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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1 DCB Padova - In caso di mancato recapito restituire al C.M.P. di Padova detentore del conto Periodico - Anno XXI numero 1/6 15 MARZO 2011 idee, progetti, azioni per un mondo solidale e sostenibile SPECIALE LA CULTURA DEL FOSSO 10

La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

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Periodico - Anno XXInumero 1/6 15 MARZO 2011

idee, progetti, azioni per un mondo solidale e sostenibile

S P E C I A L E L A C U L T U R A D E L F O S S O

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Page 2: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

L’Italia è “Paese gastronomico” per eccellenza. Il buon gusto in tavola e il calore dell’ac-coglienza sono il frutto di una lunga tradizione conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. La valorizzazione di questo patrimonio di sa-pori e saperi passa anche attraverso un nuovo modello ristorativo ‘esportabile’ all’estero e im-mediatamente identificabile come tipicamente italiano per gusto, stile e offerta commerciale.

Uno spazio dove assaporare in modo rilassato ed informale la tipica cucina italiana e la sua storia attraverso i piatti più rinomati della tradizione.

Un’area dove la sperimentazione dell’eccellenza culinaria passa attraverso la degustazione, la cono-scenza e l’acquisto dei prodotti tipici made in Italy.

Un luogo dove il prodotto alimentare diventa espe-rienza sensoriale, cultura, intrattenimento.

Il buon gusto in tavola e il calore dell’accoglienza made in Italy

Consorzio I Buoni Convivi a r.l.Via Porto, 8 – 35028 Piove di Sacco (Pd) - Tel. (+39) 049 9704413 - Fax (+39) 049 9702221

[email protected] www.wigwam.it

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INSEGNA ITALIATHE BEST OF ITALYIdentità e cultura del mangiare italiano

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un modello di Ristorante e Shop tipicamente ‘made in Italy’ per il mondoun franchising che nasce dall’esperienza dei Wigwam Club

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Page 3: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

L’Italia è “Paese gastronomico” per eccellenza. Il buon gusto in tavola e il calore dell’ac-coglienza sono il frutto di una lunga tradizione conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. La valorizzazione di questo patrimonio di sa-pori e saperi passa anche attraverso un nuovo modello ristorativo ‘esportabile’ all’estero e im-mediatamente identificabile come tipicamente italiano per gusto, stile e offerta commerciale.

Uno spazio dove assaporare in modo rilassato ed informale la tipica cucina italiana e la sua storia attraverso i piatti più rinomati della tradizione.

Un’area dove la sperimentazione dell’eccellenza culinaria passa attraverso la degustazione, la cono-scenza e l’acquisto dei prodotti tipici made in Italy.

Un luogo dove il prodotto alimentare diventa espe-rienza sensoriale, cultura, intrattenimento.

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Tutto il materiale ricevuto e non richiesto (testi e foto), anche se non pubblicato, non sarà restituito.

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Wigwam Editore, via Porto 8, 35028 Piove di Sacco (Pd).Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi

ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana che così dispone: “Tutti hanno diritto di

manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione”.

La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce

alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito.

Costo copia: € 7,00; arretrati € 12,00

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Wigwam Newsnumero 1/6 • 15 marzo 2011

In copertina:fossi in primavera con

fioritura di ranuncoli d’acqua ad Arzerello di Piove di Sacco

EDITORIALESviluppo insostenibile:terremoto in Giappone, lezione per il Mondodi EfrEm TassinaTo

wIgwAm InTERvISTA I PROTAgOnISTISerenella Moroder Assessore Turismo Regione Marchedi EfrEm TassinaTo

Marino FinozziAssessore Turismo Regione Venetodi EfrEm TassinaTo

SvILUPPO InSOSTEnIbILEEsondazione del Bacchiglione l’1-2 novembre ’10:qualcosa da fare per miglioraredi GiorGia DaLLa sanTa

LA vIA DI KAROL Andar per piccoli santuari,un itinerario che è anche una filosofia di vitadi Don mario LUsEK

COmUnI A SvILUPPO SOSTEnIbILEBadia Calavena, crocevia tra tradizione ed innovazionedi EmanUELE ansELmi

TURISmO & CULTURAViaggio a Ericedi anna franCa LomBarDo

SPECIALE:LA CULTURA DEL FOSSO Quaderni Wigwam: “La Cultura del fosso”di aDriano smonKEr

SULLA vIA SALARIA TURISTICAUn progetto europeo per il turismosostenibile nei Monti della Laga di sTEfano Carrano

LA vIA DI KAROLA Genazzano, dove il ricordo del Papa rivive in un affrescodi anDrEa fEsTUCCia

ITInERARIO PICCOLI SAnTUARIItinerario piccoli santuari,primi passi per un progetto europeodi miCHELa BoZZaTo

gAL E AREE RURALILa Via di Karol attraversa il Venetodi miCHELa BoZZaTo

TERRITORISicurezza Idraulica di Piove di Sacco e dei territori limitrofidi aLiCE GriGoLETTo

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RUbRIChEil metodoConnessione: un mondo di possibilitàdi franCo Dario

sindaci Patto dei Sindaci:un progetto europeo perla riduzione di CO2 di anDrEa GriGoLETTo

wigwam celIl mondo di Peper a Badia Calavena di TECLa soaVE

i buoni conviviLa cucina dello spiritodi Erminio LaVia

territorio&ambienteLa valutazione integrata: l’impatto sanitariodi marCo sTEVanin

sport&benessereUn club e una scuola per giovani sportividi aVELio mariniRosati Calcio una Scuola Calcio diversadi CLaUDio VaLEriIl Ruolo del Preparatore Motorio nella Scuola Calcio di CrisTiano ToTi

LE PAgInE wIgwAm nOTIzIE DAI CLUb• Giardini da gustare” ad Este in Fiore di mariaGraZia DammiCCo

• Mozambico, terra da scoprire di mario sanTi

• VicinoOriente, antiche bellezze e moderne opportunità di marTina LanDo

• “Semi di Giustizia”all’Ottobrata de Il Presidio di EmanUELE CEnGHiaro

• Il Circolo “Territorio della Madonna Bruna” • Una serata al Micca con la musica delle piccole fattorie di aVELio marini

• Giardini in volo in una magica serra di mariaGraZia DammiCCo

• Alleanza delle cooperative ed energie rinnovabili di PiETro CasETTa

bIbLIOTECA

TESSERE

wIgwAm ShOP&gADgET

wIgwAm mARKET

SOMMARIO

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wIgwAm® nEwS newsletter of the wigwam®

Periodico quindicinale Registrazione Tribunale di Padova n.1198 del 24.2.90

Direttore Responsabile Efrem Tassinato

Redazione Benedetto Giovanni Roselli

grafica e impaginazione Serena LonghinGiorgia Zago

hanno collaborato Emanuele Anselmi Michela Bozzato Stefano Carrano Pietro Casetta Emanuele Cenghiaro Giorgia Dalla Santa Franco Dario Irene De LorenziAndrea Festuccia Andrea GrigolettoAlice Grigoletto Martina Lando Erminio Lavia Anna Franca Lombardo Mario LusekAvelio Marini Mario Santi Adriano Smonker Tecla SoaveMarco StevaninCristiano Toti Claudio Valeri

Ref. fotografiche Archivio WigwamiStockphotoFlickrYouReportFrancesca Saccani

Stampa Tipografia Tiozzo sncPiove di Sacco

Redazione e Amministrazione Wigwam Editore Via Porto, 835028 Piove di Sacco (Pd) Tel. 049 9704413 - Fax 049 9702221 [email protected]

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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EDITORIALE

Sviluppo insostenibile:terremoto in Giappone,lezione per il mondo

Le catastrofi naturali si possono prevedere. Oltre certi limiti ed ampiezza ci si può anche attrezzare per tempo, limitando tantissimo i danni se non proprio evitarli del tutto. Il terremoto di intensità 10 della scala Richter e il conseguente tsunami, che l’11 marzo 2011, ha colpito la parte sudorientale del Giappone, rappresenta un

evento assolutamente fuori del normale ma, se è accaduto, significa che può capitare. Ec-come! Peraltro ha colpito un Paese, che coi terremoti ci convive perciò, sistematicamente costruisce con criteri antisismici. Ma se uno scossone di tal fatta, avesse colpito l’Italia, ben poco ne sarebbe rimasto in piedi.

A ciò, si aggiunge la dispersione radioattiva, dovuta ai danni subiti dalla centrale nuclea-re di Fukushima, che ora gli addetti ai lavori si affrettano a dire che quella non è proprio dell’ultima generazione, benché tra le considerate più sicure. C’è da ripetersi se sia proprio questa la ragionevole, unica, prospettiva per cui si giustificano i costi e i rischi da sostenere per il progresso. Oppure vi siano altre strade o un altro modello di sviluppo. Ed ancora: che progresso sarà mai se le risorse naturali, includendo in queste il territorio, saranno divorate in men che non si dica per sostenere il vorticoso e progressivo aumento dei consumi? Ecco, si dovrebbe lavorare ad un’equazione: far si che il progresso sia ottenuto con una dinamica inversamente proporzionale al consumo di risorse. A partire dal buon governo del territorio ad esempio, valorizzando quelle immateriali come la cultura e l’organizzazione, favorendo la competizione ma per la solidarietà. Certo che è una questione di educazione! Esattamente come quella che ci porta ad un comportamento civile. Così, in questo numero ospitiamo il Quaderno Wigwam “La cultura del fosso”, un inserto mirato a divulgare le buone prassi della cura e valorizzazione delle rete idraulica privata e, nel contempo, “Esondazione del Bacchiglione” un breve report sul lavoro svolto dalla Squadra tecnica Wigwam SIS per monitorare cause e conseguenze dell’alluvione del 1-2 novembre 2010 nel Sud-Est Padovano e le relative indicazioni di intervento. Come dire che se le grandi catastrofi naturali sono in buona misura evitabili con una attenta, lungimirante e responsabile programmazione, ciò non possa prescindere dalla consapevolezza che ogni cittadino debba fare la sua parte.

Un’altra importante sezione del giornale è dedicata al turismo: della cultura, delle vie della fede, dell’ambiente e dei sapori di cui l’Italia è un’inesauribile cornucopia. Ne potrebbero uscire posti di lavoro e ricchezza; peraltro, se questo patrimonio non è “fatto fruttare”, per-ciò manutenuto, deperisce. Così, al mancato guadagno, se ne aggiunge il danno. Non solo la “Salaria Turistica” e “La Via di Karol”, ma anche casi virtuosi come Badia Calavena tra le montagne della Lessinia nel veronese e quello scrigno di molteplici civiltà mediterranee che è Erice, dimostrano che la strada è assolutamente e convenientemente praticabile.Noi dei Wigwam queste cose le diciamo, le scriviamo e, per quanto sta nelle nostre possi-bilità, le realizziamo, o almeno ci mettiamo in gioco in prima persona. Abbiamo la speranza che questo serva da esempio e che sempre più persone ci si mettano, in specie quelle che hanno responsabilità in scelte di governo che dovrebbero tener conto che se non altro, non potranno sottrarsi al giudizio della storia.

Efrem TassinatoPresidenteCircuito Wigwam®

[email protected]

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serenella moroder

Serenella Moroder, è assessore al turismo della Giunta Regiona-le delle Marche, è nata il 29 apri-

le 1959 a Badolato. A Roma frequenta la Facoltà di Architettura. All’inizio de-gli anni Ottanta Serenella e il marito Alessandro si trasferiscono ad Ancona

per riprendere in mano l’azienda agri-cola che appartiene alla famiglia Moro-der dalla metà del Settecento. Èl’inizio di una intensa avventura umana e im-prenditoriale. Convinta che un’accre-sciuta coscienza delle potenzialità del territorio favorisca anche un maggiore

sviluppo della Regione, ha dato vita ad una serie di iniziative ed eventi culturali tra cui “Marche da scoprire” che costi-tuisce una vetrina delle eccellenze mar-chigiane.

Sembra oramai essere chiaro a tut-ti che l’offerta turistica può rap-presentare una leva di vero rilancio dell’economia italiana. Più di molti al-tri settori. Come si sta attrezzando in proposito, la Regione marche?Siamo confortati dalle rilevazioni del nostro Osservatorio per il Turismo che decisamente ci dice che i dati sono buoni e testimoniano una interessan-te tenuta del turismo marchigiano nel 2010. Questo, in un quadro di congiun-tura internazionale negativa che la no-stra regione comunque è riuscita a fron-teggiare con una politica dell’ospitalità e con la promozione. Il risultato è stato che il movimento turistico nelle struttu-re ricettive delle regione Marche ha re-gistrato un significativo incremento sia dei turisti stranieri che di quelli italiani.

mercato domestico, europeo, mon-diale anche di paesi emergenti come ad esempio la Cina e l’India: tre diret-trici per strategie di marketing diffe-renziate. La Regione marche, quale piano ha in proposito? Indubbiamente, anche la nostra regio-ne, avendo una notevole tradizione di rapporti di interscambio, in specie di

marche terra da scoprire:di paesaggi, prodotti tipici, luoghi dello spirito

di EfrEm TassinaTo

Il Circuito Wigwam intervista l’Assessore al Turismo della Regione Marche Serenella Moroder.

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export del manifatturiero e delle pro-duzioni agroalimentari di qualità, sta tenendo d’occhio le grandi economie emergenti anche per quel che attiene i flussi turistici. Chi arriva da molto lon-tano solitamente utilizza l’aereo, quindi nella scelta di località per l’attivazione di iniziative promozionali all’estero, ter-remo particolarmente conto delle de-stinazioni collegate con l’aeroporto di Ancona/Falconara. Sono avviati con-tatti anche con gli Istituti di Cultura, i Consolati, gli Uffici dell’Agenzia ENIT e dell’ICE, presenti nelle aree di interesse per la nostra regione, per programma-re ed attuare iniziative culturali.Strategico anche lo sviluppo del co-marketing con le compagnie aeree operanti presso l’aeroporto Raffaello Sanzio e con la Società Aerdorica. Tra le novità posso segnalare, in linea con quanto richiesto dagli operatori del set-tore, il Buy Marche, un’iniziativa in cui i buyer stranieri e italiani hanno la possi-bilità di visitare i territori delle cinque province partecipando a educational tour e workshop. Buy Marche, intende offrire la possibilità agli operatori, che già vendono le Marche, di allargare la loro programmazione commerciale a zone nuove della regione, permetten-do agli operatori che non conoscono le realtà turistiche della regione, di inseri-re le Marche nella loro offerta. Sul pia-no nazionale, per le Marche molto im-portanti come aree che generano flussi turistici sono la Lombardia e il Veneto ed è quindi verso queste regioni che in-dirizzeremo iniziative di promozione. Il Buy Marche sarà quindi rivolto anche ai tour operator specializzati nazionali. Altrettanto significativa sarà l’organiz-zazione di iniziative promozionali nel-la città di Roma, dove vive una comu-nità di marchigiani assai numerosa. Nel 2011 le Marche saranno sotto i riflettori per il Congresso Eucaristico Nazionale: questo evento prevede l’arrivo nella re-gione di circa 400.000 persone. Strate-

gica risulterà quindi un’iniziativa mirata ai giornalisti, operatori e organizzato-ri per far conoscere il grande patrimo-nio religioso della regione e gli itinerari specifici, invitando i tour operator a of-frire pacchetti in questo settore.

Un progetto come quello della Sala-ria Turistica e, per estensione dell’Iti-nerario Europeo dei Piccoli Santuari “La via di Karol”, pensa possa essere uno strumento utile in questa ottica?Certamente, se parliamo di promuover-ci su Roma, non possiamo non conside-rare che la naturale direttrice di pene-trazione dalla Capitale verso la nostra regione è storicamente proprio la Via Salaria. Peraltro questa strada, porta in-nanzitutto ad un territorio, come quel-lo del Piceno e più in generale del sud delle Marche che più sta soffrendo del-la crisi e quindi va aiutato anche in ter-mini di promozione delle sue valenze turistiche. Lungo la Salaria, oltre che come Via della Fede, basti pensarla come il per-corso che per centinaia di anni ha con-dotto i benedettini di Farfa ai possedi-menti marchigiani e a Santa Vittoria in Matenano, che è stata la loro capitale sul versante Adriatico, vi si trovano par-chi nazionali e stazioni termali. Se poi la Salaria Turistica potrà connettersi con la Mitteleuropa e l’Est Europa con “La Via di Karol”, otterremo che a maggior ra-gione le Marche diventeranno la porta dei pellegrini, e non solo, che da quei Paesi saranno diretti a Roma. Tengo a precisare, che le Marche attuano il pro-getto denominato “La Salaria: un itine-rario storico, culturale e religioso per il turismo” insieme alla Regione Lazio, in virtù della legge 27 dicembre 2006, n. 296 e del Decreto del Presidente della Repubblica 24 Luglio 2007, n.158.

I progetti “Salaria Turistica” e “La via di Karol” rappresentano per il Circu-ito wigwam che li sta concretamen-

te realizzando occasioni per scoprire e fruire insieme alle bellezze artisti-che e naturali e rinfrancarsi lo spirito sui luoghi della fede popolare più ge-nuina, conoscere e “consumare” piat-ti della cucina tradizionale e prodot-ti tipici. Quali eccellenze secondo lei possono essere proposte?L’attività promozionale messa in campo dalla Regione nel settore agroalimenta-re è principalmente rivolta al sostegno delle aziende sotto il profilo commer-ciale per creare le migliori condizioni possibili alla collocazione dei prodotti.Collateralmente sono state avviate azioni al fine di conquistare una mag-giore visibilità del territorio, anche tra-mite le missioni incoming degli opera-tori esteri del settore, promuovendo soprattutto il vino ed il “paniere agro-alimentare” che costituiscono il tessuto connettivo alla base della nostra offer-ta turistica regionale. Turismo, ambien-te, cultura e le tante eccellenze gastro-nomiche formano infatti la cosiddetta “alta qualità della vita”. Le Marche, pre-sentano, per tradizione, una vasta vo-cazione nella produzione di prodot-ti alimentari: formaggi, tartufo, vini, oli extravergini di oliva, carni bianche e rosse, prodotti ittici, salumi, pasta in specie quella all’uovo di cui è rinoma-ta quella di Campofilone; essi formano insieme un quadro complesso e artico-lato, composto da un’ ampia rete di im-prese, circa tremila, in massima parte di piccole dimensioni ma di grande qua-lità. Le produzioni sono volte a soddi-sfare, nicchie di mercato nemmeno tan-to piccole, che richiedono prodotti di alta gamma, differenziati propri di una domanda – nazionale ed internaziona-le – tendente a riscoprire ed a reinter-pretare i valori della tradizione mediter-ranea. Tale reinterpretazione, non può prescindere dallo stretto legame con il territorio: dalla riscoperta delle antiche cultivar, alla produzione di pasta con grani appartenenti alla storia del pro-gresso agricolo regionale, dalle carni ai loro derivati prodotti con razze autoc-tone, sino alle marmellate fatte con va-rietà tipiche di frutta della regione e ai tartufi pregiati.

“...Buy Marche, intende offrire la possibilità agli operatori, che già vendono le Marche, di allargare la loro programmazione commerciale a zone nuove della regione...”

serenella moroder

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marino Finozzi (Lega), impren-ditore, è nato il 28 ottobre 1961 a Thiene, in provincia di

Vicenza, e risiede a Fara Vicentino. Dal 1990 e fino al 1995 è consigliere provin-ciale a Vicenza. Dal 1996 al 1997 è vi-cesindaco e assessore ai lavori pubblici del Comune di Thiene. Diventa quindi assessore provinciale ai lavori pubbli-ci di Vicenza, incarico che ricopre fino al 2000 quando viene eletto per la pri-ma volta consigliere regionale nelle li-ste della Lega Nord. Dal 2000 al 2005 è assessore regionale alle attività produttive e alla piccola e media impresa. Confermato consigliere nel 2005, viene nominato presiden-te del Consiglio regionale, incarico che ricopre per l’intera passata le-gislatura. Le consultazioni regiona-li del 28/29 marzo scorzo lo confer-mano consigliere regionale.

Assessore Finozzi, la Regione del veneto, oggi più che mai rappre-senta un territorio cerniera tra la mitteleuropa e i Paesi balcanici ed esteuropei e il Centro Italia. C’è un disegno strategico per-ché non sia esclusivamente area di transito o destinazione emi-nentemente balneare, ma aspi-ri a catturare flussi di nuovo tu-rismo? Ci stiamo lavorando orami da qual-che anno e credo che i primi risul-tati siano interessanti. Accanto ai

punti fermi, alle colonne portanti del tu-rismo veneto, sta crescendo una cultu-ra dell’ospitalità veneta, con un ricono-scimento delle eccellenze turistiche del nostro territorio. È evidente che si tratta di lavorare in prima battuta sul prodot-to, creando i presupposti perché l’of-ferta sia stabile, duratura, organizzata e “vendibile” al grande pubblico. Il turi-smo del territorio è di per sé un turismo itinerante per cui diventa fondamenta-le organizzarlo al meglio e poi canaliz-zarlo e commercializzarlo in relazione ai

target di possibili turisti. La segmenta-zione sarà importante perché si passa dall’escursionismo ad un turismo di più giorni che consente al turista di vivere il territorio nelle sue diverse espressioni turistiche, culturali, artistiche, storiche.

Tra gli altri il Circuito wigwam, sta sviluppando il progetto “Itinerario europeo dei piccoli santuari - La via di Karol” che parte dalla Polonia e, attraversando paesi come la Slovac-chia e l’Austria, passano necessa-

riamente per il Delta Po e il Po-lesine dopo avere interessato regioni come il Friuli venezia giu-lia e il veneto ed a seguire, l’Emi-lia Romagna, le marche, l’Umbria e il Lazio. nei piani di promozio-ne turistica di tali regioni ricor-re spesso l’interesse per la pro-mozione degli arrivi dall’Est ed anche per gli itinerari della fede perciò immaginiamo possa esser-vi campo di lavoro comune. Che strumenti potrebbe predisporre la regione per aiutare e semmai, vista la sua posizione strategica essere tra i protagonisti di que-sto progetto?Considero queste grandi direttri-ci da Lei tracciate molto impor-tanti per il turismo del futuro e in particolare per il turismo dei Paesi emergenti dell’Est Europa. Su alcu-ni mercati, quali Polonia, Repubbli-ca Ceca e Russia siamo già presen-

marino finozzi

Veneto:porta per il turismo dall’est, oltre al balneareanche le vie della fededi EfrEm TassinaTo

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ti con le nostre offerte più interessanti e molto lavoro c’è ancora da fare, an-che perché i segnali di crescita (3-8% di crescita annuale delle presenze) pos-sono essere forieri di incrementi consi-stenti e di un flusso turistico consolida-to. Ma anche la nostra offerta si deve adeguare alle esigenze di questi nuo-vi turisti, ai loro stili di vita, ai loro modi di fare vacanza che non sempre rispec-chia le nostre organizzazioni d’impresa e di ospitalità. Il progetto da lei deli-neato non ci vede estranei, in quanto siamo partner con le regioni limitrofe di taluni progetti innovativi. Penso alla Grande Guerra con gli amici del Friuli, alle Dolomiti patrimonio dell’UNESCO,

al turismo per tutti con Emilia Romagna e altre regioni, al turismo religioso con Umbria, Lazio, ecc..

Il Circuito wigwam, sta costruendo, insieme ai gal Leader una aggrega-zione di progetto che punta a coin-volgere tutti gli enti locali, provin-ciali e regionali, nonché i consorzi di promozione turistica e le diocesi che stanno lungo il percorso defini-to “La via di Karol”. La Regione ve-neto che parte vorrà avere e quale sostegno darà?Come le dicevo il turismo religioso è uno dei nuovi filoni sui quali ci stiamo orientando per sviluppare nuove forme

di turismo in Veneto e la Via di Karol è sicuramente un importante tratto che ci può portare all’Est Europa. In base al Progetto del turismo religioso vorremo diventare la porta di ingresso dei fede-li dall’est che attraversano il Veneto per “scendere” fino a Roma. Stiamo lavo-rando quindi per fare in modo che i no-stri luoghi di culto e le nostre principali chiese diventino tappe fondamentali di un viaggio/pellegrinaggio dei numerosi fedeli che ogni anno partono dai luoghi del Papa per arrivare a Roma. In questo senso stiamo sostenendo con interesse una iniziativa collaterale che si svilup-pa nel Bellunese “La via dei Papi” dedi-cata proprio ai soggiorni di Karol nelle splendide Dolomiti e a Papa Luciani in Cadore. Nuove espressioni quindi di un turismo del territorio veneto che guar-da a nuovi mercati e a nuove opportu-nità e motivazioni di soggiorno e di va-canza del turista.

“...Accanto ai punti fermi, alle colonne portanti del turismo veneto, sta crescendo una cultura dell’ospitalità veneta,con un riconoscimento delle eccellenze turistichedel nostro territorio...”

marino finozzi

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Conservare il passato...costruire il futuro

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ESONDAZIONE

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sviluppo insostenibile

Di fronte alla forza della natura si rimane sempre a bocca aper-ta. Soprattutto quando un ele-

mento naturale, come l’acqua di un fiu-me che scorre tranquillo entro i suoi argini, che ci nutre e ci purifica, bene prezioso e diritto di tutti, fondamentale per la vita, si trasforma improvvisamente in una forza incontrollata che ha il po-tere di distruggere persone e cose in un attimo. È quello che è successo nei

primi giorni di novembre nei territori del Veneto in provincia di Vicenza e Padova a causa della piena che si è sviluppata nel fiume Bacchiglione. Abbiamo cerca-to di capire cosa è successo e perché è avvenuta l’alluvione nei territori di Casal-serugo e Bovolenta, sulla riva destra del canale Roncajette. La cartografia a scala di bacino è mol-to importante per la comprensione del comportamento di una determinata

tratta fluviale, che deriva non solo dalle condizioni locali (stato degli argini, pre-senza o meno di strettoie, ecc.) ma an-che dallo stato generale del bacino, vi-sto che la portata che scorre in una certa tratta dipende da ciò che succede a monte. Dall’analisi della cartografia, si osserva che le zone a destra del cana-le Roncajette non rientrano in nessu-na classe di pericolosità perché stori-camente non erano mai state allagate ed

del bacchiglione l’1-2 novembre ‘10:qualcosa da fare per migliorare

di GiorGia DaLLa sanTa

I risultati del lavoro della Squadra Wigwam SIS, a supporto del Comune di Casalserugo, che ha operato col contribuito di tecnici di Thetis Spa, Consorzio Venezia Nuova e TERRA Srl

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sviluppo insostenibile

anche lo stato delle arginature appare buono nel tratto del comune di Casalse-rugo, mentre nella zona di bovolenta il tratto arginale del Cagnola, che conflui-sce nel Roncajette, subito a monte del-la confluenza, è classificato con condi-zioni di criticità molto più elevate, a causa del ‘profilo di rigurgito’ che innal-za il livello all’approssimarsi della con-fluenza, oppure per condizioni dell’argi-ne non ottimali. Il più delle volte però la fuoriuscita di deflussi di piena dall’alveo fluviale avviene non per sormonto argi-

nale, ma per un cedimento improvviso e imprevedibile del rilevato arginale per fenomeni di filtrazione intensa, erosione o carenze strutturali locali.È proprio quel che è accaduto il 2 no-vembre nel tratto di canale Roncajette poco più a nord di Casalserugo, dove l’argine ha subito un crollo localizzato per motivi di criticità strutturale.

L’EvEnTO DEL 31 OTTObRE2 nOvEmbRE 2010L’evento pluviometrico dei primi di no-vembre si configura come uno dei più intensi degli ultimi cinquanta anni: sono state registrate piogge persistenti con tempi di ritorno di 30-50 anni, in parti-colare sulle zone prealpine e pedemonta-ne, superiori ai 300mm complessivi, con punte massime locali maggiori di 500mm (si consideri che nella zona del Veneto in media piovono 1100mm/anno). Lungo il corso del fiume sono presenti alcune sta-zioni di misura del livello idrometrico di costituzione abbastanza recente che pre-sentano una serie storica di dati ridotta (dal 1996 in poi). Interessante notare nel grafico come il li-vello misurato a Bovolenta (a valle di Ca-salserugo) varia la curva di piena a causa della rotta arginale avvenuta a Roncajette, a monte della stazione di misura: se non fosse avvenuta la rotta quale sarebbe sta-to il livello massimo raggiunto? Questo li-

vello avrebbe superato la quota di som-mità arginale? Quale sarebbe stata la portata di massima piena in questa zona se nel bacino a monte, in provincia di Vi-cenza, non ci fossero stati gli allagamen-ti che, di fatto, hanno ‘scolmato’ la piena diminuendone l’entità a valle? Mancando una stazione di misura subito a monte del-la rotta arginale è stato possibile solo sti-mare la portata di massima piena utiliz-zando un metodo speditivo formulato dal genio civile americano (USGS).Basandosi sui rilievi eseguiti in campo dei segni lasciati sugli argini del massimo li-vello di piena raggiunto in sezioni succes-sive fornisce una stima della portata mas-sima transitata: a monte della rotta sono stati raggiunti circa 500m3/s, corrispon-denti a poco meno della capacità di por-tata in questa località stimata con model-li matematici dall’Università di Padova. La rotta arginale è avvenuta subito dopo l’opera di immissione (una chiavica in cal-cestruzzo che attraversa il corpo argina-le) del torrente Maestro. In prossimità del tratto di argine crollato si nota la spallet-ta del ponticello che sovrasta la chiavica.La rotta dell’argine, seppur localizzata (dimensioni circa 50-70m), ha causato un ampio allagamento (più di 10km2), an-che in zone geograficamente lontane dal punto di rottura, a causa della to-pografia del territorio (in pendenza da Casalserugo a Bovolenta) che ha favorito

La carta delle criticità del PAI dell’autorità di bacino competente nel territorio del comune di Casalserugo.

Il documento che ufficialmen-te descrive la pericolosità idro-geologica di un territorio è il pia-no stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico (PAI) che individua le aree a rischio e quelle da sot-toporre a misure di salvaguardia. Il PAI è per sua natura uno stru-mento in continua evoluzione ed aggiornamento che deve essere revisionato dall’autorità compe-tente ogni volta che pervengono segnalazioni specifiche dettaglia-te di nuovi studi conoscitivi sullo stato di fatto oppure informazio-ni circa nuove opere o interventi realizzati. È quindi uno strumen-to che prevede una partecipazio-ne attiva e una forma di control-lo esercitato dai cittadini. Il PAI contiene due tipi di elaborati car-tografici: la carta della pericolo-sità idraulica e quella della critici-tà. La prima riguarda il territorio circostante il fiume lo suddivide in classi di pericolosità tenendo conto delle aree che storicamen-te hanno subito allagamenti. La carta delle criticità invece riguar-da lo stato effettivo delle argina-ture, tenendo conto di ingombri esistenti nell’alveo che riducono la sezione di flusso (strettoie, pon-ti ecc), le quote di sommità argi-nali e lo stato effettivo della strut-tura interna degli argini.

Il PAI

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lo spostamento dell’acqua di allagamen-to verso sud. È questo un chiaro esempio di quanto un’azione locale sia importante per la tutela di porzioni di territorio anche molto vaste.

CARATTERISTIChEDI Un bUOn ARgInE In TERRANell’esperienza quotidiana gli argini sono elementi tipici del territorio della pianu-ra veneta e luoghi preferiti per momenti di svago, gite in bicicletta o passeggiate fuori porta. In realtà sono invece impor-tanti strumenti di difesa del territorio, così estesi che è difficile monitorarli e farne una manutenzione attenta ed adeguata.In linea generale l’argine deve costituire una struttura lineare continua ed omo-genea senza punti di discontinuità, che mantiene il fiume nel suo corso impeden-done la fuoriuscita laterale. L’evento as-solutamente da evitare è la tracimazione del corpo arginale: l’argine, se sormon-tato, subisce una forte azione erosiva sul lato campagna da parte dell’acqua già esondata che porta ad un crollo im-provviso, a sua volta generando un’onda istantanea con grande forza d’urto. Il dimensionamento dell’argine è esegui-to calcolando la quota di sommità argina-le come quella del livello idrico raggiun-to dal fiume in quella sezione nel corso di una piena caratterizzata da un tempo di ritorno (numero di anni nel quale, in me-

dia, un evento può essere uguagliato o superato) di 100 anni, al quale si aggiun-ge 1 metro di ‘franco’ (riserva di sicurez-za). Particolare attenzione va posta al problema della filtrazione: l’acqua che penetra nel corpo arginale non deve affiorare sulla superficie della scar-pata sul lato campagna (se questo ac-cade si vede l’argine trasudare acqua) e per questo vengono realizzate le appo-site banche di rinforzo (allargamenti alla base dell’argine che assume così quel-la tipica forma a gradoni) per aumentar-ne la sezione. Altrimenti è possibile rea-lizzare opere per allungare/rallentare il percorso di filtrazione (creando all’inter-no un nucleo di materiale poco perme-abile come l’argilla), oppure creare vie di allontanamento controllato della porta-ta di filtrazione. In caso di piena l’argi-ne è sottoposto a sollecitazioni parti-colari poiché il più alto livello del fiume fa diminuire le forze stabilizzanti e au-mentare quelle instabilizzanti e inoltre con la corrente aumenta l’erosione sulla scarpata interna. Si possono quindi veri-ficare importanti fenomeni di fontanazzi erosioni localizzate, instabilità e cedimen-ti locali.

ALCUnE IDEEE PROPOSTE PER IL FUTUROAlla luce delle caratteristiche e delle rac-comandazioni raccolte in letteratura circa il buono stato di un argine in terra, sono importanti delle costanti azioni di verifi-ca dello stato attuale nel tratto di fiume considerato e possibili azioni conseguen-ti, ad esempio individuare se esistano altre sezioni del fiume che presentano criticità o punti di debolezza locali, in modo da poter valutare gli interventi necessari per evitare il ripetersi di situazioni di debolezza strut-turale localizzata.Si deve poi procedere ai necessari inter-venti di ripristino o adeguamento delle arginature alle condizioni ottimali: ripara-zioni delle scarpate erose, posa di mate-riale grossolano in prossimità di curve o restringimenti, manutenzione della vege-tazione ecc.. Una serie di valutazioni più approfondite merita la verifica della ca-pacità di portata massima del canale nel tratto considerato: è possibile aumenta-re la capacita di portata del fiume princi-pale (nel caso in esame, il canale Ronca-jette) innanzitutto limitando la resistenza offerta dal corso d’acqua al flusso, ripu-lendo l’alveo da vegetazione di grandi di-mensioni o da altri elementi che aumenta-no l’attrito.Oppure si può aumentare l’area di flus-so (la sezione libera del canale): innan-zi tutto valutando l’entità dell’interrimento subito negli anni a causa dei sedimenti de-positati sul fondo e dragare il fondale, se necessario; innalzando e ingrossando gli argini in modo da aumentare la sezione di flusso; infine, con una tipologia di inter-vento più invasiva e costosa, si potrebbe considerare la possibilità di una ricalibra-tura dell’alveo (spostare uno dei due argi-ni), magari pensando ad un alveo ‘di ma-gra’ sempre occupato dall’acqua e delle zone laterali di golena, occupate dalla cor-rente solo in caso di portata eccezionale, dove nel resto del tempo è possibile ese-guire altre attività compatibili come colti-vazioni stagionali o arboree (pioppeti). Al-

Propagazione della piena (misure di livello) del fiume Bacchiglione nel corso dell’evento del 30/10 – 5/11. La stazione di Bovolenta si trova a valle della rotta arginale: il cerchio indica la rotta arginale avvenuta a Roncajette (Comune di Casalserugo).

sviluppo insostenibile

“...In linea generale l’argine deve costituire una struttura lineare continua ed omogenea senza punti di discontinuità, che mantie-ne il fiume nel suo corso impedendone la fuoriuscita laterale...”

