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Fascicolo gratuito
allegato digitale del libro di:
Tanushree Podder - SMART MEMORY
metodi facili per una memoria eccezionale.
isbn: 9788895746869 (TAITA PRESS)
CIBI ED ERBE
CHE MIGLIORANO
LA MEMORIA
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Aromi per il miglioramento mnesico
Le pretese riposte in noi esseri umani in qualità di individui sono
davvero molto alte e la spinta che sentiamo per rendere sempre al
meglio non ci abbandona mai. Il successo in ambito professionale
e sociale viene senz’altro più facile a coloro che sono in grado di
concentrarsi e di apprendere le informazioni più velocemente. Se
vogliamo imparare ad esprimere la nostra personalità e a fare
scintille nelle conversazioni, dobbiamo esser capaci di
rammentare fluentemente e celermente tutto ciò che abbiamo
imparato. E non soltanto in guisa meccanica, ma con l’abilità di
estrapolare delle perle di saggezza dai dettagli scarsamente coesi
all’interno della nostra mente, per riunirle tutte assieme in sprazzi
di conversazione particolarmente ispirati, arguti, creativi e
fantasiosi.
Una volta sviluppate le nostre capacità al massimo grado
raggiungibile dal nostro potenziale, sarebbe davvero un peccato
buttare via tutto tramite il semplice non occuparsi di mantenere
cervello e sistema nervoso in forma.
Per nostra fortuna, al mondo esistono delle erbe capaci di
rafforzare le nostre facoltà mnemoniche e concentrative.
Includere questi aromi nella nostra alimentazione quotidiana è un
modo come un altro per fornire al nostro corpo tutto l’aiuto
necessario a conservarsi sano e forte.
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Ecco a voi la lista delle erbe che possiedono le qualità di nostro
interesse:
Ginkgo Biloba
Tra le piante che si sono guadagnate una reputazione solida
per via della loro influenza sulla sfera cerebrale (funzioni
mnemoniche in particolare) rientra sicuramente il ginkgo
biloba. Per farvela breve, si tratta di una specie arborea che
esiste da milioni di anni e che veniva usata sin dai tempi
antichi proprio grazie alle sue abilità di ottimizzazione
mnesico-concentrativa. Gli studi clinici hanno chiaramente
dimostrato che questa pianta ha il potere di intervenire
sull’insufficienza cerebrale da cui sono spesso affetti gli
individui dalla memoria corta, mancanza di concentrazione,
assenza mentale, calo del rendimento fisico eccetera
eccetera. Ma non è tutto: il ginkgo si è rivelato essere un
rimedio quanto mai efficace anche per cura
dell’indebolimento mnesico legato all’età.
Il ginkgo biloba aumenta i livelli di scambio informativo
che intercorrono tra una cellula nervosa e l’altra e
contribuisce a migliorare la circolazione soprattutto nei vasi
sanguigni più piccoli (come, ad esempio, quelli cerebrali).
La sua capacità di espandere arterie e vene liberando al loro
interno un potentissimo vasodilatatore è in grado di
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accrescere l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive al
cervello. È questa una delle ragioni per cui il ginkgo si è
guadagnato la nomea di “elevatore mnemonico”.
Le foglie di ginkgo biloba (anche detto albero di
capelvenere) vengono utilizzate a scopo medicamentoso da
oltre cinquemila anni. Nel Vecchio Continente, questo
estratto erbaceo figura essere tra quelli di maggiore utilizzo
ed è stato persino riconosciuto dal governo tedesco quale
rimedio ufficiale per la cura dei sintomi
dell’invecchiamento (disturbi cognitivi inclusi).
Secondo diversi studi, l’impiego del ginkgo biloba produce i
seguenti risultati:
o Miglioramento delle funzioni cognitive globali e
affinamento della concentrazione psichica
o Prevenzione e cura dei sintomi della demenza.
o Ridimensionamento graduale dei sintomi del morbo di
Alzheimer e rallentamento della sua progressione iniziale.
o Cura dell’insufficienza psichica, ovvero del lento declino
delle funzionalità mentali tradizionalmente associato alla
senescenza e caratterizzato da sintomi quali l’indebolimento
concentrativo, la confusione dei ricordi e i disturbi
dell’umore.
o Il ginkgo opera soprattutto tramite l’incremento del flusso
sanguigno e, in secondo luogo, mediante la fornitura di
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ossigeno e sostanze nutritive al cervello. Essendo un potente
antiossidante, il ginkgo aiuta anche a proteggerci dal
danneggiamento cerebrale.
Ginseng siberiano
Il ginseng siberiano rappresenta un’erba medicinale
assai pregiata che può giovare tanto al cervello quanto
al nostro sistema nervoso. In questo contesto, è
conosciuto come un potente adattogeno che aiuta a
favorire il bilanciamento dei vari organi interni. In più
di un’occasione, questa pianta ha dimostrato di
possedere la facoltà di accrescere la sensazione di
benessere in presenza dei disturbi psicologici più
svariati (tra cui l’ipocondria, l’insonnia, la depressione
e varie altre forme di neurosi.)
Il ginseng non possiede soltanto delle notevoli proprietà
antiossidanti: in effetti, si è scoperto che - analogamente a
quanto accade col ginkgo biloba - questa pianta stimola
anche la circolazione legata all’aumento delle energie
disponibili e alla miglior distribuzione dell’ossigeno.
Erba di San Giovanni
Questa pianta sta diventando rapidamente celebre per via
degli effetti che genera sull’ansietà e sull’umore. Alcune
indagini recenti segnalano che l’erba di San Giovanni
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potrebbe entrare in azione aumentando il livello di
serotonina – ovvero il neurotrasmettitore della felicità che
fornisce al cervello il suo reale nutrimento. Questa pianta
viene utilizzata anche per tenere efficacemente sotto
controllo la depressione.
Brahmi (o Bacopa monniera)
Nell’antichità, il brahmi veniva tradizionalmente impiegato
per la cura di malattie mentali (come ad esempio, anche
l’epilessia). A ben guardare, questa pianta aiuta a irrobustire
la memoria, incrementare l’attività psichica, ridurre gli
effetti stressogeni, aumentare la concentrazione e
l’attenzione mentale ma anche e soprattutto a migliorare
l’umore. In India, l’essenza di Brahmi è stata mescolata per
lungo tempo agli olii da massaggio per il cuoio capelluto e
viene ancora adoperata per distendere i nervi e donare un
effetto rinfrescante allo scalpo.
Il brahmi contiene alcune sostanze chiamate
bacosidi, che (attraverso il perfezionamento
dell’efficienza trasmissiva degli impulsi nervosi)
sono direttamente responsabili del miglioramento
mnesico e delle funzionalità legate alla memoria.
Sostanzialmente, il loro lavoro è quello di riparare
danni subiti dai neuroni consunti.
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Mirtilli
Noti da tempo per la loro capacità di migliorare la vista, i
mirtilli possono rappresentare un validissimo aiuto anche
per quanto riguarda l’attività cerebrale. Grazie alla
stimolazione di circolazione e flusso sanguigno, i mirtilli
operano praticamente con le stesse modalità del ginkgo.
Oltre a ciò, questo tipo di bacca rappresenta anche un
efficace antiossidante e può aiutare a prevenire il
danneggiamento cerebrale procurato dai radicali liberi.
Zenzero
Questa pianta ha il duplice pregio di aumentare la
circolazione sanguigna e di fornire sostegno al sistema
nervoso centrale. Lo zenzero funge da erba catalizzatrice in
favore di altri tipi di piante maggiormente specializzate
nell’intervento sulla memoria e la concentrazione e le aiuta
a svolgere il loro lavoro assai più efficacemente.
