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32 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2016 F ra le tante realtà che hanno com- battuto la Prima Guerra Mondiale, non va dimenticata anche l’esi- stenza, fra le forze di “opposizione” alla Regia Marina, dell’aviazione dell’Impe- rial-regia Marina austroungarica, que- st’ultima ufficialmente definita “kaiserli- che-und-königliche Kriegsmarine”: si trattava di un’entità qualitativamente im- portante e quantitativamente non trascu- rabile, concepita per agire soprattutto in maniera offensiva e concretizzatasi a partire dal 1910, sulla scorta dell’interes- se dimostrato dai vertici militari austro- ungarici per l’impiego dell’allora nuovo mezzo aereo nelle operazioni belliche. Sulla falsariga di quanto accadeva pres- so altre Nazioni europee, anche in Au- stria-Ungheria l’evoluzione del mezzo ae- reo conobbe un percorso parallelo nel- l’esercito e nella marina: nel caso della “k.u.k. Kriegsmarine”, si iniziò nel 1910, quando la Sezione Marina esistente in seno al Ministero della Guerra austro- ungarico decise la creazione di un’avia- zione navale autonoma, tenendo soprat- tutto conto della possibilità di sfruttare numerose località della costa adriatica orientale per la creazione d’idonee sta- zioni o punti d’appoggio d’idrovolanti. Anche la scelta di questo tipo di velivolo s’inquadrava con quanto era allora in voga presso altre forze navali, compresa la Regia Marina, all’epoca considerata L’aviazione navale della Marina Austro-Ungarica Michele Cosentino - Socio del Gruppo di Guidonia Josef Mickl, “Maschinenbauingenieur” di 2a classe, progettista e pilota d’idrovolanti realizzati per la k.u.k. Seeflugwesen Collezione M. Antonellini L’idrovolante Hansa-Brandenburg W.13 K307 e un Albatros, ripresi nella stazione idrovolanti di Durazzo, in corso di approntamento per un’azione contro Valona Collezione M. Antonellini Mare&Storia 33 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2016 ancora, almeno formalmente, un’alleata nell’ambito della Triplice Alleanza. In ogni caso, il principale teatro operativo della “k.u.k. Kriegsmarine” sarebbe ri- masto il Mar Adriatico, un teatro maritti- mo in cui le prestazioni degli idrovolanti avrebbero permesso di rinunciare ai diri- gibili al punto tale che solo tre esemplari avrebbero militato nei ranghi dell’eserci- to di Vienna. Il principale propugnatore di un’aviazio- ne navale austro-ungarica fu l’ammira- glio Rodolfo Montecuccoli, grazie anche al suo ruolo di capo della predetta Sezio- ne Marina sin dal 1904; da ricordare che questa funzione, svolta da ufficiali di Ma- rina che lavoravano presso il Ministero della Guerra era di vitale importanza per la “k.u.k. Kriegsmarine”, perché non esi- steva un Ministero - né tantomeno un Mi- nistro - della Marina indipendente, ma tutto confluiva in un preponderante con- testo “terrestre”, facendo sì che spesso il responsabile della Sezione Navale fos- se anche il comandante della stessa “k.u.k. Kriegsmarine”. La nascita ufficia- le dell’aviazione navale austro-ungarica risale al giugno 1911, quando furono stanziati anche i fondi per l’approvvigio- namento dei primi idrovolanti e fu costi- tuita una stazione per le prove di velivoli ad Altura, una località prossima alla base navale di Pola. Tuttavia, dal punto di vista industriale e nonostante la presenza di una lunga fascia costiera in Adriatico, l’impero austro-ungarico era una realtà dalle caratteristiche morfologiche preva- lentemente continentali, tali dunque da incoraggiare lo sviluppo, anche in campo militare, di mezzi e materiali dedicati prin- cipalmente all’esercito: di conseguenza, la ricerca di soluzioni idonee per consen- tire la nascita di un’aviazione navale fu effettuata in “casa”, anche perché Vien- na voleva mantenere - per motivi di pre- stigio internazionale - un’autonomia creativa e produttiva che non permetteva il ricorso a industrie straniere. Toccò dun- que a un ufficiale ingegnere della “k.u.k. Kriegsmarine” appassionato di aeronau- tica - Josef Mickl, avente il grado di “Ma- schinenbauingenieur” di 2 a classe equi- valente a capitano del Genio Navale - realizzare un idrovolante derivato da un velivolo terrestre, avvalendosi delle at- trezzature esistenti nell’arsenale asservi- to alla base navale di Pola: le prestazioni dell’idrovolante realizzato di Mickl, che ottenne peraltro il brevetto di pilota, non furono però soddisfacenti, anche se l’e- sperienza servì alla crescita della base sperimentale di Campi d’Altura, successi- vamente spostata sull’isola di Santa Ca- terina, anch’essa situata nella rada di Po- la e attrezzata con un hangar, alloggi per il personale e alcuni depositi. La nuova base fu inaugurata il 23 feb- braio 1912, al comando del tenente di va- scello Victor Klobucar. Non avendo la Marina austro-ungarica alcuna struttura addestrativa per la con- dotta delle nuove macchine, fece ricorso alla scuola dell’esercito situata a Wie- ner-Neustadt, ma la scarsità di velivoli obbligò alcuni allievi piloti a recarsi in Francia per il conseguimento del brevet- to: si trattava di una soluzione adottata, seppur in misura minore, anche in Italia, e favorita dalle soddisfacenti condizioni economiche di numerosi fra gli aspiranti piloti. Grazie a questi espedienti, nel 1913 la “k.u.k. Kriegsmarine” riuscì a brevetta- re in varie fasi un totale di 14 fra sottote- nenti e tenenti di vascello ufficiali - di cui i primi tre furono Hugo Ockermüller, Wenzel Wosecek e Gottfried Banfield, quest’ultimo destinato a raggiungere ri- sultati d’eccellenza - che formarono una solida base di partenza. Nell’autunno di quello stesso anno, la “k.u.k. Kriegsmarine” riuscì finalmente ad avere un’aviazione navale - denominata “k.u.k. Seeflugwesen” - dotata di un’or- ganizzazione propria e integrata nella flotta austroungarica. La base principale fu ovviamente Pola, dove aveva sede il comando (affidato al tenente di vascello Wenzel Wosecek) e le principali infra- strutture operative e tecniche, sull’isola di Santa Caterina: man mano che arrivavano nuovi velivoli, furono progressivamente realizzate altre stazioni per idrovolanti Il medesimo idrovolante nella foto della pagina a fianco, a rimorchio nel porto di Brindisi, catturato il 27 settembre 1917 dopo un bombardamento della base pugliese Collezione P. Varriale

