Materiale didatticoCorso Lavoratori
art. 37, comma 2 D.Lgs. 81/08
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LA COMUNICAZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO
DEFINIZIONI SPONTANEE
La comunicazione è ...
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METTERE IN COMUNIONELA MIA IDEA
in modo che appaia esattamente com’è!
Dal latino: communis
COMUNICARE VUOL DIRECOMUNICARE VUOL DIRECOMUNICARE VUOL DIRECOMUNICARE VUOL DIRE
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La COMUNICAZIONECOMUNICAZIONECOMUNICAZIONECOMUNICAZIONE è un processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco
che avviene in un determinato contesto
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Sinonimi:Sinonimi:Sinonimi:Sinonimi: partecipazione, mezzo per corrispondere, impulso, trasmissione, passaggio
DEFINIZIONEDEFINIZIONEDEFINIZIONEDEFINIZIONE
La COMUNICAZIONECOMUNICAZIONECOMUNICAZIONECOMUNICAZIONE è la capacità di far partecipe, rendere comune agli altri, dividere
insieme, ricevere e trasmettere idee, fatti, sentimenti e costrutti
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La COMUNICAZIONECOMUNICAZIONECOMUNICAZIONECOMUNICAZIONEsi differenzia dalla INFORMAZIONEINFORMAZIONEINFORMAZIONEINFORMAZIONE
perché il suo messaggio èBIDIREZIONALEBIDIREZIONALEBIDIREZIONALEBIDIREZIONALE
L’ informazione è la trasmissione di una notizia con carattere L’ informazione è la trasmissione di una notizia con carattere L’ informazione è la trasmissione di una notizia con carattere L’ informazione è la trasmissione di una notizia con carattere unidirezionaleunidirezionaleunidirezionaleunidirezionale
COMUNICAZIONECOMUNICAZIONECOMUNICAZIONECOMUNICAZIONE----INFORMAZIONEINFORMAZIONEINFORMAZIONEINFORMAZIONE
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Il processo di comunicazione prevede quindi l’esistenza di:
- un emittente, cioè un ente che invia un messaggio
- un mezzo, che nelle comunicazioni verbali è la parola
- Un canale, acustico o visivo
- un segnale, cioè il suono emesso
- un codice, il significato cioè che il suono emesso ha per i due attori delprocesso
- la percezione del segnale, che corrisponde alla presa di coscienza del
ricevente di essere designato a ricevere la comunicazione
- la decodificazione del segnale, cioè l’interpretazione del segnale infunzione del codice
- Il “feed-back” , ovvero il controllo della corretta percezione e
decodificazione del messaggio emesso
IL PROCESSO COMUNICAZIONALEIL PROCESSO COMUNICAZIONALEIL PROCESSO COMUNICAZIONALEIL PROCESSO COMUNICAZIONALE
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CODIFICACODIFICACODIFICACODIFICA
EMITTENTEEMITTENTEEMITTENTEEMITTENTE messaggiomessaggiomessaggiomessaggio
DECODIFICADECODIFICADECODIFICADECODIFICA
messaggiomessaggiomessaggiomessaggio
CODICECODICECODICECODICE
IL PROCESSO COMUNICAZIONALEIL PROCESSO COMUNICAZIONALEIL PROCESSO COMUNICAZIONALEIL PROCESSO COMUNICAZIONALE
FEEDBACKFEEDBACKFEEDBACKFEEDBACK
RICEVENTERICEVENTERICEVENTERICEVENTECANALECANALECANALECANALE
IL RISULTATO DELLA COMUNICAZIONE STA
NELLA RISPOSTA CHE SI OTTIENE,
INDIPENDENTEMENTE DALL’INTENZIONE
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IL PROCESSO COMUNICAZIONALEIL PROCESSO COMUNICAZIONALEIL PROCESSO COMUNICAZIONALEIL PROCESSO COMUNICAZIONALE
Se cercate di fare un complimento a qualcuno e lui si sente insultato, il
significato della vostra comunicazione è un insulto
LA STRADA PER L’INFERNO E’ LASTRICATA DI BUONE INTENZIONI - Nietzsche
IL RISULTATO DELLA COMUNICAZIONE STA
NELLA RISPOSTA CHE SI OTTIENE,
INDIPENDENTEMENTE DALL’INTENZIONE
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LA COMUNICAZIONELA COMUNICAZIONELA COMUNICAZIONELA COMUNICAZIONE
Le interferenze nella comunicazione possono essere:
MECCANICHE
SEMANTICHE
PSICOLOGICHE
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FATTORI CHE INTERFERISCONO NELLA COMUNICAZIONE
• STRESS E PREOCCUPAZIONE• BLOCCO EMOTIVO• OSTILITA’• DISTRAZIONI• RICORDO DI ESPERIENZE
PASSATE• LINGUAGGIO• STEREOTIPI• AMBIENTE FISICO• DIFESE
• LE DIVERSE STORIE PERSONALI
• I DIVERSI SISTEMI MOTIVAZIONALI
• GLI STATI AFFETTIVI
• I LIVELLI CULTURALI E INTELLETTUALI
• I QUADRI DI RIFERIMENTO
• GLI STATUS SOCIALI DIVERSI
• I RUOLI PSICO-SOCIALI
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LA DISPERSIONE DELLA COMUNICAZIONELA DISPERSIONE DELLA COMUNICAZIONELA DISPERSIONE DELLA COMUNICAZIONELA DISPERSIONE DELLA COMUNICAZIONE
SU 100 CHE SI PENSA DI TRASMETTERE
70 VIENE DETTO
40 VIENE RICEVUTO
20 E’ CAPITO
10 VIENE RICORDATO
SI DA PIU’ IMPORTANZA A QUELLO CHE SI DICE O SI PENSA DI
DIRE, ANZICHE’ A QUELLO CHE IL RICEVENTE CAPISCE,
ACCETTA E RICORDA.