Cola di Gotu (o centella asiatica)
Quest’erba officinale viene consigliata essenzialmente per
migliorare la memoria e affinare la chiarezza di pensiero.
Oltre a ciò, essa viene ritenuta anche un eccellente rimedio
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per incentivare la sensazione di calma e di sollievo dallo
stress.
La cola di Gotu è la pianta più diffusamente utilizzata nella
medicina ayurvedica indiana. Tradizionalmente impiegata
come tonico nervoso generico nei periodi di inteso sforzo
fisico e mentale, quest’erba viene adoperata in lungo e in
largo anche come rimedio contro l’artrite e sollievo dal
dolore. Nella medicina ayurvedica, la cola di Gotu viene
utilizzata anche per curare malattie psico-nervose quali la
schizofrenia, l’epilessia, e la perdita di memoria. Più che
per qualsiasi altro scopo, il popolo cinese apprezza questa
pianta soprattutto come panacea per aumentare la longevità
e le facoltà cerebrali.
La cola di Gotu è in grado di rinvigorire anche le nostre
riserve energetiche e per questa ragione viene definita
anch’essa «cibo per il pensiero». Questo tipo di erba ha
inoltre l’effetto di combattere lo stress, migliorare i riflessi e
far crescere la nostra forza fisica e mentale. Ma non è tutto:
la cola di Gotu possiede anche un effetto energizzante sulle
cellule cerebrali e qualcuno sostiene che aiuti a prevenire
persino l’esaurimento nervoso. Come se non bastasse, essa
serve anche a ridurre l’alta pressione, la senilità e la
stanchezza mentale e aiuta il corpo a difendersi contro i vari
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tipi di tossine. La cola di Gotu è ricca di magnesio e
contiene le vitamine A, G e K.
Alcune fonti indicando che un’eccessiva razione di Gotu possa
arrivare a produrre effetti narcotici, ma nel migliore dei casi le
prove di questa riuscita non risultano che abbozzate e controverse.
La cola di Gotu è ritenuta sicura quanto basta, da praticamente
tutti gli erboristi e sul suo conto non è mai stato registrato alcun
effetto pernicioso.
L’He Shou Wu – Nella medicina tradizionale cinese, l’he shou
wu viene considerata un’eccellente erba tonica in grado di
sostenere e tranquillizzare il nostro sistema nervoso. Grazie alle
sue proprietà nutritive, questa pianta viene ritenuta
particolarmente adeguata ad accrescere le nostre disponibilità
energetiche.
Tiglio – I fiori di tiglio vengono consigliati spesso e volentieri per
via della loro azione rilassante e la loro capacità di trasformare
l’irrequietezza in efficace concentrazione.
Rosmarino – Questo eccezionale aroma antiossidante viene
tradizionalmente adoperato per estendere e migliorare le proprie
capacità psichiche. Il rosmarino viene giudicato un ottimo tonico
cerebrale e risulta particolarmente indicato per intervenire contro il
problema del mal di testa (specialmente se di origine nervosa).
Laminaria – Quest’alga rappresenta una delle migliori fonti
minerarie disponibili sul pianeta. La laminaria fornisce il corpo di
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molte delle sostanze nutritive richieste da ognuno dei suoi apparati
– primo tra tutti il sistema nervoso. Avendo a disposizione
un’adeguata fornitura di vitamine e minerali, il nostro organismo
riesce a funzionare in modo molto più efficiente e, godendo di una
maggior chiarezza intellettiva, a produrre prestazioni psichiche
superiori.
Erba betonica – Reputata da molti un’eccellente pianta nervina,
l’erba betonica fornisce un sollievo enorme dai turbamenti quali
l’ansia e la tensione. A livello nervoso, questa pianta possiede un
effetto davvero rilassante e aiuta a tranquillizzare anche le menti
particolarmente stressate.
Menta piperita – Da sempre oggetto di studi e ricerche, questa
famosissima pianta risulta utile soprattutto per la cura delle cefalee
nervose. La menta piperita viene ritenuta benefica anche per
l’incentivazione della chiarezza mentale.
Rehmannia – Nella medicina tradizionale cinese, quest’erba
viene utilizzata spesse volte come rimedio per placare il cuore e
attenuare il nervosismo. Oltre a ciò, si ritiene che la rehmannia
svolga anche un’azione preventiva contro l’insorgere della
senilità.
Scutellaria – Questa straordinaria pianta erbacea è in grado di
offrire sollievo da tensione e irritabilità nervosa e viene anche
considerata assai utile per ridurre le preoccupazioni e l’ansia -
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consentendo così lo svolgersi di un processo mentale più chiaro e
definito.
Estratto di fiori – La floriterapia è una tecnica per porre rimedio
a svariati squilibri psico-emotivi e impedirne la manifestazione in
forma di patologie fisiche. Questo tipo di panacea può risultare
prodigioso per curare malattie mentali di vario genere, tra cui
anche lo stress, la depressione e l’ansia. In un’indagine condotta
su questo tipo di essenze, la floriterapia si è dimostrata efficace per
circa il 90% dei soggetti. In effetti, si ritiene che gli estratti floreali
ci spingano ad assumere condizioni mentali ed emozionali più
equilibrate.
Le erbe dovrebbero costituire parte integrante di una sana
alimentazione e anche dell’organizzazione del nostro stile di vita –
il quale, tanto per la cronaca, dovrebbe includere anche una
congrua attività fisica e delle tecniche di rilassamento più idonee.
Ovviamente, tali informazioni vengono fornite a scopo puramente
didattico e non hanno alcun intento diagnostico, terapeutico o
curativo.
Aiutiamoci con i semi di girasole!
Hai il vizio di dimenticare sempre dove metti le chiavi (o la
borsa)? E che mi dici del caro signor Chissacchì, che pur
conoscendoti poco ha fatto il tuo nome per quel nuovo posto di
lavoro? Sapresti dirmi come si chiama? Come si intitolava il film
che hai visto la settimana scorsa? Se per i tuoi disturbi mnemonici
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finisci sempre per dare la colpa allo stress e a fattori congeniti,
sappi che molto probabilmente stai puntando il dito nella
direzione sbagliata.
Più che alla banca mnemonica a breve termine, il motivo
principale della nostra sbadataggine potrebbe essere legato alle
sostanze che incameriamo all’interno del nostro organismo.
I test clinici non fanno che dimostrare che, durante gli esperimenti
mnesici, i soggetti con adeguati livelli di riboflavina (vitamina del
complesso B) riescono a conseguire risultati davvero ottimi. Se sei
uno dei tanti individui dal ricordo istantaneo limitato, per te la
lettera B può facilmente stare per «buona memoria». E la miglior
fonte di questa vitamina risiede senza dubbio nei semi di girasole.
Il nostro cervello lavora molto duramente persino mentre
dormiamo e ci rilassiamo e - pur costituendo soltanto il 2% del
peso corporeo globale - consuma fino al 30% del nostro apporto
calorico giornaliero. Per poter funzionare correttamente,
l’intelletto ha quindi bisogno di essere nutrito. Anche se non
siamo dei gran “divora-colazioni”, consumare questo pasto è
senz’altro il modo migliore per mettere in moto la nostra attività
cerebrale. Quando al mattino ci sembra di avere la mente
annebbiata, le prime cose che il cervello potrebbe richiederci sono
proprio una tazza di latte, dei cereali e una spremuta di arancia.
Fare spuntini a base di frutta e di semi eliotropi tra un pasto e
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l’altro contribuisce a rendere questo esigente e affamato organo
ben più robusto.
