MEDICINA LEGALE
(8 marzo 2006)
Dall’inizio della storia della medicina legale (intorno al 3000 a.C.) è evidente come la conoscenza
di “cose mediche” sia indispensabile al giudice per applicare la legge.
La medicina legale si suddivide in
1) medicina giuridica studio volto a far sì che qualsiasi norma si realizzi in funzione alla realtà
biologica dell’uomo.
agisce “de iure condendo” (fatta perché sia costruito il diritto)
2) medicina forense legata a problemi del tribunale
Divisione fondamentale del diritto
1) DIRITTO PENALE organizzazione della normativa che riguarda i reati (violazione della
legge per la quale la stessa prevede una pena)
per qualsiasi diritto esiste una serie di diritti di base (valori istituiti da un
punto di partenza filosofico specifico di ogni singola collettività)
esistono cinque pene nel nostro codice penale, suddivisi per delitti e
contravvenzioni (ammenda, arresto e multa, reclusione, ergastolo)
N.B. Si afferma comunemente “il vigile urbano mi ha elevato una contravvenzione”, “ho pagato
una multa al vigile urbano per il divieto di sosta” e via dicendo. Questa terminologia, seppur di uso
corrente, è del tutto errata. La multa e l’ammenda sono sanzioni, mentre la “contravvenzione” (al
pari del delitto) è una condotta. Si rientra, però, sempre nel campo dei reati e dunque soltanto il
Giudice, dopo una denuncia della Polizia giudiziaria, può decidere in merito. Quella che il vigile
urbano ci contesta per il divieto di sosta è una semplice “infrazione amministrativa” che paghiamo
con una “sanzione amministrativa”. La sanzione è la conseguenza giuridica della violazione del
comando impartito dalla legge (il precetto); quando si parla di reati, la sanzione viene individuata
come “pena” ed è rappresentata da ergastolo, reclusione, multa per i delitti e arresto, ammenda per
le contravvenzioni.
nel codice di procedura penale sono le regole sullo svolgimento dello
stesso processo
quando giunge al magistrato (Pubblico Ministero) una denuncia di
reato/possibile reato questi deve svolgere l’indagine (in Italia l’azione
penale è obbligatoria, mentre non lo è ad esempio negli Stati Uniti)
se il PM sta procedendo con indagini verso una persona invia a questa un
avviso di garanzia. È una forma di rispetto della libertà del cittadino e del
suo diritto a essere informato che l'autorità giudiziaria si sta occupando di
lui in merito a un certo fatto (che dev'essere specificato). Molto spesso in
questo modo il Pubblico Ministero chiede di poterlo ascoltare in relazione
allo stesso.
In alternativa il PM può svolgere un’indagine contro ignoti; ciò è molto
frequente in medicina, quando è difficile capire dall’inizio chi è
responsabile (se un pz. è stato ad esempio visitato da diversi medici).
concluse le indagini preliminari si presentano al GIP (Giudice per le
Indagini Preliminari) o GUP (Giudice per le Udienze Preliminari), il quale
decide se archiviare il processo o portarlo alla fase successiva. Per l’intera
durata delle indagini il GIP si occupa di eventuali scelte che necessitano di
un intervento super partes.
se il processo procede si passa alla fase del dibattimento, con PM, difensori
ed eventuali parti civili (offese dal reato) dinanzi al giudice in aula.
esistono in Italia tre gradi di processo (primo grado, appello, cassazione).
La Corte Suprema di Cassazione non può occuparsi dei problemi che
riguardano il merito del processo ma solo dei suoi aspetti formali.
N.B. Nessuno può essere imputato per fatti che non costituiscono reato così come nessuno può
essere punito con pene che non appartengono al nostro Diritto.
2) DIRITTO CIVILE regolamentazione intrinseca di tutti i rapporti esistenti tra le varie
(diritto privato) componenti della società
illecito civile = trovarsi in una situazione che non è conforme a ciò che la
legge prevede ad esempio per quel tipo di lavoro
il Codice Civile si divide in diversi libri (delle persone e della famiglia,
delle successioni, della proprietà, delle obbligazioni, del lavoro, ecc.)
intraprendere una causa civile significa chiedere che una situazione
illecita sia regolata secondo la legge
chi si sente danneggiato porta al Giudice una comparsa di costituzione ed è
attore del processo; il Giudice si rivolge all’Ufficiale Giudiziario affinché
questi richieda al convenuto (la parte chiamata a rispondere) di comparire.
non v’è pena; il Giudice richiede alle parti di conformarsi al Codice Civile
(un’eventuale insubordinazione diviene reato)
In ambito penale, quando un Giudice richiede un accertamento tecnico, si chiama perizia, mentre
l’accertamento richiesto da PM, difensori, imputati o parti civili si chiama “consulenza tecnica”.
Tali accertamenti possono svolgersi in modo ripetibile (ad es. controllare una cartella clinica) o non
ripetibile (ad es. effettuare un’autopsia); mentre nel primo caso la parte richiedente può procedere
segretamente, nel secondo dovrà obbligatoriamente avvisare tutte le parti in causa.
In ambito civile si parla invece di Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU).
N.B. la “querela” è un concetto penale; alcuni reati sono perseguibili d’ufficio (la legge può agire in
modo indipendente da tutto) mentre altri sono perseguibili a querela della persona offesa (il PM può
iniziare un’indagine solo in presenza d’una denuncia). In diritto civile si parla di “atto di citazione”.
LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI significa che una volta stabilito un principio fondamentale
non esiste nulla che possa modificarlo. Cagionare la morte di una persona ad esempio, rappresenta
la violazione di un principio immodificabile. Allo stesso modo il principio di autodeterminazione
individuale è sancito dalla Costituzione, per cui la trasmissione Chi l’ha visto? è spesso accusata
d’essere anticostituzionale. Partendo da questo punto di vista, è chiaro che il 90% dell’attività
medica costituisce reato di fronte alla legge (chiedere ad una persona di spogliarsi, prelevarne il
sangue, aprirne la pancia con un bisturi, ecc.).
La salute è diritto dei cittadini e interesse della collettività (art. 32) MA nessuno può essere
obbligato senza la propria volontà a sottoporsi ad un trattamento sanitario.
L’art. 50 enuncia il principio del consenso dell’avente diritto (non è punibile chi ha leso o posto in
pericolo un diritto con consenso di chi può validamente disporne). Ciò non significa che il reato non
esista, ma che non si può ricevere la pena corrispondente a quel reato. Per la legge la vita non è un
valore giuridico di cui noi siamo padroni, per cui l’eutanasia rappresenta un reato perseguibile (la
vita è un diritto indisponibile). Il tentato suicidio rappresenta un’eccezione, in quanto non si tratta di
reato perseguibile. L’integrità psicofisica di una persona è allo stesso modo indisponibile, mentre il
diritto alla salute è disponibile (chiunque ha diritto di non farsi curare).
“cum sentire” consenso (condividere un’idea)
“ad sentire” assenso (aderire ad un’idea)
N.B. il consenso non annulla il reato ma la pena
(15 marzo 2006)
La legge non prevede l’obbligo di consenso scritto, con l’eccezione del caso della trasfusione di
sangue. Solo in questo caso un decreto legge ha stabilito infatti l’obbligatorietà di prova scritta della
disposizione del diritto salute; ogni altro aspetto è esente da norme e in gran parte delle pratiche
mediche il consenso si può implicitamente presumere dal fatto stesso di essersi volontariamente
rivolti al medico.
La consensualità deve fondarsi su tre principi che il diritto in causa sia disponibile
che esista l’idoneità soggettiva di entrambe le parti
che esista la certezza della consapevolezza
sull’oggetto della disposizione
La parte forte (in questo caso il medico) ha il dovere informativo.
Il “consenso informato” è un principio mutuato dalla Common Law anglosassone ma in realtà nulla
ne prevede l’esistenza nel nostro diritto (ad eccezione delle trasfusioni).
Principio dello stato di necessità non è punibile chi ha commesso un fatto per esservi stato
costretto dalla necessità di salvare sé stesso od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla
persona nel caso in cui a) non abbia egli stesso creato il pericolo
b) intervenga in modo proporzionato al pericolo in atto.
Altro diritto fondamentale è il diritto alla riservatezza; la massa delle informazioni individuali che
riguardano la persona è un patrimonio individuale del quale nessuno può entrare in possesso. L’art.
622 enuncia che la violazione del segreto professionale senza giusta causa è un reato punibile nel
caso in cui da ciò possa derivare nocumento per la persona.
La comunicazione di dati relativi ad un paziente tra due colleghi di pari competenza si chiama
invece trasmissione di segreto professionale e non costituisce reato.
Esiste un elenco di 12 giuste cause di fronte alle quali il medico deve obbligatoriamente effettuare
una denuncia (intesa come segnalazione all’autorità politica, amministrativa e sanitaria ma NON
giudiziaria).
Una di tali cause è l’evento morte, di fronte al quale esiste la denuncia obbligatoria della causa di
morte; questa va fatta al sindaco in quanto la legge prevede che nessun cadavere possa essere
sepolto senza la denuncia da parte del medico. Tale denuncia va compilata su uno specifico modello
ISTAT e può essere eseguita unicamente da un medico a conoscenza della causa di morte del
paziente (da valutare secondo scienza e coscienza). Nel caso in cui non dovesse esservi un medico
in grado di effettuare la denuncia, si considera l’art. 37
fatti salvi i poteri dell’autorità giudiziaria, tutti i casi di persona deceduta senza assistenza
sanitaria vanno posti a riscontro diagnostico anatomo-patologico (autopsia eseguita dall’ASL); tale
accertamento va effettuato anche nel caso dei cadaveri trasportati in obitorio e nel caso in cui sia un
medico a richiederla in seguito a decesso all’interno della struttura ospedaliera.
Giunta al sindaco la denuncia, questi convoca la ASL, la quale invia a sua volta un medico
necroscopo tra le 15 e le 30 dalla morte della persona. Questi dovrà constatare dei segni di morte
certa e a meno che la persona non sia stata decapitata o divelta nessuno può toccarla sino a 24 ore
dalla morte. Solo dopo le 24 ore è possibile procedere con i rituali funebri.
N.B. la constatazione di morte è assai diversa dalla denuncia obbligatoria di causa di morte!
Altra “giusta causa” è rappresentata dalla denuncia obbligatoria di malattia infettiva attualmente
regolata da un decreto legge che prevede una tabella con cinque diverse categorie di malattie
infettive. Il flusso informativo (dal medico allo Stato, passando per ASL, Regione, Ministero) ha
tempi diversi a seconda della categoria. Tale decreto di fatto non abolisce un’altra denuncia
obbligatoria specifica prevista dalla legge, quella relativa alle malattie veneree. Poiché secondo tale
legge la denuncia obbligatoria di malattia venerea può essere anonima, anche se ciò non è previsto
dal decreto di norma il medico sceglie di attenersi alla legge onde garantire al paziente l’anonimato
(N.B. il decreto ha sempre valore inferiore alla legge)
Analizziamo altre forme di segnalazione che ci coinvolgono sotto diversi aspetti
Chi svolge un mestiere nell’ambito della sanità si trova in una situazione privilegiata per accedere
ad importanti informazioni per la giustizia. Il nostro codice penale definisce alcuni punti importanti
con l’art. 365 sul reato di omissione;
chiunque, avendo nell’esercizio di una professione sanitaria prestato la propria assistenza od
opera in casi che possono presentare i caratteri di un delitto per il quale si debba procedere
d’ufficio omette o ritarda di riferirne all’autorità preposta, è punibile con multa.
Questa disposizione non si applica quando il referto esporrebbe la persona assistita a
procedimento penale.
