POESIE PER GENNAIO
...di verso in verso…
- Introduzione alla poesia contemporanea -
1. Filastrocca di capodanno Gianni Rodari
Filastrocca di capodanno:
fammi gli auguri per tutto l'anno:
voglio un gennaio col sole d'aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.
2. Il girasole Eugenio Montale
Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
3. M’è dato un corpo Osip Mandel'štam
M'è dato un corpo – che ne farò io
di questo dono così unico e mio?
Sommessa gioia di respirare, esistere:
a chi ne debbo essere grato? Ditemi.
Io sono giardiniere, e sono fiore;
nel mondo-carcere io non languo solo.
Già sui vetri dell'eternità è posato
il mio respiro, il caldo del mio fiato.
L'impronta lasceranno di un disegno,
e più non si saprà che mi appartiene.
Scoli via la fanghiglia dell'istante:
rimarrà il caro disegno, intatto.
4. Ai vecchi giorni Majakovski
Ai vecchi giorni
il vento
riporti
solo
un garbuglio di capelli.
Per l’allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere
è di gran lunga più difficile.
5. Quant'è felice il sassolino E. Dickinson
Quant'è felice il sassolino
che vaga sulla strada solo solino
e non si preoccupa di carriere
e non ha paura di esigenze
la cui giacca di bruno elementare
un universo passeggero indossa,
e indipendente come il sole
si accompagna o brilla solo,
compiendo un'assoluta volontà
con spontanea semplicità.
6. La cipolla – Wislawa Szymborska
La cipolla è un’altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
Fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d’inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla – cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.
Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell’una ecco sta l’altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un’eco in coro composta.
La cipolla, d’accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezione.
E a noi resta negata
l’idiozia della perfezione.
7. E poi le mani Giovanna Rosadini
E poi le mani
si sono lavate
si sono sdraiate
in grembo
hanno dormito
percorse dal tempo
si sono salvate
una sull'altra
custodia di gesti.
Se non ti tengo,
avvolgi le dita di luce,
fai il pugno,
tu resta.
8. Il Gelsomino Notturno G. Pascoli
E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso a’ miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.
Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolìo di stelle.
Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento…
E` l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova.
9. Il mio secolo non mi fa paura Nazim Hikmet
Il mio secolo non mi fa paura,
il mio secolo pieno di miserie e di crudeltà
il mio secolo coraggioso e eroico.
Non dirò mai che sono vissuto troppo presto
o troppo tardi.
Sono fiero di essere qui, con voi.
Amo il mio secolo che muore e rinasce
un secolo i cui ultimi giorni saranno belli:
il mio secolo splenderà un giorno
come i tuoi occhi.
10. Per lei voglio rime chiare Giorgio Caproni
usuali: in -are.
Rime magari vietate,
ma aperte: ventilate.
Rime coi suoni fini
(di mare) dei suoi orecchini.
O che abbiano, coralline,
le tinte delle sue collanine.
Rime che a distanza
(Annina era cosí schietta)
conservino l'eleganza
povera, ma altrettanto netta.
Rime che non siano labili,
anche se orecchiabili.
Rime non crepuscolari,
ma verdi, elementari.
11. Albero secco Wang Ya- Fin
Un albero secco
fuori della mia finestra
solitaria
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni.
Il vento rabbioso la neve il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell'albero
mi dà pensieri di gioia:
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.
12. I poeti lavorano di notte Alda Merini
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
13. La danza della neve Ada Negri
Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve
cade.
Danza la falda bianca
nell’ampio ciel scherzosa,
Poi sul terren si posa
stanca.
In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini
dorme.
Tutto d’intorno è pace;
chiuso in oblio profondo,
indifferente il mondo
tace.
14. Anche quando sembra Patrizia Cavalli
Anche quando sembra che la giornata
sia passata come un'ala di rondine,
come una manciata di polvere
gettata e che non è possibile
raccogliere e la descrizione
il racconto non trovano necessità
né ascolto, c'è sempre una parola
una paroletta da dire
magari per dire
che non c'è niente da dire.
15. Dove termina l’arcobaleno Richard Rive
Dove termina l'arcobaleno
Deve esserci un luogo fratello,
Dove si potrà cantare ogni genere di canzoni,
E noi canteremo insieme, fratello,
Tu ed io, anche se tu sei bianco e io non lo sono,
Sarà una canzone triste, fratello,
Perché non sappiamo come fa,
Ed è difficile da imparare,
Ma possiamo riuscirci, fratello, tu ed io.
