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Le vie della memoria La toponomastica di Lodi per l’Unità d’Italia nel 150° Lodi I° Circolo Didattico mercoledì 25 maggio 2011

Le vie della memoria Unità d'Italia

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Lavoro realizzato dalle classi quinte del Primo Circolo di Lodi in occasione dell'anniversario dell'Unità d'Italia.

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Le vie della memoria

La toponomastica di Lodiper l’Unità d’Italia

nel 150°

Lodi I° Circolo Didattico

mercoledì 25 maggio 2011

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Le vie della memoria: via Cavour

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Camillo Benso conte di Cavour

Nel 1850, essendosi espresso a favore delle leggi Siccardi (volte a ridurre i privilegi del clero) , venne chiamato a far parte del governo D’Azeglio prima come ministro dell’agricoltura , del commercio e della marina, poi come ministro delle finanze , fino a diventare presidente del Consiglio nel novembre del 1852. Il suo programma politico prevedeva la formazione di uno Stato costituzionale, ispirato ad un liberismo misurato e progressivo, in cui la libertà costituisse la premessa di ogni iniziativa. Promosse numerose riforme: la modernizzazione dell’industria e dell’agricoltura , il libero scambio interno ed estero nel commercio, un sistema fiscale più equo, l’istituzione di una Banca Nazionale. In politica estera Cavour mirò a far uscire il Piemonte dal suo isolamento: aderì al programma politico di Mazzini , sia pure su basi monarchiche e liberali. Il 21 luglio 1858 incontrò Napoleone 3° a Plombières per porre le basi di un’alleanza contro l’Austria. Il trattato con la Francia mirava solo ad eliminare il predominio austriaco in Italia , ma non teneva conto delle aspirazioni unitarie delle popolazioni italiane e ben presto i rapporti del Piemonte con i francesi si raffreddarono. L’abilità diplomatica di Cavour, comunque, gli consentì di mantenere il consenso delle potenze europee e, unitamente alla fedeltà di Giuseppe Garibaldi al re del Piemonte, contribuì al processo che portò alla proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861 a Torino.Cavour morì nella sua città natale il 6 giugno 1861.

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Camillo Benso di Cavour nacque nel 1810 a Torino, figlio di un marchese italiano e di una nobile ginevrina. Da giovane divenne ufficiale dell’esercito. Nel 1831 lasciò la vita militare e cominciò a viaggiare per l’Europa, studiando i principi del sistema liberale britannico. Rientrato in Piemonte nel 1835, si occupò soprattutto di agricoltura, di economia e della diffusione di scuole e asili. Grazie alle sue attività commerciali e bancarie divenne molto ricco. Nel 1847 fondò il quotidiano.“Il Risorgimento” iniziando il suo impegno politico. Cavour riteneva che solo una profonda ristrutturazione delle istituzioni politiche piemontesi e la creazione di uno stato territorialmente ampio e unito in Italia avrebbero reso possibile un reale processo d i sv i luppo e cresc i ta economico-sociale.

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Le vie della memoria: via D’Azeglio

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Massimo d’Azeglio

Massimo D’Azeglio nacque a Torino il 24 Ottobre 1798. Bambino,visse confinato con la famiglia a Firenze. Dopo i primi studi a Firenze, presso le Scuole Pie di via Larga, a soli 13 anni venne ammesso alla facoltà di filosofia dell'Università di Torino, da dove uscì per entrare in Cavalleria ("Reale Piemonte"). Abbandonata la cavalleria per ostilità nei confronti della classe aristocratica, entrò nella fanteria (Guardia provinciale). Incaricato di mansioni di segreteria presso l’ambasciata sarda a Roma,decise di intraprendere la carriera artistica. Abile nella pittura ,tornò a Roma per studiare arte, non contento di questa sua passione iniziò a scrivere poemi cavallereschi, tragedie e commedie. Tornato in patria, si dedicò prevalentemente alla politica. Fu primo ministro del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852,in uno dei momenti più drammatici di quel paese, al termine della Prima guerra d’Indipendenza. Diventerà senatore del Piemonte dal 1853. L’11 luglio 1859 ebbe l’incarico di costituire un governo provvisorio a Bologna, dopo la cacciata delle truppe pontificie. Il 25 gennaio 1860 venne nominato Governatore della provincia di Milano, carica che tenne fino al 17 marzo 1861. Ebbe la capacità di intravedere i limiti della riunificazione, famosa la sua frase : “Abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli Italiani” . Sposò Giulia, figlia di Alessandro Manzoni. Durante gli ultimi anni della sua vita, trascorsi sul lago Maggiore, si dedicò alla scrittura delle sue memorie. Massimo D’Azeglio morì a Torino nel 1866

