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Disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni D.P.R. 22.09.1988, n° 448

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  • 1. Il sistema di giustizia minorile e il minore autore di reato IL CONCETTO DI IMPUTABILITA Prima di entrare nel merito, appare importante ricordare che il sistema penale minorile italiano si costruisce intorno al concetto di imputabilit:per poter procedere penalmente nei confronti di un minore necessario che questi sia imputabile, ovvero che sia stata valutata la capacit del minore per essere dichiarato responsabile di un reato e essere sottoposto a una pena.

2. PRINCIPIO DI IMPUTABILITA Lart. 97 del codice penale indica che il minore infraquattordicenne non mai imputabile. Lart. 98 del codice penale indica che " imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, aveva compiuto 14 anni ma non ancora i 18, se aveva capacit di intendere e di volere." Quindi, ai sensi dellart. 98 del c.p., per i minori dai 14 ai 17 anni la capacit di intendere e di volere in relazione al reato compiuto deve essere sempre accertata, mentre per gli adulti autori di reato presunta. 3. AUTORITA GIUDIZIARIE COMPETENTI In ambito penale, il TM lorgano competente a decidere sulla responsabilit penale di un minorenne. In sintesi: il Tribunale per i Minorenni competente per i reati commessi dai minori degli anni diciotto; il Tribunale per i Minorenni e il Magistrato di sorveglianza per i minorenni esercitano le loro competenze fino al compimento del 25 anno di et del ragazzo (che ha commesso il reato da minorenne); il Tribunale per i Minorenni un organo collegiale specializzato, in quanto composto da quattro giudici: due togati e due onorari, scelti tra i cultori delle scienze umane (biologia, psichiatria, antropologia criminale, pedagogia, psicologia). Accanto a quella penale, la competenza del TM riguarda ogni questione relativa alla tutela dei minori anche in ambito civile e amministrativo.In ambito civile di competenza del TM si possono distinguere: i provvedimenti relativi ai figli naturali (es. riconoscimento di figlio naturale, dichiarazione di paternit, tutela del minore, attribuzione di cognome); lautorizzazione al matrimonio per i minori tra i 16 e i 18 anni, che pu essere concessa, in deroga al principio secondo cui non ci si pu sposare prima della maggiore et, solo quando esistano gravi motivi che rendono opportuno il matrimonio e sia comprovata la maturit psico-fisica del minore; i provvedimenti in materia di limitazione o privazione della potest genitoriale e di ordine di allontanamento dalla casa familiare per i genitori con una condotta che sia pregiudizievole per i figli; i provvedimenti attinenti i procedimenti di adozione nazionale e internazionale (Legge n. 184 del 1983 come modificata dalla legge n. 1412 del 2001 e dalla legge n. 476 del 1998) e di adozione in casi speciali. 4. In ambito amministrativo la legge prevede la predisposizione di alcuni strumenti di protezione dei minori a rischio sociale per evitare la possibilit che il minore sia implicato in situazioni di rilevanza penale. Tali misure, volte a controllare la condotta del minore anche se contro di lui non pende alcun procedimento penale, possono essere adottate dal TM quando il minore provi, con la propria condotta, alcune irregolarit caratteriali. Le misure in questione possono essere fatte cessare in qualsiasi momento. 5. le competenze dei vari organi giudiziari. Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni Pubblico Ministero P.M Tribunale di SorveglianzaTribunale per i Minorenni T.M.Giudice per le Indagini Preliminari G.I.P. Giudice nellUdienza Preliminare G.U.P.Corte dAppello C.d.A.Collegio giudicante 6. le competenze dei vari organi giudiziari. Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni E lUfficio del Pubblico Ministero minorile. Organo inquirente, titolare dellazione penale che esercita nei confronti dei minorenni imputati di reato (fascia di et 14-18 anni al momento del fatto-reato), nonch delle iniziative nei procedimenti civili (adottabilit, de potestate, cio relativi ai rapporti con esercenti la potest genitoriale), a tutela dei minori, nonch i cosiddetti amministrativi riguardanti i minori per eventuale applicazione di misure rieducative 7. Tribunale per i Minorenni - T.M. E un organo giudiziario ordinario di primo grado, specializzato e a composizione mista, formato cio da giudici professionali (detti anche giudici togati) e da giudici onorari (detti anche componenti privati), ossia esperti delle tematiche minorili, presente nei 29 capoluoghi di distretto di Corte dAppello. Ha funzioni di giudice di primo grado per tutti gli affari penali e per i procedimenti civili (adottabilit, de potestate, cio relativi ai rapporti con esercenti la potest genitoriale), a tutela dei minori, nonch i cosiddetti amministrativi riguardanti i minori per eventuale applicazione di misure rieducative 8. Corte dAppello - C.d.A. La Corte dAppello un organo giudiziario di secondo grado, che giudica in forma collegiale sulle decisioni emesse dal Tribunale di primo grado (Tribunale per i minorenni e Tribunale ordinario). In essa vi una sezione specializzata per i minorenni, anchessa a composizione mista (tre consiglieri togati affiancati da due consiglieri onorari), che tratta gli appelli contro i provvedimenti in materia civile e penale dei Tribunali per i minorenni. 9. Pubblico Ministero - P.M. E un magistrato della Procura della Repubblica che svolge le indagini e sostiene laccusa a seguito della commissione di reati. Le sue funzioni sono: conduzione delle indagini e, in caso ci siamo elementi per sostenere laccusa, formulazione dellimputazione e richiesta di rinvio a giudizio. In campo civile ha funzioni inquirenti a tutela dei minori. Giudice per le Indagini Preliminari - G.I.P. Eunmagistrato che decide su singole questioni che riguardano la fase delle indagini preliminari e assume prove non rinviabili al dibattimento. Il G.I.P. minorile ha principalmente due funzioni: pronuncia dei primi provvedimenti relativi alla libert personale e decisione di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto. Giudice nellUdienza Preliminare - G.U.P. In ambito minorile un organo collegiale composto da un giudice togato e due (un uomo e una donna) giudici onorari. Formalmente il P.M. minorile cita il/la minorenne davanti al G.U.P. minorile chiedendone il rinvio a giudizio dibattimentale davanti al T.M. In udienza preliminare i procedimenti possono anche essere definiti con rito abbreviato (che prevede di regola una decisione allo stato degli atti, con uno sconto di un terzo di pena in caso di condanna) e, in taluni casi, con la condanna a sanzioni sostitutive (libert controllata e semidetenzione) 10. Magistrato di Sorveglianza E un magistrato che ha il compito di vigilare sullesecuzione delle condanne e delle misure di sicurezza, di autorizzare permessi e licenze ai detenuti e difissare le modalit di esecuzione delle sanzioni sostitutive (libert controllata, semidetenzione). Il magistrato di sorveglianza minorile ha competenza nei confronti dei condannati per reati commessi durante la minore et fino al compimento dei 25 anni. Tribunale di Sorveglianza E una delle funzioni dello stesso Tribunale per i minorenni, nella composizione collegiale di due giudici togati e due onorari. Provvede in particolare, in ordine alla misure alternative alla detenzione (affidamento in prova al Servizio Sociale, detenzione domiciliare, semilibert). 11. Collegio giudicante Nel procedimento penale minorile le decisioni possono essere prese, a seconda della fase del procedimento, oltre che da un giudice monocratico (G.I.P.) da un organo collegiale: in udienza preliminare il Collegio composto da un giudice togato e da due giudici onorari (un uomo e una donna); in udienza dibattimentale il Collegio composto da due giudici togati e da due giudici onorari (un uomo e una donna). Nelle altre materie (civile e amministrativa) la composizione del Collegio giudicante di due giudici togati e due giudici onorari (un uomo e una donna). Il giudice togato un magistrato e in ambito penale non pu essere la medesima persona nelle fasi di indagine preliminare e di udienza preliminare di uno stesso procedimento. Il giudice onorario un esperto delle tematiche minorili, definito cittadino benemerito dellassistenza sociale, cultore della biologia, psichiatria, antropologia criminale, pedagogia o psicologia ai sensi dellart.2 R.D.L. 20 luglio 1934, n.1404 e successive modifiche, che abbia compiuto 30 anni. Viene nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura per un mandato di tre anni rinnovabile per due volte. 