La differenza tra assistenza e opera è che, laddove la prima ha carattere continuativo su soggetto
vivente, la seconda ha carattere discreto su soggetto che può essere vivente o morto. Nel caso in cui
la persona incorrerebbe in procedimento penale il medico che non invia il referto non è punibile.
Un’altra eccezione è rappresentata dal caso in cui la segnalazione non viene fatta per salvare sé
stesso ed i prossimi congiunti da un grave ed inevitabile nocumento nella propria libertà e nel
proprio onore.
N.B. Fare un referto in assenza di giusta causa costituisce reato per violazione della riservatezza.
(22 marzo 2006)
Nel nostro sistema esiste un elemento chiave col quale il medico si deve costantemente confrontare,
ed è enunciato nell’art. 32 della Costituzione – LA SALUTE E’ UN INTERESSE DELLA
COLLETTIVITA’.
Di fatto poche Costituzioni possiedono un concetto così avanzato; si tratta di un valore che viene
considerato “volontà dello Stato”, e per tanto non v’è assolutamente opzionalità nella sua messa in
atto. Chi opera nella sanità pubblica svolge un lavoro che attiene in linea giuridica chiarissima la
realizzazione di una volontà dello Stato, e si pone dunque come strumento d’azione di tale volontà.
Sono pubblici ufficiali coloro i quali esercitano una pubblica funzione legislativa, giurisdizionale o
amministrativa. Sono invece incaricati di un pubblico servizio coloro i quali, a qualunque titolo,
prestano un pubblico servizio. Per pubblico servizio deve intendersi un'attività disciplinata nelle
stesse forme della pubblica funzione, ma caratterizzata dalla mancanza dei poteri tipici di questa
ultima, e con esclusione dello svolgimento di semplici mansioni di ordine e della prestazione di
opera meramente materiale. La pubblica funzione è appunto l’attività estrinsecata di una volontà
dello Stato svolta presso una struttura pubblica.
Per amministrazione s’intende la gestione di un patrimonio; non esistono di fatto assicurazioni che
coprono derivazioni da situazioni di carattere amministrativo.
Nel codice penale le due figure vengono praticamente spesso accorpate e commettere un reato in
pubblico ufficio o pubblico servizio costituisce sempre una notevole aggravante, proprio perché il
ruolo ricoperto incarna una sorta di avamposto operativo e tecnico della volontà dello Stato.
Esistono due differenze fondamentali tra referto e denuncia di reato
1) nel caso di referto il medico ha prestato assistenza/opera mentre nel caso di denuncia (il
vecchio “rapporto all’autorità giudiziaria”) il solo fatto di essere venuto a conoscenza di un
reato perseguibile d’ufficio ha costituito per il medico obbligo.
2) la denuncia non attiene la differenza tra i reati, mentre il referto va fatto solo in presenza di
delitti.
N.B. un’eccezione all’obbligo di denuncia di reato è costituita dagli operatori di comunità per
tossicodipendenti, i quali dovessero venire a conoscenza di un reato commesso da un pz. relativo in
qualche modo alla dipendenza (lo spaccio, il furto volto all’acquisto della sostanza).
Altra prestazione a significato medico-legale è il certificato (da “certum facere”); in questo caso
non esiste più un flusso informativo di tipo diretto, ma si deve sempre tener presente che il
certificato ha un valore giuridico. Certificare il falso significa violare il principio della fede
pubblica, ovvero il diritto di un soggetto appartenente alla collettività di avere fiducia di chi svolge
un determinato ruolo garantito dallo Stato.
Per questo si può firmare un certificato solo nel momento in cui si è laureati e abilitati dallo Stato
alla professione.
Requisiti del certificato, che può essere considerato come una testimonianza scritta di carattere
tecnico, sono la veridicità, la chiarezza e la completezza. Altri requisiti formali sono la data del
rilascio, la firma, la qualifica del certificante, la intelligibilità della grafia.
Certificare il falso corrisponde ad un falso ideologico
il giudizio diagnostico espresso nel certificato medico si fonda su fatti esplicitamente dichiarati o
implicitamente contenuti nel giudizio stesso, che siano non rispondenti al vero e che ciò sia
conosciuto da colui che ne fa attestazione.
In sintesi si parla di falso ideologico quando si attestano fatti non corrispondenti al vero o si
occultino fatti veri
Analogo tipo di caratteristiche si riscontrano nella cartella clinica; si tratta dell’unico documento
indirizzato alla conoscenza di tutto quanto attiene gli aspetti anamnestici, diagnostici, clinico-
terapeutici, ecc. relativi alla permanenza di un soggetto presso una struttura sanitaria. Riguardando
la salute la cartella clinica costituisce un atto pubblico di fede privilegiata, e costituisce una prova di
tutto ciò che è successo durante il ricovero davanti alla legge sino alla condanna per falso.
Come per tutti gli atti pubblici, dal momento in cui viene aperta una cartella è vietato per legge
eliminarla (dopo 40 anni è consentito farne microfilm, ma non potrà mai essere distrutto il
documento). La cartella non deve avere lacune, abbreviazioni, abrasioni, cancellature, correzioni,
aggiunte. Eventuali cancellature devono portare una firma e preservare la leggibilità della scritta
erronea sottostante.
N.B. IL PROPRIETARIO DELLA CARTELLA E’ IL PAZIENTE
Il responsabile della cartella sino al termine del ricovero il Primario
Il responsabile dell’integrità materiale della cartella è il Caposala
Finito il ricovero il responsabile diventa il Direttore Sanitario
Solo il pz. può richiedere una copia della cartella e ovviamente l’autorità giudiziaria può sequestrare
l’originale in qualsiasi momento lo desideri.
E’ importante sottolineare che durante il ricovero il pz. ha diritto di vedere la cartella in qualsiasi
momento lo desideri, essendo sua.
Il nucleo centrale di tutta la Medicina Legale è fondato sul concetto di causa, ovvero sulla relazione
esistente tra un fenomeno e gli effetti che ne derivano. Si tratta di un principio fondamentale da un
punto di vista giuridico.
Nel nostro Codice Penale è specificato come nessuno possa esser punito per un fatto considerato
reato dalla legge se questo non è conseguenza di una sua azione/omissione.
Perché sia punibile, si deve esser verificata un’anomalia di per sé sufficiente e necessaria a
determinare una conseguenza. Di fronte ad un fenomeno necessario ma non sufficiente si parla di
concausa, la quale può essere pre-esistente, simultanea o sopravvenuta al fatto di rilievo giuridico.
Analizziamo due teorie che affrontano il concetto di causalità
la teoria condizionalistica (“sine qua non”) sostiene che qualsiasi evento antecedente al fatto
studiato c’entra inevitabilmente con il fatto (compresi gli eventi che non sono considerati anomali).
Siccome tale procedimento mi consentirebbe in teoria di ricostruire gli eventi a ritroso sino alla
nascita stessa dei soggetti in causa, è necessario introdurre dei vincoli; la teoria può essere applicata
solo se corretta per fatti antecedenti connotati da un elemento psicologico di rilievo giuridico
(ovvero dal tipo di volontà che ho impiegato per far avvenire qualcosa che abbia un rilievo
giuridico). I tre elementi psicologici in questione sono
1) dolo – il fatto è voluto e preveduto dall’agente come conseguenza della sua
azione/omissione
2) preterintenzione (da praeter intentionem = al di là dell’intenzione) – la conseguenza reale
è più grave di quella voluta
3) colpa – pur prevedibile, non era assolutamente voluto; può esser avvenuto per imperizia,
negligenza, imprudenza, ecc.
la teoria della sussunzione sotto leggi sviluppata da Engisch inizialmente nel ’31 enuncia che la
causa rilevante coincide con il concetto di causa proprio delle scienze naturali ed il rapporto causale
è spiegabile solo col criterio dell’assunzione sotto leggi naturali spiegate (allora se non c’è legge
non c’è rapporto comprovabile).
Il metodo individualizzante è fondato sulla valutazione del singolo caso con irrilevanza della non
riproducibilità futura mentre secondo il metodo generalizzante deve sussistere una legge generale
di copertura.
Nella medicina legale applichiamo in maniera metodica dei criteri utilizzati per stabilire la relazione
tra i fatti (criteri di riferimento eziologico) criterio cronologico
criterio topografico
criterio di adeguatezza lesiva, qualitativa,
quantitativa
criterio della sindrome a ponte
L’evidenza scientifica dimostra che quando esistono degli effetti a distanza rispetto ad un evento
che sto studiando come causa, nel periodo intercorso tra evento e conseguenza devono essersi
verificati quelli eventi che solitamente corrispondono nelle relazioni note da evento A ad evento B.
Il complesso di tali eventi è definito appunto sindrome a ponte. Una variante particolare di tale
concetto è quella di intervallo libero, ovvero un periodo di tempo in cui non vi sono stati eventi
significativi tra A e B in cui è scientificamente lecito supporre che nulla dovesse esserci per
garantire il nesso di causalità (ad es. nella morte per emorragia cerebrale a diversi giorni da un
trauma cranico clinicamente privo di sequele).
(29 marzo 2006)
Lesività insieme dei fatti compromettenti l’integrità psicofisica della persona, studiati dal punto
di vista dei rapporti giuridici ad essi attinenti.
Se applicato all’omissione, questo concetto diventa ancor più rilevante dal punto di vista medico-
legale, in quanto le conseguenze peggiorative della integrità psicofisica dovute ad omissione di un
intervento fattibile (lesività passiva) sono più gravi di quelle dovute ad intervento lesivo diretto
(lesività attiva modificazione peggiorativa delle condizioni psicofisiche di una persona dovuta a
fattori esogeni).
Ricorriamo alla classificazione del Borri per ordinare le cause di lesività:
1) lesività da energia fisica meccanica
barica
termica
elettrica e radiante
2) lesività da energia chimica causa chimica propriamente detta (interazione diretta di
una sostanza con l’organismo che sia in grado di provocare
avvelenamento. Si noti come l’acqua sia l’unica sostanza
che il diritto non considera veleno)
causa biochimica (meccanismo mediato dalla materia
vivente la quale, reagendo alla sostanza, innesca un processo
metabolico che assume ruolo essenziale nel determinismo
della lesione
causa combinata (l’azione chimica propriamente detta si
associa a fenomeni reattivi biochimici, come nel caso di
fenolo, fosforo, arsenico)
3) lesività a reazione biodinamica situazione di carattere endogeno che attraverso una
stimolazione esterna può portare a lesione o condizione peggiorativa dell’integrità
psicofisica dell’individuo. L’evoluzione delle neuroscienze e della psicopatologia hanno
portato oggi a integrare in questa categoria praticamente solo i traumi psichici. Questo tipo
di lesività ha assunto oggi una notevole rilevanza in ambito giuridico.
Lesioni traumatiche
A seconda della qualità dell’agente vulnerante, le lesioni traumatiche si distinguono in
lesioni da azioni contusive
lesioni da strumenti puntuti
lesioni da strumenti taglienti
lesioni da punta e taglio
lesioni da fendente
lesioni da proiettile di arma da fuoco
lesioni da esplosione
lesioni da vibrazione
Lesività contusiva espressione dell’azione di una superficie resistente, piana od ottusa, la quale
interagisce in modo violento con il corpo umano.
le lesioni rilevabili sul tegumento si distinguono in 4 tipi fondamentali
(i) reazioni cutanee: modificazioni del colore transitorie ed a
risoluzione completa)
(ii) escoriazioni: perdita dello strato epidermico superficiale determinata
dall’attrito di un corpo solido. Si noti come nel caso di arma da taglio
le stesse vengono chiamate abrasioni. Si parla di escoriazione
formata o a stampo nel caso in cui la lesione riproduca i contorni
dello strumento che l’ha provocata.