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sviluppo insostenibile

tri possibili interventi locali devono mirare all’aumento della capacità di invaso del territorio circostante il fiume: è possibile potenziare l’uso in questo senso della “rete minore” (i numerosi fossati che percorrono il territorio) prevedendone l’ampliamento o realizzando delle aree apposite in cui è possibile l’espansione dell’acqua in caso di bisogno. Si può valutare infine la possibilità di realizzare casse di espansione in aree adeguate: è un intervento importante ma localizzato che necessita di superfici este-se libere da poter allagare senza danno, non facilmente reperibili. Con un interven-to ancor più radicale è possibile valutare la possibilità di allontanare l’acqua in ec-cesso dalla zona colpita tramite la rea-lizzazione di uno scolmatore o by-pass a monte, che permetta di deviare in un cor-po idrico recettore adeguato (un altro cor-so d’acqua o un lago) la portata ecceden-te. Questa ipotesi è valutata ad esempio nel documento di Valutazione delle attua-li condizioni del rischio idraulico della cit-tà di Padova realizzato dal dipartimento di idraulica dell’Università di Padova, dove si considera la possibilità di terminare la co-struzione dell’idrovia (canale realizzato in parte, che collega la zona industriale di Pa-

dova alla laguna di Venezia), utilizzandola come canale scolmatore. Un esempio di intervento di questo tipo già realizzato è la galleria Adige-Garda che deriva l’acqua in eccesso dall’Adige e la immette nel lago di Garda con un’opera in galleria. La realizza-zione di un canale scolmatore è un inter-vento risolutivo ma richiede un importante impegno finanziario e il coinvolgimento di numerosi enti territoriali.

COnCLUSIOnEPer la difesa attiva del territorio ed evita-re catastrofi come quella del 2 novembre sono necessari interventi su vasta scala e di lungo respiro, che dipendono dal-la politica e dalle amministrazioni. Il sin-golo cittadino può comunque interpretare una parte attiva nella salvaguardia del suo stesso territorio magari svolgendo un mo-nitoraggio continuo delle arginature, dopo una adeguata campagna informativa: tutti possono notare fenomeni evidenti di fon-tanazzi, erosioni localizzate, alberature in stato di abbandono. Si potrebbe propor-re un coinvolgimento diretto dei privati frontisti anche per una buona e attenta manutenzione del tratto arginale nel-le vicinanze della loro proprietà. Nel caso

di interventi importanti ancora i singoli o le comunità di cittadini potrebbero avere una parte attiva proponendo dei corretti e utili usi delle aree laterali di golena dove potrebbero mettere a dimora colture sta-gionali o creare zone verdi a parco. In que-sti casi, invece di pensare a delle proce-dure di esproprio dei terreni, si potrebbe coinvolgere direttamente i cittadini attra-verso il sistema dei crediti di edificabilità per ottenere la concessione di parte delle loro proprietà.

I territori allagati visti da satellite

Il corpo arginale non può essere in-teressato da attraversamenti lineari (tubi, cavi ecc) o da opere civili (in cal-cestruzzo..) poiché nell’interfaccia tra i due materiali si può formare una via preferenziale di infiltrazione. Anche le radici degli alberi possono costituire una via preferenziale di infiltrazione: è sconsigliata la piantagione di alberi e arbusti nell’alveo fluviale, sulle scarpa-te e nel corpo arginale, anche perché durante i fenomeni di piena costitui-scono un restringimento della sezione di flusso che intralcia il defluire della piena. Inoltre possono essere aspor-tati e trascinati dalla corrente costi-tuendo un rischio di ostruzione nelle sezioni ristrette più a valle. Se presen-te, la vegetazione arbustiva necessi-ta di adeguata manutenzione, evitan-do lo sradicamento dei ceppi perché i vuoti lasciati diventano ancora vie preferenziali di infiltrazione. Le scar-pate arginali vanno rivestite per pro-teggerle dall’erosione: di solito è suf-ficiente una copertura d’erba e solo in sezioni particolari, dove l’azione ero-siva della corrente è maggiore (sezio-ni con ponti, anse naturali con picco-lo raggio di curvatura, confluenze o derivazioni), bisogna valutare la ne-cessità di proteggere il corpo argina-le dall’erosione a monte e a valle per una lunghezza di circa 15m.

Tutela e manutenzione dell’argine

BOVOLENTA

CANALERONCAJETTE

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È intrigante questo incontro a due mesi delle Beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Il progetto

“La Via di Karol” - promosso dal Circuito Wi-gwam - rappresenta veramente un “ponte culturale” tra i due polmoni dell’Europa (est ed ovest) e anche fisicamente ci dimostra che con fatica, tenacia, resistenza (atteg-giamenti tipicamente sportivi) si possono concretizzare grandi sogni e grandi idea-li. Ringrazio gli amici Efrem ed Avelio che mi danno l’opportunità di un confronto e di uno scambio su un obiettivo che credo ci ac-comuni: quello di migliorare la qualità del-la vita dell’uomo in tutti gli ambiti dell’agire umano. Penso che settori come lo sport, il turismo, il tempo libero siano spazi che ren-dano possibile ciò. La Via di Karol è si un iti-nerario ma è anche una filosofia di vita. E mi spiego. Il papa Benedetto XVI a commen-to del suo incontro con gli artisti ha parla-to del rapporto tra arte e fede indicando la via della bellezza come percorso privilegia-to per avvicinarsi a Dio. La parola bellezza e la ricerca delle sorgenti della bellezza ha caratterizzato quel memorabile incontro av-venuto nella Cappella Sistina Sabato 21 No-vembre 2009.

LA vIA DI KAROL:vIA DELLA bELLEzzAAncora oggi, all’homo viator, la Chiesa offre attraverso l’arte, le immagini, gli arredi, gli ambienti (architettonici e naturali), le produ-zioni musicali, letterarie, le tradizioni, le anti-che e moderne vie di pellegrinaggio, spazi di senso e di significato, occasioni di pre-

ghiera e di lode, percorsi di ricerca, di me-moria viva, di trasmissione di valori. L’allora cardinale Joseph Ratzinger affermava che “l’incontro con la bellezza può diventare il colpo del dardo che ferisce l’anima ed in questo modo le apre gli occhi”. E aggiun-geva: “affinché oggi la fede possa crescere dobbiamo condurre noi stessi e gli uomini in cui ci imbattiamo a entrare in contatto con il bello e annunciare, la verità della bellezza. Non la bellezza mendace, falsa, una bellez-za abbagliante che non fa uscire gli uomini

da sé per aprirli nell’estasi dell’innalzarsi ver-so l’alto, bensì li imprigiona totalmente in se stessi.” Il patrimonio culturale religioso, risul-ta essere in tal senso un percorso privilegia-to. Infatti, nei nuovi “aeropaghi” del mondo contemporaneo, tra cui il turismo, “la Chiesa ha molto da dire in modo originale in quan-to è portatrice di una parola di valore asso-luto e di una tradizione di valori, che non possono non arricchire di senso l’uomo del turismo, della vacanza, del viaggio “(cfr. Cei, “Parrocchia e pastorale del turismo”, EDB,

Edicola devozionale campestre a Zator (Polonia)

Andar per piccoli santuari,un itinerario che è ancheuna filosofia di vita

di Don mario LUsEK Direttore Ufficio CEI Pastorale del tempo libero turismo sport

la via di karol

I piccoli santuari come luoghi di testimonianza della fede più popolare e recupero di una dimensione di vita di valori semplici, essenziali, ma nel contempo di armonia e di bellezza

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la via di karol

2003). La pastorale del Turismo non è una intromissione indebita in campi considera-ti impropriamente di non specifica pertinen-za, ma una chiamata a cogliere con intel-ligenza le opportunità di evangelizzazione offrendo al turismo stesso un salto di qua-lità: oltre a educare al turismo per una frui-zione degna dell’uomo e ad accogliere i turi-sti in uno stile evangelico, è invitata a trovare modalità nuove di comunicare la Parola. Ed ha una via privilegiata: la via della bellezza.

LA vIA DI KAROL E LA RETEDEI PICCOLI SAnTUARI:IL vALORE DELLA mInORITÀQuesta via tocca i piccoli santuari: “Santua-ri minori”. Non si tratta di un minorità reli-giosa, culturale e sociale dal punto di vista qualitativo e di ruolo, ma minore perché fuo-ri degli abituali circuiti di “itinerari” ben con-solidati, o fuori delle rotte tradizionali, o non debitamente conosciuti e valorizzati. C’è una grande riscoperta dei luoghi “minori” Il luogo minore sviluppa due nuovi concetti: il territorio come dimora, casa comune, spa-zio sociale e la ricettività come ospitalità ad esempio borghi ospitali, comunità ospitali. Voglio ricordare che la prima forma di viag-gio, di mobilità, di cammino dell’uomo è av-venuto verso un luogo sacro. All’origine del turismo c’è stato un “muoversi” spinti dalla ricerca insaziabile di un totalmente “Altro,” del “divino” del “trascendente”. Con l’av-vento del cristianesimo e il suo espandersi

nel mondo, il pellegrinaggio diventa la for-ma più diffusa della ricerca e dell’incontro con Dio. Si individuano percorsi per visita-re luoghi, segnati da un ricordo, da un’espe-rienza, da un incontro, da una presenza del Signore, o degli Apostoli, e in seguito del-la Madre Santissima e dei Santi. L’uomo di oggi, l’uomo contemporaneo sta riscopren-do in maniera costante e progressiva, il bi-sogno di un cammino, di una meta, di un in-contro che possa soddisfare la sua ricerca di verità. “Il pellegrinaggio è una grande tra-dizione della Chiesa. I tempi e i luoghi non sono causali. Essi infatti parlano di Dio e Dio parla all’uomo” (Ufficio Cei, Parrocchia e pa-storale del pellegrinaggio, 2003). Proprio Karol Wojtyla, giovanni Paolo II, li ha de-finiti – non luoghi del marginale e dell’ac-cessorio ma, al contrario, luoghi dell’es-senziale, luoghi dove si va per ottenere “la grazia prima ancora che “le grazie” - (cfr. Lettera di S.S. Giovanni Paolo II al ve-scovo di Loreto, 1993). Cosa rappresenta, al-lora, a livello ecclesiale, sociale, culturale la presenza di un Santuario o di un itinerario di santuari in un determinato territorio ?

Perché, questo sentimento è depositato nel cuore di ogni uomo che vede nel viaggio, pellegrinaggio, movimento, una metafora della sua esistenza ma anche dell’infinito an-dare verso gli altri facendo di ogni itinerario il luogo degli incontri, delle relazioni, delle comunicazioni, del cambiamento.

Monumento a Papa Giovanni Paolo II presso la spianata del Santuario di Ludzmierz (Polonia),a lato il Santuarietto della Madonna delle Grazie di Scai-Varoni ad Amatrice (RI)

ECCLESIALmEnTE: “I santuari si presen-

tano come segni di una speciale benevo-

lenza di Dio che, a partire dall’evento di

fondazione, si prolunga nel tempo, come

dimostrano le grazie concesse e le con-

versioni che vi si verificano. La loro forza di

attrazione promana dall’evento di fonda-

zione, dalla collocazione ambientale, dal

richiamo spirituale che agisce come an-

ticipazione della «patria vera». (Cei, Nota

Pastorale,Venite saliamo sul monte del Si-

gnore (Is.2,3) Il pellegrinaggio alle soglie

del terzo millennio).

SOCIALmEnTE: La presenza di un san-

tuario permea, impregna, plasma il ter-

ritorio di atteggiamenti, comportamen-

ti, stili di vita, valori. Cosa sarebbe oggi

S. Giovanni Rotondo senza S. Pio, Loreto

senza la Santa Casa, Padova senza S. An-

tonio, Torino senza i santi sociali dell’800

e via dicendo.. Anche nel linguaggio co-

mune il territorio assume, per chi lo fre-

quenta, come nome del luogo stesso la

sua identificazione con la figura carismati-

ca. Un santuario grande o piccolo che sia

identifica un territorio; ne manifesta il vol-

to; lo caratterizza; lo promuove

La via di Karol rivela una identità co-

mune che lega Polonia, Slovacchia, Au-

stria ed Italia. ne fa conoscere il vol-

to: storia, tradizioni, paesaggi, cultura,

stili di vita, gastronomia. Caratterizza

un legame e promuove quella comu-

ne ricchezza di valori che sono le radi-

ci dell’Europa.

CULTURALmEnTE: “ritrovare i segni di

una bimillenaria presenza cristiana. Segni

anzitutto nella forma di arte religiosa (chie-

se, santuari,canoniche, abbazie e relativi

dipinti, sculture, oggetti sacri) ma anche

di manifestazioni di devozione popolare

(cippi di devozione mariana, crocefissi, ex-

voto, sagre di paese, riti tradizionali) o di

semplici elementi di costume spesso por-

tatori di un lascito cristiano implicito, ma

non per questo meno importante. Segni

che possono essere gustati in un clima di

silenzio, che diventa sempre più complica-

to sperimentare nei ritmi della quotidiani-

tà.” (Convegno Cei sulla “Via Francigena”).

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badia Calavena è un piccolo pa-ese che nasce ai piedi dei Mon-ti Lessini. Non molto conosciu-

to fino a pochi anni fa, il suo nome ha avuto risalto grazie al primo (e tutt’ora unico) impianto macroeolico presente sul territorio veneto (vedi articolo sul numero di marzo 2010). Si può tranquil-lamente affermare che questo impian-to ha portato non solo un costante afflusso di persone curiose ma an-che numerose visite didattiche di istituti tecnici, seminari di ingegne-ri, vari eventi sulle energie rinnova-bili e molto altro. Tutto questo inte-resse, se ben gestito, può sfociare nella realizzazione di un vero e pro-prio turismo “energetico”.

L’impianto macro eolico non è l’unico impianto di fonti rinnovabili presen-te in questo territorio: ci sono anche due impianti a biomasse (che fornisco-no calore alle scuole del Paese), un im-pianto fotovoltaico, un impianto solare termico ed un impianto minieolico, tut-ti meta costante di visite.

Detto questo, sorge spontanea una ri-flessione: le fonti rinnovabili non sa-ranno un’esclusiva per sempre di Ba-dia Calavena e quindi, con il passare del tempo, questo centro sarebbe de-stinato a tornare un semplice e piccolo paese di alta valle senza nulla di parti-

badia Calavena,crocevia tra tradizioneed innovazioneObiettivo: turismo sostenibile. È possibile raggiungerlo? A Badia Calavena (VR) è stato creato il primo piano di sviluppo di questo tipo, unendo la tradizione dei prodotti tipici all’innovazione delle fonti rinnovabili. Il tutto per essere la “capitale di un messaggio”

di EmanUELE ansELmi

comuni a sviluppo sostenibile

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Guido Pagan Griso illustra il funzionamento della centrale a biomasse di Badia Calavena

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comuni a sviluppo sostenibile

colarmente attrattivo. Allora per sfrut-tare l’ondata di popolarità attuale, l’amministrazione comunale ha voluto mettere in piedi un centro polivalente denominato “La casa di Peper”, nel quale si trova un osservatorio per-manente delle fonti rinnovabili con micro funzionamenti e dimostrazio-ni, un’aula didattica, una zona ricettiva con 22 posti letto e un bar-ristorante-stuzzicheria; questo per dare una certa solidità al turismo energetico, il quale può diventare modo per responsabiliz-zare ogni singolo turista, lasciando in esso un valido ricordo non solo della struttura degli impianti visitati anche delle spiegazioni, esempi e funziona-menti degli impianti stessi.Sfruttando la sempre maggiore atten-zione dell’opinione pubblica per i temi dell’ecologia e dell’innovazione ener-

getica si vuole, inoltre, mettere in ri-salto le peculiarità presenti su questo territorio: accanto al nuovo, si affianca, infatti, un ricco patrimonio di tradizio-ni rappresentate non solo dalla storia del paese (come l’abbazia “della Cala-vena” del XII secolo) ma anche dai pro-dotti gastronomici tipici (come i tartufi ed i bogoni), dai sentieri e percorsi ru-rali ed opere architettoniche rustiche esistenti, a volte ornate esternamente con affreschi popolari.Per fare tutto ciò è stato necessario un lavoro di riqualificazione della “tradi-zione”: oggi si possono vedere map-pe accurate con sentieri e percorsi altamente riqualificati, percorribi-li a piedi ed in mountain bike; locali di ristorazione che hanno come core business il “piatto tipico” prepara-to con i prodotti tipici locali; mani-

STORIA Le prime testimonianze della presenza dell’uomo nel ter-

ritorio di Badia aCalavena risalgono alla Età del Bronzo e del Ferro. Ma il primo vero

documento sulla storia di Badia è medievale: si tratta di una lapide con iscrizione del

1040 (attualmente esposta nel cortile della Tomba di Giulietta a Verona) che attesta

la costruzione di un castello da parte del Vescovo di Verona Walterio da Ulma (1037–

1055), sul Monte di San Pietro sovrastante il centro abitato. Questo complesso edili-

zio, costituito dal castello vero e proprio e dalla Chiesetta annessa di San Pietro Apo-

stolo, divenne dimora di monaci tedeschi benedettini, trasformandosi nel monastero

menzionato in una Bolla Papale di Eugenio III° del 1145, in cui è citato chiaramente

il “Monasterium Sancti Petri de Calavena”. L’Abbazia fu detta “della Calavena” per-

ché sorta nel pezzo di vallata detto “Calavena”. Il nome del paese sottostante deriva

Si è ritenuto opportuno realizzare due centrali termiche a biomassa di-stinte, tra il 2008 e il 2009, in alterna-tiva ad una singola centrale termica, cioè una per l’edificio della Scuo-la Materna “Principe di Piemon-te” e l’altra per gli edifici dell’Isti-tuto Comprensivo “E. De Amicis” (Scuole Primaria e Secondaria di Ba-dia Calavena). Questa scelta ha per-messo un’impiantistica più semplice anche dal punto di vista della distri-buzione che risulta essere meno lun-ga e quindi con dispersioni termiche inferiori e conseguenti rendimen-ti superiori. Le caldaie avranno una potenzialità termica resa massima di 200 kW. Il funzionamento dell’im-pianto è programmato per la fascia oraria di riscaldamento della scuola (dal mattino fino alla metà del po-meriggio). Dopo l’orario di chiusu-ra degli edifici scolastici, per la pa-lestra torneranno a funzionare le caldaie esistenti, in quanto con un carico di dispersione termica molto inferiore a quello nominale il rendi-mento delle caldaie a cippato cala in maniera più che considerevole.Benefici:• risparmio annuo: € 23.000 (rispetto alla gestione a metano)• emissioni CO2 evitate: 96 tLe aree degli impianti sono, inoltre, ubicate in un luogo che non rica-dono in aree di particolare interes-se paesaggistico o ambientale ed sono ben facilmente raggiungibili ed accessibili, caratteristica non tra-scurabile per quanto riguarda l’ap-provvigionamento delle centrali. È previsto che le caldaie preesistenti, alimentate a gas metano, non ven-gano eliminate in quanto in caso di manutenzioni della nuova caldaia o di qualsiasi altra problematica po-trebbero essere riutilizzate per l’ali-mentazione degli impianti.

CENTRALIe BIOMASSE

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Pala eolica a Badia Calavena

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Il sito scelto per la realizzazione dell’impianto eolico è il Monte Pe-cora (835 m s.l.m.), adibito al pasco-lo del bestiame ad est del centro abi-tato. La torre eolica di Badia ha una capacità di produzione prevista in 2 milioni di kw annui, di cui 200 mila destinati al Comune di Badia. Il pre-ventivo è stato stilato dai tecnici con accurati studi anemometrici sulla ve-locità del vento nell’ipotesi che pos-sa funzionare per 1400 ore annue (su un totale di 8.760 ore), cioè per il 16% del tempo disponibile. L’ipotesi ap-pare abbastanza prudente anche se il sito del Monte Pecora è considera-to dagli esperti “a bassa ventosità”, di classe 2, situazione estendibile in pratica a tutta la Lessinia. Le pale del-la torre iniziano a girare e a produrre energia con un vento di 6,48 Km/h e il sistema si blocca automaticamente per motivi di sicurezza quando il ven-to supera i 90 km/h. La torre è alta al mozzo 65 metri; le tre pale hanno una lunghezza di 38 metri ciascuna; con la pala al culmine del giro, la torre ar-riva a 103 metri di altezza. É ancora-ta ad una piazzola di cemento armato di 70 metri di diametro. La macchina vera e propria, il generatore, è ospi-tato all’interno della torre.

LACENTRALEEOLICA

comuni a sviluppo sostenibile

festazioni che mettono in risalto l’uni-cità del grande progetto “Il mondo di Peper”.

Il P.E.P.E.R. Park (Parco delle Energie Pulite e Rinnovabili - www.peperpark.it): è una struttura polivalente creata e finalizzata allo sviluppo delle attività di sensibilizzazione e formazione nel set-tore energetico e di un turismo eco-sostenibile a salvaguardia delle tradi-zioni locali. Il parco si estende per 27 Kmq i cui obiettivi sono:• Eco - progettazione del parco• sperimentazione e visita alle diverse fonti rinnovabili• Educazione ambientale a livello didattico• sensibilizzazione delle giovani generazioni per le tematiche ecologiche

• Promozione del territorio e delle sue tradizioni, tipicità e peculiarità.Inoltre, lo staff del parco propone vi-site guidate per gruppi scolasti-ci, gruppi organizzati e non, singo-li cittadini, agli impianti di energia rinnovabile seguendo sentieri che ricalcano ideali itinerari tematici. Im-portante segnale di vitalità della strut-tura è l’attenzione verso l’organizzazio-ne di eventi, convegni, incontri tecnici come quello del 3 dicembre 2010, in-titolato “Energie rinnovabili. Sinergie tra pubblico, privato e associazionismo per lo sviluppo del territorio”. Orga-nizzato in collaborazione con l’ammini-strazione comunale dall’Associazione AMEntelibera e dall’Associazione Aba-to coinvolgendo altri Enti ed associa-zioni che operano nel settore.Grande attenzione viene riservata nel

da questa “Badia della Calavena”. Nel frattempo a partire dalla fine del XIII secolo in tutta l’area vi fu un considerevole e costan-

te insediamento da parte di comunità tedesche di origine bavaro – tirolese, i cosiddetti “Cimbri”, famiglie di boscaioli che porte-

ranno alla formazione di numerose contrade in tutta la Lessinia centro–orientale e nel territorio di Badia. Nel 1424 venne nomina-

to Abate il veronese Maffeo Maffei, il quale seppe restituire splendore all’Abbazia in declino. A lui, infatti, si deve la decisione di

abbandonare l’antico e cadente edificio di San Pietro per iniziare la costruzione della nuova Abbazia Benedettina, presso la Chie-

sa Parrocchiale situata alle pendici del colle, attuale Piazza Mercato, ampliandola e dotandola di un pregevole chiostro. È del XV

secolo la creazione di un insediamento abitato vero e proprio a Badia, che si sviluppò parallelamente alla lenta decadenza della

vecchia Abbazia. Prende così vigore il Comune di Badia Calavena che durante tutto il ‘600 e il ‘700 amplia il proprio territorio e

vede crescere i propri confini. Nel 1630 anche Badia fu duramente colpita dalla peste citata da Manzoni che ne decimò la popo-

lazione. La fine dell’800 fu segnata da un disastroso terremoto, con epicentro proprio a Badia, il quale fece crollare e lesionò nu-

merose abitazioni del comune.

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Ingredienti:• 1 chilo di chioccioloni(chiusi già spurgati)• 80 gr di olio• 50 gr di burro• una grossa cipolla• 50 gr di prezzemolo• due spicchi di aglio• un limone• un bicchiere di vino• salePreparazione:I chioccioloni (gasteropodi) ben spur-gati e schiumati, con paziente lavoro di leggere bolliture in acqua e sale e acqua e bicarbonato, indi lavati sotto acqua corrente, mondati della parte nera, vengono disposti in una pentola, in abbondante olio, con tutto il prezze-molo ben tritato e la cipolla e l’aglio ta-gliati a fettine sottilissime.Salare il giusto e aggiungere la scor-za di limone grattugiata in forno a me-dia temperatura, cuocere mescolando di tanto in tanto. Aggiungere periodi-camente qualche spruzzata di vino e qualche fiocco di burro e tenere sem-pre coperto con il coperchio. Cuoce-re per almeno quattro ore, divenuti te-neri, servirli bollenti assieme a polenta appena versata, abbastanza tenera, e accompagnati da un buon vino.

Agostino Anselmi, nella sua cucina-fucina del Ristorante Bogon Bon di BadiaCalavena

Badia Calavena con panoramica della Valle dell’Illasi

Bogonialla veronese

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comuni a sviluppo sostenibile

campo dell’informazione al cittadi-no che vuole seguire un percorso vir-tuoso nella produzione energetica. È attivo uno Sportello Energia in cui è possibile trovare informazioni, consu-lenze, documentazione sulle energie rinnovabili e il risparmio energetico e supporto di consulenza per la realiz-zazione di nuovi impianti ad energia rinnovabile.

Il Peper Park può essere preso come esempio di turismo sostenibile. Gli obiettivi sopra indicati ne sono una prova. Ancora più importante è lo scopo finale che ci si è posti al mo-mento della creazione di questa struttura: non deve rimanere unica. Essa deve essere la “capitale di un messaggio”: la riqualificazione del proprio territorio e la relativa promo-zione, cercando di sviluppare il tutto nel pieno rispetto ambientale. Alla fine, nulla è impossibile!

Perché il mondo sia più solidale e so-stenibile, c’è bisogno di visionari an-che bravi a fare però. Non alla… “ar-miamoci e partite!”. Che si mettano in gioco in prima persona e che produ-cano risultati.A Badia Calavena, di questi perso-naggi, ne abbiamo trovati un paio che meritano tutta la nostra ammirazione. Sono l’attuale sindaco Ermanno An-selmi e quello che lo ha preceduto e gli ha fatto scuola, Stefano valde-gamberi. Questo paesetto della Les-sinia, grazie a loro, è diventato la pro-va che un diverso modello di sviluppo è possibile, praticabile, conveniente. Il Circuito Wigwam che da questo bor-go un anno fa, ha lanciato la Rete dei Comuni delle CEL (Comunità Energe-tiche Locali) li ringrazia.

Un grazie a...

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Prima Posizione SrL

Viale dell’Industria 60 Zona Industriale35129 • Padova • Italy

Telefono FaxeMail

+39 049 776196 +39 049 [email protected]

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Le vie profumano di marzapane e cannella. Se dovessi descrivere con gli occhi di una turista la cit-

tà di Erice penso che la prima impressio-ne che ricorderei sarebbe proprio que-sta. E quindi in un primo momento non sarebbero stati gli occhi ad aver giocato d’astuzia ma l’olfatto. Ma è solo un gioco e sarebbe irriverente non dare peso al

panorama che si ammira salendo per ar-rivare in questa cittadina, meraviglio-sa sintesi di arte, storia e paesag-gio. Al fascino nel percorrere le stradine che ti proiettano in un mondo così di-verso da quello in cui vivi. Un viaggio nel passato, in un medioevo popolato da dame e cavalieri. Come non ricorda-re gli spruzzi odorosi di giallo dei cespu-

gli di ginestre nel periodo di maggio o la nebbia che avvolge le viuzze rendendo-la affascinante e misteriosa.

Le origini di Erice sono tramandate dalle fonti antiche e si intrecciano con i raccon-ti mitici: gli Elimi, suoi fondatori, sareb-bero il frutto dell’unione di esuli troiani e indigeni; essi costruirono le prime mura

viaggio a Erice

di anna franCa LomBarDo

Un borgo antichissimo appollaiato tra le rocce. Delle sue vestigia puniche e romane non rimane quasi nulla ma sul celebre santuario di Venere fu edificato un castello che domina ancora l’abitatoe ne determina l’inconfondibile aspetto. Dal rilievo isolato su cui sorge Erice si può spaziarecon lo sguardo su tutto il territorio trapanese: dalle saline di Mozia alle vicine Isole Egadi.

Panorama mozzafiato dal Castello Pepoli

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turismo storico-naturalistico

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di difesa e il famoso tempio dedicato a Venere, dea dell’amore e della fecondi-tà. Si trattava probabilmente di una popolazione di provenienza anatolica che fu sempre alleata con i Fenici nella secolare lotta contro i greci di Sicilia. I Cartaginesi ed i Siracusani se la contese-ro, quindi, fino a quando i Romani, con la vittoria navale delle Egadi, la occuparo-no definitivamente al termine della pri-ma guerra punica (241 a.C.). Molti seco-li dopo gli Arabi la conquistarono e le diedero il nome di Gebel Hamed; suc-cessivamente i Normanni la chiamaro-no Monte San Giuliano (1167). Solo nel 1934 riprende il suo antico toponimo di Erice da Eryx, antico nome dato dagli Elimi al monte dove essa è stata fondata.

Erice sovrasta la città di Trapani, le Iso-le Egadi e le saline con i suoi mulini; il panorama che si scorge quando il cie-lo è terso permette persino di poter ammirare l’enorme cono del vulca-no Etna. Accade, a volte, per singolari condizioni atmosferiche, che la cittadi-na sembri sospesa tra le nuvole, bellissi-ma immagine che si nota giungendo dal basso e che dalla vetta del monte acqui-sta una percezione di assoluto distacco dalla vita reale. Sembra ricongiungersi alle sue radici mitiche e dona al turista la sensazione di essere giunto in un luo-go fuori dal tempo. L’aria fresca, le belle pinete che la circondano, la tranquillità che vi regna, l’ottimo cibo e l’artigiana-to locale la rendono una delle mete pri-vilegiate dai turisti. va segnalato che dal 2005 Erice è di nuovo collegata alla valle da una moderna cabinovia. Un paesaggio mozzafiato si dispiega in circa 10 minuti di viaggio conducen-do il turista dalla periferia di Trapani alla vetta di Erice, lungo un tracciato di 3099 mt che riprende quello della vec-chia funivia costruita alla fine degli anni. Erice, infatti, sorge a 750 metri sopra il

livello del mare e incanta per il suo fa-scino di borgo medievale con le stra-dine acciottolate, per le sue chiese (se ne contano più di sessanta) di notevo-le valore architettonico e storico come la Chiesa di S. Giuliano, di San Giovan-ni Battista, di San Martino, di San Catal-do. Spicca fra tutte la Matrice, dedicata all’Assunta ed eretta nel XIV sec. La sua facciata è singolarmente preceduta da un pronao realizzato nel 1426. Di fronte, isolato si innalza un poderoso campani-le con bifore gotiche trecentesche. Per-correndo le sue viuzze è possibile sco-prire angoli pittoreschi e cortili che la rendono unica nel suo genere. Gli abi-tanti amano, infatti, adornare i cortili con vasi di fiori ricreando piccoli capolavori visivi. Il giardino del Balio è un percorso nel verde che prelude l’area con veduta panoramica da cui si scorge la costa fino e oltre San Vito Lo Capo e su cui svet-ta il castello Pepoli, di origine norman-na. Il Castello di Venere, tipica fortezza medioevale, sorge invece, sul sito in cui si trovava il santuario di Afrodite Erici-na. I Romani la veneravano come Vene-re identificandola con la greca Afrodite e la fenicia Astarte; all’interno del tem-pio si praticava il misterioso rituale della prostituzione sacra. Le mura sono inter-rotte da tre porte medievali: Porta Car-mine la quale subisce, nel corso dei se-coli, diverse trasformazioni; Porta Spada, così chiamata dall’eccidio consumato dagli Angioini durante l’insurrezione del “Vespro” (1282); Porta Trapani, così de-nominata perché rivolta verso la città di Trapani, la più interessante perché con-serva ancora, nella parte inferiore del-la cortina muraria, dei blocchi squadra-ti antichi contrassegnati da lettere fenice (VII sec. a.C.)Il centro di Erice è un insieme di ne-gozi di prodotti di artigianato loca-le tra i quali spicca la famosa cerami-ca ericina e i tappeti colorati e tessuti

Ingredienti250 grammi di cuscus precotto, 1 kg di pesci da brodo di varie qualità (scorfani, dentici, triglie, orate, gamberi, ecc.), olio extravergine d’oliva e una noce di burro, 2 carote e 2 gambi di sedano, 2 cipolle e 1 spicchio d’aglio, un mazzetto di prezze-molo e una foglia di alloro, 3-4 pomodori maturi pelati tagliati a dadini, una bustina di zafferano, 50 grammi di mandorle tri-tate, sale e pepe q.b., un pizzico di paprika e peperoncino (se gradito)

PreparazioneLavare i pesci, diliscarli e privarli della te-sta. Mettere in una pentola i resti dei pe-sci, ricoprirli d’acqua e aggiungere il seda-no, una cipolla tagliata a pezzi e la foglia di alloro. Cuocere e, a cottura ultimata, fil-trare il brodo e metterlo da parte. Tagliare il pesce a pezzi, soffriggere con l’olio l’altra cipolla, l’aglio ed il prezzemolo tritati. Uni-re la foglia di alloro, i pomodori pelati ed infine adagiarvi il pesce. Ricoprire con ac-qua, aggiustando di sale e pepe, aggiun-gere lo zafferano stemperato in poca ac-qua calda e le mandorle tritate. Quando la salsa con il pesce sarà cotta deve risul-tare sufficientemente addensata. Portare ad ebollizione 250 ml del brodo preparato assieme a quattro cucchiai d’olio. Toglie-re dal fuoco e aggiungere i granelli di cu-scus, mescolando delicatamente con una forchetta e lasciargli assorbire il brodo (i granelli gonfieranno). Aggiungere quindi il burro e cuocere ancora, a fuoco mode-rato, per tre, quattro minuti mescolando costantemente con la forchetta. Bagnare, con parte della salsa con i pesci il cuscus e disporre sui piatti di portata, quindi con-dire con abbondante salsa e brodo di pe-sce. Servire dell’altro brodo caldo in una salsiera in modo che il commensale possa servirsene a piacimento.