DA UN’INDAGINE SULLE PAROLE USATE IN 500CONVERSAZIONI TELEFONICHE DI MEDIA DURATA, BEN 3900VOLTE E’ STATA USATA LA PAROLA “IO”
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PER COMUNICARE EFFICACEMENTE
LA COMUNICAZIONE
ASCOLTO ATTIVO
OSSERVAZIONE ATTIVA
FLESSIBILITA’
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Ai fini di una comunicazione efficace e di Ai fini di una comunicazione efficace e di Ai fini di una comunicazione efficace e di Ai fini di una comunicazione efficace e di qualità qualità qualità qualità
sono importanti:sono importanti:sono importanti:sono importanti:• il il il il luogoluogoluogoluogo in cui si comunicain cui si comunicain cui si comunicain cui si comunica• il il il il momentomomentomomentomomento in cui si comunicain cui si comunicain cui si comunicain cui si comunica• i i i i rapporti pregressirapporti pregressirapporti pregressirapporti pregressi tra chi comunica e ricevetra chi comunica e ricevetra chi comunica e ricevetra chi comunica e riceve• la la la la sicurezzasicurezzasicurezzasicurezza di sédi sédi sédi sé• le le le le personalitàpersonalitàpersonalitàpersonalità• le le le le modalitàmodalitàmodalitàmodalità della comunicazionedella comunicazionedella comunicazionedella comunicazione• La La La La considerazione considerazione considerazione considerazione dell’altrodell’altrodell’altrodell’altro• il livello di empatia
INFLUENZE SULLA COMUNICAZIONE INFLUENZE SULLA COMUNICAZIONE INFLUENZE SULLA COMUNICAZIONE INFLUENZE SULLA COMUNICAZIONE
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Ogni comunicazione ha un aspetto di CONTENUTOCONTENUTOCONTENUTOCONTENUTO e un aspetto di RELAZIONERELAZIONERELAZIONERELAZIONE
CONTENUTO = trasmette notizie, informazioni, dati (cosa
sto dicendo)
RELAZIONE = trasmette il modo in cui il contenuto deve
essere interpretato e il tipo di comportamento da assumere in relazione ad essi ( come io mi vedo rispetto a te)
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L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio, la musica,
tutto ha valore di messaggio: influenzano comunque gli altri ….
E gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a questi messaggi:
Paul Watzlawick: Pragmatica della comunicazione umana, 1971
NON E’ POSSIBILE NON COMUNICARENON E’ POSSIBILE NON COMUNICARENON E’ POSSIBILE NON COMUNICARENON E’ POSSIBILE NON COMUNICARE
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LA COMUNICAZIONE PUO’ ESSERE:LA COMUNICAZIONE PUO’ ESSERE:LA COMUNICAZIONE PUO’ ESSERE:LA COMUNICAZIONE PUO’ ESSERE:
• VERBALE E PARAVERBALE (linguistico)VERBALE E PARAVERBALE (linguistico)VERBALE E PARAVERBALE (linguistico)VERBALE E PARAVERBALE (linguistico) � il messaggio
� il tono della voce � il timbro della voce
� l’intonazione, il ritmo• NON VERBALE (extralinguistico)NON VERBALE (extralinguistico)NON VERBALE (extralinguistico)NON VERBALE (extralinguistico)
� il gesto � lo sguardo
� l’atteggiamento del corpo� la distanza
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ASPETTO ESTERIORE:
• determina la prima impressione. I segnali specifici che la costituiscono sono:
* l’altezza
* il volume
* i caratteri somatici particolari soprattutto del volto
* l’abbigliamento
* il colore della pelle, dei suoi attributi, del trucco
COMUNICAZIONE NON VERBALE
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SGUARDO E MIMICA FACCIALE: sono importanti segnali del volto che servono a regolare l’interazione. Il viso è
laparte più espressiva del nostro corpo ed è quindi importante calibrare i movimenti facciali.
GESTI: espressi dagli arti superiori e soprattutto dalle mani, rafforzano e sottolineano concetti.
COMUNICAZIONE NON VERBALE
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COMUNICAZIONE NON VERBALECOMUNICAZIONE NON VERBALECOMUNICAZIONE NON VERBALECOMUNICAZIONE NON VERBALE
Un classico esempio di comunicazione non verbale è quella che si instaura con il cane.
Il cane infatti, sa cogliere il significato della nostra comunicazione da una serie di segnali non verbali, quali l'espressione, i movimenti, il tono della voce e altre manifestazioni, anche per noi inconsce, delle nostre emozioni.
Ma quello che non tutti sanno è che anche noi umani possiamo imparare a comunicare con lui, in gran parte utilizzando il linguaggio non verbale.