L’aviazione navale della Marina Austro-Ungarica · 2020. 12. 27. · l’esercito e nella marina: nel caso della “k.u.k. Kriegsmarine”, si iniziò nel 1910, quando la Sezione

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Page 1: L’aviazione navale della Marina Austro-Ungarica · 2020. 12. 27. · l’esercito e nella marina: nel caso della “k.u.k. Kriegsmarine”, si iniziò nel 1910, quando la Sezione

32 Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2016

F ra le tante realtà che hanno com-battuto la Prima Guerra Mondiale,non va dimenticata anche l’esi-

stenza, fra le forze di “opposizione” allaRegia Marina, dell’aviazione dell’Impe-rial-regia Marina austroungarica, que-st’ultima ufficialmente definita “kaiserli-che-und-königliche Kriegsmarine”: sitrattava di un’entità qualitativamente im-portante e quantitativamente non trascu-rabile, concepita per agire soprattutto inmaniera offensiva e concretizzatasi apartire dal 1910, sulla scorta dell’interes-se dimostrato dai vertici militari austro-ungarici per l’impiego dell’allora nuovomezzo aereo nelle operazioni belliche.Sulla falsariga di quanto accadeva pres-so altre Nazioni europee, anche in Au-stria-Ungheria l’evoluzione del mezzo ae-reo conobbe un percorso parallelo nel-l’esercito e nella marina: nel caso della“k.u.k. Kriegsmarine”, si iniziò nel 1910,