12. IL CODICE DI PROCEDURA PENALE PER I MINORENNI Il D.P.R.488 del 1988 intitolato Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni stabilisce che le disposizioni in esso contenute si osservano nei procedimenti a carico di minorenni e che, per quanto in esso non previsto, si applicano quelle del codice di procedura penale (art.1). Con il codice di procedura penale si intende garantire una modalit processuale che riconosca che il processo penale minorile sia un evento delicato e importante nella vita del minore che deve essere adeguato alle esigenze di una personalit in fase evolutiva: ci determina la previsione di un processo che, pur mantenendo le garanzie del processo penale ordinario, limita, per quanto possibile, gli effetti dannosi che il contatto con il circuito penale necessariamente determina sul soggetto coinvolto. Viene cos a delinearsi un sistema di giustizia differenziato, con il passaggio del minore da oggetto di protezione a soggetto titolare di diritti specifici, che necessitano di specifica tutela: per la prima volta, nel nostro ordinamento, il D.P.R. parla esplicitamente di interesse del minore, esigenze educative e tutela del minore. 13. principio di adeguatezzaprinc ipio d iminim a off ensiv itprincipi che ispirano loperato del sistema della Giustizia minorilep de di r rinc lla es ip de idu io te ali nz t io nedi ione o ipi zzaz c rin ati p m g st i deil principio di autoselettivit del processo penale 14. principio di adeguatezzaIl processo penale minorile deve adeguarsi, sia nella sua concezione generale, sia nella sua applicazione concreta, alla personalit del minore e alle sue esigenze educative, in quanto deve essere teso alla reintegrazione del minore nella societ. Il processo penale, quindi, come sede di verifica del possibile disagio del ragazzo, deve tendere a restituire il soggetto alla normalit della vita sociale, evitando gli interventi che possano destrutturarne la personalit. Ci comporta la necessit che tutti i soggetti coinvolti nel processo debbano tenere conto delle caratteristiche di personalit del ragazzo e delle sue esigenze educative, che devono essere i parametri a cui commisurare le scelte da adottare in sede processuale. Art. 1 del D.P.R. 448/88 - Il processo deve avere finalit educative e responsabilizzanti. Infatti il giudice ha il compito di illustrare il significato del processo, i contenuti, le ragioni, anche etico-sociali delle decisioni. 15. principio di minima offensivitCon tale principio viene generalmente evidenziata lesigenza di tenere in considerazione come il contatto del minore con il sistema penale possa creare rischi allo sviluppo armonico della sua personalit e comprometterne limmagine anche sociale con conseguente pericolo di marginalit. Ci comporta il vincolo per i giudici e gli operatori di preoccuparsi nelle loro decisioni di non interrompere i processi educativi in atto evitando il pi possibile lingresso del minore nel circuito penale consentendogli per quanto possibile di usufruire di strumenti alternativi. 16. principio di minima offensivit Operativamente, obiettivo di tale principio quello di favorire una rapida uscita del minore dal circuito penale non interrompendo i processi educativi in atto attraverso misure quali: (art.32 del D.P.R. 448/88) Perdono giudiziale: quando si presume che il minorenne si asterr dal commettere ulteriori reati. Gi previsto dallart.19 del R.D.L. 20 luglio 1934, n.1404. (art.27 del D.P.R. 448/88) Non luogo a procedere per irrilevanza del fatto: si applica quando il reato tenue, occasionale e lulteriore corso del procedimento pregiudicherebbe le esigenze educative del minore. Il giudice, su richiesta del P.M., pu applicare una misura di sicurezza. (art.20 del D.P.R. 448/88) Prescrizioni. Il Giudice pu impartire, nellambito delle misure cautelari, regole di condotta inerenti attivit di studio, lavoro o altre attivit utili alla sua educazione, con contemporaneo affidamento del minore al controllo e all'assistenza dei Servizi minorili dell'Amministrazione della Giustizia (art.21 del D.P.R. 