Non esiste una canzone nera.
Non esiste una canzone bianca.
Esiste solo musica, fratello,
Ed è musica quella che canteremo
Dove termina l'arcobaleno
1. E LASCIATEMI DIVERTIRE Aldo Palazzeschi
Tri, tri tri Fru fru fru, uhi uhi uhi, ihu ihu, ihu.
Il poeta si diverte,
pazzamente, smisuratamente.
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire poveretto,
queste piccole corbellerie sono il suo diletto.
Cucù rurù, rurù cucù,
cuccuccurucù!
Cosa sono queste indecenze? Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze, licenze poetiche,
Sono la mia passione.
Farafarafarafa, Tarataratarata,
Paraparaparapa, Laralaralarala!
Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate, non sono grullerie,
sono la... spazzatura delle altre poesie,
Bubububu, fufufufu,
Friù! Friù!
Se d’un qualunque nesso
son prive, perché le scrive
quel fesso?
Bilobilobiobilobilo blum!
Filofilofilofilofilo flum!
2. Poesia di Attilio Bertolucci Torrente
Spumeggiante, fredda fiorita acqua dei torrenti,
un incanto mi dai che piu bello non conobbi mai;
il tuo rumore mi fa sordo, nascono echi. nel mio cuore. Dove sono? Fra grandi massi
arrugginiti, alberi, selve percorse da ombrosi sentieri?
Il sole mi fa un po' sudare, mi dora. Oh, questo rumore tranquillo,
questa solitudine. E quel mulino che si vede e non si vede
fra i castagni, abbandonato. Mi sento stanco, felice
come una nuvola o un albero bagnato.
3. OSIMO E’ BELLO Don Carlo Grillantini
Osimo è bello. E’un dittato antico
che i vecchi dai più vecchi l’ha m’parato
Nemmanco chi j’è stato più nemico
‘Sto privilegio qui j’ha mai negato
I monumenti? El Domo , el Battistero,
El comune, la tore, Fonte magna
E’ robba che te fa duventà fiero
Pure se te se porta la migragna
E su pel corso, o è festa on nun è festa
A una cert’ora è tanto el muvimento
De chi spasseggia, che se ci hai la testa
Stronata te se n’trona te un momento
Ma nun c’è solo el bello. Un’aria fina
Che pare de stà ai monti e, insieme, al mare
C’è una pace de santi; e se ‘ndovina
Che el più de le faccenne, qui, va pare.
L’inverno? Nun c’è male.E po’ l’istate
La passi sempre fresca a Piazzanova:
Le persone che al mare èrene ndate
La matina, la sera qui se rtrova
A cesè qui tramonti, quei culori
Del celo, de la tera fino a Ancona
Che è un bucchè stracarico de fiori
Quant’è i paesi che je fa curona
Quessa è l’osimo nostra. E no’ sarèmo
SenzaTesta, a senti quelli de fòra?
Lasseli dì! Se qui ce rimanèmo,
E’ segno che ce l’emo più de lora!
Tratto da “Storia di Osimo” di Don Carlo Grillantini
4. GIA' LA PIOGGIA E' CON NOI SALVATORE QUASIMODO
Già la pioggia è con noi,
scuote l’aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.
Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d’improvviso un giorno.
5. Nella moltitudine Wislawa Szymborska
Sono quella che sono. Un caso inconcepibile
come ogni caso. In fondo avrei potuto avere
altri antenati, e così avrei preso il volo
da un altro nido, così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame. Nel guardaroba della natura c’è un mucchio di costumi:
di ragno, gabbiano, topo campagnolo. Ognuno calza subito a pennello
e docilmente è indossato finché non si consuma. Anch’io non ho scelto,
ma non mi lamento. Potevo essere qualcuno
molto meno a parte. Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento. Qualcuno molto meno fortunato, allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa, qualcosa che nuota sotto un vetrino.
Un albero conficcato nella terra, a cui si avvicina un incendio.
Un filo d’erba calpestato dal corso di incomprensibili eventi.
Uno nato sotto una cattiva stella, buona per altri.
E se nella gente destassi spavento, o solo avversione,
o solo pietà? Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata e avessi tutte le strade precluse?
La sorte, finora, mi è stata benigna.