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Le vie della memoria: viale Firenze

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Viale FirenzeFirenze prese il posto di Torino come capitale d'Italia nel 1865, su richiesta di Napoleone III in base alla Convenzione di settembre, finché l'ambito ruolo non fu trasferito a Roma cinque anni dopo, quando la città papalina fu annessa al regno. Nel XIX secolo la popolazione di Firenze raddoppiò e triplicò nel XX secolo. Con la seconda guerra di indipendenza,la Toscana si unì al Regno dei Savoia nell'Italia unificata, e Firenze divenne capitale per cinque anni,dal 1865 al 1870. All’inizio del XIV secolo Firenze aveva circa centomila abitanti; nel 1865, dopo cinque secoli e mezzo, quando divenne capitale, ne contava centocinquantamila. Per Firenze si trattò di un avvenimento particolarmente importante.Ciò determinò un aumento della popolazione, con il trasferimento di tutti i funzionari statali e delle loro famiglie, e ci fu la necessità di apportare modifiche al tessuto urbano fiorentino. In questo periodo Firenze assunse il suo aspetto attuale, con la costruzione di nuovi quartieri nella parte settentrionale della città e la realizzazione di Piazzale Michelangelo e del Viale dei Colli. L’anno successivo la capitale d'Italia fu trasferita da Firenze a Roma

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Le vie della memoria: via gen. P. Griffini

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gen. Paolo Griffini

Il 28 settembre 1802 nasce a Casalpusterlengo Saverio Griffini. Frequentò l’università di Pavia come studente in legge. Il 12 Aprile 1848 Carlo Arberto conferì sul campo la medaglia d’oro al valore a Saverio Griffini che,durante la battaglia di Goito dell’ 8 aprile aveva fatto prigionieri cinquantatre “Cacciatori Tirolesi”. Questo gesto eroico contribuì a rendere Saverio Griffini un grande eroe. In questo periodo nacque la “Legione Volontari Lombardi Griffini“ nata in origine a Casalpusterlengo e ufficializzatasi a Calvenzano che appoggiando gli insorti della “Cinque giornate di Milano”,si distinse per il suo coraggio. Fuggito prima in Spagna e poi in Francia, Griffini si costituì a Milano nel 1824 e venne condannato a tre mesi di carcere. Dedicatosi all’agricoltura si sposò ed ebbe sei figli che non bastarono a trattenerlo tra le mura domestiche quando nel 1848 la battaglia per la libertà lo richiamò. I risultati di questa sua partecipazione alla lotta contro gli austriaci lo porteranno addirittura ad essere nominato colonnello e successivamente ad assumere il comando della piazzaforte di Brescia. Saverio Griffini morì il 17 dicembre 1884, lasciando un libro di sue memorie intitolato “Utopia di un vecchio soldato”. Le sue spoglie furono traslate nel 1964 nel famedio del cimitero maggiore di Lodi.

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Le vie della memoria: via A. Manzoni

