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Corso di
comunicazione
Dr. Bruno Marzemin – Psicologo e formatore professionale
2
Introduzione e premesse di base
Introduzione al corso
È impossibile non comunicare.
La comunicazione fa parte del nostro essere umani.
Infatti l’uomo è sempre stato definito
"un animale sociale",
e per questo la comunicazione ha un ruolo centrale,
indispensabile e
onnipresente
nella vita di ciascuno di noi.
3
Introduzione al corso
In letteratura esistono molteplici ed infinite fonti, articoli e testi che
trattano questo tema.
Scopo di questo corso sarà quello di dare all’allievo una
preparazione sia dal lato teorico (conoscenza delle varie forme di
comunicazione) e pratico (uso e riconoscimento delle forme di
comunicazione).
Il materiale del corso è disponibile online all’indirizzo
materialeformazione.blogspot.it
4
5
B a s i
Le basi
Comunicare deriva dal termine latino "communis",
composto dal prefisso "cum", significante "con", "insieme"
e dal termine "munia", che sta per "doveri", "vincoli"
oppure da "munus", tradotto "dono".
6
Etimologia del termine
Le basi
Dall'etimologia si crea pertanto una sorta di condivisione e ne
deriva che:
- si accetta di sottostare a delle regole, dei vincoli (munia, appunto);
- ci si sente all'interno di uno spazio comune, dato metaforicamente
dalle mura (moenia) e
- vengono operati scambi attraverso doni (munus).
7
Etimologia del termine
Le basi
In sintesi, il termine può voler dire
mettere insieme tra più persone
esperienze, informazioni, pensieri ed
emozioni.
8
Etimologia del termine
Le basi
In italiano, il verbo "comunicare" assume una doppia
caratterizzazione, data dalla sua forma intrinseca transitiva ed
intransitiva.
Posso infatti "comunicare qualcosa", come esprimere parti di me
attraverso vari codici,
ma anche "comunicare a-" o "comunicare con" qualcuno e
stabilire così una relazione con un mio simile.
9
Etimologia del termine
Le basi
Ecco quindi che attraverso la comunicazione:
possiamo relazionarci con i nostri simili;
possiamo dare e chiedere risposte a bisogni fisici;
Possiamo creare il nostro senso d’identità.
10
Aspetti generali
Le basi
E ancora, possiamo attraverso di essa…
- trasferire ed inviare informazioni;
- notificare sentimenti, bisogni, stati d’animo, necessità;
- far sentire e far conoscere la nostra presenza;
- poter essere partecipi.
Prerogativa della comunicazione – come si vedrà più avanti – è anche il saper
ascoltare.
11
Aspetti generali
Le basi
La comunicazione – nonostante ben pochi studiosi lo dicano
apertamente – non riguarda solo i contesti esclusivi tra
animali della stessa specie (cioè tra uomini e donne).
Ma anche tra altre forme di vita.
E in alcuni casi anche tra l’uomo ed altre specie animali.
12
Aspetti generali
Le basi
Saper comunicare implica che il soggetto deve riuscire a fare due
azioni fondamentali:
- sapere esprimere qualcosa;
- capire quel che dall’esterno viene trasmesso.
Sono due proprietà apparentemente semplici da descrivere, ma in
realtà racchiudono molteplici abilità.
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Aspetti generali
Le basi
Ecco un breve elenco di queste abilità:
saper stare in gruppo;
saper assumere la responsabilità delle proprie scelte;
riuscire a trasmettere informazioni;
riuscire a decodificarle;
saper analizzare e correggere le proprie azioni;
saper sfruttare al meglio le proprie esperienze per
massiminizzarne le performance;
…
14
Le basi
Altre abilità necessarie sono:
il saper stare in gruppo;
il saper assumere la responsabilità delle proprie scelte;
Il riuscire a trasmettere informazioni;
il riuscire a decodificarle;
il saper analizzare e correggere le proprie azioni;
il saper sfruttare al meglio le proprie esperienze per
massiminizzarne le performance;
…
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Aspetti generali
16
Teorie
Le teorie
In questa parte ci occuperemo di alcune teorie e modelli sulla
comunicazione.
L'uso del termine "teoria" o "modello" è arbitrario.
Si può comunque dire che…
"...una teoria è un insieme di principi e generalizzazioni, più o
meno coerenti e consistenti, che consentono di prevedere il
comportamento d alcuni fenomeni. (...)
Un modello invece è una rappresentazione della realtà,
caratterizzato da una componente analogica."
17
Le teorie
In questa sede verranno accennate quattro teorie di riferimento.
1) Il modello di Shannon e Weaver
2) Il modello di Jakobson
3) Le funzioni del linguaggio di Halliday
4) Il modello di Watzlawick et coll.
Di queste 4 quello che verrà trattato più in dettaglio è l'ultimo, il cui
testo di riferimento per eccellenza è
"Pragmatica della comunicazione Umana"
edito da Astrolabio per l'Italia.
18
Le teorie
Il modello di Claude Shannon e Warren Weaver venne creato nel
1949 e prevede la presenza di cinque elementi nel processo
comunicativo:
19
Il modello di Shannon e Weaver
Fonte Decodifica Canale Bersaglio Codifica
Le teorie
La fonte codifica un messaggio, che diventa un segnale, viaggia
su un canale e diventa segnale ricevuto che va decodificato
affinché diventi il messaggio ricevuto.
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Il modello di Shannon e Weaver
Fonte Decodifica Canale Bersaglio Codifica
Le teorie
Le caratteristiche di questo modello sono:
1) può essere applicato tra esseri umani, tra macchine e tra esseri
umani&macchine;
2) si limita a studiare la comunicazione come mero passaggio di dati
(informazioni);
3) non prende in considerazione il significato che il messaggio
dell'informazione può portare.
4) Introduce il concetto di "rumore" nella qualità del processo
comunicativo
Non a caso, i due scienziati erano matematici
21
Il modello di Shannon e Weaver
Le teorie
Roman Jakobson, linguista di formazione, nel 1960, estese il modello dei due
matematici americani applicandolo al campo della critica letteraria come
strumento di analisi.
Il modello comprende questi elementi:
un mittente (colui che invia il messaggio);
un destinatario (colui che riceve il messaggio);
il messaggio;
un contesto (la situazione ove è inserita la comunicazione in atto);
un codice (necessario affinché mittente e destinatario si capiscano);
un contatto (connessione fisica o psicologica tra gli attori della
comunicazione).
22
Modello di Jakobson
Le teorie
Schematicamente, il modello è così raffigurato:
23
Modello di Jakobson
Mittente Ricevente Messaggio
Le teorie
Schematicamente, il modello è così raffigurato:
24
Modello di Jakobson
Mittente Ricevente Messaggio
contesto
contatto
codice
Le teorie
Jakobson introduce altri sei concetti strettamente correlati ai sei elementi dello schema proposto:
1. una funzione emotiva (inerente al mittente);
2. una funzione poetica (riferita al messaggio);
3. una funzione conativa (legata al destinatario);
4. una funzione referenziale (riferita al contesto);
5. una funzione metalinguistica (inerente al codice);
6. una funzione fàtica (relativa al contatto).
Queste funzioni non compaiono quasi mai isolatamente, e sono in linea
generale sempre presenti tutte.
Può comunque accadere che un messaggio sia volutamente e contemporaneamente emotivo e conativo, oppure poetico ed emotivo.
25
Modello di Jakobson
Le teorie
Funzione emotiva: esprime l'atteggiamento del mittente che proietta le
informazioni riguardanti se stesso.
Funzione poetica: concerne l'aspetto fonico delle parole, la scelta dei
vocaboli e la costruzione delle frasi. Un messaggio ricco di figure
retoriche evidenza questa funzione.
Funzione conativa: tendente ad avere una risposta dal destinatario o
una sua adesione. Si riconosce dalla presenza nel messaggio del modo
imperativo, verbi/pronomi/aggettivi possessivi o pronomi personali e punti
di domanda.
26
Modello di Jakobson
Le teorie
Funzione referenziale: consiste nel riferimento, meglio se preciso e puntuale, al
contesto spazio-temporale in cui avviene la comunicazione o comunque l'azione
di cui si parla.
Funzione metalinguistica: consiste nel parlare del codice, come nei libri di
grammatica. Si evidenzia quando i due interlocutori vogliono verificare se stanno
utilizzando lo stesso codice. In questa situazione si usano enunciati come: "mi hai
capito?", "Cosa vuoi dire?"
Funzione fàtica: consiste in quella parte della comunicazione atta a controllare il
canale attraverso cui si stabilisce la comunicazione. Lo scopo è quello di stabilire,
mantenere, verificare o interrompere la comunicazione. Casi tipici sono frasi
come: stammi a sentire, attenzione, prego, capito? Propria degli SMS...
27
Modello di Jakobson
Le teorie
28
Le funzioni del linguaggio di Halliday
M.A.K. Halliday, un linguista inglese, propose nel 1985 un modello che correlava strettamente la comunicazione col linguaggio.
Sono tre le funzioni nel linguaggio ritenute da lui fondamentali:
- una funzione ideativa: serve ad esprimere l'esperienza che il parlante possiede del mondo reale, compreso il suo mondo interiore;
- una funzione interpersonale: permette l'interazione tra gli uomini e serve per definire le relazioni che intercorrono tra il parlante e l'interlocutore;
- una funzione testuale: necessaria per costruire testi ben formati e adatti alla situazione cui si riferiscono.
Nella slide seguente vediamo schematizzata la sua teoria
29 La grammatica dell'esperienza, M.A.K. Halliday, 1985
Relazionale
Verbale Esistenziale
Materiale
Comportamentale
Attribuire
Identificare
Simbolizzare
Dire
Pensare
Sentire
Vedere
Comportarsi
Agire
Creare,
cambiare
Esistente
Mentale
Fare
Mondo fisico
Essere
Mondo astratto
Sentire
Coscienza
Le teorie
Prima di affrontare la teoria principale sulla comunicazione (quella
postulata da Paul Watzlawick e collaboratori) soffermiamoci su
questo punto:
qualsiasi modello della comunicazione sarà comunque composto
da alcuni elementi, già visti per altro nel modello di Jakobson; essi
potranno avere altri nomi, diversi enunciati, ma a livello
concettuale dovranno ritrovarsi sempre.