Cuscus di pescealla trapanese

“Le vie profumano di marzapane e cannella. Se dovessi descrivere con gli occhi di una turista la città di Erice penso che la prima impressione che ricorderei sarebbe proprio questa. E quindi in un primo momento non sarebbero stati gli occhi ad aver giocato d’astuzia ma l’olfatto...”

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turismo & cultura

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a mano. Ma ritorniamo all’odore di can-nella e marzapane. Nel visitare la cittadi-na sarà impossibile non lasciarsi tentare dall’assaggiare una vasta produzione di dolcetti e pasticcini il cui ingrediente fondamentale è la mandorla, accom-pagnata da essenze varie, marmella-te e quant’altro. Alta pasticceria spes-so nata tra le mura dei conventi e adesso riprodotta da abili mani. Il dolce tipico è il “Genovese alla crema”, dolce di pa-stafrolla con zucchero a velo sulla par-te superiore (è possibile gustare anche la variante con ricotta) e i “Mustaccioli”, biscotti originariamente fatti esclusiva-mente nei conventi di clausura. I ristoran-ti offrono tutte le prelibatezze culinarie del territorio, dal couscous di pesce (ti-pica preparazione locale) o carne all’al-

lestimento di piatti che rappresentano la tradizione trapanese e dell’agro ericino.

Tra le vie del borgo si trova anche il Cen-tro di cultura scientifica Ettore Majorana, sede di convegni internazionali abilmen-te condotto dal Prof. Antonino Zichichi, illustre fisico trapanese. Erice è anima-ta da diverse iniziative culturali come quella della Settimana della musica medievale e Rinascimentale, che per gli amanti della musica antica è un av-venimento di grande valenza ed inte-resse, grazie all’esecuzione di brani di artisti di fama internazionale. Nel-le chiese e nelle vie della cittadina ven-gono diffuse le musiche di quel periodo ricreando un’atmosfera magica e surrea-le. Nella scorsa estate il Comune di Erice

ha dato il via alla XXI edizione del Premio Internazionale “Venere d’Argento”. La manifestazione, che nel corso degli anni ha acquisito sempre più autorevolezza nel panorama culturale italiano ed eu-ropeo, pur non svolgendosi con caden-za annuale, vanta numerose edizioni dal 1959 al 2003. Un programma ricchissi-mo che, tra concerti, mostre, arte in ogni espressione e forma, degusta-zione dei tipici prodotti locali, ha ri-lanciato il mito della venere di Erice. In primo piano la premiazione di donne che si sono contraddistinte nell’arte, nel-la cultura, nella musica, nella letteratura, nello sport, nel cinema, nel sociale e nel giornalismo: Noa, Giuliana Sgrena, Ma-ria Grazia Cucinotta, Wassylla Tamzali, Damiana Natali, Donatella Bianchi, Silvia Mezzanotte, Francesca Porcellato sono solo alcune delle personalità premiate nella scorsa edizione. Un premio specia-le è stato consegnato a Nicola Piovani, musicista Premio Oscar nel 1999 (per la colonna sonora de “La Vita è Bella”).

“Le origini di Erice sono tramandate dalla mitologia.Gli Elimi, popolazione di mitica provenienza anatolica,la abitarono e ne costruirono le mura e il tempio dedicatoa Venere, dea dell’amore e della fecondità...”

Frutta martorana, fichi d’india di pasta di marzapane

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turismo & cultura

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Fondazione Erice Arte | +39 0923 502111 | www.comune.erice.tp.it

E R I C E [ S I C I L I A ]

La montagna delle civiltà,tra il cielo e il mare, al centro del MediterraneoErice si erge sulla sommità del Monte “San Giuliano” racchiusa in un perimetro fortificato che ha quasi la forma di un triangolo equilatero. Il caratteristico borgo medievale mantiene inalterato il fascino dell’impianto urbanistico creato dai Normanni che ripopolarono l’acropoli sacra a Venere, la dea invocata dai Naviganti e dai Popoli del Mediterraneo, valorizzando la sua posizione strategica. Definita “belvedere di Sicilia” per la possibilità di dominare con lo sguardo panorami infiniti sulla costa e sull’entroterra - da un lato le isole Egadi e verso sud Pantelleria e Capo Bon in Tunisia, dall’altro il Tirreno e la costa che arriva fino a San Vito Lo Capo e oltre fino ad Ustica - oggi, come in epoca classica, d’incanto dischiude ai visitatori i suoi intatti tesori architettonici, paesaggistici, enogastronomici e artigianali.

s u y o u t u b e . c o m d i g i t a “ e c h i d a l m e d i o e v o ” s o p r i r a i u n s u g g e s t i v o c o r t o m e t r a g g i o s u E r i c e !

Castello di Venere

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PICCOLO mOnDO AnTICO: IL FOSSOSi avvicinava l’estate: la guerra, la terribi-le seconda guerra mondiale, era finita da poco e i lavori dei campi avevano ripre-so con rinnovato vigore, quasi a volere, in un sol colpo, recuperare il tempo perdu-to e scacciare la fame. Ma era soprattut-to l’aspetto rigoglioso del grano, che stava indurendo gli steli per il formarsi delle spi-ghe, a far ben sperare per il prossimo rac-colto. Noi ragazzi tornavamo da scuola a piccoli gruppi, a seconda delle contrade e dei viottoli che portavano alle nostre case, chi parlando ad alta voce, chi spingendosi o strattonandosi per le spalle, chi saltando

sui mucchi di ghiaia posti a intervalli regola-ri lungo il tragitto e chi nascondendosi sulle le rive dei fossi per poi farsi cercare.Ecco, i fossi: veri lunapark per chi non aveva certo molti soldi a spendere alle giostre delle sagre di paese. Qui ogni giorno era festa e i giochi erano assicura-ti a tutti, e in tutte le stagioni, gratis: quel-li di abilità e di furbizia innanzitutto, specie quando il fosso era colmo d’acqua e biso-gnava far doppia attenzione a non rientra-re fradici e buscarle per giunta, ma anche di nascondino, di sopravvivenza, di scoperta, in compagnia di una miriade di animali, pic-coli o grandi, che li popolavano.

Quel giorno, esaurite tutte le corse a rim-piattino, ero rimasto solo al rientro, gli al-tri miei compagni, forse spinti dall’appeti-to, si erano d’improvviso come volatilizzati, mentre io continuavo a trastullarmi e calcia-re con tenacia i ciottoli bianchi che incontra-vo per strada. In particolare ne seguii uno con lo sguardo, che aveva preso a rotola-re vorticosamente lungo la riva per poi fer-marsi contro un grosso “coso” nero raggo-mitolato sul greto asciutto del fosso. Ne uscì un grugnito, a metà fra il risentito e l’annoiato, poi il “coso” bofonchiò, tos-sì, si rigirò e riprese beatamente il sonno. D’un balzo superai, con quanto fiato ave-

Prefazione. Il generale quadro di dissesto idrogeologico, gli allagamenti, le esondazioni dei fiumi, frane e quant’altro successo, in specie nel

corso del 2010, indicano due cose: in primo luogo che molta parte dell’attuale assetto del territorio, e quindi anche dei corsi d’acqua, è il risultato

di secoli di opere create dall’uomo, perciò non appena se ne trascura la manutenzione, la natura tende a riprenderselo, peraltro in maniera

assolutamente calcolabile e prevedibile; la seconda è che l’acqua, perché non faccia danni, ma anzi sia una ricchezza, deve essere rispettata

ed avere i propri spazi. Questo piccolo lavoro, è rivolto soprattutto ai ragazzi e per questo abbiamo voluto denominarlo: “Quaderno Wigwam

sulla cultura del fosso” cerca di porsi come contributo, importante benché da solo non sufficiente, alla soluzione del problema della generale

caduta di attenzione sulla corretta manutenzione dei fossi privati. Tale problema è anche diretta conseguenza della massiccia meccanizzazione

del lavoro dei campi, che impone superfici sempre più estese, piane e senza ostacoli, e dell’abbandono dell’attività agricola a conduzione

diretta. Il fosso, con tutte le sue componenti, rappresenta una dimensione da recuperare in campagna. Le motivazioni primarie sono di migliore

regolazione idraulica, ma anche ambientali per il mantenimento della biodiversità. Non di meno è importante è l’aspetto economico perché un

bel paesaggio, fatto di coltivazioni inframmezzate da boschetti e corsi d’acqua rappresenta di per sé una attrattiva turistica e perché i pesci e

gli anfibi di fosso, con l’impoverimento del patrimonio ittico marino, possono tornare a rappresentare una buona fonte di reddito. Oltretutto, la

cucina tradizionale contadina ci ha tramandato svariate e saporite ricette come il risotto di pesce gatto e le rane fritte.

a cura di aDriano smonKEr

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carta dei territori di transizione

Iniziativa realizzata dall’Istituto Wigwam di Studi e Ricerche, nell’ambito del Progetto Wigwam SIS - Sicurezza Idraulica della Saccisica in corso di approntamento insieme ad un gruppo di Comuni del Sud-Est padovano. Il progetto “La cultura del fosso” è stato realizzato con il contributo della Provincia di Padova - Assessorato all’Ambiente e alla Protezione Civile e con il patrocinio dell’Unione Veneta delle Bonifiche.

Quaderni WigwamLA CULTURA DEL FOSSO

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vo in gola, l’ultimo tratto che mi separava dal cancello paterno, ansimante mi infilai nel portone di casa buttandomi addosso a mia madre che mi aspettava sulla soglia, balbettando e gesticolando come un os-sesso le raccontai l’accaduto e lei, per tutta risposta, si mise a ridere forte. “Ma è il no-stro ‘stradino’ - soggiunse - “quando è un po’ ciucco, poiché sono molti quelli che gli offrono da bere e a tutte le ore, lui è abi-tuato a riposare così”. Quello stesso gior-no, mentre mangiavo, fu ben diversa, inve-ce, la storia di mio padre, che mi raccontò di come i fossi, durante la guerra, diventas-sero trincee a cielo aperto e provviden-ziali nascondigli per sfuggire alle retate dei Tedeschi o delle Brigate Nere.In piena guerra civile, dopo il “rabaltòn” del ’43, ci fu un bombardamento in pae-se. Scampato il pericolo, un manipolo di Fa-scisti Repubblichini e di Tedeschi corrono a vedere i danni provocati dal raid aereo e la-sciano a guardia del ponte, in realtà il vero obiettivo delle bombe, uno solo dei loro commilitoni. All’improvviso, costui ode un rumore di foglie secche provenire dal fosso lì vicino, urla a chiunque sia di fermarsi ma, per tutta risposta, riceve una fucilata, sec-ca, che gli passa fischiando sulle orecchie e poi un’altra ancora. Per una buona mezz’ora

si tengono d’occhio così, lui rintanato in una buca, facen-do ogni tanto capolino per studiare la situazione, l’altro acquattato a riva, dietro a un grosso albero, nelle stesse condizioni. Ad un certo pun-to uno di loro gridò alto un

nome, l’altro trasalì e rispose, poi uscì dal nascondiglio, la canna del fucile abbassata, incredulo e perfino un po’ vergognoso: era-no dello stesso paese, erano cresciuti insie-me e si stavano ammazzando!Oggi continuano a vedersi e portano i ni-poti nella stessa scuola.

COS’È Un FOSSO?È un piccolo alveo di sgrondo che serve a far defluire le acque in caso di piogge ab-bondanti e a ritenerle come riserva esti-va in caso di siccità.L’acqua, si sa, è la madre di tutto, (basti pen-sare a cosa non si raduna attorno alle pozze d’acqua in Africa!) e così, anche qui, in que-sto piccolo mondo domestico, la vita pullu-la a dismisura, in modi e forme sconosciu-ti ai più.La mia maestra, quando in autunno le por-tavamo in regalo le foglie variopinte degli alberi per farne collezione in classe, ci dice-va: “Avete mai provato, bambini, a mettervi sul prato o su una riva a pancia in giù, a toc-car con il naso la terra e gli occhi ben fissi su quel pezzettino di mondo che sta davanti a voi? Fatelo, vi si aprirà dinnanzi davvero un “altro” mondo, inaspettato e pieno di sor-prese, quello che di solito noi calpestiamo, basta saper attendere. Vedrete processio-

Non di rado, correndo in automobile lungo le strade provinciali, si notano dei tratti di fossati turpemente ridotti a discarica o, quando va bene, le loro rive sono coperte da orrendi teloni di plastica per impedire all’erba di crescere…Vai a capire gli uomini! Se poi ci si inoltra nella campagna, di fronte alla vastità delle coltivazioni, ci appaiono, tristemente, solo ampie distese agrarie monoculturali, piatte e uniformi. Ognuno di noi sa bene perché tutto questo è successo, e non si vuole certo qui indulgere ad astratte nostalgie, ma riscoprire l’antica bellezza del territorio dando spazio, anche un piccolo spazio, ad un possibile restauro ecologico delle nostre campagne, si può, ricreando le condizioni minime, indispensabili per lo sviluppo di biotipi diversi, tipici di ciascun paesaggio.

A lato: panorama del paesaggio floro-faunistico del fosso nei mesi estivi

Ma i fossi, oggi, dove sono? E soprattutto, come sono?

Basterebbe guardare ai proverbi e alle canzoni popolari per capire quanto radicata fosse la cultura del fosso tra la gente umile dei campi. Facciamo solo pochi esempi.

A tutti è nota l’aria popolare milanese:“La bela la va al fosso / ravanèi, remulass, barbabietui e spinass / tre palanche al mass / La bela la va al fosso / al fosso a resentar…” (provaci oggi, a “resentar”!)E tra i proverbi italiani, ce ne sono di molto significativi:•Chiguardaallalunacascanelfosso.•Chièasinoecervosicrede,al

saltare del fosso se ne avvede.•BaciastoCristoosaltastofosso.nel veneto si dice:•“Chinassetacà(vicino)aonfosso, spussa sempre de freschin”.E nel Ferrarese:•“ASanValentinelluth(illuccio mena el codin”.

E quest’ultimo detto ci introduce in quello che è per sua natura il fosso, una vera miniera della biodiversità, sia per la flora sia per la fauna che lo popolano. Naturalmente, anche qui, faremo solo alcuni esempi, partendo innanzitutto dalla sua definizione.

Proverbie canzoni

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la cultura del fosso

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ni di formiche, infaticabili e ordinate lavora-trici, bruchi avanzare guardinghi, a passi fel-pati, nelle fogge più strane, vespe e bombi partire a razzo da un fiore all’altro, pieni zep-pi di polline, ragni dalle lunghe zampe ol-trepassare come funamboli gli alti steli d’er-ba. Tutti loro hanno una meta, un lavoro da adempiere, delle provviste da fare, un rifu-gio da raggiungere, proprio come facciamo noi: tutto questo si chiama microcosmo, un piccolo mondo. E se poi ci aggiungiamo il fatto che si tratta di esseri viventi allora esso diventa pure biologico”.E così lei, pacatamente, ci spiegava che, per la flora, erano tre le sezioni del fos-so da osservare:• quella sommersa, dove radicano le

ninfee, per intenderci, e le piante pa-lustri come l’iris, che svolge pure atti-vità di fitodepurazione;

• quella di superficie, dove si possono formare dei veri tappeti verdi di mi-croalghe e felci;

• quella di sponda, dove cresce l’equi-seto e la valeriana.

Lo stesso vale per la fauna:• nel fondale melmoso proliferano ogni

sorta di batteri, di anellidi, larve, mollu-schi;

• nell’acqua vivono ogni sorta di piccoli cro-stacei, come le schie, e di insetti, come le libellule, le zanzare, i ragni d’acqua (o gerridi, quelli che vi pattinano sopra), as-sieme ai pesci, che sono dei vertebrati predatori, come le raìne, le tinche, le albo-

relle, i lucci e il barbuto pesce gatto. Non di rado, d’inverno, quando l’acqua bas-sa ghiacciava, poteva addirittura capitare che qualcuno di essi vi restasse imprigio-nato e passasse agevolmente dal frigori-fero alla… padella!

• a metà strada, infine, fra l’acqua e la riva, se la spassano gli anfibi, come le rane, i ro-spi, i tritoni.

È tutta una piramide ecologica, ci diceva tracciando col gessetto un disegno sulla lavagna, quella che noi chiamiamo la ca-tena alimentare. Essa è facile da intuire, an-che per i più distratti, e va dai produttori, or-ganismi vegetali come le alghe; ai fitofagi o (consumatori primari) come i vermi, i mollu-schi, gli avannotti; ai consumatori secondari, insetti, pesci, anfibi, uccelli; fino ai consuma-tori terziari (i superpredatori), come il luccio, l’airone, la civetta, la donnola.Degli alberi, che crescono lungo le sue rive ricorderò solo il salice, l’ontano, il sambuco, dalle belle bacche rosse, e poi i giunchi, (dal latino “jungo”, unisco) e i ligustri (dal lat. “li-gare”, mettere assieme) perché i loro rami, intrecciati, servivano a far canestri.E su questi alberi e tra le siepi vivevano e nidificavano infinite varietà di uccelli: merli, tordi, pettirossi, capinere, cince, frin-guelli… Oltre, naturalmente, ai mammiferi, i mustelidi per esempio di cui vi ho detto, e poi il tasso e il riccio e molti altri ancora...Liberamente tratto da:

“Il fosso, il salice, la siepe”, di M. Zanetti

L’AIROnEChi può credere oggi che, solo una cinquantina di anni fa, anche sui nostri fossi, lungo il Cornio o il ramo del bac-chiglione, vivesse e prosperasse una ricca fauna silvestre? Eppure, sì e no, solo quelli che hanno passato da un po’ l’età “sinodale” dei quaranta (come di-rebbe il Manzoni), ricorderanno il flagello delle volpi nei nostri pollai, regolarmente assaliti nelle lunghe notti d’inverno, rese audaci per la fame, nonostante l’abbaia-re dei cani e le péste lasciate sulla neve fresca che le avrebbero rese più vulnera-bili. Per non parlare delle donnole, del-le martore, delle faine, delle puzzole che popolavano indisturbate le nostre cam-pagne, con i loro denti aguzzi come ra-soi e i loro corpi così sinuosi e sottili da

È stata immortalata perfino dai poeti, come nella celebre poesia del Pascoli, “La mia sera”, che incomincia proprio così: “Il giorno fu pieno di lampi, ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. nei campi c’è un breve gre gre di ranelle...”bella, vero? E più avanti fa: “…nel cie-lo sì tenero e vivo, là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo.”È lei, dunque, l’umile rana, che gioca un ruolo speciale in tutta questa catena. Per dirla in breve:• fitofago, quando è girino,• piccolo predatore durante il periodo dello sviluppo,• predatore e preda da adulto. Sì, preda anche degli umani! Conoscete pure voi il nome di certe osterie dove ancora è considerato un boccone preli-bato. E sapete quante uova può depor-re una coppia? ben diecimila uova, una vera manna per chi le trova! Pensate che dopo 60 gg. sopravvivono solo il 5% dei girini, circa 500 individui, e di-venteranno giovani rane solo un altro 5%, cioè 25 in tutto, che, a loro volta, saranno decimate e una sola coppia adulta potrà ricominciare il ciclo ripro-duttivo. Terribile e affascinante la legge della selezione naturale, no? E questo equilibrio fragile e delicato va assoluta-mente rispettato, altrimenti si ha il pre-varicare di una specie sull’altra, quando non la sua completa estinzione.

Ma la vera reginadei fossi sapete chi è? È la rana.

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la cultura del fosso

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penetrare in qualsiasi pertugio. E in cie-lo? Durante gli assolati pomeriggi esti-vi, quando tutto taceva per la gran calu-ra, spesso volteggiavano, sulle aie delle fattorie, i falchi o le poiane. Questi uc-celli, dal becco adunco e dai rostri infal-libili, erano il vero terrore delle chiocce, che si vedevano costrette a becchettare il cibo con un occhio rivolto sempre ver-so l’alto, pronte a parare il colpo in qual-siasi momento e, quando ciò accadeva, si gonfiavano tutte e impazzivano nel ri-chiamare ripetutamente i piccoli, rincor-rendoli con le ali spiegate.

Di notte, invece, erano i gufi, gli alloc-chi, le civette a farla da padroni su-gli alberi secolari, lungo le rive dei fossi, attorno ai ruderi delle case in ro-vina o nei pressi dei cimiteri, luoghi di solito isolati ed ombrosi. I poveri anima-letti erano doppiamente esecrati pro-prio per il fatto di trovarsi in quei pres-si, ignari di essere considerati portatori di jella o di disgrazie imminenti. In real-tà, questi uccelli notturni, tanto cacciati e vituperati dagli umani, si dimostrava-no utilissimi strumenti di un sano equi-librio di crescita di altre specie animali, come gli anfibi ad esempio, o dei rodi-tori, così prolifici e dannosi per i raccolti.Ma tant’è, l’ignoranza è dura a morire e così proprio loro, tanto innocui e timidi da non farsi neppure vedere di giorno, sono stati per secoli quelli che ne hanno fatto le spese. All’imbrunire poi, ba-stava saper scrutare con attenzione il cielo grigio dell’inverno ormai alle porte per poter assistere al passag-gio alto delle gru o delle cicogne, di-sposte in lunghe file ad angolo acuto, che andavano a svernare nei paesi cal-di del Mediterraneo. Anche le oche sel-vatiche compivano gli stessi tragitti ma un po’ più in basso, stante il loro peso, e se ne udiva di lontano il richiamo, come un lamento stridulo e insistente. Al loro “passo” gli animali da cortile dapprima ammutolivano incuriositi, poi le oche domestiche, come scosse da un brivido, gonfiavano il petto sbattendo forte le ali al vento più e più volte e incominciava-no a starnazzare a gran voce, volendo imitare lo stormo in volo, quasi a voler-

lo raggiungere e riacquistare così la per-duta libertà. Un giorno Ottavio, fattosi ormai adulto, venne in tutta fretta chia-mato da un confinante, accorso scalzo ed eccitato davanti alla porta di casa: ”Corri, corri sul Cornio, che ho visto po-sarsi un uccello enorme fra le paère! “, le erbe palustri, comuni in tutti i fonda-li dei fossati.All’uomo cacciatore si drizzarono subi-to le orecchie, lui che si era fatto la li-cenza di caccia fin da giovane ed era tutt’ora uno dei pochi privilegiati del paese a possederla. Fece un salto nel-la camera da letto semibuia e, a tento-ni, cercò svelto il fucile a due canne che teneva sempre pronto, ritto in piedi vi-cino al comodino, alla maniera dei cow boys, come fosse una guardia del cor-po. Era bella la sua “s-ciòpa”, la schiop-pa lunga e affusolata con il cesello d’ar-gento vezzosamente ricamato vicino al grilletto, la culatta di legno tirata a luci-do e la lunga cinghia di cuoio marrone. L’afferrò concitato, la caricò con cartuc-ce da dodici, a pallini leggeri cioè, dalla sventagliata più ampia e maggiormente adatti per questo tipo di volatili, grandi sì ma delicati, e raggiunse rapidamen-te la riva con passo guardingo. Si chinò per districarsi da un ramo che gli ostrui-va il cammino, calpestò inavvertitamen-te delle foglie secche che provocarono un piccolissimo rumore quasi impercet-tibile, come uno scricchiolio, ma tanto bastò perché, a pochi passi da lui, si al-

zasse in volo un uccello davvero mae-stoso, dalle larghe ali piumate, distese come un aliante, il collo sinuoso e sotti-le, il lungo becco appuntito.- Tum-tum, due colpi forti e secchi ri-suonarono all’improvviso nell’aria pi-gra di quel pomeriggio estivo, schiocca-rono come una frustata e fecero zittire qualsiasi altro grido. Quel corpo esile, che cercava di librarsi alto nel cielo, tut-to teso nello sforzo di riprendere il volo, ebbe un attimo di smarrimento, un sus-sulto improvviso lo sconvolse, vibrò ri-petutamente le ali stanche in un ultimo, vano tentativo alla ricerca di una estre-

In tre modi principalmente:1• Con la sua eliminazione fisica, cioè interrandolo.2• Con l’eutrofizzazione delle acque, provenienti dagli scarichi urbani.3• Con i pesticidi adoperati in agricoltura e conseguente suo progressivo avvelenamento.Ma è tardi, ora, e la campanella sta per suonare, buon pranzo ragazzi, e non di-menticatevi di guardare il mondo da sotto in su, come vi ho insegnato! Domani, al vo-stro rientro, vi racconterò la storia dell’airo-ne. Arrivederci!

E comesi distruggeun fosso?

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la cultura del fosso

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ma rincorsa, ma le forze vennero meno e cadde. Cadde dolcemente tra l’erba alta della riva, dove di solito gracidano le rane e si danno appuntamento le libel-lule multicolori, senza un lamento, muto, quasi incredulo a se stesso. Il cacciatore gli fu sopra d’un balzo, gli alzò delicata-mente un lembo dell’ala ferita, lo esami-nò con aria professionale: si trattava di un bell’esemplare di airone cenerino e ave-va sul petto una piccola macchia rossa di sangue; solo un pallino, infatti, lo aveva raggiunto mortalmente al cuore. Fu trat-to ancora caldo e misurato, tenendolo sollevato in alto per il becco, prendendo a misura il figlioletto, che frequentava al-lora la terza elementare ed era: accorso trafelato e ansimante assieme alla madre, al rumore degli spari.Misurava proprio quanto lui, un metro o poco più e sul capo portava due sotti-li penne di colore chiaro, come un pic-colo cimiero. Venne portato a casa trion-falmente e unanimemente fu presa la decisione di imbalsamarlo.

Era troppo bello ed elegante per fini-re spennato in una pentola e poi, chi mai avrebbe osato mangiarlo? Si mise all’opera, per questo, nientemeno che il figlio del Podestà del paese, esperto ma-nipolatore di unguenti e di ricette, non-ché grande collezionista di animali di ogni tipo, impagliati ed imbalsamati. Il ri-sultato fu degno delle migliori aspettati-ve ed il suo ingresso in famiglia fu solen-ne: troneggiò, infatti, a lungo nel tinello sopra ad una mensola, vicino alla vecchia radio, gli occhi vitrei a fissare il vuoto, il collo eretto, le zampe robustamente fis-

sate al piedestallo di legno scuro.Emanava un forte odore di canfora e, ogni tanto, la padrona di casa gli spruz-zava addosso, con la pompa del ‘flit’, un po’ di DDT per liberarlo dalle mosche.Tratto da: “Il nonno di mio nonno”,

di A. Smonker, Tracciati Ed.

bEnEDETTI… bEnEDETTInI!Quanto abbiano operato i Benedettini, per secoli, nel nostro territorio, ognuno lo sa bene e ne è testimonianza, il bel volu-metto scritto, a tal proposito, nientemeno che dall’Abate di Santa Giustina in Pado-va, Padre F. Trolese e che si trova nella pa-gina bibliografica di questo giornale. Or-bene, dove essi arrivavano portavano tutto il loro sapere e la loro esperien-za, soprattutto per quanto riguarda la canalizzazione delle acque e la bonifica dei terreni, su vaste estensioni. Esperienze ed esempi che, in seguito, la Serenissima fece propri e perfezionò con grande rigore. E oggi?Nel bel volume “Acque di Padova” a cura del Consorzio di Bonifica Bacchiglione-Brenta, si fa menzione alle storiche tre fasi della bonifica: • igienica, • idraulica, • economica cui ne va aggiunta una quarta, non meno importante, che è quella • naturalistica, in quanto, le azioni rien-tranti nell’attività di bonifica del territorio, svolgono altresì un ruolo di tutela delle ri-sorse naturali.L’acqua non deve più essere considera-ta come un “rifiuto” da allontanare pri-ma possibile, ma come una risorsa, da

non sciupare ed immagazzinare, aumen-tando gli spazi da invaso, come canali, fossi, vasche, in modo che, quando pio-verà, ci siano pronti gli sfoghi per le acque in eccesso e non allaghino repentinamen-te il terreno.Le aree urbanizzate, infatti, hanno sempre meno sfoghi per le acque, e i fossi e i canali vengono spesso chiusi e tombinati e addirittura si favoriscono le costruzioni con interrati e seminterrati, in quanto pagano meno oneri, con gravi danni al minimo temporale, per sé i priva-ti e per la collettività.Per quanto riguarda, poi, l’irrigazione agricola si deve utilizzare solo l’acqua che serve e quando serve, senza spre-chi e i privati devono essere educati a mantenere in efficienza i fossi di loro pro-prietà, insieme con i Comuni, che devono dar loro gli incentivi e gli strumenti ade-guati. A tal proposito valga, come esem-pio fra i tanti, il Regolamento di Polizia Rurale del Comune di Grumolo delle Ab-badesse, nel Vicentino, che all’art. 20 così recita: “Ai proprietari di terreni soggetti a servitù di scolo di fossi e canali privati, la cui manutenzione non sia di competen-za del Consorzio di Bonifica è fatto obbli-go di provvedere a che tali fossi e cana-li vengano tenuti costantemente sgombri in maniera che, anche in caso di piogge continue e piene, il deflusso delle acque si verifichi senza pregiudizio e danno del-le proprietà contermini e delle eventuali vie contigue. Sono considerate alla stre-gua del presente articolo anche le tombi-nature effettuate per la realizzazione dei passi carrai, che dovranno parimenti es-sere mantenute e conservate sgombre a

Ricetta Tipica come preparareilPesce gatto frittoDosi per 4 persone:8 Pesci gatto da 200 g. , 500 g. di strutto, Farina di mais, Sale marino.Preparazione Lavare, eviscerare e decapitare i pesci gatto. Spellarli (se sono d’allevamen-to si spellano più facilmente) e infarinarli molto bene con farina di mais molto fine. Friggerli nello strutto a temperatura elevata (lo strutto regge bene le temperature elevate).Salarli e mangiarli come pannocchie di pesce. Buon appetito!

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la cultura del fosso

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cura e spese dei proprietari”. Con la col-laborazione e lo sforzo di tutti basta dav-vero poco per tenere pulita e sana tutta questa immensa rete di acque che per-mea l’intero territorio del nostro paese, proprio come i capillari permeano i tessu-ti del nostro corpo.

AnEDDOTO Un bel po’ di anni fa, mezzo secolo circa,

un ragazzetto emigrato a Milano veniva a

passare le sue vacanze tutte le estati dai

nonni, a Ponte, in quel di Padova. La cam-

pagna che essi lavoravano era grande allo-

ra, e bella, e la casa-fattoria dove abitava-

no, pure, con un lungo viale e due vecchi

pioppi a guardia del cancello arruggini-

to. Erano talmente tarlate e piene di bu-

chi queste due pioppe, così le chiamiamo

noi, in dialetto, al femminile proprio come

il termine latino”populus alba”, che erano

più gli uccelli che vi nidificavano che quel-

li che sostavano sui suoi rami mezzi rin-

secchiti. Aveva stretto amicizia con un co-

etaneo, Sante, suo dirimpettaio che, non

essendosi mai allontanato da casa, ne ave-

va di cose da chiedere e l’altro da raccon-

tare sulla città di provenienza, piena di luci,

dai palazzi enormi e dalle strade con tan-

te automobili sfreccianti! Ma per i segre-

ti della campagna era Tino (così lo chia-

mavano gli amici) a farla da maestro e a

mostrare all’ignaro “cittadino” tutti i se-

greti di come correre a piedi nudi sui sol-

chi appena tracciati senza farsi male, con le

dita leggermente piegate verso l’interno,

quasi sfiorando nella corsa il terreno per

non “spunciarsi”. O quando era tempo di

assaggiare gli “amoli” che incominciava-

no a tingersi di rosa, aciduli sì, ancora, ma

senza che “legassero” troppo in bocca, as-

sieme ai primi chicchi di uva dell’Assunta,

già turgidi e rossastri. Nei pomeriggi asso-

lati, quando i lavori pesanti cessavano per

il solleone e i grandi andavano a riposare,

allora finalmente i ragazzi diventavano per

davvero padroni del campo e non c’era

barba di richiamo che potesse fermarli.

Con rinnovato stupore, come veri esplo-

ratori, andavano alla scoperta frenetica di

tutto ciò che si muovev: animali da corti-

le, uccelli intenti alla cova, pesci dei fossi,

topolini acquattati tra le pannocchie: tutto

diventava motivo di esperienza, di appren-

dimento, oltre che di gioco. Poi arrivava

l’autunno e con esso, a malincuore, la se-

parazione e il rientro a scuola per entram-

bi, ma in luoghi molto diversi e lontani.

Unica consolazione non restava che scam-

biarsi gli indirizzi, affidarsi alla buona sorte

delle poste e a quella del postino benevo-

lo, che doveva, molto spesso, interpreta-

re e la scrittura e il nome del destinatario.

Come quel giorno in cui, spedita da Mila-

no, era arrivata una lettera dove si spiega-

va all’amico di correre a scrutare a mezz’al-

tezza sul secondo albero del terzo filare di

vigne presso casa: lassù, infatti, prima della

partenza, lui si era arrampicato per l’ultima

volta e aveva visto una nidiata di uccellini;

ora, forse essa aveva bisogno di aiuto per-

ché l’aveva sentita pigolare a lungo. L’ami-

co Tino, appresa la notizia, non esitò ad

andare sul posto, tra i filari, a verificare di

persona, scoprendo amaramente solo i re-

sti scheletriti dei poveretti. Tutta colpa dei

ritardi delle poste, ma ancor più della loro

madre che, vistasi scoperta, molto proba-

bilmente li aveva abbandonati, cosa che

succede spesso in natura e non solo tra gli

uccelli. Ma questo, Efrem, così si chiamava

quel ragazzetto milanese, vivace e curioso,

di sicuro doveva ancora impararlo. A pro-

posito, il nome vi dice niente?