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Alessandro Manzoni

Alessandro Manzoni fu uno dei più grandi scrittori e poeti italiani. Nacque a Milano nel 1785. Dal 1805 al 1810 visse a Parigi, dove continuò a studiare e iniziò ad avvicinarsi agli ideali di libertà, uguaglianza, fraternità e giustizia. Nel 1809 sposò Enrichetta Blondel e nel 1810 tornò stabilmente in Italia. In quello stesso anno si convertì alla fede cattolica. Dal 1812 al 1815 scrisse i primi Inni sacri. Tra il 1816 e il 1822 compose le due tragedie Conte di Carmagnola e Adelchi; nel 1821 le due grandi odi politiche Marzo 1821 e Il cinque maggio. Nel 1827 pubblicò I promessi sposi, il romanzo considerato il suo capolavoro. In seguito scrisse testi storici, filosofici e su questioni linguistiche. Dopo alcuni gravi lutti Manzoni si ritirò a vita appartata , incurante della fama e degli onori raggiunti. Nel 1861 fu nominato senatore del nuovo Regno d’Italia. Morì nel 1873. Manzoni, pur non partecipando attivamente alle lotte risorgimentali, sostenne fortemente l’idea di un’ Italia unita e indipendente con Roma capitale. Nella sua letteratura riconosce il popolo come protagonista della storia, esprime la necessità di educarlo ad acquistare piena consapevolezza di sé , moralmente e politicamente secondo i nuovi ideali di libertà e giustizia del Risorgimento.

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Le vie della memoria: via Marsala

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Intanto le operazioni militari procedevano rapidamente e si chiusero con la battaglia presso il fiume Volturno vinta da Garibaldi. A questo punto Cavour intervenne, temendo che Garibaldi proclamasse la repubblica del Sud d’Italia; in seguito l’esercito piemontese si diresse nel Sud e conquistò Marche e Umbria. Il 26 ottobre 1860, durante il celebre incontro svoltosi a Teano, Garibaldi consegnò a Vittorio Emanuele II tutte le terre conquistate mentre il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale e Vittorio Emanuele II fu dichiarato re d’Italia.

La spedizione dei Mille è un celebre episodio di un periodo storico chiamato Risorgimento. Accaduto nel 1860 quando un corpo di volontari, protetto dal Piemonte, al comando di Giuseppe Garibaldi partendo la notte fra il 5 e il 6 maggio da Quarto, in Liguria, sbarcò in Sicilia e conquistò il Regno delle due Sicilie. I volontari, che al momento della partenza ammontavano a 1162, erano armati di vecchi fucili e privi di munizioni e polvere da sparo. Raggiunsero Marsala e in pochi giorni ebbero la meglio contro l’esercito borbonico a Calatafimi, Palermo e Milazzo.

La spedizione dei mille

A mano a mano cha la spedizione procedeva, Garibaldi assumeva il potere sulle terre conquistate in nome di Vittorio Emanuele II; inoltre godeva dell’appoggio sia del popolo che della classe dirigente.

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La battaglia di Ponte dell'Ammiraglio, 1951-52.Grande "affresco" popolare, preceduto da numerosi studi e bozzetti preparatori, con il quale l'artista si propone di aderire alla pratica della pittura storico-narrativa, in cui l'epopea garibaldina rappresentata ha tre significati: memoria personale (il nonno garibaldino) , storia della Sicilia (a Ponte dell'Ammiraglio i garibaldini entrarono a Palermo) e riferimento simbolico alla battaglia politica .

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Le vie della memoria: Corso G. Mazzini

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Giuseppe Mazzini

Giuseppe Mazzini nacque a Genova il 22 giugno 1805, è fu un patriota, politico e filosofo italiano. Le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano; la polizia italiana lo costrinse però alla latitanza fino alla morte avvenuta a Pisa il 10 marzo 1872. Le teorie mazziniane furono di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato. Giuseppe Mazzini puntava alla costituzione di un’Italia “una, libera, indipendente e repubblicana”. Mazzini rifiutava l’idea di un’Italia federale; era convinto che uno Stato centralizzato avrebbe meglio rappresentato l’unità nazionale. Secondo Mazzini il popolo aveva come missione quella di portare a termine l’unità nazionale che non doveva essere realizzata da un sovrano italiano né con l’aiuto di una potenza straniera ma attraverso un’insurrezione popolare. Nel 1831 Mazzini fondò la Giovine Italia, un’organizzazione clandestina nazionale che doveva incitare alla lotta popolare. La visione mazziniana, però, andava di là dei confini nazionali: da ciò la nascita della Giovine Europa che fu fondata dallo stesso Mazzini nel 1838. Il metodo scelto da Mazzini per la lotta fu quello del ricorso ai moti insurrezionali che avrebbero innescato poi una sollevazione delle masse popolari preparate all’azione per mezzo della propaganda. I tentativi insurrezionali promossi dai mazziniani si trasformarono tutti in pesanti sconfitte. I motivi di tali insuccessi vanno principalmente ricercati nella propaganda di obiettivi che le masse popolari non recepivano come propri e nell’incapacità di “convincere” le masse.

