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Il colloquio nella relazione di aiuto IL COLLOQUIO E LA COMUNICAZIONE NELLA STRUTTURAZIONE DELLA RELAZIONE DI AIUTO

Il colloquio nella relazione di aiuto

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Il colloquio nella relazione di aiuto

IL COLLOQUIO E LA COMUNICAZIONE NELLA STRUTTURAZIONE

DELLA RELAZIONE DI AIUTO

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ASPETTI:CognitiviEmotivi/AffettiviRelazionali

OGNI COLLOQUIO COINVOLGE…

Accogliere (Ricevere, sentire, accettare, contenere)IndividuarePromuovere - MotivareOrientare/Indirizzare

OGNI COLLOQUIO DEVE…

Se è vero che il colloquio ha come sua finalità primaria l’esame del problema, èparimenti vero che ha, come seconda finalità, quella di stabilire una relazione

collaborativa con la persona.

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Il colloquio nella relazione di aiuto

SI PUÒ RICEVERE AIUTO SE…

Riconoscimento del problema

Richiesta di aiuto

Fiducia (si costruisce, confidare nelle capacità, affidarsi

Collaborazione al processo di cambiamento

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LA FIDUCIA SI STABILISCE SE…

Clima di accettazione (e non di selettività)

Capacità di cogliere i significati di chi chiede aiuto (e non cercare solamente di inquadrare il problema presentato, all’interno di una cornice schematica)

Trasmissione di un senso di comprensione profonda e di ascolto attento

Desiderio reale di comprendere più che di risolvere o prescrivere

Profondo rispetto dell’individualità dell’altro (evitare di creare situazioni di dipendenza)

Capacità di contenimento

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LA MOTIVAZIONEÉ relativa al convincimento e all’interesse autentico di entrambi i partecipanti ad aderire all’incontro e allo scambio comunicativo.Influenza il grado di strutturazione, le modalità di conduzione e l’andamento dello scambio comunicativo e dell’interazione.La motivazione riguarda sia il conduttore del colloquio che il soggetto. Per quanto riguarda l’operatore, egli deve essere motivato a condurre il colloquio, spinto da una motivazione consapevole volta alla conoscenza del soggetto o di alcune sue caratteristiche (finalità di aiutare l’altro). Ma la motivazione assume particolare importanza soprattutto in relazione a chi richiede aiuto: può essere personalmente motivato alla consultazione o essere stato inviato.Motivazione intrinseca: la persona richiede il colloquio per raggiungere un certo processo di conoscenza o perché convinto della necessità di chiedere aiuto. Motivazione estrinseca: la persona è sollecitata da situazioni esterne o da altre persone a chiedere aiuto. Un esempio di cliente con motivazione estrinseca che può comportare problemi di difficile soluzione è quello dell’adolescente condotto in consultazione dai genitori senza un autonomo convincimento. Un esempio di operatore con motivazione estrinseca è quello di chi si appresta ad una consultazione pur essendo molto stanco o con la mente altrove per problemi personali.

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PRESUPPOSTI

Il colloquio è reso possibile da uno specifico contesto motivazionale, nel quale:

• esiste una richiesta di aiuto;

• esiste una persona in grado di facilitare l’inizio di un percorso di aiuto;

• è condivisa l’idea che il colloquio non è una terapia e che è improbabile (benché• non impossibile) che dia luogo a una qualche forma di sollievo immediato;

• esistono delle aspettative (condivise) circa la possibilità di ricevere/fornire aiuto, direttamente o indirettamente

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QUALITÀ DELL’OPERATORE

personalità armonica e integrata

buona maturazione sul piano affettivo-emotivo

motivazione al compito e all’impegno richiesto

disponibilità al rapporto sociale

capacità di mettersi dal punto di vista dell’altro (sia cognitivo che affettivo), ma di mantenere la giusta distanza emotiva

curiosità verso il mondo interiore proprio e altrui

capacità di parlare con tatto e di avere rispetto verso l’altro

propensione all’apprendimento e a essere dotato di capacità di autoosservazione

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I COMPORTAMENTI DI CHI NON ASCOLTA