(iii) ecchimosi: infiltrazione ematica del tessuto offeso dal colpo, la quale
traspare attraverso la cute, senza che vi sia discontinuazione del
tegumento. Si ricordi l’importanza della colorazione per definire il
tempo trascorso dal momento lesivo (dovuta alla degradazione
dell’emoglobina rosso cupo, violetto, bluastro, verde, giallo)
(iv) ferite lacero-contuse: contusioni associate a discontinuazione del
tegumento
le contusioni possono produrre lesioni scheletriche, tra le quali particolare
interesse hanno le fratture craniche, che possono essere classificate in vari
modi, a seconda che siano causate da oggetti solidi di ridotta o ampia
superficie (i) ridotta fratture figurate/a stampo: fenestrature o piccole
brecce con forma/dimensioni corrispondenti a quelle
dello strumento vulnerante.
(ii) ampia deformazioni transitorie della parete cranica
incrinatura, per lo più limitata alla lamina interna
(detta vitrea poiché più fragile)
frattura equatoriale: frattura circolare parallela ad
un equatore dello sferoide cranico dovuta allo
appiattimento locale della teca. Talora le fratture
sono multiple, concentriche (dette a bersaglio) per
effetto di successivo, rapidissimo adattamento
fratturativo di zone sempre più ampie della parte
colpita.
fratture meridianiche: deformazione in toto dello
sferoide cranico dovuta a notevole intensità lesiva
(anche dette fratture da trazione o da strappamento
essendo dovute alla riduzione del diametro dello
sferoide ed al contemporaneo aumento del diametro
perpendicolare ad esso, con effetto di strappamento
della teca cranica)
spesso l’appiattimento locale e la deformazione in toto
dello sferoide si effettuano simultaneamente
configurando una frattura con aspetto a tela di ragno.
Incidenti del traffico
Si riconoscono diverse categorie investimento del pedone: di notevole importanza lo studio
della lesività contusiva in quest’ambito, poiché le diverse forme
corrispondono a diverse fasi dell’investimento (affiancamento,
abbattimento o caricamento, avvicinamento o proiezione,
sorpassamento, trascinamento)
scontro di veicoli
incidente stradale propriamente detto, che vede coinvolto un
solo veicolo.
Asfissie meccaniche
Si definisce asfissia la sospensione delle attività respiratorie e la conseguente ematosi dovute
all’impedimento alla penetrazione o al rinnovamento dell’aria nei polmoni. Caratteristica
dell’asfissia meccanica è l’ostacolo alla dinamica in-/e-spiratoria. Si noti come non siano da
considerarsi asfissie meccaniche le cessazioni della respirazione dovute ad azioni lesive dirette su
strutture che inducono ematosi (ad es. avvelenamento da monossido di carbonio che induce la
formazione di carbossiemoglobina). Queste appartengono infatti al capitolo della lesività chimica.
Le asfissie meccaniche si dividono in vari tipi
(i) soffocazione esterna diretta ostruzione mediante chiusura dell’apertura aerea della
persona. Si tratta di una modalità di uccisione particolarmente insidiosa specie nella
vittima che non è in grado di difendersi (bambini, anziani) poiché si riesce facilmente a
non lasciare tracce. Nel caso di soggetti adulti invece spesso si possono rilevare segni di
colluttazione.
(ii) strozzamento costrizione manuale del collo con compressione sino alla stenosi delle
vie aeree. Trattasi di violenza esclusivamente omicida. Pressoché costanti i segni degli
effetti traumatici superficiali e profondi del collo (generalmente escoriazioni, ecchimosi
con aspetti formati).
(iii) strangolamento costrizione del collo con un laccio prodotta con le mani od in altro
modo che non sia lo stiramento operato dal corpo stesso della vittima. Reperto costante è
la presenza del solco escoriativo-ecchimotico (tipicamente orizzontale, continuo, di
profondità omogenea, a decorso laringeo o sottolaringeo)
(iv) impiccamento costrizione del collo determinata dalla forza del corpo stesso della
vittima. Il corpo può essere completamente separato dal terreno (impiccamento tipico) o
solo parzialmente, bastando il peso di una parte sola del corpo (ad esempio il tronco) a
produrre una costrizione efficace (impiccamento atipico). Si ha solitamente per suicidio,
ma non mancano i casi di omicidio. Si noti come la morte da impiccamento possa essere
talora causata da ischemia cerebrale o da meccanismi circolatori, nervosi. Il solco
prodotto dal laccio è di solito sopralaringeo, unico, obliquo, non continuo e di profondità
non uniforme. Rarissime lussazioni e fratture della colonna cervicale, per lo più in
occasione di impiccamenti preceduti da precipitazione (botola nelle condanne a morte).
(v) soffocazione interna asfissia provocata da alterazioni intrinseche delle pareti dei
canali aerei (edema, tumori, ecc.) o per ingombro di essi da materiali essudativi oppure
da corpi estranei
(vi) soffocazione esterna indiretta azione che rende impossibile l’espansione toracica.
Non di rado è associata a fatti traumatici di tipo contusivo (fratture costali, lesioni
viscerali, ecc.) e talora alla cosiddetta maschera ecchimotica (cianosi fortissima dei
tegumenti di capo, collo e parte alta del torace con numerosissime ecchimosi puntiformi
dei congiuntive e cute nelle regioni cianotiche). Solitamente la causa è accidentale.
Il quadro anatomico rilevabile nei morti per asfissia è caratterizzato dalle cosiddette note asfittiche,
utili se considerati nel loro insieme. Si suddividono in
note asfittiche esterne: ipostasi precoci ed estese, cianosi del volto, congestione congiuntivale,
punteggiature ecchimotiche cutanee e congiuntivali.
note asfittiche interne: fluidità del sangue, sovrareplezione dei grossi tronchi venosi,
congestioni viscerali, ecchimosi sottosierose e sotto-capsulari.
L’annegamento è asfissia determinata dalla sostituzione di un medium liquido all’aria. Si
osservano le seguenti fasi sorpresa con iperinspirazione
resistenza alla respirazione (apnea riflessa)
inspirazione riflessa (massiva introduzione di liquido nell’apparato
respiratorio/gastrointestinale e conseguente perdita di coscienza)
fase di pausa (morte apparente, con cessazione dei movimenti
respiratori, insensibilità, areflessia, midriasi).
fase terminale, con debole e fugace ripresa dei moti respiratori e
boccheggiamenti.
Da segnalare l’importanza del plancton vegetale come reperto nei polmoni degli annegati in fiumi,
laghi, stagni, ecc. Il ritrovamento di plancton a livello delle strutture scheletriche di ossa lunghe
(infezione del midollo femorale) è oggi ritenuto segno decisivo di morte per annegamento, da
sempre oggetto di diagnosi assai difficile.
Lesività da arma bianca
Si possono individuare quattro categorie
(i) ferite da punta sono quelle prodotte da oggetti che abbiano un estremo acuminato.
(ii) ferite da taglio si dicono quelle prodotte da oggetti che abbiano una parte poco spessa e
con margine sottile, affilato, lineare. I tipi di lesione che si possono ritrovare sono
abrasioni, ferite lineari (penetrazione perpendicolare del filo nei tessuti), a lembo
(penetrazione obliqua) o mutilanti. Si tratta di ferite solitamente nette, con margini
lineari né contusi né lacerati. Agli estremi possono riscontrarsi codette, reperti
importanti nella determinazione della direzione del taglio (sono l’espressione della
discontinuazione superficiale della cute determinata dallo scorrimento e strisciamento
del filo senza sufficiente pressione diminuzione della forza alla fine del taglio.
(iii) da punta e taglio sono quelle prodotte da strumenti con estremo acuminato e con uno o
più margini affilati e taglienti (coltelli da tasca, coltelli da mestiere, baionette, ecc.)
(iv) ferite da fendente sono quelle prodotte sa strumenti la cui efficacia vulnerante è dovuta
soprattutto alla notevole forza viva e quindi alla massa (accette, scuri, zappe, badili, ecc.)
Si noti come sia fondamentale studiare la vitalità delle lesioni; la presenza macroscopica di processi
riparativi (infiltrazione emorragica dei margini) non si trova nel caso di ferita post-mortem.
L’evento non potrà dunque configurarsi come lesione non essendo ovviamente possibile ipotizzare
il peggioramento psicofisico di materia non più vivente.
(5 aprile 2006)
Il capitolo lesività da arma da fuoco include i danni provocati all’individuo da parte di armi da
fuoco a proiettile unico o a proiettile multiplo, ma anche la lesività da esplosione (qualsiasi sostanza
in grado di dare effetti di tipo propulsivo in seguito a detonazione). Mentre le prime due utilizzano
specificamente frammenti di materiale artigianalmente lavorati per creare la lesione (i proiettili), la
detonazione rende proietti tutti gli oggetti presenti nell’ambiente al momento dell’esplosione.
Questi diventano proietti in seguito alla compressione dell’aria intorno al punto dell’esplosione che
imprime una forza propulsiva correlata all’intensità della carica esplosiva.
il proiettile unico produce numerosissimi tipi di lesione, dalla piccola escoriazione (se il
proiettile è sparato da molto lontano) a vari tipi di ferita; il tramite a semi canale ad esempio è
dovuto a colpi che urtano la cute in direzione tangenziale, formando canali incompleti soprattutto
sulle superfici circolari (ferite di striscio). Il tramite a setone è invece un canale completo che si
forma a livello sottocutaneo, solitamente dovuto alla presenza di resistenze sottocutanee (tavolati
ossei; tipicamente cranio, torace). Le ferite penetranti possono invece essere a fondo cieco o
trapassanti, a seconda che sia presente o meno un foro d’uscita. Il foro d’ingresso ha forma
classicamente tondeggiante (ovalare nel caso d’ingresso tangenziale del proiettile) e nel 97% dei
casi ha un diametro inferiore a quello del proiettile stesso; solitamente è circondato da un orletto
escoriativo ecchimotico. Nel caso in cui il soggetto avesse dei vestiti al momento del decesso, è
fondamentale che questi vengano conservati per studiare il tipo di lacerazione provocata dal
proiettile sul tessuto.
nonostante siano vietati da convenzioni internazionali, non è esclusa oggi la possibilità di trovare
proiettili esplosivi; questi possiedono al loro interno una carica che esplode in seguito all’impatto
con il soggetto colpito (distruggendolo dall’interno). Esiste però una distanza limite oltre la quale il
proiettile perde la forza necessaria per innescare al momento del contatto la detonazione, e questo lo
rende a rischio elevatissimo di esplosione anche al momento dell’estrazione dal cadavere.
quando l’arma da fuoco è posta a contatto con la cute, il fumo ed il gas formati nell’esplosione
riempiono il sottocute spaccando il tegumento per poi uscire rapidamente. Si parla in questo caso di
colpo a contatto.
nel caso di un colpo sparato a distanza ravvicinata invece si possono rilevare alcuni segni cutanei
caratteristici – affumicatura (deposito dei fumi della detonazione)
– tatuaggio (effetto dei microresidui che hanno interagito con il tegumento)
– segni di ustione e tipiche strinature degli annessi cutanei (peli/capelli) dovute alla
bruciatura.
N.B. quando si parla di distanza ravvicinata si intende una distanza pari alla lunghezza della canna
(nel caso di pistola) o pari alla sua metà (nel caso di fucile)
il proiettile multiplo provoca una situazione sfacelativa più ampia e la cosiddetta rosata.
la canna espelle il corpo di proiettili secondo una direzione conica nello spazio; il nucleo centrale
resta più compatto e racchiude il numero di proiettili maggiori, e dopo una certa distanza i proiettili
periferici perdono forza e cadono mentre il nucleo centrale, di dimensione assai minore, prosegue la
corsa (è la parte che conserva più a lungo l’energia).
