2) L’art. 118 delle disposizioni di
attuazione del codice di procedura civile
Art. 118 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile
(Motivazione della sentenza)
1. I. La motivazione della sentenza di cui all'articolo 132, secondocomma, numero 4 del codice consiste nella succinta esposizionedei fatti rilevanti della causa e delle ragioni giuridiche delladecisione, anche con riferimento a precedenti conformi.
2. Debbono essere esposte concisamente e in ordine le questionidiscusse e decise dal collegio ed indicate le norme di legge e iprincipi di diritto applicati. Nel caso previsto nell'articolo 114 delcodice debbono essere esposte le ragioni di equità sulle quali èfondata la decisione.
3. In ogni caso deve essere omessa ogni citazione di autori giuridici.
4. [omissis]
4) L’art. 606 c.p.p.
Motivi di ricorso per cassazione (procedura penale)
a) esercizio da parte del giudice di una potestà riservata dalla legge aorgani legislativi o amministrativi ovvero non consentita ai pubblicipoteri [ 620 comma 1 lett. c)];
b) inosservanza o erronea applicazione della legge penale o di altrenorme giuridiche, di cui si deve tener conto nell'applicazione dellalegge penale;
c) inosservanza delle norme processuali stabilite a pena di nullità [ 177s.], di inutilizzabilità [ 191], di inammissibilità o di decadenza [ 173];
d) mancata assunzione di una prova decisiva, quando la parte ne hafatto richiesta anche nel corso dell'istruzione dibattimentalelimitatamente ai casi previsti dall'articolo 495, comma 2 (1);
e) mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione,quando il vizio risulta dal testo del provvedimento impugnato ovveroda altri atti del processo specificamente indicati nei motivi di gravame.
Il problema dell’applicabilità della
logica al diritto• La logica deontica è la logica del discorso direttivo (prescrittivo).
• La sua stessa esistenza è controversa.
• La logica è nata e si è sviluppata occupandosi prevalentemente
del modo corretto di combinare enunciati indicativi (cioè
descrittivi), ossia enunciati che possono essere veri o falsi, e
specialmente nel modo corretto di ricavare conclusioni vere da
premesse vere (deduzione).
• Classico esempio di deduzione logica:
• Tutti gli uomini sono mortali
• Socrate è un uomo
Quindi
• Socrate è mortale
• Problemi: inferenze normative, contraddizioni tra norme, negazione dei
discorsi normativi, identificazione delle modalità deontiche.
prima soluzione del problema circa
l’applicabilità della logica al diritto
• Si sostiene che la logica può applicarsi alle norme
indirettamente riferendosi agli enunciati che
descrivono norme (è tra l’altro questa la tesi di
Kelsen in una prima fase del suo pensiero)
• Non v’è contraddizione tra la norma “vietato fumare
negli edifici pubblici” e la norma “permesso fumare
negli edifici pubblici”, tuttavia vi sarebbe
contraddizione tra l’asserzione “nel diritto italiano
esiste una norma che vieta di fumare degli edifici
pubblici” e l’asserzione “nel diritto italiano esiste una
norma che permette di fumare negli uffici pubblici”
Critica alla prima soluzione
• Da un punto di vista puramente logico nulla osta a
che in un diritto valgano contemporaneamente due
norme incompatibili come quelle dell’esempio fatto
sopra. Dunque le due asserzioni sopra menzionate
possono essere entrambe vere se riproducono
veridicamente il contenuto di norme giuridiche
valide
Seconda soluzione del problema circa
l’applicabilità della logica al diritto
• Si è tentato di trovare per le direttive (norme,
discorsi prescrittivi) un valore analogo alla
verità/falsità dei discorsi indicativi (descrittivi). Si è
così sostenuto che mentre gli indicativi hanno la
proprietà di essere veri o falsi, le direttive hanno la
proprietà di essere valide o invalide, e che la
logica deontica opera proprio su questi valori,
fissando le condizioni attraverso le quali una norma
valida può essere ricavata da premesse normative
valide.
Critica alla seconda soluzione
• Si pensi all’esempio che segue:
• Tutti i ladri devono essere puniti
• Arturo è un ladro
Quindi
• Arturo deve essere punito
• La validità di quest’ultima conclusione normativa non dipende dal solo fatto
che essa sia correttamente dedotta, bensì richiede anche che tale norma sia
stata effettivamente prodotta da un’autorità competente e secondo le
procedure fissate dall’ordinamento.
• La validità (giuridica) non è solo questione di
deducibilità dalle norme superiori, ma richiede
anche l’effettiva produzione da parte di un’autorità
competente.
La soluzione proposta dagli autori
• Parte dal presupposto che la logica non si occupa soltanto
della verità degli enunciati, bensì delle condizioni alle quali
essi possono essere portatori di significato.