Una comunicazione, per esser definita tale, avrà bisogno di…
30
Breve riassunto
Le teorie
31
Breve riassunto
Le teorie
32
Breve riassunto
CANALE
CONTESTO
Le teorie
Risale al 1967 quando lo psicologo austriaco naturalizzato statunitense
Paul Watzlawick, assieme ai collaboratori Janet H. Beavin e Don D.
Jackson, pubblicano un testo che risulterà essere una pietra miliare nello
studio della comunicazione.
Non solo, ma questo lavoro diverrà importante anche nell'analisi e nello
studio della genesi più patologie psichiatriche.
Questo è la "Pragmatica della comunicazione umana", edito in Italia
dall'editore Astrolabio.
Il testo è la pubblicazione di studi condotti da Watzlawick al Mental
Research Institute di Palo Alto tra gli anni '50 e agli anni '60.
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Il modello di Watzlawick et coll.
Le teorie
Gli autori tracciano sei presupposti teorici di fondo, da cui ne trarranno i famosi cinque assiomi sulla comunicazione.
1) Il concetto di scatola nera: in discipline come la psicologia e la psichiatria dove l'oggetto di studio è ricercato dalla stesso meccanismo in
esame, possiamo solo ad osservare i rapporti di ingresso-uscita delle cognizioni, cioè la comunicazione.
2) Consapevolezza e non consapevolezza: viene creata una netta separazione tra i motivi che spingono a compiere un'azione e
l'osservazione dell'azione stessa (i primi sono di competenza esclusiva della psicanalisi).
3) Presente e passato: importanza dello studio delle azioni e comportamenti avvenuti nel presente (hic et nunc), escludendo il passato
ed i ricordi perché scientificamente inattendibili.
34
"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
4) Causa ed effetto: le cause di un comportamento vengono
messe in secondo piano, mentre ci si focalizza sugli effetti che un
determinato comportamento o comunicazione può produrre
sull'altro.
5) Circolarità nei modelli di comunicazione: importanza del
concetto di "retroazione", o feedback, in quanto esso va ad
influenzare l'emittente del messaggio.
6) Relatività dei concetti di "normalità" ed "anormalità": ogni
comportamento ha senso in relazione al contesto in cui si verifica.
Se non lo conosciamo, interpreteremo in modo diverso quel
comportamento.
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"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
Come accennato nella slide 33, il gruppo di Palo Alto pubblicò
quindi i cinque assiomi sulla comunicazione:
1. L'impossibilità di non-comunicare
2. Livelli comunicativi di contenuto e di relazione
3. La punteggiatura della sequenza di eventi
4. Comunicazione numerica e analogica
5. Interazione complementare e simmetrica
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"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
Primo Assioma: l'impossibilità di non comunicare.
Qualsiasi forma di comportamento nostro, quando siamo in
presenza di altre persone, è una forma di comunicazione.
Anche se ci sforziamo di non comunicare, il nostro fare sarà
interpretato da chi ci sta vicino come un atto comunicativo.
La comunicazione, in questo senso, non avverrà solo a livello
verbale, ma anche col silenzio, con la nostra attività o l'inattività o
con un semplice sguardo.
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"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
Secondo Assioma: livelli comunicativi di contenuto e di relazione.
Ogni comportamento presenta un aspetto di contenuto e uno di relazione
in modo che il secondo classifica il primo (metacomunicazione).
L’aspetto di contenuto riguarda il “cosa si dice” mentre l’aspetto di
relazione il “come lo si dice”.
Solo di rado le relazioni vengono definite con piena consapevolezza e ci
si preoccupa di più del contenuto del messaggio. Il secondo assioma
ricorda che ogni comunicazione contiene entrambi gli aspetti e che la
relazione classifica il contenuto della comunicazione.
Watzlawick sostiene che, il contenuto della comunicazione verbale pesa
solo per il 7% (a fronte del 93%) della relazione.
38
"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
Terzo Assioma: la punteggiatura della sequenza di eventi.
Cioè: la natura della comunicazione dipende dalla punteggiatura
delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.
La punteggiatura riguarda l’interpretazione che gli interlocutori
danno alla loro comunicazione e ne organizza gli eventi
comportamentali.
La comunicazione è per lo più basata su rappresentazioni di ciò che si
desidera comunicare come gesti, disegni, toni vocali, inflessioni ,
movimenti, volumi della voce, ecc.
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"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
Quarto Assioma: comunicazione numerica e analogica.
In ogni loro comunicazione vengono utilizzati due moduli:
- numerico. È legato al contenuto del messaggio, alle parole, e
serve a scambiare informazioni sugli oggetti.
- analogico. Legato al linguaggio non verbale e quindi all’aspetto di
relazione, si riferisce all’espressione del viso, alla postura, alla
gestualità, alle inflessioni vocali, alla ritmica e alla modulazione del
linguaggio, ai simboli ai segni presenti nel contesto interazionale.
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"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
(sempre inerente al quarto Assioma)
La comunicazione analogica ha a che fare con le emozioni e quindi con
la comunicazione non verbale.
Il modulo numerico serve a scambiare informazioni, mentre quello analogico definisce la natura della relazione. I due moduli coesistono e
sono complementari in ogni messaggio.
Quando il messaggio verbale è contraddetto dal messaggio non verbale viene attuata una modalità comunicativa detta “doppio messaggio” che
genera ambiguità e confusione nell’ascoltare.
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"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
Quinto Assioma: interazione complementare ed asimmetrica.
Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a
seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza.
L’interazione simmetrica è basata sull’uguaglianza, mentre l’interazione
complementare si basa sulla differenza di posizione (up e down) nella
relazione comunicativa.
Si dicono complementari gli scambi comunicativi in cui i comunicanti non
sono sullo stesso piano ( mamma/bambino, dipendente/datore di lavoro).
Sono simmetrici gli scambi in cui gli interlocutori si considerano sullo
stesso piano: è questo il caso di comunicazioni tra pari grado
(marito/moglie, compagni di classe, fratelli, amici)
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"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
(sempre inerente al quinto Assioma)
Va ricordato come nessuna delle due modalità di scambio è “buona” o “cattiva” in maniera assoluta poiché “essere in
comunicazione” significa che le persone, mediante la comunicazione, costruiscono, alimentano, mantengono e
modificano la rete delle relazioni in cui sono costantemente immerse. Ciò che è importante è che i partner siano
d’accordo sulle posizioni reciproche: quando tale accordo viene a mancare normalmente si esplicitano disaccordi sul
contenuto del messaggio, ma quello che realmente si contesta è il tipo di relazione proposta.
43
"Pragmatica della comunicazione umana"
Le teorie
Ai fini di una conoscenza approfondita in materia, in letteratura
esistono diversi modelli e teorie sulla comunicazione.
Nelle prossime slide ne vedremo un sunto.
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Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Le teorie
Modello ipodermico: si basano sulla concezione che i mass-
media sono potenti strumenti persuasivi che agiscono in modo
diretto su una massa passiva e inerte.
Lo schema è alquanto semplice:
E (emittente) M (messaggio) R (ricevente)
Modello S-IV-R: evoluzione del precedente. Lo schema è
identico, soltanto che "M" è sostituito dalla sigla "I.V.", che sta per
Intervening Variables, cioè tutte le variabili intervenienti che
sopraggiungono nel processo comunicativo, ostacolando od
agevolando la risposta al messaggio stesso.
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Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Le teorie
Modello matematico dell'informazione: rappresentato dal
modello di Shannon e Weaver.
Modello semiotico-informazionale: nel quale si afferma
come l'identificazione del segnale dell'emittente implichi
l'automatica e corretta interpretazione del messaggio da parte del
ricevente (introduzione del concetto di "decodifica aberrante").
46
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Le teorie
Decodifica aberrante: essa può avvenire per svariati motivi.
Rifiuto del messaggio per assenza di codice (dovuto a "rumore"),
incomprensione per disparità dei codici (scarsa comprensione da parte
del ricevente del messaggio), incomprensione per interferenze
circostanziali (il destinatario si aspetta una risposta secondo i suoi parametri
che non avviene) oppure per rifiuto per delegittimazione dell'emittente
(non accettazione del senso del messaggio per motivi ideologici da parte del
ricevente).
47
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Le teorie
Encoding/Decoding Model: sono tre ipotetiche posizioni di
lettura che vanno a determinare altrettante modalità di decodifica.
La prima è la "posizione dominante egemonica" (si apprende il
significato da un messaggio e lo si accetta "senza elaborazione"), la seconda
è la "negoziata" (il destinatario accetta il codice dominante ma lo elabora
secondo proprie definizioni) e la terza è quella di "opposizione" (il
destinatario comprende il messaggio, ma lo ridefinisce ponendo in essere le
contraddizioni presenti in esso).
48
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Le teorie
Modello della comunicazione di Schramm (1954): richiama
lo schema di Shannon e Weaver. La differenza sta nella
concettualizzazione del segnale, che va a trovarsi in un punto
d'intersezione tra le esperienze della fonte e del destinatario, dando così
origine ad una struttura non più lineare del processo ma semi-circolare.
Modello della comunicazione di Gerbner (1956): si
focalizza sul rapporto tra processi di percezione e trasmissione,
personale e mediale della realtà. Il verificarsi di qualsiasi fenomeno può
costituire l’oggetto di una comunicazione tra l’osservatore (o l'artefice) di
quel medesimo fenomeno e uno o più riceventi.
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Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Le teorie
Modello della comunicazione di Berlo (1960): riprende gli
elementi del modello di Shannon e Weaver e sottolinea l'importanza della
cultura/sistema sociale dove si svolge la comunicazione si svolge. Si
ipotizza la presenza del feedback e suggerisce come alla base dell'atto
comunicativo debba esserci un accordo tra le abilità della fonte e del
ricevente.
Modello della comunicazione di Slama-Cazacu (1973):
importanza della cultura e delle tradizioni (contesto) nella comunicazione
e sottolinea come sia proprio il contesto a generare la comunicazione.
50
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Le teorie
Modello di Newcomb (1953): si introduce il concetto di situazione
o contesto sociale. La comunicazione inizia a venir interpretata come bi-
direzionale e non più monodirezionale. Di fatto, Newcomb parla per la
prima di "simmetria" e interdipendenza di fonte e ricevente.