Testimonianza diretta di Salmaso Sante,

raccolta da A. Smonker

biodiversità: è un termine molto ampio che comprende gli esseri viventi che po-polano la Terra. Anche noi facciamo par-te della biodiversità e sfruttiamo i servizi che ci offre: la biodiversità ci fornisce cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita quotidiana.biomassa: indica tutti quei materiali di origine organica (vegetale o animale) che non hanno subito alcun processo di fossi-lizzazione e sono utilizzati per la produzio-ne di energia.biotipo: indica un gruppo di esseri viven-ti con caratteristiche morfologiche, fisio-logiche geneticamente omogenee.Catena alimentare: è l’insieme dei rap-porti tra gli organismi di un ecosistema. Ogni ecosistema ha una sua catena ali-mentare.Ecosistema: è un ambiente in cui vivono organismi animali e vegetali, aria, acqua, terreno, luce e calore del sole che intera-giscono tra loro.Eutrofizzazione: eccessivo sviluppo di vegetazione in seguito ad arricchimento delle acque in materiali organici, soprat-tutto fosfati.Fitodepurazione: è un sistema naturale di depurazione delle acque di scarico, co-stituito da un bacino impermeabilizzato ri-empito con materiale ghiaioso e vegetato da piante acquatiche.materia organica: ha un ruolo determi-nante nella strutturazione del terreno in quanto i composti organici riescono a cre-are opposizione alla corsa dell’acqua ver-so strati profondi, trattenendola in modo reversibile per le colture e contribuendo all’aggregazione delle particelle minerali.

Glossario

bREvE SChEDA TECnICA (per le Scuole Elementari)Titolo del progetto: Adottiamo un…fosso!Finalità Educative: l’approccio concreto ai problemi della salvaguardia dell’ambiente.Prerequisiti: studio elementare delle scienze naturali, in particolare sull’habitat, flora e fauna, del proprio territorio.Strumenti: stivali di gomma, quaderno e pennarelli, macchina fotografica.modalità: escursione mirata, in loco, su due tipologie di fosso; quello avvelenato e deturpato e quello recuperabile da…adottare.Tempi: settembre/ottobre; oppure in primavera.Obiettivo: attraverso le osservazioni fatte, sviluppare in classe uno Studio di Fattibilità per il recupero di un tratto di fosso, (magari vici-no alla scuola o lungo una ciclabile) da esporre in bella mostra nella bacheca scolastica e da presentare all’Amministrazione Comunale.

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la cultura del fosso

Page 34: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

“La cultura del fosso” i due temi selezionatiNell’ambito del Progetto Wigwam SIS - Sicurezza Idraulica della Saccisica, con l’intento di sensibilizzare, in specie i più giovani, verso la necessità della salvaguardia del territorio è stata sperimentalmente selezionata

Il titolo del tema: “La recente alluvione ci impone di ripensare al territorio e alla sua micromorfologia, al fosso ad esempio che per primo raccoglie l’acqua piovana in surplus. Ma com’è cambiato questo elemento nel corso degli anni? Parlane con i tuoi nonni e fatti raccontare le storie, gli aneddoti, i giochi, i lavori di alcuni decenni fa intorno alla “cultura del fosso”

Il tema di Riccardo Smaniotto (12 anni) Dopo la recente alluvione accaduta non molto lontano da casa mia e che ha colpito anche alcuni amici di famiglia, ho sentito molto spesso i nonni parlare di come una volta i fossi venivano curati e tenuti puliti, con rispetto e quasi con amore. I fossi, ai loro tempi, venivano costantemente ripuliti dalle varie erbacce che vi crescevano all’interno

e che impedivano il corretto scorrere dell’acqua.“Sulle sponde – racconta nonno Eugenio, classe 1944 – venivano piantati alberi, come i stropàri, che con le loro radici tenevano ancorata la terra e impedivano che ea sgrota, ovvero la sponda, franasse all’interno”. Ora sento spesso il nonno lamentarsi perché molti contadini per guadagnare qualche decimetro di terreno coltivabile arano e seminano fino alla sponda, indebolendola.“Una volta i fossi erano trattati con reverenziale rispetto perché erano un elemento importante per i campi, servivano per asciugare il campo in caso di forti piogge e permettevano l’irrigazione nei periodi di siccità. I fossi – continua il nonno – erano anche usati come confine tra un podere e l’altro o per dividere le varie colture e molti ligiti sono avvenuti a causa della loro tenuta da parte di qualche confinante.“Quando poi due fossi si incrociavano, nei pressi dell’incrocio si formava una pozza d’acqua che veniva usata d’estate per il gioco dei bambini o anche per un bagno dopo una lunga giornata di lavoro nei campi.”In inverno i fossi si ghiacciavano e mio nonno mi ha raccontato che con una slitta di legno e con due bastoni a cui venivano applicate due punte di ferro, detti spuntoni, andavano a slisegàre ovvero slittare. “Io personalmente con dei miei fratelli e cugini, attraverso fossi e canali siamo arrivati perfino a Sottomarina! – continua nonno Eugenio, – Sotto i ponti il ghiaccio era troppo sottile e così bisognava prendere la rincorsa per poter “volare” e oltrepassare il ghiaccio sottile per arrivare indenni al ghiaccio di nuovo robusto, ma non sempre questo riusciva e a volte si facevano dei bagni fuori programma molto freddi, dei quali non dovevamo assolutamente parlare con i nostri genitori, altrimenti erano guai!”Spesso il nonno, quando mi vede seduto sul divano intento a giocare con i videogames o imbambolato davanti alla TV mi dice: “Mì, ala tò età, saltavo i fossi par lungo!” per farmi capire che da ragazzo era sempre attivo e in gran forma. Grazie anche di questo, nonno Eugenio!

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la cultura del fosso

Page 35: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

“La cultura del fosso” i due temi selezionatiuna scuola della provincia di Padova, la Scuola Secondaria di Primo Grado “G.D. Tiepolo” di Cartura e di questa, una classe, la 2^G con insegnante Annachiara Capuzzo, per lo svolgimento di un tema sull’argomento.

Il Tema di Giorgia Alfonsi (12 anni) - Nonna, a scuola stiamo parlando della “cultura dei fossi”. Cosa mi puoi dire di com’erano i fossi una volta, quando tu eri una ragazzina della mia età?- Ah, cara! I fossi una volta noi li trattavamo con rispetto. Ci servivano per molte cose: anzitutto erano un confine tra le proprietà, non si mettevano le recinzioni come

adesso. Lungo il ciglio poi c’erano sempre piante le cui radici trattenevano il terreno e che servivano a far legna per scaldarci d’inverno. Ma io ho anche un altro ricordo dei fossi che risale ai tempi della guerra: quando il rumore degli aerei e il fischio delle bombe ci avvisavano di toglierci dalla strada, per salvarci ci buttavamo dentro ai fossi. Sapessi che paura!I fossi ai miei tempi erano tenuti con cura: l’erba che cresceva veniva regolarmente tagliata e serviva al bestiame di casa, mentre il fondo del fosso veniva controllato e scavato per renderlo capiente in caso di piogge forti e veniva ripulito da quello che ci finiva dentro, perche sai, il fosso era anche una fognatura a quei tempi…- Ma tu ci giocavi anche nei fossi?- Anche se non potevo ci andavo lo stesso! Noi bambini giocavamo fuori tutto il giorno perché la nostra mamma era troppo impegnata e tra lavorare nei campi, accudire le “bestie” e fare le faccende domestiche non aveva tempo di tenerci sott’occhio. D’estate improvvisavamo delle canne da pesca con un bastone e dello spago, ci attaccavamo del mais e andavamo a pescare nei fossi; tiravamo su qualche pesce gatto, ogni tanto. Poi giocavamo a far rimbalzare i sassi piatti. Quando faceva caldo ci tuffavamo a nuotare e con le scatole del lucido da scarpe raccoglievamo i sgarabàtoi, i girini. Dovevamo stare attenti alle bisce, però, ce n’erano davvero tante, tante come gli iris che crescevano lungo le sponde. Un altro gioco era quello di saltare il fosso da una parte all’altra con l’aiuto di un palo, bisognava farlo senza cadere in acqua.Ti racconto anche un’altra cosa, che non ti sembrerà bella. Ai miei tempi la fame era tanta e talvolta andavamo a rubare la frutta e la verdura nei campi dei vicini. Quando venivamo scoperti, cosa che succedeva spesso, attraversavamo il fosso sopra un’asse di legno, come un ponte improvvisato, e appena passati la toglievamo così il paròn del campo non poteva rincorrerci. Gli insulti però arrivavano lo stesso! Una volta siamo riusciti a prendere cinque angurie e del pane da dentro casa (il pane era solo per gli uomini), e ci siamo fatti una bella scorpacciata.- Allora eri un po’ furfante!- Erano tempi molto duri, ma ci si divertiva anche tanto. Da noi per esempio si faceva la “Sagra del pigosso” (Sagra del picchio, tra Due Carrare e Battaglia Terme, il 25 marzo), dove si usava tirare le persone per le gambe giù nelle maresàne, che sono le sponde alte dei canali. Noi bambini ci buttavamo e ci trascinavamo giù con grande divertimento.- Conosci dei proverbi sui fossi?- “Da xòvane saltavo i fossi par lungo”, per dire che da giovani si è pieni di energia; oppure “Basa stò Cristo o salta stò fosso”, per dire che si deve fare una scelta, anche se poco gradita.

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la cultura del fosso

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Come noto, uno stile di vita sano, alimenti scelti e attività sportiva sono l’abc del

benessere fisico; tuttavia, l’impressione che queste pratiche debbano comportare rinunce, può scoraggiare anche i più motivati dall’intraprendere un percorso di miglioramento della propria condizione fisica. a confutare quest’idea, arrivano gli ottimi risultatidi Zero, il programma alimentare portato sul mercato dall’azienda veronese denpas: a pochi mesi dal lancio più del 90% di coloro che l’hanno provato si ritiene soddisfatto degli obiettivi raggiunti. il programma, che mira al recupero del benessere della persona che vuole ritrovareo mantenere la forma senza rinunciare al gusto, ha al suo arco tre frecce: alimenti dietetici, integratori alimentari a base vegetale e un programma per la remise en forme. elemento comune ad essi, la formulazione estremamente leggera, a basso contenuto

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programma dietetico Zero per la riduzionedi peso, garantendoil mantenimentodella massa magra.Ma possono essere utili anche per chiunque, attentoalla linea voglia arricchire i propri pasti o spuntini con sapori sfiziosi a “zero peso”. Visto il successo della linea, è in fase di lancio una selezione di nuovi sapori, con

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Page 39: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

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sulla via salaria turistica

Un progetto europeoper il turismo sostenibilenei monti della Lagadi sTEfano Carrano

Dal mese di febbraio del 2010 è attivo nell’area di Amatrice ed Accumoli (Prov. di Rieti) un pro-

getto di valorizzazione di turismo soste-nibile. Creare un nuovo tipo di turismo, a bassa emissione di CO2 è l’obietti-vo che si intende portare avanti in una zona tradizionalmente interessata dalle cosiddette gite in macchina domenica-li “mordi e fuggi”, fatte per godere di qualche ora di evasione e di buon cibo in un posto tradizionalmente noto per la cucina tipica locale.

Proprio per instaurare un legame diver-so con il territorio, con la sua natura e il

patrimonio storico-culturale, l’ARSIAL, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, assieme alla Direzione genera-le del Turismo dell’Emilia Romagna, hanno attuato il progetto Ecorutour “Turismo rurale eco-compatibile in aree protette per uno sviluppo sostenibile a zero emissione di gas ad effetto serra”. Il progetto è finanziato dal programma europeo Life+ e prevede di effettua-re una serie di attività dimostrative per diffondere fra i gestori di servizi turisti-ci ed in particolare di agriturismi l’inte-resse per l’adozione delle normative eu-ropee volontarie di rispetto ambientale,

come l’adesione al marchio di qualità ambientale Ecolabel. Dopo uno studio sulle caratteristiche dei servizi esisten-ti e del sistema di trasporto locale, con l’aiuto dell’Agenzia per la protezio-ne dell’Ambiente dell’Emilia Roma-gna, verrà quantificata la produzione di CO2 legata al turismo nell’area del Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga, un’azione che per la prima volta in Euro-pa permetterà di conoscere il vero im-patto delle emissioni di gas effetto serra originate dal turismo. Una selezione di ristoranti tipici locali verrà fornita di uno speciale menù in italiano ed in inglese che permetterà di conoscere oltre al

Lago di Scandarello e Monti della Laga in inverno

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sulla via salaria turistica

prezzo in di ogni piatto, anche il con-sumo di CO2 che la sua preparazione ha comportato. Verrà creato nell’area un modello di agriturismo sostenibile che sarà oggetto di visite guidate per gli imprenditori interessati e per gli istitu-ti alberghieri. Allo stesso tempo verran-no proposte azioni per la promozione di nuovi modi, più ecologici e rispetto-si dell’ambiente, di “fare il turista” sen-za l’uso dell’automobile, come ad esem-pio accompagnando a piedi o a cavallo i pastori locali nella tradizionale transu-manza delle pecore verso i pascoli estivi e vivendo per qualche giorno a stretto contatto con un mondo ancestrale e ric-chissimo di valori culturali, storici, pae-saggistici e gastronomici che sta scom-parendo.

L’attività progettuale viene replicata an-che nell’area del Delta del Po in Emi-lia Romagna, con lo scopo di mettere a punto una metodologia di interven-to nel territorio che colleghi vantag-gio economico a protezione ambienta-le; essa potrà essere replicata in diversi luoghi in tutta Europa, una volta che il

duplice beneficio venga pienamente compreso e che alcuni strumenti sem-plificati, che saranno messi a punto per il calcolo degli investimenti necessa-ri all’adattamento dei servizi candidati, verranno resi accessibili ai fornitori ed operatori di servizi turistici.

Allo scopo di agevolare l’applicazione di questo modello, un punto informativo è stato realizzato presso Arsial per l’as-sistenza agli agriturismi del Lazio in-teressati ad aderire alla normativa Eco-label e a divenire agriturismi ecologici o comunque a ridurre le proprie emissioni di CO2. Il servizio informativo, totalmen-te gratuito, nasce per fornire aiuto alle imprese locali per informazione e assi-stenza nell’espletamento delle pratiche amministrative obbligatorie e volontarie destinate a ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

Il laghetto di Ponte Tre Occhi (“Lo Scoiattolo”) ad Amatrice

“...Un’iniziativa dell’ARSIAL finanziata dal programma europeo LIFE+ per lo sviluppo di un nuovo turismo nelle aree protette che concili sviluppo agroalimentare, mobilità sostenibile, consapevolezza ecologica e salvaguardia della biodiversità...”

Il Parco del Gran Sasso e dei Mon-ti della Laga costituisce un vero e proprio “monumento europeo alla biodiversità”. È un territorio cer-niera tra la regione euro-siberia-na e quella mediterranea, in cui si localizza la montagna più eleva-ta dell’Appennino che racchiude l’unico ghiacciaio dell’Europa me-ridionale. La posizione geografica, l’altezza raggiunta dalle monta-gne, nonché la differente geolo-gia dei rilievi: calcari e dolomie sul Gran Sasso e sui Monti Gemelli, arenarie e marne sui Monti della Laga, determinano una straordina-ria ricchezza di specie animali e ve-getali, nonché una varietà di eco-sistemi e paesaggi davvero unica. Il Parco ospita numerose specie faunistiche e floristiche esclusi-ve, inoltre gli animali più rappre-sentativi dell’Appennino quali il lupo, il camoscio d’Abruzzo, l’orso, l’aquila reale o il biancone. L’ope-ra dell’uomo si è integrata in ma-niera armonica in questo superbo contesto ambientale arricchendo-lo ulteriormente nei secoli. Antichi paesaggi agrari e pastorali qua-li i mandorleti, i boschi di casta-gno, i campi aperti e gli orti fluvia-li, sono solo alcuni dei risultati del lavoro di generazioni di contadini e pastori. Ogni valle conserva an-cora le sue antiche varietà coltura-li, gelosamente custodite. Si colti-vano tuttora le lenticchie ad oltre 1500 metri di quota, la pastinaca, lo zafferano, la solina, l’antico gra-no tenero conosciuto già in epoca romana, l’aneto, il coriandolo e la rara patata Turchesa.

Monumento europeo della biodiversità

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la via di karol

A genazzano,dove il ricordo del Paparivive in un affrescodi anDrEa fEsTUCCia

Il 22 Aprile del 1993 Giovanni Paolo II visita il Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, situa-

to a 45 km da Roma, nella zona dei Mon-ti Prenestini. La Chiesa, risalente al X secolo, fu affidata nel 1356 all’ordine re-ligioso di Sant’Agostino. Il 25 Aprile del 1467 un’immagine della Vergine appar-ve miracolosamente in una parete del-la chiesa. Secondo la leggenda, l’icona Sacra proveniva da una chiesa di Scuta-ri, in Albania e fu portata via dalle mani degli Angeli prima che fosse distrutta dall’invasione dei Turchi. L’attuale chiesa è frutto di rifacimenti radicali attuati tra il 1621 e il 1629; durante l’Ottocento subì altri restauri. Un santuario, quello del-la madonna del buon Consiglio, nei secoli particolarmente venerato dai Papi, tanto da dare il via ad una tradi-zione artistica, quella di “fissare” per sempre quei momenti così importanti attraverso un affresco nella cappella della madonna. Ed ecco allora che ap-paiono agli occhi dei pellegrini e dei tu-risti i sommi Pontefici Urbano VIII, Pio IX, Giovanni XXIII e, dipinto dal pittore ge-nazzanese Dante Ricci, il più recente mo-mento della visita di Giovanni Paolo II.

I percorsi della fede hanno portato lun-go queste vie, anche Madre Teresa di Calcutta, albanese di nascita e quindi molto devota alla Madre del Buon Con-siglio, più volte in visita qui, l’ultima il 10 giugno del 1993. ma genazzano è anche la città nata-le di Papa martino v (Oddone Colon-na) e di giovanni brancaleone, cava-liere della famosa disfida di barletta.

Il paese, che conta quasi 6000 abitanti, è caratterizzato da un centro storico in pietra grigia con numerosi edifici stori-ci di ricercata fattezza ed offre al visita-tore, oltre al Santuario, altri monumenti importanti. Va segnalata Casa Apolloni, edificio gotico con bel portale ad arco e bifore in cui sarebbe nato Martino V.

L’edificio è costituito da tre piani ed uno interrato destinato a cantina. Lo splendi-do Castello Colonna, risalente all’XI se-colo e restaurato radicalmente nel XV, fortezza e residenza della potentissima famiglia Colonna, di cui il borgo fu feu-do. A nord, su di una collina tufacea, il castello domina sull’abitato in tutta la

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sua maestosità. La sua storia è legata, alla famiglia Colonna che nel corso del tempo, grazie ad ampliamenti e trasfor-mazioni, lo trasformarono da semplice fortezza difensiva a residenza signorile di grande prestigio. Fu proprio Oddo-ne Colonna, nato a genazzano e di-venuto Papa nel 1417 con il nome di martino v, che fece restaurare la par-te ovest del castello per adibirla a sua personale residenza.Nel cortile si trovano un pozzo ed una fontana ottagonali, del periodo rinasci-mentale e voluti da Filippo Colonna, che ricevevano l’acqua dall’acquedotto ro-mano, i cui resti permangono ancora nell’attuale giardino comunale. Il Castel-lo è dotato di una serie di servizi quali archivio storico, sala conferenze, servizio visite guidate, laboratori didattici, video-teca, biblioteca digitale e cartacea, pun-to ristoro ed attualmente ospita il Cen-

tro internazionale d’arte contemporanea (CIAC). Un vero e proprio tesoro archi-tettonico e naturalistico è l’affascinan-te Ninfeo. Questo complesso singolare sorge su quello che era il giardino vec-chio del Castello. La cronologia è assai incerta poiché non vi sono documen-ti storici: secondo un’ipotesi fu proba-bilmente commissionato dal cardinale Pompeo Colonna al grande architetto rinascimentale Donato bramante tra il 1507-1511. Esistono, infatti, delle affi-nità di elementi stilistici (le serliane e i conchiglioni nelle absidi) che fanno pensare all’architettura bramantesca. Forse concepito come padiglione esti-vo, impostato sullo schema dei frigidaria delle terme romane, si presenta come un complesso di ambienti dove era pos-sibile passeggiare, incontrarsi, studiare, discutere. Il complesso fu utilizzato cer-tamente anche come luogo di rappre-

sentazione teatrali e di feste pubbliche.Degna di menzione è anche la chiesa di San Paolo Apostolo per il maestoso campanile cosmatesco a torre quadrata (secolo XIII), scandito nei suoi quattro or-dini da trifore e da modanature di mat-toni e marmoree.

Enogastronomia: i golosi non rimar-ranno delusi, poiché i piatti tipici ge-nazzanesi attirano da anni turisti dal-la capitale e non solo: citando solo i più famosi, fra i primi gli “gnocchi a coa de sorica” (gnocchi locali di acqua e farina conditi con sugo di carne o alla carbona-ra); fra i secondi il coniglio alla cacciato-ra (una ricetta ancora segreta) e fra i dol-ci le “barachie”, sorta di panzerotti dolci ripieni di marmellata. Il tutto annaffiato naturalmente da vini della zona come il Bianco e Rosso Genazzano DOC o il Ce-sanese del piglio DOCG.

la via di karol

In alto: la facciata del santuario della Madonna del Buon Consiglio e poi??????

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I momenti migliori per visitare questo paese sono sicuramente quelli in occasione delle grandi feste: il 25 Aprile e l’8 Settembre in cui si festeggia la madonna del buon Consiglio. La prima domenica di Luglio, il paese ospita una delle più antiche infiorate del Lazio, accompagnata dalla processione del Sacro cuore di gesù, evento suggestivo che ripercorre gli episodi cruciali della bibbia, e vede la partecipazione popolare di tutti i cittadini (soprattutto dei bambini), impegnati nella raccolta dei fiori, nella creazione dei dise-gni e nell’interpretazione dei vari ruoli della processione. negli ultimi anni è, inoltre, ormai una tradizione, nel mese di Settembre, l’evento “Fermenti” - Cantine aperte, dove le cantine del paese, scavate nel tufo, aprono le loro porte per rinnovare la tradizione di coltivare la propria uva e fare il proprio vino da bere con gli amici, perché, come diceva lo stesso Papa martino v, “Cinque sono i motivi per bere: l’arrivo di un amico, la bontà del vino, la sete presente e quella che verrà e… qualunque altro”.

A genazzano, quando:

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La splendida cornice del medioe-vale palazzo del municipio di Por-togruaro (Ve), un edificio merlato

del 1200 simbolo della città del Vene-to Orientale, ha ospitato a fine febbraio il workshop organizzato da wigwam Clubs Italia e dal gAL vegal per pro-muovere l’Itinerario Europeo dei Pic-coli Santuari “La via di Karol”. L’evento, che aveva lo scopo di coinvolgere i GAL (Gruppi di Azione Locale), gli enti locali e i portatori di interesse nell’individuazio-ne di un progetto comune per la promo-zione di questo itinerario culturale attra-verso l’Italia, l’Austria, la Slovacchia e la Polonia, ha visto la partecipazione di esponenti della cultura, del turismo, del mondo ecclesiastico e della progettazio-ne europea. Accolti dal saluto del sinda-co di Portogruaro Antonio bertoncel-lo, che ha lodato l’iniziativa ricordando quanto il territorio del Veneto Orientale sia ricco di testimonianze della fede inse-riti in percorsi turistici di minori che ben possono inserirsi nella Via di Karol, ha preso poi la parola Angelo Tabaro, il Se-gretario Cultura e Turismo della Regione Veneto, il quale ha ribadito l’importanza di puntare sul turismo culturale e soprat-tutto spirituale per uscire dalla crisi. «Il tu-rismo - spiega Tabaro - è iniziato proprio

con i pellegrinaggi in Terra Santa o verso Roma. Che siano la fede o semplicemen-te la volontà di scoprire luoghi di gran-de fascino storico e culturale, il turismo spirituale sta vivendo una nuova fase, an-dando in controtendenza rispetto al calo delle altre nicchie di mercato, facendo re-gistrare trend positivi anche nella regione Veneto, la prima in Italia in termini asso-luti per giro d’affari e presenze turistiche. Non bisogna però solo puntare all’attrat-tiva generata dalla Basilica di Sant’Anto-nio di Padova, ma valorizzare tante altre realtà minori che meritano sicuramente una visita: pensiamo alle pievi delle Dolo-miti, le Sette Chiese di Monselice (Pd), al Santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza (Tv) che ha recentemen-te festeggiato i 500 anni dall’apparizione, e tanti altri luoghi di preghiera.

La Regione intende promuoverli attraver-so percorsi già impostati, come i Cam-mini di Fede, e iniziative lodevoli come appunto l’Itinerario Europeo dei Picco-li Santuari “La Via di Karol” che, passan-do per il Veneto, valorizzerà tante realtà di grande pregio ma poco conosciute». Anche Avelio marini della Rete Rurale Nazionale, ha sottolineato l’importanza di sviluppare, non solo in Veneto, ma an-

che nelle altre regioni italiane e stranie-re attraversate dall’itinerario, una sinergia di azioni per valorizzare quei luoghi mi-nori, rappresentati appunto dai santua-ri, dalle abazie, veri fulcri delle vaste aree rurali, delle comunità contadine e monta-ne. L’Europa infatti, attraverso molte-plici strumenti di programmazione e bandi, da sempre invita i paesi mem-bri e le comunità locali a creare pro-getti che mettano in rete realtà diver-se attraverso l’individuazione di temi, storie, percorsi, attività culturali che facciano crescere l’integrazione euro-pea. «La Via di Karol - sottolinea Marini - oltre a valorizzare i territori attraversa-ti dal percorso che da Wadowice (Polo-nia, città natale di Papa Giovanni Paolo II) va verso Roma (luogo in cui ha conclu-so la sua via terrena) e viceversa, intende far conoscere le tradizioni, i prodotti tipi-ci, le manifestazioni e più in generale la cultura di terre contadine, in cui predomi-na l’aspetto rurale, prima che spirituale». Significativo il contributo di Don mario Lusek, direttore dell’Ufficio CEI Pastora-le del Turismo, che ha elogiato La Via di Karol, considerandola non solo un itine-rario «ma anche una filosofia di vita. Papa Benedetto XVI a commento del suo in-contro con gli artisti ha parlato del suo

ITInERARIO PICCOLISAnTUARI primi passiper un progetto europeo

di miCHELa BoZZaTo

A Portogruaro, poste le basi per l’avvio del progetto Wigwam sull’Itinerario Europeodei Piccoli Santuari “La Via di Karol”. Attorno al tavolo il presidente del Circuito WigwamEfrem Tassinato, Angelo Tabaro della Regione Veneto, Avelio Marini della Rete Rurale Nazionale, il direttore del GAL Vegal Giancarlo Pegoraro i GAL della Venezia Orientale, Patavino, Bassa Padovana, Polesine Delta Po, Adige, Antico Dogado, Castelli Romani e Prenestini,la Provincia di Rovigo, la CEI, e i portatori di interesse.

itinerario piccoli santuari

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rapporto tra arte e fede indicando la via della bellezza come percorso privilegia-to per avvicinarsi a Dio». L’interesse dei GAL veneti presenti al workshop era già stato dimostrato nel corso degli incontri che il presidente Tassinato aveva orga-nizzato nel corso dell’inverno e rinnovato con la loro formale adesione al proget-to. Nuovi partner si stanno aggiungendo all’iniziativa, come ad esempio il gAL del Castelli Romani e Prenestini che, venu-ti a conoscenza dell’iniziativa, ha voluto prendere parte al workshop con l’inten-to di inserirsi a pieno titolo tra i sogget-ti desiderosi di contribuire alla realizza-zione di un progetto di cooperazione transazionale. Il presidente giuseppe De Righi e il direttore Rodolfo Salvato-ri hanno infatti illustrato quanto il territo-rio dei Castelli Romani abbia attinenza a La Via di Karol, considerata la presenza di Castelgandolfo (residenza estiva dei Papi), i numerosi santuari e le tante bel-lezze dell’area a sud di Roma. «Il nostro GAL sta già lavorando a dei “percorsi della spiritualità”, che ben si possono in-serire ne La Via di Karol. Nello specifico poi, ci sono tre santuari che andrebbero sicuramente valorizzati proprio per esse-re stati più volte visitati da Giovanni Pao-lo II, ovvero il Santuario della Madonna del Tufo nel Comune di Rocca di Papa, il Santuario della Madonna della Mentorel-

la, molto caro a Papa Giovanni Paolo II, sito nel Comune di Capranica Prenestina e il Santuario della Madonna della Neve nel Comune di Rocca Priora.

Tutti i partecipanti al workshop han-no dunque sottolineato l’importanza di mettere in rete le tante potenzialità rap-presentate dai territori di loro competen-za, attraverso lo strumento della proget-tazione europea: non si tratta solo di mappare il territorio e rivelare le ec-cellenze artistiche, culturali, ambien-tali legate alla presenza di santuari mi-nori o luoghi di fede da valorizzare, ma di predisporre anche con i partner esteri delle azioni comuni che possa-no intercettare fondi comunitari, attra-verso la cooperazione e il cofinanziamen-to da parte anche di soggetti pubblici e privati che vogliano investire in un pro-getto di marketing territoriale e culturale dalle grandi potenzialità. Il prossimo pas-so, deciso dall’assemblea dei convenuti sarà l’organizzazione di un secondo wor-kshop, in una località sita nella parte me-ridionale del tracciato e su un percorso, quello della Salaria Turistica, già in cor-so di attrezzamento ad opera del Circui-to Wigwam con un finanziamento del Mi-nistero del Turismo e il cofinanziamento delle due regioni interessate: le Marche (regione capofila) e il Lazio.

L’Ordinedel giorno del prossimowork Shop“La via di Karol”

• Definizione del concept “La Via di Karol” e della “carta dei principi e dell’offerta coerente”.

• Raccolta proposte sul percorso dell’itinerario.

• Promozione (sito internet).• Commercializzazione (pacchetti di

offerta).• Rilevazione delle emergenze più

significative sui territori interessati dall’itinerario.

• mappatura dei progetti in corso, similari o complementari.

L’iter della progettazione partecipata:• sottoscrizione, da parte dei nuovi

interessati, della lettera di intenti per partecipare ai workshop e alla progettazione.

• Varo del Club di Progetto “La Via di Karol” e definizione delle modalità di adesione delle diverse categorie di portatori di interessi, per partecipare alla predisposizione delle strategie e alla governance.

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itinerario piccoli santuari

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gal e aree rurali

Cresce l’interesse per le poten-zialità dell’Itinerario Europeo dei Piccoli Santuari, il proget-

to Wigwam che intende promuove-re un percorso turistico lungo la cosid-detta “Via di Karol”, un itinerario tra le aree rurali che unisce idealmente Roma e Wadowice (Polonia) attraverso i bor-ghi, le campagne e i centri storici che ospitano luoghi della fede minori, ma di grande fascino. In queste aree spes-so operano i GAL, gruppi di azione lo-cale, ovvero società o enti consorti-li che hanno lo scopo di programmare dei progetti per lo sviluppo di un de-terminato territorio, attraverso azioni di politica “concertata” e sinergia di idee. Sono costituiti principalmente da part-ner pubblici (enti, province, comuni) e da soci privati come associazioni, con-sorzi, sindacati ecc.: l’approccio è quel-lo del cosiddetto “bottom up”, ovvero le richieste di intervento emergono dal basso, dai portatori di interesse locali, e poi dai GAL nascono le strategie e le azioni da presentare agli enti finanziato-

ri, in primis appunto l’Unione Europea. Proprio per valorizzare questi territori, anche dal punto di vista turistico-am-bientale, i GAL hanno realizzato molti itinerari e percorsi di grande interesse lungo le vie d’acqua, o per le campagne e i borghi, favorendo in tal modo lo svi-luppo di nuove opportunità imprendi-toriali e la crescita sociale. Nell’ottica di promuovere nuove occasioni di svilup-po turistico di queste aree, il Presidente del Circuito Wigwam Efrem Tassinato per tutto l’inverno ha incontrato i presi-denti e i direttori dei GAL veneti attra-versati dall’itinerario per informarli del-le opportunità che l’Itinerario Europeo dei Piccoli Santuari sta già riscuoten-

do. Dopo aver incontrato i GAL della Venezia Orientale, della Marca Trevigia-na, e del Polesine, conosciamo ora altri quattro GAL veneti.

gAL bASSA PADOvAnA E gAL PATAvInOL’ambito territoriale del GAL Bassa Pa-dovana abbraccia 30 comuni a sud del-la provincia di Padova a forte vocazione agricola, anche se non mancano cen-tri di interesse artigianale ed industria-le. «La tradizione monastica – spiega il presidente Daniele Toniolo - ha lascia-to in questi luoghi numerose testimo-nianze: non solo luoghi di culto, mona-steri ed abazie, ma una forte cultura del

La Via di Karolattraversa il veneto

di miCHELa BoZZaTo

Il tracciato dell’Itinerario europeo dei piccoli santuari - La Via di Karol

Continua il viaggio alla scoperta delle meraviglie delle aree rurali venete, un territorio a forte vocazione cristiana testimoniata da tanti piccoli santuari, pievi e abazie, che ancoraoggi attraggono pellegrini e turisti. A valorizzare queste terre e il patrimonio storico, naturalistico e ambientale, i GAL (Gruppi di Azione Locale): ne abbiamo incontrati altri quattro.

