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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
TFR: TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO
Introduzione e fonti normative
Soggetti beneficiari e calcolo TFR
Gestione del TFR
TFR in azienda
Anticipazione TFR
Liquidazione TFR
Cenni sulla previdenza
complementare
TFR alla previdenza
complementare
Anticipazione TFR
Tassazione del TFR
Approfondimento: vantaggi
fiscali della previdenza
complementare/integrativa
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Dal 1° giugno 1982 ha sostituito
l’indennità di anzianità (L. n.
297/1982)
E’ un elemento della retribuzione il cui pagamento
viene differito ad un momento successivo rispetto a
quello di prestazione dell’attività lavorativa
Esso è costituito dalla somma di accantonamenti annui di una quota di retribuzione rivalutata
periodicamente.
Il TFR deve essere corrisposto al lavoratore in ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro
subordinato, fatto salvo il caso di integrale destinazione alla previdenza complementare o cessione del
credito a terzi e altre ipotesi tassative elencate dalla legge nelle quali parte del TFR può essere anticipato
nel corso del rapporto.
Il TFR non è assoggettato a contributi previdenziali, ma è tassabile (vedi in seguito)
Fonti normative sul TFR:
D.Lgs. n. 252/2005 sulle forme pensionistiche
complementari;
L. n. 297/1982 che disciplina il trattamento di fine rapporto;
L. n. 296/2006;
Art. 2120 cod. civ.;
Art 2112 cod. civ.;
D.Lgs. n. 151/2001;
L. n. 53/2000;
D.Lgs. n. 53/2000;
L. n. 243/2004;
D.M. 30 gennaio 2007;
Nell’art. del codice civile n. 2120 troviamo le disposizioni
concernenti il trattamento di fine rapporto
TFR: TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO
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Soggetti beneficiari: la disciplina del
TFR è applicabile alla generalità dei
lavoratori dipendenti, qualunque sia
la forma del contratto individuale,
compresi quelli in prova
Calcolo: per il corretto computo del TFR bisogna
tenere conto che il sistema di calcolo attualmente in
vigore è applicabile solo ai lavoratori assunti dopo il
1° gennaio 1990; per i rapporti di lavoro iniziati
prima si adotta un sistema di calcolo diverso:
- Per i periodi precedenti al 31 maggio 1982 si calcola ed accantona l’indennità di anzianità
maturata fino a quella data;
- Per i periodi compresi tra il 1° giugno 1982 e il 31 dicembre 1989 il calcolo avviene secondo un
sistema transitorio
Lavoratori assunti dal 1990:
l’ammontare del TFR spettante al
lavoratore è uguale alla somma, per
ciascun anno di servizio, della
retribuzione utile divisa per 13,5.
Si tratta di una disposizione inderogabile
da parte di qualsiasi fonte.
La quota di retribuzione annuale così
accantonata deve essere accantonata e
rivalutata al 31 dicembre di ciascun anno Retribuzione annua accantonabile: corrisponde
alla cosiddetta retribuzione di “competenza”
dell’anno, cioè quella dovuta per l’anno medesimo,
costituita da tutti i compensi diventati liquidi ed
esigibili, anche se erogati successivamente.
Devono essere inoltre considerati i compensi
arretrati dovuti per effetto di vertenze,
conciliazioni e rinnovi contrattuali con
decorrenza retroattiva.
I compensi con periodicità superiore al mese
sono computati nella retribuzione dell’anno in
cui vengono erogati
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Retribuzione utile annua: nella retribuzione da accantonare anno per anno devono essere computate
tutte le somme corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro a titolo non occasionale, compreso
l’equivalente delle prestazioni in natura (ad esclusione delle somme pagate a titolo di rimborso spese). Se tuttavia il contratto collettivo applicato in azienda o stipulato dall’organizzazione sindacale cui il datore
di lavoro è iscritto, specifica chiaramente quali elementi devono essere computati e quali esclusi, il datore di
lavoro stesso è tenuto a rispettare tali criteri
Elementi non occasionali: devono computarsi
nella retribuzione utile tutti gli emolumenti
riferiti ad eventi collegati al rapporto lavorativo
o connessi alla particolare organizzazione del
lavoro o in diretta dipendenza con le mansioni
stabilmente svolte dal lavoratore in seno
all’azienda; l’individuazione della retribuzione
utile per il TFR prescinde dalla ripetitività
delle prestazioni e dei relativi compensi; vanno
esclusi dal calcolo solo quando i compensi
siano sporadici e occasionali, cioè collegati a
ragioni aziendali del tutto imprevedibili e
fortuite
Benefici in natura: ai fini del computo
occorre determinare la loro valorizzazione
economica.
Salvo diversa previsione del contratto
collettivo, occorre far riferimento al valore
normale del bene o servizio e non
all’eventuale valore convenzionale stabilito ai
fini dell’assoggettamento al prelievo fiscale e
contributivo
Alcuni casi in cui viene riconosciuta la computabilità o la non computabilità di un determinato
compenso nella retribuzione utile ai fini del TFR (fatto salvo le previsioni contenute nei
contratti collettivi:
Per lavoro straordinario:
- Si: se lo straordinario è prestato con frequenza in correlazione con la particolare
organizzazione del lavoro;
- No: se erogato per prestazioni a carattere saltuario, legate a “picchi anormali”
Per lavoro notturno, a turni e festivo:
- Si: se il lavoro notturno, a turni e festivo rientrano nella normale programmazione dell’attività
aziendale
Fringe benefit: Autovettura:
- Si: se per uso personale del lavoratore (controvalore dell’uso, indipendentemente
dall’effettivo utilizzo)
- No: se utilizzata per uso misto e costo a carico del lavoratore
Fringe benefit: Alloggio:
- Si: quando vi sia un’effettiva connessione tra l’attribuzione e la posizione lavorativa
dell’interessato
Fringe benefit: Polizze assicurative:
- Si: se per lauto del lavoratore;
- No: se si tratta di coperture assicurative vita, malattia ed infortuni sul lavoro
(continua..)