La lesività da energia elettrica da conduttori si caratterizza per il suo effetto di carattere termico e
per il tipico marchio elettrico, segno che si configura come un “vulcanetto” (creste di superficie
che innalzano tutta la perimetria e che talvolta riproducono la forma del conduttore a stampo); si
tratta di un segno straordinariamente circoscritto, e intorno a quest’area si può rilevare al
microscopio elettronico l’inversione della polarità cellulare. La morte sopraggiunge per tetania
acuta della muscolatura respiratoria
N.B. nel caso di lesività termica, il riconoscimento del corpo basato su oggetti personali,
indumenti, riconoscimento, ecc. non ha valore giuridico.
La tanatologia forense esamina i fenomeni della morte nel loro rapporto con le evenienze del
ritrovamento di cadaveri per determinare l’epoca della morte, per constatarne la realtà, per risolvere
i quesiti di interesse penalistico.
Di importanza assoluta nel campo della tanatologia è l’esame dei fenomeni cosiddetti di vita
residua, ovvero i processi biologici che proseguono oltre la morte della persona. La nostra civiltà
intende la morte come la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo; spesso ciò
coincide con il concetto più tradizionale di cessazione irreversibile dato dalla cosiddetta tripode di
Bichat (cessazione di attività cardiaca, respiratoria, del SNC).
Nell’ambito dei fenomeni tanatologici si possono identificare tre grandi categorie
a) fenomeni abiotici primari (assenza di attività encefalica, respiratoria, circolatoria, perdita
della capacità immunitaria, sensoriale, ecc.)
b) fenomeni biotanatologici (tre processi chiave nella valutazione del cadavere in sede
medico-legale)
(i) rigor mortis: inizia dagli ultimi muscoli che hanno avuto una attività
vitale (miocardio) e prosegue dal massetere in direzione cranio-
caudale. Il processo dipende dalla temperatura e dalla massa
muscolare del soggetto. La rigidità può essere risolta manualmente
o con appositi strumenti ma entro un certo tempo si riforma. Le
cause non sono ancora ben definite, ma sembra siano collegate
all’incapacità di dissolvere il legame actina-miosina ATP-
dipendente.
(ii) algor mortis: raffreddamento del cadavere; essendo un oggetto inanimato e
dunque incapace di produrre calore, andrà incontro ad un
abbassamento della temperatura sino all’equilibrio con l’ambiente
(l’abbassamento è di circa 1°C all’ora, misurata con il
tanatoscopio).
(iii) livor mortis: fenomeni ipostatici in assenza di circolo il sangue tende a
raccogliersi nelle aree declivi; in queste zone la maggior pienezza
del circolo fa trasparire il rosso dell’emoglobina (le macchie
violacee diffuse che ne conseguono si chiamano ipostatiche). Nei
punti d’appoggio del cadavere l’ipostasi non si verifica in quanto il
sangue viene compresso perifericamente alla zona centrale di
pressione. Il sangue percolato nella sede gravitaria cambia di
posizione con gli spostamenti del cadavere entro certi limiti di
tempo. Successivamente l’emoglobina si degrada e i desmosomi a
livello dei vasi si aprono lasciando passare il sangue.
7-8½ dal decesso – riesco a ottenere il cambiamento della
posizione ipostatica
8½-15 – spostamento parziale
Oltre le 15 ore si verifica la fissità totale delle macchie ipostatiche.
c) fenomeni trasformativi (quelli che portano alla progressiva e completa dissoluzione del
corpo fino alla scheletrizzazione ed i processi di trasformazione
quantitativo-qualitativa che rendono il cadavere durevole e
incorruttibile).
(i) putrefazione: processo che conduce alla distruzione di tutte le strutture organiche
del cadavere per l'azione combinata degli enzimi cellulari del
cadavere stesso (autolisi) e di quelli batterici. È l’espressione del
fatto che il cadavere è una struttura biologica inerte di cui i
microrganismi diventano parassiti. Si individuano classicamente
quattro diverse fasi 1) colorativa prima azione di microrganismi
sul materiale proteico con scissione e
liberazione degli aminoacidi. Il prodotto
principale è lo zolfo (responsabile
dell’odore caratteristico). Lo zolfo si lega
all’emoglobina dando luogo alla
solfometa-Hb (di colore verde) la quale
caratterizza questa fase; il primo punto in
cui si sviluppa la macchia verde è la cute
sovrastante il cieco (porzione
dell’organismo contenente la
concentrazione di flora più alta). Da qui la
macchia putrefattiva si estende all’addome
ed al resto del cadavere.
2) gassosa grande produzione di gas
maleodorante – già iniziata nella fase
precedente – ad opera dei germi anaerobi.
Il corpo si rigonfia producendo un aspetto
caratteristico con facies negroide,
rigonfiamento dello scroto, delle
mammelle, della lingua, protrusione dei
bulbi oculari.
3) colliquativa invasione degli strati
superficiali ad opera dei germi anaerobi,
con caratteristica epidermolisi
putrefattiva.
4) scheletrizzazione
(ii) macerazione: caratteristica dei casi in cui il cadavere rimane sommerso a lungo
all’interno di acqua. Mostra un’imponente idratazione delle
strutture più superficiali, le quali aumentano di volume,
imbiancano e si raggrinzano perdendo, infine, la connessione con
gli strati profondi, tanto da distaccarsi in larghe membrane
lasciando nudo il derma sottostante. La macerazione diviene ben
evidente già dopo 1-2 giorni.
(iii) mummificazione: processo che richiede diversi mesi, oltre a un luogo asciutto e
molto ventilato, caratteristiche necessarie per far sì che i
processi di putrefazione vengano inibiti.
(iv) saponificazione: fenomeno molto raro, si realizza in caso di alto livello di
umidità e impermeabilità collegati alla scarsità di ossigeno. Il
cadavere appare rivestito da un involucro ceroso giallastro.
Questa trasformazione avviene per idrolisi dei lipidi del corpo
con formazione di acidi grassi e saponi, i quali conservano così
le forme originarie.
(v) corificazione: la cute del corpo si imbrunisce ed assume una consistenza simile a
quella del cuoio. Questo avviene nei cadaveri che rimangono chiusi
in casse metalliche ermeticamente sigillate, ed il processo, per
completarsi, impiega 1-2 anni. I cadaveri che vengono trasportati per
lunghe distanze devono essere per legge conservati in casse di zinco
o piombo. Prima della sepoltura andrebbero sfondate per consentire
l’areazione.
(12 aprile 2006)
La pietà dei defunti è un diritto inappropriabile (non appartiene a nessuno se non allo Stato) e
dunque indisponibile; si tratta dell’unica legge che differenzia nei fatti un cadavere da qualsiasi
altro oggetto inanimato.
Il concetto di morte come cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo indica una
perdita delle funzioni di tutto ciò che è contenuto nella scatola cranica (enkefale – dentro il cranio);
si tratta di una differenza fondamentale rispetto al cosiddetto SVP (stato vegetativo permanente) –
sindrome apallica nella dizione classica – in cui sono assenti le funzioni corticali e dunque tutto ciò
che concerne la vita cognitiva e relazionale dell’individuo ma non le funzioni del tronco; ciò
garantisce la continuazione dell’attività vegetativa ( respirazione, circolazione) e dunque la
sopravvivenza metabolica dell’organismo.
Per confermare lo stato di morte cerebrale è necessario seguire delle procedure strettamente
codificate;
nei soggetti affetti da lesioni encefaliche ricoverati in rianimazione devono essere presenti stato di
incoscienza, assenza di riflessi del tronco, assenza di respirazione e silenzio elettrico cerebrale.
in presenza di tale quadro clinico, il medico è tenuto ad avvisare la Direzione Sanitaria, la quale
convocherà un équipe costituita da un neurologo, un anestesista ed un medico legale. Durante la
valutazione della persistenza del suddetto quadro va obbligatoriamente mantenuta artificialmente
l’attività cardiocircolatoria.
La valutazione consiste nella osservazione dei seguenti punti
1) stato di coscienza
2) assenza di riflessi corneale, fotomotore, oculocefalico ed oculovestibolare e di reazione a
stimoli dolorifici nelle terminazioni del trigemino
3) assenza di respirazione spontanea dopo sospensione dell’artificiale sino a raggiungere
ipercapnia accertata da 60mmHg con pH ematico inferiore a 7,40 (EGA)
4) silenzio elettrico cerebrale
questa procedura va ripetuta 3 volte in 6 ore per il cadavere di età superiore ai 5 anni.
N.B. questo tipo d’impostazione è unicamente italiana; altri paesi prevedono la constatazione del
decesso e concedono di mantenere un’attività cardiocircolatoria artificiale per necessità medico-
scientifiche (tipicamente espianto d’organo). Di fatto non è mai stato riportato un solo caso in
letteratura di comparsa di un’attività elettroencefalografica in soggetti sottoposti a questa
valutazione. Da un punto di vista strettamente scientifico si tratta d’un osservazione inutile, oltre
che dispendiosa, ma si è resa necessaria in Italia prevalentemente per fattori culturali associati
all’espianto d’organi.
Nei seguenti casi specifici è prevista l’indagine del flusso ematico cerebrale mediante eco-Doppler.
L’ora del decesso viene registrata al termine delle 6 ore ma riferita all’ora in cui è iniziata
l’osservazione del cadavere.
L’espianto d’organo viene effettuato in base alla presunzione di volontà favorevole. Da un punto di
vista legale, il soggetto cessa d’esser persona nel momento del decesso, per cui nessuno può
disporre di alcuno dei suoi diritti (i quali cessano d’esistere). Il Ministero della Sanità in Italia
consegna a ciascun cittadino un modulo sul quale egli può esprimere la sua volontà di donare gli
organi al momento del decesso; è importante notare come nel modulo non si parli di consenso ma di
Dichiarazione di Volontà sulla Donazione. Il contenuto della dichiarazione è evidentemente di
natura puramente amministrativa e culturale; essendo res nullius infatti non v’è comunque reato
nell’espiantare gli organi anche di un soggetto che in vita non voleva (in quanto cadavere infatti non
è più un diritto di cui possa disporre). Di fatto la legge è stata sviluppata in modo da includere la
detenzione per coloro i quali dovessero violare tale disposizione del vivente.
Gli unici cadaveri che non possono essere espiantati (ove tecnicamente possibile) sono dunque
coloro i quali hanno esplicitamente negato la Volontà sul modulo ministeriale o quelli che non
hanno mai ricevuto il modulo – per questo punto fanno fede i registri conservati nelle ASL).
Chiunque altro non sia in possesso del modulo al momento del decesso può essere espiantato, a
meno che entro 24 ore non venga presentato un documento autografo del deceduto che aveva
negato in vita la volontà sulla donazione.
Nella convenzione di Oviedo si è discusso sulla possibilità dell’individuo di dare o meno il
consenso ad un intervento prima che si verifichi una situazione in cui questo non sia in condizioni
di decidere (direttive anticipate sul consenso); ad esempio, la possibilità di decidere oggi di non
dare il consenso alle cure nel momento in cui avrò metastasi cerebrali da microcitoma polmonare.
Mentre in 6 paesi della EU questo concetto applicato alla salute esiste, in Italia ancora no.
La capacità giuridica è l’idoneità di una persona ad essere titolare di diritti e doveri; viene
acquisita alla nascita e perduta nel momento in cui si verifica una cessazione irreversibile di tutte le
funzioni dell’encefalo.
