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F ra le tante realtà che hanno com-battuto la Prima Guerra Mondiale,non va dimenticata anche l’esi-

stenza, fra le forze di “opposizione” allaRegia Marina, dell’aviazione dell’Impe-rial-regia Marina austroungarica, que-st’ultima ufficialmente definita “kaiserli-che-und-königliche Kriegsmarine”: sitrattava di un’entità qualitativamente im-portante e quantitativamente non trascu-rabile, concepita per agire soprattutto inmaniera offensiva e concretizzatasi apartire dal 1910, sulla scorta dell’interes-se dimostrato dai vertici militari austro-ungarici per l’impiego dell’allora nuovomezzo aereo nelle operazioni belliche.Sulla falsariga di quanto accadeva pres-so altre Nazioni europee, anche in Au-stria-Ungheria l’evoluzione del mezzo ae-reo conobbe un percorso parallelo nel-l’esercito e nella marina: nel caso della“k.u.k. Kriegsmarine”, si iniziò nel 1910,

quando la Sezione Marina esistente inseno al Ministero della Guerra austro-ungarico decise la creazione di un’avia-zione navale autonoma, tenendo soprat-tutto conto della possibilità di sfruttarenumerose località della costa adriaticaorientale per la creazione d’idonee sta-zioni o punti d’appoggio d’idrovolanti.Anche la scelta di questo tipo di velivolos’inquadrava con quanto era allora invoga presso altre forze navali, compresala Regia Marina, all’epoca considerata

L’aviazione navaledella Marina Austro-Ungarica

Michele Cosentino - Socio del Gruppo di Guidonia

Josef Mickl, “Maschinenbauingenieur”di 2a classe, progettista e pilota d’idrovolantirealizzati per la k.u.k. SeeflugwesenCollezione M. Antonellini

L’idrovolante Hansa-Brandenburg W.13 K307e un Albatros, ripresi nella stazione

idrovolanti di Durazzo, in corsodi approntamento per un’azione contro Valona

Collezione M. Antonellini

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ancora, almeno formalmente, un’alleatanell’ambito della Triplice Alleanza. Inogni caso, il principale teatro operativodella “k.u.k. Kriegsmarine” sarebbe ri-masto il Mar Adriatico, un teatro maritti-mo in cui le prestazioni degli idrovolantiavrebbero permesso di rinunciare ai diri-gibili al punto tale che solo tre esemplariavrebbero militato nei ranghi dell’eserci-to di Vienna.Il principale propugnatore di un’aviazio-ne navale austro-ungarica fu l’ammira-glio Rodolfo Montecuccoli, grazie ancheal suo ruolo di capo della predetta Sezio-ne Marina sin dal 1904; da ricordare chequesta funzione, svolta da ufficiali di Ma-rina che lavoravano presso il Ministerodella Guerra era di vitale importanza perla “k.u.k. Kriegsmarine”, perché non esi-steva un Ministero - né tantomeno un Mi-nistro - della Marina indipendente, matutto confluiva in un preponderante con-testo “terrestre”, facendo sì che spessoil responsabile della Sezione Navale fos-se anche il comandante della stessa“k.u.k. Kriegsmarine”. La nascita ufficia-le dell’aviazione navale austro-ungaricarisale al giugno 1911, quando furonostanziati anche i fondi per l’approvvigio-namento dei primi idrovolanti e fu costi-tuita una stazione per le prove di velivoliad Altura, una località prossima alla basenavale di Pola. Tuttavia, dal punto di vistaindustriale e nonostante la presenza diuna lunga fascia costiera in Adriatico,l’impero austro-ungarico era una realtà

