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La Situazione Attuale dell'Approvvigionamento Idropotabile

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Per maggiori informazioni: http://www.tuttoacquedotti.it Tra tutti i servizi vitali quello legato all’approvvigionamento idropotabile della popolazione colpisce per le mancanze di tecnica valida. La prova eclatante di questo primato negativo è presto detta: gli acquedotti italiani disperdono nel terreno circa la metà dell’acqua nel mentre, con eccessiva faciloneria, se ne attribuisce la causa principale al cattivo stato degli impianti e si presume necessario il pressoché totale rifacimento delle strutture idriche. Un paragone efficace è quello di un oste dalla cui cantina viene a mancare sistematicamente il 50% del vino contenuto nelle botti. Ebbene, questo oste non si preoccupa di verificare se sono le botti rotte o se c’è qualcuno che ruba il vino durante la notte né se sussiste un modo semplice per ridurre subito le perdite. L’oste, nel nostro caso, si limita alla constatazione del danno e lascia che esso si perpetui di anno in anno, decennio dopo decennio : l’unico rimedio da lui intravisto è l’acquisto di nuove botti ma gli mancano i soldi per farlo. In questa sede si evita di entrare in dettaglio nelle problematiche cui si è fatto cenno ponendo però a disposizione di coloro che lo desiderano opportune documentazioni integrative. Ne deriva un racconto sintetico dell’acquedotto dal quale risalteranno sorprendentemente il grande numero di anomalie che ne funestano l’esercizio e delle innovazioni, alle volte inusitate, che bisognerebbe mettere in atto per la loro risoluzione.

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Page 1: La Situazione Attuale dell'Approvvigionamento Idropotabile

LA SITUAZIONE ATTUALE

DELL’APPROVVIGIONAMENTO IDROPOTABILE

Tra tutti i servizi vitali quello legato all’approvvigionamento idropotabile della popolazione

colpisce per le mancanze di tecnica valida. La prova eclatante di questo primato negativo è presto

detta: gli acquedotti italiani disperdono nel terreno circa la metà dell’acqua nel mentre, con

eccessiva faciloneria, se ne attribuisce la causa principale al cattivo stato degli impianti e si presume

necessario il pressoché totale rifacimento delle strutture idriche.

Un paragone efficace è quello di un oste dalla cui cantina viene a mancare sistematicamente il 50%

del vino contenuto nelle botti. Ebbene, questo oste non si preoccupa di verificare se sono le botti

rotte o se c’è qualcuno che ruba il vino durante la notte né se sussiste un modo semplice per ridurre

subito le perdite. L’oste, nel nostro caso, si limita alla constatazione del danno e lascia che esso si

perpetui di anno in anno, decennio dopo decennio : l’unico rimedio da lui intravisto è l’acquisto di

nuove botti ma gli mancano i soldi per farlo.

In questa sede si evita di entrare in dettaglio nelle problematiche cui si è fatto cenno ponendo però a

disposizione di coloro che lo desiderano opportune documentazioni integrative. Ne deriva un

racconto sintetico dell’acquedotto dal quale risalteranno sorprendentemente il grande numero di

anomalie che ne funestano l’esercizio e delle innovazioni, alle volte inusitate, che bisognerebbe

mettere in atto per la loro risoluzione.

IL PERCORSO DALLA FONTE AL RUBINETTO

Il percorso di risoluzione dei problemi che affliggono l’acquedotto italiano, in dettaglio

rappresentato nel presente lavoro, si svolge a partire dalle fonti di captazione dell’acqua per

arrivare alla sua consegna nell’abitazione dell’utente attraverso tante tappe successive e

coordinate quanti sono gli elementi costitutivi dei sistemi usuali.

Si inizia con alcune proposte di reperimento dei necessari volumi idrici ottenendolo in

quadruplice modo e cioè con:

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la galleria-serbatoio

lo sbarramento mobile di foce

un razionale riuso dei liquami restituiti dagli impianti di depurazione delle fognature

una nuova utilizzazione delle risorse idriche preesistenti

Si prosegue con l’accumulo del prezioso elemento in capaci serbatoi da costruirsi, viste le

notevoli difficoltà che si incontrerebbero in superficie, nel sottosuolo.