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• Si può avere la percezione di che cosa è il linguaggio non verbale immaginando di trovarsi all'estero senza conoscere la lingua: quando ci servirà la collaborazione di un'altra persona occorrerà attingere a risorse diverse dalle parole
• Al di là delle differenze culturali, anche a volte contrastanti dei vari Paesi, è come se esistesse per la specie umana un codice di linguaggio universale:
LA COMUNICAZIONE NON VERBALELA COMUNICAZIONE NON VERBALELA COMUNICAZIONE NON VERBALELA COMUNICAZIONE NON VERBALE
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Il rischio maggiore della comunicazione
è rappresentato dalla non corretta interpretazionedel messaggio ricevuto
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COMPORTAMENTI COMUNICAZIONALI
• Aver chiaro lo scopo per cui si parla o si scrive
• Interessare chi ascolta o legge
• Capire le esigenze del ricevente
• Valutare la situazione e il suo interlocutore. Essere certi che il lettore sia il destinatario del messaggio
• Parlare o scrivere in modo chiaro ed efficace
• Esporre i concetti con ordine
• Esporre i concetti in modo esauriente
• Esporre i concetti in modo coerente
• Utilizzare lo stesso codice del ricevente
• Immaginare quale potrà essere la reazione di chi legge o attivare il feedback
- EMITTENTE -
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COMPORTAMENTI COMUNICAZIONALI
• Lasciar parlare l’interlocutore
• Mettere a suo agio chi parla
• Mostrare che si sta ascoltando
• Evitare tutte le distrazioni o concentrarsi sulla lettura
• Mostrarsi sempre pazienti e calmi
• Cercare di comprendere il suo punto di vista
• Fare domande o rileggere i punti dubbi per tentare di comprenderli meglio
• Non fare critiche mentre sta parlando, né interrompere
- RICEVENTE -
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QUATTRO TIPI DI RISPOSTA
SI ATTENDE SEMPRE UNA RISPOSTA (VERBALE O NON VERBALE)
• CONFERMA = ti percepisco, ti capisco, sono d’accordo
E’ un messaggio nel quale si approva ciò che l’altro ha detto di sé o di un argomento
• DISACCORDO = ti percepisco, ti capisco, non sono d’accordo con ciò che esprimi
E’ un messaggio nel quale si nega ciò che l’altro ha detto di sé o di un argomento
• SQUALIFICA = forse ti capisco, tuttavia non ti prendo seriamente
• DISCONFERMA = non ti percepisco e non esisti
E’ un messaggio nel quale non si prende in considerazione l’altro.
DEFINIZIONI SPONTANEE
� L’ascolto è …
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ASCOLTOASCOLTOASCOLTOASCOLTO
� L’ascolto è una abilità essenziale per creare e conservare rapporti interpersonali
� Ascoltare e comprendere gli altri è necessario per avvicinarsi alla loro realtà
� Non ascoltare può essere pericoloso perché possono perdersi informazioni importanti
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Adesso per gioco Adesso per gioco Adesso per gioco Adesso per gioco misuriamo il vostro QImisuriamo il vostro QImisuriamo il vostro QImisuriamo il vostro QI
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Quanti triangoli ci sono in questa Quanti triangoli ci sono in questa Quanti triangoli ci sono in questa Quanti triangoli ci sono in questa immagine?immagine?immagine?immagine?
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Non c’è nessun triangoloNon c’è nessun triangoloNon c’è nessun triangoloNon c’è nessun triangolo
Non si è chiesto quanti triangoli vedete, ma quanti ce ne sono !!!
Ecco un banale esempio di
non ascolto…..
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PERO’ PERO’ PERO’ PERO’ questo serve anche a capire che…..questo serve anche a capire che…..questo serve anche a capire che…..questo serve anche a capire che…..E’ sempre opportuno chiedersi quali opportunità vede
l’altro che io non vedo, a parità di condizioni esterne
Noi tendiamo spesso a rispondere ad unaNoi tendiamo spesso a rispondere ad unaNoi tendiamo spesso a rispondere ad unaNoi tendiamo spesso a rispondere ad unadomanda diversa da quella che ci è stata fatta edomanda diversa da quella che ci è stata fatta edomanda diversa da quella che ci è stata fatta edomanda diversa da quella che ci è stata fatta enon prestiamo attenzione al contestonon prestiamo attenzione al contestonon prestiamo attenzione al contestonon prestiamo attenzione al contesto
La maggior parte dei problemi che viviamo non sonoOGGETTIVI, bensì derivano dalla nostra visione, che èdiversa da quella dell’altro….
… ELENCARE I COLORI …… ELENCARE I COLORI …… ELENCARE I COLORI …… ELENCARE I COLORI …
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ABBIAMO SUFFICIENTEMENTE ABBIAMO SUFFICIENTEMENTE ABBIAMO SUFFICIENTEMENTE ABBIAMO SUFFICIENTEMENTE DIMOSTRATO CHE NON DIMOSTRATO CHE NON DIMOSTRATO CHE NON DIMOSTRATO CHE NON
ASCOLTATE LE DOMANDE?ASCOLTATE LE DOMANDE?ASCOLTATE LE DOMANDE?ASCOLTATE LE DOMANDE?
In ogni esercizio ognuno tende a rispondere con
qualcosa di diverso da quello che è stato chiesto !!!
NON E’ QUESTIONE DI QI, NON E’ QUESTIONE DI QI, NON E’ QUESTIONE DI QI, NON E’ QUESTIONE DI QI, …. è questione di ASCOLTO …..…. è questione di ASCOLTO …..…. è questione di ASCOLTO …..…. è questione di ASCOLTO …..
Da studi statistici è stato rilevato che, Da studi statistici è stato rilevato che, Da studi statistici è stato rilevato che, Da studi statistici è stato rilevato che, nei processi di comunicazione, nei processi di comunicazione, nei processi di comunicazione, nei processi di comunicazione,
la maggior parte del tempo viene dedicata all'ascolto.la maggior parte del tempo viene dedicata all'ascolto.la maggior parte del tempo viene dedicata all'ascolto.la maggior parte del tempo viene dedicata all'ascolto.
Poiché il tempo è un bene prezioso e va utilizzato al meglio, Poiché il tempo è un bene prezioso e va utilizzato al meglio, Poiché il tempo è un bene prezioso e va utilizzato al meglio, Poiché il tempo è un bene prezioso e va utilizzato al meglio, le modalità di ascolto dovrebbero essere miglioratele modalità di ascolto dovrebbero essere miglioratele modalità di ascolto dovrebbero essere miglioratele modalità di ascolto dovrebbero essere migliorate
0 20 40
ASCOLTARE
PARLARE
LEGGERE
SCRIVERE
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LA DIFFERENZA TRA….