Modello della comunicazione di Westley e MacLean
(1957): si basa sul modello di Newcomb, e lo amplia introducendo la
funzione comunicativa redazionale (un processo di decisione sul cosa e
come comunicare). Importante anche perché viene introdotto il concetto
di feedback negativo.
51
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Le teorie
Modello della comunicazione di massa di Riley&Riley
(1959): secondo questi autori è il sistema sociale che influenza
l'emittente ed il ricevente; i gruppi coinvolti sono strettamente collegati tra
di loro e al loro interno circolano messaggi pluridirezionali. Inoltre, il
pubblico non rimane isolato, ma partecipa allo scambio comunicativo.
Modello della comunicazione di massa di Dance (1967):
detto anche "modello a elica", per via della sua rappresentazione. Questo
concetto (l'elica, appunto) conserva i vantaggi di una linea retta e del
cerchio e ne elimina gli svantaggi. In quest'ottica la comunicazione torna
sempre su stessa influenzando le sue fasi antecedenti.
52
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
53 Alcuni schemi delle teorie/modelli esposti
Modello di Gerbner Modello di Berlo
Modello di Westley e MacLean Modello di Riley & Riley
Domande?
54
55
56
Proprietà
Proprietà della comunicazione
Come ogni corso fatto come si deve non si può andare avanti se prima
non abbiamo ben chiari i concetti che stiamo affrontando.
Rivediamoli brevemente rispondendo a queste domande:
1) da dove deriva il termine "comunicazione"?
2) Cosa possiamo fare con la comunicazione?
3) Quali sono le principali teorie in merito?
4) Quali sono gli elementi della comunicazione?
5) Esponete almeno un punto della teoria di Watzlawick.
57
Punto della situazione
Proprietà della comunicazione
In questa parte del corso affronteremo un sunto delle principali
proprietà e caratteristiche della comunicazione:
- l'intenzionalità nella comunicazione;
- i tre aspetti di essa (piano sintattico~semantico~pragmatico);
- la struttura manifesta (comunicazione verbale, non verbale,
paraverbale);
- il feedback.
58
Panoramica degli argomenti
Proprietà della comunicazione
Teniamo sempre bene a mente l'enunciato di Watzlawick
"Non si può non comunicare".
Schematicamente, la comunicazione può avvenire secondo una
modalità:
a) intenzionale: rivolta e mirata volutamente ad uno scopo;
b) conscia: basata o meno su una volontà razionale;
c) efficace: in grado di raggiungere gli eventuali obiettivi
prefissati;
d) reciproca: basata sull'interazione tra più individui.
59
Aspetti fondamentali
Proprietà della comunicazione
Parallelamente, la comunicazione potrà anche essere così:
a) anziché intenzionale potrà essere involontaria;
b) anziché conscia potrà essere inconscia;
c) anziché efficace potrà essere fraintesa;
d) anziché reciproca potrebbe essere univoca.
60
Aspetti fondamentali
Proprietà della comunicazione
Un modo per capire meglio la natura della comunicazione avviene attraverso l'uso della "Finestra di Johari":
Esso definisce le relazioni interpersonali tra persone in quattro quadranti basati su due dimensioni.
Ecco la definizione che ne da Wikipedia:
"Lo schema è composto da un quadrato, suddiviso in quattro quadranti. Nella dimensione orizzontale si misura il grado di conoscenza che la persona ha di
sé stesso in termini di personalità, atteggiamenti, impressioni ed emozioni trasmesse agli altri. Quest'ultimo tipo di conoscenza può pervenire alla
persona solo dall'esterno: per questo un modo di identificare il valore su questa scala è la frequenza con cui il soggetto chiede esplicitamente un
feedback agli altri sul suo comportamento e sulle impressioni che ha generato. La misura verticale invece si riferisce al grado di conoscenza che
gli altri hanno del soggetto. La combinazione di queste due misure porta all'identificazione di quattro aree descritte di seguito, dove per informazioni si
intendono a 360 gradi: personalità, conoscenze, emozioni e capacità."
61
Aspetti fondamentali – La finestra di Johari
Proprietà della comunicazione
Consapevolezza
Parte di me
nota agli
altri
Io aperto Io occulto
Parte di me
ignota agli
altri
So Non dico So Non dico
Io inconscio Io ignoto
So Non dico So Non dico
Inconsapevolezza
62
Aspetti fondamentali – La finestra di Johari
Proprietà della comunicazione
In alto nella finestra c'è la parte di noi di cui siamo consapevoli, in basso quella di cui siamo inconsapevoli. A sinistra c'è la parte nota
agli altri, a destra quella ignota.
I rapporti formali e razionali avvengono fra gli "io aperti". I rapporti manipolatori sono una combinazione fra io aperto e io occulto. L'io inconscio si rivela in situazioni emotive (amore, paura, timore). L'io ignoto può venir fuori inaspettatamente, con sorpresa di noi stessi
e degli altri (un improvviso atto di coraggio o di violenza).
Le interazioni fra i quattro quadranti determinano quattro tipi di rapporti: comunicazione aperta, informazioni che trapelano o
rivelazioni inconsapevoli, confidenze o sfoghi, contagio emozionale.
63
Aspetti fondamentali – La finestra di Johari
Proprietà della comunicazione
64
Aspetti fondamentali – La finestra di Johari
Fonte: http://www.problemsetting.it/pages/johari.htm
Proprietà della comunicazione
La comunicazione, o meglio, il codice della comunicazione,
possiede tre aspetti di primaria importanza:
1) aspetto della sintassi;
2) aspetto della semantica;
3) l'aspetto della pragmatica.
65
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
Proprietà della comunicazione
Primo aspetto:
la sintassi.
È riferito alle regole grammaticali. Wikipedia la definisce così:
"la sintassi è la branca della linguistica che studia i diversi modi in cui
le parole si uniscono tra loro per formare una proposizione ed i vari
modi in cui le proposizioni si collegano per formare un periodo. Nella
tradizione scolastica, la sintassi è distinta dalla grammatica (che
comprende fonologia e morfologia)."
66
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
Proprietà della comunicazione
Secondo aspetto:
la semantica.
La semantica invece studia il significato e gli insiemi delle parole,
delle frasi e dei testi.
La semantica è una scienza così vasta in quanto in stretto rapporto con
discipline quali…
67
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
Psicologia
Semiologia
Logica Stilistica Filosofia del linguaggio
Comunicazione
Proprietà della comunicazione
Terzo aspetto:
la pragmatica.
si occupa dello studio della relazione fra codici, il perché gli
individui li utilizzano e dei comportamenti connessi al relativo uso.
68
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
Proprietà della comunicazione
In sintesi, questi tre aspetti sono complementari in quanto:
- la sintassi studia le relazioni che intercorrono tra gli elementi
dell'espressione linguistica;
- la semantica considera il rapporto tra l'espressione e la realtà
extralinguistica;
- la pragmatica studia il linguaggio in rapporto all'uso che ne fa il
parlante.
Fonte: Wikipedia
69
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
Proprietà della comunicazione
Analogamente agli aspetti, anche le modalità con cui si esprime
una comunicazione è data tre elementi.
Infatti, la comunicazione è di norma composta da:
- elementi verbali;
- elementi paraverbali;
- elementi non verbali.
70
La struttura manifesta della comunicazione
Proprietà della comunicazione
Primo aspetto manifesto della comunicazione:
la comunicazione verbale.
È composta dal linguaggio "propriamente detto", composto a sua
volta da:
71
La struttura manifesta della comunicazione
lingua scritta o parlata regole grammaticali, sintattiche e
semantiche
Proprietà della comunicazione
Il secondo aspetto è dato dalla
comunicazione paraverbale.
Si tratta dell’insieme dei fenomeni collaterali e concomitanti nel
corso dei processi comunicativi dati da:
72
La struttura manifesta della comunicazione
Altezza, ritmo, volume e tono del
linguaggio
Accento e qualità della voce
Pianti, sbadigli, risate, ecc.
Sospiri e pause
Proprietà della comunicazione
Caratteristiche degli elementi paraverbali della comunicazione:
sono utilizzati prima di quelli verbali e compaiono già nel neonato.
Hanno un carattere universale e risentono pochissimo degli stili
comunicativi individuali.
Hanno spesso maggiore efficacia sull’interlocutore e vengono colti
anche in modo inconsapevole.
73
La struttura manifesta della comunicazione
Proprietà della comunicazione
Il terzo aspetto è dalla
comunicazione non verbale.
Riguarda gli aspetti non contenutistici della comunicazione ed è
dato da:
74
La struttura manifesta della comunicazione
Postura
Gestualità
Cinesica
(mimica facciale ed espressioni del volto/sguardo)
Prossemica o comportamento spaziale
Paralinguistica
Aspetto esteriore
Proprietà della comunicazione
L'ambito della comunicazione non verbale è così importante che
verrà affrontato più avanti ed in modo dettagliato.
Per ora si tenga solo presente che si tende a comunicare molto di
più con la modalità non verbale e la comunicazione verbale incide
solo per il 7% nella trasmissione del messaggio.
75
La struttura manifesta della comunicazione
Proprietà della comunicazione
Si può quindi ricorrere a questo grafico per evidenziare quali, tra
queste ultime modalità della comunicazione, concorrono nella
trasmissione di un messaggio (dati in percentuale):
76
La struttura manifesta della comunicazione
Verbale
Paraverbale
Non Verbale
55%
7%
38%
Proprietà della comunicazione
A riprova di quanto affermato, ci viene incontro la
"teoria dei primi cinque minuti":
se si ottiene una impressione favorevole nei primi 5 minuti di una
interazione, le relazioni future saranno orientate positivamente nel
50% dei casi;
viceversa, se questi primi cinque minuti lasciano un’ impressione
sfavorevole, allora le relazioni future saranno improntate
negativamente nel 90% dei casi.
L‟aspetto esteriore, le scelte d‟abbigliamento, i gesti, la posizione che si
assume nello spazio, il tipo di vicinanza fisica che si propone, il tono della
voce ecc. sono i principali elementi informativi valutati dall‟interlocutore per
decidere se la persona è piacevole o meno.