La capacità civile è invece l’idoneità a compiere atti e negozi giuridici; questa viene acquisita al
compimento della maggiore età, e sino a quel momento qualunque atto/negozio giuridico compiuto
dal soggetto non è valido. Anche la capacità civile si perde al momento del decesso, ma esistono
anche altri casi in cui può essere sospesa:
interdizione provvedimento che riguarda il maggiore d’età o il minore emancipato, il quale a
causa di un’abituale infermità di mente si trova nell’incapacità di provvedere ai
propri interessi.
Il minore emancipato è un soggetto minorenne cui è stata conferita dal giudice una emancipazione
civile completa o parziale; questo avviene in alcuni casi particolari, come ad esempio la richiesta di
matrimonio o l’eredità di un’azienda, nel caso della quale il minore viene affiancato ad un curatore
sino al compimento della maggiore età.
E’ importante sottolineare anche l’utilizzo del termine abituale, che esplicita la volontà di non
introdurre il concetto di infermità permanente; in tal caso infatti l’interdizione non sarebbe
rimovibile come invece è. Viene infine enunciato che vi sia un’effettiva incapacità nella gestione
degli aspetti patrimoniali della propria vita (i propri interessi); la condizione di infermità mentale è
dunque causa necessaria ma non sufficiente perché il soggetto sia interdetto.
Non è prevista dalla legge l’opzionalità dell’interdizione, per cui nel momento in cui si verifichino
le circostanze il soggetto va obbligatoriamente interdetto.
In alcuni casi l’abituale infermità mentale non è così grave da dover dar luogo all’interdizione;
inabilitazione sospensione di tutti i diritti che non riguardano l’ordinaria amministrazione del
patrimonio.
Mentre il soggetto interdetto non può disporre in alcun modo del proprio patrimonio, il soggetto
inabilitato può ad esempio scambiare soldi per il pane, per il giornale o per un paio di scarpe ma
non può firmare contratti, ecc.
Da pochi anni è stato inserito nel Codice Civile il concetto di amministrazione di sostegno, la
quale indica la possibilità di affiancare al soggetto una figura scelta dal giudice per decidere anche
solo temporaneamente e su aspetti specifici ove questo non sia in grado di farlo. Si tratta di una
legge importante perché non mette in primo piano unicamente gli aspetti patrimoniali, ma consente
di affrontare tematiche relative alla salute che prima sarebbero stare assai complesse (si pensi ad
esempio ad una anziana signora affetta da Alzheimer la quale dovesse rifiutare delle cure con
una certa rapidità ora è possibile ottenere un’amministrazione di sostegno).
Il concetto di imputabilità indica la possibilità che una persona possa esser giudicata in quanto
responsabile di un reato.
non è imputabile chi è sotto i 14 anni d’età.
non è imputabile chi era, per infermità, incapace di intendere e volere nell’atto di compiere il
reato.
Il concetto di infermità è fondamentale poiché la legge riconosce svariate altre condizioni in cui
l’incapacità d’intendere e volere del soggetto non ne negano l’imputabilità; ad esempio gli stati
emotivi o le condizioni associate alla folla potranno al massimo rappresentare delle attenuanti, ma
non cancellano l’imputabilità del soggetto. Questa può essere annullata unicamente da una
valutazione tecnica di infermità.
Vi sono altre condizioni poi in cui viene concessa la semi-infermità al soggetto.
Un altro aspetto molto importante in questo ambito è la determinazione della pericolosità sociale di
un soggetto, ovvero la probabilità, valutata in termini scientifici, che la persona in causa ripeta il
reato commesso.
Un capitolo a parte è rappresentato dall’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope al
momento del reato;
intossicazione dovuta a cause di forza maggiore (il soggetto ha inalato fumi sul posto di lavoro
oppure è stato obbligato ad assumere sostanze)
ATTENUANTE
intossicazione pre-ordinata (il soggetto ha assunto sostanze con lo specifico intento di migliorare
la prestazione o ridurre l’ansia al momento del compimento del
reato) AGGRAVANTE
intossicazione abituale (il soggetto è consumatore abituale di sostanze) AGGRAVANTE
condizione cronica dovuta ad intossicazione
attuale o pregressa (è possibile che il soggetto abbia delle alterazioni delle capacità psichiche
non dovute all’effetto acuto quanto piuttosto all’alterazione organica
secondaria ad assunzione cronica) ATTENUANTE
(3 maggio 2006)
Ogniqualvolta il Codice preveda la querela della parte offesa per un reato lo esplicita in modo
manifesta. Ciò significa che in ogni caso in cui non è segnalata la perseguibilità a querela, il reato è
da intendersi perseguibile d’ufficio.
Tutte le fattispecie che riguardano la morte determinata da fatti altrui sono considerato omicidio e
perseguibili d’ufficio. E’ necessario prima di tutto suddividere questa categoria in base alle tre
discriminanti di carattere psicologico:
1) volontario / doloso
2) preterintenzionale
3) colposo
Nell’omicidio volontario esistono vari fattori che possono caratterizzarlo come aggravato (motivi
abietti o futili, crudeltà, sevizie, ecc.) ed altri che possono caratterizzarlo come attenuato (l’aver
agito per motivi di particolare valore morale o sociale o in stato d’ira determinato da un fatto
ingiusto altrui, ecc.).
L’omicidio preterintenzionale (oltre l’intenzione) indica invece un omicidio nel quale la morte si è
realizzata con la volontà da parte dell’aggressore di commettere un reato minore rispetto
all’omicidio che poi si è verificato (nella fattispecie percosse o lesioni personali).
L’omicidio colposo invece né è voluto né preveduto, e la morte avviene contro l’intenzione del
responsabile. La colpa è negligenza, imprudenza, imperizia o inosservanza di leggi, regolamenti,
ordini, discipline.
Altre fattispecie sono
la morte come conseguenza di un altro delitto (art. 186); l’azione antigiuridica è fatto privo di
qualsiasi danneggiamento in sé della persona ma si tramuta in morte della persona stessa (esempio
tipico è la morte da sostanza stupefacente la morte avviene in conseguenza ad un altro reato,
ovvero lo spaccio)
l’omicidio del consenziente prevede una pena minore rispetto a quella per l’omicidio volontario;
è importante notare come il consenziente in questo caso disporrebbe di un diritto di per sé
indisponibile, ovvero la vità. Ciò è alla base dell’anti-giuridicità dell’eutanasia.
l’istigazione o l’aiuto al suicidio (chiunque favorisca in maniera diretta o indiretta
l’autosoppressione)
In merito al suicidio è utile ricordare che, pur trattandosi di una disposizione di un diritto
indisponibile, il reato è da considerarsi estinto con la morte del reo. Il tentato suicidio non è un reato
perseguibile.
Il delitto di lesione personale è il reato più frequente in Italia e di fatto è quello di maggior
interesse per la medicina legale; riguarda l’eventualità che una persona leda un’altra persona in
modo doloso o colposo (non esiste in quest’ambito il concetto di preterintenzionalità), provocando
una lesione dalla quale derivi una malattia nel corpo o nella mente; si considera malattia qualsiasi
processo di carattere disfunzionale rispetto a uno stato fisiopatologico precedente la lesione, il quale
sia dotato di una obiettivabile progressività (si noti che in tal senso anche una frattura è da
considerarsi malattia in senso medico-legale).
La malattia nel corpo o nella mente, dotata di evolutività, cessa di esistere nel momento in cui non è
più obiettivabile l’evolutività stessa. Le soulzioni possibili della malattia sono una restitutio ad
integrum o la presenza di postumi permanenti.
È importante sottolineare come il primo caposaldo classificatorio di questo tipo di reato è il fatto
che la malattia ha una sua durata.
Distingueremo pertanto quattro gradi di lesioni:
1° durata non superiore ai 20 giorni [N.B. NON inferiore ai 20gg] lesioni lievissime [≤ 20gg]
2° durata compresa tra i 21 ed i 40 giorni lesioni lievi [21gg ≤ durata ≤ 40 gg]
3° durata superiore ai 40 gg (con cessazione) lesioni gravi
4° malattia certamente o probabilmente insanabile lesioni gravissime
Si noti che in medicina legale non esiste il concetto di incurabile, bensì quello di insanabilità di una
malattia più o meno probabile allo stato attuale delle conoscenze scientifiche.
Indipendentemente dalla durata della malattia, la lesione personale che produca un indebolimento
perenne di un senso o di un organo è da considerarsi grave. Per organo qui si intende il complesso
di strutture di un organismo che presiedono una determinata funzione (indipendentemente dalla
suddivisione anatomica); si parla dunque di organo tegumentario, digestivo, locomotore,
uropoietico, ecc.
Si configura come grave, indipendentemente dalla durata della malattia, anche la lesione che abbia
provocato un’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni o che abbia messo in pericolo la vita
della persona offesa (ad esempio una pugnalata all’arteria femorale che porti la vittima in PS con
4,5 di Hb e tachicardia a 185 bpm)
La perdita irreversibile di un senso o di un organo vengono invece considerate lesioni gravissime
indipendentemente dalla durata della malattia in sé. Si noti come nella fattispecie l’unica perdita
completa di organo che oggi possa considerarsi compatibile con la vita è quella dell’organo
dell’uropoiesi. La perdita degli arti viene considerata a parte, ed è sufficiente che sia inservibile (da
un punto di vista sia anatomico per mutilazione sia funzionale per, ad esempio, un’emiplegia) un
solo arto perché la lesioni venga considerata gravissima.
Altri casi in cui la lesione è da considerarsi gravissima indipendentemente dalla durata di malattia
sono quando si verifica la perdita della capacità di procreare, la grave/permanente perdita della
favella, lo sfregio/deformazione permanente del viso (può essere una cicatrice ma anche la paralisi
del nervo facciale).
Procediamo ora interrogandoci su quando tali reati siano perseguibili d’ufficio
Quando la lsione è lievissima il reato sarà perseguibile d’ufficio se è stata utilizzata un’arma. Per
arma si intende uno strumento specificamente costiuito per arrecare danno all’uomo (quindi una
lattina o una bottiglia non sono da considerarsi armi). Vi sono inoltre varie caratteristiche specifiche
che rendono il reato perseguibile d’ufficio (ad esempio s’è commesso verso discendenti).
La lesione colposa non è quasi mai perseguibile d’ufficio. Lo sarà solo se
1) si tratta di infortunio sul lavoro o di malattia professionale o è correlata all’inadempienza o
alla violazione di norme che tutelano l’igiene e la sicurezza negli ambienti lavorativi.
2) è una lesione grave o gravissima.
Quindi IMPORTANTISSIMO non v’è obbligo di denuncia in caso di incidente
automobilistico anche se la vittima è a rischio di vita.
Violenza sessuale
Nel 1996 vi è stato un importante cambiamento per quanto riguarda l’ambito delle violenze
sessuali. Il codice penale creato da Rocco infatti inseriva questo tipo di reato nell’ambito dei “reati
contro la libertà sessuale” sotto il capitolo del diritto-valore Pubblica Moralità. Col progredire del
tempo si è sviluppata la necessità di inserire questi reati nell’ambito di quelli rivolti contro la
singola persona e quindi dividerli dal concetto collettivo di pubblica moralità. Il capitolo in sé è
dunque stato abolito con i suoi reati (violenza carnale ed atti di libidine); il reato di violenza
sessuale, onnicomprensivo, è stato così aggiunto al capitolo delle lesioni personali. Alla stessa pena
(5-10 anni) soggiace anche chi induce taluno a compiere e subire atti sessuali
1) abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del
fatto
2) traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona.
La nuova formulazione prevede anche il reato di atti sessuali con minorenne, che si configura come
tale nei seguenti casi
1) la persona non ha compituto quattordici anni
2) la persona non ha compiuto sedici anni, se il colpevole è l’ascendente, il genitore anche
adottivo, un convivente, il tutore, o qualsiasi persona cui il minore sia stato affidato per
ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o custodia.