• non guarda mai negli occhi di chi parla• non mostra interesse• non può star fermo per più di cinque minuti• ha sempre troppo da fare• viene costantemente interrotto (visite, telefonate... anche se questo, nei Servizi, può

avvenire non per volere dell’Operatore)• fa troppe domande interrompendo chi parla• non smette mai di parlare• è troppo aggressivo• non è obiettivo• fraintende• intende ciò che gli conviene• non è abbastanza umile (pregiudizio)• sta troppo sulle difensive

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GRADO DI STRUTTURAZIONE DEL COLLOQUIO

Strutturato: il contenuto, la forma e la successione delle domande sono predeterminate.

Semistrutturato: una traccia di riferimento predetermina i contenuti delle domande, manon il numero, la forma e l’ordine.

Orientato: le domande vengono formulate in funzione degli argomenti o delle aree daindagare, senza predisporre una griglia predeterminata, ma vengono poste in manieraflessibile e funzionale al soggetto e possono approfondire o sondare altre aree secondol’andamento del colloquio.

Libero: si lascia al soggetto la scelta di organizzare la comunicazione e ampia libertà didecidere i contenuti e l’ordine con cui sono esposti, considerando tutte le modalità delloscambio comunicativo una forma di conoscenza dell’altro.La spontaneità o non direttività ha sempre come riferimento la finalità del colloquio.

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STRATEGIE DI CONDUZIONE

POLO DI CENTRATURA: si riferisce alla prevalenza dell’operatore o dell’intervistato nella gestione dei tempi, dei contenuti, e degli sviluppi del colloquio. Nel corso dello stesso colloquio è compito dell’operatore in certi momenti prendere l'iniziativa di fare degli interventi che favoriscano la comunicazione da parte del soggetto, in altri lasciar parlare spontaneamente il soggetto senza interferire, in altri ancora contenere un eloquio troppo fluente, ma anche confuso e disordinato, che rischia di diventare fuorviante.

DIRETTIVITÀ/NON DIRETTIVITÀ: è definita dal modo di porsi o non porsi dell’operatore in modo valutativo e giudicante verso l’intervistato. La non direttività va intesa come una tendenza perseguita con accorgimenti quali l’uso di domande in termini di ripresa di parole e concetti dell’intervistato, e un’adeguata calibratura del polo di centratura e dello stile di conduzione. Direttività intesa come direzione del colloquio a prevalenza dell’operatore.

STILE DI CONDUZIONE: sono modi di porsi dell’operatore verso l’intervistato a volte predeterminati, a volte condizionati dalle caratteristiche personali dell’operatore o del suo interlocutore. Sono riconducibili a quattro modalità: a) Stile duro, b) Stile amichevole, c) Stile consultivo, d) Stile partecipativo.

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JOININGPRESENTAZIONEIL PROBLEMAESPLORAZIONERESTITUZIONE/CONCLUSIONI

LE FASI DEL COLLOQUIO

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QUANDOCiclo vitale

IL SISTEMA DA PRENDERE IN CONSIDERAZIONEIllusione dello spazio individualeOsservatore è parte del sistema che osserva

CON GLI OCCHI DI CHI

LA GRIGLIA DI LETTURA

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LA TRAPPOLA DEL PERCHÉ

Fa emergere la spiegazione causale di un evento o di una esperienza

Portano alla luce la punteggiatura del cliente sui fatti

Sono quindi un punto di vista e non la verità

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DI CHIARIFICAZIONEMi stai dicendo che… puoi chiarirmi in modo più preciso…Ma intendevi dire che…Mi può dire qualcosa di più al riguardo…Può esplicitare meglio il suo pensiero…

ESPLORATIVAPer avere più informazioni si aspetti del racconto fatti in maniera troppo genericaPortano ad approfondire e a riflettere, a esplorare l’esperienzaCon chi, quando, dove, cosa