77
La struttura manifesta della comunicazione
Proprietà della comunicazione
Feedback: cos'è?
Il feedback è un termine inglese che significa
"retroazione".
Il feedback in comunicazione altro non è che
la risposta – verbale e/o non verbale – che il ricevente invia
all'emittente.
78
Il feedback
Proprietà della comunicazione
La presenza (od assenza!) del feedback da alla comunicazione le
condizioni per la sua continuazione (o termine).
L'assenza del feedback in uno scambio comunicativo va ad
invalidarne la circolarità.
Il feedback è importante nella comunicazione perché:
1) ci permette di verificare l'efficacia della nostra comunicazione;
2) in base ai nostri obiettivi, ci permette di andare a modificare la
nostra strategia comunicativa.
79
Il feedback
Proprietà della comunicazione
Il feedback potrà manifestarsi in vari modi (può essere
immediato o differito, coerente od incoerente,
atteso o disatteso, ecc.)
e dalle valenze diverse (positivo: approvazione su quanto detto;
negativo: disapprovazione. Ma può anche essere incongruente,
cioè patologico, in quanto non considera l'altra persona).
80
Il feedback
Proprietà della comunicazione
Il buon comunicatore dovrà però tener conto dell'efficacia o
dell'inefficacia che caratterizza il feedback, di modo da gestire il
rapporto comunicativo.
Ricordiamoci che la comunicazione è un processo "circolare", e
quindi il feedback si troverà non solo nell'emittente, ma anche nel
ricevente.
Esempio: il contesto d'aula. L'insegnante manda dei messaggi, ma
anche gli allievi. Una buona lezione è quando lo scambio tra le
parti avviene in modo bilanciato, armonico e costruttivo.
81
Il feedback
Proprietà della comunicazione
Ricapitolando: il buon comunicatore saprà stimolare il feedback, lo
saprà ascoltare e riuscirà a darlo in modo ottimale
82
Caratteristiche del feedback
Feedback efficace Feedback inefficace
Riguardante specifici comportamenti
Basato sui fatti
Tempestivo
Graduale
Controllabile
Riguardante la persona in quanto tale
Basato su impressioni
Distante dagli eventi
Indiretto
Fatto con intenti punitivi
Proprietà della comunicazione
Ricordiamoci sempre che durante uno scambio comunicativo
esistono una serie di difficoltà tra noi e gli altri, in quanto…
Su 100 che abbiamo intenzione di dire…
…ne diremo solo 70.
E l'ascoltatore sentirà solo il 50 di quanto
espresso…
…capendone solo il 20…
…e ricordandone solo il 10.
83
Breve promemoria
Domande?
84
85
86
Approfondimenti
Approfondimenti
Il modo migliore per apprendere è e rimarrà quello della
ripetizione.
A questo proposito riesaminiamo quanto esposto fino ad ora.
87
Sintesi
Approfondimenti
- Modello di Shannon e Weaver.
- Modello di Jakobson.
- La forma e gli elementi della comunicazione.
- I 5 punti della teoria di Watzlawick.
- Le varie modalità della comunicazione.
- La finestra di Johari.
- Sintesi-Semantica-Pragmatica.
- Gli elementi verbali-paraverbali-nonverbali.
- Feedback.
88
Sintesi
Approfondimenti
89
Sintesi
Bla bla bla bla
bla bla bla bla
bla bla
"bla?"
Approfondimenti
I cinque punti della teoria esposta da Watzlawick e collaboratori sono dati
da:
1. L'impossibilità di non comunicare
2. La presenza di livelli comunicativi di contenuto e di relazione
3. La punteggiatura della sequenza di eventi
4. La presenza della comunicazione numerica e analogica
5. L'interazione complementare e simmetrica
90
Watzlawick & coll.
Approfondimenti
Riguardo al primo punto, circa l'impossibilità di non comunicare, è
chiaro a tutti cosa si intenda con questo assioma.
Il silenzio, infatti, può diventare una forma di comunicazione.
Come vedremo nelle prossime slide, anche l'ascolto può esser
visto come una forma di comunicazione.
E per ascoltare bisogna innanzitutto esser… silenti.
91
Watzlawick & coll. – Primo assioma
Approfondimenti
Arriviamo al secondo assioma: la presenza nella comunicazione di
un aspetto di contenuto ed uno di relazione.
In questo caso significa che la comunicazione va ad influenzare il
comportamento.
L'aspetto della comunicazione relativo al contenuto riguarda il
"cosa si dice", mentre quello di relazione il "come si dice".
92
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
Approfondimenti
Questo secondo assioma ha in sé l'ulteriore concetto di
"metacomunicazione":
essa è la possibilità di comunicare qualcosa sull'atto stesso della
comunicazione.
Quando dico o comunico qualcosa posso trasmettere sia una
notizia che un comando.
Facciamo un esempio…
93
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
Approfondimenti
94
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
La frizione va tolta in
modo graduale e
dolce…
Approfondimenti
95
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
Togli ancora di colpo la
frizione! Il cambio non
arriverà a Natale!
Approfondimenti
Entrambe le due affermazioni hanno lo stesso contenuto (la
notizia), ma si pongono su diversi livelli di relazione (aspetto di
comando).
Esaminiamo di seguito un aspetto correlato alla
metacomunicazione, relativo alla comunicazione paradossale.
96
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
97
Non leggere
questa frase
Approfondimenti
Il paradosso, altro non è che…
…una contraddizione che deriva dalla deduzione corretta
da premesse coerenti (Cortoni, 2005).
Esistono almeno 3 tipi di paradossi, articolati su altrettanti livelli
della comunicazione visti in precedenza.
98
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
Approfondimenti
Nell’ambito della sintassi logica:
paradossi logico matematici: antinomie
Nell’ambito della semantica:
definizioni paradossali: antinomie semantiche
Nell’ambito della pragmatica:
paradossi pragmatici: ingiunzioni paradossali e predizioni
paradossali
99
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
Approfondimenti
Ambito della sintassi logica
Scorrettezza della correttezza di un ragionamento logico
“…un contenitore che contenga tutto non può esistere perché
dovrebbe contenere anche se stesso…”
100
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
Approfondimenti
Ambito della semantica
Scorrettezza della correttezza di un significante veicolato
“…Io sto mentendo…”
è una frase vera se è falsa, falsa se è vera
101
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
Approfondimenti
Ambito della pragmatica
Scorrettezza della correttezza di un comportamento
suggerito, ordinato, perseguito
“Dovresti amarmi”
“Voglio che tu mi domini”
“Non essere così ubbidiente”
102
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
Approfondimenti
Questi concetti li ritroveremo a breve quando affronteremo il tema
delle figure retoriche.
Inoltre, la comunicazione paradossale si basa sulla teoria del
doppio legame, formulata da G. Bateson nel 1956 e che sta alla
base della genesi della schizofrenia negli individui.
In sintesi, ciò che viene espresso a parole e ciò che viene
comunicato non verbale non coincidono.
Esempio classico: "ti ordino di non obbedirmi!"
103
Watzlawick & coll. – Secondo assioma
Approfondimenti
Il terzo assioma ci dice che la natura della comunicazione dipende
dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i
comunicanti.
Essa riguarda l’interpretazione che gli interlocutori danno alla loro
comunicazione.
La punteggiatura organizza gli eventi comportamentali e ciò
significa che in una relazione entrambi i partner sono
contemporaneamente causa ed effetto di ciò che accade nella
relazione.
104
Watzlawick & coll. – Terzo assioma
Approfondimenti
Esempio di "tutti i giorni":
105
Watzlawick & coll. – Terzo assioma
Marito Moglie
Lui si arrabbia
Lei mette il broncio
Lui si arrabbia
Lei mette il broncio
Causa
Effetto
Rinforzo
Meccanismo circolare e chiuso (causa, effetto e rinforzo), per cui l‟atteggiamento dell‟uno
causa una reazione dell‟altro (effetto) che a sua volta causa un rafforzamento
dell‟atteggiamento non condiviso dall‟altro. Si instaura una reazione a catena fino a
quando il circolo viene interrotto da qualcuno che razionalmente interpreta le due
punteggiature.
Approfondimenti
Si può quindi affermare che:
- non esiste una punteggiatura "oggettiva";
- anch'essa fa parte degli aspetti di relazione della
comunicazione.
In sostanza, ogni atto comunicativo – come dice la prof.ssa
Cortoni in un suo lavoro del 2005 – rappresenta "uno stimolo,
una risposta ed un rinforzo"
106
Watzlawick & coll. – Terzo assioma
Approfondimenti
Il quarto assioma della pragmatica della comunicazione umana
dice che:
"…gli esseri umani comunicano
sia in modo digitale
che in modo analogico…"
107
Watzlawick & coll. – Quarto assioma
Informazioni, dati
Emozioni,
atteggiamenti interpersonali
Approfondimenti
Comunicazione analogica:
riguarda ogni tipo di comunicazione non verbale
Si riferisce all’aspetto di relazione della comunicazione.
“…si basa su una semantica precisa, ma è priva di una sintassi
utile a definire la natura delle relazioni che propone…" (Cortone,
2005)
La comunicazione analogica sarà l'oggetto di studio quando andremo ad
approfondire la comunicazione gestuale.
108
Watzlawick & coll. – Quarto assioma
Approfondimenti
Sono segnali analogici quelli che contengono una qualche
rappresentazione o immagine del significato a cui si riferiscono
(tipo i disegni).
La comunicazione analogica ha radici arcaiche e la sua validità è
molto più estesa e generale perché non si basa
sull’apprendimento di un codice ma su una capacità espressiva
congenita.
109
Watzlawick & coll. – Quarto assioma
Approfondimenti
Comunicazione digitale:
strettamente inerente alle informazioni, di tipo alfabetico o
numerica.
La comunicazione digitale ha una sintassi logica assai complessa e di
estrema efficacia, ma manca di una semantica direttamente ispirata alla
natura delle relazioni che propone.
“Numerici o simbolici sono quei messaggi che rimandano a un sistema
simbolico codificato e formalizzato di segni, la cui relazione con il significato
di cui sono portatori è del tutto arbitrario” (Cortone, 2005)
110
Watzlawick & coll. – Quarto assioma
Approfondimenti
Esempio:
...non c‟è nulla di specificatamente simile al cinque nel numero
cinque come non c‟è nulla di specificatamente simile a un leone
nella parola leone (ripreso da Cortone, cit. Watzlawick e Bateson).