N.B. il reato non è punibile nel caso in cui entrambe le persone coinvolte abbiano più di tredici anni
e non vi siano più di tre anni di differenza tra l’uno e l’altra.
I reati sessuali sono perseguibili solo a querela della persona offesa ma presentano delle peculiarità;
il termine entro il quale presentare la querela è di 180 giorni (90 per gli altri reati), e, una volta
presentata, non è possibile ritirarla in alcun momento del procedimento.
Esistono casi specifici in cui anche questi reati sono perseguibili d’ufficio. Questi sono
quando la vittima ha età inferiore ai 10 anni
quando il responsabile è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio
quando la vittima non ha compiuto 18 anni e l’autore è l’affidatario
quando è connesso ad altro reato perseguibile d’ufficio
quando la vittima ha meno di 14 anni (solo nel caso di costrizione o induzione)
Il reato di percosse si configura se l’azione lesiva provocata da terzi non causa malattia nel corpo o
nella mente della vittima ( attenzione alle ecchimosi! Sono a tutti gli effetti una malattia dal punto
di vista giuridico). Questo reato è perseguibile sempre solo a querela della persona offesa.
Poco prima dello sciglimento delle camere pre-elettorale il parlamento ha approvato una legge
molto importante sulle mutilazioni genitali femminili:
l’articolo 583 bis individua come reati l’infibulazione, l’escissione e la clitoridectomia. Le pene
sono equiparate alle più alte che si possono dare per lesioni personali (fino a 16 anni).
(10/05/06)
Tornando all’ambito delle violenze sessuali, i reati di corruzione di minorenne e di violenza
sessuale di gruppo sono perseguibili d’ufficio; una disattenzione del legislatore ha portato però ad
un errore nella stesura della legge, per cui la violenza di gruppo non figura tra i reati perseguibili
d’ufficio. I Tribunal riuniti hanno deciso di considerarlo comunque come tale.
Altra imprecisione è data dalla parte del vecchio Codice che prevedeva la perseguibilità d’ufficio
per le lesioni lievissime nel caso in cui queste fossero state provocate nell’ambito di un reato di
violenza carnale. Nonostante tale reato non esista più infatti questa parte del Codice non è stata
cambiata. Si è deciso che al posto delle violenze carnali sono da considerarsi tutti i reati ascrivibili
al nuovo capitolo sulla violenza sessuale. Questa legge presenta comunque di per sé un’altra
notevole problematica; capita infatti che venga celebrato un processo contro il colpevole delle
lesioni, anche nel caso in cui questo non sia stato querelato dalla vittima per la violenza in sé. Ciò
può provocare notevole imbarazzo e difficoltà nello svolgimento del processo.
L’ambito dei reperti collegati a violenza sessuale è assai complesso, e nel 90% dei casi non v’è
alcun ritrovamento all’esame obiettivo. Si configurano dunque come estremamente importanti le
indagini genetiche.
È importante segnalare l’esistenza a Milano dell’SVS, pronto soccorso medico-legale finalizzato
all’assistenza sanitaria in caso di violenza sessuale; oltre all’assistenza specializzata la vittima avrà
modo di conoscere dettagliatamente i propri diritti in relazione a questo tipo di reato e il personale
potrà occuparsi della raccolta e preservazione di tutte le prove del caso (abiti, rilevazioni biologiche,
ecc.) da conservare nel modo più idoneo sino allo scadere dei 180 giorni entro i quali la vittima
potrà scegliere se presentare una querela.
Il primo, fondamentale, passaggio nell’esame del DNA è la raccolta di materiale biologico
appartenente all’aggressore sul corpo della vittima. Questa potrà essere eseguita in qualsiasi
ambulatorio/pronto soccorso è sufficiente strisciare un cotton fioc a secco sulle superfici
corporee che si pensa possano esser state sede di contatto con l’aggressore e riporlo in una provetta.
Successivamente si può ripetere l’operazione con un cotton fioc bagnato che dovrà esser lasciato
seccare all’aria prima di esser riposto in un’altra provetta.
Infanticidio
Trattasi di reato in netta riduzione dall’esistenza della legge sull’interruzione volontaria di
gravidanza (oggi nella città di Milano non si contano più di una decina di infanticidi). Si noti che in
circa la metà dei Codici Penali dei paesi europei questo reato non esiste, per cui la soppressione del
neonato viene perseguita alla stregua di un qualsiasi omicidio.
Nel nostro Codice invece l’infanticidio si configura come reato attenuato; quando negli anni ’30 fu
sviluppato il Codice Rocco la gravidanza extra-matrimoniale era una vera e propria tragedia sul
piano sociale ed etico. La causa d’onore connessa a questo concetto ormai sorpassato è stata
sostituita dalla causa di abbandono morale o materiale della madre da parte di chi dovrebbe
accompagnare la donna nel complesso percorso che va dalla gravidanza alla crescita del nascituro.
Questa è l’unica attenuante che concede alla donna d’esser processata per infanticidio (pena
minore), in mancanza della quale il reato contestato sarà quello di omicidio.
Si noti che perché il neonato possa esser stato ucciso deve essere nato, o non avrà acquisito la
propria capacità giuridica ( il reato in tal caso non sussisterebbe). Di fondamentale importanza in
sede autoptica saranno pertanto la docimasia idrostatica (docimasia galenica): se il parenchima
polmonare affonda è anectasico (non v’è stato alcun atto
respiratorio)
docimasia gastroenterica stima il periodo in cui il neonato è
stato vitale, basandosi sull’assunto che l’aria impiega circa 24 h
per raggiungere l’ano
docimasia del nervo ottico la mielinizzazione inizia all’atto
della nascita, quando la retina viene illuminata
si ricordi che per aborto s’intende ogni forma d’interruzione di gravidanza con morte del prodotto
del concepimento prima del periodo di espulsione; questo può essere preterintenzionale, colposo o
criminoso in senso proprio.
Lesività da causa chimica
La necessità pratica di definire il concetto di veleno è imposta dalla legge che considera delitto o
considera come aggravante, in taluni casi, l’uso dei veleni.
Paracelso sosteneva che non esistono farmaci che non siano veleni, e che solo la dose può
distinguere l’uno dall’altro. Possiamo considerare veleno qualunque sostanza che introdotta
nell’organismo cagioni malattia o morte su base chimica o biochimica. Da questo punto di vista è
stato teorizzato che l’unica sostanza a non essere velenosa per l’uomo è l’acqua, in quanto in
quantità massive provoca morte per cause meccaniche ma non chimiche o biochimiche.
meccanismo chimico: tipico degli acidi e delle basi concentrate (alcali), si realizza in maniera
rapida e violenta, determinando alterazioni della materia vivente.
meccanismo biochimico: tipico delle sostanze che provocano tossicità sistemica.
Nella determinazione di una causa tossica alla base di un decesso si valutano tre diversi ordini
criteriologici
1) criterio di tipo anamnestico-clinico
2) criterio di tipo anatomo-patologico
3) criterio di tipo chimico-tossicologico
L’assenza di reperti clinici o anatomo-patologici rappresenta un ottimo motivo per procedere
all’analisi tossicologica del cadavere. Questa potrà essere condotta secondo un criterio generico
(l’Istituto di Medicina Legale di Milano possiede circa 80,000 sostanze tossiche in archivio tra cui
cercare) o specifico (nel caso in cui indizi di natura anamnestica, anatomo-patologica, ecc.
indirizzino ad un gruppo limitato di sostanze).
La negatività dell’esame tossicologico è indicativa di una delle seguenti:
a) non v’era effettivamente alcuna sostanza tossica coinvolta nel decesso
b) qualsiasi traccia della sostanza è stata eliminata prima del decesso
c) trattasi di sostanza così micrometrica da non poter esser rilevata (oggi assai raro)
d) la putrefazione del cadavere è così massiva da aver già inglobato tutte le sostanze
esogene
e) la sostanza che ha causata il decesso faceva parte delle sostanze endogene
dell’organismo (si pensi ai casi di infermieri che mettono fine alle sofferenze degli
anziani con un sovradosaggio di insulina o KCl)
Il prelievo di sangue nel cadavere per l’analisi alcolemica va eseguita a livello dell’arteria femorale.
Il professor Zoja hai infatti scoperto con la sua tesi di laurea che a poche ore dal decesso l’alcol
presente nello stomaco inizia a diffondere passivamente verso le strutture circostanti, per cui i valori
che se ne possono trarre dalle strutture vascolari vicine allo stomaco (aorta, cuore) saranno
probabilmente sovrastimati. Se questo ha poco senso in una città come New York dove, essendoci
in media 7 omicidi all’ora, gli istituti di Medicina Legale conducono autospie 24 ore al giorno, è
molto importante in Italia dove le autopsie avvengono svariate ore dopo il ritrovamento del
cadavere.
La morte da stupefacenti è sempre da considerarsi di interesse penale, ed è pressochè
esclusivamente associata ad eroina. Il termine volgare di overdose è concettualmente errato, poiché
esiste una probabilità inferiore al milionesimo di riscontrare in un decesso da morfinici un livello
medio di sostanza superiore al limite compatibile con la vita. Il grado di intossicazione acuta (Acute
Narcotism per gli autori anglosassoni) è relativo infatti al grado di tolleranza agli oppiacei
posseduto dai soggetti nel momento dell’assunzione della dose che per loro è risultata letale.
L’entità di tale dose è dunque estremamente variabile e ciò è dovuto all’assoluta mancanza di
maneggevolezza farmacologica di una sostanza stupefacente come l’eroina; la tolleranza agli effetti
tossici non aumenta di pari passo con la tolleranza agli effetti gratificanti, motivo per cui il soggetto
è portato ad aumentare la dose oltre i limiti tollerabili per l’organismo.
MEDICINA LEGALE CIVILISTICA
La branca della medicina legale che si occupa degli aspetti civili (in contrapposizione alla medicina
legale penalistica) verte intorno al concetto di risarcimento di un danno alla persona.
“sarcire est integrum facere”
Il concetto di risarcimento è assai diverso da quello di indennizzo: mentre il primo rappresenta
un’azione volta a rimettere a posto un danno, il secondo costituisce una quota prestabilita in caso di
un eventuale danno.
“se muoio prima dei 70 anni mio figlio deve ricevere 100.000 euro” indennizzo
“se mi ammazzano mio figlio ha diritto ad un risarcimento” significa calcolare cosa mio figlio
perde in caso di un mio decesso prematuro.
Il risarcimento costituisce una responsabilità extra-contrattuale, ossia indipendente dal rapporto
esistente tra le parti. Qualunque fatto colposo/doloso obbliga il responsabile a risarcire la parte lesa.
La distinzione fondamentale del danno è patrimoniale e non-patrimoniale:
“mi hai rotto gli occhiali” danno patrimoniale
“mi hai rotto gli occhiali e questo mi fa molto arrabbiare” danno non patrimoniale
Tutte le forme non patrimoniali possono essere risarcite ma sarà il giudice a decidere l’ammontare
del danno secondo il suo libero convincimento.
Il problema d’interesse medico-legale sorge evidentemente quando è l’essere umano ad essere
danneggiato come risarcire il danno alla persona?
1ª questione quali sono le cause che determinano il danno?
1) la causa lesiva
2) la lesione in sé
3) la menomazione ( la ripercussione della lesione sul mio essere)
I due capisaldi sui quali si basa il risarcimento sono il danno patrimoniale ed il danno non
patrimoniale. Quest’ultimo si configura come danno morale (pretium doloris), ovvero la seccatura
provocata dal fatto.
