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1 La musica e il vento La vita straordinaria del M° compositore Amerigo Tosi La musica sembra riprodurre la nostra vita, una commovente breve gioia, che viene dal nulla e al nulla ritorna Carl Maria Von Weber Amerigo Tosi nacque a Novellara (Reggio Emilia), in una piccola casetta di Villa Reatino, il 23 ottobre 1920. I genitori, braccianti agricoli, si arrabattavano dal mattino alla sera per fare trovare, tutti i giorni, un pezzo di pane sulla tavola. Qualche volta non ci riuscivano, allora la madre aveva l’incombenza di andare dai vicini di casa a chiedere un poco di farina di granoturco per fare la polenta. A circa sei anni, convinse il padre, che aveva a lungo sollecitato, ad accompagnarlo a vedere un’opera nel Teatro Comunale del paese. Riuscirono a trovare due posti, piuttosto scomodi, nel loggione. Data la giovanissima età, Amerigo, ascoltò la musica di Giuseppe Verdi piuttosto che vedere il “Rigoletto”. L’impressione che riportò fu tale che ricominciò a “tempestare” suo padre affinché gli comprasse un violino. Dopo un corso di solfeggio, seguito con molto profitto, il M° Curzio Confetta direttore della Scuola di Musica gli consegnò il desiderato violino (un quartino). Con questo strumento, riuscì ad esplorare le infinite occasioni di suono, dal pizzicato al vibrato, ai flautati, ai bicordi, ai colpi d’arco. A tredici anni, su consiglio del M° Confetta, il padre lo iscrisse al Conservatorio “A. Boito” di Par- ma. Il corso di studi aveva una durata di dieci anni. Qui incominciarono le prime difficoltà per Amerigo. Parma era distante da Novellara trentasette chilometri e, per un ragazzino, non erano pochi. Con qualsiasi stagione, anche con la nebbia e il ge- lo, Amerigo su una vecchia bicicletta e con il violino a tracolla, alle sei del mattino, si recava a Parma. A volte, un vecchio conoscente, vedendolo spingere sui pedali gli gridava: “ Amerigo, con la musi- ca non si mangia !”. Dopo avere partecipato alle lezioni doveva percorrere altri trentasette chilometri per il ritorno. S’impegnò nel corso triennale di solfeggio sotto la guida del M° Aldo Lazzari e in quello di violino con il M° Ermanno Marchesi di Guastalla. Quest’ultimo, generosamente, lo seguì anche privata- mente senza pretendere alcun compenso. Seguì con profitto anche tutti i corsi completi di pianoforte e i corsi annuali di sax tenore e di chitar- ra. In quel periodo ebbe un particolare interesse per la composizione cercando di approfondire la cono- scenza della struttura del brano o dello studio e di carpirne l’armonia nascosta. Più avanti nel tempo iniziò a comporre qualche accordo o melodia. All’età di quindici anni, per guadagnare qualche soldo, cominciò a suonare nel complesso del M° Bellentani, comprendente Aristide Sanferino (alias Scipion) e Giuseppe Soliani. Era un piccolo gruppo musicale che si esibiva nelle feste private e nelle sale da ballo del circondario. Le trasferte si effettuavano quasi sempre in bicicletta, raramente in automobile. Scipion aveva un carattere molto particolare. Una volta si dimenticò a casa il violino. Finse di suo- nare con la custodia vuota. Ricorda il M° Tosi nei suoi appunti: Quando cenavamo, Scipion era talmente avido che guardava i piatti degli altri e, se un commensale Figura 1

La straordinaria vita del maestro compositore Amerigo Tosi

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La musica e il vento La vita straordinaria del M° compositore Amerigo Tosi

La musica sembra riprodurre la nostra vita, una commovente breve gioia, che

viene dal nulla e al nulla ritorna Carl Maria Von Weber

Amerigo Tosi nacque a Novellara (Reggio Emilia), in una piccola casetta di Villa Reatino, il 23 ottobre 1920. I genitori, braccianti agricoli, si arrabattavano dal mattino alla sera per fare trovare, tutti i giorni, un pezzo di pane sulla tavola. Qualche volta non ci riuscivano, allora la madre aveva l’incombenza di andare dai vicini di casa a chiedere un poco di farina di granoturco per fare la polenta. A circa sei anni, convinse il padre, che aveva a lungo sollecitato, ad accompagnarlo a vedere un’opera nel Teatro Comunale del paese. Riuscirono a trovare due posti, piuttosto scomodi, nel loggione. Data la giovanissima età, Amerigo, ascoltò la musica di Giuseppe Verdi piuttosto che vedere il “Rigoletto”. L’impressione che riportò fu tale che ricominciò a “tempestare” suo padre affinché gli comprasse un violino. Dopo un corso di solfeggio, seguito con molto profitto, il M° Curzio Confetta direttore della Scuola di Musica gli