A dare una mano alla memoria concorre anche la vitamina B1 (o
tiamina) che possiamo trovare nei cereali, nella carne o nella frutta
secca. Dal punto di vista psichico, lo zinco viene tuttora
riconosciuto come un minerale di fondamentale importanza: gli
scienziati hanno scoperto che anche una sua lieve carenza può
incidere negativamente sia sulla memoria sia sulle funzioni
cognitive più svariate. Tra le migliori fonti di questo nutriente
figurano senz’altro il pesce, i cereali integrali e la carne rossa di
tacchino. Inoltre, gli studi dimostrano che sostanze come il boro
possono influire sull’attività elettrica del cervello. Il novero degli
alimenti ricchi di questo minerale comprende pere, mele, broccoli,
uva e pesche. Nella cultura cinese, le noci sono famose per essere
il frutto della longevità, poiché si presume che nutrano sia il
cervello che le reni: secondo questa filosofia, se riusciamo a
mantenere questi due organi vitali a un buon livello di
funzionamento potremo senz’altro a vivere più a lungo.
In sostanza, se abbiamo bisogno di aiuto con la memoria
dobbiamo soltanto tenere a mente la lettera B: il boro, la vitamina
B1, e la vitamina B complessa ci daranno tutti quanti una mano a
ricordare - persino nei giorni in cui le sfide della vita ci faranno
innervosire o diventare matti.
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Cibo per il pensiero
Negli ultimi anni, abbiamo visto diversi studi cimentarsi nel
tentativo di scoprire alimenti in grado di mantenere il lavoro
svolto dalle cellule nervose a livelli ottimali. Il mercato è invaso
da pacchetti appositamente studiati per fornire cibi promotori di
intelligenza.
Alimentarsi per la materia grigia
Sapevate che il cibo possiede un legame molto forte con le nostre
facoltà mentali? A questo proposito, i ricercatori hanno dimostrato
che alcuni tipi di alimenti giocano un ruolo davvero fondamentale
tanto nel perfezionamento mnemonico quanto nel mantenere
attiva la materia grigia.
Da un bel po’ tempo a questa parte, si sente dire che il pesce
rappresenta un buon alimento cerebrale: molto di noi saranno
senz’altro cresciuti con il mito che, se i giapponesi sono così
intelligenti, è proprio grazie al fatto che se ne nutrono ogni giorno.
Che l’acume di queste persone abbia o no a che fare con le loro
abitudini di consumo ittico è una questione tutt’altro che
inopinabile, ma nel postulato che il pesce ricopra un ruolo di
effettiva importanza nell’ottimale conservazione delle nostre
funzionalità psichiche, c’è comunque del vero.
Il cibo che consumiamo ogni giorno possiede un’influenza assai
rilevante sul funzionamento del cervello e consente a quest’ultimo
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di mantenersi in forma per svolgere le sue prestazioni. Aspetti
comportamentali come lo stress, una dieta povera di nutrienti, la
quotidiana esposizione alle tossine ambientali, il lavorare giorno e
notte contrastando completamente il nostro orologio biologico e la
continua assunzione di sostanze stimolanti, tanto per darci la
spinta (come ad esempio l’alcol, il tabacco, la caffeina e i cibi
spazzatura) hanno delle conseguenze enormi sulla nostra attività
psichica.
Il cervello è la cabina di comando centrale del nostro organismo e
rimane costantemente attivo per ricevere i dettagli sensoriali
riguardanti le condizioni interne ed esterne del corpo. La mente ha
il gravoso compito di dover analizzare rapidamente tutti questi
dati per poi andare a emettere segnali di controllo per ciascuna
delle azioni e delle funzionalità corporee. L’encefalo si occupa
anche di immagazzinare le informazioni che è possibile
apprendere (o rammentare) dalle nostre esperienze passate e, in
aggiunta a quanto detto, rappresenta anche l’origine di pensieri,
emozioni e stati d’animo. Il cervello umano consta di miliardi di
cellule collegate tra loro che consentono ai vari individui di
utilizzare il linguaggio, creare opere d’arte e venire a capo di
situazioni molto complesse.
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Identikit del cervello
Il cervello umano pesa intorno agli 1,4 kg e rappresenta circa
il 2% della nostra massa corporea. Nonostante ciò, esso
consuma quasi il 20% dell’ossigeno bruciato dall’intero
organismo in fase di riposo. La stragrande maggioranza dei
neuroni è presente nel cervello fin dalla nascita: l’aumento di peso
di quest’ultimo, dunque, deriva essenzialmente dalla crescita di
queste cellule. Nei suoi primi sei anni di vita, un individuo
assimila e apprende nuovi modelli comportamentali assai più
velocemente di quanto avrà mai modo di fare nell’arco della sua
intera esistenza. Attraverso una fitta rete di vasi sanguigni, il
cervello riceve ossigeno e nutrimenti nelle enormi quantità da lui
richieste per poter continuare a carburare.
Per quanto la memoria e la sua perdita implichino una serie di
procedure complesse e misteriose, le ricerche per svelare gli
ignoti meccanismi che conducono alla buona o alla cattiva
memoria sono in costante evoluzione. Gli scienziati hanno
capito ben poco di ciò che accade nel cervello nel momento in
cui vengono archiviate le informazioni; tuttavia, oramai sono
praticamente certi che l’immagazzinamento di nuovi ricordi
comporti sia delle trasformazioni chimiche a livello neurale,
sia dei mutamenti relativi alla struttura fisica delle cellule
nervose. Le ricerche condotte in questo settore indicano che le
alterazioni psico-fisiche aventi luogo in fase di stoccaggio dei
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nuovi ricordi si verifichino all’interno della minuscola area
cerebrale chiamata ippocampo. Gli scienziati hanno, infatti,
scoperto che i ricordi vengono acquisiti attraverso una serie di
eventi psicologicamente addensanti.
Se questa operazione fosse facile come sostituire l’hard disk di un
computer per far spazio a nuovi dati, la nostra vita sarebbe
davvero fin troppo semplice. In quel caso, basterebbe aggiornare
la scheda di memoria e... ecco fatto! Così facendo, avremmo
avuto a disposizione un sistema integralmente efficiente per
conservare i nostri ricordi per l’eternità. Sfortunatamente, però, il
nostro cervello è tutto meno che un chip informatico!
Affaticamento mentale
Il cervello è il maggior consumatore delle energie prodotte dal
nostro corpo. Per elaborare i dati in maniera efficiente,
immagazzinare i dettagli più importanti e avere accesso alle tutte
informazioni necessarie, la nostra mente ha bisogno di ossigeno,
glucosio e altre sostanze nutritive fondamentali. La mancanza di
queste ultime può condurre allo smarrimento della memoria a
breve termine e anche a una certa forma di spossatezza mentale.
La perdita dei ricordi può verificarsi in base a una lunga serie di
motivi. Benché avvenga principalmente per mancato utilizzo, si
può giungere alla smemoratezza anche attraverso lo stress. A
livello cerebrale, possono avere il loro prezzo anche determinati
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fattori clinici. Alcuni medicamenti possiedono effetti collaterali
anche dal punto di vista nervoso e possono provocare fenomeni
come l’annebbiamento e la mancanza di concentrazione. Come se
non bastasse, sull’operatività cerebrale influisce anche la nostra
alimentazione: in effetti, i tipi di cibo che ingurgitiamo possono
addirittura andare a inasprire le nostre inefficienze psichiche. Per
questa ragione, è molto importante riuscire a mantenere un regime
dietetico sano che includa tutte le sostanze indispensabili al
corretto funzionamento del cervello.
Il fattore cibo
Come ogni altro organo del corpo, anche il cervello
necessita di essere nutrito. Se non riceve continuamente
l’apporto energetico del glucosio, ovviamente avrà cura di
farcelo sapere: se non alimentiamo la materia grigia,
potrebbero iniziare a manifestarsi dei sintomi di apatia,
indolenza, vertigini e (a volte) persino svenimento.