“...I GAL hanno realizzato molti itinerari e percorsi di

grande interesse lungo le vie d’acqua, o per le campagne e i borghi, favorendo in tal modo lo sviluppo di nuove

opportunità imprenditoriali e la crescita sociale

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territorio in quanto i Benedettini in que-sta zona hanno saputo bonificare e col-tivare le terre strappandole dalla palude in cui versavano, dando alla popolazio-ne locale la possibilità di uno sviluppo sociale ed economico. Ecco che l’Itine-rario dei Piccoli Santuari potrebbe ben inserirsi in questo territorio, con l’Aba-zia di Santa maria di Carceri, la Chie-sa della madonna delle grazie ad An-guillara, il monastero Agostiniano e Camaldolese di San Salvaro a Urbana e tanti altri luoghi della fede e della cul-tura rurale come le città murate, le ville e le barchesse, in cui un tempo si svol-geva la vita contadina».Anche il territorio del GAL Patavino, con i suoi 23 comuni a confine con la provin-cia di Vicenza, si caratterizza per esse-re ricca di luoghi di interesse storico ed artistico, ma soprattutto paesaggisti-co, essendo immerso nelle floride terre dei Colli Euganei e più a valle tra i cor-si d’acqua di notevole bellezza. La vo-cazione agricola è stata valorizzata negli anni da una vivace offerta turistica na-

turalistica e rurale, senza tralasciare la presenza di famose aree termali come Abano e montegrotto. «Non manca-no nemmeno in questo territorio luo-ghi della tradizione cristiana - sottolinea il presidente Eugenio zaggia - come il Santuario della madonna della Salu-te in monteortone ad Abano Terme, o quello della madonna di Tresto ad Ospedaletto, o la madonna del mon-te a Teolo, l’Abazia di Praglia e tanti altri splendidi siti di interesse stori-co-culturale». Entrambi i territori dun-que stanno portando avanti i loro Piani di Sviluppo Locale che mirano alla valo-rizzazione del turismo rurale e dei pro-dotti tipici locali, sfruttando le moltepli-ci risorse culturali e ambientali che l’area padovana dispone. L’itinerario infatti at-traversa il territorio rivierasco al Golfo di Venezia e il suo entroterra. Anche la bassa Padovana e i Colli Euganei po-trebbero dunque offrire una straordina-ria opportunità di fermata di moderni pellegrini o anche solo di turisti curio-si di genuina cultura popolare e di tra-

dizioni enogastronomiche. L’interesse per l’Itinerario Europeo dei Piccoli San-tuari - la Via di Karol è molto sentito da parte dei GAL padovani, soprattutto in una visione allargata di progetto di co-operazione che coinvolga altri GAL na-zionali ed europei. Un progetto di que-sto tipo darebbe maggiori opportunità di sviluppo di nuovi flussi turistici altri-menti difficilmente intercettabili.

gAL AnTICO DOgADONato nel 2002, il GAL Antico Doga-do aggrega 13 comuni a ridosso del-la laguna veneziana (Campagna Lu-pia, Campolongo Maggiore, Cavarzere; Chioggia, Cona, Mira, Arzergrande, Bo-volenta, Candiana, Codevigo, Pontelon-go, Terrassa Padovana), un territorio ca-

Ruderi del convento degli olivetani sul Monte Venda - Colli Euganei (PD). A lato, Loredana Margutti, Daniele Toniolo, Efrem Tassinato, Eugenio Zaggia alla sede del GAL.

“...i Benedettini in questa zona hanno saputo bonificaree coltivare le terre strappandole dalla palude in cui versavano, dando alla popolazione locale la possibilitàdi uno sviluppo sociale ed economico.”

“Una rete di itinerari tra entroterra e vie d’acqua, tra ville venete e valli da pesca, a pochi chilometri da una delle mete

turistiche più importanti al mondo, Venezia.”

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gal e aree rurali

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ratterizzato dall’elemento “acqua”: non solo le valli da pesca della splendida La-guna Sud, le barene, le velme, ma an-che le terre emerse dalla bonifica strap-pate al mare e alle anse dei fiumi, in primis la Brenta, e trasformate in fondi agricoli. Esso infatti attraversa il territo-rio rivierasco al Golfo di Venezia e il suo entroterra, e quindi anche i comuni che fanno parte dell’area di competenza di questa Agenzia di Sviluppo, il cui ambi-to si estende per un’ampia zona rurale e lagunare nelle province di Venezia e di Padova. «Sono infatti le Vie della Se-renissima - spiega la direttrice Claudia Rizzi - le vere protagoniste del nostro Piano di Sviluppo Locale. Una rete di iti-nerari tra entroterra e vie d’acqua, tra ville venete e valli da pesca, a pochi chi-lometri da una delle mete turistiche più importanti al mondo, Venezia. Il nostro obiettivo è quello di cercare di intercet-tare anche una piccola parte dei flussi turistici che invade il nostro capoluogo, magari proprio quei visitatori che più apprezzano il contatto con una natu-ra selvaggia e silenziosa, come la La-guna Sud, o predilige imbattersi in scorci rurali e piccoli borghi, dove cul-tura, arte ed enogastronomia la fanno da padrone». Per questo motivo, la strategia del GAL Antico Dogado punta allo sviluppo di un turismo sostenibile e legato alla rura-lità, con l’avvio di progetti che promuo-

vano non solo la valorizzazione dei luo-ghi, della tradizione e dei prodotti del territorio, ma che supportino nuove im-prese extra-agricole, come gli agrituri-smi, anche attraverso contributi e fondi comunitari. «A breve - segnala la diret-trice - partiremo con dei nuovi bandi per il censimento delle eccellenze rurali del nostro territorio, progetto che ci per-mette di individuare le priorità di inter-vento sui manufatti di maggior pregio». E di edifici interessanti in quest’area ve ne sono parecchi, specie di caratte-re religioso, per potrebbero essere in-seriti nell’Itinerario Europeo dei Piccoli Santuari, La Via di Karol: dal Santuario della beata maria vergine della na-vicella a Chioggia (vE), alla splendi-da Corte benedettina di Correzzola (PD), dal Duomo e monastero di Can-diana (PD), al Santuario di Santa ma-ria della misericordia di Terrassa Pa-dovana (PD), solo per citarne alcuni.

gAL ALTA mARCAIl GAL dell’Alta Marca Trevigiana, come neo-nata agenzia di sviluppo di que-sto territorio ha tra i suoi obiettivi quel-lo di migliorare la competitività del set-tore agricolo, salvaguardare l’ambiente e dello spazio rurale; migliorare la qua-lità della vita e diversificare delle attivi-tà collegate all’agricoltura anche attra-verso uno sviluppo del turismo rurale in una delle aree più affascinati del

nord Italia, con le colline del Prosec-co e i piccoli borghi della pedemonta-na trevigiana. «Molte sono le iniziative e i progetti in cantiere, alcuni dei quali di cooperazione con altri GAL italiani e stranieri per la valorizzazione delle aree vitivinicole collinari, come ad esempio la Francia, il Portogallo, la Calabria e la Sicilia - spiega michele genovese - al-tri invece coinvolgono partner più atti-gui, come il Friuli Venezia Giulia e la Slo-venia». L’itinerario Europeo dei Piccoli Santuari, che attraversa quattro nazio-ni (Italia, Austria, Slovacchia e Polonia), passa i anche per i territori della provin-cia di Treviso, ricca di siti paesaggistici, storici e religiosi da scoprire. «La Via di Karol è molto interessante – conferma Genovese - poiché potrebbe mettere in rete un’importante realtà artistica e culturale del nostro territorio, come le Abazie, le Pievi e i piccoli Santuari dis-seminati nel comprensorio. A questo si aggiunge un’ampia offerta turistica, fatta di cantine, agriturismi, osterie, musei e luoghi di interesse». Nel ter-ritorio infatti insistono dei veri e propri gioielli della tradizione religiosa popo-lare, dall’Abazia Cistercense di S. ma-ria a Follina, alla Pieve di San Pietro in Feletto, dal Santuario della ma-donnina a Cima grappa all’Abazia di Santa bona a vidor, senza dimentica-re i piccoli santuari sparsi nei sentieri di montagna.

In basso una veduta di Burano, a lato Claudia Rizzi.

“...diversificare delle attività collegate all’agricoltura anche attraverso uno sviluppo del turismo rurale in una delle aree

più affascinati del Nord Italia, con le colline del Proseccoe i piccoli borghi della pedemontana trevigiana.”

L’Abazia Cistercense di S. Maria a Follina.A lato Michele Genovese

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gal e aree rurali

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negli ultimi decenni si sta con-solidando la consapevolezza di quanto il territorio della Sac-

cisica sia stato sfruttato sopra il limite del possibile, ben più di quanto questo sia in grado ormai di tollerare. Urbaniz-zazione, industria, agricoltura intensi-va son tutti fattori che han contribu-ito a stravolgere gli equilibri naturali in quanto hanno avuto uno sviluppo rapido e incontrollato. Uno dei molte-plici effetti a cui hanno portato questi fattori è stato l’impermeabilizzazione del territorio. Aggiunto ai rapidi cam-biamenti climatici, ad un’intensificazio-ne dei piovaschi e allo stravolgimento della sistemazione agraria, dalla baula-ta del cavino alla spianata alla ferrarese, che livella aree di bassa pianura e sop-prime scoline si è andata ad aggravare una problematica, già presente da seco-li in Saccisica in quanto legata alla na-tura anfibia del territorio, che è quella dello smaltimento delle acque. Proble-ma ormai sotto gli occhi di tutti, visti i recenti episodi di inondazioni che han-no toccato, nel novembre 2010 le pianu-re del vicentino e parte della Saccisica.

Il tema della mia tesi di laurea in Scienze Naturali, nato da un’idea del presiden-te dell’associazione Wigwam, Efrem Tassinato, sostenuto dall’arch. giorgio meneghetti, dirigente dell’area tecni-ca e del territorio del Comune di Pio-ve di Sacco, è stato quello di dimostra-re che è possibile trovare un rimedio all’emergenza allagamenti e inonda-zioni che aggrediscono in modo sem-pre più prepotente quest’area. viste

le numerose aree di bassa presenti nella nostra pianura, la cui presenza è legata proprio alla sua conformazione morfologica, l’idea è quella di sfrut-tarle per ubicare degli avvallamenti in cui fare incanalare l’acqua nei mo-menti di forti rovesci meteorici. Que-sto possibile rimedio ha come obbietti-vo quello di essere sostenibile, perché purtroppo si è visto che ormai le idro-vore non sono più sufficienti a scolare velocemente le acque, e perché anche i comuni sentono il bisogno di pianifica-

re il territorio. Basta, infatti, interpretare i P.A.T.I. “della Saccisica” e “tra Brenta e Bacchiglione” dei comuni dell’area pre-sa in esame, in modo appunto più so-stenibile per tentare di arginare i danni apportati dall’Uomo alla Natura.

gli avvallamenti sarebbero in grado di trattenere l’acqua in modo tale che questa possa essere fitodepurata pri-ma che scoli in mare, cosi da limitare l’eutrofizzazione di acque interne e ma-rine; potrebbero andare a rimpinguare

Sicurezza idraulicadi Piove di Sacco e dei terrotori limitrofidi aLiCE GriGoLETTo

territori

I periodici effetti degli allagamenti ad Arzerello di Piove di Sacco

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territori

l’acqua di falda arginando quindi i feno-meni di subsidenza, e inoltre, come era mio obbiettivo dimostrare, andrebbero a ricreare ambienti di zone umide o semi umide fondamentali per la conservazio-ne della biodiversità. Applicando infatti uno studio all’area umida di Cà di Mez-zo, creatasi presso la località di Code-vigo in seguito ad una bonifica di aree di bassa spesso allagate e osservando come questa potrebbe avere una confi-gurazione simile agli avvallamenti sopra citati, si è ottenuto conferma del fatto che la nascita di ambienti di questo tipo siano fondamentali anche per un recu-pero della biodiversità.

Andando a conoscere la storia della Saccisica, si può facilmente constata-re come questa sia stata per la sua for-mazione legata alle acque, in particola-re dei fiumi Brenta e Bacchiglione e di come fossero dominanti particolari ha-bitat quali paludi e zone umide. Non a caso una delle possibili ipotesi avanza-te sull’origine del nome Saccisica, sia che questo provenga da “Saccus” che ha come significato ”insenatura natura-le senza sbocco”, il che indicherebbe la natura prettamente anfibia di questa. Già a partire dall’epoca di conquista ro-mana, quindi dal II/I secolo a.C., sino ai primi del ‘900, molteplici opere di bo-nifica hanno insistito in queste aree al fine di regolarne il regime idrauli-co e riqualificare zone paludose altri-menti pericolose per la salute umana. Sono quindi andate perse la grandis-sima parte di paludi e zone umide ca-paci di rendere il nostro territorio per molti aspetti unico. Ci sarebbe quin-di anche l’occasione di andare a ri-pristinare ambienti autoctoni della nostra pianura, ambienti di fonda-mentale importanza per specie flo-ristiche e faunistiche rare e protet-te che in zone umide trovano il loro

habitat ideale. A Cà Di Mezzo ho in-dividuato in particolare quattro specie floristiche segnalate dalle liste rosse o comunque protette. Mi riferisco a: Leu-cojum aestivum L. classificato dalle ”Li-ste rosse regionali delle piante d’Italia” come specie vulnerabile a grave rischio di estinzione; “Iris pseudacorus L. clas-sificato, sempre dalle liste rosse, come specie protetta; mentre per Nuphar lu-tea Sost. e Trapa natans L. e vietata la raccolta dalla LR 53/74 che reca “Nor-me per la tutela di alcune specie dal-la fauna inferiore e della flora”. Inoltre son presenti molteplici specie arbo-ree, che trovano sempre in queste aree habitat di vita preferenziali, che andava-no a costituire gli antichi boschi plani-ziali anch’essi caratteristici della pia-nura padana ma che ormai in seguito all’usurpamento del territorio son stati abbattuti. Queste specie com-prendono ad esempio la Farnia (Quer-cus robur L.), il Frassino ossifillo (Fraxi-nus angustifolia Vahl.), l’Ontano nero (Alnus glutinosa Gaerth.) nonché Sali-ci, Pioppi, Noci, Olmi, ecc. Importante è anche menzionare l’abbondante pre-senza di avifauna migratoria, qualche specie è protetta dalla direttiva 79/409/CEE, che trova in queste aree un pun-to insostituibile di sosta e alimentazio-ne. Si è infatti stimato che di 476 specie dell’ornitofauna europea, 188 son stret-tamente legate all’ambiente palustre o lagunare.

Questi avvallamenti hanno realmen-te grandi potenzialità che andrebbe-ro a migliorare non solo la sicurezza idraulica ma anche la qualità del ter-ritorio dal punto di vista della sua salvaguardia naturale. Son quindi ne-cessari interventi di gestione e valoriz-zazione, che considerino il territorio e le sue problematiche nella loro complessi-tà, supportati sia dalle amministrazioni

pubbliche sia da privati al fine di unire gli sforzi per l’obbiettivo comune che è quello di agire velocemente per realiz-zare qualcosa di concreto in difesa e re-cupero della nostra pianura.

“...ho dimostrato che è possibile trovare un rimedio all’emergenza allagamenti e inondazioni che aggrediscono in modo sempre più prepotente quest’area. Viste le numerose aree di

bassa presenti nella nostra pianura, la cui presenza è legata proprio alla sua conformazione morfologica, l’idea è quella di sfruttarle per ubicare degli avvallamenti in cui fare incanalare

l’acqua nei momenti di forti rovesci meteorici.”

Il 17 dicembre 2010 Alice Grigolet-to è stata proclamata dottoressa in Scienze Naturali presso il dipar-timento di Biologia dell’Universi-tà degli Studi di Padova, discuten-do una tesi sulla sicurezza idraulica frutto di un tirocinio realizzato pres-so Wigwam nel quale è stato appro-fondita un’idea alla base di un im-portante progetto.Tale progetto Wigwam SIS (Sicurez-za Idraulica Saccisica), in fase di av-vio da parte di una decina di comu-ni del sud est padovano, prevede una serie di interventi che mirano a risolvere non solo il problema degli ormai frequenti allagamenti dovu-ti alla impermeabilizzazione causata dal massiccio inurbamento, ma an-che a portare un beneficio sul pia-no della sostenibilità e riqualificazio-ne territoriale e paesaggistica della zona. Il lavoro oggetto del tirocinio di Alice, è stato quindi quello di rac-cogliere i dati pluviometrici riguar-dati il territorio, studiare casi di alla-gamenti passati e individuare aree di bassa pianura sulle quali opera-re al fine di ottimizzare il ciclo delle acque incanalate, dando vita a ba-cini idrici temporanei di raccolta. Si è inoltre proceduto con il recupe-ro dei dati geotecnici dei terreni in-teressati per la corretta valutazione delle operazioni di trasformazioni.

ALICEGRIGOLETTO

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il metodo

COnnESSIOnE:un mondo di possibilità

Intendiamo in questa sede iniziare un percor-so fra i pensieri, le immagini, le conoscenze, le esperienze che la parola connessione (cfr.

anche Wigwam News, 9, 2010, Tassinato p.7 e Cecconi p.54-55) può suscitare. Sarà un primo abbozzo di riflessione, come un percorso sug-gerito da paesaggi mentali intravisti dal finestri-no di pensieri oscillanti fra la necessità teorica (le parole hanno un senso, una storia, una profon-dità…) e l’esperienza fattuale (si fa, si pensa, si progetta, e…si vive). Connessione è un legame di relazione e di interdipendenza. Così, con connesso s’intende qualcosa di strettamen-te congiunto o collegato. Etimologicamente deriva da cum (con) e nectere (congiungere, intrecciare): unire insieme, collegare, ordina-re in sequenza logica. È anche probabile una connessione a nodus, da una radice neg(d)h pre-sente nel sanscrito nahyati (congiungere). Se poi sbirciamo in elettrotecnica vediamo che il nostro vocabolo indica una particolare forma di colle-gamento fra conduttori. Ci accorgiamo che se si dice “conduttore” si pensa anche che c’è qual-cosa da “portare”, un essere attivi mentre una relazione va instaurandosi.

Connessione: c’è quindi nel suo alone seman-tico (ovvero nell’insieme dei significati rintrac-ciabili nel vocabolo o da questo suggeriti. Per tale motivo una parola si può sempre intendere come suggestiva, innesco di una narrazione, di una curiosità, di una ricerca) il senso di un unir-si per originare una novità (che non c’era prima di connettersi) condivisa. È mettersi in relazio-ne. Per relazionarsi occorre essere reciproca-

mente “altri” e questa esperienza dell’alteri-tà aiuta a configurarci, a prendere coscienza, a cercare i tratti caratteristici della nostra in-dividualità, della nostra unicità, della perso-nalità per cui sentiamo di essere riconoscibili (ciò vale anche per i gruppi intesi come sogget-to). Quando sorge un rapporto, che comunque implica il mettere in comune di qualcosa, emer-ge una differenza specifica che ci qualifica. Al-lora la relazione fa prendere coscienza della no-stra identità proprio definendola come diversità. Potremmo dire che siamo “uguali” (nel senso di ugualmente capaci di riconoscimento poiché ugualmente portatori di possibilità comunicati-ve, di modalità connettive…) in quanto “diversi” (ci sarebbe molto da dire, ma per ora è sufficien-te accennare).

Allo stesso tempo si tratta di mettere in discus-sione la certezza di ciò che solitamente viene dato per scontato. Infatti i termini delle diversi-tà che appaiono oppositivi non esistono auto-nomamente ma si generano l’uno in relazione all’altro. C’è come una “complicità” che sotten-de l’opposizione. Non vuol dire che tutto è re-lativo, ma che il definitivo, lo scontato, lo stati-co non portano lontano, è “correre” sul posto (una persona si chiude, un’area si degrada, un territorio implode…). Il fatto è che lo sguardo con cui osserviamo le cose, tutte le cose, è inter-pretante poiché le mette in relazione. Mettere in luce questa relazionalità ci permette di “fare mondo”, poiché connettiamo generativamente l’identità e la differenza. È una rete di implicazio-ni. Mettiamo quindi in campo un pensiero dina-

di Franco [email protected]

Direttore Istituto wigwam®

di Studi e Ricerche

“Connessione: c’è quindi

nel suo alone semantico

(ovvero nell’insieme

dei significati rintracciabili nel vocabolo o da questo

suggeriti. Per tale motivo

una parola si può sempre

intendere come suggestiva,

innesco di una narrazione, di una curiosità,

di una ricerca) il senso di

un unirsi per originare una

novità”

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mico. È interessante notare come que-sto termine giunga dal greco dynamis (la potenza, la capacità) derivato dal ver-bo dynamai: “io posso, sono capace”. Ed è la proprietà di ciò che, pur essen-do attualmente ed eventualmente pas-sivo, può o passare all’azione o riceve-re l’azione.

È proprio su questo versante che si pos-sono aprire nuovi scenari per migliorare la qualità dei modi di vita. L’attualizza-zione delle potenzialità è il risultato di uno sguardo che cerca, indaga, sco-pre possibilità, progetta il loro emer-gere, unisce capacità diverse per connettere in un processo di realiz-zazione quelle componenti viste ne-cessarie per un obiettivo di modifi-cazione migliorativa. Non è stasi , ma movimento metodico che si interroga, si mette alla prova, elabora anche dei fon-damenti (ovviamente, se si vuol opera-re, e comunque in modo critico) vissu-ti come modalità propulsiva, innovativa. Così anche la tradizione può aprirsi al tempo (uscire dall’ancorarsi al passato una volta che criticamente non apparirà più come momento statico di ripetizione ma alfabeto per la lettura del presente e la spinta al futuro) e allo spazio. Signifi-ca innescare relazioni con ciò che esiste al di là del “confine” (nei vari significa-ti che vogliamo dargli) e che, avvicinato nella relazione, schiude la consapevolez-za di cosa possa significare l’essere qui e l’andare là. Abbiamo quindi la capaci-tà di essere sia destinatari di un rappor-to, sia emissari propositivi. In entrambi i casi si è parte costituente di un dialo-go fondato sul riconoscimento delle re-ciproche identità e sulla ricerca dei pun-ti condivisibili. L’idea di connessione, al di là delle particolari concretizzazioni, ha in sé tutto questo universo di senso. Si tratta allora di leggere e interpretare in quest’ottica gli ambiti nei quali si vuo-le operare. Questo modo di rapportar-si alle cose dà pure la forma alla proget-tualità che intendiamo percorrere. È un modus operandi specifico, caratteriz-zante. Questo è anche lo sfondo con-cettuale dei club di progetto Wigwam. Rappresenta la lingua comune e l’arti-

colazione del pensiero delle nostre ag-gregazioni progettuali. Una rivisitazione delle nostre operazioni di programma-zione (cfr. Wigwam News 1-9, 2008-10) fornirà l’esempio che la definizione di Wigwam come metodo è frutto anche di questa concettualizzazione. Perciò parliamo di modalità propulsiva, inno-vativa. Promuovere la novità significa sì progettare per migliorare la qualità del-la vita negli ambiti del nostro intervento, ma anche comprendere che ciò non può essere confinato all’interno di una qual-siasi e unica realtà. Per quanto ciò possa essere pure gratificante, nel contempo è contraddittorio poiché autoreferenzia-le. La modalità propulsiva esige invece, strutturalmente, l’apertura e il confron-to. È un allargamento di orizzonti, uno sconfinamento orientato alla connessio-ne con altre realtà in vista di obiettivi co-muni.

Aprendo ora una finestra su ciò che ac-cade nella quotidianità operativa, no-tiamo che ovunque si voglia agire per valorizzare peculiarità territoriali si pen-sano esiti organizzativi lavorando attor-no al fattore connessione. Quando si ha lo scopo di programmare progetti di svi-luppo per una determinata area, si ricer-cano politiche concertate e sinergie (cfr. Bozzato, Wigwam News 9, 2010, pp. 47-49). Sono rapporti di partnership e inter-scambio ai vari livelli (mercantili, cultu-rali, turistici) che, grazie all’instaurarsi di connessioni di sintesi fra ‘vocazioni’ di-verse, portano a visibilità ciò che di spe-cifico caratterizza i luoghi, li fa conosce-re, li rende fruibili. È una circolazione di informazioni, esperienze, prodotti cono-scitivi e materiali potenzialmente capa-ce di generare flussi di persone. È una rivitalizzazione del territorio attraverso la novità di presenza e di organizzazio-ne. È un ri-qualificarsi, un ri-proporsi, un ri-determinarsi come offerta significati-va perché non confondibile. In un cer-to senso si fa marchio. Ora, un prodot-to può essere copiato, una marca no. Quindi la costruzione di una brand iden-

tity è un processo delicato e di massimo rilievo, perché in grado di confezionare quell’unicità e quella riconoscibilità che

saranno determinanti nell’acquisizione e nella fidelizzazione dell’acquirente. Of-frendo prodotti dai significati riconosci-bili e creando fiducia si può dar vita a legami stretti che potranno far reitera-re e proporre ad altri la scelta. Conviene però uscire da quel senso troppo eco-nomicistico che sentiamo nel termine “brand”. Ma è pur vero che la compo-nente mercantile in esso presente (per-ché è nell’insieme del marketing che co-munque è nato) fa sì che anche “identity” sembri veicolare l’idea di una identifica-zione a livelli non superficiali fra offerta e domanda, come se in quest’ultima si cogliesse qualcosa di guidato, condizio-nato. Detto sinteticamente, c’è un pro-blema di consapevolezza. Possiamo an-che dire che wigwam è marchio che identifica uno specifico modo di ela-borare ‘prodotto’ (il metodo, ad es.) e di richiamare su di esso l’attenzione di una domanda particolare. ma l’in-contro domanda-offerta si fonda sul presupposto di una condivisa apertu-ra al miglioramento della qualità della vita in termini attivi. Il ‘prodotto’ wi-gwam veicola anche la proposta di ri-cercare un proprio personale modo di osservare/intervenire sulla realtà di vita perché è nato come risposta alla domanda di apertura vitale.

Sulla progettualità di connessione (se-condo la nostra riflessione e le nostre pratiche, progetto e connessione sono termini reali autoalimentanti, nel senso dato alla coppia aggregazione/proget-tualità - cfr. Wigwam News 1, 2008-) già da tempo è impegnato il circuito Wig-wam (G.A.W., C.E.L., …). Se diamo poi un’occhiata ad alcune proposte e realiz-zazioni emerse da questa configurazio-ne (La via di Karol, La Salaria turistica, I Tatra, …) risulta evidente una compo-nente turistica qualificata da cultura e sostenibilità al punto che, in prospetti-va, il termine turista potrebbe mutarsi in viaggiatore. Il viaggio è suggestivo, in-trigante. Il viaggio apre la mente, dà for-ma. Quando si torna, il luogo da dove si è partiti appare diverso. Gli occhi ri-vedono. Anche le culture sono genera-te nel fluire degli umani.

il metodo

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sindaci

Patto dei sincaci:un progetto per la riduzione della co2

Il Patto dei Sindaci è una delle più ambiziose politiche che la Commissione Europea ha in-trapreso al fine di assumere la direzione della

lotta contro il riscaldamento globale del pianeta. I Soggetti destinatari dell’iniziativa che l’UE ha indi-viduato, sono principalmente le autorità locali ed i loro cittadini.Il Circuito Wigwam, in armonia con le proprie fi-nalità culturali e sociali, ha deciso di supportare la creazione di un partenariato internazionale di cit-tà virtuose, al fine di realizzare un’azione concre-ta del “Convenant of major” che unisca il terri-torio veneto con altri paesi membri dell’UE 27. La rete, in fase di costituzione, prevede che le cit-tà aderenti al progetto, firmino il Patto dei Sindaci,

impegnandosi volontariamente ad andare oltre gli obiettivi dell’Unione europea (EU) in termini di ri-duzione in emissioni di CO2. I firmatari del Patto si impegnano, quindi, a ridurre le loro emissioni di CO2 più del 20% entro il 2020 attraverso azio-ni di efficienza energetica con il supporto del-le energie rinnovabili. Per raggiungere questo obiettivo, le municipalità che aderiscono al Patto, devono ottemperare ad alcuni inderogabili impe-gni progettuali che stanno alla base del progetto “Convenant Twinning”: 1. Preparare un Inventario delle emissioni (BEI Ba-

seline Emission Inventory).2. Predisporre, entro l’anno successivo alla loro

adesione ufficiale al Patto dei Sindaci, un Pia-

Il consumo di energia è in

costante aumento nelle città europee e ad oggi tale con-sumo è responsa-bile di oltre il 50% delle emissioni di gas serra causate,

direttamente o indirettamente,

dall’uso dell’ener-gia da parte

dell’uomo. Una nuova azione risulta quindi

necessaria al fine di contribuire al raggiungimento

degli obiettivi che l’Unione Euro-

pea si è posta al 2020 in termini

di riduzione delle emissioni di gas

ad effetto serra, di maggiore efficien-za energetica e di maggiore utilizzo di fonti energeti-che rinnovabili.

di Andrea grigoletto

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sindaci

no d’Azione dell’Energia Sostenibile (SEAP) approvato dal Consiglio Comu-nale che delinei le misure e le politiche che verranno sviluppate per realizzare i loro obiettivi.

3. Pubblicare regolarmente - ogni 2 anni dopo la predisposizione del loro SEAP- un report di attuazione che riporti il grado di avanzamento della realizza-zione dei programmi e i risultati prov-visori.

4. Promuovere le loro attività e coinvolge-re i propri cittadini, includendo le orga-nizzazioni, per la realizzazione di Gior-nate dell’energia locale.

5. Diffondere il messaggio del Patto dei sindaci, in particolare incoraggiando le altre autorità locali ad aderirvi e contri-buendo alla realizzazione di eventi (Ce-rimonia annuale del patto dei Sindaci e workshop tematici).

6. Sviluppare politiche di energia sosteni-bile coinvolgimento le politiche sociali ed economiche.

7. Incrementare la conoscenza sui temi

dell’efficienza energetica e, più in parti-colare, promuovere lo sviluppo di azio-ni sull’efficienza energetica degli edifi-ci.

8. Costruire le competenze del persona-le delle amministrazioni pubbliche sui temi dell’energia e del risparmio ener-getico.

9. Coinvolgere una grande municipalità affiancandola ad altri comuni più pic-coli per creare una rete di scambio a li-vello locale.

10. Preparare e quantificare gli investi-menti locali necessari a raggiungere gli obiettivi di miglioramento stabili-ti dopo l’analisi delle emissioni e il pro-cesso partecipato con gli stakeholders.

La rete, comprenderà città di media e grande dimensione italiane, bulgare, tedesche, greche, rumene, polacche, estoni, cipriote, ungheresi, lituane e della repubblica Ceca.

Il raggiungimento degli obiettivi vincolan-ti a livello nazionale passa anche attraver-so il riconoscimento del ruolo dei gover-ni locali alla lotta ai cambiamenti climatici. Oltre il 50% delle emissioni europee pro-viene, infatti, dai territori comunali e urba-ni ed è quindi necessario coinvolgerli for-malmente. Le principali fonti di emissione sono il settore residenziale, i trasporti, la piccola e media impresa e il settore civi-le in generale (servizi, uffici, ecc.), proprio i settori in cui le città hanno una diretta o indiretta competenza. Risulta necessario, quindi, che gli organi competenti adotti-no una precisa strategia, coinvolgendo i livelli di governo locale, affinché i Comuni possano valorizzare ed ottimizzare le pro-prie azioni di riduzione delle emissioni che saranno a beneficio anche del sistema Pa-ese che ha l’obbligo di ridurre le emissio-ni, nel nostro caso, del 13% entro il 2020.Tutti i Comuni, indipendentemente dalla loro dimensione, possono, quindi, aderire e sono potenzialmente coinvolti nel Pat-to dei Sindaci. Anzi, i Comuni di questa dimensione sono quelli che più di altri si prestano ad una attuazione concre-ta dei principi dello sviluppo sostenibi-le locale in quanto sarà più facile imple-mentare su questi territori i concetti delle cosiddette “filiere corte”. Requi-

sito fondamentale per aderire al proget-to rimane quello di mettere al centro del-la politica della città, la difficile mission di abbattere le emissioni di Co2 attraverso azioni di miglioramento delle performan-ce energetiche in tutti I settori dell’econo-mia e della società civile.

Al momento sono oltre 700 le città italiane che hanno aderito al Patto dei Sindaci, circa il 30% del tota-le delle città in Europa. L’esigenza e al contempo una criticità evi-denziata durante i primi due anni (2008-2009) dell’iniziativa consi-steva nella mancanza delle Linee Guida ufficiali per la redazione del Piano d’Azione per l’Energia So-stenibile (PAES), strumento pro-grammatico necessario per deli-neare il percorso che le singole città seguiranno nel prossimo de-cennio per raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emis-sioni climalteranti. Questa lacuna è stata colmata all’inizio del 2010 con la pubblicazione di tali Linee Guida da parte della Commissio-ne Europea. È disponibile anche la versione in lingua italiana gra-zie al contributo finanziario di una delle Strutture di Supporto attiva-te nel nostro Paese (vedi: http://www.eumayors.eu/mm/staging/li-brary/seap_gl/docs/seap_guideli-nes_it.pdf). Per molti Comuni tut-tavia, soprattutto nel Sud Italia, persistono ancora delle difficoltà nel redigere il PAES anche a cau-sa, a volte, della mancanza dei dati di base necessari per la costruzio-ne dell’Inventario delle emissioni nell’anno base scelto, informazio-ne questa necessaria per poi indi-viduare il proprio obiettivo di ridu-zione delle emissioni al 2020.

Linee Guida dellaCommissione Europea

Page 56: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

wigwam cel

Il mondo di Pepera Badia Calavena

Lo scorso dicembre a Sant’Andrea di Ba-dia Calavena (VR) si è svolta un’intesa set-timana di convegni, laboratori e incontri

dedicati al tema della sostenibilità. La settima-na, denominata “Il mondo di Peper”, è stata la prima esperienza di un evento che vorrebbe di-ventare un appuntamento fisso così da afferma-re il territorio di Badia Calavena come un vero e proprio laboratorio territoriale di “ricerca-azio-ne” (come lo definisce il sindaco Ermanno An-selmi). Obiettivo della settimana è stato quello di proporre spunti e idee per attivare dei pro-cessi virtuosi che orientino il modello di svilup-po di un territorio verso la sostenibilità e, così facendo, siano in grado di valorizzarlo. Alla set-timana hanno partecipato numerose real-tà locali (imprese, associazioni, scuole) che, accettando le sfide proposte, hanno comin-ciato a muoversi insieme attivando “percor-si verso la sostenibilità”. La presenza sia di sin-goli cittadini sia di scolaresche è stata buona per tutti gli incontri della settimana e, nonostan-te la neve e il freddo, tutti gli eventi in program-ma sono stati svolti in presenza di un numeroso e attento pubblico.

La settimana è stata suddivisa per giornate te-matiche: il lunedì dedicato alla questione “rifiu-ti o risorse?”; il martedì alle erbe officinali e al benessere, una delle peculiarità di questo terri-torio; il mercoledì ai prodotti enogastronomici locali con una serata particolare di degustazio-ne intitolata “Degustare una visione”; il giove-dì all’agricoltura e alla zootecnia di montagna con una riflessione riguardante le possibili risor-se da mettere in campo per il mantenimento e la valorizzazione del paesaggio rurale montano; il venerdì alle energie rinnovabili e all’importan-za di creare sinergie tra pubblico, privato e as-

sociazionismo per implementare politiche ener-getiche all’insegna della sostenibilità; il sabato alla tematica del turismo, visto in chiave “edu-tainment.