Poteva non essermi dato
Il ricordo dei momenti lieti. Poteva essermi tolta
L’inclinazione a confrontare. Potevo essere me stessa – ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire qualcuno di totalmente diverso.
6. Io sono verticale Silvia Plath
Ma preferirei essere orizzontale. Non sono un albero con radici nel suolo succhiante minerali e amore materno così da poter brillare di foglie a ogni marzo, né sono la beltà di un'aiuola ultradipinta che susciti grida di meraviglia, senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali. Confronto a me, un albero è immortale e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa: dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia. Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle, alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi. Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso. A volte io penso che mentre dormo forse assomiglio a loro nel modo piu' perfetto - con i miei pensieri andati in nebbia. Stare sdraiata è per me piu' naturale. Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio, e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre: finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.
7. NATALE Giuseppe UNGARETTI
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi cosí
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
8. GIROTONDO Alfonso Gatto
Ho preso tutti i bambini per mano, andiamo in corsa per la città. Alto più alto, nano più nano, evviva evviva la libertà! Il cielo è netto col mare d’intorno, il sole odora di pane croccante e l’acqua è fresca, fragrante, ride alla bocca del giorno. Io sono pazzo di tutti i colori, il rosso è forte come un cazzotto, il verde spilla bibite e fiori, il bianco a sacchi di neve e brina ride al pagliaccio che s’infarina. Ho preso tutti i bambini per mano, ho preso tutti i colori e i pennelli. Tingiamo a nuovo case e ruscelli, le porte i chioschi, la barba al sultano. Ho preso tutte le nuvole a mano tutti i rumori, gli strilli, il baccano.
Alto più alto, nano più nano, evviva evviva la libertà!
9. Il sabato del villaggio Giacomo Leopardi
La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni nell'età piú bella.
Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giú da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dí del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l'altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
LA SCUOLA DEI GRANDI
GIANNI RODARI
Anche i grandi a scuola vanno tutti i giorni di tutto l’anno. Una scuola senza banchi, senza grembiuli nè fiocchi bianchi. E che problemi, quei poveretti, a risolvere sono costretti: “In questo stipendio fateci stare vitto, alloggio e un po’ di mare”. La lezione è un vero guaio:
“Studiare il conto del calzolaio”. Che mal di testa il compito in classe: “C’è l’esattore delle tasse”!
10. MAI PIÙ... MAI PIÙ... Giovanni PASCOLI
La pendola batte
nel cuor della casa.
Ho l’anima invasa
dal tempo che fu.
La pendola batte
ribatte:
mai più... mai più...
mai più... mai più...
La pendola oscilla
nel cuor della notte.
Tra l’ombre interrotte
chi viene? sei tu?
La pendola oscilla
tranquilla:
mai più... mai più...
16mai più... mai più...
Sei forse qualcuno
che amai? che perdei?
che torni? chi sei
che torni quassù?
Un bacio! sol uno!
sol uno!
mai più... mai più...
mai più... mai più...
Un bacio! oh! nemmeno!
Vederti soltanto!
sentire al tuo pianto
che m’ami anche tu!
Ridirtelo almeno!
Nemmeno!
mai più... mai più...
mai più... mai più..
11. S. Martino Giosuè Carducci
La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de’ tini
Va l’aspro odor de i vini
L’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l’uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
12. Gabbiani
Vincenzo Cardarelli
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
13. GIA' LA PIOGGIA E' CON NOI SALVATORE QUASIMODO
Già la pioggia è con noi,
scuote l’aria silenziosa.
Le rondini sfiorano le acque spente
presso i laghetti lombardi,
volano come gabbiani sui piccoli pesci;
il fieno odora oltre i recinti degli orti.
Ancora un anno è bruciato,
senza un lamento, senza un grido
levato a vincere d’improvviso un giorno.