La tappa successiva riguarda alcune strutture multifunzione come i serbatoi-galleria ed i serbatoi-

adduttori. Ai citati ed ideali invasi si affiancano altri più piccoli ma non per questo meno

importanti come i serbatoi di compenso giornaliero di cui viene rivelato l’ uso, molto

interessante, a livelli imposti ora per ora.

Non mancano altri tipi di serbatoi come quelli idropneumatici nel mentre se ne indicano alcuni,

tuttavia presenti in molte realtà acquedottistiche, che sarebbero assolutamente da bandire. Ed ecco,

a seguire, le opere di adduzione con spiegazione della possibilità di un loro doppio uso (adduzione-

stoccaggio).

Si passa poi agli impianti di sollevamento dotati di normali pompe centrifughe oppure, con

motivazioni di notevole interesse, del tipo a velocità variabile, curandone le modalità di

regolazione.

L’argomento seguente, la rete di distribuzione, è talmente vasto da impedire che, in questo lavoro,

ne venga condotta una discussione esaustiva. Vi si trovano, comunque, alcune soluzioni particolari

volte alla alimentazione di territori sia pianeggianti sia montagnosi evitando intenzionalmente di

trattare a fondo le reti classiche e quelle consigliate dalla letteratura tecnica delle quali vengono

solamente elencati alcuni gravi inconvenienti come le rilevanti perdite occulte, il mancato

soddisfacimento dell’utenza e la eccessiva dispersione energetica di pompaggio. Un trattamento

particolare è riservato alla regolazione della pressione di funzionamento delle reti.

UN SETTORE IN EVOLUZIONE

La cronaca del complesso viaggio vede, nei vari capitoli, raccomandate le applicazioni tradizionali

solo quando esse rientrano in una strategia generale tesa ad un profondo rinnovamento del sistema

idropotabile che sfrutti tutte le opportunità offerte da un lato dalla moderna tecnologia

acquedottistica e dall’altro dalla situazione reale dei luoghi in cui si opera tenendo in debito conto la

configurazione del territorio da servire senza inutili dissipazioni di energia ma anzi ricuperando tutti

i carichi idraulici disponibili.

Basilare il concetto della flessibilità che deve caratterizzare gli acquedotti onde renderli atti ad

adeguarsi a situazioni di emergenza o comunque diverse da quelle inizialmente ipotizzabili. In

questo senso acquista rilievo il funzionamento della rete a pressione variabile con asservimento

alle richieste dell’utenza perché, oltre a dare buoni ed economici risultati in regime di normale

esercizio, consente tramite la momentanea variazione della pressione, di affrontare situazioni molto

diversificate ed impreviste. Nel corso dei vari capitoli questo concetto viene ribadito fino

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all’ossessione per far capire che si tratta di un provvedimento da adottare nella stragrande

generalità degli acquedotti.

Nel perseguire gli scopi indicati si è alcune volte usciti dal mondo reale per addentrarci in quello

della fantasia. Si sono così indicate soluzioni futuribili ma atte a fornire degli utili spunti per poter

definire quelle valide. Tra di esse la mastodontica rete di adduzione nazionale destinata a creare

l’interconnessione tra i vari sistemi acquedottistici sparsi in tutta l’Italia, sicuramente irrealizzabile

nelle proporzioni indicate ma che, fatte le opportune correzioni, potrà dare risultati eclatanti.

A giudizio di chi scrive il viaggio descritto, sicuramente utile per gli addetti ai lavori, risulta

piacevole anche per i comuni lettori appassionati di tecnica in genere perché si allontana dal

percorso classico dell’acquedottistica e documenta sia opere effettivamente realizzate non banali ma

invece caratterizzate da soluzioni intelligenti dei vari problemi e sia, anch’essi particolarmente

interessanti, meri frutti della fantasia.