L’incontro del 3 dicembre, a cui ha partecipato come moderatore il presidente Wigwam Efrem Tassinato, si è posto l’obiettivo di sottolinea-re come la sinergia tra diversi soggetti im-pegnati con funzioni diverse nell’ambito del-le energie rinnovabili sia fondamentale per creare uno sviluppo territoriale incentrato su questo aspetto. L’incontro è iniziato con l’inter-vento di Tassinato che ha presentato l’iniziativa delle “Comunità Energetiche Locali”, che si pro-pone di creare “energie in comune” (titolo in-tervento: “Le Comunità Energetiche Locali: cre-are “Energie in Comune”). All’incontro hanno partecipato inoltre rappresentati di associazio-ni, quali Circolo Legambiente verona e AnAb - Associazione Nazionale Architettura Bioecolo-gica, imprese locali e privati, ognuno dei qua-li ha portato la propria esperienza nell’ambito della diffusione e creazione di un’economica le-gata alle energie rinnovabili. Anna Perrazzolo, responsabile dello Sportello Energia del Circo-lo Legambiente Verona, ha presentato una re-lazione dedicata agli sportelli energia (titolo in-tervento: “Sportelli energia: l’informazione e la formazione energetica”), parlando in particola-re della realtà dello sportello gestito dal Circolo Legambiente nella Provincia di Verona. michele zonta, referente ANAB Altamarca, ha presenta-to il sistema di certificazione “SB1000” elabo-rato dall’Associazione (titolo intervento: “Certifi-care l’architettura: il sistema SB1000”). Riccardo barba, de “La casa di Tano”, ha invece presen-tato la casa in paglia costruita durante l’estate scorsa in una Contrada di Badia come uno dei

La settimana di convegni, laboratori e

incontri dedicati alle “Energie rinnovabili. Sinergie tra

pubblico, privato e associazionismo per lo sviluppo del territorio” è stato

un importante momento di

riflessione che ha permesso

al territorio di presentare le

proprie risorse e potenzialità:

dalle energie rinnovabili, ai prodotti

enogastronomici locali, dal

paesaggio alle risorse naturali.

Tutti elementi che contribuiscono

alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo locale orientato verso la

sostenibilità.

di Tecla SoaveAssociazione AmEntelibera

[email protected]

Incontro 3 dicembre 2010: “Energie rinnovabili. Sinergie tra pubblico, privato e associazionismo per lo sviluppo del territorio”

56 W i G W a m N E W s 1 / 6 • 1 5 m a R Z O 2 0 1 1

Page 57: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

wigwam cel

possibili interventi di auto-costruzione in chiave sostenibile (titolo intervento: “La casa di paglia di SS. Trinità-Contra-da Tezza: una casa in classe A+”). Altra best practice discussa è stata l’espe-rienza maturata da Piero Tosi, un alle-vatore locale, che ha dotato il proprio allevamento di un impianto fotovoltai-co, con il quale ha reso la propria attivi-tà produttiva indipendente dal punto di vista energetico (“Un allevamento ener-geticamente autonomo grazie al foto-voltaico”).

Infine, all’incontro sono intervenuti i rappresentanti di tre aziende private che lavorano nell’ambito della produ-zione di impianti ad energia rinnovabile e che credono con il loro progetto im-prenditoriale nell’utilizzo ed espansione di queste fonti energetiche. guido Pa-gan griso di Eris srl ha discusso delle potenzialità degli impianti a biomassa (“Produrre energia con impianti a bio-massa”); marco Stoppele di It Energy

(“Produrre energia con impianti minieo-lici”) e Aldo Cattano e mirco Perlati di Penta System srl delle potenzialità degli impianti microeolici (titolo intervento: “Minieolico, tra ricerca e innovazione. Come creare nuove prospettive e op-portunità per le imprese e il territorio”).

L’incontro del 3 dicembre è coinciso con l’inizio dell’Antica fiera dei bogo-ni, un appuntamento storico per il ter-ritorio. Momento finale della settima-na è stata l’inaugurazione domenica 5 dicembre, della struttura “Casa di Pe-per”, il luogo dove si sono svolte tut-te le attività. È questa una struttura che si propone di diventare punto di rife-rimento del “PEPER Park - Parco delle Energie Pulite e Rinnovabili”, che si sno-da su tutto il territorio di Badia Calave-na. Il Parco delle Energie Pulite e Rinno-vabili rappresenta una visione sistemica di quelle che sono le peculiarità territo-riali. Il progetto si inserisce in un pro-cesso di rinnovamento del ruolo svolto

storicamente dalla montagna fornitri-ce di risorse energetiche (in primis ac-qua e legno) per i territori circostanti. Esso si propone ri-innovare questo ruo-lo all’interno di una mutata situazione energetica, inserendo tale innovazio-ne nel diverso modo di concepire il tu-rismo. Tale rinnovamento ha l’obiettivo principale di permettere alla popolazio-ne residente di continuare a vivere nel territorio d’origine e scongiurare così fenomeni di marginalizzazione e abban-dono. Il “parco energetico” si propone di fare da volano a percorsi didattico-turistici all’interno del territorio comu-nale, diventando un progetto di politi-ca territoriale e di sviluppo locale e non solo di politica energetica. Scongiura-re la perdita di identità di un territorio è possibile coinvolgendo tutti gli atto-ri in esso presenti e facendo emerge-re le reali risorse che possiede; solo da questa base comune e condivisa diven-ta poi possibile attrarre e creare nuo-ve risorse.

57W i G W a m N E W s 1 / 6 • 1 5 m a R Z O 2 0 1 1

La sede di Peper Park

Page 58: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

58 W i G W a m N E W s 1 / 6 • 1 5 m a R Z O 2 0 1 1

i buoni convivi

La cucina dello spiritosaperi, sensi e antichi sapori

molto spesso sono le parole che la fan-no da padrona quando si affrontano temi come rifiuto della globalizzazio-

ne o dell’omologazione e non i fatti. Ma fortuna-tamente non sempre è cosi ed allora vogliamo segnalarvi un angolo di mondo sulla via salaria dove avviene anche il contrario e dove trovere-te il riscontro opposto. Infatti c’è chi non si è limi-tato alle parole ma rimboccandosi le maniche ed utilizzando molto la testa, l’intuizione, la fantasia, tanta passione e la ricerca ha orientato il suo daf-fare in campo culinario con una proposta innova-tiva che trova però le radici nel proprio territo-rio interpretandone in chiave del tutto originale la sua spiritualità.

Non a caso si dice che il cibo comunica, con tutti i risvolti che questo verbo porta con se non ultimo quello spirituale. E qui a Monteparndone sulla via

Salaria, nella terra natia di San Giacomo della Mar-ca protettore della regione, comunica una espe-rienza interessante quanto affascinate che grazie alla determinazione di una vulcanica Ermetina Mira affiancata dal quieto e saggio Franco Bovara si puo toccare con mano. O piuttosto che il tatto meglio scomodare il gusto come senso e lo capirete poi! Anche se definirla come solo una questione di pa-lato è sinceramente riduttivo. Incontrare la cucina dello spirito al ristorante del loro hotel S. Giaco-mo è entrare in un mondo poco conosciuto dove ad ogni svolta (portata) scopri la storia del mo-nachesimo italiano e della cultura culinaria stes-sa che molto spesso ha preso l’abbrivio proprio da dentro le mura ed attorno agli orti di quel-le abbazie e monasteri che hanno segnato il ri-nascere della vita sociale ed economica di tanti territori italiani in secoli bui. La cucina dello spi-rito prende corpo dalla curiosità di indagare e ap-

“La Cucina dello Spirito” è anche

una rassegna nata dall’Associa-

zione “I Sapori del Piceno”

con l’intento di promuovere il territorio della

Salaria Picena e il suo patrimonio culturale, paesi-stico ed enoga-

stronomico. Nei tre cicli :Qua-

resima, Estate, Natale propone convegni, visite

guidate in musei e luoghi dello

spirito, concerti di musica sacra, cene a rievoca-

tive nei chiostri, degustazioni e laboratori.

Al S. Giacomo poi Ermetina vi guida a gustare

le antiche ricette interpretate in chiave del tut-to originale ed

innovativa.

di Erminio Lavia

Page 59: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

59W i G W a m N E W s 1 / 6 • 1 5 m a R Z O 2 0 1 1

i buoni convivi

profondire la conoscenza delle tradizioni culinarie monastiche che hanno fornito in tutte le epoche un apporto fonda-mentale alla storia della gastronomia, in particolare partendo da alcuni casi esem-plari di monasteri del Piceno.

L’azione di Ermetina e di Franco non si li-mita però nella cucina nella preparazione di ricette antiche. Difatti essi organizza-no ormai da diversi anni incontri ed even-ti dedicati alle ricette monastiche ma an-che degustazione di vini, birra e liquori, dove il denominatore comune rimane

l’origine conventuale, talvolta dei prodot-ti, talvolta delle ricette con cui tali prodot-ti sono stati realizzati. Ma anche eventi culturali di approfondimento di notevo-le spessore e di intuizione originale che li legano pure ad una inquietante attuali-tà come quello sulla “cucina degli avan-zi” dove la parsimonia e la saggezza umile del riciclo portava a preparazio-ni di piatti divenuti col tempo caratte-rizzanti di un territorio, uno fra tutti la famosa oliva ripiena ascolana. Non solo ma anche la maestria nel gestire al me-glio la dispensa, razionalizzando le prov-viste a disposizione nel loro impiego evi-tando sprechi richiama si alla tradizione delle mense umili de monasteri ma anche ad una ipotesi di saggezza dopo la ubria-catura del consumismo e dello spreco verso nuovi stili di vita orami necessari da impostare per poter salvare il nostro pia-neta e le nostre economie e comunità lo-cali. Dunque l’aspetto culturale è parte si-gnificativa di questa loro proposta anche culinaria dove passione, abilità e ricerca si amalgamano nel migliore dei modi in piatti come: crostini di borragine, crostini croccanti, ravioli d’ortica, seppie al sugo nero con polenta, polpette di baccala, baccala alla cappuccina, agnello in umi-do, maccheroni con le noci, tagliolini del-la madonna della pace, minestra straccio-sa, parmigiana di finocchi e poi verdure ripiene fino ai dolci alle mandorle od alla

cioccolata che secondo tradizione si dice che furono proprio delle suore clarisse ad aggiungere zucchero e latte all’infuso di cacao inventando cosi la cioccolata mo-derna occidentale.

Insomma in questi piatti troverete tanto sapore ed anche tanti saperi che proven-gono dal passato e che, da secoli custo-diti nelle mura dei conventi e delle ab-bazie, riprendono vita ed aspettano di assere si degustati ma anche ri-valorizza-ti. Ed ognuno di noi puo farlo ed in ma-niera piacevole facendo tappa sull’asse Salaria Turistica a due passi dalla bianca e splendente Ascoli Piceno e dal mare adriatico di San benedetto del Tronto e grottammare sulla collina di monte-prandone dove ancora, nonostante la industrializzazione a volte ossessiva del-la piana, gli ulivi e le viti circondano e si abbarbicano fin su le mura e le case del suo centro storico rimanendo testimo-ni di un paesaggio mirabile del Piceno che i nostri antenati avevano la fortuna di ammirare.

INFOPOINThotel Ristorante S.giacomovia giacomo Leopardi 10monteprandone (AP)tel. 0735.62545 www.hotel-sangiacomo.it

Ingredienti per 4 persone300gr di ricotta freschissima • 100gr di caciotta freschissima50gr di parmigiano grattugiato • 300gr di ortica600gr di farina bianca • 8 uovaprezzemolo tritato, basilico, maggiorana, menta romana, pepe, cannella in polve-re noce moscata, sale, burro

Tritare l’ortica finissima dopo averla lessata e scolata, insieme alle altre erbe. In una terrina amalgamate la ricotta, la caciotta, 50gr di parmigiano e le spezie. Salare amalgamando il tutto con un uovo. Preparare una sfoglia non troppo sottile con 7 uova e la farina.Utilizzando un bicchiere fare dei dischi di sfoglia di 7 cm di diame-tro ponendovi sopra un mezzo cucchiaio di impasto. Chiudere i ravioli e lessarli in acqua salata. Condire con burro, parmigiano e un pizzico di spezie.(da Ricettario - Circuito delle Cucine Tipiche del piceno - Ed. Prov.Ascoli P. 2009).

Ravioli d’ortica

Codice della Biblioteca di San Giacomo della Marca, sec.XV

Page 60: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

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Page 61: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

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territorio&ambiente

di marco [email protected]

DelegatoMETAS Wigwam

TERRA SRLwww.terrasrl.com

La valutazione integrata:l’impatto sanitario

grazie alla collaborazione con il Politec-nico di Torino e l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR negli anni sono stati

analizzati e affinati alcuni casi oggetto di studio tra la VIA, la VAS e l’integrazione con la Valuta-zione di Impatto Sanitario (VIS). Inoltre lo stu-dio TERRA ha sviluppato nel territorio nazionale varie campagne di monitoraggio della qualità dell’aria che hanno ricercato la correlazione con lo scenario sanitario avendo come obiettivo la valutazione “ante operam” della matrice at-mosfera di grandi progetti ad alto impatto po-tenziale (inceneritori, centrali termoelettriche a carbone). Appare importante sottolineare e ri-prendere alcuni passaggi del nuovo Piano Sa-

nitario Nazionale (2011 - 2013) (Ministero della Salute, 5 novembre 2010) che include uno spe-cifico capitolo in merito alla valutazione di im-patto sanitario e viene riportato:“…La Sanità pubblica si ritrova a dover parzial-

mente spostare l’oggetto della sua osservazio-

ne delle cause dirette di malattia e salute dei

singoli e delle comunità ad una più mirata va-

lutazione delle politiche che influenzano, anche

indirettamente, dette cause in particolare sulle

seguenti aree tematiche: inquinamento atmo-

sferico, trasporto urbano…”

Inoltre, sempre nel Piano Sanitario Nazionale si dice: “…la valutazione di impatto sanitario ri-

Appare sempre più necessario

intervenire nelle procedure di valutazione

di impatto ambientale

(VIA) o nelle valutazioni ambientali strategiche

(VAS) mediante una stretta

correlazione tra la matrice

ambientale e la matrice

sanitaria. Dal 2003 la

società TERRA è impegnata nel ricercare la maggiore

integrazione tra queste procedure e quindi definire

al meglio la reale portata degli impatti ambientali e

sanitari.

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chiede la valutazione più larga possibile

dell’impatto sulla salute di programmi

e politiche, pertanto assume rilevanza

strategica la valutazione integrata, con

il superamento di una programmazio-

ne settoriale, per intercettare i sempre

nuovi impatti sulla salute…”

Ecco quindi che appare indiscutibile la necessità di una integrazione tra temati-che ambientali e sanitarie e perseguire, sempre per ottemperare quanto defini-to dal PSN 2011-2013, azioni multidisci-plinari atte principalmente alla preven-zioni e al perseguimento del principio di precauzione.

Le azioni che ritengo fondamentale siano svolte (riportate integralmente tra gli obiettivi del PSN 2011-2013) da una pubblica amministrazione (ma non solo) sono:• aumentare nei soggetti politici deci-

sori la consapevolezza della necessità della valutazione di impatto sulla sa-lute in tutte le politiche;

• sviluppo a livello locale e regionale di gruppi di lavoro multidisciplinari in gradi di svolgere attività di VIS attra-verso la promozione dell’integrazione delle competenze, per garantire un approccio multidisciplinare a condi-zioni complesse che aumenti le possi-bilità di scelte di successo anche per la salute pubblica.

Da anni lo studio Terra è impegnato nella predisposizione e pianificazione di campagne di monitoraggio di quali-tà dell’aria che hanno come obiettivo la valutazione “ante operam” della matri-ce atmosfera di territori interessati dalla realizzazione di impianti ad alto impatto ambientale. Attività che sono state con-dotte nell’ambito di “Procedimenti di Tutela” della salute dei cittadini, avviati nella maggior parte dei casi da Comita-ti locali, e finalizzati alla valutazione del-la reale sostenibilità ambientale e sani-taria di un impianto industriale di futura realizzazione su un territorio.

In termini molto generali, tutte le cam-pagne di monitoraggio sono state or-ganizzate e strutturate adempiendo a

quanto previsto dalla normativa di set-tore vigente (DM 2 aprile 2002, N 60 – recentemente abrogato ma recepito in toto dal DLgs. 13 agosto 2010, N 155) e sulla base di un’indagine compiuta “ad hoc” sul territorio oggetto di studio; in-dagine a largo spettro che comprende:• analisi completa del territorio (inqua-dramento geografico, climatico, demo-grafico e produttivo);• analisi degli elementi conoscitivi di-

sponibili sullo stato di qualità dell’aria;• analisi delle fonti inquinanti locali.

Due casi esemplare oggetto di studio:• il monitoraggio di qualità dell’aria

condotto nel territorio comunale di Borgo a Mozzano, in provincia di Luc-ca, nel 2007;

• l’indagine sulla qualità dell’aria con-dotta nel territorio tra Santa Marinel-la (Roma) e Manciano, in provincia di Grosseto, nel 2009.

Nella maggior parte dei casi esamina-ti, dagli scenari “ante operam” sono emerse condizioni di qualità dell’aria molto complesse e caratterizzate dal-la presenza di livelli critici (insostenibi-li sia a livello ambientale sia sanitario) di alcuni elementi inquinanti. Dal momen-to che il primo bersaglio dell’inquina-mento atmosferico è l’essere umano, lo studio Terra è da anni impegnato nel-la ricerca di una correlazione oggetti-

va e diretta tra le condizioni di qualità dell’aria riscontrate dalle campagne di monitoraggio e lo scenario sanitario. A questo proposito è attualmente in cor-so di sviluppo l’applicazione di un sof-tware che permetta di correlare i livel-li riscontrati sul campo di inquinamento atmosferico con il rischio sanitario per l’uomo. A seguito di uno studio attento dei principali software esistenti nell’am-bito dell’Analisi di Rischio Sanitario Am-bientale e delle problematiche ad essi relative, come frutto della collabora-zione con il Politecnico di Torino, è sta-to recentemente acquistato il software RACHEL vs. 1.0 (Risk Analysis Calcula-tion Handobook for Environment and Living-beins).

Il software, presentato al pubblico per la prima volta il 25 gennaio scorso a Torino, è stato sviluppato dal Politec-nico di Torino, da un’idea ed un pro-getto della Prof. Mariachiara Zanetti e dall’Ing. Ph.D. Pamela Marescalco. Ri-spetto ai software esistenti, RACHEL 1.0 è integrato con la versione più ag-giornata della banca dati ISPESL/ISS e adempie ai criteri metodologici per l’analisi di rischio sanitario-ambienta-le focalizzata sulla salute umana definiti dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Pro-tezione e la Ricerca Ambientale).

Tra i più recenti casi in cui la VIS è stata richiesta a pieno titolo, mi preme ricor-dare lo scenario attualmente presente a Savona che è stato approfondito gra-zie all’enorme lavoro svolto dal comita-to “Unite per la Salute” che con gran-de impegno civico sta mettendo in luce quanto sia necessario porre al primo posto di ogni pianificazione industriale ed energetica (questo caso il potenzia-mento di una centrale a carbone) la sa-lute dei cittadini.

territorio&ambiente

“Con l’impegno e la stretta collaborazione dell’Assessore Alessio De Mitri, La provincia di Treviso, il 9 febbraio 2011

ha svolto un seminario mirato proprio sulle tematiche

dell’impatto sanitario. Un primo ma fondamentale

passo per questa Provincia (ed elemento di apporto strategico per la Regione

Veneto) nell’impostare un tavolo di lavoro che miri alla Valutazione Integrata

Ambiente - Salute.”

INFOPOINTSi veda il video:http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?12750

Page 63: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

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sport&benessere

di Avelio marini

Un clube una scuolaper giovani sportivi

Da questo numero Wigwam Sport&Benessere apre uno spazio ad un suo Club: la Scuola Rosati Cal-

cio di Roma che sta sviluppando un interessan-te esperienza che cerca di coniugare la dimen-sione sportiva di preparazione di giovanissimi calciatori con quella della dimensione ludico-formativa ed educativa. Una disciplina sportiva cosi popolare come il calcio cerca di essere un mezzo positivo per dare al bambino, in una fase particolare come quella dell’età evolutiva, le oc-casioni e gli strumenti utili per migliorare sot-to diversi aspetti come quelli motori e sportivi ma anche quelli sociali ed educativi. Una Scuo-

la Calcio che scommette su orizzonti diver-si dai soliti scenari seguiti dai più, cioè quel-li dell’agonismo e della competizione a tutti i costi, avendo in mente come obiettivo pri-mario il benessere del bambino.

In questo caso si realizza col divertimento di giocare a calcio con i suoi amici, con quelli del-la sua squadra e con quelli della squadra av-versaria. Se si vince una partita, bene, altrimen-ti… bene lo stesso! L’importante è il benessere del bambino, il suo sentirsi felice e sempre nella condizione migliore non solo per le qualità tec-niche ma anche di essere sempre più a proprio

Lezioni di calcioe lezioni di vita

con il sorrisonel cuore,

per i bambini e le numerose

bambine,(piu del 20% del totale)

questo l’obiettivo della Scuola Rosati

Calcio di Roma che entra nella

grande famiglia di Wigwam come Club

Sport&Benessere. Allenatori,

preparatori, esperti ma anche genitori

e bambini/e di questo e di altri centri avranno uno spazio per

comunicare sulle tante ed

interessanti tematiche di questo spaccato del mondo

dello sport e della formazione.

Page 64: La cultura del fosso Rete Wigwam comuni per lo Sviluppo Solidale e Sostenibile

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corso base

agio con gli amici, di sentirsi più forte e solido interiormente. Magari col tem-po saprà giocare sempre meglio e va-lorizzare le proprie qualità e quelle del suo gruppo ma senza il miraggio di es-sere “campione a tutti i costi” secon-do i modelli televisivi che, molto spesso non sono negli orizzonti del bambino ma, ahimè, in quello dei genitori molto spesso, sì! Ed anche su questo la Scuo-la cercherà di essere un’agenzia di for-mazione sul territorio sia per i bambini che per i genitori e per di più in un con-testo particolarmente delicato come quello della periferia sud-est romana in cui la Scuola opera cioè La Rustica e Tor Sapienza, dalla prossima stagione.I protagonisti in questo ambizioso ten-tativo sono innanzitutto i tanti bambi-ni dai 5 ai 12 anni che la frequentano, i loro genitori, uno staff tecnico giova-ne e preparato e, naturalmente, i due

fondatori della Scuola: i fratelli Rosati, Gianni e Fabrizio, ora rispettivamente Presidente e Segretario Generale del-la loro Associazione Sportiva “FG Ro-sati Calcio”.

Con una grande passione ed una lunga esperienza di lavoro nelle scuole calcio romane, col tempo in loro è maturata la convinzione di tentare questa avven-tura vissuta ed interpretata in modo da sembrare tanto originale quanto sem-plice. Tante le loro esperienze vissu-te con bambini e ragazzi che in altri contesti hanno abbandonato l’attivi-tà sportiva perché nel calcio alla fine non trovavano divertimento ma solo stress e competizione estrema o an-che delusione per non aver raggiunto il “miraggio” del successo e, di con-seguenza depressione o frustrazio-ne per questo. A questo vocabolario di

parole negative vorrebbero sostituire, invece, per il ragazzo uscito dalla loro scuola calcio, parole e sentimenti posi-tivi legati sostanzialmente al suo benes-sere fisico, intellettuale e socio-educa-tivo. Una scuola dove alle parole ed alle buone intenzioni possano seguire i fatti e possano essere concretamente prati-cati i tanti belli ideali che, invece, molto spesso sono solo sbandierati. Una bel-la sfida dove c’è bisogno ogni giorno di tanto impegno e tanta tanta pazienza che solo la passione può sostenere!Nata nella stagione 2010, la scuola è at-tualmente ospitata attualmente pres-so il Centro sportivo Welness a La Ru-stica e presto si raddoppierà nel vicino quartiere di Tor Sapienza dove il Centro aprirà altrettanti campi di calcio, offren-do così ulteriori opportunità sportive ed educative ai giovani ed alle famiglie di questa popolosissima zona di Roma.

sport&benessere

di CLaUDio VaLEriDocente di educazione fisica responsabile tecnico scuola rosati calcio

Rosati Calciouna Scuola Calcio diversa

Un bambino che vede per la prima vol-ta una palla rotolare avrà come impulso quello di afferrarla, calciarla o lanciarla al solo scopo di divertirsi: per lui sarà solo ed esclusivamente un gioco. Cosa diffe-renzia il gioco dallo sport? All’inizio c’è il gioco, poi viene lo sport (gioco + agoni-smo). Lo sport nasce quindi come un gio-co caratterizzato dalla presenza di finali-tà agonistiche.Il primo principio della Carta dei dirit-ti dei ragazzi allo sport (Ginevra 1992 - Commissione tempo libero dell’O.N.U.) specifica espressamente il diritto di di-vertirsi e giocare; la U.E.F.A. si è riunita in più occasioni con le cinquantuno fede-razioni calcistiche associate per trattare argomenti e problematiche che riguar-dano il calcio giovanile e di base in parti-colare (ossia le scuole calcio); è stato evi-denziato un decalogo che si esprime già

alla prima voce con “il calcio è un gioco per tutti”. Gioco e tutti sono le parole ri-echeggiate nelle nostre menti e alle qua-li ci siamo rivolti, come ad un vero e pro-prio faro, quando si è deciso di aprire la Scuola Rosati Calcio: abbiamo infatti vo-luto rendere chiaro, da subito, che l’atti-vità svolta al suo interno non è sport, ma gioco e come tale deve essere alla porta-ta di tutti, indipendentemente dalle ca-pacità dei singoli. Se sono vissute come gioco, invero, tutte le discipline spor-tive (calcio, mini basket, mini volley, ecc.) hanno la grande capacità di far maturare i nostri bambini. In particolar modo il calcio, se vissuto ed attuato se-

condo gli schemi del bambino, è un gio-co altamente educativo e un valido mez-zo di formazione: inteso come momento ludico, cioè, esso va ben oltre l’insegna-mento del gesto tecnico, degli schemi tattici e dell’allenamento muscolare: con il calcio si impara giocando, in un clima psicologico gratificante e stimolante. Il gioco del calcio, infatti, racchiude in sé elementi portanti dell’educazione della formazione quali: • la componente intellettiva, capace di

far affrontare e risolvere problemi che frequentemente si presentano nelle infinite situazioni di gioco;

• la componente cognitiva, cardinale

Ogni volta che un bambino prende a calciqualcosa per la strada, lì ricomincia la storiadel calcio. Jorge Luis Borges

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sport&benessere

Come è nata in voi l’idea della scuo-la calcio? Quale è stata la spinta che vi ha mosso?Diciamo che già da anni coltivavamo questo che Io definisco un sogno, e l’idea di vederlo realizzato è venuta ad aprile 2010 nel momento in cui ab-biamo avuto l’opportunità di illustra-re il nostro progetto ed avere così la disponibilità di un centro sportivo (il Centro Fitness a La Rustica) all’avan-guardia dove poterlo sviluppare ed iniziare questa bellissima avventura. Abbiamo poi allestito uno staff sporti-vo di prim’ordine selezionato tra i tan-ti tecnici che abbiamo conosciuto in questi anni di esperienza nel settore. La passione per il gioco del calcio e l’amore per i bambini poi, sono stati i due motivi fondamentali che ci hanno spinto a costituire questa scuola cal-cio dove il carattere ludico e gioioso la fanno da padroni.

Con quali ideali e come pensate di porvi nel panorama delle scuole cal-cio della vostra citta?I nostri ideali sono quelli di insegnare calcio e di far crescere i bambini, nel rispetto delle regole e lealtà sportiva. Una scuola calcio nella quale non si pensi al calcio come fine, ma come ad un mezzo per crescere. Nel panorama calcistico giovanile della nostra città ci poniamo come obiettivo il mette-re al centro dell’attenzione sempre ed esclusivamente il bambino, far sentire la nostra presenza nei momenti di dif-ficoltà, sdrammatizzare, incoraggiare, evidenziare gli aspetti positivi. In ogni caso salvaguardare il benessere psi-cologico del bambino. Fatto sta che

a settembre 2011 inauguremo un al-tro centro sportivo e porteremo la no-stra filosofia di scuola calcio anche lì.

Siete soddisfatti di questa prima fase della vostra esperienza di scuola?Assolutamente si, siamo partiti senza velleità e con il lavoro e l’impegno di tutto il nostro staff stiamo raggiungen-do ottimi risultati.

Quali le prospettive?Saranno sicuramente quelle di mi-gliorarsi e dare un seguito ai bambini della nostra scuola calcio quando ar-riverà il momento di affacciarsi al cal-cio “agonistico”, e su questo stiamo lavorando già da tempo con il pen-siero di non far disperdere il lavoro fatto con loro. Sempre mantenen-do però fede a quei valori sportivi ed umani a cui ci si ispira. E pure quella, diciamo noi, sarà un’altra bella sfida!

Staff Tecnico:Presidente: Giovanni RosatiSegretario Generale:Fabrizio RosatiResponsabile Tecnico Scuola Calcio: Claudio ValeriPiccoli Amici 2002-2005: Cristiano Toti e Gianluca RosatiPulcini Misti 2000-2001: Claudio Valeri e Gabriele MartelliniPulcini 2000: Gianni Rosati e Valerio SalernoEsordienti 1998-1999: Fabrizio RosatiResponsabile comunicazione: Avelio MariniAccompagnatori:Dino Abbruzzese, Fabio D’Aloisio

Intervista a Fabrizio e Gianni Rosati

nell’educare - attraverso il superamen-to dell’egocentrismo - alla progetta-zione e alla concretizzazione di attivi-tà di gruppo;

• la componente sociale, determinan-te nel migliorare la comunicazione: saper comunicare è infatti un valore molto importante perché non solo fa-vorisce l’aggregazione e la socializza-zione ma serve anche, specialmente in un contesto di gioco, all’organizzazio-ne ed alla collaborazione di individui che assieme devono raggiungere de-gli obiettivi comuni;

• la componente psico-motoria, decisiva per perfezionare i vari aspetti di tipo coordinativo.

All’interno del progetto Scuola Ro-sati Calcio, inoltre, è fondamentale il ruolo svolto da ogni adulto che si re-laziona con il bambino, sia esso geni-tore, istruttore, dirigente o responsa-bile della scuola calcio. Prioritario, in questo senso, è il rapporto con le fa-miglie, la chiarezza del contratto for-mativo, gli intendimenti e gli obiettivi che la società si propone di raggiun-gere: essi sono esplicitati chiaramente al momento dell’iscrizione, e non possono prescindere dal concreto coinvolgimen-to e il contributo delle famiglie stesse.

All’interno della proposta della Scuola Rosati Calcio, trovano infine spazio - non certo in subordine - anche importanti at-tività correlate: organizzazione di incontri su una corretta e genuina alimentazione dei bambini e degli adulti; sensibilizza-zione attraverso associazioni onlus (ad es. “Viva la vita”) su problematiche di certa gravità quali la SLA; collaborazio-ni con parrocchie del territorio; suppor-to alle scuole per bambini con particola-ri problematiche. Una scuola calcio a tutto tondo, insom-ma, in cui non si pensa al calcio come fine ma come ad un mezzo per cresce-re e dove si dà a tutti la possibilità di gio-care in un ambiente sano e non compe-titivo, dove la gioia di giocare, il rispetto delle regole e dell’avversario devono superare la delusione di una eventuale sconfitta.

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Negli ultimi anni si osserva un’altissima richie-sta di scuole calcio, con la conseguente aper-tura di numerosi centri specializzati. In con-siderazione di ciò si è verificato un cambio netto nella metodologia che, negli ultimi anni, è passata ad una concezione molto più globa-le dell’allenamento, rispetto al passato, con la richiesta, quindi, di un’aumentata dinamicità nell’esecuzione dello stesso. Il bambino, du-rante gli allenamenti, si trova ora sempre in un continuo movimento, evitando file, lunghe pause, cercando, quindi, di economizzare il più possibile la durata della seduta. All’istruttore viene affiancata un’altra figura molto impor-tante di collaboratore: il preparatore motorio, addetto alla costruzione di stazioni motorie, fi-nalizzate al miglioramento della motricità del bambino, alle sue capacità coordinative, anche sfruttando la componente ludica. È necessario cercare di suddividere l’attività per le varie fa-sce di età, considerando lo sviluppo motorio e fisico a cui sta andando incontro il bambino e quindi puntualizzare quale deve essere il ruo-lo del preparatore motorio e come deve me-todologicamente approcciarsi al gruppo che viene preso in considerazione.

PICCOLI AmICI 5-8 AnnI.SvILUPPO mOTORIO E FISICOVerso i 5-6 anni il bambino conosce una rapi-da crescita staturale che però comporta an-che una notevole malleabilità dello scheletro, una transitoria insufficienza muscolare e un’in-sicurezza motoria e psicologica; lo schema corporeo non è ancora adeguato alla maggio-re lunghezza degli arti. È altamente opportu-no che l’istruttore tenga il meno possibile gli allievi seduti, offra loro ampie possibilità di svolgere attività motorie e limiti assolutamen-te carichi eccessivi sullo scheletro. Il miglio-ramento dello schema corporeo deve essere quindi un obiettivo fondamentale e primario. È fondamentale favorire la capacità di utiliz-zo di quelli che sono gli schemi motori di base

(saltare, correre, strisciare) e quelli posturali (flettersi, circondurre, elevare). Le caratteristi-che che devono essere sviluppate sono l’agili-tà, la scioltezza e la rapidità. Assume ora parti-colare evidenza la dimensione cognitiva degli apprendimenti motori. Il movimento non ser-ve al bambino soltanto per raggiungere gli obiettivi motori ma anche per esplorare l’am-biente, per imparare, per esprimersi e per co-municare con gli altri.