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Le vie della memoria: Corso Roma

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Corso RomaQuando Roma divenne capitale d'Italia (1871) ebbe inizio un forte sviluppo edilizio soprattutto sui Prati di Castello, alla destra del Tevere. La possibilità che Roma, ancora soggetta al papa, diventasse capitale del nuovo regno, sembrava ancora molto lontana, tanto che il governo italiano aveva deciso di trasferire il parlamento a Firenze per dare una collocazione meno periferica alla capitale. Roma era intoccabile per una questione morale, posizione internazionale e scomoda per i rapporti diplomatici con la Francia.Tuttavia, i francesi dopo esser stati sconfitti nella guerra contro la Prussia si trovarono costretti a ritirare le truppe che presiedevano Roma. Il governo italiano, approfittando del momento politico favorevole inviò il 20 settembre 1870 alcuni reparti nelle mura delle città presso Porta Pia. Il papa si chiuse in Vaticano, dichiarandosi prigioniero e lanciando la scomunica contro quelli che definiva «usurpatori dello Stato Pontificio ». Due settimane dopo, un plebiscito proclamò l’annessione al regno d’Italia, del quale Roma divenne la nuova capitale. La conquista dello stato Pontificio tuttavia, aprì la cosiddetta”questione Romana” in cui le tensioni fra Stato e Chiesa si sarebbero trascinate per decenni.

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Le vie della memoria: Via San Martino

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San MartinoSan Martino della Battaglia è una frazione di Desenzano sul Garda, in provincia di Brescia ha 1063 abitanti. Il paese prese il nome dalla seconda guerra di Indipendenza, il 24 giugno 1859. Le forze del Regno di Sardegna, guidate da Vittorio Emanuele II, alleate dei francesi di Napoleone III, sconfissero insieme gli Austriaci, guidati da Francesco Giuseppe. Alcuni monumenti ricordano la famosa battaglia. La Torre Monumentale alta 74 m. venne costruita nel 1880 e fu inaugurata il 15 ottobre 1893. E’ stata costruita in memoria di re Vittorio Emanuele II e di quelli che hanno combattuto per l’indipendenza e l’Unità d’Italia nelle guerre dal 1848 al 1870. La Chiesa Ossario contiene teschi e ossa di soldati di tutte le nazionalità che hanno combattuto.Il Museo di San Martino conserva cimeli e documenti della battaglia del 1859.

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San Martino della Battaglia

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Le vie della memoria: via Solferino

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Solferino è un comune italiano di 2.636 abitanti della provincia di Mantova in Lombardia. E’ conosciuto per la guerra fra l’esercito austriaco e quello franco-sardo come atto finale della seconda guerra d’indipendenza, il 24 giugno 1859. La battaglia si concluse con la presa della Rocca, più conosciuta come la “Spia d’Italia”. La Battaglia di Solferino insieme alla Battaglia di San Martino fu la più grande battaglia dopo quella di Lipsia del 1813; parteciparono complessivamente più di 234.000 soldati, che si combatterono per circa 12-14 ore, e morirono sul campo 29.000 uomini.

Henry Dunant, un uomo d’affari svizzero, che si recò in Lombardia per incontrare Napoleone III, fu testimone della battaglia e rimase stupito dal numero dei feriti e dei morti. Allora chiamò soccorsi (medici, chirurghi, infermieri) e radunò uomini e donne, procurò acqua, cibo, biancheria e bende, tornò sui campi per raccogliere i feriti.Finì la guerra e Dunant tornò a Ginevra ma non dimenticò l’accaduto. Insieme ad altri quattro cittadini svizzeri creò il Comitato ginevrino di soccorso dei militari feriti e raccontò quell’esperienza nel libro “Un souvenir de Solferino”.