dalle caratteristiche morfologiche preva-lentemente continentali, tali dunque daincoraggiare lo sviluppo, anche in campomilitare, di mezzi e materiali dedicati prin-cipalmente all’esercito: di conseguenza,la ricerca di soluzioni idonee per consen-tire la nascita di un’aviazione navale fueffettuata in “casa”, anche perché Vien-na voleva mantenere - per motivi di pre-stigio internazionale - un’autonomiacreativa e produttiva che non permettevail ricorso a industrie straniere. Toccò dun-que a un ufficiale ingegnere della “k.u.k.Kriegsmarine” appassionato di aeronau-tica - Josef Mickl, avente il grado di “Ma-schinenbauingenieur” di 2a classe equi-valente a capitano del Genio Navale -realizzare un idrovolante derivato da unvelivolo terrestre, avvalendosi delle at-trezzature esistenti nell’arsenale asservi-to alla base navale di Pola: le prestazionidell’idrovolante realizzato di Mickl, cheottenne peraltro il brevetto di pilota, nonfurono però soddisfacenti, anche se l’e-sperienza servì alla crescita della basesperimentale di Campi d’Altura, successi-vamente spostata sull’isola di Santa Ca-terina, anch’essa situata nella rada di Po-la e attrezzata con un hangar, alloggi peril personale e alcuni depositi.

La nuova base fu inaugurata il 23 feb-braio 1912, al comando del tenente di va-scello Victor Klobucar. Non avendo la Marina austro-ungaricaalcuna struttura addestrativa per la con-dotta delle nuove macchine, fece ricorsoalla scuola dell’esercito situata a Wie-ner-Neustadt, ma la scarsità di velivoliobbligò alcuni allievi piloti a recarsi inFrancia per il conseguimento del brevet-to: si trattava di una soluzione adottata,seppur in misura minore, anche in Italia,e favorita dalle soddisfacenti condizionieconomiche di numerosi fra gli aspirantipiloti. Grazie a questi espedienti, nel 1913la “k.u.k. Kriegsmarine” riuscì a brevetta-re in varie fasi un totale di 14 fra sottote-nenti e tenenti di vascello ufficiali - di cuii primi tre furono Hugo Ockermüller,Wenzel Wosecek e Gottfried Banfield,quest’ultimo destinato a raggiungere ri-sultati d’eccellenza - che formarono unasolida base di partenza.Nell’autunno di quello stesso anno, la“k.u.k. Kriegsmarine” riuscì finalmente adavere un’aviazione navale - denominata“k.u.k. Seeflugwesen” - dotata di un’or-ganizzazione propria e integrata nellaflotta austroungarica. La base principalefu ovviamente Pola, dove aveva sede ilcomando (affidato al tenente di vascelloWenzel Wosecek) e le principali infra-strutture operative e tecniche, sull’isola diSanta Caterina: man mano che arrivavanonuovi velivoli, furono progressivamenterealizzate altre stazioni per idrovolanti

Il medesimo idrovolante nella fotodella pagina a fianco, a rimorchio nel porto

di Brindisi, catturato il 27 settembre 1917dopo un bombardamento della base pugliese

Collezione P. Varriale

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(Seeflugstation), in particolare a Panti-sella (a Nord della baia di Pola, di frontealle isole Brioni), Sebenico e Cattaro(per la precisione a Kumbor, mentre nel-la vicina Teodo era sistemata un’offici-na), quest’ultima operante sin dalloscoppio della Prima Guerra Mondiale.Poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia,a Trieste fu realizzato (giugno 1915) unpunto d’appoggio per idrovolanti, dotatounicamente di due idrovolanti, ma ele-vata al rango di Seeflugstation nell’ago-sto dell’anno seguente: nel capoluogogiuliano furono usati alcuni capannoniche sorgevano nell’area del Lloyd au-striaco prospiciente la baia di Muggia,mentre punti d’appoggio di minore im-portanza furono saltuariamente realiz-zati sulla costa istriana e su quella dal-mata meridionale.Per l’addestramento dei piloti navali, leinstallazioni presenti a Santa Caterina sidimostrarono presto insufficienti a sod-disfare le crescenti esigenze: fu quindideciso di creare una nuova stazione perl’addestramento a Cosada, località insu-lare del Canale di Fasana e non distanteda Pantisella, in cui trovò sistemazioneanche un reparto molto particolare, cioèla base dei piccioni viaggiatori. Sebbe-ne prima della Grande Guerra fosserostati eseguiti alcuni esperimenti d’im-barco degli idrovolanti sulle navi mag-giori austro-ungariche, durante il con-flitto l’aviazione navale austro-ungaricaoperò soltanto dalle Seeflugstation sta-zioni costiere. Per quanto riguarda imezzi aerei, dopo il ricorso ad alcuniesemplari di produzione francese, l’a-viazione navale austro-ungarica iniziò adotarsi d’idrovolanti realizzati da indu-strie nazionali, producendo autonoma-mente cellule e motori.Il complesso delle stazioni idrovolantipresenti nella zona di Pola fu il nucleo dacui s’irradiarono idealmente tutte le ope-razioni aeronavali austro-ungarichecondotte nell’Alto Adriatico: da Pola par-tirono le principali missioni di bombarda-mento contro obiettivi italiani e le infra-strutture ivi presenti furono contempora-neamente il bersaglio delle incursionicondotte dalle squadriglie dell’AviazioneNavale della Regia Marina.Sull’isola di Santa Caterina, il numerodegli hangar crebbe progressivamenteda quattro a dieci, accrescendo così no-tevolmente la capacità delle stazioni d’i-drovolanti di tutta la zona di Pola.