Il Professor Cazzaniga ha segnalato come questo sistema fosse fallace, in quanto il danno
patrimoniale in sé si verifica in una percentuale di casi assai scarna (generica capacità lavorativa).
In 60 anni si è giunti ad una serie di sentenze della Corte Costituzionale dalle quali si è evinto che la
persona umana h diritto a risarcimento solo per il fatto di esser stata danneggiata. Dal 1986 ormai la
riduzione dell’integrità psicofisica dell’uomo è considerata indipendente dai riflessi lavorativi, ecc.
Questo concetto ha portato alla nascita del danno biologico, considerato danno extrapatrimoniale
(diverso dunque sia dal danno patrimoniale che da quello non patrimoniale). Quanto vale questo
danno? Si considera l’integro psicofisico della persona ridotto di un valore percentuale rispetto a
prima; un punto percentuale di danno biologico è direttamente proporzionale all’entità del danno ed
inversamente proporzionale al numero di anni che il soggetto dovrà trascorrere con il nuovo grado
d’integrità psicofisica ( è evidentemente che un danno subito a 99 anni è diverso da uno subito a
2). Questo sistema è stato sviluppato da Zoja e Mangili.
Il danno biologico è oggi considerato un danno non patrimoniale. In aggiunta esiste oggi il concetto
di danno esistenziale (esempio “ho convissuto anni con il nauseabondo puzzo proveniente dalla
pizzeria sotto il mio balcone poiché il proprietario non ha fornito il proprio locale di un depuratore
dell’aria”).
Ciò che dovrà sempre esser risarcito è evidentemente il danno in atto, ma esistono anche altre forme
di danno risarcibili danno potenziale (conseguente a menomazione già costituita e inemendabile
il cui effetto però si realizza – nell’avvenire – solo col ricorrere di
determinate condizioni.
danno aleatorio (risarcibile al momento del verificarsi del danno)
danno futuro (quando l’evoluzione peggiorativa è certa o molto probabile)
(17 maggio 2006)
Il danno patrimoniale nella sua definizione più completa contiene due componenti categoriche
1) danno da lucro cessante
2) danno emergente tutto quello che il soggetto spende per poter trattare nel migliore dei
modi la lesione provocata dal danno. Il giudizio sulla congruità e giustificazione di tali spese
è di competenza medico-legale
per stabilire il capitale che garantisca una rendita pari al mancato guadagno si può ricorrere al
seguente calcolo G × I × Coeff. R.V. = somma da risarcire
100
G guadagno medio annuo realizzato all’epoca in cui si è verificato l’evento lesivo
I la percentuale di diminuita capacità produttiva
R.V. Rendita Vitalizia (somma indicata in specifiche tabelle per l’età corrispondente a quella del
leso)
Filiazione
Cosa prevede il nostro ordinamento ai fini della determinazione della legittimità di un figlio?
Secondo il Codice Civile un figlio viene automaticamente considerato legittimo quando è nato
all’interno di un matrimonio, ma cosa significa?
Il Codice Civile enuncia che la gravidanza può durare da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 10,
per cui si considera nato all’interno del contratto matrimoniale il figlio che nasce almeno 180 giorni
dopo la firma del contratto ed entro il 300° giorno dall’eventuale annullamento dello stesso da parte
di un giudice.
Fuori da tali intervalli la legge prevede che la madre debba far dichiarazione solo in caso in cui
intenda disconoscere il figlio; in caso contrario, il figlio è ritenuto legittimo (mater sempre certa
est). Il padre, invece, deve riconoscere il figlio (entro un anno dalla nascita) o non sarà considerato
legittimamente suo.
Il disconoscimento invece di un figlio nato all’interno del contratto matrimoniale si può fare nei
seguenti casi:
1) se nel periodo compreso tra i 180 ed i 300 giorni prima della nascita del figlio i due genitori
hanno avuto un periodo di non convivenza.
2) se nel suddetto periodo la madre ha avuto sicuramente un rapporto adulterino
3) se nel suddetto periodo il marito ha attraversato una fase di impotentia (anche solo
generandi)
4) se in quel periodo la madre ha tenuto la gravidanza nascosta al marito
N.B. l’incesto è reato solo quando provoca pubblico scandalo, ovvero il "senso del turbamento e
[…] disgusto diffusosi in un numero indeterminato di persone estranee alla cerchia familiare degli
incestuosi per effetto della conoscenza della tresca".
Matrimonio
Il codice civile determina condizioni, modi ed effetti del matrimonio; il matrimonio può essere
impugnato da quello dei coniugi che provi di essere stato incapace di intendere e volere, per
qualunque causa, anche transitoria, al momento della celebrazione del matrimonio. Si noti come, a
differenza di quanto previsto dal Codice Penale, non è necessario che ricorra la malattia vera e
propria. Basta infatti un disturbo transitorio che tolga la capacità di intendere e volere.
Le questioni relative all’annullamento sono dunque fondate sul concetto di un consenso inficiato in
qualche modo, e la maggior parte delle cause non ci interessano da un punto di vista medico-legale.
Importanti da questo punto di vista sono invece i temi riguardanti la malattia e gli aspetti che
influiscono sulla vita coniugale (tra cui si trovano anche le anomalie di tipo sessuale).
Il matrimonio celebrato davanti a un ministro del culto cattolico è codificato nel Codex Juris
Canonici (promulgato da Papa Giovanni Paolo II nel 1983) che definisce il matrimonio come un
patto (foedus) con il quale l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita;
configurandosi come sacramento piuttosto che come patto contrattuale, il matrimonio canonico
imprime nei coniugi un nuovo marchio del divino, rendendoli due persone intimamente diverse da
prima. Per tale motivo non può essere oggetto di annullamento (trattasi di atto unico e
indissolubile); se ne può però contestare la nullità avanti i Tribunali Ecclesiastici per il ricorrere di
qualche impedimento.
impedimenti dirimenti sono tali circostanze che rendono il matrimonio invalido; di
rilevanza medico-legale sono la consanguineità fino al quarto grado, l’impotenza ed i vizi del
consenso
impedimenti impedienti sono tali circostanze che rendono il matrimonio illecito.
Tra i vizi del consenso troviamo aspetti grossolanamente riconducibili al concetto di assenza della
capacità di intendere e volere enunciati dal nostro codice civile. Per quanto riguarda l’impotenza
invece, si noti come sia solo quella coeundi a configurarsi come impedimento al matrimonio,
mentre la impotentia generandi no (Sterilitas matrimonium nec prohibet nec dirimit). La impotentia
coeundi dev’essere antecedens et perpetua
sive ex parte viri sive ex parte mulieris
sive absoluta sive relativa
Assicurazioni
L’assicurazione è il rapporto di tipo contrattuale nel quale un assicuratore si impegna a versare un
determinato importo pre-stabilito al verificarsi di un rischio predeterminato dietro versamento di un
premio. L’importo in questione è denominato indennizzo ed è un concetto assai diverso da quello di
risarcimento, essendo relativo unicamente a ciò che è stato precedentemente concordato, e
configurandosi peraltro come un ammontare spesso di molto superiore al valore in sè del rischio
assicurato.
N.B. l’assicurazione è l’unica impresa che non può avere un difetto in bilancio il Governo dello
Stato deve immediatamente commissariale la società per tutelare i diritti degli assicurati.
Il rapporto assicurativo può essere di due tipi
1) privato
2) sociale rapporto obbligatorio riguardante vari strati di popolazione. Caratteristiche
dell’assicurazione sociale oltre all’obbligatorietà sono l’automaticità (il lavoratore
ha diritto al beneficio assicurativo anche se il datore di lavoro è inadempiente nei
confronti dell’Istituto assicuratore) e l’intervento dello Stato – non solo in forma di
vigilanza come nelle assicurazioni private – ma con vera e propria statuizione dei
rischi da proteggere, dell’entità degli oneri e delle persone su cui devono gravare,
degli organi gestori, delle procedure applicative, ecc. Lo Stato interviene anche con
sovvenzioni finanziarie, facilitazioni tributarie, ecc.
i due principali Istituti di assicurazione sociale sono l’INPS e l’INAIL
a) Istituto Nazionale di Previdenza Sociale assicura per il rischio vecchiaia, invalidità,
superstiti. È un’assicurazione automatica
obbligatoria per tutti coloro i quali svolgono
un lavoro dipendente o autonomo (coltivatori
diretti, mezzadri e coloni, artigiani e
commercianti) e per varie altre figure sociali
(gente di mare, personale di volo, clero, ecc.).
I medici sono tenuti ad assicurarsi anche
presso l’ENPAM (Ente Nazionale di
Previdenza ed Assistenza Medici)
(i) il primo rischio assicurato è la vecchiaia stessa; si tratta di un rischio improprio, poiché di
fatto è un evento fisiologico nella maggioranza della popolazione. L’indennizzo mensile
cui ha diritto l’assicurato è la pensione (di vecchiaia o di anzianità).
(ii) superstiti: certi indennizzi che vanno ad un minorenne quando un assicurato muore prima
di raggiungere i benefici per i quali ha pagato i contributi.
(iii) invalidità: ha diritto chi arriva ad una condizione in cui non puoi più pagare il premio
causa inabilità al lavoro; in questi senso si può considerare una pensione anticipata.
Quando un assicurato è da ritenersi invalido….?
È invalido quell’assicurato che a causa di una infermità o di un difetto fisico o mentale presenti una
permanente riduzione della sua capacità di lavoro in occupazioni confacenti alle sue attitudini a
meno di un terzo. Può essere causato da qualsiasi patologia. La capacità di lavoro cui la legge fa
riferimento non è una capacità generica astratta, né specifica da riportarsi strettamente all’attività
svolta dal soggetto sino a quel momento. L’efficienza va infatti valutata nei riguardi di un campo di
attività concrete (sfera attitudinale), delimitate dalle condizioni del soggetto stesso, intendendosi
come tali l’età, il sesso, la costituzione, la forza fisica, l’intelligenza ed anche il grado di cultura.
La legge prevede tre tipi di prestazione al verificarsi di tre diversi tipi di rischio assicurato
assegno ordinario di invalidità
pensione ordinaria di inabilità
assegno mensile per l’assistenza personale e continuativa ai pensionati per l’inabilità.
La legge considera inabile l’assicurato che si trovi nell’assoluta e permanente impossibilità di
svolgere qualsiasi attività lavorativa.
Il lavoro in usura dà diritto all’invalidità; se una persona dimostra che continuando a svolgere un
determinato lavoro aggraverà uno stato di salute per qualche motivo compromesso, anche dove non
abbia raggiunto concretamente i 2/3 necessari per l’invalidità.
b) Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro
i rischi assicurati sono gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. L’infortunio
sul lavoro è l’accidentalità lesiva dovuta a causa violenta che si verifica in occasione di
lavoro e dalla quale deriva un pregiudizio assicurato. Questo può presentarsi in tre
diverse specie (inabilità temporanea assoluta o totale; menomazione permanente;
morte). La causa violenta è concentrata cronologicamente nel tempo (al massimo la
durata di un turno di lavoro). È stato introdotto anche il concetto di occasione di lavoro,
per comprendere le situazioni in cui l’infortunio non s’è verificato mentre l’assicurato
svolge il proprio lavoro, ma comunque nell’ambito di altre attività legate al lavoro. Si
tratta di un concetto nato per risolvere innumerevoli diatribe sugli infortuni avvenuti
durante il viaggio verso il posto di lavoro. Oggi esiste l’infortunio in itinere, che
comprende qualsiasi situazione che costituisca il viaggio tra il posto di lavoro e casa e
viceversa (a meno che non esista un mezzo di trasporto previsto dall’azienda che il
soggetto non ha utilizzato).