I radicali liberi generati dall’organismo possono portare
all’erosione delle funzionalità cerebrali. Questo fenomeno
altro non è che l’operazione di rilascio delle scorie prodotte
dal corpo mentre consumiamo cibo per ricavare energia.
Nel corso degli anni, queste entità molecolari possono
condurre frequentemente a delle perdite di memoria.
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Che cosa sono i radicali liberi?
In un mondo ideale, tutti gli elementi lavorano in perfetta armonia
per dar vita a paesaggi lussureggianti, meravigliosi e fecondi.
L’energia è sempre bilanciata e vi è certamente una grande
abbondanza di sinergie. Nel momento in cui i nostri corpi
godessero di un’eccellente forma fisica e vantassero un equilibrio
chimico ottimale, lo stesso tipo di concetto potrebbe essere
applicato tranquillamente anche alla nostra salute. Nonostante
questo, il mondo di oggi è però ben lungi dall’essere perfetto: le
nostre vite sono tutte più o meno stressate e oramai siamo soliti
consumare veleni praticamente ogni giorno. In ultima analisi,
questo comportamento finirà per alterare il nostro delicato
equilibrio biologico e avrà effetti semplicemente devastanti su
migliaia e migliaia di reazioni chimiche. Prima o poi, la crescente
esposizione ai radicali liberi e i danni subiti dal nostro sistema
immunitario finiranno per logorarci, farci invecchiare
prematuramente e procurarci malattie spaventose come il cancro.
Nonostante ciò, alcuni composti naturali chiamati antiossidanti
metteranno insieme una prima linea difensiva per attaccare e
neutralizzare le orde di radicali liberi, aiutandoci a rimetterci in
sesto per vivere un’esistenza molto più lunga e felice.
Per quanto «radicali liberi» e «antiossidanti» siano due termini che
nell’ambito della salute e dell’invecchiamento si sentono
nominare sempre più spesso, sono ben pochi quelli che ne
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intendono realmente il significato. Cerchiamo quindi di farci
un’idea più precisa su queste due famiglie.
Una mela appena tagliata diventerà scura nel giro di pochissimi
minuti. Se esposta all’aria e all’acqua, una barra di ferro
comincerà lentamente ad arrugginire. Queste mutazioni chimiche
non sono nient’altro che il risultato dell’ossidazione - ovvero, il
processo mediante il quale un determinato componente inizia a
reagire con l’ossigeno. L’ossidazione all’interno del corpo
produce radicali liberi all’interno dei lipidi, dei tessuti e dell’intero
sistema circolatorio. Più alto sarà il numero di queste molecole,
più i livelli di stress ossidativo saliranno.
L’ossigeno rappresenta un elemento essenziale sia nell’aria che
respiriamo che nell’acqua che beviamo: senza di lui, il genere
umano non ha alcuna possibilità di sopravvivere. Nonostante ciò,
le reazioni cerebrali ordinarie generano forme di ossigeno tossico
che coincidono con radicali liberi quali ossigeno singoletto,
idrossidi e perossidi (lipidici o di idrogeno). Una piccola
percentuale di queste molecole può anche essere una cosa positiva
per l’organismo, ma quando il loro numero diventa troppo elevato
di solito finisce sempre per accelerare la malattia e
l’invecchiamento.
Non tutti i radicali liberi sono malvagi. Ad esempio, le molecole
generate dal sistema immunitario vanno persino a distruggere i
batteri e i virus. Altri ancora, invece, sono implicati nella
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sintetizzazione di importantissimi ormoni e nell’attivazione degli
enzimi necessari alla nostra sopravvivenza. La maggior parte delle
persone sulla Terra, però, viene bombardata da un elevatissimo
numero di veleni ambientali (fumo di sigaretta, smog, metalli
pesanti, radiazioni ultraviolette, derivati della benzina e altre
sostanze chimiche cancerogene) che rappresentano anch’essi una
fonte di queste molecole. Di solito, un corpo sano è in grado di
tenere i propri radicali liberi sotto controllo, ma se il sistema
immunitario è debilitato e la percentuale di saturazione è troppo
alta, la cosa non potrà che risolversi con un bel danno cellulare.
Una delle cause più rilevanti della senescenza consiste proprio nel
danneggiamento provocato da queste molecole. Man mano che
andremo avanti con gli anni, nel nostro corpo continuerà ad
accumularsi sempre più spazzatura. L’aspetto positivo è che non
siamo completamente impotenti di fronte a questo fenomeno: per
nostra fortuna, gli integratori antiossidanti possono aiutarci a
proteggere il corpo dalle lesioni provocate da tali bombardamenti
molecolari.
Come funzionano gli antiossidanti?
Gli antiossidanti si presentano come composti chimici in
grado di sconfiggere i radicali donando loro l’irrinunciabile
elettrone a cui tanto agognano. Esempi di queste sostanze
possono essere le vitamine, i minerali, gli ormoni e gli
enzimi. Per quanto alcuni di essi (come gli ormoni e gli
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enzimi) vengano in una certa misura fabbricati dal corpo, la
maggior parte degli antiossidanti che adoperiamo ha una
provenienza vegetale o fruttifica.
Benché molti di loro possano essere ricavati da risorse
alimentari, è piuttosto difficile riuscire a estrapolarne
abbastanza da tenere sempre bada i radicali generati dal
nostro mondo infetto.
Alcuni antiossidanti proteggono delle parti del corpo
specifiche dagli attacchi di determinati radicali liberi. La
vitamina E, ad esempio, si occupa di difendere i grassi
contenuti all’interno della membrana cellulare. Oltre a
combattere le molecole perniciose, gli antiossidanti
provvedono a stimolare il sistema immunitario, ridurre
infiammazioni e febbri e aiutare a tenere sotto controllo il
dolore. Ogni volta che un antiossidante neutralizza un
radicale, si può dire che divenga essenzialmente
“esaurito”.
Minimizzare lo stress, consumare sostanze
antiossidanti e riuscire a mantenere integro il
proprio sistema immunitario può effettivamente
contribuire a ridurre le scalfitture provocate dai
radicali liberi. Tra le situazioni che possono essere
migliorate o evitate grazie alla terapia degli
antiossidanti figurano senz’altro il cancro, il diabete, le
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malattie autoimmuni, l’artrite reumatoide, la cardiopatia
coronarica, le cataratte oculari, la fertilità, la menopausa e
vari disturbi neurologici come l’Alzheimer e il morbo di
Parkinson.
Principi antiossidanti
Vitamina C
La vitamina C rappresenta forse l’antiossidante più conosciuto
al mondo e aiuta a ridurre ai minimi termini le lesioni
neurologiche provocate dai radicali liberi. Questa sostanza si
erge addirittura a difesa degli altri antiossidanti corporei (quali
ad esempio la vitamina E). Oltre a inibire i radicali liberi, la
vitamina C è anche utile per ridurre il colesterolo, limitare
l’ipertensione, depurare il corpo e combattere contro il cancro.
Questa sostanza possiede anche effetti benefici sui livelli di
glutatione e aiuta a prevenire i danni cerebrali procurati dai
radicali liberi. In presenza di un’elevata percentuale di GHS, il
nostro sistema immunitario si attiva in modo davvero efficace e
ostacola l’eventuale deterioramento delle cellule nervose.
Vitamina A e betacarotene
Questi potenti “divoratori di radicali” servono entrambi a
proteggere il sistema circolatorio, l’epidermide e le membrane
mucose e aiutano addirittura a tenere sotto controllo il colesterolo.
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Tra queste, il betacarotene risulta particolarmente efficace per
sconfiggere il radicale libero noto col nome di ossigeno singoletto.
