A cura di: Lorenzo Palvarini
‐ Formatore CRI in materia di salute e sicurezza sul lavoro
‐ Referente Regionale Vicario alla Formazione per la salute e sicurezza sul lavoro
‐ Coordinatore/Responsabile Tecnico dei Formatori/Istruttori Regione Lombardia
Corso SICUREZZA E SALUTE per VOLONTARI CRI
1° LIVELLO
CROCE ROSSA ITALIANACOMITATO REGIONALE LOMBARDIA
Obiettivi
Acquisire il concetto di Sicurezza
Comprendere cos’è il rischio
Acquisire i concetti di prevenzione e protezione
Organizzazione della sicurezza nel Comitato
Diritti e doveri
La sicurezza
Di cosa stiamo parlando?
Cos’è la sicurezza secondo voi?
La sicurezza
Condizione che rende e fa sentire di essere esente da pericoli,
o che dà la possibilità di prevenire,
eliminare o rendere meno gravi
danni, rischi, difficoltà, evenienze spiacevoli, e simili.
La sicurezza
NORME
INFORMAZIONE
FORMAZIONE
MISURE
PROBABILITA’
GRAVITA’
PERICOLO
PROTEZIONE
PREVENZIONE
DANNO
RISCHIO
LIMITI
ADDESTRAMENTO
IL PERICOLO
Come possiamo definirlo?
«proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore
avente il potenziale di causare danni»
Esempi?
• Coltello
• Acido solforico
• Fuoco
• Struttura pericolante
• ??
IL DANNO (M)*
«Qualunque conseguenza negativa derivante dal verificarsi dell’evento»
Cosa può succedere di fronte ad un pericolo?
• Mi taglio
• Cado
• Vengo travolto
• Mi scotto
• Mi intossico
• Provoco un incidente con danni agli altri
• …………..
• Muoio *Magnitudo
LA PROBABILITA’ (P)
Abbiamo……Fattore pericoloso
Danno possibile
Che probabilità ho di farmi del male?
Dipende…….
• Azione che svolgo
• So che quel fattore è pericoloso? (informazione)
• So cosa fare? (formazione)
• Bassa, media, alta, altissima probabilità (in genere definita come accadimento nell’unità di tempo)
IL RISCHIO (R)
Come possiamo definirlo?
probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un
determinato fattore (o agente) oppure alla loro combinazione
ovvero…
R = P x M (D)
P: probabilità ‐ M: magnitudo o D: danno
LA MATRICE DEL RISCHIO
LA MATRICE DEL RISCHIO - PEsempi:
Improbabile/raro:
‐ La mancanza rilevata può provocare un danno per la concomitanza di più eventi poco probabili indipendenti.
‐ Non sono noti episodi già verificatisi.
‐ Il verificarsi del danno susciterebbe incredulità
P = 1Molto probabile:
‐ Esiste una correlazione diretta tra la mancanza rilevata ed il verificarsi del danno ipotizzato per gli operatori
‐ Si sono già verificati danni per la stessa situazione o in situazioni operative simili
‐ Il verificarsi del danno conseguente la mancanza rilevata non susciterebbe alcuno stupore
P = 5
LA MATRICE DEL RISCHIO - M
Esempi:
Trascurabile:
‐ Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità rapidamente reversibile.
‐ Esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili
M = 1Catastrofico:
‐ Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti letali o di invalidità totale.
‐ Esposizione cronica con effetti letali e/o totalmente invalidanti.
M = 5
LA RIDUZIONE DEL RISCHIO
Più il rischio è elevato
più dovrò evitarlo o ridurlo
al minimo possibile
Come?????
LA RIDUZIONE DEL RISCHIO
• Elimino il pericolo alla fonte (R=0)
• Misure di prevenzione
• Misure di protezione
• Informazione
• Formazione
• Addestramento
• Interventi tecnici
• Interventi organizzativi
• Interventi procedurali
• Utilizzo Dispositivi di Protezione Individuali (DPI)
QUANTO RIDUCO? QUALE LIMITE?
• Rischio residuo: Rischio rimanente a seguito del trattamento delrischio. Il rischio residuo comprende anche i rischi nonidentificabili.