• PERCEPIRE SUONI• NESSUN INTERESSE• ATTEGGIAMENTO PASSIVO• UDITO SELETTIVO• “SPENTO”• ANONIMO• RUMORE• ENTRA IN UN ORECCHIO
ED ESCE DALL’ALTRO• LA CONVERSAZIONE
LANGUE• NESSUN SIGNIFICATO
ATTRIBUITO AI SUONI• NON SI TRATTIENE NULLA
• CONCENTRARSI• ASSORBIRE• INTERPRETARE• DARE UN SIGNIFICATO• SENTIRE QUEL CHE NON
VIENE DETTO• “TRADURRE”• ESSERE COINVOLTI• ESSERE ATTIVI• ESSERE COSCIENTI• AIUTARE A CAPIRE• INCAMERARE E
CONSERVARE• FARSI UN’OPINIONE• VALORE AGGIUNTO• ARRICCHIMENTO
SENTIRE ASCOLTARE
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L’ASCOLTO ATTIVOL’ASCOLTO ATTIVOL’ASCOLTO ATTIVOL’ASCOLTO ATTIVO
Significa invece:• Comprendere quello cha l’altro dice, pensa e sente
• Imparare dall’altro, entrare in risonanza
• Dare aiuto e conforto, se possibile
• Parafrasare per avere conferma che ciò che pensiamo abbia detto il nostro interlocutore sia effettivamente ciò che lui
intendeva dire
• Chiarire eventuali dubbi mediante domande precise
• Essere consapevoli di quello che l’altro tralascia e approfondirlo
L’ascolto attivo non è stare in silenzio mentre qualcuno parla
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PER FACILITARE UN ASCOLTO ATTIVOPER FACILITARE UN ASCOLTO ATTIVOPER FACILITARE UN ASCOLTO ATTIVOPER FACILITARE UN ASCOLTO ATTIVO
� Fare pause frequenti, circa ogni due frasi, in modo Fare pause frequenti, circa ogni due frasi, in modo Fare pause frequenti, circa ogni due frasi, in modo Fare pause frequenti, circa ogni due frasi, in modo da sollecitare una rispostada sollecitare una rispostada sollecitare una rispostada sollecitare una risposta
2. Variare la velocità dei commenti in modo che, 2. Variare la velocità dei commenti in modo che, 2. Variare la velocità dei commenti in modo che, 2. Variare la velocità dei commenti in modo che, quando si rallenta, l'interlocutore abbia la quando si rallenta, l'interlocutore abbia la quando si rallenta, l'interlocutore abbia la quando si rallenta, l'interlocutore abbia la
possibilità di interromperepossibilità di interromperepossibilità di interromperepossibilità di interrompere
3. Evitare di interrompere l'interlocutore, assicurandosi 3. Evitare di interrompere l'interlocutore, assicurandosi 3. Evitare di interrompere l'interlocutore, assicurandosi 3. Evitare di interrompere l'interlocutore, assicurandosi che abbia finito il ragionamento prima di riprendere che abbia finito il ragionamento prima di riprendere che abbia finito il ragionamento prima di riprendere che abbia finito il ragionamento prima di riprendere
a parlarea parlarea parlarea parlare
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PER FACILITARE UN ASCOLTO ATTIVOPER FACILITARE UN ASCOLTO ATTIVOPER FACILITARE UN ASCOLTO ATTIVOPER FACILITARE UN ASCOLTO ATTIVO
4444. Usare il silenzio come strumento; lasciare . Usare il silenzio come strumento; lasciare . Usare il silenzio come strumento; lasciare . Usare il silenzio come strumento; lasciare all'interlocutore di riempire i silenziall'interlocutore di riempire i silenziall'interlocutore di riempire i silenziall'interlocutore di riempire i silenzi
5555. Porre domande significative e aperte, che richiedano . Porre domande significative e aperte, che richiedano . Porre domande significative e aperte, che richiedano . Porre domande significative e aperte, che richiedano risposte più articolate di un "si" e un "no“risposte più articolate di un "si" e un "no“risposte più articolate di un "si" e un "no“risposte più articolate di un "si" e un "no“
6666. Dar segno di aver sentito ciò che ha detto il nostro . Dar segno di aver sentito ciò che ha detto il nostro . Dar segno di aver sentito ciò che ha detto il nostro . Dar segno di aver sentito ciò che ha detto il nostro interlocutore.interlocutore.interlocutore.interlocutore.