Solferino

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Solferino

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Le vie della memoria: via Tito Speri

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Via Tito Speri

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Tito Speri nacque a Brescia il 2 agosto 1825, morì a Mantova il 3 marzo 1853. Fu un patriota italiano. Tra il 1847 e il 1848 studiò presso il Liceo Classico di Lodi. Nel 1848 partì come volontario per la prima guerra di indipendenza dagli austriaci. Tornato a Brescia ha collaborato a organizzare le “Dieci giornate di Brescia”, insurrezione della città di Brescia, che terminò il 1 aprile 1849 con la fuga di Tito Speri a Lugano in Svizzera, Partecipò in seguito alle insurrezioni organizzate da Giuseppe Mazzini per unificare l’Italia. Scoperto dagli austriaci fu arrestato a Brescia e impiccato a Belfiore, nei pressi di Mantova.

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Tito Speri

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Le vie della memoria: via G. Strepponi

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Giuseppina Strepponi

Cantante lirica (soprano), il cui vero nome era Clelia Maria Josepha, proveniva da una famiglia di Lodi dedita alla musica. Terminato il Conservatorio a Milano, esordisce, proprio a Lodi, nell'Elisir d’amore. Dotata di talento e sensibilità non comuni, sarà intelligente interprete di alcune opere di Giuseppe Verdi: contribuirà, con la sua performance, alla trionfale prima di Nabucco del 1842 e alla rappresentazione di Ernani del 1844. Ma la salute malferma e le fatiche di una vita intensa e disordinata non le permetteranno che una carriera di breve durata. La sua fama resta legata soprattutto al ruolo di seconda moglie di Giuseppe Verdi. Con il grande compositore la Strepponi convive dal 1848 al 1859, anno al quale risale il loro matrimonio. Gli fu accanto sempre, inseparabile ed insuperabile nell’intendere, interpretare, stimolare, orientare, intuire, sorreggere i sentimenti e i pensieri, gli slanci e le intuizioni del Maestro. Le sue spoglie riposano, a fianco di quelle di Verdi, nella cappella voluta dal Maestro presso la Casa di Risposo per musicisti da lui stesso fondata a Milano. Di eccezionale importanza per la biografia verdiana sono i suoi carteggi, in buona parte pubblicati.

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Le vie della memoria: viale Torino

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Torino

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Dal 1861 al 1865 Torino fu la prima capitale del nuovo Stato unitario. Torino sorge nella pianura approssimativamente delimitata dai fiumi Stura di Lanzo, Sangone e Po (che attraversa la città da sud verso nord). La città è anche bagnata dalla Dora Riparia, che scorre vicinissima al suo centro storico. Dopo il 1849 il nuovo re, Vittorio Emanuele II, perseguì con il ministro Cavour una politica volta conquistare liberare le regioni settentrionali dalla dominazione austriaca. Lo stato sabaudo, e Torino, ospitarono un grande numero di esuli politici fuggiti dalle altre regioni italiane dopo la sconfitta del 1848 e ciò contribuì a fare della città un centro culturalmente e politicamente attivo e vivace caratterizzato da un dibattito politico, dentro e fuori dal parlamento. In città il continuo aumento della popolazione e la conseguente ricerca di terreni edificabili portò alla scomparsa, nel 1856, della cittadella cinquecentesca che, dismesso ormai il suo ruolo militare, vide scomparire i suoi bastioni uno ad uno per fare spazio a nuove strade fiancheggiate da edifici; l'unica parte sopravvissuta è il mastio. Nel 1861 alla proclamazione del regno d'Italia, Torino divenne la prima capitale. Torino, all’annuncio del trasferimento della capitale a Firenze giunto come un fulmine a ciel sereno, si ribellò. Per prevenire i disordini migliaia di soldati giunsero a presidiare i diversi quartieri in assetto di guerra.

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Le vie della memoria: via XX Settembre

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Il 20 settembre 1870 Roma fu annessa al regno d’Italia dopo una dura battaglia. Intorno alle nove del mattino l’artiglieria dell’esercito italiano guidata dal generale Cadorna, aprì una breccia di circa 30 metri nelle mura presso Porta Pia. Tra i partecipanti della battaglia ci fu lo scrittore e giornalista Edmondo De Amicis, soldato dell’esercito italiano. Nel suo libro Le tre capitali scrisse: “la porta era tutta sfracellata; la sola immagine della Madonna che sorge dietro, era rimasta intatta; le statue a destra e a sinistra non avevano più testa; il suolo intorno era sparso di mucchi di terra, di materassi fumanti, di berretti di Zuavi, d’armi, di travi, di sassi. Per la breccia vicina entravano rapidamente i nostri reggimenti …”.Il 3 febbraio 1871 la capitale d’Italia venne trasferita da Firenze a Roma.

In numerose città la data della presa di Roma ha dato il nome a vie e piazze.

Via XX Settembre

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Breccia di Porta Pia (Roma)

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Le vie della memoria: via G. Verdi

Via Verdi

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Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi nacque da una famiglia povera a Roncole di Busseto (oggi Roncole Verdi), il 10 Ottobre 1813.La sua instancabile e prodigiosa attività non cedette nemmeno alla vecchiaia che trascorse prevalentemente nella villa di Sant’Agata a pochi chilometri da Busseto, insieme all’inseparabile, fedelissima Giuseppina Strepponi, vissuta con lui dal 1849.Verdi partecipa attivamente alla vita pubblica del suo tempo. Sostenitore dei moti risorgimentali (pare che durante l’occupazione austriaca la scritta “Viva V.E.R.D.I.” venga letta come “Viva Vittorio Emanuele Re d’ Italia”), il Paese lo vuole, quasi a viva forza, membro del primo parlamento del Regno d’Italia, di questa esperienza ci resta l’”Inno delle Nazioni”, e successivamente, senatore a vita dal 1874.In altri termini egli rappresenta per molti Italiani la somma di tutti quei simboli che li hanno guidati all’unificazione nazionale contro l’oppressione straniera.Morì a Milano il 27 Gennaio ed è oggi sepolto nella Casa di Riposo dei musicisti da lui fondata.

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Le vie della memoria: C.so Vittorio Emanuele II

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Vittorio Emanuele II

Vittorio Emanuele II nacque a Torino da Carlo Alberto,principe di Carignano, e Maria Teresa, figlia di FerdinandoIII di Lorena, granduca di Toscana. Fu educato con severità e impegno come futuro re. A 20 anni conobbe la cugina Maria Adelaide, dalla quale ebbe otto figli,tra cui il futuro re Umberto I. Divenne re di Sardegna a soli 29 anni. Due erano i suoi grandi obiettivi :fare più grande e forte il Regno e conquistare l’indipendenza per l’Italia.Ebbe una movimentata collaborazione con Cavour, primo ministro che durò 10 anni. Un episodio famoso della storia risorgimentale fu l’incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II avvenuto il 26 ottobre 1860 a Teano presso Capua. A Teano Garibaldi consegnò a Vittorio Emanuele II il regno delle due Sicilie conquistato ,salutandolo come “Re d’Italia”. Il 17 marzo 1861 il parlamento proclamò il regno d’Italia con a capo Vittorio Emanuele II.Nel 1871 Vittorio Emanuele II pose la propria sede nel palazzo del Quirinale. L’Italia ebbe il primo re nella sua definitiva capitale. Morì a 58 anni con l’appellativo di:”Padre della patria”.

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Le vie della memoria: via Volturno

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La battaglia del Volturno

Il Volturno è il maggior fiume dell’Italia meridionale; nasce dai monti del Molise e, dopo un tortuoso percorso lungo 175 chilometri, scorre in Campania , bagna Capua e sfocia a delta nel mare tra Napoli e Gaeta. Il nome “Volturnus” pare che derivi dall’etrusco e significa“ ciò che scorre con corso sinuoso”.La battaglia del Volturno viene considerata l’ultima battaglia del Risorgimento, prima della proclamazione dell’Unità d’Italia. Il 2 ottobre 1860, sulle sue rive, in prossimità di Capua, si svolse lo scontro decisivo tra la spedizione dei Mille, guidata da Garibaldi, e l’esercito del Regno di Napoli di Francesco II di Borbone insieme a truppe straniere giunte in suo aiuto. Furono impegnati 24.000 garibaldini contro 50.000 borbonici. Questi ultimi erano ben armati, ma guidati da capi poco abili, mentre le truppe di Garibaldi erano mal preparate, ma comandate da militari molto capaci. Questa vittoria di Garibaldi aprirà la strada alle camicie rosse che porteranno alla sospirata Unità d’Italia.

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Le vie della memoria: via G. Garibaldi

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Giuseppe Garibaldi

Giuseppe Garibaldi nasce a Nizza, 4 luglio 1807, è stato un generale, patriota e condottiero italiano. Garibaldi rappresenta senza dubbio uno dei protagonisti più incisivi della storia italiana: a dimostrazione di ciò esso detiene il primato di personaggio più citato nelle vie e nelle piazze delle città italiane. Il suo successo è legato soprattutto alla sua vita avventurosa, il suo inestimabile coraggio ed al suo viscerale amore per l'umanità intera, che hanno fatto di lui uno dei protagonisti assoluti della storia italiana e non solo. Egli è conosciuto come “L'eroe dei due mondi” in quanto si è impegnato non solo nella penisola italiana, ma anche in Sud America ed in tutta Europa al fine di promuovere i suoi ideali. Carattere irrequieto e desideroso di avventura, già da giovanissimo si imbarca come marinaio per intraprendere la vita sul mare. Nel 1832, appena venticinquenne è capitano di un mercantile e nello stesso periodo inizia ad avvicinarsi ai movimenti patriottici europei ed italiani (come, ad esempio quello mazziniano della "Giovine Italia"), e ad abbracciarne gli ideali di libertà ed indipendenza. Nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana insieme a Mazzini, Pisacane, Mameli e Manara, ed è l'anima delle forze repubblicane durante i combattimenti contro i francesi alleati di Papa Pio IX. Purtroppo i repubblicani devono cedere alla preponderanza delle forze nemiche e Garibaldi il 2 Luglio 1849 deve abbandonare Roma. Torna infine a Caprera, dove passerà gli ultimi anni e dove si spegnerà il 2 giugno 1882.

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Le vie della memoria: via L. Bay

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Luigi Bay

Nato a Lodi nel 1845 fu tra i più giovani dei Mille di Giuseppe Garibaldi. La famiglia Bay abitava al 705 di contrada Sant’Agnese (oggi via Marsala) dove teneva a pensione alcuni giovani tra cui Tito Speri studente presso il liceo lodigiano. Aveva 14 anni quando nel 1859 scoppiò la seconda guerra di Indipendenza. Luigi fuggì dalla scuola e, mentendo sull’età, entrò a far parte dei Cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi. L’anno successivo si arruolò tra le guide garibaldine che si imbarcarono a Quarto. Sbarcato a Marsala Luigi partecipò ai primi scontri sull’isola e alla battaglia di Calatafimi dove venne ferito gravemente. Due anni più tardi partecipò all’avventura dell’Aspromonte. Tornato a casa si arruolò nella Regia Marina sulla nave Maria Adelaide. Nel 1866 si arruolò di nuovo tra i garibaldini per la terza guerra di Indipendenza. Si trasferì poi in Sardegna. Rifiutò sempre ogni onorificenza. Morì nel luglio del 1934.

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Le vie della memoria: via D. Biancardi

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Dionigi Biancardi

Nato a Lodi il 16 gennaio 1822 Biancardi aveva preso parte ai moti del ’48 partecipando alla presa del Castello di Melegnano. Grande era la sua passione patriottica così come la sua sete di conoscenza che lo portò a viaggiare attraverso l’Europa e in Oriente. Fu con lo spirito dell’esploratore che seguì le varie spedizioni garibaldine. Compì la traversata da Genova a Palermo tra il 31 luglio e il 1 agosto 1860 sul vapore francese Provence insieme a più di seicento volontari. Seguì i Mille nella battaglia di Milazzo, quindi a Napoli. A settembre è in prima linea a Santa Maria di Capua, dove quindicimila borbonici avevano organizzato l’ultima resistenza. Viaggiò per l’Italia osservando la reazione degli italiani al processo di unificazione dell’Italia. In seguito si occupò dei suoi viaggi su incarico della Società Geografica Italiana. Per la sua rettitudine fu eletto deputato per la città di Lodi. Morì il 4 settembre 1881. Le sue ceneri riposano nel cimitero di Riolo.