448/88) Permanenza in casa. Il giudice pu prescrivere la misura cautelare non detentiva della permanenza in casa, che prevede lobbligo per il minore di stare presso l'abitazione familiare o altro luogo di privata dimora, con ampia discrezionalit da parte del giudice in ordine alle esigenze di studio o di lavoro o altre attivit utili all'educazione del minore, con compiti di vigilanza attribuiti al genitore o alle persone nella cui abitazione disposta la permanenza. (art. 28 del D.P.R. 448/88) Sospensione del processo e messa alla prova. Il giudice, sentite le parti, pu disporre la sospensione del processo e la messa alla prova per un periodo non superiore a tre anni quando ritiene di dover valutare la personalit del minore sulla base di un progetto di intervento elaborato dai Servizi Sociali del Dipartimento Giustizia Minorile in collaborazione con i Servizi Sociali dellEnte locale al quale il minorenne deve dare la propria adesione e che, in genere, prevede il coinvolgimento della famiglia del minore e del contesto sociale - scuola, ente di formazione, datore di lavoro. Questo istituto giuridico si rif all'impianto filosofico della probation inglese . 17. principio di destigmatizzazioneSempre al fine di evitare al minore il pregiudizio alla sua immagine che pu derivargli dal contatto con il processo penale, lordinamento tende a garantire la tutela della riservatezza e dellanonimato rispetto alla societ esterna. Ci avviene attraverso varie modalit quali, in particolare: il divieto per i mezzi di comunicazione di massa di diffondere le immagini e le informazioni sullidentit del minore; lo svolgimento del processo senza la presenza del pubblico, in deroga al principio generale della pubblicit del processo penale (c.d. processo a porte chiuse). Tale disposizione pu essere derogata solo su richiesta espressa del minore, che abbia gi compiuto i sedici anni, e nel suo esclusivo interesse; la possibilit di cancellazione dei precedenti giudiziari dal casellario giudiziale al compimento del diciottesimo anno det. 18. principio di residualit della detenzioneIn base a tale principio lordinamento prevede strumenti adeguati affinch la carcerazione sia lultima e residuale misura da applicarsi (extrema ratio). Sono state a tal fine previste misure completamente nuove tese a responsabilizzare un minore e a ridurre limpatto costrittivo ed afflittivo di modo che la carcerazione (sia cautelare sia quale esecuzione della pena) sia limitata al caso in cui vi siano insopprimibili preoccupazioni di difesa sociale altrimenti non tutelabili. (Art.22 del D.P.R. 448/88) Questo principio trova applicazione in misure, qualila Comunit. Il giudice pu ordinare il collocamento del minore in comunit, misura cautelare di livello intermedio tra la permanenza in casa e la custodia in carcere, ove sono rilevanti le iniziative di ri-socializzazione e re-inserimento sociale attivate dagli enti locali e dal privato sociale 19. il principio di autoselettivit del processo penaleTale principio tende a garantire il primato delle esperienze educative del minore sulla stessa prosecuzione del processo penale che viene pertanto, in un certo senso, ad autolimitarsi. Sulla base delle informazioni raccolte con riferimento alla personalit, la famiglia e lambiente di vita del minore, oltre che sul reato, il processo pu chiudersi con la dichiarazione di irrilevanza del fatto. Sempre nella stessa ottica il processo pu essere sospeso per dare avvio a un percorso operativo che sostituisce il giudizio processuale attraverso la c.d. messa alla prova, intesa appunto quale programma finalizzato ad approfondire le conoscenze sulla personalit del minore e mettere alla prova le capacit di cambiamento e di recupero. in tale contesto appare evidente limportanza dei Servizi Sociali, sia dipendenti dal Ministero della Giustizia che dagli Enti Locali, ai quali il D.P.R. 448/88 attribuisce fondamentali compiti di partecipazione e collaborazione volti ad integrare lattivit giurisdizionali 20. LE MISURE DI SICUREZZAIl D.P.R. stabilisce anche quali siano le misure di sicurezza applicabili al minore ossia: la libert vigilata e il riformatorio giudiziario (art.36) [2]. Va sottolineato come il legislatore abbia dedicato un ampio spazio alle misure di sicurezza, con lintenzione non di mutarne gli aspetti sostanziali rispetto a quelle applicabili ai maggiori di et, bens di ridisciplinarne gli aspetti esecutivi, adattandoli alle esigenze educative del minore. (art.36 del D.P.R. 448/88) Sono applicabili ai minorenni non imputabili ai sensi degli artt.97 e 98 c.p. (per non aver compiuto gli anni 14 o per incapacit di intendere e di volere, cosiddetta immaturit) autori di reato e ai minorenni condannati; nei confronti di minorenni la libert vigilata eseguita nelle forme previste dallart. 