Come già accennato, all’inizio delle ope-razioni contro l’Italia, Trieste fungeva es-senzialmente come base d’appoggio perle squadriglie di base a Pola, soprattuttonelle incursioni contro Venezia, ma allafine del 1916 la locale Seeflugstationconcorreva in maniera più efficace alleazioni offensive e di ricognizione sul ma-re e sul fronte terrestre.Le altre stazioni idrovolanti dell’Istria edella Dalmazia, fino a Cattaro/Kumboresclusa, non furono molto attive in termi-ni offensivi, se si eccettuano alcune in-cursioni compiute da Parenzo e Sebeni-co e la loro attività principale era dunquefinalizzata all’esplorazione e la ricogni-zione ravvicinata, con dipendenza ope-rativa da Pola (per Trieste, Lussino e, do-po l’ottobre del 1917, Grado) e da Sebe-nico (Lagosta, Curzola e Rogosnizza).Sorta come semplice stazione di appog-gio, Sebenico ebbe un notevole svilupponel 1917, soprattutto per l’esplorazionenell’Adriatico centrale. La base di Catta-ro/Kumbor giunse alla massima efficien-za nel 1917, con i velivoli ivi dislocatiusati per missioni di bombardamento ericognizione, ma l’anno dopo la sua atti-vità andò scemando a causa dei reitera-ti bombardamenti subiti e dei moti insur-rezionali nel circondario. La stazione diDurazzo sorse soprattutto per fronteg-giare quella italiana di Valona e avrebbedovuto assurgere a grande potenzialità:tuttavia, il clima malsano e le incursioniquasi giornaliere dei velivoli italiani - dibase a terra e sulla nave portaidrovolan-ti Europa - fecero sì che nell’agosto del1918 dei quattro hangar ivi installati sol-tanto uno fosse agibile.

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Dal 1914 al 1918, la “k.u.k. Seeflugwesen”acquisì un totale di 662 velivoli utilizzatiper l’addestramento, la ricognizione, ilbombardamento e la caccia: all’inizio delconflitto questi erano 28 dei quali circa lametà usati per l’addestramento (pressola scuola di Cosada) e gli altri pronti all’a-zione e di stanza a Pola/Pantisella (6 ve-livoli), Sebenico (6 velivoli) e Cat -taro/Kumbor (4 velivoli).Oltre a diversi esemplari d’idrovolantirealizzati da industrie aeronautiche au-stro-ungariche su progetto del già cita-to Josef Mickl, i modelli costruiti in mag-gior numero da società private furono ilfamoso ricognitore e bombardiere “Loh-ner” (180 macchine, di cui una caduta inmano alla Regia Marina già nel 1915 eutilizzata dalla Macchi per riprodurreuna versione nazionale molto apprezza-ta) e il “KG Hansa-Brandeburg” (130esemplari), anch’esso usato per ricogni-zione e bombardamento.Dei 662 velivoli citati in precedenza, allafine della Prima Guerra Mondiale la“k.u.k. Seeflugwesen” ne aveva in servizio