14. La vita non mi spaventa di Maya Angelou
Ombre sul muro
Rumori lungo il corridoio
La vita non mi spaventa per niente
Cani infuriati che latrano
Enormi fantasmi in una nuvola
La vita non mi spaventa per niente
La vecchia cattiva Mamma Oca
I leoni in libertà
Non mi spaventano per niente
Draghi che sputano fiamme
Sul mio copriletto
Non mi spaventano per niente
Io faccio “buh”
Dico “pussa via”
Mi diverto
A vederli correre
Non piangerò
Così voleranno via
Mi basta sorridere
Per farli impazzire
La vita non mi spaventa per niente
Ragazzi violenti che fanno a botte
Tutta sola di notte
La vita non mi spaventa per niente
Pantere nel parco
Estranei al buio
No, non mi spaventano per niente
Quella nuova classe dove
Tutti i ragazzi mi tirano i capelli
(Ragazzine smorfiose
Dai capelli ricci)
Non mi spaventano affatto
Non mostratemi rane e serpenti
Aspettandovi che io urli
Se mi spavento
Lo faccio solo nei miei sogni
Ho un incantesimo
Nascosto nella manica,
Posso camminare sul fondo del mare
Senza bisogno di respirare
La vita non mi spaventa per niente
Per niente
Per niente
La vita non mi spaventa per niente
15. SE I LIBRI FOSSERO Roberto PIUMINI
Se i libri fossero di torrone,
ne leggerei uno a colazione.
Se un libro fosse fatto di prosciutto,
a mezzogiorno lo leggerei tutto.
Se i libri fossero di marmellata,
a merenda darei una ripassata.
Se i libri fossero frutta candita,
li sfoglierei leccandomi le dita.
Se un libro fosse di burro e panna,
lo leggerei prima della nanna
16. I ragazzi che si amano
Jacques Prevert
I ragazzi che si amano si baciano in piedi Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore
17. Grigie radure s'accendono Alfredo Giuliani
Una banda di ragazzi. preda le cavallette nei terreni da vendere e pianta fazzoletti in cima a pertiche, tra i cardi. Il lavoro è già dietro lo steccato, avanza col tonfo delle betoniere, cola con gli asfalti, spela il cielo con la sega elettrica; al suolo è rasa la muta torre.
Dal mio guscio di rovine saltano note di colomba. Lascia un sentore felice la banda in fuga. Laggiù sulle ville tramonta e grigie radure s'accendono, il fiume rabbuia, soffia un vento che non devasta né punge. I lumi rossi vegliano ai cantoni del castello.
18. La farfalla
T. Guerra
Contento, proprio contento sono stato molte volte nella vita ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania che mi sono messo a guardare una farfalla senza la voglia di mangiarla.
19. Dove termina l’arcobaleno Richard Rive
Dove termina l'arcobaleno
Deve esserci un luogo fratello,
Dove si potrà cantare ogni genere di canzoni,
E noi canteremo insieme, fratello,
Tu ed io, anche se tu sei bianco e io non lo sono,
Sarà una canzone triste, fratello,
Perché non sappiamo come fa,
Ed è difficile da imparare,
Ma possiamo riuscirci, fratello, tu ed io.
Non esiste una canzone nera.
Non esiste una canzone bianca.
Esiste solo musica, fratello,
Ed è musica quella che canteremo
Dove termina l'arcobaleno
20. ALLA LUNA Vivian Lamarque
Oh essere anche noi la luna di qualcuno!
Noi che guardiamo
essere guardati, luccicare
sembrare da lontano
la candida luna
che non siamo.
1. IL SIGNORE NEL CUORE Vivian Lamarque
Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.
2. Fammi un quadro del sole - Emily Dickinson
Fammi un quadro del sole
posso appenderlo in camera mia
e fingere di scaldarmi
mentre gli altri lo chiamano "Giorno!".
Disegna per me un pettirosso - su un ramo -
così sognerò di sentirlo cantare
e quando nei frutteti cesserà il canto -
ch'io deponga l'illusione.
Dimmi se è vero che fa caldo a mezzogiorno -
se sono i ranuncoli che "volano"
o le farfalle che "fioriscono".
E poi, sfuggi il gelo sopra i prati
e la ruggine sugli alberi.
Dammi l'illusione che questi due - ruggine e gelo -
non debbano arrivare mai!
3. I vecchi marinai Ghiannis Ritsos
I vecchi marinai
che più non hanno battello,
che più non hanno reti,
siedono sulla roccia
e nella loro pipa fumano
viaggi, ombre e pentimenti.
Ma noi
nulla sappiamo
della cenere nel sapore del viaggio.
Sappiamo il viaggio
e il glauco semicerchio dell'orizzonte
simile a selvaggio sopracciglio
d'un dio marino.
Saltiamo nelle barche,
sciogliamo le corde e cantiamo il mare
guardando l'argentea nuvola accanto alla luna primaverile.
.......