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Le vie della memoria: via L. Cingia

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Via Cingia

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Luigi Cingia

Luigi Cingia fu uno dei due capitani del battaglione lodigiano al seguito di Garibaldi nella spedizione meridionale. I lodigiani erano partiti da Lodi il 2 luglio 1860 e si erano imbarcati sulla carboniera Saumont. Cingia era stato volontario studente nella prima guerra di Indipendenza nel 1848, poi guida semplice e in seguito brigadiere con Garibaldi nella campagna del 1859. Insieme al suo compagno Antonio Scotti comandava un gruppo di 135 uomini a cui se ne aggiunsero altri 90 nel mese di agosto. Partecipò alla battaglia di Cajazzo. In una lettera da Maddaloni datata 22 settembre Cingia descrive i momenti culminanti dell’attraversamento del fiume Volturno, della marcia per occupare le varie posizioni, del temporale che durante la notte precedente l’attacco sferzò le truppe garibaldine, della battaglia all’ultimo sangue, della terribile ritirata.

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Le vie della memoria: Piazzale B. Sommariva

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Bassano Sommariva

Nato a Lodi nel 1838, Bassano Sommariva divenne avvocato. Fu sergente della prima squadra nella spedizione dei volontari lodigiani che per prima partì da Genova per raggiungere Garibaldi in Sicilia il 9 luglio. Aveva 22 anni quando partecipò alla battaglia di Milazzo combattuta fra il 17 e il 20 luglio 1860 in cui i Mille di Giuseppe Garibaldi furono affiancati dai picciotti siciliani e da truppe piemontesi contro l’esercito borbonico. Sommariva scrisse un racconto sulla spedizione che venne pubblicato a cura del figlio Mario dal giornale Il Fanfulla il 16 luglio 1910 in occasione del cinquantesimo anniversario della spedizione. Sommariva combatté anche nella battaglia del Volturno dove venne ferito gravemente e ritrovato miracolosamente vivo a distanza di una settimana. Dopo l’unità d’Italia fu giudice istruttore a Bologna e consigliere della Corte d'Appello a Venezia. Lodi restò sempre nel suo cuore. Morì a Venezia il 23 gennaio 1908 e venne sepolto nella Certosa di Bologna.

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Le vie della memoria: via B. Vanazzi

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Bortolo Vanazzi

Nato a Lodi nel 1842 Bortolo Vanazzi prese parte alla seconda guerra di Indipendenza nel 1859. Partito da Lodi col grado di caporale per partecipare alla spedizione di Garibaldi venne ferito durante la battaglia di Milazzo. Tornato in prima linea dopo un breve soggiorno all’ospedale di Barcellona, passò poi a combattere nelle file dell’esercito sabaudo con il grado di ufficiale. A Custoza, nel 1866, ferito gravemente al braccio, se lo fece amputare su un’ambulanza chirurgica. Partecipò poi alla liberazione di Venezia.

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Le vie della memoria: via T. Zalli

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Tiziano Zalli

Tiziano Zalli era nato nel 1830 a Lodi e non ancora diciottenne aveva partecipato ai moti del 1848 nel Battaglione Studenti. Quando gli Austriaci ritornarono continuò clandestinamente a occuparsi della lotta per l’unità, entrando nella Commissione segreta per l’arruolamento dei volontari lombardi. Quando Garibaldi nel 1860 lanciò una campagna di raccolta fondi per finanziare la spedizione dei Mille Zalli fu subito tra i promotori e insieme all’amico Leopoldo Boselli organizzò le truppe lodigiane che avrebbero partecipato alla spedizione siciliana. Non partecipò direttamente ai combattimenti ma il suo lavoro fu decisivo per consentire a quasi duecento lodigiani di raggiungere la Sicilia. Nel 1866 si arruolò tra i garibaldini per la Terza Guerra di Indipendenza. Morì a Lodi nel 1909.

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Progetto e realizzazionea cura

delle insegnanti, dei ragazzi e delle ragazzedelle classi quinte delle Scuole Primarie

De AmicisDon Gnocchi

GramsciSanta Francesca Cabrini

con la partecipazionedell’Archivio Storico di Lodi

consulenza informatica Nicola Solari

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