111
Watzlawick & coll. – Quarto assioma
5 "cinque" "leone"
Approfondimenti
Aspetti correlati alla comunicazione digitale:
le icone, i segnali, il simbolo.
112
Watzlawick & coll. – Quarto assioma
Approfondimenti
L' icona:
sono segni culturalmente codificati.
Non hanno le stesse proprietà fisiche dell'oggetto, ma stimolano una struttura percettiva simile a quella che sarebbe stimolata
dall'oggetto imitato.
Un segno è iconico quando "può rappresentare il suo oggetto soprattutto per via di similarità".
La similarità è prodotta e deve essere appresa
113
Watzlawick & coll. – Quarto assioma
Approfondimenti
Il segnale:
è un segno prodotto artificialmente dal soggetto per comunicare
intenzionalmente qualcosa e si distingue dall’indizio, che è un
segno per rendere percepibile qualcosa che non è
immediatamente percepibile (Cortone, 2005)
Presuppone una forte strutturazione e la produzione di qualcosa
che il ricevente sia in grado di vedere e/o di sentire.
114
Watzlawick & coll. – Quarto assioma
Approfondimenti
Il simbolo:
esprime una relazione tra un certo segno e il significato attribuito a
questo segno, una relazione di tipo arbitrario, generale e
convenzionale.
I simboli sono inoltre differenti dai segnali, poiché questi ultimi
hanno un puro valore informativo e non evocativo.
115
Watzlawick & coll. – Quarto assioma
Approfondimenti
Il quinto ed ultimo assioma della teoria della comunicazione dice
che...
"...tutti gli scambi di comunicazione
sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati
sull’uguaglianza o sulla differenza...”
116
Watzlawick & coll. – Quinto assioma
Approfondimenti
In pratica, uno scambio simmetrico avviene fra interlocutori che si
considerano sullo stesso piano, svolgendo funzioni comunicative e
ruoli sociali analoghi.
Esempio: internet
117
Watzlawick & coll. – Quinto assioma
Approfondimenti
Uno scambio complementare invece fa incontrare persone che
hanno una relazione ma non sono sullo stesso piano per potere,
ruolo comunicativo, autorità sociale, interessi.
Esempio: la televisione.
118
Watzlawick & coll. – Quinto assioma
119
Pausa di metabolizzazione!
Approfondimenti
Figura retorica:
si indica col termine "figura retorica" qualsiasi artificio nel discorso, volto a creare un particolare effetto.
Allo stesso modo con cui noi tendiamo ad arricchire e abbellire un’immagine (visiva), possiamo fare altrimenti nei quotidiani discorsi e
conversazioni.
Detto in altri termini, le figure retoriche sono “pennellate decorative nell’ars oratoria”.
La Retorica invece è la scienza che studia le proprietà del discorso.
120
Le figure retoriche
Approfondimenti
La figura retorica può esser posta e creata in modo volontario
(studiato) oppure inconsapevole.
E’ materia di studio principale nella linguistica e nella
comunicazione.
In questa sede però ci limiteremo a visionare e ad avere una
panoramica di queste, senza entrare troppo nelle loro suddivisioni
tassonomiche e distintive.
121
Le figure retoriche
122 Figure Retoriche analizzate in questa sede (le principali)
Allegoria
Allitterazione
Anacoluto
Anafora
Anastrofe
Antitesi
Antonomasia
Asindeto
Chiasmo
Climax
Domanda retorica
Ellissi
Endiadi
Epanalessi
Eufemismo
Figura etimologica
Hysteron Proteon
Iperbato
Iperbole
Litote
Metafora
Metonimia
Omeoteleuto
Onomatopea
Ossimoro
Paronomasia
Perìfrasi
Pleonasmo
Poliptoto
Polisindeto
Preterizione
Similitudine
Sineddoche
Sinestesia
Zeugma
123
Allegoria Attribuzione di un significato simbolico, diverso da quello letterale, al discorso. Come la metafora, anche l’allegoria si basa su un paragone non espresso; secondo la retorica antica, anzi, l’allegoria risulta da “una serie ininterrotta di metafore”, ed è perciò “una metafora prolungata”.
La Commedia di Dante è tutta una lunga allegoria; e allegorie sono per lo più le parabole e le favole.
Allitterazione Ripetizione della stessa consonante o della stessa sillaba all’inizi di parole contigue.
fresche le mie parole nella sera ti sien come il fruscio che fan le foglie (D’Annunzio)
Anacoluto “Rottura” della regolarità sintattica di una frase.
Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro
Anafora (iterazione) Ripetizione di una o più parole all’inizio di enunciati, o di loro segmenti, successivi.
sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto (Pascoli)
124
Anastrofe (inversione)
Inversione del normale ordine sintattico degli elementi di una frase.
all‟opre femminili intenta / sedevi (Leopardi)
Antonomasia
Uso di un nome comune, un epiteto o una perifrasi al posto di un nome
proprio, per esprimerne una qualità caratterizzante:
Il Cavaliere (= Berlusconi)
Il Pelìde (= Achille)
Antonomasia è anche l’uso di un nome proprio al posto di un nome
comune:
Un Einstein (= un genio)
Un Otello (=un uomo geloso)
Antitesi
Accostamento di due termini o espressioni di senso opposto o
contrastante.
Non fronda verde, ma di colore fosco;
non rami schietti, ma nodosi e „nvolti;
non pomi v‟eran, ma stecchi con tosco (Dante)
125
Asindeto
Assenza di congiunzioni coordinanti.
Veni, vidi, vici (Cesare)
Chiasmo
Incrocio di membri corrispondenti, dove due o più termini collocati in
successione seguono in uno dei membri l’ordine inverso a quello
dell’altro.
Le donne, i cavallier
L‟arme, gli amori (Ariosto)
Climax (gradazione)
Espressione di un’idea con più parole aventi un valore gradatamente più
intensivo o viceversa:
Veloce? É un razzo, una scheggia, un fulmine!
Domanda retorica
Domanda che, anziché richiedere un’informazione, attende come sola
risposta una conferma:
Il leone non è forse il re della foresta?
126
Ellissi
Soppressione di uno o più elementi che la costruzione grammaticale
esigerebbe
Li uomini si vendicano delle leggiere offese, delle
gravi non possono (Machiavelli)
Endiadi
Espressione di un solo concetto mediante due termini coordinati
nella strada e nella polvere (= nella strada polverosa)
Epanalessi
Raddoppiamento di un’espressione, ripetuta all’inizio, o al centro, o alla
fine di un segmento testuale.
Vola, colomba bianca, vola…
Eufemismo
Perifrasi (= giro di parole) usata per attenuare un’espressione troppo
cruda, dolorosa o volgare.
É passato a miglior vita (per non dire “è morto”)
127
Figura etimologica
Accostamento di parole aventi la stessa radice
questa selva selvaggia e aspra e forte (Dante)
Hysteron Proteon
Consiste nel dire per prima la cosa che è accaduta per ultima.
Usciamo, muoviti!
Iperbato
Inversione nell'ordine naturale delle parole all'interno di una frase
O belle agli occhi miei tende latine (Tasso)
Mille di fiori al ciel mandano incensi (Foscolo)
Iperbole
Esagerazione, per eccesso o per difetto.
É un secolo che non ci vediamo
Litote
Negazione del contrario per affermare un concetto in forma attenuata.
Don Abbondio non era nato con un cuor di leone
128
Metafora
Sostituzione di una parola con un’altra il cui senso letterale ha una
qualche somiglianza col senso letterale della parola sostituita.
capelli d‟oro per capelli biondi
Tradizionalmente la metafora è considerata una similitudine abbreviata.
Per es. dalla similitudine il mio amore brucia come una fiamma possono
derivare le metafore:
il mio amore è una fiamma
la mia ardente fiamma
la mia fiamma
Metonimia
Sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo un rapporto
di contiguità logica. Si può sostituire ad esempio:
il concreto per l’astratto avere del fegato
l’astratto per il concreto sei una bellezza
l’effetto per la sua causa le sudate carte
la causa per il suo effetto vive del suo lavoro
il contenente per il contenuto bere un bicchiere
la marca per il prodotto una Fiat
l’autore per l’opera ascoltare Mozart
129
Omeoteleuto
Ripetizione di sillabe omofone alla fine di più parole della stessa frase.
La rima è un caso di omeoteleuto.
Onomatopea
Si ha quando una parola imita o suggerisce il suono dell’oggetto o
dell’azione che significa.
il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo (Pascoli)
Ossimoro
Unione paradossale di due termini antitetici.
tacito tumulto (Pascoli)
la morte che vive (Montale)
Paronomasia
Accostamento di parole di suono affine, ma differenti nel significato.
i‟ fui per ritornar più volte vòlto (Dante)
130
Preterizione
Dichiarazione che si tralascerà di parlare di un certo argomento che
intanto viene nominato; in altre parole, si finge di voler omettere ciò che
in realtà si dice.
Non starò a raccontare le peregrinazioni di Ulisse
Similitudine (paragone)
Confronto tra due elementi in base a caratteristiche comuni.
La similitudine è resa esplicita da un termine di paragone: come, tanto,
tale, simile, ecc.
Al cor gentil rempaira sempre amore
come l‟ausello in selva a la verdura (Guinizelli)
Sineddoche
Sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo un rapporto di
quantità. Si può sostituire ad esempio:
la parte per il tutto tornare al tetto
il tutto per la parte pelliccia di visone
il genere per la specie i comuni mortali
la specie per il genere il pane quotidiano
il singolare per il plurale non passa lo straniero
131
Sinestesia
Tipo di metafora che consiste nel trasferimento di significato dall’uno
all’altro campo sensoriale.
un colore caldo
l‟urlo nero della madre (Quasimodo)
Zeugma (sillepsi)
Collegamento di un verbo a due o più elementi della frase che invece
richiederebbero ognuno rispettivamente un verbo specifico.
Parlar e lagrimar vedrai insieme (Dante)
Domande?