consegnò il desiderato violino (un quartino). Con questo strumento, riuscì ad esplorare le infinite occasioni di suono, dal pizzicato al vibrato, ai flautati, ai bicordi, ai colpi d’arco. A tredici anni, su consiglio del M° Confetta, il padre lo iscrisse al Conservatorio “A. Boito” di Par-ma. Il corso di studi aveva una durata di dieci anni. Qui incominciarono le prime difficoltà per Amerigo. Parma era distante da Novellara trentasette chilometri e, per un ragazzino, non erano pochi. Con qualsiasi stagione, anche con la nebbia e il ge-lo, Amerigo su una vecchia bicicletta e con il violino a tracolla, alle sei del mattino, si recava a Parma. A volte, un vecchio conoscente, vedendolo spingere sui pedali gli gridava: “ Amerigo, con la musi-ca non si mangia !”. Dopo avere partecipato alle lezioni doveva percorrere altri trentasette chilometri per il ritorno. S’impegnò nel corso triennale di solfeggio sotto la guida del M° Aldo Lazzari e in quello di violino con il M° Ermanno Marchesi di Guastalla. Quest’ultimo, generosamente, lo seguì anche privata-mente senza pretendere alcun compenso. Seguì con profitto anche tutti i corsi completi di pianoforte e i corsi annuali di sax tenore e di chitar-ra. In quel periodo ebbe un particolare interesse per la composizione cercando di approfondire la cono-scenza della struttura del brano o dello studio e di carpirne l’armonia nascosta. Più avanti nel tempo iniziò a comporre qualche accordo o melodia. All’età di quindici anni, per guadagnare qualche soldo, cominciò a suonare nel complesso del M° Bellentani, comprendente Aristide Sanferino (alias Scipion) e Giuseppe Soliani. Era un piccolo gruppo musicale che si esibiva nelle feste private e nelle sale da ballo del circondario. Le trasferte si effettuavano quasi sempre in bicicletta, raramente in automobile. Scipion aveva un carattere molto particolare. Una volta si dimenticò a casa il violino. Finse di suo-nare con la custodia vuota. Ricorda il M° Tosi nei suoi appunti: Quando cenavamo, Scipion era talmente avido che guardava i piatti degli altri e, se un commensale

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asseriva di avere una porzione più abbondante, erano discussioni a non finire. Soliani, sopperiva alla mancanza di pianoforte con la chitarra. Di carattere riservato, taciturno, si scatenava solo verso la fine della serata.

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Nel 1937 si unirono al gruppo Michele Lombardini (sax), Silvio Bertozzi (flauto) e il batterista Lui-gi Bellini. Nel periodo invernale ebbero molte richieste. Memorabili furono le feste danzanti organizzate dalle “donne del convento”, nell’antica Casa di Probazione dei gesuiti di Novellara. Al termine della serata le ragazze ci davano da mangiare del coniglio. Noi lo mangiavamo con avi-dità, anche se sapevamo che nella maggior parte dei casi si trattava di gatto. Le ragazze, infatti, appendevano per tempo le vittime innocenti, sul lato nord del fabbricato. Nel 1941 arrivò la chiamata alle armi. Amerigo, data la sua competenza musicale, fu aggregato alla Banda Presidiaria di Bologna. Qui compose, per ordine del comandante Drago, la partitura per banda della canzoncina tedesca “ Lily Marlein”, allora molto in voga. Dopo poco tempo fu mandato al reggimento di stanza a Cosenza e, poi, in Toscana. Il progressivo arricchimento dell’orchestra, a cui si erano aggiunti cantanti, giocolieri e artisti, fece sì che fossero invitati da Radio Firenze a fare trasmissioni per le forze armate. Questo periodo durò poco, perché arrivò l’ordine di partire per il fronte. … attraverso la Iugoslavia arrivammo, dopo diciotto giorni, inscatolati come sardine su un vecchio treno, al Porto del Pireo in Grecia, e subito siamo stati imbarcati su una vecchia carretta. Dopo cinque giorni siamo sbarcati a Bengasi in Libia. A tappe forzate ci siamo avvicinati al fronte che era ad El Alamein, dopo una sosta nella brutta zo-

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na di Tobruk. Qui il vento insistente sollevava a pochi centimetri da terra una polvere fine che en-trava in bocca e negli occhi. Dopo diversi giorni, arrivammo in terra egiziana, al passo di Halfaia. Una mattina vedemmo alcune colonne di mezzi militari ripiegare. Le truppe alleate avevano rotto il fronte ad El Alamein. Era la sconfitta.