4. Certe mattine Giovanna Rosadini
Certe mattine
al risveglio
c'è una bambina pugile
nello specchio,
i segni della lotta
sotto gli occhi
e agli angoli della bocca,
la ferocia della ferita
nello sguardo.
Ha lottato tutta la notte
con la notte,
un peso piuma
e un trasparente gigante
un macigno scagliato
verso l'alto
e un filo d'erba impassibile
che lo aspetta
a pugni alzati:
come sono soli gli adulti.
5. HUMUS VI Alessandro Seri
Perché di me conservi gli occhi
la cordigliera della schiena
e tutto il corpo ed il respiro
il battito di ciglia, la proiezione al nuovo
c’è assai destino nei disegni
sotto le piante, nei giochi del giardino
cercami pure quando entri
per lo spettacolo, senza timore alcuno
nel fondo della sala tra i presenti
e troverai uno specchio ove specchiarti
perché il coraggio è cosa rara
non è merce, non si vende
quando non piangi dopo una caduta
e per assicurarti la mia reazione osservi
sappi che lo conosco bene
l’idolo del dimostrarsi fermi
non c’è capitolo di soluzione bensì
rincorrersi di crocevia, somma di eventi
nel compito che gli anni m’hanno regalato
io non vorrei pesarti ma esserti d’aiuto
di lato affianco parecchio defilato
con gli occhi suggerirti, suggeritore muto.
6. Ho dipinto la pace (T. Sorek)
Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.
7. Prima di tutto l'uomo Nazim Hikmet
Non vivere su questa terra come un estraneo o come un turista della natura.
Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre:
credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi nell'uomo.
Ama le nuvole, le macchine,
i libri, ma prima di tutto ama l'uomo.
Senti la tristezza del ramo che si secca,
dell'astro che si spegne,
dell'animale ferito che rantola,
ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo.
Ti diano gioia tutti i beni della terra:
l'ombra e la luce ti diano gioia,
le quattro stagioni ti diano gioia,
ma soprattutto
a piene mani ti dia gioia l'uomo!
8. In te sono stato albume, uovo, pesce -(Erri De Luca) In te sono stato albume, uovo, pesce le ere sconfinate della terra ho attraversato nella tua placenta, fuori di te sono contato a giorni. In te sono passato da cellula a scheletro un milione di volte mi sono ingrandito, fuori di te l'accrescimento è stato immensamente meno. Sono sgusciato dalla tua pienezza senza lasciarti vuota perché il vuoto l'ho portato con me. Sono venuto nudo, mi hai coperto così ho imparato nudità e pudore il latte e la sua assenza. Mi hai messo in bocca tutte le parole a cucchiaini, tranne una: mamma. Quella l'inventa il figlio sbattendo le due labbra quella l'insegna il figlio. Da te ho preso le voci del mio luogo, le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri, da te ho ascoltato il primo libro dietro la febbre della scarlattina. Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze, a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco, a finire le parole crociate, ti ho versato il vino e ho macchiato la tavola, non ti ho messo un nipote sulle gambe non ti ho fatto bussare a una prigione non ancora, da te ho imparato il lutto e l'ora di finirlo, a tuo padre somiglio, a tuo fratello, non sono stato figlio. Da te ho preso gli occhi chiari Non il loro peso a te ho nascosto tutto. Ho promesso di bruciare il tuo corpo di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
fratello vulcano che ci orientava il sonno. Ti spargerò nell'aria dopo l'acquazzone all'ora dell'arcobaleno che ti faceva spalancare gli occhi.
9. Non sto pensando a niente (Fernando Pessoa)
Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l’aria notturna,
fresca in confronto all’estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente
è avere l’anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
E’ come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...
10. Tenetevi stretti i sogni Langston Hughes
Tenetevi stretti ai sogni
perchè se i sogni muoiono
la vita è un uccello con le ali spezzate
che non può volare.
Tenetevi stretti ai sogni
perchè quando i sogni se ne vanno
la vita è un campo arido
gelato dalla neve.