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(continua…)
Premi: di fedeltà:
- Si: quando l’originaria spontaneità e liberalità del premio si è trasformata in un vincolo
obbligatorio, a causa dell’inequivoco comportamento delle parti
Premi: di rendimento:
- Si: se corrisposto con continuità
Indennità: di trasferta:
- Si: quando costituisce una stabile componente della retribuzione
Indennità: per trasfertisti:
- Si: quando il disagio derivante dall’attività fuori sede è inerente strutturalmente alla
prestazione lavorativa e viene pertanto retribuito con una voce specifica che fa parte della
retribuzione ordinaria
Indennità: di cassa:
- Si: se corrisposta continuativamente ed abitualmente
Indennità: sostitutiva del preavviso:
- Si: pur non essendo il corrispettivo di una prestazione di lavoro
Indennità: per ferie non godute:
- Si: quando corrisposta alla cessazione del rapporto di lavoro, in quanto connessa allo stesso;
- No: trattandosi di somma corrisposta occasionalmente a titolo risarcitorio
Una tantum: a titolo di liberalità:
- No: se non collegate al rendimento del lavoratore o all’andamento aziendale
Contrattazione collettiva: la possibilità di regolamentazione da parte dei contratti collettivi non incontra
limiti particolari, ad eccezione del fatto che non possono stabilire una retribuzione accantonabile che sia al
di sotto del minimo costituzionalmente garantito.
I contratti collettivi possono prevedere il computo di ulteriori somme oppure escluderne alcune
invece prese in considerazione dalla legge
Esempi:
CCNL Metalmeccanici: retribuzione
fissata dalla legge, con l’esclusione di:
compensi e relative maggiorazioni per
le prestazioni effettuate oltre l’orario di
lavoro, equivalente del costo della
mensa.
CCNL Tessili: retribuzione fissata
dalla legge.
CCNL Turismo: retribuzione fissata
dalla legge.
CCNL Grafici: retribuzione fissata
dalla legge
CCNL Terziario: retribuzione fissata dalla legge.
Sono esclusi: rimborsi spese, somme concesse a
titolo di una tantum, gratificazioni straordinarie non
contrattuali, compensi per lavoro straordinario e
festivo, indennità sostitutiva del preavviso, delle
ferie, indennità di trasferta, prestazioni in natura
quando sia previsto un corrispettivo a carico del
lavoratore, gli elementi espressamente esclusi dalla
contrattazione collettiva integrata
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Frazioni di anno: in caso di
assunzione e cassazione in corso
d’anno, la quota della retribuzione
da accantonare deve essere
proporzionalmente ridotta per le
frazioni d’anno, computando come
mese intero solo le frazioni di mese
pari o superiori a 15 giorni
Periodi di sospensione del rapporto: normalmente i
periodi di sospensione del rapporto di lavoro, in cui
non viene pagata alcuna retribuzione, non possono
essere presi in considerazione ai fini del calcolo del
TFR
Retribuzione figurativa: nei periodi di sospensione del rapporto per i quali vige l’obbligo di computare
somme a fini TFR, viene corrisposta una somma equivalente alla retribuzione cui il lavoratore
avrebbe avuto diritto in caso di normale svolgimento del rapporto.
Tipi di assenza Periodo da considerare per il computo della
retribuzione figurativa
Malattia Nei limiti del periodo di comporto
Infortunio sul lavoro A partire dalla giornata dell’infortunio e per tutto
il periodo di corresponsione dell’indennità per
inabilità temporanea
Congedo matrimoniale L’ammissibilità è controversa
Congedo di maternità Per tutta la durata del congedo
Congedo parentale Ammesso in sede di interpretazione estensiva
Congedo militare Con riferimento al periodo di richiamo alle armi
Contributo addizionale: dal fondo
accantonato alla fine dell’anno deve
essere detratto un contributo a favore
del Fpld pari allo 0,50% calcolato sulla
retribuzione imponibile ai fini
previdenziali. La somma viene anticipata dal datore e
versata all’INPS con la denuncia mensile
dei contributi obbligatori
Rivalutazione del fondo: il fondo TFR, alimentato
dagli accantonamenti annuali, deve essere
rivalutato al 31 dicembre di ogni anno (o al
momento della cessazione del rapporto di lavoro se
antecedente) di un importo derivante da un tasso di
rivalutazione costituito dai seguenti coefficienti:
- 1,50 % fisso;
- 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi
al consumo per le famiglie di operai e
impiegati accertato dall’Istat, rispetto al
mese di dicembre precedente
La rivalutazione si applica al fondo risultante al 31 dicembre dell’anno precedente e non
anche alla quota accantonata nell’anno corrente.
La somma delle due componenti, accantonamento annuale e rivalutazione del fondo già
esistente, deve essere corrisposta all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, data dalla
quale inizia a decorrere il termine quinquennale di prescrizione
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Per i rapporti che si risolvono nel corso dell’anno il tasso fisso dell’1,50 viene riproporzionato in
ragione dei mesi lavorati (0,125% per ciascun mese).
L’incremento dell’indice ISTAT è quello risultante nel mese di cessazione del rapporto di lavoro
rispetto a quello di dicembre dell’anno precedente.
Più precisamente se i rapporto si risolve entro il giorno 14 del mese, viene utilizzato il coefficiente di
rivalutazione relativo al mese precedente; se il rapporto si risolve dopo il giorno 14, viene utilizzato il
coefficiente relativo al mese di cessazione
Esempio di rivalutazione e calcolo TFR
Ad aprile 2013 il coefficiente di rivalutazione del TFR è 0,781690%.
L’indice dei prezzi al consumo è al valore di 106,9; tramite i dati resi noti dall’Istituto di statistica è
possibile calcolare il dato del trattamento di fine rapporto, introdotto dalla L. n. 297/1982.
Il calcolo viene fornito mensilmente per permettere di rivalutare le somme accantonate al 31
dicembre dell’anno precedente, nel caso di cessazione di rapporti di lavoro e/o conteggi in sede di
bilanci infrannuali.
Un dipendente ha cessato il rapporto
il 30 aprile 2014.
Situazione:
- TFR maturato al 31/12/2013:
25.000 euro - Imponibile previdenziale anno
2014: 7.200 euro
- TFR maturato nell’anno 2014:
533,33 euro
Pertanto la sua liquidazione, al lordo delle
imposte sarà:
TFR al 31/12/2013+rivalutazione (0,781690% di
25.000) = 195,42 euro.
195,42 + TFR maturato nell’anno 2014 (533,33
euro) - ritenuta previdenziale (0,50% su 7.200) cioè
36,00 euro.
Si avrà un totale di 25.692,75 euro
Esempio di coefficienti rivalutazione:
Gennaio 2013 per rapporti cessati dal
15/01/2012 al 14/02/2012: 0,265845%;
Febbraio 2013 per rapporti cessati dal
15/02/2012 al 14/03/2012: 0,390845%
Marzo 2013 per rapporti cessati dal
15/03/2012 al 14/04/2012: 0,656690%;
Aprile 2013 per rapporti cessati dal
15/04/2012 al 14/05/2012: 0,781690%;
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Sistema precedente: indennità di anzianità: per i dipendenti in forza alla data del 31 maggio 1982,
occorre tener conto dell’indennità di anzianità spettante a tale data in caso di risoluzione del rapporto.