Nelle famiglie di frutta e verdura sono stati individuati oltre
seicento tipi di queste provitamine. Un’indagine preliminare ha
svelato che, rispetto al “compagno beta”, l’alfa carotene risulta
essere un antiossidante fino a cento volte più vigoroso. Altri tipi di
provitamine comprendono il gamma carotene, la luteina, la
zeaxantina e il licopene, noto cancro-combattente che ricorre in
altissima percentuale nei derivati del pomodoro.
Vitamina E
Rafforzando il manto esterno delle membrane cellulari contro gli
attacchi dei radicali liberi, questa sostanza impedisce, di fatto,
l’ossidazione dei lipidi (o dei grassi) presenti al loro interno. La
vitamina E è in grado di lavorare al meglio soprattutto in presenza
di selenio (altro tipo di antiossidante) e aiuta addirittura a
proteggere la vitamina A. Oltre a ciò, la vitamina E provvede a
lottare contro il cancro, impedire la formazione di cataratte,
incrementare l’assorbimento di ossigeno, stimolare il sistema
immunitario e a migliorare l’efficienza dell’apparato circolatorio.
Ma non è finita qui: la vitamina E aiuta anche a difendere la mente
dalla patologia dello stress ossidativo. Da questo punto di vista,
potrebbe essere utile assumerne almeno 400 mg al giorno.
Licopene
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Che le vitamine costituiscano una parte fondamentale dei nutrienti
di cui abbiamo bisogno al giorno d’oggi per mantenerci in buona
salute è un fatto assolutamente innegabile. Uno degli
antiossidanti di cui recentemente si è venuto a sapere qualcosa
di più rappresenta senz’altro il licopene. Questo salutare
fitonutriente è reperibile all’interno dei pomodori ed è la sostanza
che fornisce loro la loro tipica colorazione rossa. Proprio come il
betacarotene, anche il licopene rientra nella famiglia degli
antiossidanti.
Per quanto i pomodori freschi siano estremamente ricchi di questa
sostanza, cucinandoli ne renderemo addirittura più semplice la
fruizione corporea. Sembra, infatti, che il licopene diventi più
facilmente assimilabile quando i pomodori in fase di cottura
iniziano a decomporsi.
La quantità esatta di licopene che dovremmo consumare ogni
giorno al momento non è ancora nota, ma stando a degli studi
recenti potremmo aver bisogno di ingurgitare settimanalmente
almeno una decina di porzioni pomodoriche.
Secondo un autorevole ricercatore, se ci alleniamo
massicciamente avremo necessità di incamerare anche una dose
maggiore di antiossidanti. L’esercizio fisico stimola la produzione
di radicali liberi che vanno ad attaccare le cellule del corpo,
procurandoci dei danni a lungo termine e aumentando fortemente
il rischio di tumori. Per contrastare i pericoli generati
27
dall’esercizio, gli esperti consigliano di assumere integratori
antiossidanti su base giornaliera – nella fattispecie, la vitamina E
(400 UI) e C (1000 mg).
Caffè
A quanto sembra, il caffè infuso genera centinaia di sostanze
chimiche nuove che si ritiene possano avere delle eccellenti
proprietà antiossidanti. Ovviamente, ciascuno di questi composti è
presente soltanto in percentuale minima, ma, se assunti
contemporaneamente all’interno della stessa tazzina, potrebbero
andare a sommarsi e ottenere lo stesso effetto antiossidante di tre
arance. Lunga vita al potente beverone!
Selenio
Al giorno d’oggi, il selenio rappresenta un elemento chimico di
estrema attualità: qualsiasi giornale o rivista salutistica non fa altro
che esaltare le sue virtù. Si è difatti scoperto che il selenio
possiede degli effetti particolarmente vantaggiosi nella lotta contro
i radicali liberi – i quali, come sappiamo, contribuiscono tra mille
altre cose anche all’invecchiamento prematuro. Questo elemento
chimico è presente in massima concentrazione all’interno di
muscoli di carne, cereali, frutti di mare e noci brasiliane. Se la
situazione lo richiede, è consigliabile optare per multivitaminici
che ne contengano almeno tra i 70 e i 100 μg; tuttavia,
generalmente non è necessario assumere alcun integratore
28
aggiuntivo. Peraltro, è stato recentemente dimostrato che il selenio
può aiutare anche a prevenire il cancro.
Zinco
Così com’è in grado di protegge la nostra auto dalla ruggine, lo
zinco vanta delle proprietà antiossidanti che si ergono anche a
difesa del nostro corpo. Questo elemento chimico risulta
assolutamente indispensabile per mantenere a livelli efficaci le
vitamine A ed E e rappresenta un ingrediente chiave
dell’importantissimo enzima antiossidante chiamato
superossidodismutasi (SOD).
Picnogenolo
Il picnogenolo costituisce anch’esso un elemento antiossidante più
che efficace. Le fonti più comuni in assoluto sono la corteccia del
pino marittimo francese (di qui il nome picnogenolo), i vinaccioli,
le arachidi, i mirtilli rossi la scorza dell’albero di limone. Gli studi
condotti sull’argomento segnalano che questo composto chimico
può arrivare a essere fino a 20-50 volte più potente delle vitamine
C ed E. Il picnogenolo aiuta a mantenere la pelle elastica e i
legamenti flessibili e incentiva anche la freschezza nel nostro
aspetto esteriore. Ma non è tutto: questa miscela risulta
particolarmente utile anche per irrobustire i capillari, proteggere il
tessuto nervoso, migliorare la circolazione sanguigna e ridurre i
dolori articolari.
29
Altre risorse vegetali
Molti degli integratori più celebri (quali ad esempio l’aglio, il
mirtillo e il ginkgo biloba) rappresentano in verità dei potentissimi
antiossidanti. Dal canto loro, i mirtilli aiutano a espellere i radicali
liberi dalle pareti capillari e dai globuli rossi e sono anche noti per
la loro capacità di migliorare l’artrite. La loro abilità nel
perfezionare la vista fu notata per la prima volta durante la
seconda guerra mondiale, quando si scoprì che, dopo averne
ingurgitato la marmellata, i piloti inglesi dimostravano di godere
di un’ottima visione crepuscolare.
Il ginkgo biloba, invece, è diventato famoso per via delle sue
proprietà di ottimizzazione mnemonica – dovuta in parte all’alta
concentrazione di antiossidanti che divorano i radicali liberi e
incrementano l’efficacia della vitamina C. Tra l’alto, quest’erba
medica aiuta anche a migliorare la circolazione sanguigna,
attenuare problemi cardiaci e a mitigare disturbi neurologici
quali ad esempio il morbo di Alzheimer.
Da parte sua, l’aglio contiene antiossidanti, selenio, caroteni e
vitamine A e C in gran quantità ed è in grado di incrementare il
livello di enzimi anti-ossidazione presenti all’interno del flusso
sanguigno. Mangiarne un paio di spicchi potrà spingere i vostri
amici a starvi alla larga, ma vi aiuterà senza dubbio a proteggere i
neuroni da eventuali guasti.
30
Il tè verde contiene anch’esso una vastissima gamma di
antiossidanti; tra questi, la catechina è particolarmente celebre per
la sua capacità di abbassare il colesterolo e ridurre i coaguli
sanguigni. Visto che i giapponesi ne consumano così tanto,
dovremmo forse sorprenderci della loro straordinaria intelligenza?
Quali sono i veri «cibi per il pensiero»?
Una volta che ci saremo occupati del problema dei radicali liberi,
il cervello prenderà automaticamente a funzionare molto meglio.