• Rischio tollerabile: rischio accettato in seguito alla ponderazionedel rischio. Il rischio tollerabile è anche detto “rischio nonsignificativo” o “rischio accettabile”. Il rischio tollerabile nondovrebbe richiedere ulteriore trattamento.
IL RISCHIO = 0 NON ESISTE !!!!!
….LA PREVENZIONE….
«prevenzione»: il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno
Le misure di prevenzione sono strutturali od organizzative:
• l'informazione, la formazione e l'addestramento;
• la progettazione, costruzione e corretto utilizzo di ambienti, strutture, macchine, attrezzature e impianti;
• l'evitare situazioni di pericolo che possano determinare un danno probabile (rischio);
• l'adozione di comportamenti e procedure operative adeguate.
….LA PROTEZIONE….
«protezione»: difesa contro ciò che potrebbe recare danno. Elemento che si interpone tra qualcuno che può subire un danno e ciò che lo può causare.
• La protezione attiva è quella che gli stessi operatori devono attivare
(es: utilizzo di un estintore, utilizzo di un DPI)
• La protezione passiva interviene anche senza il comando umano
(es: impianto rilevazione incendio, airbag).
….LA «CULTURA»….
«informazione»: complesso delle attività dirette a fornireconoscenze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi
«formazione»: processo educativo attraverso il quale trasferire agli operatori conoscenze e procedure utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi
«addestramento»: complesso delle attività dirette a fare apprendere agli operatori l’uso corretto di attrezzature,
macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale, e le procedure di lavoro
LE REGOLE
Le regole vengono dettate dalla «normativa»
Atti legislativi nazionali: Leggi, decreti ministeriali, DPR, DPCM, D.Lgs., ecc… la cui applicazione è obbligatoria. Possono essere previste delle sanzioni anche gravi (arresto)
Norme Comunitarie: Direttive o Regolamenti della Commissione Europea (le Direttive devono essere recepite nel Paese membro)
Norme tecniche: un documento che dice «come fare bene le cose» redatto o adottato da un Organismo di Normazione Riconosciuto.
Non è obbligatorio conformarsi a meno che sia scritto in atti legislativi
LE REGOLE
Le norme, quindi, sono documenti che definiscono le caratteristiche (dimensionali, prestazionali, ambientali, di
qualità, di sicurezza, di organizzazione ecc.) di un prodotto, processo o servizio, secondo lo stato dell'arte e sono il
risultato del lavoro di decine di migliaia di esperti in Italia e nel mondo
ORGANISMI DI NORMAZIONEINTERNAZIONALI
• ISO – International Organization for Standardization, ha sede aGinevra e svolge la propria attività in diversi campi (soprattutto inambito meccanico e di qualità) attraverso vari Comitati tecnici.
• IEC ‐ International Electric Commission, definisce la normativainternazionale nel settore elettrotecnico ed elettronico.
EUROPEI
• CEN – Commissione Europea di Normalizzazione, è ilcorrispondente europeo dell’ISO; svolge la propria attività nelcampo meccanico e della qualità attraverso vari Comitati tecnici.
• CENELEC – Commissione Europea di Normalizzazione perl’elettronica, è il corrispondente europeo dell’IEC e si occupadelle normative relative al campo elettrotecnico ed elettronico.
ORGANISMI DI NORMAZIONE
ITALIANI
• UNI ‐ Ente Nazionale Italiano di Unificazione, è organizzato in 39Comitati tecnici che lavorano in accordo con l’ente Europeo (CEN)e Internazionale (ISO). Esso elabora e pubblica norme diunificazione per tutti i settori delle attività professionali edindustriali in ambito meccanico e della qualità.