quando la Sezione Marina esistente inseno al Ministero della Guerra austro-ungarico decise la creazione di un’avia-zione navale autonoma, tenendo soprat-tutto conto della possibilità di sfruttarenumerose località della costa adriaticaorientale per la creazione d’idonee sta-zioni o punti d’appoggio d’idrovolanti.Anche la scelta di questo tipo di velivolos’inquadrava con quanto era allora invoga presso altre forze navali, compresala Regia Marina, all’epoca considerata

L’aviazione navaledella Marina Austro-Ungarica

Michele Cosentino - Socio del Gruppo di Guidonia

Josef Mickl, “Maschinenbauingenieur”di 2a classe, progettista e pilota d’idrovolantirealizzati per la k.u.k. SeeflugwesenCollezione M. Antonellini

L’idrovolante Hansa-Brandenburg W.13 K307e un Albatros, ripresi nella stazione

idrovolanti di Durazzo, in corsodi approntamento per un’azione contro Valona

Collezione M. Antonellini

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33Marinai d’Italia Gennaio/Febbraio 2016

ancora, almeno formalmente, un’alleatanell’ambito della Triplice Alleanza. Inogni caso, il principale teatro operativodella “k.u.k. Kriegsmarine” sarebbe ri-masto il Mar Adriatico, un teatro maritti-mo in cui le prestazioni degli idrovolantiavrebbero permesso di rinunciare ai diri-gibili al punto tale che solo tre esemplariavrebbero militato nei ranghi dell’eserci-to di Vienna.Il principale propugnatore di un’aviazio-ne navale austro-ungarica fu l’ammira-glio Rodolfo Montecuccoli, grazie ancheal suo ruolo di capo della predetta Sezio-ne Marina sin dal 1904; da ricordare chequesta funzione, svolta da ufficiali di Ma-rina che lavoravano presso il Ministerodella Guerra era di vitale importanza perla “k.u.k. Kriegsmarine”, perché non esi-steva un Ministero - né tantomeno un Mi-nistro - della Marina indipendente, matutto confluiva in un preponderante con-testo “terrestre”, facendo sì che spessoil responsabile della Sezione Navale fos-se anche il comandante della stessa“k.u.k. Kriegsmarine”. La nascita ufficia-le dell’aviazione navale austro-ungaricarisale al giugno 1911, quando furonostanziati anche i fondi per l’approvvigio-namento dei primi idrovolanti e fu costi-tuita una stazione per le prove di velivoliad Altura, una località prossima alla basenavale di Pola. Tuttavia, dal punto di vistaindustriale e nonostante la presenza diuna lunga fascia costiera in Adriatico,l’impero austro-ungarico era una realtà

dalle caratteristiche morfologiche preva-lentemente continentali, tali dunque daincoraggiare lo sviluppo, anche in campomilitare, di mezzi e materiali dedicati prin-cipalmente all’esercito: di conseguenza,la ricerca di soluzioni idonee per consen-tire la nascita di un’aviazione navale fueffettuata in “casa”, anche perché Vien-na voleva mantenere - per motivi di pre-stigio internazionale - un’autonomiacreativa e produttiva che non permettevail ricorso a industrie straniere. Toccò dun-que a un ufficiale ingegnere della “k.u.k.Kriegsmarine” appassionato di aeronau-tica - Josef Mickl, avente il grado di “Ma-schinenbauingenieur” di 2a classe equi-valente a capitano del Genio Navale -realizzare un idrovolante derivato da unvelivolo terrestre, avvalendosi delle at-trezzature esistenti nell’arsenale asservi-to alla base navale di Pola: le prestazionidell’idrovolante realizzato di Mickl, cheottenne peraltro il brevetto di pilota, nonfurono però soddisfacenti, anche se l’e-sperienza servì alla crescita della basesperimentale di Campi d’Altura, successi-vamente spostata sull’isola di Santa Ca-terina, anch’essa situata nella rada di Po-la e attrezzata con un hangar, alloggi peril personale e alcuni depositi.