Questo importo costituisce il primo accantonamento TFR, da rivalutare con le modalità già indicate, cui si
aggiungono gli accantonamenti degli anni successivi
Retribuzione computabile: la retribuzione consisteva in qualsiasi compenso avente carattere
continuativo, comprese le provvigioni, le partecipazioni agli utili, vitto e alloggio, con esclusione dei
rimborsi spese.
Anzianità di servizio: si prendeva in considerazione l’anzianità maturata dalla data di assunzione fino al
31 maggio 1982, includendo anche i seguenti periodi di sospensione del rapporto: malattia, infortunio,
gravidanza, puerperio, richiamo alle armi
Regime transitorio: per i lavori in forza tra il 1° giugno 1982 e il 31 dicembre 1989 la legge ha stabilito un
regime transitorio di progressivo adeguamento della normativa precedente al nuovo sistema di calcolo
Esempio: calcolo della quota di retribuzione da accantonare
annualmente (1):
Retribuzione accantonabile dell’anno (comprese 13° e 14° mensilità):
14.460,74 euro;
Accantonamento TFR lordo: 14.460,74/13,5 = 1.071,17 euro;
Trattenuta 0,50% calcolata su una retribuzione imponibile annua
ipotizzata di 15.493,71 euro = 77,47 euro;
1.071,17 – 77,47 = 993,70 euro TFR da accantonare
Calcolo del TFR di un lavoratore assunto dal 1° gennaio 1990:
a) Fondo al 31/12/1990: (retrib. utile/13,5) – 0,50% dell’imponibile
contributivo anno 1990;
b) Fondo al 31/12/1991: (a) + rivalutazione di (a) al 31/12/1991 + (retrib.
utile anno 1991/13,5) – 0,50% dell’imponibile contributivo anno 1991;
c) Fondo al 31/12/1992: (b) + rivalutazione di (b) al 31/12/1992 + (retrib.
utile anno 1992/13,5) – 0,50% dell’imponibile contributivo anno 1992
(Ecc..)
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Gestione del TFR
Ogni lavoratore neoassunto deve decidere
se far gestire il suo TFR in azienda
oppure se devolvere lo stesso ad un fondo
di previdenza complementare
Sono esclusi dalla scelta i lavoratori che si siano
già espressi per la previdenza complementare in
costanza di un precedente rapporto di lavoro
La decisione di destinare il TFR non può essere revocata, mentre quella di mantenere il TFR
presso il datore di lavoro può in ogni momento essere modificata a favore dell’adesione ad una
forma pensionistica complementare.
Al momento dell’assunzione il datore di lavoro fornisce al lavoro le adeguate informazioni sulle
diverse opzioni concernenti la destinazione del TFR e gli consegna il modello TFR2
Entro 6 mesi il modulo va riconsegnato
con scritto la propria scelta; se il
lavoratore opta per la previdenza
complementare deve anche indicare il
fondo prescelto.
Nel silenzio del lavoratore, il TFR
viene comunque devoluto alla
previdenza complementare.
In tal caso il fondo di destinazione
viene individuato con appositi criteri
Se entro 6 mesi dall’assunzione il lavoratore
non esprime alcune indicazione relativa alla
destinazione del TFR, a decorrere dal mese
successivo alla scadenza del semestre il datore
di lavoro trasferisce il TFR alla forma
pensionistica collettiva prevista dagli accordi
collettivi, anche territoriali, o ad altra forma
collettiva individuata con diverso accordo
aziendale, se previsto (il diverso accordo deve
essere comunicato in modo diretto e personale)
In presenza di più forme pensionistiche collettive, il datore di lavoro trasferisce il TFR alla forma
individuata con accordo aziendale o, in assenza di specifico accordo, alla forma alla quale ha aderito il
maggior numero di lavoratori dell’azienda.
In caso non siano praticabili le opzioni indicate, il datore di lavoro trasferisce il TFR ad un’apposita
forma pensionistica complementare “residuale” istituita presso l’INPS (FONDINPS)
Se in un precedente rapporto di lavoro, il lavoratore ha scelto il conferimento del TFR alla
previdenza complementare, entro 6 mesi dall’assunzione può scegliere di conferire il TFR ad una
diversa forma previdenziale (sempre complementare).
Il datore di lavoro versa il TFR alla forma prescelta a decorrere dal mese successivo a quello della
consegna del modello di scelta; tuttavia la decorrenza degli effetti è sempre dal periodo di paga in
corso al momento della scelta (quota di TFR del mese della scelta)
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TFR in azienda
La gestione del TFR accantonato viene gestito con modalità diverse a seconda che l’azienda occupi:
- Fino a 49 dipendenti: la gestione è di completa competenza del datore di lavoro;
- Almeno 50 dipendenti: il TFR deve essere versato dal datore di lavoro al Fondo Tesoreria
costituito presso l’INPS
Il datore di lavoro è tenuto a comunicare
all’INPS la dimensione occupazionale
dell’azienda (la media annuale dei lavoratori
in forza nell’anno solare).
Per le aziende di nuova costituzione si
considera la media dell’anno di inizio
dell’attività; l’obbligo di conferimento al
Fondo Tesoreria decorre solo al termine
dell’anno solare
Devono essere computati tutti i lavoratori
con contratto di lavoro subordinato,
inclusi quelli non destinatari delle
disposizioni sul TFR.
I lavoratori con contratto di lavoro part-time
sono computati in proporzione all’orario
svolto
Versamento al Fondo Tesoreria Inps: è dovuto per tutti i dipendenti occupati da aziende con
almeno 50 dipendenti, fatta eccezione per i lavoratori con rapporto di lavoro a termine di durata
inferiore a 3 mesi, a domicilio, domestici, stagionali, impiegati, quadri e dirigenti del settore agricolo.
Sono esclusi inoltre i dipendenti per i quali i CCNL prevedono l’accantonamento delle quote maturate
di TFR presso soggetti terzi (es. lavoratori dell’edilizia con TFR accantonato presso le Casse Edili)
Contributo: il datore di lavoro interessato
deve versare come contributo al Fondo
Tesoreria il TFR accantonato, detraendo
dallo stesso il contributo addizionale (lo
0,50% calcolato sulla retribuzione
imponibile a fini previdenziali)
Modalità: per i neoassunti, il primo
versamento avviene con modalità diverse a
seconda della scelta operata del lavoratore
entro 6 mesi dall’assunzione
In caso di mantenimento del TFR in
azienda, si avrà versamento del TFR
maturato dalla data di assunzione (+
rivalutazioni per le mensilità antecedenti
quella del versamento); tuttavia poiché per
questi lavoratori il versamento del TFR è
comunque dovuto a prescindere dalla scelta
operata, i datori di lavoro possono eseguire
mensilmente il versamento dalla data di
assunzione anche prima della ricezione del
modello.