FOCALIZZAZIONEServono a riportare l’attenzione su aspetti che si ritengono importanti quando c’è un eccesso di divagazione

INVESTIGATIVA – MOTIVAZIONIFar emergere i valori, le motivazioni fondamentali sia della richiesta di aiuto sia nell’organizzare la propria esistenza. Le convinzioni alla base di scelte.Significati, «cosa c’è di importante per te…»

DOMANDE

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Il colloquio nella relazione di aiuto

DOMANDE

Qual è il problema?”, “Di che si tratta?”, “Per quale motivo è qui?” Ora mi può dire in breve in che cosa desidera che l’aiuti?Può spiegare, con le sue parole, in che cosa consiste il suo problema

SPECIFICAZIONE DEL PROBLEMASi tratta di ottenere un’ampia e precisa descrizione del problema lamentato attualmente dalla persona.

Molto spesso non si tratta di un problema, ma di problemi. A volte sono prospettati dalla persona come un insieme articolato e complesso, a volte come qualcosa diassolutamente caotico. Altre volte sono prospettati secondo una gerarchia di importanza soggettiva: la persona vede un problema fondamentale, che rappresenta il motivo per cui ha chiesto l’appuntamento, ma sullo sfondo ne vede e ne indica anche altri

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DOMANDEANALISI

Questo segmento del colloquio tende, innanzitutto, a individuare (eventuali) situazioni che possono fungere da antecedenti e avere un ruolo determinante nel presentarsi del problema.

Ora le spiegherò che cosa sto cercando. In questo momento mi interessa unacosa: io non credo che questo/i problemi sopraggiungano come fulmini a ciel sereno, cideve essere qualcosa che li fa emergere.

ALLARGAMENTO

Si tratta di un allargamento ai problemi attuali e le domande sono volte a individuare e specificare tutti i problemi, al di là del problema iniziale.

Torneremo successivamente su questo punto. C’è qualche altro problema oltre questi?

STORIA DEI PROBLEMI

Da quanto tempo ha questo problema?

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DOMANDE

STORIA PERSONALE

Fino ad ora abbiamo ricostruito assieme i problemi che la disturbano. Ora vorrei che mi facesse conoscere qualcosa delle altre facce della sua vita... tutto quello che non c’entra con questi problemi?

ASPETTATIVE DI AIUTO

Questo è dunque il motivo per cui si è rivolto/a al nostro centro?Di che tipo di aiuto avrebbe bisogno?Cosa si aspetta che potrebbe fare il nostro centro?

FORMULAZIONE CONCLUSIVA E CHIUSURA.

Questa volta tocca a me parlare... vorrei presentarle l’opinione che mi sono fattadei suoi problemi... e cercare di spiegarle quali strumenti possiamo metterle a disposizione

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RIFORMULAZIONE

Se ho capito bene…Lei mi sta dicendo che…Possiamo dire che…Mi sembra di capire che…In altre parole…

A specchio…Rimandare all’altro un contenuto esplicitato o una emozione manifestata

DelucidanteRimandare ipoteticamente all’altro ciò che forse voleva dire o sentire, a partire dalle sue affermazioni. Far emergere ciò che è latente

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ASSIOMI COMUNICAZIONE

Impossibilità di non comunicareAccettare la comunicazioneRifiutare la comunicazioneSqualificareUso del sintomoDisconfermare

Contenuto e relazionePunteggiatura degli eventiInterazione complementare e simmetrica / patologie

Contesto e metacontesto

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COMUNICAZIONE NON VERBALE

i gestile espressioni del volto

l'aspetto fisicole posture

l'orientamento e le distanze nello spaziogli atteggiamenti

le intonazioni della vocei segni tracciati sul corpo

il tattol'odore

l'abbigliamento

Tutti quegli elementi estranei al linguaggio che ci permettono di comprendere qualcosa di una persona

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FUNZIONI COMUNICAZIONE NON VERBALE

Rinforzare e supportare la comunicazione verbale, rendendola più efficace mediante gesti,movimenti del corpo o degli occhi, modificazioni del tono della voce o della mimicafacciale, che possono ad esempio veicolare una richiesta di attenzione o di consenso,ribadire o illustrare quanto detto in parole, mettere in rilievo una parte del discorso, ecc..Integrare la comunicazione verbale per esempio completando un concetto o un pensieroespresso a parole con un indicatore dello stato emotivo quale il tono della voce o la mimicafacciale.