132
133
134
Comunicazione non verbale
135
"Se vuoi capire una
persona non ascoltare le
sue parole ma osserva il
suo comportamento"
(Albert Einstein)
Comunicazione non verbale
La scelta di dedicare un'intera sezione alla comunicazione non
verbale non è casuale.
La comunicazione non verbale rappresenta la modalità
comunicativa che più di ogni altra riesce a trasmettere un
messaggio, e spesso ce ne rendiamo conto solo a livello
inconsapevole.
136
Premesse
Comunicazione non verbale
Con il seguente schema andiamo quindi a rivedere i vari aspetti manifesti della
comunicazione:
137
Premesse
Verbale
Verbale Scritto
Non verbale
Non verbale scritto
Analogico
Simbolico
Locale
Universale
Lingua italiana
Alfabeto scritto italiano
Gesto
Disegno
Foto, pianto
Rosso, Verde
Dialetto, linguaggio lavorativo
Sorriso
Comunicazione non verbale
Comunicazione verbale
È consapevole ed intenzionale;
fornisce informazioni sugli argomenti espressi;
è poco rilevante nelle relazioni.
138
Differenze
Comunicazione non verbale
Comunicazione non verbale
In gran parte inconsapevole, non interazionale e non controllabile;
fornisce informazioni sul soggetto che la esprime;
è ambigua;
è fondamentale nelle relazione.
139
Differenze
Comunicazione non verbale
Comunicazione
verbale
Comunicazione non
verbale
Fondata sull'uso della parola:
- messaggi scritti,
- discorsi;
- colloqui.
Si realizza mediante:
- azioni;
- situazioni;
- oggetti.
Esempi:
- manifesti;
- test scritti;
- slide...
Esempi:
- comportamento;
- abbigliamento.
140
Differenze
Comunicazione non verbale
L'apprendimento è correlato con la comunicazione non verbale e varia a seconda
delle tecniche comunicative usate
141
Differenze
Tecniche di
comunicazione
Canale di
percezione % di apprendimento
Verbale Udito 20%
Grafica, gestuale Visivo 30%
Mista - passiva Udito + visivo 50%
Mista - attiva Udito + visivo +
discussione 70%
Mista - completa Udito + visivo +
discussione + uso 90%
Comunicazione non verbale
Segnala i mutamenti delle relazioni interpersonali,
sostiene e completa la comunicazione verbale fungendo da canale
di dispersione in quanto, non essendo facilmente controllabile ,
lascia filtrare contenuti profondi a volte latenti, a volte in
contraddizione con il messaggio verbale.
142
Caratteristiche della comunicazione non verbale
Comunicazione non verbale
- Produzione, elaborazione, comprensione del messaggio;
- ripetizione di quanto detto verbalmente;
- sostituzione di parti del messaggio verbale;
- completamento e chiarimento di parti del messaggio verbale;
- distinzione tra parti del messaggio verbale;
- rinforzo di parti del messaggio verbale;
- struttura e controlla l’interazione e la conversazione attraverso i segnali
non verbali che si usano per la presa dei turni e per porre fine all’incontro.
143
Funzioni della comunicazione non verbale
Comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale è così strutturata e definita:
1- prossemica
2 - sistema paralinguistico
3 - sistema cinesico
4 - aptica
144
Struttura della comunicazione non verbale
Comunicazione non verbale
La prossemica riguarda la gestione dello spazio e del
territorio dell'individuo.
Lo spazio può essere suddiviso in 4 zone principali:
zona intima
zona personale
zona sociale
zona pubblica.
145
1- Prossemica
Comunicazione non verbale
146
1 - Prossemica
Comunicazione non verbale
Il linguaggio prossemico secondo Hall
distanza intima (fino a 40 cm): l’interlocutore invade il sistema percettivo dell’altro e tale distanza è di frequente seguita dal contatto fisico;
distanza personale (da 40 a 120 cm): corrisponde alla distanza di due braccia che si tendono ed è utilizzata quando si vuol parlare più in segretezza con qualcuno, isolandosi dagli altri;
distanza sociale (da 120 a 360 cm): è tipica del contatto formale, solo di carattere oculare;
distanza pubblica (da 360 cm in poi): è usata nelle conferenze, in cui c’è estraneità tra gli interlocutori.
In caso di contatto fisico volontario e ripetuto si ha la manifestazione espressa di intimità.
147
1 - Prossemica
Comunicazione non verbale
Particolare attenzione nell'osservazione della comunicazione non
verbale dev'esser data poi dall'orientamento:
- disposizione spaziale tra i soggetti: indica la qualità dei
rapporti, con variazioni di significato che dipendono dal contesto;
- disposizione degli arredi: sono gli arredi che favoriscono o rendono difficoltose alcune forme di comunicazione. Solitamente
un tavolo circolare rende fisicamente equidistanti i soggetti, per cui è un presupposto per impostare rapporti paritetici
148
1 - Prossemica
Comunicazione non verbale
Il paralinguistico (già visto in precedenza) è il sistema vocale
non verbale
Indica l’insieme dei suoni emessi durante una conversazione a
prescindere dal loro significato
Ad esempio:
- il tono della voce
- la frequenza e l’intensità della voce
- il ritmo (la velocità delle frasi e le pause)
149
2 - Sistema paralinguistico
Comunicazione non verbale
La cinesica riguarda la comunicazione espressa dalla
mimica facciale, dai movimenti degli occhi e del
corpo (movimento delle mani, postura)
Ad esempio il guardare qualcuno negli occhi qualcuno è spesso
interpretato come segnale del fatto di voler iniziare una
conversazione o interazione
(Ida Cortoni, 2005)
150
3 - Sistema cinesico
Comunicazione non verbale
L'aptica si riferisce alle diverse forme di contatto fisico.
È una scienza giovane e fortemente in evoluzione.
La percezione aptica, secondo Wikipedia, è:
"…il processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto."
Può esser distinta in:
Contatto formale (es. stretta di mano, doppio bacio)
Contatto informale (un abbraccio, una paca sulla spalla)
151
4 - Aptica
Comunicazione non verbale
I gesti sono segnali non verbali.
Analizzeremo sinteticamente le cinque categorie di segni definite
da Ekman e Friesen nel 1969:
- gesti emblematici;
- gesti illustratori;
- gesti regolatori della comunicazione;
- gesti espressivi di emozioni;
- gesti di adattamento.
152
I gesti
Comunicazione non verbale
Gesti emblematici:
sono quei gesti che hanno una traduzione verbale orale diretta,
nel senso che ripetono, esprimono in modo autonomo, a volte
sostituiscono il parlato (dire “ciao” con la mano).
In questa classe rientrano i riti.
153
I gesti
Comunicazione non verbale
Gesti illustratori:
sono gesti che accompagnano il parlato punteggiandone il
contenuto con esemplificazioni, chiarimenti, illustrazioni (numerare
con le dita, enfatizzare con le mani, ecc.).
154
I gesti
Comunicazione non verbale
Gesti regolatori della comunicazione:
servono soprattutto a coordinare i turni di intervento, ossia a
regolare gli scambi verbali fra i soggetti
(alzare il braccio per chiedere la parola, solo per citare l'esempio
più classico...).
155
I gesti
Comunicazione non verbale
Gesti espressivi di emozioni:
sono usati, consapevolmente o inconsapevolmente, per
comunicare stati d’animo, sentimenti e atteggiamenti (il tremore
delle mani)
156
I gesti
Comunicazione non verbale
Gesti di adattamento:
hanno una funzione di controllo e/o di espressione di bisogni ed
emozioni e sono per lo più gesti manipolatori rivolti a se stessi
(grattarsi la testa, giocare con i capelli, nascondersi il volto, ecc...).
157
I gesti
Comunicazione non verbale
Riguardo all'ultima categoria di gesti, Ekman e Friesen hanno identificato al loro
interno altre tre sub-tipologie di comportamenti gestuali:
- segnali non verbali di tipo auto-adattivo: sono quei segnali che riguardano
tutti i movimenti del corpo che gli individui fanno durante l’interazione
comunicativa (auto manipolazione);
- gesti "d’adattamento incentrati sull’altro": dati, per esempio, dai contatti con
altre persone;
- gesti "d’adattamento orientati sugli oggetti”: che prevedono la manipolazione
di oggetti esterni durante lo scambio comunicativo.
158
Comunicazione non verbale
Per chi volesse approfondire questa interessante tematica,
rimando a tutti Voi alla lettura del libro "I gesti – Origine e
diffusione" del noto etologo Desmond Morris (1979, edito in
Italia da Mondadori)
159
I gesti
160
Pausa
Comunicazione non verbale
La difesa dello spazio vitale
161
Esempi
Chiusura: la persona non vuole nessuno attorno
Riservatezza: la persona non vuole essere disturbata,
ma il posto è disponibile
Apertura: la persona è ben accetta all'invasione del
proprio spazio
Fonte: Anna Guglielmi, "Il linguaggio segreto del corpo", Ed. Piemme, 2012
Comunicazione non verbale
162
Esempi
Comunicazione non verbale
Al tavolo…
163
Esempi
Comunicazione non verbale
164
Esempi
1 - Persona con più autorità
5 - Persona con un'autorità seconda
solo al n°1
2, 3, 4 - Altre figure dominanti, in
ordine d'importanza.
Le persone poste dall'altro lato del
tavolo sono svantaggiate
Comunicazione non verbale
165
Esempi
1 - Conduttore/capo
12 - Braccio destro del conduttore/capo
2 - Secondo assistente del capo
7 – Antagonista
6, 8 - Possibili alleati dell'antagonista
4, 10 - Indifferenti, disinteressati
3, 11 - Indecisi e forse poco motivate
5, 9 - Come i precedenti, ma forse più
assertivi
Comunicazione non verbale
166
Esempi
Postura
ripiegata:
difficoltà a stare
da soli nella vita e
tendenza ad
appoggiarsi agli
altri
Postura divisa in
due: persona
dissociata dai propri
sentimenti.
Tendenza ad evitare
le situazioni
sentimentali
Comunicazione non verbale
167
Esempi
Postura gonfiata:
nega i sentimenti (a
differenza della
precedente, cui
prende solamente le
distanze) e mira a
comandare, ad
avere il potere, sugli
altri come su di sé
Postura sottomessa:
apparentemente
sottomesso, ma per
necessità.
L'aggressività è
bloccata, come pure il
desiderio di
autoaffermarsi.