A regime il versamento deve essere
effettuato mensilmente, salvo conguaglio a
fine anno o alla cessazione del rapporto di
lavoro con modalità e termini previsti per il
versamento alla contribuzione previdenziale
obbligatoria
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Anticipazioni TFR
Il lavoratore ha diritto di chiedere una sola
volta nel corso del rapporto un’anticipazione
del TFR cui avrebbe diritto in caso di
risoluzione del rapporto alla data della
domanda.
La somma anticipata viene detratta dal TFR
complessivamente spettante al lavoratore.
L’anticipazione differisce dall’acconto, che può
essere sempre chiesto prima della liquidazione
definitiva del TFR spettante
La legge disciplina le condizioni soggettive e oggettive per l’anticipazione, tuttavia affida ai
contratti collettivi (di categoria ed aziendali) e a patti individuali la possibilità di stabilire migliori
condizioni.
L’anticipazione può essere corrisposta a coloro che hanno maturato almeno 8 anni di servizio presso lo
stesso datore di lavoro (il diritto all’anticipazione del TFR è però espressamente escluso per i dipendenti
di aziende in CIGS)
Anzianità di servizio: per 8 anni di servizio si
intende l’anzianità di servizio vera e propria e
non il periodo effettivamente lavorato.
Si può realizzare il requisito del servizio
presso lo stesso datore di lavoro anche se il
lavoratore viene trasferito da una società
all’altra di uno stesso gruppo, purché in tale
occasione non gli venga liquidato il TFR
L’azienda è tenuta ad accogliere le domande
di anticipazione nel limite annuo del 10%
dei lavoratori aventi diritto e comunque
del 4% del numero totale dei dipendenti.
E’ possibile che i contratti collettivi, nello
stabilire le procedure per la concessione
dell’anticipazione, fissino criteri diversi
anche per il calcolo del numero dei
dipendenti
Motivazioni: l’anticipazione può essere richiesta per l’acquisto della prima casa per sé o per i
propri figli, per la necessità di sostenere spese sanitarie, oppure per sostenere le spese durante i
periodi di fruizione per specifici congedi
Acquisto della casa: per prima casa si intende un immobile destinato alla normale residenza ed
abitazione del lavoratore e della sua famiglia.
La sussistenza dei requisiti può risultare da una dichiarazione resa davanti a un notaio o da altri
documenti idonei
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Di seguito alcune ipotesi relative alla “casa” in cui la richiesta di anticipazione del TFR presso il
Fondo Tesoreria INPS è stata ritenuta ammissibile o non ammissibile:
Acquisto con accensione di mutuo ipotecario quando la somma sia di importo superiore o equivalente a
quanto si intende richiedere a titolo di anticipazione: ammissibile.
Riscatto di abitazione già occupata ad altro titolo: ammissibile.
Acquisto del suolo allo scopo di costruire l’abitazione: ammissibile.
Acquisto per la casa del figlio effettuato non dal lavoratore richiedente ma dal figlio stesso:
ammissibile. Ristrutturazione della casa già di proprietà del lavoratore: non ammissibile.
Copertura di debiti contratti dal lavoratore per il pagamento del prezzo della casa o per evitare
l’espropriazione forzata della casa di sua proprietà: non ammissibile
Assenza del requisito della piena proprietà del bene, come nel caso di usofrutto da parte del
comproprietario o del nudo proprietario dell’immobile: non ammissibile.
Acquisto effettuato dal coniuge del lavoratore: ammissibile, se sussiste il regime di comunione legale
Spese mediche: il lavoratore deve trovarsi
nella necessità di sostenere spese sanitarie
per terapie e interventi straordinari
riconosciuti dalle competenti ASL.
Non è necessario che il lavoratore abbia già
sostenuto la spesa per il riconoscimento
dell’anticipazione.
E’ straordinario un intervento terapeutico o
sanitario quando presenta i caratteri della
delicatezza e dell’importanza sia dal punto di
vista medico che economico
Congedi: Il TFR può essere anticipato
per sostenere le spese durante i periodi di
fruizione dei congedi per:
- Astensione facoltativa per
maternità;
- Formazione
Possono richiedere l’anticipazione i
lavoratori assunti a tempo indeterminato:
- Genitori, anche adottivi o affidatari,
che si avvalgono del diritto di
astensione facoltativa per maternità;
- Che abbiano presentato domanda di
congedo per la formazione, accolta
dal datore di lavoro;
- Che partecipino a iniziative di
formazione continua, anche
aziendali
Misura: nei casi in cui ricorrono le
condizioni, si ha diritto ad un’anticipazione
massima del 70%. Il calcolo deve essere effettuato come se dalla
data della richiesta dovesse cessare il rapporto
di lavoro
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Domanda: il lavoratore deve presentare la domanda di anticipazione del TRF allegando:
Acquisto della prima casa: sono sufficienti, nella generalità dei casi, il contratto preliminare di
vendita, a patto che il lavoratore esibisca l’atto di acquisto definitivo; nel caso di costruzione della
casa, il rogito relativo all’acquisto del terreno, la concessione edilizia e il preventivo dell’ultimazione
del lavoro.
Spese sanitarie: attestazione dell’ASL in cui si certifichi l’esistenza della malattia, la necessità della
conseguente terapia o intervento e l’entità della spesa.
Congedi: è sufficiente che il lavoratore presenti una domanda con indicazione della data di inizio del
congedo per il quale si ha diritto all’anticipazione
Accoglimento della richiesta: salvo che i
contratti collettivi prevedano specifici criteri di
priorità (art. 2120 cod. civ.), le richieste
devono essere soddisfatte secondo ordine
cronologico di presentazione
Mancato utilizzo: il datore di lavoro ha il
diritto di controllare sia che la somma concessa
sia stata impiegata per lo scopo per cui era stata
richiesta, sia che essa sia stata utilizzata
integralmente in parte
La giurisprudenza ritiene ammissibile, che se le somme anticipate non sono state utilizzate per le
finalità espresse nella richiesta, il diritto del datore di lavoro di richiedere la restituzione della
somma o il risarcimento dei danni, che spetta anche ad altri dipendenti in qualche modo
danneggiati.
Diversa è l’ipotesi in cui l’ammontare delle spese sostenute è sensibilmente inferiore al valore
complessivo dell’anticipazione ottenuta: è escluso che il lavoratore debba restituire la differenza
non utilizzata
Cessione: tutti i lavoratori possono cedere
l’intero TFR a terzi.
Se il lavoratore ha scelto di destinare il TFR alla
previdenza complementare, è opportuno che il
datore di lavoro, cui viene notificato l’atto di
cessione in garanzia del TFR, informi la società
finanziaria della scelta operata dal lavoratore.
Essa tuttavia implica solo un mutamento del
soggetto depositario del TFR (il fondo al posto del
datore di lavoro) e non fa venire meno l’oggetto
della garanzia: cambia solo il soggetto depositario
della garanzia presso il quale rivalersi in caso di
inadempimento del saldo della rata di
finanziamento
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Liquidazione del TFR
Il TFR rappresenta un credito del
lavoratore che matura progressivamente
nel corso del rapporto e che rappresenta i
caratteri della certezza e liquidità.
Non è però esigibile, tranne il caso di
anticipazione, e il diritto al suo pagamento
si perfeziona al momento della risoluzione
del rapporto
I contratti collettivi possono fissare un
termine, a partire dalla data di cessazione
del rapporto, entro il quale il datore di
lavoro deve eseguire questa prestazione.
Se però nel contratto non vengono
indicati termini, il creditore può esigere
immediatamente l’importo.
Il diritto al TFR si prescrive in 5 anni,
che decorrono dalla cessazione del
rapporto di lavoro
Fondo di Garanzia: il Fondo di Garanzia interviene per il pagamento del TFR in caso di insolvenza
del datore di lavoro.
Il Fondo di Garanzia è istituito presso l’Inps; il datore di lavoro contribuisce al finanziamento del
Fondo con il versamento di un contributo pari allo 0,20% della retribuzione imponibile
L' art. 8 della Direttiva 80/987/CEE del 20
ottobre 1980, trasfusa in direttiva 94/08
CEE tutela i lavoratori subordinati in
caso di insolvenza del datore di lavoro,
non solo per i crediti di lavoro ,ma anche
per la posizione di previdenza
complementare
Il Fondo di garanzia (art. 5 del d.lgs. n.
80/1992) tutela il lavoratore quando il
datore di lavoro insolvente ometta di
versare i contributi alle forme di
previdenza complementare, ovvero ne
versi in misura minore
Il fondo è finanziato da una quota del
contributo di solidarietà (comma 2
dell'art. 9-bis del D.L. n. 103/1991
convertito, con modificazioni, nella
legge n. 166/1991), a carico del datore di
lavoro, sulle somme versate alla
previdenza complementare
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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
Pagamento del TFR maturato: il
TFR maturato viene liquidato
direttamente dal datore di lavoro.
Fanno eccezione le quote di TFR per le
aziende con almeno 50 dipendenti che
vengono liquidate dal Fondo Tesoreria
dell’INPS.
In caso di trasferimento d’azienda, il datore
di lavoro che deve corrispondere l’intero
trattamento è l’imprenditore che ha
acquistato l’azienda; il datore cedente non
è infatti obbligato a pagare le quote di TFR
maturate durante il periodo in cui il
rapporto si è svolto con lui
Per le aziende con almeno 50
dipendenti, le quote di TFR di
competenza del Fondo Tesoreria
dell’INPS vengono anticipate dal
datore di lavoro, salvo conguaglio.
Il recupero viene effettuato in via
prioritaria sui contributi dovuti al
Fondo riferiti al mese di erogazione
del TFR e, in caso di incapienza dei
contributi obbligatori (IVS e altri
minori) dovuti all’INPS
L’importo di competenza del Fondo anticipato dal datore
di lavoro non può, in ogni caso, eccedere l’ammontare dei
contributi dovuti dallo stesso al Fondo e agli altri enti
previdenziali con la denuncia mensile contributiva
(DM20/2).
Qualora si verifichi tale ipotesi, il datore di lavoro deve
comunicare al Fondo tale incapienza complessiva, in modo che
lo stesso provveda, entro 30 giorni, all’erogazione dell’importo
delle prestazioni per la quota parte di sua competenza
Alla cessazione del rapporto possono essere erogate, oltre al TFR solo le indennità aventi natura
diversa dallo stesso, anche se collegate alla cessazione del rapporto.
Questo principio è assoluto e riguarda ogni accordo collettivo.
Risultano compatibili con il TFR le indennità di tipo risarcitorio (es. indennità supplementare dei
dirigenti), indennità pattuite per incentivare la cessazione del rapporto di lavoro e le indennità
corrisposte per eventi particolari (es. invalidità) e non collegate quindi alla cessazione del rapporto.
Sono inoltre compatibili i trattamenti di tipo previdenziale, quali gli accantonamenti di contributi a
carico del lavoratore e del datore di lavoro in un fondo collettivo destinato a tutti i lavoratori secondo
principi mutualistici e di solidarietà
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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
La previdenza complementare
La previdenza complementare (o integrativa) individuale (D.Lgs. n. 47/2000) e collettiva (D.Lgs.
n. 252/2005) consiste in una protezione aggiuntiva rispetto al regime obbligatorio.
La differenza fra forme individuali e forme collettive consiste nel fatto che, fermo restando il principio
della volontarietà dell’adesione da parte del lavoratore, le seconde trovano la propria fonte istitutiva
nella contrattazione collettiva
D.lgs. n. 252/2005: sviluppo del sistema pensionistico basato su due pilastri:
1) Previdenza obbligatoria, erogata principalmente dall’INPS e garantisce la pensione di base;
2) Previdenza complementare, assicura l’erogazione di trattamenti pensionistici complementari del
sistema obbligatorio, ed è finalizzato a contribuire al sostegno del tenore di vita nell’età anziana
Forme pensionistiche complementari
collettive
Forme pensionistiche complementari
individuali
Fondi pensione di natura negoziale istituiti
per effetto di un contratto o accordo
collettivo di lavoro anche aziendale; i fondi
istituiti o promossi dalle regioni; i fondi
aperti che ricevono adesioni collettive; i
fondi istituiti dalle casse professionali
privatizzate; i fondi preesistenti
Attuate mediante l’adesione a fondi aperti o la
stipulazione di contratti di assicurazione sulla
vita
Con la riforma è stata rivolta una particolare attenzione al rafforzamento e al potenziamento del
sistema di vigilanza, affidato ad una specifica autorità pubblica, la Commissione di vigilanza sui
fondi pensione (COVIP).