11. e` perche` vedo le rinate gemme franco matacotta
E` perché vedo le rinate gemme
che fiducioso dico: spero, credo,
giovane nuova vita, quelle ombre
divorate dal sole. Come inverno
pallido scempio che precoce viene
sull'estate dei morti, assurdo è l'uomo
e sua certezza inopportuna, quando
l'anima è offesa, grida dalle mani
la mutilata verità. Novembre
s'è allontanato con le rotte zolle
in un'eco di pioggia. Come un fumo
poi si perdono i mesi. Ora già il pruno
fiorisce, corre sopra i campi l'ala
del grano verde. Vedo. Sia fedele
l'uomo alla primavera. Io spero, credo
12. Come un'oliva tonda Franco Scataglini
Voria bagiatte el riso in gola, a la sorgente: bagnamme tuto el viso 'n quel sasso trasparente. Come un'oliva tonda in fondo a 'n rivu chiaro, 'nte l'acqua che m'inonda io perderia l'amaro.
13. Scuola di Sandro Penna
Negli azzurri mattini le file svelte e nere dei collegiali. Chini su libri poi. Bandiere di nostalgia campestre gli alberi alle finestre.
14. Anche una farfalla di B. Cattafi
Una cosa vivente
è sul suo arcobaleno
non puoi metterla da parte
non è fiore dipinto
uccello ricamato
ti viene addosso come un treno
rombando
anche una farfalla
15. La Primavera è venuta Antonio Machado
LA PRIMAVERA E' VENUTA
NESSUNO SA COME ABBIA FATTO
HA SVEGLIATO IL RAMO
IL MANDORLO E' FIORITO
NELLA CAMPAGNA SI ASCOLTA
IL CRI CRI DEL GRILLO
LA PRIMAVERA E' VENUTA
NESSUNO SA COME ABBIA FATTO
16. A MIO PADRE Alfonso Gatto
Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.
Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
- Com’è bella notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno - Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba.
17. Il cielo è di tutti Gianni Rodari
Qualcuno che la sa lunga mi spieghi questo mistero: il cielo è di tutti gli occhi di ogni occhio è il cielo intero. È mio, quando lo guardo. È del vecchio, del bambino, del re, dell'ortolano, del poeta, dello spazzino. Non c'è povero tanto povero che non ne sia il padrone. Il coniglio spaurito ne ha quanto il leone. Il cielo è di tutti gli occhi, ed ogni occhio, se vuole, si prende la luna intera, le stelle comete, il sole. Ogni occhio si prende ogni cosa e non manca mai niente: chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente. Spiegatemi voi dunque, in prosa od in versetti, perché il cielo è uno solo e la terra è tutta a pezzetti.
18. La quiete dopo la tempesta G.Leopardi
Passata è la tempesta:
odo augelli far festa, e la gallina,
tornata in su la via,
che ripete il suo verso. Ecco il sereno
rompe là da ponente, alla montagna;
sgombrasi la campagna,
e chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio,
torna il lavoro usato.
L’artigiano a mirar l’umido cielo,
con l’opra in man, cantando,
fassi in su l’uscio; a prova
vien fuor la femminetta a cor dell’acqua
della novella piova;
e l’erbaiuol rinnova
di sentiero in sentiero
il grido giornaliero.
Ecco il sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
apre terrazzi e logge la famiglia:
e, dalla via corrente, odi lontano
tintinnio di sonagli; il carro stride
del passegger che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand’è, com’or, la vita?
Quando con tanto amore
l’uomo a’ suoi studi intende?
o torna all’opre? o cosa nova imprende?
quando de’ mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d’affanno;
Gioia vana, ch’è frutto
del passato timore, onde si scosse
e paventò la morte
chi la vita abboria,
onde in lungo tormento,
fredde, tacite, smorte,
sudar le genti e palpitar, vedendo mossi alle nostre offese
folgori, nembi evento.
O natura cortese,
son questi i doni tuoi,
questi i diletti sono
che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
è diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
che per mostro e miracolo tal volta
nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana
prole cara agli eterni! assai felice
se respirar ti lice
d’alcun dolor: beata
se te d’ogni dolor morte risana.
19. RITRATTO DELLA MIA BAMBINA Umberto Saba
La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dell’estiva vesticciola: "Babbo
-mi disse – voglio uscire oggi con te"
Ed io pensavo : Di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’onde biancheggia, a quella scia
ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.
20. Felicita' raggiunta Eugenio Montale
Felicita' raggiunta, si cammina
Felicita' raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che si incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
21. C’ERA UNA VOLTA G. UNGARETTI
Bosco Cappuccio
ha un declivio
di velluto verde
come una dolce
poltrona
Appisolarmi là
solo
in un caffè remoto
con una luce fievole
come questa
di questa luna.
22. La pioggia nel pineto GABRIELE D’ANNUNZIO
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginestri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
l'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi