importante, però, che le caratteristiche enunciate finora trovino accoglienza come insieme di
principi metodologici sui quali basare la costruzione di un Modello. Quindi, senza entrare in merito
alla formulazione valutativa, ci limiteremo ad indicare, a livello di raccomandazione, i parametri di
riferimento (Attributi e loro oggetti) sui quali andranno applicati i processi di certificazione.
Prima di procedere alla definizione in termini di proprietà del modello di BDMS è necessario
includere anche la definizione della qualità di una BD locale essendo una realtà distinta, ma parte
costitutiva e attiva della BDMS che stiamo disegnando, ossia un membro della community.
5.6.5.1 REQUISITI DI QUALITÀ DI UNA BIBLIOTECA DIGITALE
Come Attributi caratteristici di una BD locale identifichiamo 6 proprietà tecniche, articolate in una
serie di sotto-attributi che definiscono gli “oggetti e i processi” inclusi.
ATTRIBUTO SOTTO-ATTRIBUTI
Gestionedell’informazione
Metadati - Digitalizzazione (produzione,acquisizione)-Copyirght
Controllo di qualità Monitoraggio – Workflow – Budegting - Standard
Organizzazione del lavoro Consorzi – Outsourcing - Laboratori/Settori specifici”
Fattore umano Leadership - Competenza reale – Formazione - Nuovecompetenze
Area sistemica Architettura dei dati – Interfaccia – Automazione - Infrastrutturarete
Servizi Consultazione on line - Document Delivery - Reference
5.6.5.2 REQUISITI DI QUALITÀ DELLA BIBLIOTECA DIGITALE
“SCRIPTA MANENT”
Come Attributi caratteristici del Modello di BDSM, oggetto primario del presente studio,
identifichiamo 6 proprietà tecniche:
ATTRIBUTO SOTTO-ATTRIBUTI
Flussi Criteri di digitalizzazionePolitica di acquisizione delle risorse
digitali
Forme (Servizi) Produzione strumenti informativiSupporto alla progettazione
Programmi di valorizzazioneProfili Utenza
Organizzazione del lavoro Studi e RicercaOrientamento e monitoraggio
Attività redazionale
Soggetti Valutazione competenze realiSupporti alla formazione
Valutazione nuove competenze
Comunicazione Programmi di Promozione/Informazione
Area Sistemica Architettura dei datiDefinizione funzioni e servizi
Tipologie di Accesso
CONCLUSIONI
E
SVILUPPI FUTURI
La Biblioteca Digitale “Scripta Manent” ha come obiettivo cardine quello di diffondere contenuti
rari preziosi o difficilmente fruibili dagli utenti nelle tradizionali biblioteche. Essa è stata progettata
per estendere le funzionalità di ricerca e consultazione delle comuni biblioteche digitali,
all’interazione dell’utente, non solo con gli oggetti ma anche con gli altri utenti, in modo da favorire
la socializzazione e lo scambio di conoscenze e da stimolare la creatività nell’approfondimento di
argomenti di interesse.
In futuro il sistema potrebbe essere migliorato facendo sì che l’utente possa autenticarsi mediante
l’acquisizione della sua impronta digitale, e possa ascoltare l’audio tramite l’utilizzo di cuffie
bluetooth, anziché tramite le tradizionali cuffie che implicano il collegamento dei cavi alla stazione
multitouch. Inoltre si potrebbe rendere flessibile il sistema, cioè fare in modo che possa essere
applicabile non solo alle biblioteche ma a qualunque altra realtà.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
[01] Guida alle buone pratiche per il progetto MINERVA
[02] Fedora Filippi – Manuale per la qualità sei siti web pubblici culturali
[03] Brian F. Lavoie - Il modello di riferimento per un Sistema informativo aperto per
l’archiviazione
[04] Toselli Luca – “Il progettista multimediale” - edizione Boringhieri
Sitografia:
http://www.clir.org/dlf.html
http://www.theeuropeanlibrary.org/portal/organisation/cooperation/archive/edlproject/
http://michael-culture.it/mpf/pub-it/index.html
http://www.culturaitalia.it/pico/FootMenu/progetto/it/index.html
http://www.digitami.it/home.do
http://www.minervaeurope.org/