La COVIP autorizza le forme pensionistiche complementari all’esercizio dell’attività e definisce le
regole sul funzionamento del fondo, la politica di investimento delle risorse, l’ammontare della
posizione individuale, le spese per la gestione amministrativa e finanziari, i diritti che possono essere
esercitati dagli aderenti.
L’attività di vigilanza della COVIP si esplica attraverso la verifica e l’analisi dei documenti, delle
informazioni, dei bilanci e rendiconti annuali che le forme pensionistiche complementari sono tenute
a trasmetterle, nonché attraverso ispezioni effettuate presso le sedi delle stesse.
La cognizione delle controversie aventi ad oggetto atti adottati dalla COVIP rientra nella competenza
territoriale del tribunale amministrativo regionale del Lazio
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Destinatari della previdenza complementare collettiva: alle forme pensionistiche complementari
di carattere collettivo possono aderire:
- I lavoratori dipendenti sia del settore privato che del settore pubblico, compresi i lavoratori
assunti in base alle tipologie contrattuali previste dal D.lgs. n. 276/2003;
- Lavoratori autonomi e liberi professionisti;
- Soci lavoratori di cooperative;
- Soggetti che svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari
Per i lavoratori dipendenti e per i soci lavoratori di cooperative di produzione e lavoro i fondi possono
essere istituiti esclusivamente in regime di contribuzione definita, mentre per i lavoratori autonomi e i
liberi professionisti possono essere istituiti fondi anche in regime di prestazione definita
Tipologie di fondi pensione:
Fondi negoziali: comunemente detti
“chiusi”, originati da contratti collettivi di
lavoro o da accordi sindacali, oppure, entro
certe condizioni, da accordi tra lavoratori o
da regolamenti aziendali
Fondi pensione aperti, promossi e
costituiti dagli enti abilitati alla gestione
delle risorse (SIM, banche, società
fiduciarie, compagnie di assicurazione,
fondi comuni d’investimento)
I fondi pensione sono finanziati mediante contribuzione posta a carico
dei lavoratori e dei datori di lavoro o dei committenti e attraverso il
conferimento del TFR maturando (Art. 8, D.lgs. n. 252/2005)
Per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti il finanziamento è attuato mediante
contribuzioni a carico dei soggetti stessi.
Ferma restando la facoltà per tutti i lavoratori di determinare liberamente l’entità della contribuzione a
proprio carico, relativamente ai lavoratori dipendenti che aderiscono ai fondi con adesione su base
collettiva, le modalità e la misura minima della contribuzione a carico del datore di lavoro e del
lavoratore possono essere fissati dai contratti e dagli accordi collettivi, anche aziendali.
Il contributo da destinare alle forme pensionistiche complementari è stabilito in cifra fissa oppure:
- Per i lavoratori dipendenti, in percentuale della retribuzione assunta per il calcolo del TFR o
con riferimento ad elementi particolari della retribuzione stessa;
- Per i lavoratori autonomi, in percentuale del reddito di lavoro autonomo dichiarato ai fini
IRPEF relativo al periodo d’imposta precedente;
- Per i lavoratori soci di società cooperative, in percentuale della retribuzione assunta per il
calcolo del TFR ovvero degli imponibili considerati ai fini dei contributi previdenziali
obbligatori ovvero in percentuale del reddito di lavoro autonomo dichiarato ai fini IRPEF
relativo al periodo d’imposta precedente
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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
TFR alla previdenza complementare
Il fondo al quale il TFR deve essere
versato deve essere indicato dal
lavoratore nel modello TFR2 entro 6 mesi
dall’assunzione.
Tale scelta determina l’automatica iscrizione
del lavoratore alla forma indicata; egli godrà
quindi dei diritti di informazione e
partecipazione alla forma di previdenza
complementare cui ha aderito
Quota da trasferire: la quota differisce a
seconda della data di iscrizione del
lavoratore alla previdenza obbligatoria.
Dal 29 aprile 1993 il TFR da trasferire è
tutto.
Prima del 29 aprile 1993, per i soggetti che
al 1° gennaio 2007 erano già iscritti ad una
forma pensionistica complementare, il
TFR da trasferire è la stessa quota versata in
precedenza, mantenendo in azienda (nelle
aziende con almeno 50 dipendenti, presso il
FondInps, la quota residua di TFR.
Per i soggetti che al 1° gennaio 2007 non
erano iscritti ad una forma pensionistica
complementare, il TFR da trasferire è in
misura fissata dagli accordi collettivi o, in
assenza, in misura non inferiore al 50%.