• Nel caso degli enunciati indicativi, la logica si occupa delle condizioni
alle quali essi possono essere accettati come veri o falsi e dunque
adoperati per trasmettere informazioni sulla realtà
• Nel caso degli enunciati direttivi (prescrittivi) la logica (deontica) si
occupa delle condizioni alle quali essi, e le loro combinazioni, sono
portatori di significato direttivo e perciò in grado di fungere da guida
della condotta di chi li accetti.
• Pertanto gli enunciati normativi “è vietato fumare” e “è permesso fumare”
sono fra loro in rapporto di genuina contraddizione logica, così come lo
sono gli enunciati indicativi “piove” e “non piove”: essi infatti soffrono del
vizio logico di non essere congiuntamente in grado di fornirci,
rispettivamente, alcuna guida di comportamento e alcuna informazione
sulla realtà.
La soluzione proposta dagli autori
Ciò naturalmente non esclude che in un diritto i due enunciati
“è vietato fumare” e “è permesso fumare” esprimano entrambi
norme valide.
Bisogna infatti distinguere:
la validità delle inferenze, ossia dei modi in cui è possibile combinare enunciati
significanti per ottenere discorsi significanti; questa è una validità logica.
La validità intesa come appartenenza di una norma all’ordinamento, data
dalla rispondenza ai criteri di appartenenza stabiliti dall’ordinamento stesso;
questa è una validità giuridica.
La logica non può impedire che i legislatori e gli individui si
contraddicano; non si occupa del modo in cui il linguaggio viene
effettivamente adoperato, ma delle condizioni che discorsi devono
soddisfare per poter essere coerenti.
La soluzione proposta dagli autori
Tornando dunque all’esempio:
Tutti i ladri devono essere puniti
Arturo è un ladro
Quindi
Arturo deve essere punito
È vero che la conclusione sarà giuridicamente valida solo se emanata
dall’organo competente sulla base delle procedure previste dal diritto, ma
questa considerazione non esclude che sia una conclusione logicamente
valida (inferita da un sillogismo logicamente valido).
Sillogismi del genere possono essere adoperati come strumento di controllo
razionale dei discorsi.
Se la logica è applicabile al diritto, essa può comunque applicarsi solo agli
enunciati giuridici già interpretati.
Deduzione e induzione
Si sottomettono al controllo della logica sono i ragionamenti
deduttivi, stringenti nella misura in cui le loro premesse non
presentino incertezze di significato.
Diverso è il caso dei ragionamenti induttivi, cioè dei
ragionamenti con cui si risale dal meno generale al più
generale.
Da una norma meno generale infatti si possono indurre infinite norme
più generali parzialmente diverse.
Ad esempio, dalla norma meno generale «vietato consumare carni
lavorate», si possono indurre la norma più generale «vietato consumare
alimenti lavorati», la norma più generale «vietato consumare carni», la
norma più generale «vietato consumare prodotti classificati dall’OMS
come potenzialmente cancerogeni» ecc.
La nuova retorica
• Sostiene che i ragionamenti giuridici, come del resto
quelli morali e politici, non sono ragionamenti logici.
• Questi discorsi vanno dunque trattati come discorsi
persuasivi e rivolti ad un uditorio reale o ideale.
• Non possono essere giudicati come corretti o scorretti,
bensì come forti o deboli.
• La nuova retorica disconosce la distinzione tra
contesto sociologico e contesto di giustificazione.
Le antinomie
È chiamata antinomia l'incompatibilità tra due norme che siano
tra di loro contrarie o contraddittorie.
Affinché l'antinomia abbia rilevanza le due norme incompatibili devono:
1. appartenere allo stesso ordinamento
2. avere un ambito di applicazione spaziale, temporale, personale e
materiale identico o almeno parzialmente coincidente.
a. Applicazione spaziale: l’applicazione della norma nello spazio.
b. applicazione temporale: l’applicazione della norma nel tempo.
c. applicazione personale: l’applicazione della norma rispetto ai suoi destinatari
d. applicazione materiale: l’applicazione della norma rispetto ai comportamenti
deonticamente qualificati (come obbligatorio, vietato, permesso, ecc.)
Alcuni esempi
Articolo 18 Testo unico delle leggi sulla pubblica
sicurezza : “I promotori di una riunione in luogo
pubblico o aperto al pubblico devono darne avviso,
almeno tre giorni prima, al questore";
articolo 17, secondo comma della costituzione: "per le
riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è
richiesto preavviso“.