Cominciò anche per Amerigo la ritirata che si concluse, dopo otto mesi, in Tunisia. A volte per potersi dissetare, i soldati dovevano utilizzare l’acqua dei radiatori delle carcasse delle macchine distrutte dai bombardamenti degli aerei. A Sfax fu fatto prigioniero dagli australiani e condotto prima a Tripoli e poi, dopo avere camminato a tappe forzate, con una scatoletta di carne per quattro e un pacco di biscotti, giunse di nuovo a Tripoli. Dopo qualche giorno fu imbarcato su una nave con celle sotto il pelo dell’acqua e chiuse con dei catenacci. Il regolamento consentiva mezzo’ora di luce al giorno e qualche patata in brodo come pasto unico. Sbarcò nel porto di Alessandria d’Egitto. Il comandante del campo di prigionia, venuto a conoscenza delle sue capacità, lo invitò a fare parte dell’orchestrina del Circolo Ufficiali che si stava creando. C’erano tutti gli strumenti, ma non la musica. Così per necessità, Amerigo cominciò a scrivere le parti per orchestrali.

Per quattro anni suonò nel Circolo Ufficiali inglesi. Durante questo periodo gli fu proposto, dal comandate, di firmare un documento con il quale rico-nosceva la sconfitta della Germania. In compenso avrebbe goduto maggiore libertà di movimento, vitto più abbondante e la divisa dell’esercito inglese con la scritta nella manica “Italy”. Rifiutò la proposta, desiderando indossare solo la divisa dell’esercito italiano. Questo rifiuto gli costerà il pro-lungamento della prigionia di quindici mesi. Successivamente fu trasferito a Bengasi. Qui ebbe la possibilità di accedere alla biblioteca pubblica cittadina e di poter esaminare un’infinità di spartiti musicali che, a gruppi di sette, portava al campo di prigionia per poterli esaminare con cura. La biblioteca possedeva anche tutte le opere di Dante, Leopardi, Carducci, D’annunzio, e di molti altri nostri poeti. Opere che Tosi lesse con interesse e vero piacere. Finalmente, dopo sei anni e mezzo, arrivò il giorno del ritorno. Nel mese di ottobre del 1946 sbarcò a Napoli. Al porto gli furono dati: il biglietto ferroviario per Novellara, una coperta e diecimila lire.

Era il riconoscimento dello Stato per quasi sette anni di guerra. Il ritorno a casa gli procurò una forte stretta al cuore, tanto era lo sfascio materiale e morale del Paese. Avrebbe voluto rifugiarsi nella sua casetta di Villa Reatino ma, poi, si aggregò alla “Pattuglia gaia” del M° Bellentani. Durante le molte esibizioni incontrò la cantante reggiana Olga Signorelli che, poi, diventerà sua moglie. Di Olga, Amerigo mi disse: Era dotata di una musicalità eccezionale. Dopo avere cantato nei migliori teatri d’Italia e durante la guerra con un complesso di Milano chiamato “Autori alla ribalta” divenne la mia sposa. Abbandonò subito, dopo il matrimonio, il palco. Dopo pochi mesi

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divenne una casalinga e una cuoca eccellenti. All’alba incomincia ad intingolare con pentole e pentoloni dando alle pietanze sapori eccezionali. È stato un matrimonio felice. Nello stesso anno del matrimonio (10 agosto 1947) Amerigo Tosi fu nominato commesso della nuova agenzia di Novellara della Banca Agricola Commerciale. Con l’inaugurazione della nuova sede fu nominato impiegato. Nel 1947 si iscrisse alle S.I.A.E. (Società Italiana Autori e Editori) previo esame di composizione su un tema di minuetto a quattro voci. Nei primi tempi, per il trasporto degli strumenti musicali, l’orchestra si serviva di un carro per tra-sporto degli animali (biga). Bellentani acquistò, poi, un furgone (residuato bellico). L’autista era Luigi Bellini, trombettista William Cocconi (alias Ciccio) di professione calzolaio. Nei momenti in cui non era impegnato a suonare, Ciccio andava giù in sala a ballare. Sceglieva sempre ragazze piuttosto formose. Una volta Amerigo lo fece fotografare in un atteggiamento equi-voco e, dal fatto che era di un’avarizia proverbiale, d’accordo con gli altri orchestrali, gli mostrò la fotografia. Minacciandolo di fare vedere la foto alla moglie, ci siamo fatti pagare una cena. Successivamente, data la sua avarizia facemmo in modo che dovesse sempre pagare la cena anche se era compresa nel compenso della prestazione. Quando cadeva nella trappola erano risate (e guai). Italo Righi, componente del complesso, gli diceva: Ciccio prima di parlare pensaci e poi taci che fai bella figura. Tutte le sere era un carnevale.