PULCInI 8 - 10 AnnI.SvILUPPO FISICO E mOTORIOVerso gli 8-9 anni il bambino acquista peso ri-stabilendo così un giusto equilibrio tra peso e statura. Lo sviluppo motorio si caratterizza so-prattutto nello sviluppo delle capacità di co-noscenza e miglioramento dell’utilizzo del pro-prio corpo come strumento per il movimento. Migliora sempre di più la strutturazione di quello che viene definito “schema corporeo” poiché l’atto motorio viene più consapevol-mente guidato dal cervello. Il movimento di-viene la risposta all’integrazione e all’elabora-zione di stimoli esterocettivi e propriocettivi. Si continueranno a sviluppare l’agilità, la scioltez-za e la rapidità. Il problema maggiore sarà co-stituito dal rapido sviluppo motorio che creerà ai bambini non pochi disagi di coordinazione motoria e di controllo della forza fisica. È im-portante allora che l’istruttore focalizzi l’atten-zione sulla capacità di esecuzione di compiti motori richiesti: si dovranno rinforzare molto le esecuzioni corrette e prestare poca attenzione agli errori sistematici. Abbiamo potuto notare come vi siano delle nette differenze tra le varie fasce di età del bambino, infatti, oltre ad uno sviluppo fisico e motorio, bisogna anche pren-dere in considerazione lo sviluppo cognitivo, affettivo-emotivo e morale-sociale che influen-zano, non poco, lo sviluppo nella sua globalità ma anche la crescita psicomotoria del bambi-no stesso. Nel periodo iniziale, è fondamentale raggiungere gli obiettivi attraverso delle attivi-

tà nelle quali lo sviluppo degli schemi motori di base è legato ad esercitazioni di carattere ludi-co, cercando quanto possibile di assecondare il pensiero egocentrico caratteristico di questa età. Nei Pulcini, invece, il ruolo del preparato-re motorio comincia ad avere una sua peculia-re specializzazione rispetto a quella dell’istrut-tore, cercando di proporre esercitazioni che siano in grado di ridurre al minimo gli errori di coordinazione, cercando di rinforzare quanto più possibile, gli eventi positivi nell’esecuzio-ne dell’azione. Quindi, il ruolo del preparatore motorio per queste fasce d’età, è quello di cer-care di sviluppare delle attività che favoriscono lo sviluppo psicofisico e consolidamento delle capacità coordinative.

sport&benessere

Presso la sala della Parrocchiadi N.S. di Czestochowaall’incontro sul tema

“l’allenamento nel giovane atleta: nutrire il corpo, nutrire lo spirito”

con MAUROMARIO MARIANIMedico ChirugoNutrizionista

con DON MARIO LUSEKDirettore Ufficio Nazionale Pastorale Sport,Turismo e Tempo Libero della C.E.I. Cappellano della SquadraOlimpica Italiana

coordina AVELIO MARINIWigwam News

Saluti da:Don Francesco Zambon ParrocoGiovanni Rosati Presidente ASD RosatiCalcioFrancesco Di CandiaPresidente ASD Parr. N.S.di Chestochowa

Al termine assaggiodi prodotti biologici offert da:Caffe Haiti, BioSi, Dolceforno,Cantine di Castignano, Bionade.

giovedì24 MARZO 11ORE 18.30

di CrisTiano ToTiPreparatore Atletico Professionista

Prima parte (piccoli amici e pulcini)

Il Ruolo del PreparatoreMotorio nella Scuola Calcio

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corso base

giardini da gustaread Este in Fioredi irEnE DE LorEnZi

Sempre più qualificati gli espositori e sempre più numerosi gli appun-tamenti fra laboratori per grandi

e piccini, presentazioni di libri, conversa-zioni e lezioni con esperti italiani e stra-nieri di grande spicco, che verranno pre-sentati da mariagrazia Dammicco. Fra questi l’etologo e professore uni-versitario giorgio Celli, noto al grande pubblico per aver condotto il program-ma televisivo “Nel regno degli animali”, che presenterà il suo recente libro “Le piante non sono angeli. Astuzie, sesso e inganni del mondo vegetale (Baldi-ni Castoldi Dalai); l’agronoma Isabella Dalla Ragione, con il suo “Frutti ritrova-ti. 100 varietà antiche e rare da scopri-re” (Mondadori - I Libri di Ville e Giar-dini); Andrea Tarchetti, coautore del libro “I segreti del giardiniere” (Rizzoli); Enza Torrenti, autrice del libro “Rose d’autunno” (La Campanella); la berline-se gabriele Kostas, fotografa di giar-dini; Elisabetta Tiveron, insegnante in corsi di cucina, studiosa della storia del-le tradizioni ed autrice del “Quaderno degli Orti veneziani” (Kellermann); An-tonio barbieri, tecnico di Veneto Agri-coltura, parlerà sulla bontà delle “pian-te alimurgiche”; Stefan Tinkhauser ed Angelo vergani esperti di giardinaggio sostenibile e Microrganismi Efficaci. Di-dier berruyer, giardiniere e progettista del “Giardino vivace” di Santa Margheri-ta (Lucca) verrà invece introdotto da Ele-na macellari, presidente del GAV.

Per i più piccini: il laboratorio per creare Piccoli spaventapasseri con Chiara ba-radello e la lettura musicata “Un gigan-te in giardino” tratta da un racconto di Oscar Wilde con la voce di mara Ribo-li e il clarinetto di Oreste Sabadin. Pro-seguendo con l’impegno responsabi-le nei confronti dell’ambiente, il tema di quest’anno “Giardini da gustare” è sta-to scelto per rispondere al crescente in-teresse nei confronti di un piccolo orto-giardino da coltivare anche sul balcone o sul terrazzo per portare in tavola prodot-ti sani, riscoprire l’alternarsi delle stagio-ni, trasmettere saperi fondamentali alle nuove generazioni. A favore della soste-nibilità verrà riproposto il servizio Giardi-nieri senza… per chi voglia lasciare l’auto a casa. Infine, a favore della sostenibili-tà, verrà riproposto il servizio”Giardinieri senza auto” per chi conciliando comodi-tà ad ecologia preferisca il treno ai tra-gitti nel caos del traffico.

Sabato 16 aprileai Giardini Storicidel Castello di Este sarà presentato “Il Giardino in tavola”, aperitivo con prodotti tipici preparato da Efrem Tassinato, giornalista-chef fondatore e presidentedi Clubs Wigwam Italia,con la fiorita “Torta giardino”di Denise Costantini a suggellare l’inaugurazione ufficiale di “Este in Fiore”, 10ª Rassegna del Vivaismo Nazionale di Qualità(www.esteinfiore.it).

Wigwam® Club “Giardini Storici Venezia” Via Ca’ Rossa, 2/B 30173 Venezia MestreTel. (+39) 041 610791Cel. (+39) 328 8416748Cel. (+39) 320 [email protected]

WigwamGiardini Storici Venezia

“Dipingere le bulbose… aspettando Este in Fiore”Sabato 9 e domenica 10 aprile, nella splendida cornice della barchessa di vi-gna Contarena, immersa nel parco secolare a ridosso delle mura del castel-lo estense e dei Colli Euganei (dove sarà anche possibile pernottare), la illu-stratrice Renata bonzo proporrà un weekend di disegno e pittura botanica.

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di mario sanTi

mozambico,terra da scoprire

La lunga esperienza nel Paese del-la “Leonardo Business Consulting”, società di consulenza che opera

nell’area del Mediterraneo e del Southern African Development Community, mette in evidenza le opportunità di collabora-zione con le autorità locali agli investito-ri pronti ad impegnarsi in una strategia di medio e lungo termine. In Mozambico l’obiettivo delle controparti istituzionali lo-cali è quello di negoziare investimenti che portino al Paese lavoro, know-how e, so-prattutto, le basi per uno sviluppo econo-mico sostenibile. Nell’ambito delle iniziati-ve lanciate nel 2011, la Leonardo Business Consulting sta affiancando alcune comu-nità locali nella provincia di Maputo per lo sviluppo e la promozione di progetti de-stinati ad avviare allevamenti di bestiame per attività lattiero casearia. L’iniziativa è supportata dalla controparte istituzionale che garantisce opportunità di crescita per la popolazione. Nel primo di questi pro-getti, la Facoltà di veterinaria dell’Uni-versità di maputo, Eduardo Mondlane mette a disposizione un’area di 790 etta-ri, proponendo una partnership con pos-sibilità di tirocini ai propri studenti. La loca-

lizzazione geografica è favorevole (un’ora e mezzo dalla capitale, accesso all’elettrici-tà e all’acqua grazie) ed è anche attiva una sperimentazione sulle foraggere tropica-li. Nel secondo caso, titolari della conces-sione di 15.000 ettari sono le comunità locali, che cercano di identificare opera-tori nazionali e internazionali interessati a utilizzare questo territorio come pascolo (estensivo o seminativo) alla condizione di offrire lavoro e formazione ai membri della comunità. È già presente la linea elettrica e si possono facilmente realizzare le infra-strutture necessarie. Un altro campo in cui l’unione tra business e sostenibilità risulta vincente è quello del turismo: il mozam-bico sta suscitando un interesse cre-scente soprattutto presso gli operatori legati al turismo ecologicamente soste-nibile, grazie alla natura incontaminata di molte aree dell’entroterra e di alcune isole nell’Oceano Indiano (arcipelaghi di Baza-ruto e Quirimbas). Forte anche l’impegno governativo per il recupero dei numerosi parchi naturali presenti su tutto il territorio, in cui ai programmi di ripopolamento del-la fauna nativa si accompagnano progetti di ecoturismo.

Indipendente dal Portogallo dal 1975, il Mozambico è uno stato africano spesso indicato come un esempio di sviluppo. La stabilità politica, il basso livello di criminalità e il sistema economico aperto al mercato hanno creato un ambiente favorevole agli investimenti stranieri. Crescenti opportunità si registrano in particolare nei progetti improntati alla sostenibilità e capaci di fare crescere l’economia locale, specialmente nei settori dell’agroindustria, forestale, zootecnico e del turismo responsabile. Per questa tipologia di investimenti è possibile ottenere concessioni dallo Stato, sia a livello di diritto di uso della terra che di incentivi, soprattutto se queste iniziative generano benefici alle comunità locali, in termini di occupazione, formazione, servizi sanitari e istruzione.

Leonardo Business Consulting www.leonardobc.comUfficio RomaTel. +39 [email protected] MaputoTel./Fax. +258 21329684, [email protected]

Mozambico, esempiodi sviluppo

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di marTina LanDo

VicinOriente,antiche bellezze emoderne opportunità

La città più antica del mondo abi-tata con continuità si chiama Bi-blos ed i suoi insediamenti risal-

gono al 7000 a.C.Esattamente da questa terra, il Libano, vogliamo far partire il nostro viaggio, un viaggio che non sarà sui testi né multi-mediale bensì un vero e proprio itine-rario per scoprire, conoscere e scam-biare realtà che, seppur così differenti, sono accomunate da una millenaria sto-ria raccontata dal territorio stesso. D’al-tronde si sa, lo insegnano anche i più grandi viaggiatori della storia come marco Polo e Ibn battuta, che viag-giare è il solo modo per conoscere la storia di un paese. Avremmo potuto scegliere di portarvi in un’altra parte del mondo, molto più lontano dal nostro, sotto ogni aspet-

to, ma quello che comunemente viene chiamato Medio Oriente è invece mol-to più “Vicino” a noi nel tempo e nello spazio di quanto si creda.Ciò che non si conosce spaventa e ciò che spaventa crea nell’immaginario po-polare credenze e pregiudizi difficili da eliminare. Non voglio di certo essere paladina di una cultura a cui non appar-tengo, ma nel mio viaggiare ho scoper-to che ogni cultura ha un unico comu-ne denominatore: lo scambio. L’uomo da sempre ha viaggiato in un modo o nell’altro alla ricerca di scoprire e cono-scere e quindi scambiare o volgarmen-te barattare ciò che possedeva, sia in termini ideologici che economici. Oggi viaggiare ha assunto una valenza mol-to diversa legata soprattutto al concet-to di vacanza intesa come relax e svago,

Nasce un nuovo Clubdi Progetto per viaggiare, scoprire, conoscere e promuovere scambi con i paesi mediorientali. La scelta del Libano, come punto di partenza, è il risultato di uno scambio di idee e propostetra Efrem Tassinato (Presidente nazionale del Circolo Wigwam), il Dott. Rony Selwan (medico italo-libanese specialista in Ortopedia), Martina Lando (Dott.ssa in Lingue e Letterature Orientali, Arabista) e l’agenzia “Centouno Viaggi”. Il desiderio del Dott. Selwan di condividere il suo amore per il Libano con altri ha portato alla nascita di questo progetto che ha come punto di partenza il“Paese dei cedri” per estendersi poi anche ad altri stati del Vicino Oriente allo scopo di creare conoscenza e opportunità di scambio. L’amore per la cultura è l’ingrediente principale del progetto: viaggi per chi ama conoscere e confrontarsi con culture differenti in maniera tangibile e, perché no, ludica.

Wigwam [email protected]

Martina Lando, ufficiale UNIFIL in Libano

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relegata nei villaggi turistici o all’inter-no degli hotel che oramai dispongono di ogni cosa offrendo qualche servizio escursionistico il cui scopo è meramen-te commerciale.

Ma viaggiare è molto altro perché ha in sé il senso di libertà insito nelle paro-le scoperta, conoscenza e scambio ap-punto. Al giorno d’oggi pochi viaggiano nel vero senso del termine ed è proprio a questo pubblico che ci si vuole rivol-gere con la presunzione che un giorno questi pochi diverranno molti (Inscialla).Il progetto più o meno ambizioso che si vuole realizzare è una serie di viaggi nel Vicino Oriente allo scopo di far scopri-re ai nostri viaggiatori la vicinanza stori-ca e spaziale tra l’Italia ed i paesi medio-rientali accompagnandoli lungo itinerari archeologici, gastronomici ed economi-ci di inaspettato interesse. Raccontare un paese attraverso la visita di luoghi, l’incontro di tradizioni e la degustazione dei prodotti tipici locali è il metodo più tangibile ed immediato che ci sia. L’in-dubbio mistero che da sempre ha av-volto i paesi del Medio Oriente è distur-bato anche dalle mille notizie odierne ma soprattutto dall’idea di arretratez-za in cui erroneamente si crede vivano. Niente di più sbagliato! Non confondia-mo il rispetto dell’antichità con il sotto-

sviluppo. Sta proprio in questa precisa-zione il significato di ogni viaggio che organizzeremo. Certo ci scontreremo con un’organizzazione sociale ed urba-na molto differente dalla nostra che ha ancora un sapore antico nei modi, tradi-zioni, parole e pietanze. Questo è quel-lo che ci promettiamo di farvi provare, un viaggio indietro nel tempo, cata-pultati nel III millennio a.C. nelle cit-tà fenice i cui resti ancora parlano dei loro porti e commerci marittimi (Jbeil, Sidone, Tiro), innanzi al più antico alfa-beto del mondo (Ugarit, Siria), tra an-fiteatri e palestre romane, dentro la chiesa cristiana più antica del mondo (Giordania), caravanserragli incastra-ti tra odierni palazzi e intere fortez-ze crociate nel mezzo del deserto , sulle orme dei templari fino ad arri-vare all’epoca islamica. Non per nulla il Vicino o Medio Oriente è riconosciu-to come la culla delle civiltà. Partiremo dal Libano, dove 18 confessioni religio-se convivono ormai da moltissimi anni all’interno di un territorio così picco-lo ma altrettanto ricco di storia, sapori, contraddizioni, credo, problemi ma so-prattutto orgoglio. Sì, perché il popolo libanese è uno dei popoli più orgogliosi della propria terra e storia e che, davan-ti ad ogni lacerazione interna che li ha portati sotto la tutela di altri paesi, non

ha mai perduto la sua identità culturale e storica. La loro terra è una terra feri-ta dalle guerre e da anni di interferenze ma nonostante tutto conserva la digni-tà, fascino e magnificenza di un paese sincretico. A prescindere dalla comunità di appartenenza, anche nell’emigrazio-ne, il libanese conserva un attaccamen-to viscerale al territorio; resta fiero di es-sere libanese, di appartenere a questo “mito” ad un paese-miraggio. Che il li-banese si consideri levantino, fenicio o arabo, o che sia cristiano o islamico in tutte le sue varianti, egli resta fiero della sua terra. Nel corso dei secoli cristiani e musulmani hanno fatto vita comune at-traversando crisi, invasioni e dominazio-ni. La moschea, in Libano, sta accanto alla chiesa ed è un paesaggio familiare.

Proprio questa familiarità attrae chiun-que visiti questo paese, perché arri-vare in Libano è un po’ come sentirsi a casa. In Libano non ci si sente ospi-te ma uno di famiglia. Il nostro progetto ha la speranza di portarvi alla scoperta di un mondo in modo ricreativo ma so-prattutto consapevole, augurandoci di smontare i pregiudizi e gli stereotipi pe-rennemente applicati non solo al Liba-no, ma anche a tutti i paesi che appar-tengono a quell’area tempestosa che è il Vicino Oriente.

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Incontri culturali, cinema all’aperto, orti sociali,gite e tanti appuntamenti in campagna: sono questi gli ingredienti del Presidio sottoil Portico, da anni impegnatoa recuperare e preservare non solo le caratteristiche esteriori, ma anche lo spirito della ruralità veneta ormai perduta. Ospitato nell’ultima casa di campagna della zona industriale alle porte di Padova sopravvissuta all’avanzata selvaggia delle fabbriche,il Circolo rappresenta un punto fermo dove gli ex abitantidella zona, ma anche amicie simpatizzanti, sanno di poter trovare un pezzo del lororecente passato.

Wigwam® Circolo di Campagna® “Il Presidio… sotto il portico”Via Gramogne, 41 35127 Camin (Pd)Cell. 338 [email protected]

WigwamIl Presidio...sotto il portico

Semi di giustiziaall’ottobratadel Presidiodi EmanUELE CEnGHiaro

La tradizionale “Ottobrata” del Wigwam Circolo di Campagna “Il presidio…sotto il portico” di

Camin (PD) che si è svolta il 14 ottobre 2010 ci ha regalato un momento pre-zioso: l’incontro con l’autore del libro “Semi di Giustizia” , l’“agronomo pen-tito”, Fabio bertapelle come dice lui di se stesso. Ma pur sempre agrono-mo è: fonte del suo pentimento non è il venir meno dell’amore per la terra, del-le piante e della vita che cresce, ben-sì proprio l’idea che si possa modifica-re il mondo a proprio piacimento su basi che si ammantano di scientifici-tà e che mirano, invece che al benes-sere e a un mondo migliore, al pro-fitto di pochi. Insomma, lasciamo alla

natura fare quello che sa fare meglio da sola, e limitiamoci a goderne i benefici limitando al massimo i nostri interven-ti, sembra dire Bertapelle nel suo libro “Ascolta i campi di grano - I misfat-ti dell’industria agroalimentare e l’al-ternativa del cibo naturale intero”, edi-to da Emi nel 1998 con prefazione di P. Adriano Sella.

In realtà, le sue conclusioni nascono da una duplice considerazione: gli effetti devastanti per il suolo di un’agricoltura intensiva e monocolturale - soia, mais, olio di palma e colza - che vive grazie a quantità impressionanti e sempre mag-giori di additivi chimici e che mina la diversità delle coltivazioni, e l’impove-

“...lasciamo alla natura fare quello che sa fare meglioda sola, e limitiamoci a goderne i benefici limitandoal massimo i nostri interventi...”

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rimento consapevole della qualità de-gli alimenti, in particolare gli Ogm, che si rivela un’incredibile occasione di bu-siness per le multinazionali del cibo. Sì, perché impoverendo il cibo una persona è costretta a mangiare più cose per assorbire i nutrienti che in natura si troverebbero concentrati, col giusto dosaggio, in pochi alimen-ti. A questo si aggiunge l’allevamento intensivo e la crescita del consumo di carne, che brucia le risorse alimentari primarie - così come le brucia l’uso de-gli oli vegetali come carburanti - sot-traendole all’uomo, creando maggiore povertà, minacciando le foreste e con conseguenze devastanti sulla vita e sul-le relazioni sociali dell’uomo.

Inoltre - e questo è l’atto di accusa alle multinazionali che più impressiona - un’alimentazione scorretta ha come conseguenza un aumento delle ma-lattie, per le quali le stesse multina-

zionali hanno in serbo i propri rimedi. Business dell’alimentazione e business della malattia… ma perché? Per soldi? Per potere? Chi ha interesse che il mon-do divenga un baratro infernale di esseri trattati come tubi digerenti schiavizzati?

Domande a cui non c’è risposta, se non una: cambiare il proprio stile di vita, a partire da quello alimentare, per cam-biare un sistema che va verso la rovi-na. Riscoprendo la varietà dei “semi” - ovvero delle piante - e consumando-li al “naturale”, vale a dire il meno mo-

dificati possibile. Favorendo la biodi-versità delle colture e assorbendo dai “semi” tutti i nutrienti allo stato natu-rale. Limitando il consumo delle carni, magari utilizzandole solo come condi-mento. E riscoprendo, attraverso que-ste attenzioni, che siamo parte del re-spiro della terra, riappropriandoci della consapevolezza e del “sentire” che an-che noi siamo natura.

I numerosi soci e amici che hanno par-tecipato alla giornata hanno sicuramen-te apprezzato la intensa e appassiona-ta esposizione di Fabio, e anche il solito buffet a Km 0 servito come al solito…sotto il portico. Molto interesse ha su-scitato la mostra di antichi semi allestita dagli amici di Civiltà Contadina, alcuni anche ricavati negli orti del Presidio, con incredibili varietà di legumi, frumento, mais, zucche…testimoni anche della ca-parbietà nel lavoro di salvaguardia del-la Biodiversità del circolo il Presidio!

“...cambiare il proprio stile di vita, a partire

da quello alimentare,per cambiare un sistema

che va verso la rovina. Riscoprendo la varietà

dei “semi” e consumandoli al “naturale”...”

notizie dai club

coltori a distanza’, trasferendo concretamente i semi dalla loro terra alla nostra tavola. Ci sono già segni positivi: contadini che si aggregano nei vari continenti per non venire espropria-ti del loro compito vitale; reti di coltivatori che attivano scam-bi di sementi e propongono strumenti legislativi per favorire questa pratica. Molti cittadini, grazie ai GAS (Gruppi di Ac-quisto Solidale), imparano a rifornirsi di cibo direttamente alla fonte, instaurando rapporti di condivisione con chi lavora la terra e semina in piccole fattorie sostenibili. Fabio Bertapel-le rivolge un invito ad estendere il Commercio Equo e Solida-le anche alla miriade di piccole aziende dei paesi ricchi che in Europa sono in declino, gravate da burocrazia e norme che fa-voriscono solo la catena della grande distribuzione delle mul-tinazionali. In conclusione, il cibo naturale intero, che ormai da tempo è stato dimenticato, oltre a migliorare la qualità del re-gime alimentare può diventare uno potente strumento di con-sapevole impegno sociale e solidarietà verso i produttori del Sud del mondo.

«Riabbracciare un’alimentazione a base di cibo naturale intero di origine vegetale è davvero un’alternativa solidale…rinun-ciare al privilegio egoista e ingiusto di chi si attribuisce il di-ritto di accaparrarsi più dell’80% delle risorse globali (energia, metalli, legname) per costruire la base del proprio benessere, sottraendola all’80% della popolazione impoverita».

“Il seme è l’immagine della povertà perché vive di aria, sole e acqua,

è simbolo del tempo perché ci proietta dal passato al futuro ma è ancheil segno di una profonda ingiustizia,

perché pur essendo elemento principe della nostra alimentazione il suo valore di mercato è irrisorio.”

Il libro “Semi di Giustizia” evidenzia l’importanza del seme sotto diversi punti di vista: il seme è trasmissione della storia locale e dell’esperienza di generazioni di contadini che, con sapienza, nel corso dei secoli hanno selezionato le sementi più adatte al loro ambiente e hanno conservato questo patrimo-nio prezioso per le future generazioni. Ma è anche un potente strumento di solidarietà: portare i semi direttamente in tavo-la, senza passare per la trasformazione alimentare, può esse-re l’inizio di un vero e proprio “rinascimento agroalimentare”. L’autore fa una carrellata dei semi conosciuti e di quelli meno noti; racconta la loro storia e propone un’azione veramente concreta e solidale: condividere i semi con gli ultimi, diven-tando co-produttori e trasformandoci da consumatori in ‘agri-

Semi di giustizia

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Venerdì 13 e Sabato 14 maggio • Palazzo della Gran Guardia

Scuola di alt(r)amministrazioneComunità e “Res Publica” a cura di Coop. ASA e Ass. Comuni Virtuosi, rivolta ad amministratori e cittadini motivati a riprodurre nel territorio buone pratiche di suc-cesso. Obiettivo è la diffusione di pratiche di gestione “virtuosa” della “res publi-ca” e la trasmissione di competenze. I docenti - sindaci, assessori, consiglieri co-munali - tratteranno gestione del territorio, impronta ecologica, rifiuti, stili di vita, partecipazione attiva e mobilità sostenibile. I destinatari sono cittadini e soprattut-to amministratori di piccoli e medi comuni, motivati ad approfondire le tematiche ambientali e interessati a riprodurre nel proprio territorio progetti innovativi già re-alizzati con successo altrove. Il corso sarà articolato in 4 moduli dedicati a energia, rifiuti, acqua e beni comune.

Martedì 10 maggio, ore 21.00 • Teatro Verdi

Centocinc’anta - Spettacolo con MarcoePippoOmaggio al 150° dell’Unità d’Italia attraverso lo sguardo comico di MarcoePippo. Un viaggio nelle abitudini degli italiani, a partire dai fatti che hanno segnato que-sti 150 anni. Non un riassunto storico, ma un salto nella storia delle persone, con un raffronto sociologico fra ora ed allora. Iniziativa realizzata con la collaborazio-ne del Comune di Padova – Assessorato alle Politiche Giovanili e del Festival del-la Cittadinanza.

Venerdì 13 maggio • Palazzo della Ragione

Don Luigi CiottiLectio Magistralis Comunità e legalità. A cura di Coop. ASA e Libera Nazionale.

Da venerdì 13 a domenica 15 maggio • Listòn di Padova

Last minute spritz A cura di Associazione Khorakhanè e Festival della Cittadinanza. Si conferma l’in-teressante iniziativa dell’aperitivo alternativo, in collaborazione con l’Associazione Khorakhanè, che durante i tre giorni del Festival animerà i punti degustazione of-frendo stuzzichini a base di beni alimentari invenduti ma ancora idonei per esse-re utilizzati e buona musica.

Da venerdì 13 a domenica 15 maggio • Città di Padova

Percorsi in bicicletta A cura di: Amici della Bicicletta in collaborazione con il progetto Diritti Umani e Pace anno scolastico 2010-11 dell’Ufficio pace e diritti Umani del Comune di Pa-dova e Coldiretti. Gli Amici della Bicicletta propongono un punto di vista originale e divertente per scoprire Padova: delle “gite” in bicicletta, per riscoprire il gusto di stare in compagnia, di muoversi in modo sostenibile e conoscere la città attraver-so i luoghi di residenza delle diverse comunità etniche, per gustare sapori e cuci-ne di altre terre e altri popoli.

Domenica 15 maggio • Piazza delle Erbe

Città sane per l’educazione alimentareA cura di: Ufficio progetto Città Sane - Settore Comunicazione ai Cittadini del Co-mune di Padova. L’ufficio progetto Città Sane propone – nell’ambito del Festival

della Cittadinanza – due importanti iniziative dedicate all’educazione alimentare: un convegno a Palazzo Moroni e dei giochi in piazza dedicati alle famiglie, per sta-re insieme e divertirsi guardando alla salute come benessere delle persone e delle comunità e come risorsa per la vita.

Domenica 15 maggio • Piazza delle Erbe

Abbracciodel centro storico per una Comunità accogliente e solidale: appuntamento in Piaz-za per abbracciare il “cuore storico” di Padova. Questa 3° ed. sarà dedicata a tutti coloro che, con gratuità e impegno spontaneo, hanno aiutato le popolazioni venete colpite dalla recente alluvione. A cura di LEP – Lab. Educativo Permanente (ACLI, Agesci, CISL, CSI, Fed. Com. Terapeutiche, Fed. Oratori Milanesi, Centro Oratori Romani, Fond. Exodus e Azione Cattolica italiana).

The Art Miles Mural Projet

Lenzuola di PaceSi rinnova anche per l’edizione 2011 la suggestiva esposizione dei murales di The Art Miles Mural Project: un progetto solidale di pittura su tele delle dimensioni di 3,5 per 1,50 metri per creare progetti di pace tra bambini e giovani di tutto il mon-do e portare un messaggio di speranza. Un colorato messaggio di pace che durante il Festival adornerà il loggiato di Palaz-zo della Ragione. Domenica mattina 15 maggio, durante la presentazione del pro-getto in Piazza delle Erbe, gli studenti, insieme a chiunque vorrà partecipare, dipin-geranno un murales che entrerà a far parte della collezione.

Sabato 14 maggio • Centro storico

Il Santo cittadino A cura di: Associazione Abracalam.Il Santo cittadino è un percorso a più voci, suddiviso in quattro stazioni narrative immerse nel centro storico di Padova. Gli attori di Abracalam faranno da guida al pubblico nello spazio e nella storia della città, attraverso racconti cantati e narra-ti a partire dalle parole di S. Antonio e dalla sua attenzione per i poveri della stra-da. Una riflessione, proprio nella Città del Santo, a proposito del tema della coesio-ne sociale e della reale apertura agli “altri”.

Domenica 15 maggio • Piazza delle Erbe e centro storico

Festival dei bambiniDomenica 15 maggio il Festival della Cittadinanza sarà dedicato in particolar modo alle famiglie e ai bambini. Oltre agli appuntamenti del programma culturale (l’Ab-braccio della città, gli spettacoli delle scuole al Palazzo della Ragione) sono previste, nelle piazza del centro storico, numerose animazioni per coinvolgere i più piccoli.

Mobilità sostenibileA cura di Inno.VìeInno.Vie nasce per supportare le Istituzioni, le imprese e i privati a migliorare e rin-novare il modo di muoversi. In occasione del Festival della Cittadinanza offrirà ai vi-sitatori un servizio di organizzazione del car pooling: per arrivare a Padova in com-pagnia, risparmiando e rispettando l’ambiente.

Comunità sarà il focus dell’edizione 2011, parola chiave per declinare insieme il valore del senso civico e promuovere cittadinan-za responsabile; per attivare, sostenere e contaminare processi di sviluppo di comunità nel suo significato originario di bene co-mune; perché la società, l’ambiente e il territorio “mi riguardano”.dal 13 al 15 maggio le piazze, il centro storico, i palazzi simbolo della città di Padova saranno teatro di un ricco programma cul-turale di convegni, mostre, spettacoli, corsi di formazione e animazioni in piazza aperti alla cittadinanza. il programma culturale, in continuo aggiornamento, è disponibile su www.festivaldellacittadinanza.it. Fra le numerose iniziative in cantiere vi segnaliamo:

Iscriviti alla newsletter su www.festivaldellacittadinanza.it e diventa fan su facebook per seguire tutti gli aggiornamenti e partecipare alle iniziative.

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È stato costituito il club Wigwam Circolo di Campagna “Territorio della Madonna Bruna” di tipo-

logia APS (Associazione di Promozione Sociale). Il nostro circolo ha sede pres-so la Tenuta Sant’Elisabetta, una villa del XvIII sec., anticamente casino di caccia dei Conti Stelluti Scala, feuda-tari della marca. La tenuta ha mantenu-to lo stile costruttivo originario in pietra e mattoni ed è contornata da un ettaro di giardino. La casa ha una superficie to-tale di 890 metri quadri e si sviluppa su 3 piani. Al primo piano ci sono tre came-re doppie con bagno privato e 3 appar-tamenti bilocali arredati per 4-5 perso-ne e 1 appartamento trilocale ideale per 6-7 persone, tutti con terrazzo attrezza-to con sedie, tavoli ed ombrelloni. Al piano terra si trova un ampio salone con soffitto a volta, dove è possibile orga-nizzare eventi di varia natura, cene, fe-ste, piccoli meeting, matrimoni, mostre,

concerti, ecc. Il circolo intende valoriz-zare e promuovere la conoscenza dei beni culturali del comprensorio, orga-nizzando eventi culturali e visite turi-stiche nei borghi medievali della zona collinare e montana, ora Parco dei monti Sibillini, regno mitico della Regi-na Sibilla, terra di eremiti, taumaturghi, cavalieri, briganti e alchimisti.Avendo il centro turistico di Porto San Giorgio a pochi minuti di distanza, nei mesi estivi, organizzeremo uscite su motopesca attrezzato per attivi-tà di pescaturismo e crociere giorna-liere in barca a vela (con skipper) con la possibilità di visitare le isole del-la Croazia o il promontorio del Cone-ro. L’obiettivo è quello di creare un cen-tro velico a Porto San Giorgio e usarlo come base per le settimane “Verde-Az-zurre”: cioè una settimana in cui 4 gior-ni si trascorrono in barca a vela navigan-do tra le isole della Dalmazia centrale e 3 giorni nella Tenuta Sant’Elisabetta alla scoperta del Piceno.

Il Circolo Territorio della madonna bruna

“Il nuovo Circolo di Campagna “Territorio della Madonna Bruna” ha come obiettivo principale di svilupparela conoscenza del territorio fermano e piceno e delle sue peculiarità storiche, artistiche, enogastronomiche. Offrire un’ospitalità improntata alla tradizione contadina “caldae rilassante” per donare benessere sia fisico sia psicologico agli ospiti: un vero e proprio laboratorio dell’armonia con numerose attività collaterali.In progetto c’è la realizzazione di uno spazio dedicatoal benessere naturale dove potranno essere promosse varie discipline quali ginnastica posturale, massaggio shiatsu, manipolazioni osteopatiche, sedute di cromoterapia (metodo aurasoma), biodanza. I soci si propongono di promuoverela conoscenza dell’orto Biologico con raccolta e conoscenza delle erbe selvatiche e corsi di cucina tradizionale svolti da contadine dette “vergare”.

Wigwam® Circolo di Campagna® “Territorio della Madonna Bruna”Contrada Camera di Fermo,11663023 Fermo (Fm)Tel. 347.030.0523 - 346.490.0868info@tenutasantelisabetta.comwww.tenutasantelisabetta.com

Territoriodella Madonna Bruna

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Benvenuto!

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L’arte del vino e la cultura del-la terra di scena al Micca Club per l’ormai tradizionale appunta-

mento del giovedi con “Appetito Divi-no” organizzato in collaborazione con la Rete delle Piccole Fattorie di wi-gwam. Dal mese di novembre e con cadenza mensile si sono alternate sul “palcoscenico” del Micca Club con la “musica” dei loro pregiati vini le Canti-ne di Castignano con i loro “Il Destrie-ro” e “Gran Maestro” un DOC di Rosso Piceno ed Offida. Due vini per rivivere i le armonie di una terra sinuosa e gene-rosa come una bella donna distesa tra i Sibillini e l’Adriatico. Mentre la pianura, i boschi, le colline, la luce del sole del Friuli vivi e risplendenti li abbiamo de-gustati in tutti i loro profumi nel Refo-sco dal peduncolo rosso della Fattoria Clementin di Aquileia.

La grande abilità veneta nel lavora-re grandi vitigni classici insieme alle piccole perle dei cultivar locali è stata portata dalle Cantine Sansovino con il Raboso Piave antico vitigno autoctono, capace di produrre vini di elevata strut-tura. Ma queste serate realizzate sotto l’affabile regia di valentina e Salvina del Micca sono momenti dove il vino viene esaltato anche dall’abbinamento con i piatti che la chef Erika sforna con fantasia ed abilità anche utilizzando quei prodotti selezionati dalla Rete del-le Piccole Fattorie di Wigwam. Ed allo-ra hanno avuto l’opportunita di farsi co-noscere in una piazza prestigiosa come quella romana quei piccoli-grandi pro-duttori come La Fattoria Recchi, bio-logica per fede e non per business, con

i suoi straordinari lonzini e i salamini di fegato. Poi il gualtieri con le sue carni di agnello biologico dei magici Sibillini, il Consorzio I buoni Convivi con il lar-do della Saccisica, la piccola Azienda Fontegranne con i suoi formaggi uni-ci nella loro straordinarietà, De Carlo-nis con le olive fritte ascolane o ancora la Coop. S.Romualdo con lo Stracotto biologico alle erbe.