• CEI ‐ Comitato Elettrotecnico Italiano ha il compito di stabilire irequisiti che i materiali, le apparecchiature, le macchine e gliimpianti devono possedere per essere considerati a regola d’artenonché i criteri con i quali si devono controllare tali requisiti
LA NORMATIVA APPLICABILE
D.Lgs n. 81 del 9 aprile 2008, art.3 c.3bis ‐ integrato dal decretolegislativo 3 agosto 2009, n. 106(testo unico in materia di sicurezza e salute sui posti di lavoro)
Decreto 13 aprile 2011(Attuazione dell'articolo n.3, comma 3‐bis, del D.Lgs. n. 81/08)
Decreto del Capo Dipartimento del 12 gennaio 2012(Modalità dello svolgimento delle attività di sorveglianza sanitaria)
Decreto del Capo Dipartimento del 25 novembre 2013
(Aggiornamento degli indirizzi comuni per l'applicazione delcontrollo sanitario ai volontari di protezione civile)
LA NORMATIVA APPLICABILE
D. Lgs n. 81 del 9 Aprile 2008
Art. 2 DEFINIZIONI
LAVORATORE:
persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale,svolge una avità lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di undatore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, ancheal solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione,esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari.
Equiparati: I volontari del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco edella Protezione Civile
LA NORMATIVA APPLICABILE
Art. 3, c. 3bis - CAMPO DI APPLICAZIONE
Il presente decreto legislativo si applica a tutti i settori di attività,privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio…
…Nei riguardi delle cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre1991, n. 381, e delle organizzazioni di volontariato della protezionecivile, ivi compresi i volontari della Croce Rossa Italiana e del CorpoNazionale Soccorso Alpino e Speleologico, e i volontari dei vigili delfuoco, le disposizioni del presente decreto legislativo sono applicatetenendo conto delle particolari modalità di svolgimento dellerispettive attività, …
LA NORMATIVA APPLICABILE
DECRETO 13 Aprile 2011campo di applicazione
Le norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro di cui al decretolegislativo n. 81/2008 sono applicate tenendo conto delleparticolari esigenze che caratterizzano le attività e gli interventisvolti dai volontari della protezione civile, dai volontari della CroceRossa Italiana e del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologicoe dai volontari dei vigili del fuoco quali:
LA NORMATIVA APPLICABILE
DECRETO 13 Aprile 2011
a) necessità di intervento immediato anche se non pianificato;
b) organizzazione di uomini, mezzi e logistica improntata a caratteredi immediatezza operativa;
c) imprevedibilità e indeterminatezza del contesto degli scenariemergenziali nei quali il volontario opera tempestivamente econseguente impossibilità di valutare tutti i rischi connessi comedisposto dagli articoli 18 e 29 del decreto legislativo 81;
d) necessità di derogare alle procedure e agli adempimenti sullescelte in materia di prevenzione e protezione, prevalentemente pergli aspetti formali, osservando ed adottando comunque criterioperativi in grado di garantire la tutela dei volontari e delle personecoinvolte
I FATTORI DI RISCHIO
FISICI: rumore, vibrazioni, microclima, illuminazione ecc...
CHIMICI E BIOLOGICI: polveri, fumi, nebbie, gas,vapori, virus, batteri.
MECCANICI: Urti, impatti, contusioni, tagli, punture, traumi, elettrocuzione, movimentazione manuale dei carichi, cadute dall’alto
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO: fatica fisica, stress, ritmi di lavoro
INCENDIO/ESPLOSIONE: incendio, esplosione, fumi di combusione…
ESEMPIO DI SCENARIO ESPOSITIVO
INTERVENTO IN ZONA TERREMOTATA
FATTORI DI RISCHIO
RISCHI MECCANICI
CAMMINAMENTI O INTERVENTI FRA LE MACERIE
‐ Urti, impatti, contusioni, tagli, punture, schiacciamenti‐ Caduta materiali dall’alto‐ Ustioni (superfici calde da taglio, cucine)‐ Danni al rachide per spostamento/sollevamento
materiali/persone
FATTORI DI RISCHIO
RISCHI FISICI
INTERVENTI NELLE ZONE A RISCHIO
‐ Rumore dei mezzi di soccorso:‐ Sirene‐ Ruspe‐ Mole‐ Martelli pneumatici
‐ Microclimatici Illuminazione carente‐ Caldo‐ Freddo‐ Umido/bagnato
FATTORI DI RISCHIO
RISCHI CHIMICI
INTERVENTI NELLE ZONE A RISCHIO
‐ Inalazione o contatto con sostanze pericolose‐ tossiche‐ irritanti‐ corrosive‐ ……
Sversamenti da depositi, serbatoi, cisterne, autobotti, Materiali e Sostanze solide/liquide/gas durante gli scavi
FATTORI DI RISCHIO
RISCHI BIOLOGICI
INTERVENTI NELLE ZONE A RISCHIO
‐ Virus‐ Batteri‐ Funghi‐ …..