Alcuni esempi
Art. 27 costituzione: la responsabilità penale è
personale.
articolo 57 del codice penale: […], il direttore o il
vice-direttore responsabile, il quale omette di
esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il
controllo necessario ad impedire che col mezzo della
pubblicazione siano commessi reati, è punito, a titolo
di colpa, se un reato è commesso, con la pena
stabilita per tale reato, diminuita in misura non
eccedente un terzo
Tre tipi di antinomia
Relativamente all'ampiezza dell'ambito di applicazione
si possono distinguere tre casi di antinomia:
1.Antinomia totale-totale, quando in ogni caso di
applicazione di una delle due norme si ha conflitto con
l'altra; es. "è vietato fumare"-" è permesso fumare";
Tre tipi di antinomia
2. antinomia totale-parziale, quando una delle due
norme ha un ambito di applicazione più ampio
della seconda norma: "è permesso fumare"-"ai
minori è vietato fumare";
Tre tipi di antinomia
3. Antinomia parziale-parziale, in cui ciascuna delle
due norme ha una parte del suo ambito di
applicazione che non si sovrappone a quello
dell'altra: " è vietato fumare le sigarette e il sigaro"-"
è permesso fumare il sigaro e la pipa".
Le antinomie nella cultura giuridica
odierna Nella cultura giuridica domina l'idea che le antinomie siano
una patologia dell'ordinamento giuridico che, in quantoguida del comportamento, dovrebbe tendere alla coerenza.
Il fatto che, comunque, delle antinomie si diano, comporta chenon tutte le norme che si trovano nei codici o nella leggesono immediatamente applicabili (alcuni autori diconoaddirittura "vigenti"): molte, pur essendo norme valide NONsono di fatto applicabili perché incompatibili con altre normeche regolano gli stessi casi e che prevalgono su di esse inforza di criteri di soluzione delle antinomie.
Dalle antinomie in senso stretto, in cui due norme sonoincompatibili per via del loro contenuto prescrittivo, vadistinto il caso in cui due norme, astrattamente compatibili traloro, entrino in conflitto nella applicazione a un caso concreto. Ad esempio, la norma che impone di arrestare i veicoli al semaforo
rosso può entrare in conflitto con la norma che impone di prestaresoccorso quando prestare soccorso richieda di non arrestarsi alsemaforo rosso.
Criteri di soluzione delle antinomie
La dottrina giuridica ha tradizionalmente elaborato tre criteri di soluzionedelle antinomie:
•la norma temporalmente successiva prevale sulla precedente;
•la sua giustificazione risiede nella necessità di adeguare il diritto ai mutamentisociali: va considerato vincolante l'atto normativo più recente, e le normeprecedenti incompatibili si intendono abrogate. È noto anche come criterio dellalex posterior;
•la norma superiore nella gerarchia delle fonti prevale sull'inferiore
• rispecchia la gerarchia delle fonti di produzione delle norme. È noto anche comecriterio della lex superior; (Lex superior derogat inferiori).
•la norma speciale prevale su quella generale
•si giustifica col riferimento alla volontà del legislatore che ha inteso sottrarre allaregolamentazione più generale un particolare insieme di fattispecie caratterizzatein qualche modo. È noto anche come criterio della lex specialis.
•Si tratta di criteri giuridico-positivi che valgono solo nei limiti in cui undiritto li preveda.
Casi di mancata soluzione delle
antinomie
I criteri che stiamo esaminando non sono sempre
risolutivi: si pensi al caso di un'antinomia tra due
norme contemporanee, generali e di uguale livello.
Oppure si pensi ai casi in cui si possono applicare
contemporaneamente due o più criteri in conflitto
tra loro (antinomie di secondo grado).
Si pensi, in particolare, al contrasto tra una norma
speciale precedente e una norma più generale ma
successiva
Sillogismo pratico
• È definito come il sillogismo in cui una delle premesse
e la conclusione sono enunciati normativi.
• Nel diritto, il tipo più importante di sillogismo pratico
è quello formulato dal giudice nell’applicazione della
legge in giudizio: il sillogismo ha in questo caso come
premessa maggiore un enunciato normativo generale
e astratto, come premessa minore un enunciato
indicativo e come conclusione un enunciato normativo
individuale (sentenza).
Schema del sillogismo pratico
Premessa maggiore: Se X allora deve essere Y;
Premessa minore: X;
Conclusione: deve essere Y.
Un esempio:
Premessa maggiore: Chiunque cagiona la morte di un uomo
è punito con la reclusione non inferiore ad anni 21
Premessa minore: Tizio ha cagionato la morte di un uomo
Conclusione: Tizio è punito con la reclusione non inferiore ad
anni 21
Il sillogismo giudiziale nel
ragionamento del giudice
Premessa maggiore: Se X allora deve essere Y;
Premessa minore: X;
Conclusione: deve essere Y.