Con il trascorrere degli anni l’orchestra migliorò dal punto di vista professionale. Nel 1958 si recarono a Crevalcore per la sagra. L’organizzatore disse al M° Tosi: Qui le danze non iniziano che con la Mazurca della Margherita. Rispose Tosi: Non la conosco, come posso fare? Replicò: Il barbiere fischietta sempre questo motivo. Tosi si recò dal barbiere ed ascoltò il motivetto. Il maestro, così, in pochi minuti, scrisse le parti per tutti gli otto componenti l’orchestra. Fu un successo! Questo fatto, raccontato da Giovanni Soliani componente dell’orchestra, mette in luce la creatività, la voglia di esserci, di progettare del M° Tosi. Con il trascorrere del tempo la ”Pattuglia gaia” si arricchì di nuovi orchestrali, migliorando le prestazioni.

Con l’orchestra si esibirono i migliori cantanti della Rai, da Natalino Otto alla moglie Flo Sandon’s. Quest’ultima incise una delle prime canzoni di Amerigo Tosi dal titolo “Notte” con testo del novellarese Fabio Iotti. Questa canzone fu per certo periodo la “sigla” della trasmissioni Rai “Notturno dall’Italia”. Si alternarono nel palco della “Pattuglia gaia”, Gino Latilla, Nilla Pizzi, Luciano Tajoli, il Duo Fasano e Lina Torrielli, Bruna Rattani (cantante fissa) e Vittoria Mongardi che trasmetteva da Radio Firenze. La Mongardi, dopo i convenevoli mi disse: ho una canzone nuova. Amerigo le chiese il titolo. Rispose: Novembre. La conosco le disse

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il maestro: è una mia canzone! La Mongardi incise per la Casa discografica Ricordi altre canzoni di Tosi tra le quali “Notte”, “Diamante”, ”Ascolta il mare”.

Lavorò con Lamberto Morselli di Mirandola il quale fece un’edizione dando a Tosi la parte musicale e gli arrangiamenti. Lavorò su musiche di Van Wood, di Gimelli e di tanti altri autori. Con il danaro ricavato incominciò a fare stampare le sue canzoni. Stipulò il primo contratto con la Stamperia Mignani e Bandettini di Firenze. Seguirono le case musicali Galletti di Faenza, la Voce del padrone di Milano, Eston di Faenza, Redi di Milano, la Faril, Kart di Bologna, Italia che canta di Torino, Sibilla di Roma, Ricordi di Milano, Italo Svizzera di Varese, Eridania di Villastrada, Azalea di Genova, Southern di Milano, Foto Cine pure