La nuova base fu inaugurata il 23 feb-braio 1912, al comando del tenente di va-scello Victor Klobucar. Non avendo la Marina austro-ungaricaalcuna struttura addestrativa per la con-dotta delle nuove macchine, fece ricorsoalla scuola dell’esercito situata a Wie-ner-Neustadt, ma la scarsità di velivoliobbligò alcuni allievi piloti a recarsi inFrancia per il conseguimento del brevet-to: si trattava di una soluzione adottata,seppur in misura minore, anche in Italia,e favorita dalle soddisfacenti condizionieconomiche di numerosi fra gli aspirantipiloti. Grazie a questi espedienti, nel 1913la “k.u.k. Kriegsmarine” riuscì a brevetta-re in varie fasi un totale di 14 fra sottote-nenti e tenenti di vascello ufficiali - di cuii primi tre furono Hugo Ockermüller,Wenzel Wosecek e Gottfried Banfield,quest’ultimo destinato a raggiungere ri-sultati d’eccellenza - che formarono unasolida base di partenza.Nell’autunno di quello stesso anno, la“k.u.k. Kriegsmarine” riuscì finalmente adavere un’aviazione navale - denominata“k.u.k. Seeflugwesen” - dotata di un’or-ganizzazione propria e integrata nellaflotta austroungarica. La base principalefu ovviamente Pola, dove aveva sede ilcomando (affidato al tenente di vascelloWenzel Wosecek) e le principali infra-strutture operative e tecniche, sull’isola diSanta Caterina: man mano che arrivavanonuovi velivoli, furono progressivamenterealizzate altre stazioni per idrovolanti

Il medesimo idrovolante nella fotodella pagina a fianco, a rimorchio nel porto

di Brindisi, catturato il 27 settembre 1917dopo un bombardamento della base pugliese

Collezione P. Varriale

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(Seeflugstation), in particolare a Panti-sella (a Nord della baia di Pola, di frontealle isole Brioni), Sebenico e Cattaro(per la precisione a Kumbor, mentre nel-la vicina Teodo era sistemata un’offici-na), quest’ultima operante sin dalloscoppio della Prima Guerra Mondiale.Poco dopo l’entrata in guerra dell’Italia,a Trieste fu realizzato (giugno 1915) unpunto d’appoggio per idrovolanti, dotatounicamente di due idrovolanti, ma ele-vata al rango di Seeflugstation nell’ago-sto dell’anno seguente: nel capoluogogiuliano furono usati alcuni capannoniche sorgevano nell’area del Lloyd au-striaco prospiciente la baia di Muggia,mentre punti d’appoggio di minore im-portanza furono saltuariamente realiz-zati sulla costa istriana e su quella dal-mata meridionale.Per l’addestramento dei piloti navali, leinstallazioni presenti a Santa Caterina sidimostrarono presto insufficienti a sod-disfare le crescenti esigenze: fu quindideciso di creare una nuova stazione perl’addestramento a Cosada, località insu-lare del Canale di Fasana e non distanteda Pantisella, in cui trovò sistemazioneanche un reparto molto particolare, cioèla base dei piccioni viaggiatori. Sebbe-ne prima della Grande Guerra fosserostati eseguiti alcuni esperimenti d’im-barco degli idrovolanti sulle navi mag-giori austro-ungariche, durante il con-flitto l’aviazione navale austro-ungaricaoperò soltanto dalle Seeflugstation sta-zioni costiere. Per quanto riguarda imezzi aerei, dopo il ricorso ad alcuniesemplari di produzione francese, l’a-viazione navale austro-ungarica iniziò adotarsi d’idrovolanti realizzati da indu-strie nazionali, producendo autonoma-mente cellule e motori.Il complesso delle stazioni idrovolantipresenti nella zona di Pola fu il nucleo dacui s’irradiarono idealmente tutte le ope-razioni aeronavali austro-ungarichecondotte nell’Alto Adriatico: da Pola par-tirono le principali missioni di bombarda-mento contro obiettivi italiani e le infra-strutture ivi presenti furono contempora-neamente il bersaglio delle incursionicondotte dalle squadriglie dell’AviazioneNavale della Regia Marina.Sull’isola di Santa Caterina, il numerodegli hangar crebbe progressivamenteda quattro a dieci, accrescendo così no-tevolmente la capacità delle stazioni d’i-drovolanti di tutta la zona di Pola.