232 di vari tipi (di cui 7 di tipo terrestre):di conseguenza, le perdite dovute adazioni belliche, usura e incidenti am-montarono a 430 macchine. Oltre alle at-tività di difesa aerea contro le incursionidei velivoli appartenenti alla Regia Mari-na, al Regio Esercito e ai reparti aerei dialtre nazioni dell’Intesa di base in Italia,le operazioni dell’aviazione navale au-stro-ungarica compresero circa 2.000missioni di bombardamento controobiettivi costieri e dell’entroterra in Italialungo tutta la dorsale adriatica occiden-tale, partendo dalle retrovie dell’Isonzoper giungere fino a Otranto.Degni di nota furono gli attacchi controVenezia - in special modo contro l’Arse-nale e la grande stazione d’idrovolantisull’isola di S. Andrea - e Ancona, non-ché contro gli aeroscali dei dirigibili ita-liani di Jesi e Ferrara: nei due bombarda-menti ivi eseguiti, rispettivamente il 27 eil 29 settembre 1917, nel primo aeroscalofu distrutto il dirigibile M13 e nel secon-do l’aeronave M8, entrambi in servizionella Regia Marina.

Furono inoltre eseguiti 253 attacchi con-tro bersagli navali di tutti i tipi: in tale am-bito va ricordato che due idrovolanti“Lohner” (L132 e L135) furono i primi ve-livoli in assoluto ad affondare un som-mergibile nemico, il francese Foucault,nel settembre del 1916. Dopo l’affonda-mento del battello, i due idrovolanti nepresero a bordo l’equipaggio finché nonarrivò una torpediniera della Marina au-stro-ungarica a recuperarlo.I velivoli della “k.u.k. Seeflugwesen”erano riconoscibili dalle croci nere difoggia tedesca, presenti sul dorso supe-riore e inferiore delle ali, sui fianchi e, avolte, sulla sezione anteriore della fuso-liera: fasce rosse e bianche che ripren-devano i colori della bandiera nazionaleerano presenti sulla deriva, sui pianiorizzontali di coda, sulle ali e sulla fuso-liera. Al termine del conflitto, le stazioniidrovolanti di Pola e Trieste furono occu-pate dalla Regia Marina, che vi trasferìalcuni reparti d’idrovolanti, in seguito in-quadrati nel 3° Gruppo Idrovolanti dellaRegia Aeronautica.Per concludere questa sintetica storiadell’aviazione navale austro-ungarica, sivuole ricordare il più illustre dei suoi pi-loti, Gottfried von Banfield (1890-1986),soprannominato “l’aquila di Trieste”.Nato a Cattaro, di origine irlandese, egliebbe un’educazione militare come il pa-dre, il nonno e i tre fratelli più grandi edentrò nella alla scuola militare a 14 anni.Nel 1913 Banfield era fra gli allievi pilotiinviati a Wiener-Neustadt, seguendo leorme dei primi due fratelli: allo scoppiodella Prima Guerra Mondiale, fu destina-to a Cattaro e poi a Trieste, fino a diven-tare nel 1918 comandante della “k.u.k.Seeflugwesen”.Nel corso della sua carriera ottenne no-ve vittorie confermate, più almeno altre11 confermate: l’1 gennaio 1917, Banfieldebbe l’occasione d’incontrarsi in volocon il maggiore Francesco Baracca, maun’avaria tecnica impedì a quest’ultimodi ingaggiare l’asso austro-ungarico. Il17 agosto dello stesso anno Banfield fuinsignito dell’Ordine Militare di Maria Te-resa e del titolo ereditario di barone.Dopo il conflitto visse per un periodo nel-le isole britanniche, ma poi assunse lacittadinanza italiana e fece ritorno aTrieste: lavorò presso varie aziende intutta Europa, specializzandosi alla finenel recupero di navi.

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Foto autografata del Linienschifflieutenant(tenente di vascello) Gottfried von Banfield,asso dell’aviazione navale austro-ungarica

Giugno 1918: una coppia d’idrovolanti nellastazione idrovolanti di Kumbor, nella baia diCattaro, viene preparata per un attacco controlo sbarramento alleato del Canale d’OtrantoCollezione M. Antonellini


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