Di seguito elenchiamo i nomi degli altri ingredienti alimentari che
possono essere tranquillamente definiti «cibo per il pensiero»:
o Vitamina B12: questa vitamina è nota per un buon
alimento cerebrale a causa del contributo che dà alla
conservazione della perfetta forma psichica. Questo tipo di
composto è presente nelle uova, nel pesce, nelle cagliate,
nella carne di pollo e nel latte standard o per formaggi. La
vitamina B12 aiuta a migliorare sia la memoria che la
concentrazione. Col passare degli anni, però, il corpo arriva
a perdere la capacità di assorbirla in maniera soddisfacente
dagli alimenti. Questo può portare all’insorgere di disturbi
neurologici quali l’indebolimento muscolare, la perdita di
equilibrio, l’abbassamento della vista e disordini umorali di
vario genere. Se protratta per troppo a lungo, la penuria di
vitamina B12 può addirittura sfociare in pseudodemenza -
31
ovvero, in una condizione di nettissimo intralcio al
mantenimento dei ricordi. In casi come questi, assumere
degli integratori può sicuramente aiutarci a invertire il
quadro. Alcune fonti ottimali di questa vitamina possono
essere le uova, il pesce, le carni rosse, latte e latticini e la
maggior parte delle pietanze non prettamente vegetariane.
Per difendersi dalla senescenza, coloro che seguono questo
tipo di dieta dovranno necessariamente fare ricorso a degli
integratori.
o La vitamina B6 è contenuta nei legumi secchi, nel lievito di
birra, nel riso Venere, nelle banane e nel germe di grano ed è
ottima per migliorare l’umore e sostenere la chiarezza
psichica.
o I frutti secchi come le noci e le mandorle rappresentano
degli straordinari nutrimenti cerebrali. I fagioli di soia, la
farina integrale, i chicchi di sesamo e zucca e sostanze come
la lecitina e la colina contribuiscono a mettere in moto il
cervello e a migliorare le sue prestazioni.
o Dal momento che riescono a mantenere la mente vigile, la
frutta fresca, gli agrumi e le carote dovrebbero costituire una
parte integrante della nostra alimentazione.
o Alcune piante come il ginseng e il ginkgo e sostanze
aminoacide come la L-carnitina aiutano a precorrere le
condizioni degenerative del cervello e degli altri organi
32
vitali. Questi elementi sono anche noti per il potere curativo
di cui dispongono sulla psiche e ci prestano il loro aiuto in
diverse forme - innalzando la nostra soglia di attenzione,
migliorando la nostra capacità decisionale e accrescendo le
nostre abilità mnemoniche. È per questo che molti dei
farmaci presenti oggi giorno sul mercato contengono
sostanze come il ginseng e il ginkgo.
o Per migliorare la concentrazione e la memoria ritentiva, è
necessario incrementare il consumo di colina, leticina,
tuorli d’uovo e fagioli di soia.
Come nutrire intelligentemente la materia
grigia
In un mondo dove i dettagli da apprendere e la richiesta di
attivazione psichica non fanno che aumentare, lo stress intellettivo
è un fenomeno tutt’altro che fuori dal comune. L’affaticamento
mentale è una delle problematiche che ci spingono a lagnarci
puntualmente dal medico e a recarci sempre più spesso in negozi
specializzati nell’alimentazione salutistica. Nella maggior parte dei
casi, la spossatezza e il calo di lucidità sono frutto di
un’ossigenazione e di un nutrimento encefalico completamente
inadeguato e non possono che sfociare in un crollo delle
funzionalità psichiche. Nel ridimensionamento dell’attività
cerebrale, le lesioni procurate dai radicali liberi sembrano inoltre
essere una tematica ricorrente. Se ci sentiamo annebbiati e storditi,
33
gli integratori possono senz’altro venirci in aiuto. Per operare al
meglio delle sue possibilità, il cervello possiede dei requisiti di
base ben definiti – un po’ come succede per tutti gli altri organi
del corpo. I neuroni presenti nella materia grigia sono simili a tutte
le altre cellule del nostro organismo: ciascuno di loro abbisogna
sia dell’approvvigionamento di nutrienti sia dello smaltimento
delle sostanze di scarto. Ovviamente, un flusso sanguigno efficace
rappresenta un parametro di vitale importanza per salvaguardare
la nostra salute mentale.
Andando avanti con l’età, la circolazione sanguigna può arrivare a
compromettersi a svariati livelli. Alcuni integratori riescono ad
accelerare il ritmo circolatorio per garantire al cervello un regolare
apporto di ossigeno e sostanze nutritive, ma purtroppo questo non
sembra essere sufficiente. In effetti, la senescenza, comporta
anche un altro tipo di problema: una sana attività psichica è
collegata anche alla flessibilità delle membrane cellulari, che
consentono il rapido scambio di informazioni e un flusso
sanguigno più che armonioso. Quando il cervello invecchia, i
rivestimenti cellulari si irrigidiscono e vanno, di fatto, ad
ostacolare l’arrivo delle correnti di dati. Dal punto di vista delle
lesioni procurate dai radicali liberi, i fattori ambientali e il rigore
della vita di tutti i giorni rappresentano di per sé un inconveniente
non da poco.
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Dal momento che queste entità molecolari sembrano essere
particolarmente attratte dalle cellule lipidiche e che il cervello
ne contiene una percentuale piuttosto alta, quest’organo non potrà
che rivelarsi estremamente vulnerabile ai loro danni. Gli
antiossidanti aiutano a bloccare l’azione dei radicali ancor prima
che queste molecole dannose arrivino ad attaccare le cellule sane –
scenario che, in ultima analisi, sfocerà in un calo delle
funzionalità psichiche. In teoria, un’alimentazione equilibrata
dovrebbe poter garantire un’adeguata assimilazione di queste
sostanze.
Nella pratica, però, i fattori ambientali e l’eccessivo affaticamento
psico-fisico fanno sì che molte persone non riescano ad assumerne
mai abbastanza. Per garantire al nostro cervello il massimo
grado di protezione, è consigliabile assorbire gli
antiossidanti sotto forma di integratori alimentari. Ai fini di
una corretta funzionalità cerebrale, una congrua nutrizione
rappresenta senz’altro un elemento di primaria importanza.
Pur avendo delle dimensioni piuttosto ridotte, il cervello è
un organo particolarmente famelico e di solito arriva a
consumare fino a un quarto delle energie prodotte dal
nostro corpo. Stando così le cose, esso non può che essere
squisitamente sensibile alla carenza di sostanze nutritive.
Da questo punto di vista, è opportuno che la nostra mente riceva
almeno i nutrimenti necessari al rilascio e alla sintesi dei
35
neurotrasmettitori. Le storielle narrateci dalle nostre mamme
riguardo al cosiddetto cibo per il pensiero possiedono senz’altro
un fondamento di verità: il pesce, ad esempio, è pieno zeppo di
composti chimici che aiutano a promuovere un’eccellente attività
cerebrale. Il vero problema è che le fonti con maggior contrazione
di sostanze nutritive si trovano in alimenti che la maggior parte
delle persone ha provveduto a ridurre o a eliminare dalla propria
dieta quotidiana (uova, carni rosse, carni organiche ecc.). Man
mano che aumenta la consapevolezza riguardo al fabbisogno
nutritivo del cervello, però, aumenta anche la quantità degli
integratori presenti sul mercato.
Oggigiorno abbiamo a disposizione una valanga di prodotti che
promettono una lucidità e un’efficienza mentale molto più elevate.
La maggior parte di essi opera o tramite l’incremento del flusso
sanguigno al cervello (assicurandogli il giusto apporto di nutrienti
da cui ricavare energia) o proteggendo quest’ultimo dalle
devastazioni provocate dalla senescenza. Altri tipi di integratori,
invece, ci procurano una spinta immediata ricorrendo a degli
stimolanti a breve termine.