***
1. Tizio ha cagionato la morte di un uomo
2. Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni 21
3. Tizio è punito con la reclusione non inferiore ad anni 21
Il sillogismo giudiziale nel
ragionamento del difensore
Premessa maggiore: Se X allora deve essere Y;
Premessa minore: X;
Conclusione: deve essere Y.
***
1. Tizio non deve essere punito con la reclusione non inferiore ad anni 21
2. Tizio non ha cagionato la morte di un uomo
3. Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni 21
Critiche al sillogismo pratico
La ricostruzione del ragionamento giudiziario in termini di
sillogismo pratico, proposta già da Beccaria, sarebbe
semplicistica, giacché:
Il ragionamento del giudice non si esaurisce nella formulazione di un
unico sillogismo ma comporta una lunga catena di sillogismi.
È necessario distinguere tra giustificazione interna e giustificazione
esterna della decisione giudiziaria.
La giustificazione interna è il ragionamento col quale viene giustificata la
decisione (appunto Il sillogismo pratico)
La giustificazione esterna è il ragionamento elaborato per giustificare le
premesse del sillogismo che funge da giustificazione interna. Comprende
una serie di argomenti preliminari che servono tra l’altro:
A individuare le fonti giuridiche;
A individuare le norme valide e rilevanti per il caso in questione;
A interpretare tali norme;
Ad accertare i fatti del caso;
A qualificare giuridicamente i fatti del caso.
1) La struttura tipica di un provvedimento
giurisdizionale Nell'intestazione sono presenti i cosiddetti estremi della sentenza, ossia:
il tipo di ente giudicante;
i nomi dei componenti del collegio se trattasi di un organo collegiale, con indicazione dei ruoli rivestiti nell'ambito del processo, o il nome del magistrato designato in presenza di una sentenza emessa dal giudice monocratico.
L'indicazione del tipo di provvedimento. Solitamente è una sentenza ma il giudice può emettere anche ordinanze o decreti. Di fianco al tipo di provvedimento o in calce alla sentenza viene apposto il numero della stessa, quando ciò è previsto.
Sempre nell'intestazione sono contenute le informazioni relative alle parti del processo: parte attrice e parte convenuta, coloro cioè che intentano una causa o che resistono in giudizio, con l'indicazione dei rispettivi legali rappresentanti.
Lo svolgimento del processo, a sua volta suddiviso in:
fatto, - svolgimento del processo - che comprende tra l'altro la rappresentazione sintetica della fattispecie concreta sottoposta all'esame del giudice,
diritto, - motivi della decisione - che contiene le argomentazioni giuridiche seguite dal giudice nel prendere la decisione ed i principi di diritto applicati.
Il dispositivo
contiene il comando con cui il giudice esprime il proprio potere giurisdizionale e può consistere in una condanna, in un rigetto, o in una diversa intimazione o disposizione, che varia in funzione dell'autorità giudicante. Il dispositivo segue di solito all'acronimo “p.q.m.”, che sta per "per questi motivi".
un provvedimento giurisdizionale si chiude solitamente con due date, quella dell'udienza, relativa quindi al giorno in cui s'è stato celebrato il dibattimento, e quella del deposito, giorno in cui la cancelleria, acquisito l'atto dal giudice, lo rende pubblico attraverso la sua registrazione.
Motivazione
È quella parte della sentenza che fornisce le ragioni
giuridiche che giustificano il dispositivo (ossia la
norma singolare che regola il caso in giudizio).
contiene non una serie di motivi in senso
psicologico, ma una serie di ragioni che giustificano
la scelta del giudice. Quali siano queste ragioni lo
stabilisce il diritto attraverso le sue norme.
Deve essere significativa e non vuota: deve cioè
essere sufficientemente dettagliata da permettere il
controllo e l’eventuale revisione della decisione da
parte di organi superiori.
Prova dei fatti
La distinzione tra questioni di fatto e questioni di diritto.
Le questioni di diritto concernono la premessa maggiore del sillogismo
normativo;
Le questioni di fatto concernono la premessa minore del sillogismo normativo.
La distinzione ha rilevanza per separare le competenze dei giudici di
merito da quelli di legittimità (nei sistemi di civil law) e per separare le
competenze della giuria da quelle del giudice (nei sistemi di common
law).
Le questioni di fatto riguardano perlopiù l’accertamento di fatti accaduti
nel passato e perciò non più suscettibili di prova diretta tramite
osservazione, ma solo di ricostruzione indiretta tramite documenti,
testimonianze, reperti eccetera, cioè una catena di altri fatti.
L’accertamento processuale dei fatti è regolato anche in ragione
dell’esigenza di pervenire comunque a una decisione entro tempi
ragionevoli.