Odieranno tutti i loro
capi, perché
vorrebbero stare al
posto loro
Comunicazione non verbale
168
Esempi
Gambe incrociate:
protezione e chiusura. Persona
a disagio in quel contesto
Gambe larghe:
sfida. Tendenza a mostrarsi
come il più forte
Gambe strette:
insicurezza. Fortemente
emozionato
Comunicazione non verbale
169
Esempi
Comunicazione non verbale
170
Esempi
171
172
Saper comunicare
Saper comunicare
In queste 150 ed oltre slide abbiamo affrontato la comunicazione
esaminando i molteplici aspetti che la caratterizzano.
Non sarebbe professionale concludere il corso senza però
affrontare due temi importanti ad essa connessi:
- l'ascolto;
- gli stili comunicativi e il saper comunicare.
173
Punto della situazione
Saper comunicare
È utile però osservare un'interessante schema riassuntivo prima di
affrontare il primo dei due temi, l'ascolto.
Il sistema comunicativo umano può esser così sintetizzato:
174
Punto della situazione
175
COMUNICAZIONE
VERBALE
COMUNICAZIONE
NON VERBALE
COMUNICAZIONE
VOCALE
Linguaggio
verbale
Sistema paralinguistico Tono di voce
Volume di voce
Pause e ritmo
Sistema cinesico Mimica facciale
Sguardo
Gestualità
postura
Aptica
Prossemica
L. Paccagnella, Sociologia della comunicazione, il Mulino, Bologna, 2004, p.48
176
L'ascolto
Saper comunicare
Comunicare non vuol dire solamente esprimere.
Comunicare vuol dire anche ascoltare. Dall'ascolto possiamo
capire quanto ci viene detto, portare il messaggio IN noi e
restituire qualcosa all'interlocutore (=feedback).
Ascoltare non è un'azione così semplice come potrebbe sembrare,
e richiede impegno e applicazione per poter effettuare un buon
ascolto...
177
L'ascolto
Saper comunicare
Wikipedia definisce l'ascolto come...
"...l'atto dell'ascoltare. È l'arte dello stare a sentire
attentamente, del prestare orecchio. Ascoltatore è chi ascolta;
ascoltare la lezione, un oratore; ascoltare con interesse tutto ciò
che il professore dice. Non trattasi di atto superficiale.
In psicologia ascolto è uno strumento dei nostri cinque sensi per
apprendere, conoscere il tempo e lo spazio che ci circonda e
comunicare con noi stessi e il mondo circostante. L'ascolto è un
processo psicologico e fisico del nostro corpo per comunicare ai
nostri neuroni, al cervello che li traduce in emozioni e nozioni."
178
L'ascolto
Saper comunicare
E ancora, il termine deriva dal
"...la radice Auris "Orecchio", latino parlato. Ascoltare è verbo
transitivo. La parola ascolto nasce in italiano come derivato del
verbo ascoltare, che proviene a sua volta dal latino "auscultare",
cioè sentire con l’orecchio. Il significato tradizionale del termine
ascolto è appunto quello che indica in genere l‟azione e il risultato
dell‟ascoltare ed è fortemente legato al concetto di attenzione."
179
L'ascolto
Saper comunicare
L'ascolto può esser così suddiviso:
- superficiale;
- parziale;
- partecipazione o ascolto attivo.
180
L'ascolto
Saper comunicare
L'ascolto superficiale si ha quando:
il ricevente è concentrato più su se stesso che su ciò che viene
detto;
pertanto, interviene di tanto in tanto per pura convenienza,
pensa soprattutto a ribattere e ad esprimere la propria opinione,
pensa che la propria opinione sia l’unica che conta.
181
L'ascolto
Saper comunicare
L'ascolto parziale invece è quando:
il ricevente è concentrato sulle parole e non sulle intenzioni e
quindi
“ascolta con la mente e non con il cuore”,
correndo il rischio di fraintendere perché l’attenzione è molto
ridotta.
182
L'ascolto
Saper comunicare
L'ascolto attivo (o partecipazione) si ha quando:
l'ascoltatore verifica la comprensione di quanto detto,
sospende i giudizi di valore,
si mette nei panni dell'altro,
ascolta attentamente, stando in silenzio,
dimostra empatia (comprensione degli stati d'animo dell'altro)
183
L'ascolto
Saper comunicare
L'ascolto attivo consiste pertanto in una serie di azioni:
- silenzio;
- fare domande aperte;
- riformulare quanto detto o parte del discorso;
- fare domande di precisione;
- incoraggiare il comunicatore;
- poter fare un riassunto di quanto espresso.
184
L'ascolto attivo: le regole
Saper comunicare
Cancellare i pregiudizi;
evitare valutazioni affrettate;
eliminare le distrazioni;
non interrompere;
mantenere il contatto visivo;
intervenire solo tra le “pause”;
controllare la propria emotività;
185
L'ascolto attivo: qualche consiglio
Saper comunicare
cercare di capire lo “spirito” al di là delle parole;
osservare il comportamento non verbale;
evitare di trarre conclusioni fin dalle prime battute;
interloquire ogni tanto con rapide domande che dimostrino all'altro la nostra attenzione;
cercare di cogliere l’idea-base di ogni esposizione;
prestare attenzione anche quando l’argomento è conosciuto;
assicurarsi che l’interlocutore abbia espresso la propria opinione.
186
L'ascolto attivo: qualche consiglio
Saper comunicare
Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni.
Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista.
Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione, chiedendo a lui di aiutarti a vedere le cose nella sua prospettiva.
Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché
incongruenti con le proprie certezze.
Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da sé.
187
…e ancora… altre regole e consigli per ascoltare…
Saper comunicare
Per poter ascoltare l'altro, occorre anche sapere che ciascuno di
noi comunica con modalità ben specifiche.
Siamo infatti influenzati dai principali canali sensoriali (vista ed
udito) e trasmettiamo il nostro comportamento attraverso di essi.
Un buon comunicatore invece saprà esprimersi usando tutti i
canali a sua disposizione.
La slide seguente ci può dare una mano nel riconoscere questo.
188
Ascoltare e riconoscere l'altro
189
Descrizione Tipologia di relazione
Visivo E’ influenzato dalla sfera
visiva dell’esperienza
Parla in modo sintetico per punti
Parla per immagini
Aiuta a visualizzare i concetti
Auditivo
Cura gli aspetti linguistici del discorso
Vuole sentire più opinioni prima di esprimersi
Utilizza terminologia precisa
Spiega contesto e contenuto
Cinestetico
Ha un buon fiuto e segue l’istinto
Si basa molto sulla fiducia reciproca
Crea sintonia
Evita barriere formali
Va al succo del discorso
190
La comunicazione efficace
Saper comunicare
Stiamo giungendo al termine di questo corso.
Il nostro scopo sarà ora quello di mettere in pratica quanto
spiegato fino ad ora, col risultato di poter comunicare in modo più
efficace e mirato.
La comunicazione efficace si ha quando i tre livelli di
comunicazione sono coerenti tra di loro.
191
La comunicazione efficace
Saper comunicare
La comunicazione efficace serve per dare ed ottenere fiducia,
per convincere, vendere, catturare, affermare, tranquillizzare,
persuadere, affascinare, coinvolgere e ottenere il consenso.
192
La comunicazione efficace
Saper comunicare
Per poter attuare una comunicazione efficace atteniamoci a
queste regolette:
1) esser credibili e affidabili su quanto si dice;
2) esser utili, puntando su aspetti pragmatici e sulla propria
esperienza;
3) esser comprensibili, integrandosi quanto più possibile negli
schemi mentali di chi abbiamo davanti;
4) esser confermanti, supportando e non mettendo in crisi le
identità degli interlocutori.
193
La comunicazione efficace
Saper comunicare
In ultima analisi – visto che la comunicazione efficace migliore si
migliora solo con l'esperienza, oltre che con la tecnica iniziale –
essa può esser così schematizzata:
- deve essere finalizzata;
- deve essere consapevole;
- deve poter essere contestualizzata;
- deve creare integrazione a livello di relazione;
- deve evitare conflitti inutili.
194
La comunicazione efficace
Saper comunicare
E se ancora ci trovassimo in difficoltà nel comunicare efficacemente, cerchiamo di ricordare la regola delle "cinque C":
CHIAREZZA
COMPLETEZZA
CONCISIONE
CONCRETEZZA
CORRETTEZZA
195
La comunicazione efficace
Creare un messaggio diretto e logico, senza ambiguità.
Il messaggio deve contenere tutti gli elementi necessari per
capire la logica dei ragionamenti.
Bisogna saper anticipare i concetti fondamentali e arrivare al
punto con poche parole (capacità di sintesi).
Usare esempi e metafore con e su fatti ben delineati.
Occorre avere reciproca fiducia, onestà e sincerità.
196
Stili comunicativi
Saper comunicare
Parallelamente ai canali sensoriali usati, ciascuno di noi quando comunica usa un proprio stile.
Di norma sono stati riconosciuti e studiati tre tipi principali di stili comunicativi:
- lo stile passivo;
- lo stile aggressivo;
- lo stile assertivo.
Saper identificare lo stile con il quale comunica chi ci sta davanti ed il nostro aiuta e contribuisce nell'efficacia della comunicazione
(ovviamente nostra ed altrui…)
197
Gli stili comunicativi
Saper comunicare
La comunicazione passiva è tipica di colui che non esprime positivamente le proprie emozioni all’altro (spesso perché tende a
tenere dentro la propria emotività).
Può rivelare una mancanza di rispetto per i propri bisogni e diritti; se e quando questi sono espressi, lo sono in un modo carico di titubanza e
disagio.