Vitamine B
Come abbiamo detto, esistono svariate sostanze erbacee e naturali
capaci di aiutarci a nutrire la mente e a ottimizzarne le funzioni.
Le vitamine B, ad esempio, risultano estremamente importanti per
restituire vigore al cervello. Per il metabolismo del glucosio e la
36
sua traduzione in energia, queste sostanze rappresentano degli
enzimi assolutamente cruciali.
Uno dei segnali più comuni del deterioramento delle
funzionalità psichiche coincide proprio con la perdita di
memoria. Quando le persone anziane cominciano a rendersi
conto di avere dei vuoti, giungono immediatamente alla
conclusione di stare sperimentando i primi sintomi del morbo di
Alzheimer. In realtà, il loro calo mnesico potrebbe trarre
fondamentalmente origine da una carenza nutrizionale.
A metà degli anni 40 e 50, alcuni studi scientifici hanno
chiaramente dimostrato che l’attività cerebrale dipende dal
contributo più o meno sufficiente che riceviamo di vitamina B.
Ancora oggi, gli esperti in materia non fanno che sottolineare
l’importanza di questo gruppo vitaminico e, in particolar modo,
dei cinque elementi che adesso andremo a spiegare (non
scordiamoci che tutte queste sostanze sono idrosolubili e per
ottenere beneficio massimo dovrebbero essere assunte tutte
quante in contemporanea):
La vitamina B1 (o tiamina) favorisce la conversione del glucosio
in energia e pare che le integrazioni di quest’ultima aiutino persino
a sollevare l’umore.
Nel corso di un esperimento bimestrale, è stato chiesto a
centoventi donne di assumere giornalmente delle pasticche di
placebo oppure 50 mg di tiamina. In quella situazione, furono
37
condotti dei test pre e post trattamento per valutare gli stati
d’animo, la memoria e le reazioni di tutti i pazienti: rispetto a
quelle curatesi con il placebo, le donne che avevano assunto
integratori tiaminici hanno dichiarato di sentirsi decisamente più
composte, lucide ed energiche.
La vitamina B3 (o niacina) incrementa la capacità dei globuli
rossi di trasportare l’ossigeno. Questa sostanza risulta anche
essenziale per il mantenimento e la formazione di svariati tessuti –
incluso ovviamente quello nervoso. La carenza aggravata di acido
nicotinico può addirittura causare la pellagra - ovvero, la malattia
caratterizzata dall’insorgere delle famose “tre D” (demenza,
dermatite, diarrea).
La vitamina B6 (o piridossidina) è necessaria per la produzione di
neurotrasmettitori di origine aminoacidica quali la serotonina, la
dopamina e la norepifrenina. La mancanza di piriossidina può dar
luogo a diversi tipi di malanni - quali, ad esempio i disturbi ottici e
il rallentamento apprenditivo. A coloro che vi sono
particolarmente soggetti, la carenza di questa vitamina può
generare addirittura delle crisi epilettiche.
La vitamina B12 (o cobalamina) gioca un ruolo assolutamente di
primo piano nella creazione di guaina mielinica intorno alle
cellule nervose. Questa sostanza coadiuva inoltre
l’immagazzinamento e il trasporto corporeo dell’acido folico.
L’insufficienza cobalaminica può comportare l’anemia perniciosa,
38
l’attività cerebrale ridotta e disfunzioni neurologiche come la
debolezza, la scarsità di riflessi e strane sensazioni di
intorpidimento agli arti. Come se non bastasse, la mancanza
di vitamina B12 è stata anche ricollegata alla depressione – in
particolar modo nei soggetti più anziani.
L’acido folico è un elemento imprescindibile della sintesi del
DNA ed esercita una funzione assolutamente decisiva nella
divisione delle cellule e nello sviluppo del sistema nervoso fetale.
Non a caso, il 31-35% dei pazienti malati di depressione soffre
proprio della carenza di acido folico.
Le vitamine B sono molto importanti anche per le reazioni che
stimolano la sintesi dei neurotrasmettitori cerebrali (ovvero, dei
segnali adoperati dall’encefalo per portare a compimento le varie
funzioni fisiologiche). Queste sostanze risultano particolarmente
utili alla sintesi di neuromediatori quali la norepinefrina, la
dopamina e la serotonina. Tali elementi sembrano essere
direttamente ricollegabili alle sensazioni di benessere, sazietà e
contentezza. Lo scarso livello di serotonina viene solitamente
associato agli stati di depressione, ansia e libidine.
È proprio vero che il pesce rappresenta un
buon alimento mentale?
A dire la verità, il valore di questa pietanza è stato riconosciuto già
molto tempo prima che gli studi medici ne accertassero l’efficacia.
39
Il pesce viene visto da secoli come l’alimento cerebrale per
eccellenza: fin dalla seconda metà del Seicento, il genere umano
ha consumato olio di fegato di merluzzo per combattere dolori,
acciacchi, e malattie ossee. Le ricerche scientifiche stanno
finalmente iniziando a confermare l’attendibilità delle vecchie
leggende e delle pratiche esercitate dai dottori di una volta. Studi
più recenti hanno lasciato intendere che l’olio di pesce riduce
drasticamente la probabilità di complicazioni cardiache - oltre,
ovviamente, a precorrere l’iperattività infantile, ridimensionare il
livello di aggressività sotto stress e attenuare i dolori provocati
dall’artrite. Come se non bastasse, è ancora in corso di
investigazione il ruolo che questa sostanza potrebbe giocare nella
lotta contro i tumori.
Pesci oleosi come il tonno e il salmone rientrano nelle categorie
ittiche considerate maggiormente salutari. L’importanza dei loro
olii non risiede soltanto nelle proteine, nelle vitamine A e D - le
quali giovano a unghie, occhi, vista e cuoio capelluto da un lato e
ossa e denti dall’altro - e nelle sostanze chimiche presenti in tracce
(come fosforo e iodio), ma anche e nell’elevata concentrazione di
acidi grassi polinsaturi conosciuti col nome di omega 3.
Abbassando il livello dei trigliceridi plasmatici associati al
colesterolo alto, pare che questi ultimi ci aiutino a difenderci dalle
patologie cardiache.
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Che tipo di effetti ha sul cervello?
Mangiare pesce non servirà affatto a renderci più intelligenti, ma
quando le nostre capacità intellettive si trovano in fase di stallo
può senz’altro aiutarci a raggiungere il nostro pieno potenziale
psichico.
La dottoressa Judith Wurtman, eminente studiosa di scienze
alimentari presso il Massachussets Institute of Technology, ha
scoperto che l’elevato contenuto proteico del pesce (ovvero,
l’amminoacido della tirosina) è in grado di dare una bella spinta ai
neurotrasmettitori cerebrali della dopamina e della norepinefrina,
rinvigorendo la nostra mente e riuscendo a farci sentire molto più
vigili. Il pesce mette a disposizione la propria tirosina alla nostra
materia grigia e a sua volta questa provvede a riutilizzarla per
creare sostanze chimiche neurostimolanti. Questo avviene soltanto
quando norepinefrina e dopamina vengono consumate
rapidamente e la nostra mente è nelle condizioni di potersi
concedersi una “scossa” extra.
Se il nostro cervello riceve già un adeguato apporto di
sostanze chimiche “allertizzanti”, il pesce non avrà certamente
l’effetto di elevare ancora di più le nostre capacità cerebrali.
Tuttavia, se dobbiamo portare a termine un determinato incarico e
desideriamo assicurare all’ingegno il pieno delle energie, è
senz’altro suggeribile consumare questo alimento almeno per
41
pranzo o per cena. La dottoressa Wurtman inserisce questa
pietanza nella top ten dei cibi stimolatori di energia nervosa.