Come già accennato, all’inizio delle ope-razioni contro l’Italia, Trieste fungeva es-senzialmente come base d’appoggio perle squadriglie di base a Pola, soprattuttonelle incursioni contro Venezia, ma allafine del 1916 la locale Seeflugstationconcorreva in maniera più efficace alleazioni offensive e di ricognizione sul ma-re e sul fronte terrestre.Le altre stazioni idrovolanti dell’Istria edella Dalmazia, fino a Cattaro/Kumboresclusa, non furono molto attive in termi-ni offensivi, se si eccettuano alcune in-cursioni compiute da Parenzo e Sebeni-co e la loro attività principale era dunquefinalizzata all’esplorazione e la ricogni-zione ravvicinata, con dipendenza ope-rativa da Pola (per Trieste, Lussino e, do-po l’ottobre del 1917, Grado) e da Sebe-nico (Lagosta, Curzola e Rogosnizza).Sorta come semplice stazione di appog-gio, Sebenico ebbe un notevole svilupponel 1917, soprattutto per l’esplorazionenell’Adriatico centrale. La base di Catta-ro/Kumbor giunse alla massima efficien-za nel 1917, con i velivoli ivi dislocatiusati per missioni di bombardamento ericognizione, ma l’anno dopo la sua atti-vità andò scemando a causa dei reitera-ti bombardamenti subiti e dei moti insur-rezionali nel circondario. La stazione diDurazzo sorse soprattutto per fronteg-giare quella italiana di Valona e avrebbedovuto assurgere a grande potenzialità:tuttavia, il clima malsano e le incursioniquasi giornaliere dei velivoli italiani - dibase a terra e sulla nave portaidrovolan-ti Europa - fecero sì che nell’agosto del1918 dei quattro hangar ivi installati sol-tanto uno fosse agibile.

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Dal 1914 al 1918, la “k.u.k. Seeflugwesen”acquisì un totale di 662 velivoli utilizzatiper l’addestramento, la ricognizione, ilbombardamento e la caccia: all’inizio delconflitto questi erano 28 dei quali circa lametà usati per l’addestramento (pressola scuola di Cosada) e gli altri pronti all’a-zione e di stanza a Pola/Pantisella (6 ve-livoli), Sebenico (6 velivoli) e Cat -taro/Kumbor (4 velivoli).Oltre a diversi esemplari d’idrovolantirealizzati da industrie aeronautiche au-stro-ungariche su progetto del già cita-to Josef Mickl, i modelli costruiti in mag-gior numero da società private furono ilfamoso ricognitore e bombardiere “Loh-ner” (180 macchine, di cui una caduta inmano alla Regia Marina già nel 1915 eutilizzata dalla Macchi per riprodurreuna versione nazionale molto apprezza-ta) e il “KG Hansa-Brandeburg” (130esemplari), anch’esso usato per ricogni-zione e bombardamento.Dei 662 velivoli citati in precedenza, allafine della Prima Guerra Mondiale la“k.u.k. Seeflugwesen” ne aveva in servizio