Sostituire la comunicazione verbale per esempio con gesti simbolici (es. alzare le mani insegno di resa; segnalare l’alt con la mano; alzare il pugno in segno di sfida ecc..), -

Metacomunicare cioè trasmettere come deve essere intesa la comunicazione verbale inquel contesto

Regolare il flusso comunicativo e la relazione per esempio schiarendosi la voce o alzandola mano per chiedere la parola, annuire col capo per assentire e invitare a proseguire,avvicinarsi o allontanarsi per dimostrare interesse o per segnalare l’intenzione di terminarelo scambio comunicativo, alzare il tono della voce, abbassare o alzare lo sguardo ecc..La comunicazione non verbale permette anche di creare maggiore intimità e diraggiungere l'interlocutore sul piano emotivo.

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DINAMICHE NEL COLLOQUIOOgni scambio verbale comporta l’instaurarsi di una relazione fra i partecipanti.La consapevolezza del tipo di dinamiche attivate aiuta a valutare la qualità del colloquio eall’operatore comprendere il proprio comportamento

Intensità della relazione - Per intensità della relazione s’intende il grado di coinvolgimento emotivo dei partecipanti al colloquio.

Qualità della relazione - La qualità della relazione può essere descritta attraverso alcune dicotomie comportamentali, poste lungo un continuo d’intensità: cooperazione/competizione, dominanza/sottomissione, fiducia/diffidenza, apertura/chiusura, controllo/adattamento, seduzione/rifiuto.

Contatto psicologico - Complesso insieme di disposizioni verso di sé e verso l’altro che dà luogo ad una “apertura” relazionale che permette di comunicare in modo sincero, partecipato e congruente, e di essere ascoltati con interesse e partecipazione, senza distorsioni e fraintendimenti.

Congruità della dinamica relazionale – Fa riferimento alla congruità dell’intensità della relazione, della qualità della relazione e del contatto psicologico rispetto alla tipologia del colloquio e alle sue finalità.

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MISURE DI SICUREZZA

Strategie psicologiche di natura più o meno cosciente che le persone adottano per fare fronte a pericoli o minacce reali o presunte provenienti dall’interazione con altre persone. Queste misure di sicurezza nei colloqui tendono a presentarsi quando la motivazione alla richiesta di aiuto è estrinseca.

Le misure di sicurezza influiscono sulla dinamica relazionale e sul contenuto della comunicazione, e in alcuni casi non permettono di portare a termine il colloquio in modo soddisfacente. Ma possono anche fornire importanti informazioni.

ELUSIONESEDUZIONE COMPIACENTE

RIBELLIONE

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Elusione: omissione di informazioni importanti, e offerta di informazioni generiche, banali,o altre rispetto alla domanda, evitando di esprimere ciò che realmente si sa, si pensa e sisente Modalità comunicative e relazionali elusive possono essere attuate per esempiorispondendo ad una domanda con un'altra domanda, con il parlare per allusioni o di terzepersone, con l’uso del soggetto impersonale, dichiarando la propria ignoranza oincompetenza su un determinato argomento, facendo precedere la risposta da unpreambolo che attenua o inficia le affermazioni successive, sminuendo un’affermazionecon una serie di ma e di se, dando più informazioni di quelle richieste in modo da avere lospunto per cambiare argomento, sostituendo l’espressione di un sentimento con un altropiù neutro od adeguato è quello che per esempio usiamo anche nella vita quotidiana: difronte alla domanda in cui qualcuno chiede "ma cos'hai" e noi rispondiamo "sono stanco.