E’ un metodo che permette di evitare o mascherare i conflitti e di cercare l’approvazione degli altri, ma può portare ad accumulo di rabbia per i bisogni inespressi e a scariche di aggressività diretta verso se stessi,
verso gli altri cui segue senso di colpa e ritorno al comportamento sottomesso,
(Capozzo, 2009)
198
Gli stili comunicativi – Il passivo
Saper comunicare
Postura:
Curva - Accasciata – Piegata
Espressione del volto:
Vuota - Sorriso di convenienza - Disinteressata – Paurosa
Occhi:
Rivolti verso il basso, evitanti - Ridotto contatto
Voce:
Bassa - Esitante/lenta - Debole - Veloce (quando si è timorosi o ansiosi)
Gestualità:
Smaniosa - Accenna l'assenso col capo – Si pizzica velocemente – Si torce le mani
199
Gli stili comunicativi – Il passivo
Saper comunicare
La persona aggressiva tende a sopraffare l’altro da un punto
di vista emotivo, esprime cioè sentimenti, bisogni e idee a spese
altrui. Così facendo garantisce il soddisfacimento dei propri
bisogni e permette di proteggere se stessa e il proprio spazio,
credendo di esercitare un forte controllo sulla vita propria e altrui.
Il comportamento aggressivo tende ad allontanare gli altri, a
creare nemici e quindi a renderci più vulnerabili e paurosi; crea
opposizione, sensi di colpa e produce una perdita del controllo.
(Cortoni, 2009)
200
Gli stili comunicativi – L'aggressivo
Saper comunicare
Postura:
Rigida - Pugni serrati - Denti stretti
Espressione del volto:
Mascelle serrate - Minacciosa - Sguardi di traverso - Viso teso
Occhi:
Fissi - Sporgenti - Vitrei
Voce:
Veloce e ad alto volume - Tagliente - Tono acuto
Gestualità:
Accusatoria (puntare il dito) - Invadente lo spazio personale - Tesa
201
Gli stili comunicativi – L'aggressivo
Saper comunicare
Il soggetto assertivo è colui che è capace di avere un
atteggiamento positivo verso se stesso e verso gli altri fino a
raggiungere la capacità di relazionarsi in modo spontaneo,
naturale e soddisfacente.
Assume comportamenti verbali e non verbali che gli permettono di
conservare rispetto per se stessi, di conservare i propri diritti,
senza tentare di dominare, strumentalizzare o controllare gli altri.
(Cortoni, 2009)
In altri termini, è lo stile più adatto per comunicare!
202
Gli stili comunicativi – L'assertivo
Saper comunicare
Postura:
eretta - rilassata - aperta
Espressione del volto:
coinvolta - interessata
Occhi:
contatto oculare diretto
Voce:
chiara - amichevole - calibrata - non forzata
Gestualità:
aperta - mani che non superano l'altezza dei gomiti
203
Gli stili comunicativi – L'assertivo
Saper comunicare
E voi, di che stile siete?
Un interessante test permetterà di scoprirlo.
Il test in questione è il "Test sull'assertività di Gillan", e
consiste nel rispondere a 36 domande con risposte variabili da "1"
a "4".
Munitevi di un foglio bianco e di una penna o una matita.
204
Gli stili comunicativi
Saper comunicare
Ecco la consegna per effettuare il test:
Per ognuna delle affermazioni qui riportate, scelga un punteggio da 1 a 4, tenendo conto che:
4= significa che lei si comporta in quel modo sempre o quasi sempre (90-100% delle volte);
3= significa che lei si comporta in quel modo spesso (dal 50 al 90% delle volte)
2= significa che lei si comporta in quel modo raramente (dal 10 al 50% delle volte);
1= significa che lei non si è mai comportato in quel modo o solo molto raramente (dallo 0 al 10% delle volte).
205
Test di Gillan
206
1. Ho facilità di prendermi carico di qualsiasi situazione.
2. Mi adeguo ai piccoli riti della vita sociale, anche se non li condivido.
3. Quando mi trovo a litigare, non altero il volume della voce.
4. Non ho nessuna difficoltà a fissare a lungo una persona negli occhi.
5. Mi sentirei perso se improvvisamente mi si chiedesse di affrontare una emergenza.
6. Quando mi sento nervoso mi strofino le mani.
7. Se la situazione lo richiede non esito ad alzare la voce.
8. Per farmi strada nella vita, non uso né il sarcasmo né l’ironia.
9. Penso che ogni persona abbia il diritto a comportarsi come meglio crede.
10. Ho facilità a dire quello che penso anche quando ciò contrasta con il punto di vista
degli altri .
207
11. Anche quando sono nervoso le mani non mi tremano affatto.
12. Sono piuttosto critico nei confronti delle mie azioni.
13. Ho difficoltà a guardare dritto negli occhi la persona con cui sto litigando.
14. Per sottolineare un punto particolare della mia argomentazione, non ho difficoltà a
puntare il dito contro uno dei miei interlocutori.
15. Sono convinto che tutti dovrebbero comportarsi nei modi richiesti dall’educazione.
16. Sono tenace ed in genere raggiungo i miei obiettivi, costi quel che costi.
17. So che mi fa apparire nervoso il tremolio della mia voce quando litigo.
18. Anche quando ascolto gli altri sono attento al mio punto di vista.
19. Anche quando gli altri ottengono da me delle concessioni, grazie. alla simpatia che
mi ispirano, mi assicuro che siano loro a decidere dei loro problemi.
20. Sono convinto che lasciar trasparire i propri sentimenti sia utile nel creare un buon
rapporto.
208
21. Se qualcuno cerca di prendere il sopravvento su di me, gli rispondo per le rime.
22. Uso il sarcasmo per far sapere agli altri quello che penso di loro.
23. Mi sento a disagio quando gli altri mi criticano.
24. Quando gli altri si sforzano di farmi dare qualcosa che non mi piace, riesco a trovare
un compromesso che soddisfa tutti.
25. Non riesco a capire molte delle critiche che mi vengono rivolte.
26. Tendo ad affrontare i problemi in modo cauto e democratico, coinvolgono gli altri.
27. Mi imbarazza comunicare agli altri i miei sentimenti e le mie emozioni.
28. Quando discuto con qualcuno, sono pronto a preferire le sue proposte alle mie.
29. Se gli altri si trovano in mezzo alle difficoltà, è un loro problema.
30. Ho difficoltà a mantenere il mio punto di vista quando entro in contrasto con gli altri.
209
31. Ho imparato molto ascoltando gli altri.
32. Mi faccio facilmente intimidire da i prepotenti.
33. Penso che mostrare agli altri i propri sentimenti sia un segno di debolezza ed è per
questa ragione che non lo faccio.
34. Quando instauro un rapporto con gli altri, facilmente mi trovo a condividere il loro
problemi.
35. Trovo che mantenere saldamente il proprio punto di vista, incoraggia l’altro ad
accettare un compromesso.
36. Continuo a guardare gli altri, fino a che non mi accorgo che ciò li imbarazza.
Saper comunicare
Per calcolare il punteggio in ognuno di questi tre stili, sommate le risposte
segnate, tenendole separate secondo lo schema della slide seguente,
in questo modo:
210
Test di Gillan
211
Assertività Aggressività Passività
3 1 2
8 4 5
9 7 6
11 10 12
18 14 13
19 15 17
20 16 23
24 21 27
26 22 28
31 25 30
35 29 32
36 33 34
Saper comunicare
Una volta ottenuti i totali, saprete a quale di questi tre stili
apparterrete.
Il test può esser rifatto quante volte si vuole, è puramente
indicativo circa le modalità di comunicazione e non ha valore
diagnostico.
212
Gli stili comunicativi
Domande?
213
Conclusione
Il passo successivo sta a voi.
Cerchiamo di mettere in pratica quanto visto e studiato.
Facciamo buon uso delle critiche altrui, osserviamo sempre, noi e
gli altri.
Solo così, con un costante lavoro su di noi e sulle nostre capacità
di ascolto e di proporci al mondo esterno diverremo degli abili
comunicatori…
214
Ringraziamenti
215 Buon Lavoro a tutti!
Bibliografia e fonti
216
Come reperire le fonti bibliografiche - Brevi consigli per verificare
l'autenticità delle affermazioni riportate sui vari scritti/libri/articoli.
1) Ricerca su internet tramite i motori di ricerca, come Google. La ricerca di specifici file,
come documenti in word, in pdf o slide (come in questo caso) va fatta postponendo il suffisso
".ppt" o ".pptx" all'argomento ricercato. Esempio: comunicazione.ppt
Bibliografia e fonti
217
Come reperire le fonti bibliografiche - Brevi consigli per verificare
l'autenticità delle affermazioni riportate sui vari scritti/libri/articoli.
2) Ricerca "classica", tramite biblioteca o libreria.
La ricerca può avvenire o tramite titolo ed autore
oppure con il codice "ISBN" (è una sequenza
numerica di 13 cifre utilizzata per classificare i libri).
In quest'ultimo caso non si va incontro a
fraintendimenti sull'edizione e si ricava il testo esatto
citato da chi ha menzionato quella fonte.
Bibliografia e fonti
218
Materiale informatico:
G. Fatelli, slide "Fondamenti della comunicazione";
M.A. Capozzo, C. Rumori, C. Cadoni, slide varie;
R. Andò, slide "Gli elementi della comunicazione";
Wikipedia, voce "Funzioni del linguaggio";
Wikipedia, voce "Paul Watzlawick";
Wikipedia, voce "Teoria sulla comunicazione".
Sono state utilizzate altre slide reperite su internet ma senza nomi degli autori. Se qualcuno
di questi riconoscesse parti del suo lavoro presenti ma senza menzione è pregato di
contattare l'autore delle presenti, grazie.
Materiale cartaceo:
- Cantoni, Di Blas, "Comunicazione. Teoria e pratiche", Apogeo ed., Milano 2006. ISBN: 88-503-2385-9;
- Paul Watzlawick, J.H. Beavin, D. D. Jackson, "Pragmatica della comunicazione umana", Astrolabio ed., Roma
2008 (ristampa). ISBN: 978-88-340-0142-4;
- Volli, "Il nuovo libro della comunicazione", Il Saggiatore, Milano 2010.
ISBN: 978-885650196-4.
- Guglielmi, "Il linguaggio segreto del corpo", Piemme 2007. ISBN 8838468923
Creato con Microsoft© Office Power Point 2010
Nota finale
219
"In conformità alle leggi italiane e nel loro
pieno rispetto, il rimando diretto per il
download del materiale audiovisivo non
verrà riportato in queste slide."
Grazie per l'attenzione!
220
Per scaricare le seguenti slide (in formato pdf, accessibile a tutti):
materialeformazione.blogspot.it
Per qualsiasi altra informazione o per segnalare problemi di download:
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