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E’ AMPIAMENTE DIMOSTRATO CHE UNA
CATTIVA COMUNICAZIONE COSTITUISCE
LA CAUSA DELLA MAGGIOR PARTE DEI
PROBLEMI CHE SI GENERANO NEL
CAMPO PROFESSIONALE IN GENERE
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Essere al corrente di quello che si deve fareEssere al corrente di quello che si deve fareEssere al corrente di quello che si deve fareEssere al corrente di quello che si deve fare
Partecipare al conseguimento degli obiettivi comuniPartecipare al conseguimento degli obiettivi comuniPartecipare al conseguimento degli obiettivi comuniPartecipare al conseguimento degli obiettivi comuni
Possedere le informazioni necessarie per compiere al Possedere le informazioni necessarie per compiere al Possedere le informazioni necessarie per compiere al Possedere le informazioni necessarie per compiere al meglio il proprio lavoromeglio il proprio lavoromeglio il proprio lavoromeglio il proprio lavoro
Apprendere e sviluppare in modo più rapido le proprie Apprendere e sviluppare in modo più rapido le proprie Apprendere e sviluppare in modo più rapido le proprie Apprendere e sviluppare in modo più rapido le proprie capacità professionalicapacità professionalicapacità professionalicapacità professionali
Risolvere più velocemente i problemi che si presentanoRisolvere più velocemente i problemi che si presentanoRisolvere più velocemente i problemi che si presentanoRisolvere più velocemente i problemi che si presentano
La comunicazione EFFICACE permette ad ogni individuo La comunicazione EFFICACE permette ad ogni individuo La comunicazione EFFICACE permette ad ogni individuo La comunicazione EFFICACE permette ad ogni individuo nell’ambito dell’organizzazione di: nell’ambito dell’organizzazione di: nell’ambito dell’organizzazione di: nell’ambito dell’organizzazione di:
Decreto Legislativo 81/08, T.U. sulla salute e la sicurezza sul lavoro
Art. 37:
“Il datore di lavoro assicura che ciascun lavoratore riceva una formazionesufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, anche rispettoalle conoscenze linguistiche, con particolare riferimento a:
a) concetti di rischio, danno, prevenzione, protezione, organizzazionedella prevenzione aziendale, diritti e doveri dei vari soggetti aziendali,organi di vigilanza, controllo, assistenza;
b) rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misuree procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore ocomparto di appartenenza dell’azienda”
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Aziende interessate alla formazione:
1) imprese con almeno un socio «lavoratore»;
2) imprese con almeno un lavoratore ( a tempo indeterminato, determinato, tirocinante…)
3) Lavoratori autonomi e imprese famigliari hanno facoltà di frequentare i percorsi formativi art. 21 D.Lgs. 81/08, ad
eccezione dei lavoratori autonomi che «operano» nei cantieri e fermi restando gli obblighi stabiliti da norme speciali ( es. lavori in spazi
confinati) per i quali la formazione è obbligatoria
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Definizione di lavoratore(art. 2 D.Lgs. 81/08)
«.. persona che indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di
lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, esclusi gli addetti ai servizi domestici e
famigliari…»
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I principali destinatari della formazione…
RSPP – Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione;Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza;
Addetti alla gestione delle emergenze ( primo soccorso, antincendio);Tutti i lavoratori, art. 37, comma 2 ;
Dirigenti e Preposti ( formazione aggiuntiva);Tutti i lavoratori che utilizzano attrezzature che richiedono
un’abilitazione ( carrello elevatore con conducente a bordo, piattaforme di lavoro mobile elevabile, gru a torre, gru mobile e gru per autocarro, trattori agricoli e forestali,
macchine movimento terra – escavatori, pale e terne – pompe per calcestruzzo)
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Formazione richiesta da «titoli specifici» del 81/08 e altro..
� Corso di montaggio, smontaggio e trasformazione di ponteggi - allegato XXI D.lgs. 81/08( 28 ore);
� Corso funi – sistemi di accesso e posizionamento funi ( per siti naturali/artificiali e per alberi) allegato XXI D.lgs. 81/08( 28 ore);
� Qualifica PES, PAV, PEI ( art. 82 D.Lgs. 81/08 e norme CEI 11/27 e CEI EN 50110-1)
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DEFINIZIONI SPONTANEE
La salute è …
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SALUTE
Stato di completo benesserefisico, mentale e sociale, nonconsistente solo in un’assenzadi malattia o d’infermità(D.lgs 81/08, art. 2 –Organizzazione Mondiale dellaSanità, 1948)
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti... (Costituzione della Repubblica italiana, art. 32)
L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana...(Costituzione della Repubblica italiana, art. 41)
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� La salute viene considerata più un mezzo che un fine e puòessere definita come una risorsa di VITA quotidiana che consentealle persone di condurre una vita produttiva a livello individuale,sociale ed economico
� La traduzione di dichiarazioni di principio in strategie operativecostituisce da sempre un processo complesso e difficile soprattuttoquando le implicazioni per l'azione richiedono il cambiamento delnostro modo di pensare e di agire
� Negli ultimi anni l’attenzione è maggiormente rivolta alraggiungimento di due obiettivi strategici: promozione eprevenzione della salute, in modo tale da ridurre la spesasanitaria nazionale, grazie ad una diminuzione degli accessiospedalieri, ad un minor ricorso alle prestazioni sanitarie di cura e alconsumo di farmaci.
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Parliamo di stress…
� Stress. Che cos’è?
� Stress e valutazione del rischio stress lavoro correlato….
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Un po’ di dati….
� Lo stress sul lavoro interessa quasi un lavoratore su quattro
� una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è dovuta allo stress.
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Chi sono i soggetti interessati?
Lo stress sul lavoro può colpire chiunque, a qualsiasi livello. Può interessare qualsiasi settore e aziende di ogni dimensione.
Lo stress influisce sulla salute e la sicurezza delle singole persone, ma anche sulla salute delle imprese e delle economie nazionali.
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Valutazione dello stress lavoro-correlato…
D.Lgs. 9 aprile 2008, n.81 - testo coordinato con il D.Lgs. 3 agosto 2009 n.106: TESTO UNICO SULLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
Il Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro impone l’obbligo della valutazione dello stress lavoro correlato.
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In Europa..
Lo stress è il secondo problema di salute legato all'attività lavorativa riferito più frequentemente e colpisce il 22% dei lavoratori dei 27 Stati membri dell'UE.
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Effetti dello stress…
Lo stress può essere:
� fonte per le persone di malattia e disagio, in ambito sia lavorativo che familiare;
� contribuire all'insorgere di altri problemi di salute legati all'attività lavorativa, quali i disturbi muscoloscheletrici;
� può mettere in pericolo la sicurezza sul luogo di lavoro;
� incidere in misura massiccia sul risultato economico di
un'organizzazione.
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PERICOLO
Proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore
avente il potenziale di causare danni (D.lgs 81/08, art. 2)
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RISCHIO
Probabilità di raggiungimento del livello
potenziale di danno nelle condizioni di impiego
o di esposizione ad un determinato fattore o
agente oppure alla loro combinazione (D.lgs
81/08, art. 2)
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RISCHIO
Il rischio è un concetto probabilistico, è la
probabilità che accada un certo evento
capace di causare un danno alle persone
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esperienze personali delle conseguenze del rischio
possibilità di partecipare alla regolazione del rischio
valutazione soggettiva costi/benefici
accettazione collettiva del rischio che si modifica nel tempo, nei luoghi e nelle culture
aspettative riferite agli effetti del rischio
concentrazione del danno nel tempo
immediatezza del danno
La “PERCEZIONE DEL RISCHIO” dipende da....