Resta ferma la possibilità, per chi ha
l’iscrizione alla previdenza obbligatoria
prima del 29 aprile 1993, di incrementare la
quota di TFR da versare alla forma
pensionistica complementare
Decorrenza: il datore di lavoro versa il TFR
alla forma prescelta a decorrere dal mese
successivo a quello della consegna del
modello di scelta; tuttavia la decorrenza
degli effetti è sempre dal periodo di paga in
corso al momento della scelta (quota del
TFR del mese di scelta)
Silenzio del lavoratore: se entro 6 mesi
dall’assunzione il lavoratore non esprime
alcuna indicazione relativa alla destinazione
del TFR, a decorrere dal mese successivo
alla scadenza del semestre il datore di
lavoro trasferisce il TFR alla forma
pensionistica collettiva prevista dagli
accordi o contratti collettivi, anche
territoriali, o ad altra forma collettiva
individuata con un diverso accordo
aziendale, se previsto
In presenza di più forma pensionistiche
collettive, il datore di lavoro trasferisce il
TFR:
- Alla forma individuata con accordo
aziendale;
- In assenza di specifico accordo, alla
forma alla quale ha aderito il maggior
numero di lavoratori dell’azienda
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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
Anticipazioni al lavoratore
Gli iscritti alle forme pensionistiche complementari possono
chiedere un’anticipazione della posizione individuale maturata, con i
tempi, per i motivi e con le seguenti misure:
Anzianità di
iscrizione al fondo
Motivi Quota massima
anticipabile
Qualsiasi Spese sanitarie a seguito di gravissime
situazioni relative al lavoratore stesso, al
coniuge e ai figli per terapie e interventi
straordinari riconosciuti dalle competenti
strutture pubbliche
75%
Almeno 8 anni Acquisto della prima casa di abitazione per
sé o per i figli
75%
Almeno 8 anni Realizzazione degli interventi di
manutenzione, restauro, ristrutturazione
della prima casa di abitazione
75%
Almeno 8 anni Ulteriori esigenze 30%
Ai fini della determinazione
dell’anzianità, sono considerati utili tutti i
periodi di partecipazione alle forme
pensionistiche complementari maturati
dall’aderente, per i quali lo stesso non abbia
esercitato il riscatto totale della posizione
individuale Le somme percepite a titolo di anticipazione
non possono mai eccedere, complessivamente,
il 75% del totale dei versamenti, comprese le
quote del TFR, maggiorati delle plusvalenze
tempo per tempo realizzate, effettuati alle forme
pensionistiche complementari a decorrere dal
primo momento di iscrizione alle predette forme
Reintegrazione: le anticipazioni possono
essere successivamente reintegrate, a scelta
dell’aderente, in qualsiasi momento anche
attraverso contribuzioni annuali eccedenti il
limite di 5.164,57 euro
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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
Tassazione del trattamento di fine rapporto
La modalità di tassazione del TFR e delle
altre indennità collegate alla cessazione del
rapporto è presente nell’art. 19 TUIR così
come riformulato dal D.Lgs. n. 47/2000
Il D.Lgs. n. 47/2000 per il TFR maturando
dal 2001, ha previsto un regime di tassazione
a titolo non definitivo suddiviso in due
parti:
- La parte di accantonamento del
TFR (quota capitale): tassata tramite
un’aliquota determinata ad hoc
- La parte di rivalutazione (quota
finanziaria): tassata annualmente
tramite un’imposta sostitutiva in
misura dell’11% (con la legge di
Stabilità 2015 si è passati al 17%)
La tassazione TFR è calcolata dal sostituto
d’imposta, il quale deve provvedere ai sensi
dell’art. 23 D.P.R. n. 600/1973
Elementi di tassazione del TFR:
- Determinazione dell’aliquota di tassazione;
- Determinazione dell’imponibile;
- Determinazione dell’imposta IRPEF;
- Determinazione della rivalutazione del TFR
Determinazione dell’aliquota di
tassazione: è necessario fare
riferimento all’art. 19 TUIR che recita:
“ L’imposta è applicata con l’aliquota
determinata con riferimento all’anno
di percezione, corrispondente
all’importo che risulta dividendo il
suo ammontare, aumentato delle
somme destinate alle forme di
previdenza complementare di cui al
D.Lgs n. 124/1993 e al netto delle
rivalutazioni già assoggettate a
imposta sostitutiva, per il numero
degli anni e frazioni di anno preso a
base di commisurazione, e
moltiplicando il risultato per 12”
Reddito di riferimento (R.R.): è calcolato
sulla base di 2 elementi:
- TFR base per il calcolo del reddito di
riferimento (b.R.R.);
- Anzianità di servizio (AA,MM)
Il reddito di riferimento si ottiene così:
R.R. = b.R.R. / AA,MM x 12
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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
Aliquota di tassazione: ottenuto il “Reddito di riferimento (R.R.) occorre determinare l’aliquota di
tassazione del TFR.
1° Fase: calcolo dell’imposta lorda (I.L) sul reddito di riferimento (R.R.): determinare l’imposta
ipoteticamente dovuta sul reddito di riferimento, applicando le aliquote IRPEF e i relativi scaglioni di
reddito (Aliquota ordinaria % = A.O), in vigore nel momento in cui è maturato il diritto alla percezione
Imposta lorda (I.L) = RR x A.O
2° Fase: determinare l’Aliquota di riferimento (A.R.): per ottenere l’aliquota media applicabile
all’imponibile del TFR occorre dividere l’imposta lorda (I.L) per il reddito di riferimento e moltiplicare il
risultato per 100
Aliquota di riferimento (A.R) = (I.L/R.R) x 100
3° Fase: verifica della c.d. “clausola di salvaguardia”: occorre determinare la fase 1° e 2°
applicando gli scaglioni e le aliquote di reddito:
- Al momento del diritto alla percezione;
- Al 31 dicembre 2006
L’art. 1 della L. n. 296/3006 ha previsto che in occasione della tassazione del TFR il sostituto d’imposta
dovrà applicare la clausola di salvaguardia determinando il trattamento di miglior favore per il
dipendente, confrontando l’aliquota determinata sul reddito di riferimento (A.R) secondo le aliquote a
scaglioni di reddito presenti al momento in cui sorge il diritto a TFR e quelle presenti al 31 dicembre
2006.
4° Fase: identificazione dell’aliquota favorevole: tassare il TFR con l’aliquota marginale
favorevole al dipendente applicando la clausola di salvaguardia
Determinazione dell’imponibile: l’imponibile netto del TFR è tassato con l’aliquota creata ad hoc
secondo la procedura sopra riportata.
E’ bene ribadire che l’imposta calcolata sul TFR maturato al 31 dicembre 2000 sarà a titolo
definitivo, mentre l’imposta sul TFR maturato dal 1° gennaio 2001 sarà a titolo provvisorio
Determinazione imponibile TFR maturato al 31 dicembre 2000: si ottiene riducendo l’ammontare del
TFR erogato relativo al maturato al 31 dicembre 2000 di una somma, pari a 309,87 euro annue
rapportata agli anni e mesi di servizio, alla effettiva prestazione e, solo per i nuovi iscritti alla
previdenza complementare, al TFR versato ai fondi di previdenza complementare escludendo i
periodi di anzianità convenzionale contrattuale
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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
Determinazione dell’imponibile TFR maturato dal 1° gennaio 2001: è costituito dalla parte di TFR
erogata (TFR ER 2001) al netto dell’importo di TFR devoluto alla previdenza complementare e al netto
della rivalutazione assoggettata a imposta sostitutiva (quota finanziaria); in sostanza, l’imponibile è solo
la quota capitale di TFR senza la possibilità di sfruttare alcuna deduzione ulteriore.
Le altre eventuali indennità e somme corrisposte in conseguenza alla risoluzione del rapporto,
quota parta maturata dopo il 31 dicembre 2000 (A.I.C.2), sono soggette a tassazione separata
unitamente al TFR e sono imponibili per l’intera cifra
Imponibile TFR post 2000 = TFR ER 2001 + A.I.C.2
Imponibile TFR totale = Imponibile TFR post 2000 + Imponibile TFR ante 2000
Determinare l’imposta IRPEF sul TFR: l’imposta IRPEF netta sul TFR e sulle altre indennità e
somme connesse alla cessazione del rapporto dovrà essere versata tramite F-24 utilizzando il codice
tributo 1012; il sostituto d’imposta dovrà pertanto:
- Determinare l’imposta lorda;
- Riconoscere eventuali detrazioni;
- Calcolare l’imposta netta
Determinare l’imposta lorda:
I.L. TFR = I.F. TFR x A.R.