232 di vari tipi (di cui 7 di tipo terrestre):di conseguenza, le perdite dovute adazioni belliche, usura e incidenti am-montarono a 430 macchine. Oltre alle at-tività di difesa aerea contro le incursionidei velivoli appartenenti alla Regia Mari-na, al Regio Esercito e ai reparti aerei dialtre nazioni dell’Intesa di base in Italia,le operazioni dell’aviazione navale au-stro-ungarica compresero circa 2.000missioni di bombardamento controobiettivi costieri e dell’entroterra in Italialungo tutta la dorsale adriatica occiden-tale, partendo dalle retrovie dell’Isonzoper giungere fino a Otranto.Degni di nota furono gli attacchi controVenezia - in special modo contro l’Arse-nale e la grande stazione d’idrovolantisull’isola di S. Andrea - e Ancona, non-ché contro gli aeroscali dei dirigibili ita-liani di Jesi e Ferrara: nei due bombarda-menti ivi eseguiti, rispettivamente il 27 eil 29 settembre 1917, nel primo aeroscalofu distrutto il dirigibile M13 e nel secon-do l’aeronave M8, entrambi in servizionella Regia Marina.

Furono inoltre eseguiti 253 attacchi con-tro bersagli navali di tutti i tipi: in tale am-bito va ricordato che due idrovolanti“Lohner” (L132 e L135) furono i primi ve-livoli in assoluto ad affondare un som-mergibile nemico, il francese Foucault,nel settembre del 1916. Dopo l’affonda-mento del battello, i due idrovolanti nepresero a bordo l’equipaggio finché nonarrivò una torpediniera della Marina au-stro-ungarica a recuperarlo.I velivoli della “k.u.k. Seeflugwesen”erano riconoscibili dalle croci nere difoggia tedesca, presenti sul dorso supe-riore e inferiore delle ali, sui fianchi e, avolte, sulla sezione anteriore della fuso-liera: fasce rosse e bianche che ripren-devano i colori della bandiera nazionaleerano presenti sulla deriva, sui pianiorizzontali di coda, sulle ali e sulla fuso-liera. Al termine del conflitto, le stazioniidrovolanti di Pola e Trieste furono occu-pate dalla Regia Marina, che vi trasferìalcuni reparti d’idrovolanti, in seguito in-quadrati nel 3° Gruppo Idrovolanti dellaRegia Aeronautica.Per concludere questa sintetica storiadell’aviazione navale austro-ungarica, sivuole ricordare il più illustre dei suoi pi-loti, Gottfried von Banfield (1890-1986),soprannominato “l’aquila di Trieste”.Nato a Cattaro, di origine irlandese, egliebbe un’educazione militare come il pa-dre, il nonno e i tre fratelli più grandi edentrò nella alla scuola militare a 14 anni.Nel 1913 Banfield era fra gli allievi pilotiinviati a Wiener-Neustadt, seguendo leorme dei primi due fratelli: allo scoppiodella Prima Guerra Mondiale, fu destina-to a Cattaro e poi a Trieste, fino a diven-tare nel 1918 comandante della “k.u.k.Seeflugwesen”.Nel corso della sua carriera ottenne no-ve vittorie confermate, più almeno altre11 confermate: l’1 gennaio 1917, Banfieldebbe l’occasione d’incontrarsi in volocon il maggiore Francesco Baracca, maun’avaria tecnica impedì a quest’ultimodi ingaggiare l’asso austro-ungarico. Il17 agosto dello stesso anno Banfield fuinsignito dell’Ordine Militare di Maria Te-resa e del titolo ereditario di barone.Dopo il conflitto visse per un periodo nel-le isole britanniche, ma poi assunse lacittadinanza italiana e fece ritorno aTrieste: lavorò presso varie aziende intutta Europa, specializzandosi alla finenel recupero di navi.

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Foto autografata del Linienschifflieutenant(tenente di vascello) Gottfried von Banfield,asso dell’aviazione navale austro-ungarica

Giugno 1918: una coppia d’idrovolanti nellastazione idrovolanti di Kumbor, nella baia diCattaro, viene preparata per un attacco controlo sbarramento alleato del Canale d’OtrantoCollezione M. Antonellini