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DANNO
Una qualunque alterazione, transitoria o
permanente, dell'organismo, di una sua parte o
di una sua funzione
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DEFINIZIONI SPONTANEE
La sicurezza è …
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Definizione di sicurezza..
� Sicurezza: l’attività finalizzata a rendere minimi i rischi.
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Il personale ha diritto a lavorare in sicurezza e il diritto-dovere di collaborare alla sua “gestione”
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I FATTORI DI RISCHIO
PERICOLI PER LA SICUREZZA
(Rischi di natura infortunistica)
PERICOLI PER LA SALUTE
(Rischi di natura igienico
ambientale)
PERICOLI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE
(Rischi trasversali)
Strutture Agenti Chimici Organizzazione del lavoro
Macchine Agenti Fisici Fattori psicologici
Impianti Elettrici Agenti Biologici Fattori ergonomici
Incendio-esplosioni
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ORGANIZZAZIONE DELLA PREVENZIONE AZIENDALE
- FORMAZIONE
- INFORMAZIONE
- ADDESTRAMENTO
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FORMAZIONE
Processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori e agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi
( si deve intervenire su modalità operative, modi di pensare, modi di agire/comportamenti, valori e culture organizzative…)
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INFORMAZIONE
n
Complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro
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ADDESTRAMENTO
Complesso delle attività dirette a far apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale, e le procedure di lavoro
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L’INFORMAZIONENell’art. 36 del D.Lgs. 81/08 si dice che “Il Datore di Lavoro provvede affinché ciascun lavoratore riceva una adeguata informazione:
•sui rischi per la salute e sicurezza sul lavoro connessi alla attività dell’impresa in generale;
•sulle procedure che riguardano il primo soccorso, la lotta antincendio, l’evacuazione dei luoghi di lavoro;
•sui nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di emergenza e sui nominativi del responsabile e degli addetti del servizio di prevenzione e protezione, e del medico competente;
•sui rischi specifici cui è esposto in relazione all’attività svolta, le normative di sicurezza e le disposizioni aziendali in materia;
•sui pericoli connessi all’uso delle sostanze e dei preparati pericolosi;
•sulle misure e le attività di protezione e prevenzione adottate.”
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Infine si vuole garantire che le informazioni vengano comprese:
“Il contenuto della informazione deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le relative conoscenze.
Ove l’ informazione riguardi lavoratori immigrati, essa avviene previa verifica della comprensione della lingua utilizzata nel percorso informativo.”
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La volontà del legislatore è quella di fare in modo che ilavoratori conoscano i nominativi dei responsabilidella sicurezza (Responsabile del Servizio di Prevenzione eProtezione, Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, Addetti allemisure di primo soccorso e di emergenza antincendio, medico
competente), nonché le procedure di lavoro (che devonoincludere eventuali obblighi in materia di utilizzo diDispositivi di Protezione Individuale, cautele nell’utilizzo diprodotti o sostanze pericolose), gli specifici pericoli legatiallo svolgimento della mansione e le procedure da attuare incaso di pericolo grave e immediato o in situazioni diemergenza.
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Si sottolinea che “la formazione e, ove previsto, l’addestramento specifico“ devono avvenire in occasione:
a) della costituzione del rapporto di lavoro o dell’inizio dell’utilizzazione qualora si tratti di somministrazione di lavoro;
b) del trasferimento o cambiamento di mansioni;c) della introduzione di nuove attrezzature di lavoro o di nuove tecnologie, di nuove sostanze e preparati pericolosi.
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Per raggiungere l’obiettivo, la formazione dovrà essere chiara, comprensibile ed erogata secondo le modalità -durata, contenuti minimi – previsti dall’Accordo Stato Regioni del 21 dicembre 2011 (pubblicato in G.U. l’11 gennaio 2012).
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Formazione Generale 4 ore ( anche in FAD). CreditopermanenteFormazione Specifica 4, 8, 12 ore tenendo conto deicodici Ateco dell’azienda ( da visura cameraleaggiornata).
Per il preposto è prevista una formazione aggiuntiva di 8 ore.
La formazione non è comprensiva dell’addestramento
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LA FORMAZIONE OBBLIGATORIA
Il Decreto legislativo 81/08 non si limita a dire che il Datore di Lavoro ha l’obbligodi informare i lavoratori e formarli secondo i contenuti dell’Accordo Stato Regionidel 21 dicembre 2011 come pure i dirigenti e i preposti (e che gli stessi sonotenuti ad utilizzare le informazioni e la formazione ricevute), ma diceanche che in ogni azienda devono essere creati appositi servizi e che iResponsabili degli stessi e gli addetti dovranno ricevere un’ adeguata formazione.
Ogni azienda è tenuta ad organizzare al proprio interno un sistema diprevenzione basato sulle seguenti figure e strutture:
•Il Servizio di Prevenzione e Protezione - art. 34, (in combinato disposto con l'allegato II del D.Lgs. n. 81 del 2008) con riferimento ai casi in cui i compiti del "servizio" possono essere svolti direttamente dal Datore di Lavoro.
•Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza
•La squadra di prevenzione incendi e lotta antincendio
•La squadra di primo soccorso
•Il medico competente
•I preposti
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OBBLIGO DI ORGANIZZARE IL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
Il Datore di Lavoro è tenuto all’organizzazione del Servizio di prevenzione e protezione; tale servizio potrà essere interno o esterno.
Qualora il Datore di Lavoro ricorra a persone o servizi esterni egli non è per questo liberato dalla propria responsabilità in materia.