Per determinare l’imposta lorda
occorre moltiplicare l’imponibile
TFR totale per l’aliquota di
riferimento
Detrazioni: determinazione della detrazione per
rapporti di lavoro non superiori a 24 mesi (DET
24 mesi): ai lavoratori che hanno un rapporto di
lavoro a tempo determinato, di durata non superiore
a 24 mesi, sarà concessa una detrazione annua di
61,97 euro rapportabile a mese per periodi inferiori
l’anno in relazione all’anzianità maturata dal 1°
gennaio 2001
Determinazione della detrazione ex D.M 20 marzo 2008 (DET D.M. 20.3.2008): al fine di ridurre il
prelievo fiscale sul TFR, la Finanziaria 2008 ha previsto l’introduzione di una riduzione del prelievo
fiscale sul TFR, sulle indennità equipollenti e sulle altre indennità e somme connesse alla cessazione del
rapporto di lavoro.
La detrazione è di 70 euro per chi ha un reddito di riferimento fino a 7.500 euro, 50 euro per chi
ha un reddito di riferimento fino a 28.000 euro fino poi a scendere ulteriormente fino a scomparire
a quota 30.000 euro di reddito
Imposta Netta Complessiva = I.L. TRF – DET 24 mesi – DET D.M. 20.3.2008
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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
Determinazione della rivalutazione
del TFR netta: ai sensi dell’art. 11,
D.Lgs n. 47/2000 a decorrere dal 2001
sui “redditi derivanti dalle rivalutazioni
per il TFR è applicata l’imposta
sostitutiva delle imposte sui redditi
nella misura dell’17%.
La rivalutazione del TFR ai fini fiscali
è così da considerarsi alla pari di una
rendita finanziaria, da tassare con
aliquota sostitutiva
Tale disposizione impone ai sostituti d’imposta di
determinare l’imposta sostitutiva in due tempi:
1) Entro il 16 dicembre dell’anno in cui maturano le
rivalutazioni è dovuto dal sostituto d’imposta un
acconto sull’imposta sostitutiva calcolato su una base
imponibile pari al 90% delle rivalutazioni
aziendalmente maturate l’anno precedente;
2) L’effettivo dovuto per Imposta sostitutiva dovrà
essere conteggiato ed eventualmente versato, dal
datore di lavoro che lo conguaglierà con l’anticipo
pagato, entro il 16 febbraio dell’anno successivo
Rivalutazione del TFR versata al Fondo di Tesoreria INPS: a seguito dell’istituzione del Fondo di
Tesoreria INPS e dell’obbligo per alcuni datori di lavoro di versare il TFR al predetto fondo, la
rivalutazione del TFR dal 2008 grava non solo sulle aziende ma anche sul Fondo di Tesoreria, in
relazione alle quote di TFR trasferite allo stesso.
L’agenzia delle Entrate con la circ n. 70/2007 ha precisato che il sostituto d’imposta:
- E’ tenuto a versare l’intero ammontare dell’imposta sostitutiva, con riferimento sia alla
rivalutazione della quota di accantonamento presso lo stesso sia a quella maturata presso il
Fondo di Tesoreria;
- Provvede al recupero della quota del Fondo di Tesoreria, conguagliando la stessa, sul mod.
DM10/2, con i contributi dovuti all’INPS per i propri dipendenti
Tassazione delle altre indennità collegate alla cessazione: rientrano in tale categoria l’indennità
sostitutiva del preavviso, l’imposto concesso a transazione risolutiva, il patto di non concorrenza erogato
in occasione della cessazione del rapporto, le quote di integrazione del TFR e gli incentivi all’esodo senza
agevolazioni
Tassazione delle anticipazioni sul TFR: l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 47/2000 ha modificato
l’art 17 c. 4 TUIR il quale ora stabilisce che: “salvo conguaglio della liquidazione definitiva, sulle
anticipazioni e sugli acconti relativi al TFR e alle indennità equipollenti si applica l’aliquota
determinata, rispettivamente, a norma dei commi 1, 2 e 2-bis, considerando l’importo accantonato,
aumentato delle anticipazioni e degli acconti complessivamente erogati e al netto delle rivalutazioni
già assoggettate a imposta sostitutiva.
Ciò che non è variato in tema di tassazione delle anticipazioni è la natura dell’imposta che, essendo
calcolata a titolo provvisorio, dovrà essere conguagliata all’atto della liquidazione definitiva del TFR
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AIRU – Associazione Italiana Risorse Umane (33) – 2016
Dal 1° gennaio 2001 ai fini della tassazione
delle anticipazioni di TFR erogate si dovrà
distinguere:
- Le anticipazioni relativa alla quota di
TFR maturato ante 2001 saranno
imponibili al netto delle deduzioni di
309,50 euro annue per gli anni totali di
anzianità di servizio al 31 dicembre
2000;
- Le anticipazioni relative alla quota di
TFR post 2000 saranno imponibili al
netto delle rivalutazioni già assoggettate
all’imposta sostitutiva dell’11% (con la
L. di Stabilità 2015 al 17%)
Ai fini dell’applicazioni dell’aliquota di tassazione, le anticipazioni erogata dal 1° gennaio 2001
dovranno essere quindi tassate separatamente, tramite la determinazione di un reddito di riferimento,
non calcolato sul solo ammontare delle anticipazioni concesse, ma rapportando il totale del TFR
maturato alla data del 31 dicembre dell’anno precedente alla richiesta ovvero al momento della
richiesta, al numero degli anni e mesi di servizio preso a base di commisurazione del TFR medesimo
e moltiplicando il risultato per 12.
Sul reddito di riferimento sarà calcolata l’imposta sulla base delle aliquote e gli scaglioni, di cui
all’art. 11 TUIR in vigore al momento della richiesta
Il risultato del rapporto tra l’imposta e il reddito di riferimento moltiplicato per 100 costituirà
l’aliquota media di riferimento da applicare all’imponibile, ossia alle anticipazioni.
In sostanza per la tassazione delle anticipazioni del TFR si replicano le medesime regole della
tassazione del saldo del TFR a esclusione dell’applicazione delle detrazioni d’imposta.
Tuttavia ai fini della tassazione delle anticipazioni del TFR non si dovrà:
- Verificare la clausola di salvaguardia;
- Calcolare le detrazioni di imposta ex D.M. 28 marzo 2008