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Il colloquio nella relazione di aiuto

Seduzione compiacente: si caratterizza per una modalità comunicativa e relazionale che tende ad ottenere la benevolenza e l’indulgenza dell’intervistatore Un indizio di una modalità di questo tipo si può intravedere, specialmente nei momenti iniziali del colloquio, quando l'intervistato fa delle dichiarazioni di interesse o delle lusinghe fuori luogo, che non hanno particolare senso

Ribellione: si caratterizza per atteggiamenti manifesti di non collaborazione. Nei casi più eclatanti si può manifestare con il silenzio, il silenzio prolungato, oppure con la menzogna ostentata, nel senso che l'interlocutore fa capire chiaramente che vi sta raccontando una bugia, o con atteggiamenti provocatori di scherno e svalutazione dello psicologo o della sua professione. Ci sono modalità meno evidenti che consistono nella trasgressione delle regole implicite del colloquio, e la competizione rispetto all’acquisizione di un ruolo dominante (Es. stabilire il contenuto della comunicazione, cercare di imporre il ritmo della comunicazione, fare domande, interrompere lo psicologo quando parla, fare commenti fuori luogo, ecc..).

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AFFRONTARE LE MISURE DI SICUREZZA

Bisogna metacomunicare cioè comunicare qualcosa sulla dinamica relazionale: trovare leparole per comunicare che nella comunicazione c'è un tipo di problema e cercare dirisolverlo e ripristinare una dinamica relazionale sufficiente a portare avanti il colloquio.

Per esempio nel caso eclatante della motivazione estrinseca se uno si accorge che c'è unadinamica di questo tipo bisognerebbe fermarsi e dire: guardi io comprendo che lei sia quicontro la sua volontà e che magari si anche irritato per il fatto di essere qui, perònonostante tutto lei è venuto. Forse però c’è qualcuno che è preoccupato per la suasituazione e che vorrebbe che lei la risolvesse. Io sono qui comunque a sua disposizione sec'è qualcosa di cui interessa a lei parlare e io sono qui per ascoltarla.

Il problema delle misure di sicurezza è molto legato allo scopo del colloquio e allamotivazione.

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I VINCOLI sono le condizioni di base:gli atteggiamenti del cliente nei confronti dell’operatorelo stile del Counselor nel rapportarsi a chi chiede aiuto

Gli OBIETTIVI sono le mete negoziate, comprese, concordate, regolamentate, riesaminate

I COMPITI comprendono tutte quelle attività esplicate sia da chi chiede aiuto che dall’operatore nel perseguire gli obiettivi.

Il termine alleanza riconduce ai concetti di collaborazione, patto, accordo, relazione.

Premessa principale di ogni processo di aiuto è che la persona si sposti da una posizione di impotenza ad una in cui gestisca e sia responsabile del proprio comportamento e della propria vita, anche se si sente debole e indifeso.

ALLEANZA OPERATIVA

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SINDROME DA BURNOUT

COSA ÈSindrome da stress che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto specie se rivolte a persone che vivono stati di disagio o sofferenza o che implicano attività che riguardano le relazioni interpersonali.

I soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato.

Il burnout comporta esaurimento emotivo, depersonalizzazione, un atteggiamento spesso improntato al cinismo e un sentimento di ridotta realizzazione personale. Il soggetto tende a sfuggire l'ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi.

Sintomi: deterioramento dell'impegno nei confronti del lavorodeterioramento delle emozioni originariamente associate al lavoroun problema di adattamento tra persona ed il lavoro

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SINDROME DA BURNOUT

LE FASILa sindrome si manifesta generalmente in quattro fasi.

Prima fase - preparatoria, è quella dell'"entusiasmo idealistico" che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale.

Seconda fase - ("stagnazione") il soggetto, sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L'entusiasmo, l'interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire.

Terza fase - ("frustrazione") il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; comportamenti di fuga dall'ambiente lavorativo.

Quarta fase ("apatia") - l'interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente e all'empatia subentra l'indifferenza.