Quale tipo di pesce occorre mangiare?
Per quanto l’incremento della presenza ittica all’interno della
nostra alimentazione possa sembrarci salutare sempre e
comunque, è bene notare che non tutti i pesci si assomigliano. In
una porzione di circa un etto, i pesci a carne bianca come la
platessa e il merlango possiedono soltanto mezzo grammo di
omega 3. Al contrario, i pesci a carne rossa come sardine,
maccarelli, salmone e pesce azzurro ne contengono circa 1,5 g –
ovviamente, sempre considerando la medesima porzione.
Se intendi consumare un solo pasto ittico a settimana, il consiglio
spassionato degli esperti sarà quello di scegliere degli esemplari a
carne rossa.
In che misura è bene mangiarlo?
Per quanto il consumo di pesce fosse ritenuto un potente alleato
per scongiurare il pericolo di morte improvvisa, l’incremento delle
dosi non sembrava certo cambiare drasticamente la situazione: se
nutrirsi di pesce una volta alla settimana aveva l’aria di funzionare
a meraviglia, il mangiarlo più spesso non ha certamente condotto
a risultati migliori. Per non sprecarne gli effetti, è senz’altro
42
raccomandabile che il pesce venga arrostito o grigliato. Evitiamo
di friggerlo nell’olio o di inzupparlo nel grasso!
L’importanza di frutta e verdura come
nutrimenti neurologici supplementari
Che frutta e verdura facciano bene alla salute è fatto oramai assai
noto e risaputo. In effetti, questa verità è sempre stata data un po’
per scontata da tutti – ciò, a causa del fatto che queste categorie di
alimenti rappresentano delle fonti davvero ottimali di una vasta
gamma di vitamine (A nelle carote, C negli agrumi, folacina nelle
insalate ecc.) Quando uscì fuori la mania delle fibre, divenne
estremamente importante consumare alimenti che ne costituissero
una buona sorgente: tanto per fare un esempio, 100 g di mela
contengono circa 2,7 grammi di fibra, mentre la medesima
quantità di cime di rapa ne possiede soltanto 2. La frutta e la
verdura racchiudono anche degli elementi antiossidanti: è da qui
che deriva l’effetto anti-age di queste importanti risorse
alimentari!
A ben pensarci, il nostro cervello costituisce un organo assai
strano. Innanzitutto, non sin può certo dire che sia dinamico come
gli altri organi del corpo: al contrario di quanto avviene all’interno
di fegato e polmoni, il ricambio delle cellule nervose è
praticamente pari a zero. Ciò sta a significare che l’encefalo è
anche particolarmente sensibile al deterioramento: se i neuroni
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vengono danneggiati o feriti a morte, non esiste alcuna possibilità
concreta di sostituirli. In secondo luogo, il cervello contiene una
scarsissima concentrazione di antiossidanti, i quali, come
sappiamo, sono universalmente noti per proteggere le cellule dai
disordini ambientali e metabolici più svariati. Senza la protezione
di questi agenti, il tessuto cerebrale rimane estremamente
vulnerabile ai danni.
Le sostanze fitochimiche contenute negli estratti di fragole e
spinaci (in particolar modo, quelle dotate di proprietà
antiossidanti) possono offrire qualche forma di sostegno contro gli
attacchi di queste malattie degenerative. Nonostante ciò, gli
esperimenti per provare la loro efficacia rimangono assai difficili
da condurre. Alimenti come questi possono dimostrarsi persino
più efficaci di una purissima vitamina E: in effetti, cibi ed estratti
vari non si limitano a racchiudere soltanto un ingrediente attivo,
ma contengono un vero e proprio cocktail di polifenoli, sulfidi e
carotenoidi. Un’alimentazione assortita e ricca di frutta e verdura
rimane probabilmente il consiglio dietetico migliore da seguire.
Cibo e memoria
Per aiutarti a mantenere a lungo il tuo potere psichico, esiste
soltanto una cosa da fare: imparare a mangiar sano.
Sebbene il cibo possa rivelarsi un prezioso alleato cognitivo,
questo non significa affatto che vadano bene tutti i generi. Un
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particolare gruppo edule su cui faremmo bene a focalizzare
l’attenzione per mantenerci in buona salute mentale è senz’altro
quello di frutta, verdura e compagnia. Nel corso di un esperimento
condotto su soggetti piuttosto anziani, i partecipanti che avevano
mandato giù maggiori quantità di frutta e verdura (a scapito di
colesterolo e grassi) furono anche quelli che conseguirono risultati
migliori nei vari test sulle capacità cognitive. Una simile
performance si deve probabilmente al fatto che frutta e verdura
rappresentano eccezionali matrici di sostanze che aiutano a
proteggere svariate cellule del nostro corpo (incluse, ovviamente,
quelle cerebrali).
Questi “radicalcombattenti” si trovano praticamente in ogni frutto
e ortaggio, ma le bacche come le more e i mirtilli ne sono
veramente piene fino all’orlo. Altre ricchissime fonti di queste
sostanze comprendono uva, prugne, cavoli, spinaci, albicocche,
pomodori, ricci e albicocche essiccate.
Se stiamo cercando di eludere il declino mentale, potrebbe
tornarci utile anche un leggero consumo di alcol - ovviamente,
purché non si sia già predisposti alla dipendenza! Uno studio
condotto sui soggetti più anziani ha rivelato che la consumazione
ristretta e moderata di bevande alcoliche (nella fattispecie, un
bicchiere circa al giorno) sembra fornire una sorta di protezione
contro le carenze mnesiche. Il 30% delle calorie che assumiamo
quotidianamente in verità se ne va per nutrire il nostro cervello:
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non deve dunque sorprendere che il cibo abbia un impatto così
potente sulla nostra forza mentale. Se impariamo ad alimentare
correttamente la materia grigia, nel giro di breve tempo potremo
sentirci non soltanto molto più svegli, ma anche di gran lunga più
giovani – a prescindere dal numero di candeline che abbiamo
appena spento.
L’ultima parola
Quello che tutti noi dobbiamo tenere a mente è che la memoria
non è fatta soltanto di metodi e tecniche, ma ha anche parecchio a
che fare con la fiducia in se stessi. Se sentiamo di poter avere
successo in qualcosa, allora è praticamente certo che ci
riusciremo. Migliorare le proprie capacità mnesiche in fondo non
è niente di così eccezionale: con un po’ di buona volontà, può
riuscirci praticamente chiunque. Ciò che è importante rammentare
è che ogni sforzo costante e sincero verso una qualunque forma di
auto-miglioramento è comunque destinato a dare i suoi frutti. Dal
canto loro, i tentativi apatici e fasulli che si concludono nell’arco
di qualche settimana faranno invece ben poca differenza.
A questo mondo non esistono scorciatoie né rimedi immediati per
niente. Di fatto, l’unica arma che funziona davvero è la
perseveranza: se lo vogliamo, possiamo veramente rendere
possibile ogni cosa. Il perfezionamento mnemonico è soltanto una
minuscola goccia nel vasto oceano dell’autocorrezione. In realtà,
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però, questa stilla impercettibile conta davvero tantissimo, poiché
potrà cambiare il corso della nostra esistenza in termini di denaro,
conoscenze, posizione sociale, miglioramenti relazionali e
un’infinità di altre cose. Coraggio, allacciati le cinture e mettiti al
lavoro. Se nell’arco di qualche settimana non dovessi riscontrare
risultati significativi, non farti prendere dalla tentazione di gettare
subito la spugna: gli effetti di un allenamento sono sempre visibili
nel corso del tempo. Basta solo continuare a insistere!