di Milano, Orfeo di Padova, Paganini di Novara, Varietà Salotto, la Mascotte di Milano, la Edi Nu-fa di Milano, la Fabbri di Trieste e la Solare di Reggio Emilia. Ha percepito i diritti d’autore sino al termine dei suoi giorni per circa duecento canzoni. Con i proventi riuscì a fare costruire la sua “villetta” e a dare “un indirizzo” ai suoi due figli Franco e Giorgio. Il primo nel commercio di prodotti musicali. Il secondo, Giorgio, dopo il diploma di pianoforte, in-segna composizione, nel Conservatorio di Parma. Scrive musica (contemporanea) straordinaria. Il M° Tosi era molto orgoglioso dei figli, anche se non lo manifestava pubblicamente. Nel 1974 fondò la Nubilaria Big Band per trasformazione della banda del M° Confetta ormai ana-cronistica. Ebbe anche l’impegno, particolarmente gravoso, di creare un repertorio musicale completamente nuovo e adatto alle capacità dei diversi elementi componenti l’orchestra (25). In dieci anni ha creato un centinaio di arrangiamenti su musica classica, da Beethowen a Mozart a Liszt fino ai meno impegnativi, Moon light serenada, Polvere di stelle, Fumo negli occhi e tanti al-tri che sono diventati dei classici della musica leggera. L’arrangiamento è un’operazione delicata e importante perché si tratta di compiere limature, di ac-comodare meglio, di armonizzare strumentalmente una melodia. Il M° Tosi univa colore e virtuosi-smo. Trasportava sulle note la gioiosità e giocosità della vita facendo della musica lo specchio di queste sensazioni. Era rigoroso e severo nella direzione dell’orchestra, pretendendo esecuzioni per-fette ed armoniose, così come non fu mai disponibile a compromessi o accomodamenti sia politici che commerciali con le Case discografiche. La Nubilaria Big Band ha eseguito concerti per i terremotati del Friuli e per una trasmissione televi-siva chiamata “Musica in fabbrica”, e in molti paesi del circondario. Eseguiva un repertorio che possiamo dire classico nel campo della musica leggera. Spaziava, normalmente, dal 1930 al 1980. Con le canzoni Adio Nvalera (Addio Novellara) e Sve-glia Rèzz (Sveglia Reggio) vinse il 1° Premio della canzone dialettale. Ecco una selezione dei brani del repertorio della Nubilaria Big Band. Beguine the beguine, In the mood, Moonlight serenade, Polvere di stelle, Thea for two, Dinamite, American patrol, Night and day, When the sainte go marching in, L’amore è una cosa meraviglio-sa, Pensilvania 6-5000, Granada, Michelle, Yesterday, Harlem notturno, 30.60.90, Foglie morte, Lettere d’amore, Il ballo del taglialegna, Il venditore di noccioline, Arcobaleno, Il cigno, Rosa-munda, Patricia, Gelosia, La vedova allegra, Andante in fa, La nostra favola, Prigionieri del cielo,

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Ritmando con Liszt, Laura, La paloma, Blue spanish eyes, Stella d’argento, Nicaragua. Era una musica elegante, ossia di buon gusto, che piaceva e divertiva. Durante questo periodo svolse le funzione di direttore della Scuola di Musica di Novellara che con-tava un centinaio di allievi. I troppi impegni e la mancanza di un adeguato sostegno non gli hanno consentito di raggiungere i risultati sperati. Sul finire degli anni Ottanta, il M° Tosi mise fine al suo impegno con la Nubilaria Big Band. Ma non con la musica che continuerà ad indagare, ad amare. Gli ultimi anni sono di sofferenza fisica determinata da molte malattie (ictus cerebrale, diabete, in-sufficienza coronarica). Il 21 settembre 2006, “un venticello” ha portato la sua anima allegra in cielo, là dove regna l’armonia.

Sergio Ciroldi

Didascalie

1. Amerigo Tosi (1920-2006) foto del 1954 c.

2. L'orchestra “Pattuglia Gaia” foto del 1946 Da sinistra: W. Zini, I. Righi, W. Redeghieri, Amerigo Tosi (con il sax), L. Bellini, W. Cocconi, M°. Paolo Bel-lentani (con il contrabbasso), M. Parmiggiani, A. Bedogni e la cantante Olga Signorelli.

3. Copertina dell'edizioni “Italia che canta” con musica di A. Tosi

foto del 1956 4. Olga signorelli (1917-2006), cantante molto apprezzata

foto del 1948 La cantante, moglie del maestro Tosi, ebbe una parte molto importante nella vita di Amerigo e nella formazio-ne culturale dei figli, in particolare di Giorgio, straordinario talento musicale.

5. Spartito con musica di Amerigo Tosi foto del 1954 Tra le composizione del maestro, “Tritolo”, un Fox-Boogie per sole orchestre che ebbe uno straordinario suc-cesso

6. La Nubilaria Big Band fondata dal maestro Tosi nel 1974 foto del 1974 Prima fila: A. Menozzi (pianista), A. Tosi, G. Subazzoli, W. Zini, A. Marconi, G. Soliani, I. Camellini, A. Gal-loni; seconda fila: P. Pavesi, M. Pellegrini, E. Schiavon, B. Belpoliti; terzafila: M. Sereni, M. Bassoli, B. Berni, I. Bassoli, G. Franzoni (intrattenitore), T. Cuccolini (cantante), M. Soprani, F. Bellesia (batteria), E. Davolio (chitarra), L. Davoli (contrabbasso) A. Storchi (adetto all'impianto microfonico)

7. Amerigo Tosi, suonava diversi strumenti musicali tra i quali l'amato violino Foto del 1975 Nota. Tutte le foto sono di proprietà del M°. Giorgio Tosi