Per il pubblico del Micca ognuna di queste sere è diventata una “ghiotta” occasione per conoscere tipicità dalle più svariate terre d’Italia in un melting-pot di gusti e sensazioni con il piacere di stare in un locale dal fascino genti-le ed armonioso con la musica dal vivo, con i cocktail delle alchemiche compo-sizioni di Daniele e gli spiritosi spetta-coli di burlesque, per un appuntamen-to assolutamente da non mancare nella notte romana.

Una serata al micca con la musicadelle piccole fattoriedi aVELio marini

Piccole Fattorie-Small FarmersFB: Retecircuitilocaliwww.retepiccolefattorie.it

Micca ClubVia Pietro Micca, 7a - 00185 RomaTel. +39 06 87440079 [email protected]

Retedelle PiccoleFattorie

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di irEnE DE LorEnZi

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notizie dai club

Giardini in voloin una magica serra

Talvolta i sogni diventano realtà. E così è accaduto la sera di giovedì 17 febbraio alla Serra dei Giardi-

ni di Castello, splendida struttura otto-centesca “in vetro e ferri” recentemente restaurata e restituita alla cittadinanza dal Comune di Venezia ed ora gestita dalla Cooperativa sociale Nonsolover-de. Per intenderci, i giardini sono quelli creati da Napoleone (uno fra i primi par-chi pubblici d’Italia) ma che molti cono-scono per la vicina Biennale. E infatti la serra è proprio quella in cui i giardinieri ospitavano piante decorative per la co-eva Esposizione Internazionale d’Arte.

Da anni mariagrazia Dammicco, fon-datrice e presidente del wigwam Club “giardini Storici venezia”, pas-

sando davanti a questo luogo emble-matico del verde veneziano, rimasto inutilizzato per alcuni decenni e anda-to in declino, sognava di poterlo ve-dere un giorno rinascere per offrire a soci ed appassionati tante occasio-ni di incontro. E quale miglior occasione se non pre-sentando il proprio racconto “Giardi-ni in volo”, in cui immagina di essere un gabbiano che può scoprire dall’al-to i suoi giardini segreti? A dare colo-re alle sue parole c’erano la voce di Giu-liano Saccani e di Oreste Sabadin, che ha offerto anche le note del suo clari-netto. Ma c’erano anche Caterina Falo-mo curatrice del libro “Quando c’erano i veneziani?” in cui il racconto “Giardi-ni in volo” è stato pubblicato, la coautri-

Nella foto: Oreste Sabadin, Giuliano Saccani, Mariagrazia Dammicco, Giovanni Pelizzato, Caterina Falomo, Maria Luisa Semi

Il Wigwam Club Giardini Storici Venezia nasce nel 2000 con l’intento di diffondere la cultura del verde storico quale prezioso patrimonio ambientale ed artistico, contribuendo alla sua salvaguardia. Ha raccolto un migliaio di soci in Italia e all’estero fra cui architetti, storici, botanici, biologi, esperti di arte, nonché proprietari di giardini e semplici appassionati. Organizza visita guidate, viaggi, itinerari didattici, lezioni, corsi ed eventi. Ha pubblicato la guida “I Giardini Veneziani. Guida per Veneziani distratti, Forestieri illuminati, Giardinieri appassionati” scritto da Mariagrazia Dammicco, Gabriella Bondi, Letizia Querenghi (Tamari Montagna Edizioni 2004). Progetti in corso: Festival dei Giardini veneziani, Bio Orto Angelo Raffaele, Giardini in Corsia (presso Pediatria dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso), Wigwam sostiene il giardino di Palazzo Cappello.

Wigwam® Club “Giardini Storici Venezia” Via Ca’ Rossa, 2/B 30173 Venezia MestreTel. (+39) 041 610791Cel. (+39) 328 8416748Cel. (+39) 320 [email protected]

WigwamGiardini Storici Venezia

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ce Maria Luisa Semi (con il racconto “E ora?”) e Giovanni Pelizzato (della casa editrice Studio LT2) che hanno proposto al pubblico una conversazione su come si è modificata la vita nella città laguna-re. Molto apprezzato l’aperitivo vene-ziano con “ombre”, “cichéti” di polenta brostolada e “formaggio verde”, “suca” in forno, baicoli con confettura di radic-chio rosso e “straccaganasse”.

vOLO vEnEzIAnOÈ questo il tema a cui si sono ispirate Monica Pastore, Anna Saccani e Anna

Silvestri di Officina 3am nel realizzare

le spille con stampe su carta da giorna-

le, che hanno offerto ai partecipanti in

occasione della serate di presentazio-

ne del racconto di Mariagrazia Dammic-

co. Officina 3am è stata selezionata per

“DAB3, Mostra di Prototipi di Oggetti

d’Arte e di Design per Artshop e Boo-

kshop museali” che verrà inaugurata il

30 aprile alla Galleria Civica di Mode-

na (Palazzo Santa Margherita, corso Ca-

nalgrande 103) www.officina3am.wor-

dpress.com

Com’era Venezia e com’è oggi? A de-scrivere i profondi mutamenti di una cit-tà che nel corso di circa 50 anni ha di-mezzato la propria popolazione sono i 18 racconti di “Quando c’erano i vene-ziani”, scritti da chi ha vissuto, vive ed ama Venezia come: Luigi Alberotan-za, Pierluigi Alessandri, Roberto Bassi, Giorgio Brunetti, Donatella Calabi, Ric-cardo Calimani, Sergio Camerino, Ar-rigo Cipriani, Mariagrazia Dammicco, Gerolamo Fazzini, Vittorio Levis, Fran-co Miracco, Antonio Paruzzolo, Fulvio Roiter, Marialuisa Semi, Giuliano Zanon, don Silvio Zardon, Alvise Zorzi. La cura-trice Caterina Falomo vuole far riflette-re sui profondi cambiamenti di una cit-tà che si è talmente aperta al mondo da dimenticarsi dei propri cittadini. Nata a Venezia, vive e lavora a Roma dove si occupa di ufficio stampa in ambito cul-turale. Nell’introduzione dice: «Qualcu-no, leggendo, potrà trovare della no-stalgia. Non lasciatevi ingannare. La nostalgia non c’entra. Semmai i raccon-ti dovranno essere motivo di riflessione, seria e arrabbiata. Sì, vorrei che qualcu-no provasse la mia stessa rabbia. Perché Venezia sta perdendo l’anima e una cit-tà senza anima, che cos’è?».

“Quando c’erano i veneziani”

a cura di Caterina Falomo,

Studio LT2 2010, € 12,00.

Prefazione di Leopoldo Pietragnoli.

Veneziacom’era e com’è

Nella foto: Oreste Sabadin, Giuliano Saccani, Mariagrazia Dammicco, Giovanni Pelizzato, Caterina Falomo, Maria Luisa Semi

Prossimo appuntamentoin serraMercoledì 6 aprile, ore 18.00 - Serra dei Giardini di Castello - Venezia,Mariagrazia Dammicco presenterà lo scrittore inglese Rory Stuart, autore di “Gardens of the World: the Great Traditions” (Frances Lincoln Publishers).

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notizie dai club

Alleanzadelle cooperativeed energie rinnovabili

Si chiama Alleanza delle Coopera-tive Italiane il coordinamento na-zionale nato il 27 gennaio a Roma

per volere di Agci, Confcooperative e Le-gacoop che, assieme, rappresentano ol-tre il 90% del settore per persone occu-pate (1.100.000) e un fatturato realizzato da 127 miliardi di euro. Ben 43.000 le im-prese rappresentate con oltre 12 milioni di soci. Le tre centrali cooperative han-no promosso un coordinamento stabi-le, ma senza strutture permanenti, che si esprimerà attraverso il portavoce uni-co, rinnovabile annualmente, la cui indivi-duazione avviene ad opera dei presiden-ti delle tre centrali.

Il nuovo soggetto è stato preceduto, ne-gli anni, da molte esperienze concrete, così come testimonia l’attiva collabora-zione comune. Già nel 1990, infatti, le tre centrali hanno scelto un modello comune di relazioni industriali da cui sono nati 15 Ccnl e vari organismi bi-laterali.

Lo spirito e gli obiettivi del neonato so-dalizio sono stati illustrati presso il Wig-wam Circolo di Campagna “Arzerello” di Piove di Sacco nel corso di uno dei con-sueti incontri di formazione organizza-ti dall’ARGAV, Associazione Regionale

Giornalisti Agroalimentari e Ambienta-li del Veneto e Trentino Alto Adige. Re-latori dell’incontro sono stati il respon-sabile Agroalimentari Legacoop Veneto Davide mantovanelli, il Presidente di Fedagri Confcooperative Veneto An-tonio melato e, in rappresentanza del-la Presidente Agci Veneto Olga Pegora-ro, il consulente Agci Terenzio zanini. Non è mancato il contributo del presi-dente di Gruppo Ethan ing. Antonio Ca-sotto relativo al recente decreto legisla-tivo del 3 marzo sulle energie alternative, con il quale il governo ha fortemente ridi-mensionato la politica di incentivazione di questo tipo di energie gettando nel panico gli imprenditori. Dopo il saluto del presidente Argav Fabrizio Stelluto, il quale ha sottolineato il valore del pro-cesso di convergenza innescato dalle tre centrali cooperative, ha aperto gli inter-venti Davide mantovanelli (Legacoop Veneto): “L’Alleanza delle Cooperative Italiane è il punto di arrivo di un esperi-mento che dura da alcuni anni, consisti-to nella pratica dei tavoli di consultazione indetti per presentarsi con una sola voce, e quindi con più forza, di fronte ai nostri interlocutori: Governo, Parlamento, isti-tuzioni europee e parti sociali. Ma non è solo questo il nostro obiettivo. L’Alleanza vuole infatti riaffermare il valore della tu-

Incontro Formativo Argav al WigwamCircolo di Campagna “Arzerello”

Wigwam® Circolo di Campagna® “Arzerello”Via Porto, 8 35028 Piove di Sacco (Pd)Tel. (+39) 049 9703015Cell. 333 3938555 [email protected]

Proseguono le iniziativetargate Argav in collaborazionecol Wigwam Circolodi Campagna “Arzerello”.Con cadenza mensile, infatti,i giornalisti dellaAssociazione Regionale Giornalisti Agroalimentarie Ambientali del Venetovengono ospitati nella sala biblioteca del Circoloper dibattitie approfondimenti,nei quali gli elementi costanti sono la preparazioneprofessionale degli eterogenei ospiti, l’attualitàdei temi trattati, e…le degustazioni conclusive degli incontri: vera firmadel Wigwam “Arzerello”e del suo presidente.

WigwamArzerello

di PiETro CasETTa

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notizie dai club

“L’Alleanza vuole anche porsi come importante modello di crescita morale, quindi civile, ma anche imprenditoriale, puntando nonsu aspetti produttivistici ma qualitativi, che mirino all’attenzione del consumatore inteso soprattutto come persona.”

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tela del buon lavoro e del rispetto delle regole, che sono fra i principali valori fon-danti della cooperazione.”

Antonio melato (Fedagri) ha invece sot-tolineato come “i tempi delle coloritu-re politiche (leghe bianche, leghe rosse ecc.) siano ormai superati dalla necessi-tà di fare ‘massa critica’.” Melato ha por-tato come esempi quei temi imposti dal-la riforma della PAC, quali la salubrità dell’uomo, dell’animale e dell’ambiente, che accompagneranno la politica agroa-limentare dell’immediato futuro. “Per af-frontarli si dovrà essere all’altezza di un confronto non più basato sui numeri ma sui comportamenti, in quanto non coin-volgerà solo gli addetti ai lavori dal mo-mento che si tratta di argomenti che ri-guardano tutta la società.”

Sull’attenzione all’aspetto sociale è inter-venuto Terenzio zanini (Agci): “L’Allean-za vuole anche porsi come importante modello di crescita morale, quindi civile, ma anche imprenditoriale, puntando non su aspetti produttivistici ma qualitativi, che mirino all’attenzione del consuma-tore inteso soprattutto come persona.” Alla fine, Antonio Casotto, presidente di Gruppo Ethan, è intervenuto a propo-sito del recente Decreto legislativo del

3 marzo sulle fonti rinnovabili di energia il quale rivede al ribasso l’attuale Conto Energia (ovvero gli incentivi alla produ-zione di energie rinnovabili). “Non è ac-cettabile che un Decreto cambi le regole del gioco a partita iniziata” ha dichiarato Casotto “stabilendo che il nuovo Conto Energia venga applicato agli impianti al-lacciati alla rete entro il 31 maggio 2011, quindi anticipando improvvisamente il termine del 31 dicembre 2011 fissato dal Decreto precedente. Si tratta di una manovra che colpisce uno dei pochissi-mi settori produttivi non colpiti dalla cri-si, il cui indotto è pari a 100.000 lavorato-ri che ora si aggiungono a tutti quelli che si chiedono quale sarà il loro futuro oc-cupazionale.”

Come di consueto, l’incontro si è con-cluso con una degustazione di prodot-ti tipici preparata dal padrone di casa, nonché giornalista e chef, Efrem Tassi-nato. Un risotto di Carnaroli bio ai por-ri e Prosecco, formaggio Grana Padano DOP con aceto balsamico di Modena, formaggio Asiago con confettura di more da rovo, formaggio di fossa “Sele-zione Borgoforte” con chutney di cipolla rossa di Tropea, valeriana, fagioli e ceci bio in insalata, i vini della Sansovino Vi-gneti & Cantine.

Già nel 1990 le tre cen-trali cooperative (Con-fcooperative, Lega co-

operative e AGCI) avevano scelto un modello comune di relazioni industria-li da cui nascono 15 Ccnl e vari orga-nismi bilaterali. Ma molte altre sono le esperienze finora attuate all’insegna dell’unificazione. Ecco le più significati-ve: 1) Cooperfidi Italia, che ha unifica-to nove dei più grandi confidi della co-operazione; 2) i tre fondi di previdenza complementare negoziale (Cooperla-voro, Previcooper e Filcoop) che vedo-no un totale di oltre 130 mila iscritti per un patrimonio complessivo di oltre 800 milioni di euro; 3) Fon.Coop il fondo di formazione continua che mette a dispo-sizione risorse per investire sulla forma-zione e il know how delle cooperative associate; 4) Cfi, una società finanziaria che ha come oggetto sociale la parte-cipazione temporanea al capitale di ri-schio; 5) i fondi integrativi sanitari nego-ziali (Coopersalute, Filcoop agricolo e Fasiv) che contano circa 110.000 iscritti; 6) Coopform l’ente bilaterale della coo-perazione che opera sulla salute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

ACI: Il percorso comune e i progetti già realizzati

“La sala del focolare-cucina del Wigwam “Arzerello” ed alcuni formaggi combinati con confettura”

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biblioteca

Carlo MazzacuratiSei venezia - Un film documentario (formato DvD)Consorzio Venezia Nuova

È il racconto di un film nato apposta per narrare una Venezia inedita, mai vista, lontana dai clichés stereotipati entro i quali essa è stata da tempo catalogata e racchiusa, prigioniera del suo passato. Dietro alle facciate e agli itinerari turistici tradizionali riscopriamo sei personaggi della quotidianità, accompagnati per mano dal regista, alla scoperta di altrettante Venezie diverse, segrete, umane. Dal pensionato-archivista, alla bella Roberta, cameriera e nipote di gondolieri, dall’archeologo di laguna al pittore-pescatore di Burano, dall’ex ladro Ramiro al giovane Massimo, ragazzino precoce del Bronx veneziano. Nel film di Mazzacurati, questi sei personaggi raccontano la propria normalità, con una Venezia che fa da sfondo ineguagliabile, con le sue nebbie e le sue giornate scintillanti.

I libri del mese

Stefano Bartolinimanifesto per la felicitàDonzelli Editore • € 18,00

Ma davvero per divenire più ricchi economicamente dobbiamo per forza essere poveri di relazioni interpersonali, di benessere, di tempo, di ambiente naturale? Davvero non esiste un’altra strada? Parte da queste fondamentali domande l’analisi e la proposta di un economista come il prof. Bartolini che da anni studia il tema della felicità nelle società avanzate, con la passione del filosofo e del sociologo, cercando di andare oltre il puro dato scientifico dei numeri e delle statistiche. Per meglio comprendere l’attuale sistema economico delle società avanzate che mostra vistosi segni di debolezza sia a livello individuale sia collettivo ed ha bisogno di un profondo cambiamento culturale ed organizzativo. Cambiare, dunque, è il leit-motiv di questo libro, suddiviso in ben sei parti, per cambiare radicalmente il nostro modo di pensare e di proporci agli altri, nelle città e negli spazi in cui viviamo, nella scuola e nel lavoro, consci della necessità di riprogettare un mondo nuovo per il futuro.

di aDriano smonKErinsegnante di scuola superiore, scrittore di storia locale

e animatore del Wigwam Circolo Culturale “Vecchio Ponte”[email protected]

Ermanno Anselmi - Alessandro BordinSviluppare la sostenibilità. Laboratori territoriali di ricerca-azione.La Grafica Editrice

Con questa bella ricerca-studio, assieme al suo co-autore, il Sindaco di Badia Calavena (Vr) Ermanno Anselmi si mette in gioco e manifesta tutto l’amore per la sua terra, assieme alla volontà di valorizzare al meglio il proprio territorio e portarlo come esempio modello per successive esperienze, che possono concretizzarsi anche in altri Comuni. La prima sfida per l’Amministrazione è stata quella di garantire l’autosufficienza energetica, basata sullo sfruttamento delle risorse naturali reperibili in loco, quali l’aria, l’acqua, il sole, le masse legnose; così, l’utopia iniziale, progressivamente, si è trasformata in realtà. La seconda sfida è stata quella di esportare il modello locale attraverso una forma originale di “turismo della conoscenza” mettendo a disposizione le ricerche scientifiche acquisite ed incrementandone di nuove, attraverso le scuole e laboratori di ricerca ad hoc. Un modo del tutto diverso per dare alla popolazione residente la percezione concreta del proprio territorio, onde saperlo adeguatamente valutare e tradurre in comportamenti corretti ed ecosostenibili.

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Rita PanattoniSan Rossore nella storia Leo S. Olschki • € 27,00

La tenuta di S. Rossore è un’ampia porzione di territorio situata lungo il litorale toscano, tra la pianura, a occidente di Pisa, il mare Tirreno e i fiumi Serchio e Arno. Lo studio si propone di approfondire, in maniera il più possibile esaustiva, tutte le caratteristiche peculiari di questa zona, interessante non solo dal punto di vista paesaggistico, baciata com’è dal sole e dal mare, ma altresì nei suoi aspetti morfologici, nelle sue specie vegetali, nei suoi insediamenti umani. Si è, infatti, a conoscenza di presenza umana stabile a partire dall’VIII sec. A. C. in età romana e tardo medievale, al Seicento Mediceo, con i suoi “cantieri permanenti di bonifica”, la reggenza dei Lorena, fino ad arrivare all’800, con la sistemazione idraulica dell’Arno e il grandioso insediamento agricolo delle Nuove Cascine. Con l’avvento dello Stato unitario la tenuta passa ai Savoia, che la delimitano, con vari aggiustamenti, fino a diventare, nel secondo dopoguerra, dotazione del Presidente della Repubblica. Un excursus, come ben si può intuire, di grande interesse storico e paesaggistico.

Arcangelo ValeriSanta maria del Filetto. Il territorio e i suoi parrocchianiTecnostampa Edizioni

Questo libro, frutto di amorose ricerche storiche presso gli Archivi Parrocchiali, consente al lettore di entrare nella storia minuta di una Comunità locale, fatta di documenti, di registri conservati con cura, di foto d’epoca e di tutte quelle testimonianze atte a mantenere viva la memoria di un popolo, stretto attorno al suo Santuario, con il suo bagaglio di valori e di tradizioni. Ecco allora apparire, di volta in volta, le antiche carte delle donazioni, gli inventari della Chiesa del Filetto (nel comprensorio di Senigallia, Ancona), il Brogliardo del Catasto Gregoriano, le Mappe, le Cronache, i Registri dello stato delle Anime, i disegni di vigne e ulivi, uomini e animali, tutto meticolosamente catalogato e conservato, una vera miniera di informazioni, un patrimonio del sapere da tramandare ai posteri.

AA.VV.Contadini, mercanti e Artigiani in Saccisica tra Xv e XvIII secoloPeruzzo Industrie Grafiche Editore

Tra tutta l’abbondante letteratura sulla Saccisica, quest’opera, così ben curata anche nella sua veste tipografica, si propone di compiere un’indagine approfondita sul territorio, specificatamente sul piano economico, a cavallo dei sec. XV-XVIII. Divisa in ben cinque sezioni, curate da altrettanti noti studiosi dell’Università di Parigi e di Ca’ Foscari di Venezia, il trattato prende in considerazione l’aspetto dell’Economia, la Demografia, la Proprietà Fondiaria, il Credito e, infine, le Attività Mercantili, ripercorrendo i dati salienti, del tutto peculiari, di queste terre “di confine”, inserite com’erano, a livello non certamente solo locale, all’interno di un vasto circuito commerciale tra Padova e Venezia, Sulla scia delle ricerche del compianto Sante Bortolami, cui opportunamente è dedicato, si può dire che il presente volume, patrocinato dalla Banca di Credito Cooperativo di Piove di Sacco, apporta un altro nobile tassello alla conoscenza del nostro operoso, indimenticabile passato.

AA.VV. Correzzola, Benedettini e terra di bonifica Francesco G.B. TroleseI monaci benedettini e la loro attività agricola in SaccisicaCleup Ed. • €14,00

Il saggio dell’illustre nostro conterraneo piovese F. Trolese, Padre Abate di S. Giustina, è un piccolo compendio, di grande valore storico-sociale, sull’impronta indelebile lasciata dal lavoro dei Monaci Benedettini su tutto il territorio della Saccisica. Un patrimonio immenso, capillarmente disseminato e tuttora visibile nelle antiche corti e abbazie dei paesi del padovano e del veneziano, impresso in maniera inconfondibile nelle opere idrauliche, nelle costruzioni e nei frequenti toponimi che costellano i nomi antichi delle vie, dei corsi d’acqua, dei villaggi sparsi un po’ dovunque nelle terre di bonifica, in specie nella zona di Correzzola (l’antica Corrigium) striscia di terra, appunto, rubata alle lagune. Anche attraverso l’altro testo, di facile e piacevole lettura, si può dunque facilmente intuire il ruolo fondamentale che i Benedettini, per secoli, hanno avuto sulle nostre campagne, protagonisti indiscussi di una vera, pacifica rivoluzione a vantaggio del mondo contadino.

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notizie dai club

Anno di emissione: 2009 - Serie: 66Denominazione: Benvenuto SiroTiratura: 150Soggetto: Materia prima di Madre Natura che l’amoreha plasmato. Mamma, poi, l’ha dipinto con papà che ci ha messo i suoi colori. È Siro, il nostro piccolo grande capola-voro. Nato il 12 gennaio all’alba di una notte di luna piena.Artista: Giorgia & IvoQuotazione: € 150,00

Anno di emissione: 2009 - Serie: 67Denominazione: Wigwam Club Convivio “La Decima”Tiratura: 250Soggetto: Opera dell’artista di Montedinove, fotografoe fotoreporter che ha svolto la sua attività tra il piccoloborgo medioevale marchigiano e la Capitale.Artista: Renzo RomanelliQuotazione: € 50,00

tessere

Le cards wigwam ancora disponibili riportano stampigliato sul re-tro “per collezione”, per ordinare le cards originali da collezionare inviare l’importo della quotazione + € 4,00 di spese per ogni in-vio tramite c/c p n. 15685357 o bonifico bancario c/c IbAn: IT92-DO100562740000000002002 intestati a Clubs wigwam Italia.

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WIGWAM® NEWS

La chiave d’ingresso al mondo Wigwam,per partecipare alle attività e condividere le esperienze.

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Spedire in busta chiusa a: WIGWAM APS ITALIA - Associazione di Promozione SocialeVia Porto 8 - 35028 Piove di Sacco (PD)Per informazioni: tel. 049 9704413 - [email protected]

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Modalità di pagamento:• tramite c/c postale n. 69120327 intestato a Wigwam APS Italia• tramite bonifico bancario ad IBAN IT86X0760112100000069120327. Per aderire è sufficiente spedire il coupon per posta o via fax al num. 049.9702221

Sì, desidero aderire all'Associazione Wigwam APS Italiacon modalità: BASE: € 32,00 (tessera + abbonamento rivista + spese

postali) SOSTENITORE: € 50,00 (tessera + abbonamento rivista +

libro + spese postali)

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Fornisco i miei dati esclusivamente per il Circuito Wigwam.Di questi potrò chiedere in ogni momento la loro modifica o cancellazione (Art. 7 d. lgs. 196/03).

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AGRITURISMO IN PRIMA LINEADal Grappa al Piave. Itinerari e ospitalità sui luoghi della Grande GuerraEfrem Tassinato - Roberto TessariMursia Editorecm 22,5x 24 - 228 pagine (prezzo di copertina euro 20,00)

AGRITURISMO IN SLOVENIAEfrem TassinatoMursia Editorecm 22,5x 24 - 276 pagine (prezzo di copertina euro 24,00)

Una pubblicazione a scelta:A

Una pubb

AEMc

Le tessere wAg - wigwam Art gallery, sono opera di ar-tisti. Oltre all’usuale corso in qualità di titolo associativo al Circuito wigwam, rappresentano un prezioso oggetto da collezione che si rivaluta nel tempo. Sono prodotte in tiratura limitata. visita www.wigwam.it alla sezione Cards wigwam Collection.

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Guanto da forno foderato in spugna. Misure: 17x28 cm.Colori: bianco, nero, blu, arancioPrezzo: 5,50 €

Nastro in poliestere in raso. Disponibile in varie larghezze:10, 15, 25 mm (standard è 20 mm)Prezzo: 2,80 €

Pins in metallo cromato o dorato diametro 15/19 mm.Con clip basso rilievo 2 colori + smaltoPrezzo: 2,20 €

Presina/guanto in cotone, foderato in spugna. Misure: 18x20 cm.Colori: bianco, nero, blu, arancioPrezzo: 4,50 €

Porta bicchiere “Cantine aperte” in Tessuto TNT, misure 19x22 cm.Prezzo: 2,00 €

Ecco i primi articoli proposti dal “wigwam shop&gadget” col logo istituzionale del Circuito dei Club di Progetto. Un modo per rendere più visibile l’impegno e le azioni per un mondo più solidale e sostenibile. Il catalogo completo e le novità potranno essere visionate su www.wigwam.it nella sezione “shop” e nella pagina di Facebook “wigwam Shop&gadget”. Informazioni possono essere richieste a [email protected] mentre gli ordini potranno essere direttamente inoltrati a [email protected].

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AZIENDA AGRICOLA “ROSOLIA”Via Nazionale Scorzo, 74Sicignano degli Alburni (Sa)Tel. (+39) 0828 978462Produzione di olio extravergine da olive italiane con spremitura tradizionale a freddo.Sconto del 10% sul prodotto acquistato per le confezioni da 3 e 5 lt (escluse spese di spedizione). Per il prodotto ritiratoin sede, visita gratuita al Museo della Civiltà Contadina interno all’azienda.

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FARMACIA SAN FIDENZIOVia S. Fidenzio, 18 - Polverara (Pd)Servizi e specializzazioni: alimentazione naturale, analisi dell’acqua, analisi del vino, analisi del sangue e urine, cosmesi naturale, diete personalizzate, esame del capello e tricologia, esame delle intolleranze, esame della pelle, iridologia, noleggio bilancia neonati, noleggio tiralatte elettrico, omeopatia, fiori di bach, preparazioni magistrali, prodotti per gli sportivi, spirometria.Sconto 10% su servizi e prodotti, integratori ed erboristeria.

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Una nazione, una lingua, una moneta. Oggi in un’epoca di globalizzazione il concetto di nazione non è più strettamente connesso alla lingua parlata da uno stesso popolo, nè dall’economia e quindi dalla sua moneta. A noi piace “nazione” nel senso di una comunità che esprime tratti identitari percepibili, perciò una cultura definita e condivisa. La “nazione” dei Wigwam, da quando nasce nel 1972, ha scelto, e in tutte le proprie azioni riaffermato, di voler promuovere e praticare la cultura della solidarietà e della sostenibilità. Vogliamo pensare (e lavoriamo in questa prospettiva) che possa esistere una “nazione” in cui si riconoscono quanti perseguono questi due, per noi fondamen-tali, principi. Indipendentemente dalla lingua, dal ceto, dal credo, dal colore della pelle. Perciò il Wigwam Cheque è ben di più di un semplice buono di sconto. Rappresenta la condivisione di un principio praticato e visibile anche nella quotidianità.

COME SI USA IL WIGWAM CHEQUE• Vale nel Circuito Wigwam• E’ spendibile nei Wigwam Club per fruire di attività e acquistare servizi (non per quote associati-

ve) e nei punti vendita associati, fino all’importo percentuale stabilito (es. 10% del valore dell’acquisto)

• I Wigwam Cheque si ricevono gratis al momento del versamento di quote associative presso i Wigwam Clubs e la sede nazionale dei WigwamWigwam Cheque, 

la “moneta” della Nazione dei Wigwam 

Wigwam Gift Cheque

Per Info: Wigwam APS Italiatel. 049 [email protected]

2011Azienda Accreditata

Qui Sconti Soci Wigwam®

2011

2011Club Accreditato

ACCREDITAmEnTI E COnvEnzIOnI wIgwAmProsegue l’elenco degli accrediti di Club di Progetto e Fornitori che garantiranno agevolazioni e sconti presso negozi, esercizi ed enti, ai soci Wigwam. Di seguito sono indicate anche le modalità per la procedura degli accreditamenti e del convenzionamento per la scontistica.I Club, le aziende accreditate e gli esercizi convenzionati saranno riconoscibili da una vetrofania col logo Wigwam e l’anno di riferimento, esposta presso la loro sede o punto vendita. Inoltre, l’elenco di tali strutture, con i rispettivi recapiti ed offerte, è consultabile nell’apposita sezione del portale internet www.wigwam.it. ACCREDITAmEnTO wIgwAm CLUbS

I Club in regola con gli adempimenti per l’anno di riferimento potranno ottenere la vetrofania come segno tangibile della loro attiva partecipazione al Circuito Wigwam. L’accreditamento viene esplicitato attraverso tre strumenti di se-gnalazione/comunicazione: la pubblicazione nel sito internet e nella rivista del Wigwam Club (ragione sociale, nome, indirizzo e recapiti telefonici, di posta elettronica e internet, i prodotti e o i servizi offerti); l’esposizione all’ingresso della sede del Club della vetrofania “Club Accreditato Wigwam 2011”; l’invio all’indirizzario di posta elettronica dei Soci Wigwam della comunicazione di tutti i nuovi accreditamenti.

ACCREDITAmEnTO wIgwAm FORnITORILe ditte produttrici e/o fornitrici di beni e servizi derivati da progetti Wigwam e/o utili alle attività dei Wigwam Club o allo sviluppo dei loro progetti e in sintonia coi principi della solidarietà e della sostenibilità, potranno richiedere l’at-testazione di “Azienda Accreditata Wigwam”. Il titolare (legale rappresentante o suo sostituto responsabile) dovrà essere in possesso del Wigwam Route Patent, valido per l’anno, che si consegue con la partecipazione al Corso Base per Operatori Wigwam ed esporre (anche virtualmente) la vetrofania dell’anno.L’accreditamento viene formalizzato sostanzialmente attraverso tre strumenti di segnalazione/comunicazione:

a) la pubblicazione nel portale ufficiale del Circuito Wigwam dell’azienda (ragione sociale, nome e numero di Wigwam R. Patent del titolare o suo sostituto responsabile, indirizzo e recapiti telefonici, di posta elettronica e internet, i prodotti e o i servizi offerti);b) l’esposizione presso l’azienda della vetrofania “Azienda Accreditata Wigwam” (cm 15x15)c) l’invio all’indirizzario di posta elettronica dei Soci Wigwam della comunicazione di tutti i nuovi accreditamenti. L’elenco delle aziende accreditate sarà utilizzato per ordinativi: dai Wigwam Club, dalle attività di ristorazione e di vendita al dettaglio con Wigwam Corner Shop (nel quale potranno esservi esclusivamente prodotti di aziende accreditate), dai GAW - Gruppi di Acquisto Wigwam, quanti altri utilizzatori e consumatori vorranno acquistare prodotti e/o servizi accreditati Wigwam.Informazioni a: [email protected]

PROPOnEnTI SCOnTI E AgEvOLAzIOnI A SOCI wIgwAm Le aziende, gli esercizi commerciali e gli enti che vogliano offrire sconti e/o agevolazioni a possessori di tessera Wi-gwam, potranno comunicare tale interesse, precisando la tipologia e l’entità dell’agevolazione riconosciuta, tramite e-mail, fax o posta ordinaria, alla sede nazionale Wigwam; la sede nazionale Wigwam si riserverà di accettare o rifiu-tare tale richiesta in relazione alla valutazione di coerenza ai principi di solidarietà e sostenibilità di quanto proposto. L’azienda/esercizio convenzionato sarà segnalato: nella sezione “convenzioni” del portale Internet Wigwam; nelle pa-gine “convenzioni” della Wigwam News, il magazine del Circuito Wigwam; nella newsletter destinata all’indirizzario

e-mail dei Soci Wigwam; presso il punto vendita con l’apposita vetrofania. L’azienda/esercizio convenzionato, per aumentare la propria visi-bilità, potrà ottenere l’inserimento di un quadrotto pubblicitario nelle pagine delle convenzioni del periodico Wigwam.

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Per un progetto interregionale

(Lazio, Marche E province

di ASCOLI PICENO, RIETI E ROMA)

per la valorizzazione

turistica delle valenze

ambientali, culturali,

enogastronomiche

dei territori attraversati

dall’antica strada

consolare e ad essa

storicamente connessi

o geograficamente

contermini.

LA SALARIANUOVA VIAPER IL TURISMO

idee, progetti, azioni per un mondo solidale e sostenibile

SalariATURISTICA

Progetto interregionale finanziato con i fondi del DPR 158/2007 – Dipartimento del Turismo. Regione Marche e Regione Lazio