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Compiti del servizio di prevenzione e protezione
I compiti del servizio di prevenzione e protezione sono (art. 33, D.Lgs. n.81/08): •individuare i fattori di rischio, valutare i rischi e individuare le misure per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro
•elaborare, per quanto di competenza, le misure preventive e protettive e i sistemi di controllo di tali misure
•elaborare le procedure di sicurezza per le varie attività aziendali
•proporre i programmi di informazione e formazione generale e specifica dei lavoratori
•partecipare alla riunione periodica di prevenzione e protezione dai rischi (e ad altre eventuali consultazioni)
•fornire ai lavoratori le informazioni di cui all'art.36 del decreto legislativo n. 81 del 2008
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RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (ART. 47 - 50)
In tutte le aziende deve essere eletto o designato il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
Modalità di designazione
Aziende fino a 15 dipendenti:
è eletto direttamente dai lavoratori al loro interno
Aziende con più di 15 dipendenti:
è eletto o designato dai lavoratori nell'ambito delle rappresentanze sindacali in azienda, oppure in mancanza di queste ultime è eletto dai lavoratori al loro interno.
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Organismi Paritetici
Il D.Lgs. 626/94 ha posto le basi per la costituzione, a livello territoriale, di“Organismi paritetici tra le organizzazioni sindacali dei datori di lavoro edei lavoratori, con funzioni di orientamento e di promozione di iniziativeformative nei confronti dei lavoratori”, assegnando ad essi il compito di“rappresentare prima istanza di riferimento in merito a controversie sortesull’applicazione dei diritti di rappresentanza, informazione e formazione,previsti dalle norme vigenti” (art.20 D.Lgs.626/94, ribadito dall’art.51 delD.Lgs.81/08).
Inoltre “gli organismi paritetici svolgono o promuovono attività di formazione, (...) nonché, su richiestadelle imprese, rilasciano una attestazione dello svolgimento delle attività e dei servizi di supporto alsistema delle imprese, tra cui l’asseverazione della adozione e della efficace attuazione dei modelli diorganizzazione e gestione della sicurezza (...), della quale gli organi di vigilanza possono tener conto ai finidella programmazione delle proprie attività”.
Quest’ultimo punto non è operativo
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FINALITÀ DELL’ORGANISMO PARITETICO PROVINCIALE
(OPTA)
L’OPTA ha tra i suoi compiti principali quello di sensibilizzare, informare e supportare gli imprenditori e i lavoratori sulle tematiche della sicurezza
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L’OPTA non è sostitutivo del ruolo di controllo degli enti pubblici preposti, ma ha l’obbiettivo di attivare rapporti di collaborazione e scambio di informazioni per costruire una cultura adeguata della prevenzione e della sicurezza.
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L’OPTA comunica alle aziende i nominativi dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriale.
Analoga comunicazione effettua nei riguardi degli organi di vigilanza territorialmente competenti.
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IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA TERRITORIALE (RLST)
Una particolarità interessante dell’OPTA è quella di essere il tramite che consente alle aziende - con meno di 15 dipendenti - di nominare il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) senza provvedere ad una nomina interna dello stesso.
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Lo stesso art. 47, comma 3 del D.Lgs. 81/08consente una diversa modalità di nomina per leaziende che hanno meno di 15 dipendenti; vieneinfatti prevista la possibilità di nominare il RLSnon all’interno dell’azienda, ma all’internodell’ambito territoriale.
Per fare questo è necessaria l’adesione adOPTA.
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Il sistema di rappresentanza territoriale è, a parere delle associazioni imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali, il più adeguato alla realtà delle piccole imprese e in tal senso si sono impegnate affinché tale modello si affermi in maniera generalizzata.
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In presenza dei rappresentanti territoriali, gli adempimenti in capo ai datori di lavoro, previsti
dalle norme vigenti in tema di consultazione del rappresentante per la sicurezza, vengono assolti nella sede dell’Organismo Paritetico Territoriale (OPTA).
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N.B. L’Accordo Interconfederale del 28 giugno 2011 - sottoscritto il 13 settembre 2011 - supera la differenza tra le imprese sopra i 15 e fino a 15 dipendenti: il Rappresentante Territoriale (RLST) costituisce un’opzione percorribile anche nell’imprese che occupano
più di 15 dipendenti, qualora nelle stesse non sia stato già eletto un rappresentante aziendale (RLSA).
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Inoltre conferma la possibilità per leAziende non artigiane e che nonapplicano CCNL artigiani, ma aderentiad una Associazione Artigianafirmataria dell’Accordo, di poterusufruire ed avvalersi del Rappresentantedei Lavoratori della Sicurezza Artigiana(Bilateralità ELBA).
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LE PREROGATIVE DEL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA TERRITORIALE
(RLST)
Il RLST è a tutti gli effetti il Rappresentante dei Lavoratori.
L’unica differenza è che non lavora in sede.
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Pertanto egli accede ai luoghi di lavoro nel rispetto delle modalità e del termine di preavviso individuati dagli accordi collettivi nazionali, interconfederali o di categoria, stipulati dalle Associazioni.
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L’organismo paritetico ha il compito di comunicare alle aziende e ai lavoratori interessati il nominativo del rappresentante della sicurezza territoriale.
Non v’è dubbio che il RLST è tenuto al rispetto delle disposizioni in materia di privacy e del segreto industriale relativamente alle informazioni contenute nel documento di valutazione dei rischi.
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RIASSUMENDO
IL RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI DELLA SICUREZZA PUO’ ESSERE :
� INTERNO (RLSA)
� ESTERNO (RLST)
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Un po’ di storia… la «vecchia» 626…
Il primo testo legislativo che ha portato imprenditori e opinione pubblica a occuparsi del problema della salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro è stato il Decreto Legislativo 626 del 19 settembre 1994.