20 e 21 del D.P.R. 448/1988 e la misura del riformatorio giudiziario applicata soltanto per i delitti previsti dallart. 23 ed eseguita nelle forme dellart. 22 del D.P.R. 448/1988 . 21. ALCUNE FORME DI TUTELA GARANTITE DALLA LEGGE LA TUTELA PERSONALE DAI MEDIA Lart.13 del D.P.R. 448/88 prevede una particolare tutela per i minori sottoposti a procedimenti penali e recita testualmente Sono vietate la pubblicazione e la divulgazione, con qualsiasi mezzo, di notizie o immagini idonee a consentire lidentificazione del minorenne comunque coinvolto nel procedimenti. La disposizione precedente non si applica dopo linizio del dibattimento se il tribunale procede in udienza pubblica. DIMINUENTE DELLA MINORE ETA Lart.98 c.p., prevede che nella determinazione della pena si tenga conto della diminuente della minore et, in misura non eccedente un terzo, come previsto dallart. 65 del codice penale. PERMESSI PREMIO PER I MINORENNI Ai sensi del comma 2, dellart. 30 ter della legge 354/1975 (ordinamento penitenziario) ai condannati per la minore et possono essere concessi permessi premio della durata non superiore a 20 giorni ciascuno (anzich 15 giorni per gli adulti), per un totale di 60 giorni per ciascun anno di espiazione di pena (anzich 45 giorni per gli adulti) VITTO GIORNALIERO PER I MINORENNI Lart.11, comma 3, del D.P.R. 230/2000 Regolamento di esecuzione prevede che ai minorenni detenuti siano somministrati giornalmente 4 pasti intervallati, anzich i 3 previsti per gli adulti. In occasione del Ramadan i minori detenuti, nel rispetto della fede religiosa di ciascuno, possono consumare i pasti prima dellalba e dopo il tramonto ed consentito sostituire le pietanze a base di carne suina previste nelle tabelle vittuarie. 22. DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO In virt del decentramento amministrativo sono state demandate alle Regioni e agli Enti locali competenze e funzioni precedentemente appartenenti alla Giustizia Minorile e, conseguentemente, sono state trasferite a tali Amministrazione le relative risorse finanziarie. trasferimento alle Regioni delle funzioni socio-assistenziali e dellassistenza scolastica D.P.R. 24 luglio 1977, n.616; trasferimento alle Regioni in materia di formazione professionale- Legge 21 dicembre 1978, n. 845; disposizioni per la promozione di diritti ed opportunit per linfanzia e ladolescenza - Legge 28 agosto 1997, n.285; linee guida in materia di inclusione sociale a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dellAutorit Giudiziaria redatto dalla Commissione Nazionale Consultiva e di coordinamento per i rapporti con le Regioni, gli Enti Locali e il Volontariato a marzo 2008; linee guida in materia di formazione professionale e lavoro per le persone soggette a provvedimenti penali redatte dalla Direzione Generale per lattuazione dei provvedimenti giudiziari il 3 aprile 2009; legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, legge 8 novembre 2000, n.328; istituzione del Dipartimento Giustizia Minorile - D.P.R. 6 marzo 2001, n.55 decentramento di funzioni e risorse alle Regioni e agli Enti Locali - Legge costituzionale del 18 ottobre 2001, n. 3; riforma sanit penitenziaria - Trasferimento dellassistenza sanitaria in ambito penitenziario al Servizio Sanitario Nazionale ovvero delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie, delle attrezzature e dei beni strumentale. Lassistenza sanitaria viene assicurata attraverso le ASL - D.P.C.M. 1 aprile 2008 e D.lvo 230/1999. 23. D. P. R. 22.09.1988, n 448 Disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorennihttp://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls? urn:nir:stato:decreto.presidente.repub blica:1988-22-09;448!vig=