Epidemie Odori molestiMalattieDecessi
FATTORI DI RISCHIO
RISCHI LEGATI ALL’ORGANIZZAZIONE
INTERVENTI NELLE ZONE A RISCHIO
‐ Fatica (turni massacranti)‐ Poco ricambio di uomini/donne‐ Tempi di riposo ridotti
FATTORI DI RISCHIO
RISCHI INCENDIO/ESPLOSIONE
INTERVENTI NELLE ZONE A RISCHIO
‐ Materiali infiammabili‐ Fughe di gas (dalle abitazioni, dalla rete pubblica)
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
Corso OPEM
Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dallavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischisuscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro,nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo. (art. 74D.Lgs. 81/08)
I DPI “devono essere impiegati quando i rischi non possono essereevitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche diprevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi oprocedimenti di riorganizzazione del lavoro” (art.75 D.lgs.81/2008).
DPI devono essere (art.76 D.lgs.81/2008).:· adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé unrischio maggiore;· adeguati alle condizioni esistenti sul luogo;· tenere conto delle esigenze ergonomiche dell’utilizzatore;· poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
Corso OPEM
1a CATEGORIAD.P.I. di progettazione semplice destinati a salvaguardare la persona da
rischi di danni fisici di lieve entità.
2a CATEGORIAD.P.I. che non rientrano nelle altre due categorie.
3a CATEGORIA: D.P.I. di progettazione complessa destinati a salvaguardare da rischi di
morte o di lesioni gravi e di carattere permanente(L’addestramento è obbligatorio per DPI di III categoria e per gli otoprotettori)
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
Corso OPEM
MANI
OCCHI
VIE RESPIRATORIE
GAMBEPIEDI
CORPO
BRACCIA
ORECCHIE
TESTA
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
Corso OPEM
Indumenti protettivi (ignifughi, impermeabili, rifrangenti…)
Guanti (utilizzati per proteggersi da materiali pericolosi, calore, freddo, nella manipolazione di materiali taglienti o scivolosi…)
Elmetti (contro impatti, urti accidentali, caduta piccoli materiali dall’alto…)
Cuffie antirumore o inserti auricolari (attenuazione rumore)
COSA POTREMMO AVERE A DISPOSIZIONE…
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
Corso OPEM
Occhiali e schermi protettivi (protezione calore, urti, schegge)
Maschere e autorespiratori (protezione polveri, odori, gas o fumi nocivi…) – tipo diverso a dipendere
dal tipo di sostanze pericolose
Scarpe e stivali (protezione da calore,acidi, cadute accidentali…)
Cinture di sicurezza/imbracature (operazioni in equilibrio precario, lavori in quota, in ambienti confinati..)
Articoli dielettrici (protezione dalle folgorazioni: calzature, guanti…)
Corso OPEM
ADDETTI ALLE ATTIVITÀ DI PROTEZIONE CIVILE
Fase specifica Rischi DPI Norma Distr.
Interventi di protezione
civile
Tagli/schiacciamenti/
abrasioni/scivolamenti
Calzature di sicurezza alte
con suola antiperforante e
puntale rinforzato,
antistatica e antiscivolo,
resistenti all`attacco
chimico
UNI EN ISO
20345:2008
Pers.
Esposizione a traffico
veicolareIndumenti ad alta visibilità UNI EN 340:2004,
UNI EN 343:2008,
UNI EN 471:2008
Pers.
Tagli/urti/caduta di oggetti
dall’alto
Elmetto di protezione UNI EN 397:2001 o
UNI EN
14052:2006
Pers.
Tagli/abrasioni agli arti
superiori
Guanti di protezione da
rischi meccanici con
protezione degli
avambracci
UNI EN 420:2004.
UNI EN 388:2004
Pers..