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Lo stesso D.Lgs. 626/94 è stato abrogato dal Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 (successivamente integrato e corretto dal D.Lgs. 3 Agosto 2009, n. 106).
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Ora cercheremo di analizzare un po’ più in profondità il Decreto 81/08 (detto anche Testo Unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro) con tutte le sue conseguenze
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GLI ADDETTI ALLE MISURE DI EMERGENZA
Il Datore di Lavoro deve provvedere alla designazione degli addetti all’attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di pronto soccorso e comunque, di gestione dell'emergenza
( art.18, comma 1, lettera b).
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ADDETTI ALLE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI E LOTTA ANTINCENDIO
Obblighi del Datore di Lavoro il Datore di Lavoro deve (art. 43 D.Lgs. 81/08):
• organizzare i necessari rapporti con i servizi pubblici competenti in materia di primo soccorso, salvataggio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza;
• designare preventivamente i lavoratori incaricati di attuare le misure di emergenza;
• informare tutti i lavoratori che possono essere esposti a un pericolo grave e immediato circa le misure predisposte e i comportamenti da adottare;
• programmare gli interventi, prendere i provvedimenti e dare istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave e immediato che non può essere evitato, possano cessare la loro attività, o mettersi al sicuro, abbandonando immediatamente il luogo di lavoro;
• prendere i provvedimenti necessari affinché qualsiasi lavoratore, in caso di pericolo grave ed immediato per la propria sicurezza o per quella di altre persone e nell’impossibilità di contattare il competente superiore gerarchico, possa prendere le misure adeguate per evitare le conseguenze di tale pericolo, tenendo conto delle sue conoscenze e dei mezzi tecnici disponibili.
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ADDETTI ALLE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI E LOTTA ANTINCENDIO
• I lavoratori non possono, se non per giustificato motivo, rifiutare la designazione.
• I lavoratori devono essere formati.
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ADDETTI ALLE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI E LOTTA ANTINCENDIO
I contenuti della formazione
Il D.M. 10 marzo 1998 indica i contenuti minimi della formazione per gli addetti aziendali all’attuazione delle misure di prevenzione incendi e gestione dell’emergenza:
� 4 ore per attività a rischio basso ( aggiornamento di 2 ore);
� 8 ore per attività a rischio medio ( aggiornamento di 5 ore).
La successiva Circolare della Direzione Centrale dei Vigili del Fuoco n. 12653 del 23 .02.2011 ha previsto un corso di aggiornamento cheprevede una formazione di 2 ore per le aziende a rischio basso e una formazione di 5 ore per le aziende a rischio medio ( è consigliato unaggiornamento con cadenza triennale
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ADDETTI ALLE MISURE DI PRIMO SOCCORSO
Obblighi del Datore di Lavoro Il Datore di Lavoro deve:
� Il Datore di Lavoro, tenendo conto della natura dell'attività delle dimensioni dell'azienda ovvero dell'unità produttiva, sentito il medico competente oveprevisto, prende i provvedimenti necessari in materia di pronto soccorso e di assistenza medica di emergenza, tenendo conto delle altre eventuali persone presenti sui luoghi di lavoro e stabilendo i necessari rapporti con i servizi esterni, anche per il trasporto dei lavoratori infortunati (art. 45 D.Lgs. 81/08)
� Il Datore di Lavoro designa uno o più lavoratori incaricati dell'attuazione dei provvedimenti (art. 43 D.Lgs. 81/08).
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ADDETTI ALLE MISURE DI PRIMO SOCCORSO
•Nelle aziende o unità produttive di gruppo A e di gruppo B, il Datore di Lavoro deve garantire le seguenti attrezzature:
a) cassetta di pronto soccorso, tenuta presso ciascun luogo di lavoro, adeguatamente custodita in un luogo facilmente accessibile ed individuabile con segnaletica appropriata, contenente la dotazione
minima indicata nell'allegato1, che fa parte del presente decreto, da integrare sulla base dei rischi
Presenti nei luoghi di lavoro e su indicazione del medico competente, ove previsto, e del sistema di emergenza sanitaria del Servizio sanitario nazionale, e della quale sia costantemente assicurata,
la completezza ed il corretto stato d'uso dei presidi ivi contenuti;
b) un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale. (art. 2 D.M. 15 luglio 2003)
• Nelle aziende o unità produttive di gruppo C, il Datore di Lavoro deve garantire le seguenti attrezzature:
a) pacchetto di medicazione, tenuto presso ciascun luogo di lavoro, adeguatamente custodito e facilmente individuabile, contenente la dotazione minima indicata nell'allegato 2, che fa parte del presente decreto, da integrare sulla base dei rischi presenti nei luoghi di lavoro, della quale sia costantemente assicurata,in collaborazione con il medico competente, ove previsto, la completezza ed il corretto stato d'uso dei presidi ivi contenuti;
b) un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale (art. 2 D.M. 15 luglio 2003). 100
ADDETTI ALLE MISURE DI PRIMO SOCCORSO
Obblighi dei lavoratori
Ai sensi dell’art. 43, comma 3, del D.Lgs. 81/08:
• I lavoratori non possono, se non per giustificato motivo, rifiutare la designazione.
• I lavoratori devono essere formati ( l’aggiornamento ha cadenza triennale)
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Cosa chiede il D.Lgs. 81/08?
� quali sono gli adempimenti normativi richiesti dal D.Lgs. 81/08?
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L’obiettivo che ci si pone è quello di riuscire a creare una “cultura della sicurezza”, diffusa in ogni azienda e ad ogni livello, in modo da svolgere una reale attività di “prevenzione” attraverso un “coinvolgimento attivo” di ogni persona.
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� Quanto esposto si evince dai due adempimenti fondamentali richiesti dalla norma, riassumibili in due espressioni:
� “valutazione dei rischi” e “formazione”.
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