(18 maggio 2006)
Nel caso di inabilità temporanea i primi tre giorni di assenza dal lavoro sono franchigia (non
indennizzabili), mentre dal 4° giorno si ha l’indennità.
Nella nuova normativa la menomazione permanente dell’assicurato deve essere anzitutto valutata
con riferimento al danno biologico permanente, categoria personale assai complessa che riconosce
il suo percorso di affermazione e sviluppo in un altro settore (nel risarcimento del danno a persona
da fatto illecito); l’innovazione adottata nell’ambito assicurativo sociale ha certamente inteso
intraprendere una via di uniformazione, quantomeno concettuale, che ha dato al sistema un
indirizzo del tutto nuovo.
Il danno biologico, nel sistema INAIL, è ora definito come lesione all’integrità psicofisica,
suscettibile di valutazione medico-legale della persona. Il grado di riduzione permanente
dell’integrità psicofisica dell’assicurato deve essere valutato in base ad una specifica tabella nella
quale si enuncia che le percentuali indicate sono comprensive degli aspetti dinamico relazionali del
danno biologico permanente. È evidente che, trattandosi di una tabella, tali aspetti dinamici del
danno biologico siano considerati nei termini teorici medi degli assicurati.
Il pensiero dietro alla riforma era quello di favorire la simbiosi tra l’infortunio sul lavoro e la
responsabilità civile; chi è responsabile del fatto ingiusto è tenuto a risarcire il danno e – in quanto
colpevole – ha provocato indirettamente altri danni, tra i quali quello all’INAIL, la quale sarà
costretta a indennizzare l’assicurato ( concetto di surroga: l’INAIL può chiedere al colpevole di
risarcire il danno arrecato all’azienda assicurativa). Le nuove norme sono a questo proposito state
sviluppate per cercare di mostrare come la massima omogeneizzazione del sistema preveda dal
punto di vista nominale uguali categorie nei due ambiti, ma tutto ciò ha portato ad una catastrofe
la stessa responsabilità civile è stata trasformata in tabella; il governo uscente è riuscito infatti a
tabellare il danno biologico con la scusa di dover limitare l’inflazione ed i danni alle compagnie di
assicurazione private.
Un secolo di pensiero medico-legale volto allo sviluppo di un sistema di risarcimento
concretamente ispirato al principio di integrum facere rispetto alla singola persona, è stato stravolto
e mortificato in un anno.
La legge, tra gli ultimi atti del governo uscente, è stata approvata ma non promulgata. Si attendono
sviluppi con il nuovo governo.
Può darsi il caso di infortuni che determinino un quadro menomativi permanente comprensivo di
più voci tabellari (danno composto); in questi casi la valutazione medico legale non dovrà
procedere a somma aritmetica bensì ad una quantificazione complessiva del grado di
compromissione del distretto interessato. In quest’ambito si possono le menomazioni possono
essere distinte in concorrenti/coesistenti e monocrone/policrone:
menomazioni concorrenti lesioni diverse allo stesso organo
menomazioni coesistenti lesioni diverse in zone diverse
menomazioni monocrone lesioni diverse avvenute allo stesso tempo
menomazioni policrone lesioni diverse avvenute in tempi diversi
Diverse sono le formule riduzionistiche adottate in passato per valutare questo tipo di evento lesivo;
una delle più note è la cosiddetta formula “a scalare” di Balthazar (basata sul principio che il
soggetto già menomato vale una frazione di 100, per cui ogni nuova menomazione va rapportata
non a 100 ma alla frazione residua).
VALUTAZIONE MENOMAZIONI PREESISTENTI COESISTENTI non si tiene conto della preesistenza EXTRALAVORATIVE CONCORRENTI si applica la formula di Gabrielli INDENNIZZATE (con rendita o in capitale) non si tiene conto della preesistenza LAVORATIVE COESISTENTI non si tiene conto della preesistenza valutate con IP non superiore al 10% CONCORRENTI si applica la formula di Gabrielli FORMULA DI GABRIELLI
A1 – A2 A1 stato d’integrità che esisteva nella persona già menomata prima
dell’attuale infortunio
A1 A2 stato residuato dopo l’attuale infortunio
Il totale risulterà essere maggiore di quanto non sia la menomazione di per sé, e lo scopo
dell’applicazione della formula è quello di aumentare la percentuale attribuita alla menomazione
quando questa – compromettendo ulteriormente un sistema organofunzionale già menomato, incide
negativamente sull’integrità psicofisica del soggetto in misura maggiore che se avesse colpito un
soggetto integro.
L’altro rischio assicurato INAIL è la tecnopatia, o malattia professionale. Si tratta di
un’esposizione lavorativa dovuta a causalità lesive non concentrate nel tempo. Esistono in tutta
Europa pensieri diversi in merito a quali patologie siano da considerarsi malattie professionali (lista
chiusa, lista aperta, sistema misto).
In Italia si utilizzava precedentemente una lista chiusa costituita da tre colonne:
1) nome patologia
2) tipo di lavorazione dalla quale può derivare
3) periodo massimo di indennizzabilità (dal momento in cui l’assicurato ha smesso quel lavoro)
La C.E. ha fatto pagare diverse multe al nostro paese poiché adottava questo sistema ritenuto
illegittimo. Nel 1988 la Corte Costituzionale ha dichiarato la lista chiusa anticostituzionale, per cui
è stato adottato il cosiddetto sistema misto, costituito dal sistema tabellare e dalla possibilità per
tutti i lavoratori di provare l’eziologia professionale di malattie non comprese nelle tabelle.
Abbiamo visto come nell’ambito delle denunce obbligatorie esiste una lista di malattie
professionali; si tratta di una tabella contenente una lista di malattie certamente professionali ma
anche di malattie che solo probabilmente lo sono. Si noti come questa abbia unicamente lo scopo di
fornire un osservatorio epidemiologico per l’Istituto Superiore di Sanità.
Gli assicurati che contraggono asbestosi o silicosi hanno diritto ad una rendita di passaggio sino al
momento in cui non trovino un nuovo impiego. Inoltre, qualsiasi decesso dovuto a queste due
patologie è indennizzabile, anche se provocato direttamente da altra patologia di carattere
cardiocircolatorio o respiratorio.
Tutela sociale dell’invalidità civile
La nostra Costituzione enuncia il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale di ogni cittadino
inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere, affermando il diritto all’educazione e
all’avviamento professionale per inabili e minorati.
Sulla base del principio etico secondo cui nessuno debba essere nella società moderna svantaggiato
rispetto agli altri a causa di problemi legati all’integrità mentale, fisica, ecc. lo Stato è tenuto a
gestire con le tasse dei contribuenti l’assistenza ai cosiddetti invalidi civili.
Quali sono le condizioni per cui oggi si riconosce una persona come invalido civile e quindi titolare
di diritto all’assistenza?
1) non v’è limite eziopatogenetico
2) non si considerano menomazioni derivanti da rischi INAIL, guerra, cause di servizio (tutti i
dipendenti dello Stato e tutti coloro i quali hanno avuto contatti anche solo temporanei con
lo Stato ed abbiano sviluppato invalidità a causa del servizio svolto per lo Stato).
Si possono distinguere tre fasce d’età
(i) cittadini minorenni hanno diritto ad assegno di frequenza quando presentino una
condizione di carattere patologico che impedisca di svolgere le attività conformi alla
propria età.
(ii) cittadini di età compresa tra i 18 ed i 65 anni hanno diritto all’invalidità civile coloro i
quali presentino una riduzione della capacità lavorativa di almeno un terzo. Le
prestazioni previste non comprendono solo contributi economici diretti, ma anche
facilitazioni e riduzione o esclusione di oneri economici per l’assistenza sanitaria
(esonero della compartecipazione alla spesa sanitaria, il diritto all’assistenza sanitaria
specifica gratuita per la propria condizione di salute, la fornitura di protesi e ausili
nonché vantaggi nella partecipazione ad assegnazione di case popolari, nei servizi
pubblici, ecc.).
riduzione della capacità lavorativa > 45% diritto all’avviamento obbligatorio al
lavoro se l’invalido non ha superato i 55
anni (si noti come a tal proposito è
considerato illegittimo differenziare la
patologia mentale da quella fisica, come
proposti da alcuni).
Riduzione > 66% esenzione totale dei ticket, diritto agli ausili di cui abbia bisogno da
un punto di vista clinico.
Riduzione > 74% qualora l’individuo non sia impiegabile in alcun lavoro sussiste il
diritto all’assegno mensile di invalidità.
La totale e permanente inabilità al lavoro (100%), per mutilati ed invalidi di questa
fascia di età, dà diritto alla pensione di invalidità; quando l’invalido raggiunga i 65 anni
tale provvidenza viene sostituita dalla pensione sociale a carico INPS. Il valore può
essere incrementato qualora la persona non fosse deambulante (indennità di
accompagnamento), o non fosse in grado di compiere gli atti quotidiani della vita
(assegno di assistenza personale continuativa).
(iii) superati i 65 anni, hanno diritto alla pensione di invalidità solo coloro i quali non sono
deambulanti/in grado di compiere gli atti quotidiani della vita in quanto la capacità
lavorativa non può più esser valutata.
N.B. la domanda di invalidità civile va fatta dal medico di medicina generale del paziente,
specificando a quale livello di invalidità ambisce il soggetto.
Procreazione assistita
Nel corso dei secoli sono andate perfezionandosi le tecniche di inseminazione artificiale con cellule
provenienti da componenti della coppia (omologa) o di donatori (eterologa), di trasferimento di
gameti o di fecondazione in vitro con successivo impianto dell’embrione. Con il termine di
maternità surrogata si fa riferimento alla fecondazione e gestazione di donna volontaria con seme
del componente la coppia, mentre per maternità portante si intende l’utilizzo di utero di donna
volontaria dopo ottenimento in vitro del concepimento con gameti appartenenti alla coppia. La
materia, da sempre al centro di discussioni sul piano etico quanto medico legale, in Italia è stata
regolata con le Norme in materia di procreazione medicalmente assistita nel 2004
il ricorso alla fecondazione assistita è consentito solo nei termini previsti e solo quando sia
accertata l’impossibilità di rimuovere altrimenti le cause dell’infertilità o quando questa rimanga
inspiegata.
è vietata l’adozione di qualsiasi tecnica di tipo eterologa
possono accedere alle procedure solo coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugate o
conviventi, in età potenzialmente fertile ed entrambi in vita
non devono essere creati embrioni in numero superiore allo stretto necessario e, comunque, non
più di tre.
quando, per gravi e documentati motivi di forza maggiore, non sia possibile il trasferimento
nell’utero della donna per subentrati e non prevedibili cause inerenti la sua salute, è consentita la
crioconservazione sino al momento della possibilità dell’impianto.
i nati posseggono lo stato di figli legittimi o riconosciuti della coppia; qualora, in violazione
della legge, si ricorra a tecniche fecondative di tipo eterologa è vietato proporre azione di
disconoscimento di paternità o ammettere la richiesta di anonimato della madre; inoltre il
donatore di gameti non acquisisce alcuna relazione giuridica parentale con il nato né può
rivendicare diritti o essere tenuto ad obblighi nei suoi confronti.
La legge vieta anche la clonazione e la fecondazione di gamete umano con gamete di specie diversa
con produzione di ibridi o chimere. Sono vietate infine la produzione di embrioni a fini di ricerca e
le forme di selezione di embrioni/gameti con qualsiasi tipo di manipolazione del patrimonio
genetico (con l’eccezione delle finalità diagnostiche o terapeutiche volte alla salute dell’embrione).
N.B. la parola mignotta deriva dalla sigla latina affiancata al nome dei neonati abbandonati dalle
madri (mater ignota m.ignota).