Interventi di primo
soccorso per infortunati
Agenti biologici trasmessi
per contatto con liquidi
biologici potenzialmente
infetti
Guanti monouso in
nitrile/lattice
UNI EN 420, UNI
EN 374‐1/2/3 :
2004
Disp.
Agenti biologici trasmessi
per via inalatoria tramite
aerosol
Facciale filtrante
(mascherina) per
particolato e aerosol FFP2
UNI EN 149:2009
FFP2
Disp.
DIRITTI DOVERI E RESPONSABILITA’
Con l’introduzione del Nuovo Regolamento sulla Sicurezzaadottato dalla Croce Rossa Italiana, tutti i Soggettiappartenenti all’Associazione (Volontari) assumono un ruolo,
da questo ruolo scaturiscono sempre
Diritti e Doveri in tema di Sicurezza.
I SOGGETTI
Il Presidente del ComitatoEquiparato, per le normative vigenti,
al Datore di Lavoro, rappresenta il
Soggetto in capo al quale ricadono le maggiori responsabilità civili e penali che non sono
delegabili. RESPONSABILITA’ DELL’ORGANIZZAZIONE
CON POTERI DECISIONALI E DI SPESA
I SOGGETTI
Il Presidente ha il dovere di:
• Valutare i rischi a cui potrebbero essere sottoposti i Volontari.
• Fornire i D.P.I. a dipendere dagli scenari espositivi
• Vigilare sulla salute dei Volontari in collaborazione con lestrutture sanitarie preposte (controllo e sorveglianza sanitaria).
• Organizzare nel proprio Comitato, con Formatori ed Istruttori,gli appositi corsi di formazione per i vari livelli di responsabilità.
I SOGGETTI
Insieme al Presidente, tutto il Consiglio Direttivo è chiamato in causa per collaborare all’organizzazione della prevenzione secondo il principio di effettività
I CONSIGLIERI sono equiparati ai DIRIGENTI
(81/08)e sono responsabili dell’attuazione delle direttive del
Presidente organizzando l’attività e vigilando su di essa
I SOGGETTI
I DELEGATI*, CAPI SQUADRA, CAPI SERVIZIO, RESPONSABILI* sono equiparati ai PREPOSTI (81/08)
e sono responsabili di sovrintendere le attività dei volontari garantendo l’attuazione delle direttive ricevute, controllando la corretta esecuzione ed
esercitando un funzionale potere di iniziativa
Art.2
1. Il Datore di Lavoro …OMISSISI….ha la responsabilità dell’organizzazione stessa in quanto esercita i poteri decisionali e dispesa.*Nella Croce Rossa Italiana i compiti previsti dagli artt. 17 e 18 del D.Lgs. 81/08* e smi sono suddivisi tra tutti i soggettidell’organizzazione che ne abbiano effettivi poteri di indirizzo e di gestione nonché l’autonomia per porre in atto le azioni diprevenzione e protezione necessarie. (es: Delegati d’Area, Coordinatori, Responsabili)
* Obblighi del Datore di Lavoro
ordinanza commissariale n°0074 / 12 del 13-02-12
I SOGGETTI
I VOLONTARIsono equiparati ai LAVORATORI (81/08)
e sono responsabili di attuare le direttive ricevute nello svolgimento della loro attività, prendendosi cura della propria sicurezza e salute e di quella delle altre
persone presenti.Hanno l’obbligo di segnalare immediatamente eventuali carenze relative a mezzi, dispositivi,
attrezzature, ecc..
I SOGGETTI in CRI
PRESIDENTE
CONSIGLIO DIRETTIVO
Capi Squadra Capi Equipaggio
DELEGATI DI AREARESPONSABILI
DATORE DI LAVORO
PREPOSTI
VOLONTARI LAVORATORI
DIRIGENTI
Regole generali
Non mettiamoci nei guai
Facciamo ciò che siamo in grado di fare e che siamo preparati ed addestrati a fare
Non prendiamo iniziative che possano mettere a repentaglio la nostra ed altrui incolumità
Non strafare
Rispettiamo ruoli, regole Responsabilità e gerarchie
espletare il miglior servizio con il minor rischio
Grazie a tutti/e