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Decimare i malati terminali l'Inghilterra ci pensa - L'Avvenire

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Decimare i malati terminali, l'Inghilterra ci pensa - L'Avvenire

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Page 1: Decimare i malati terminali l'Inghilterra ci pensa - L'Avvenire

l sistema Sanitario nazionale della GranBretagna sta facendo i conti con larecessione e i primi a rimetterci sono ipiù vunerabili: gli anziani, i malatiterminali, le persone dichiarate morteancor prima che lo siano, perché

cercare di salvarle o di farle stare megliocosta troppo. Qualche giorno fa uno deisottosegretari alla Sanità, illiberaldemocratico Norman Lamb, non haesitato a invitare i medici di base acompliare una lista dei loro pazienti chepotrebbero morire entro un anno. Unavolta identificati, i malati terminali sarannochiamati a un incontro col medico che glichiederà dove preferiscono morire e sevogliono scrivere o dettare un testamentobiologico in cui danno il permesso aimedici di sospendere medicinali enutrizione quando si annuncerà la fine.Lamb, che ha annunciato il progetto delgoverno a una recente conferenza sul finevita, ha detto di aspettarsi che per ognimedico almeno un paziente su cento entrinella lista dei "terminabili". I motivi sonomolto pragmatici: «Un quarto dei letti negliospdeali sono occupati da malati terminali– ha spiegato –, e tra loro quattro su diecinon richiedono cure mediche. Se questepersone fossero ammesse una volta inmeno al pronto soccorso la Sanitàrisparmierebbe un miliardo e 350 milionidi sterline l’anno», circa un mliardo emezzo di euro.

esponente del governo conservatore-liberale non ha specificato quale sarà ildestino dei malati finiti in quella che

vari giornali britannici hanno ribattezzato«lista della morte». Ma è molto probabileche saranno destinati al «Liverpool CarePathway», un protocollo adottato per laprima volta negli anni Novanta in unospedale della città portuale, e che dal 2004,dopo essere stato raccomandato dalNational Institute for Health and ClinicalExcellence, è diventato pratica comune nelleistituzioni sanitarie del Regno. Sulla carta«Lcp» si presenta come un programma difine vita per rendere l’ultimo periodo di unpaziente più tollerabile, nel Paese che èculla delle cure palliative. In realtà ilprotocollo ha finito col tradursi anche nellasospensione di cure e nutrizione e nellasomministrazione di forti sedativi a personeclassificate «vicine alla morte».

gni anno il sistema sanitario nazionaleregistra 450mila decessi nelle suestrutture; di questi, 130 mila sono di

persone sottoposte al «Lcp» in modoproprio o improprio. Il Ministero dellaSanità, dopo le molteplici controversiesollevate dal programma, ha più volte

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IOgni medico di base dovràinserire un malato su centoin un elenco di pazienti ai quali chiedere di poterinterrompere le cure di finevita. Lo Stato punta così a risparmiare oltre unmiliardo di sterline l’anno

ono state diramate in questi giornile conclusioni della Commissioneministeriale incaricata di esprimere

un giudizio sui trattamenti con lecellule staminali mesenchimalieffettuati con il metodo della StaminaFoundation Onlus presso gli SpedaliCivili di Brescia su pazienti affetti damalattie incurabili. L’Agenzia Italianadel Farmaco (Aifa) aveva deciso il 15maggio 2012 lo stop dei trattamenti a

seguito dell’inchiesta che aveva coinvolto la Fondazione, avviatadalla Procura della Repubblica di Torino, che ipotizzava che le curenon rispettassero le norme di tutela e garanzia della salute pubblica.A seguito del ricorso dei genitori di alcuni dei bambini sottopostialle cure, le terapie per alcuni di loro erano state riprese ma,successivamente, anche la sezione di Brescia del Tar della Lombardiaaveva respinto la richiesta di sospendere il provvedimento dell’Aifa.Arriva ora il parere finale della Commissione ministeriale: dopoaver esaminato il protocollo, i laboratori e i campioni utilizzatinella procedura applicata, ha concluso che «l’utilizzo di questiultimi pone condizioni di rischio reale». «Siamo fuori da ogninorma», ha commentato Alessandro Nanni Costa, direttore delCentro nazionale trapianti (Cnt) alla guida della Commissione.Vito Tortorelli, nonno di uno dei bambini trattati, Daniele, 5 anni emezzo, affetto dal morbo di Niemann-Pick, ha inviato ieri una notaal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e al ministro della Salute,Renato Balduzzi, giudicando «assolutamente disumana» laconclusione cui è giunta la commissione ministeriale.

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bastioni pro-life europei sono sottoassedio, oggi forse come mai prima.Polonia, Malta e Irlanda, che con iprincìpi non negoziabili orientanola bussola per legiferare su vita efamiglia, vedono vacillare quanto di

buono costruito e conservato in questianni.L’ultimo attacco, l’ennesimo, è quelloche la Polonia ha subìto a causa dellasua legge fortemente restrittiva in temadi aborto. La nazione di Giovanni PaoloII è finita nel mirino della Corte europeaper i diritti dell’uomo. A Strasburgo il 30ottobre i giudici si sono espressi sul casodi una ragazza di 14 anni, vittima distupro, alla quale non è stato garantitol’accesso immediato all’aborto. Secondola Corte, si tratterebbe di violazione

degli articoli 3, 5 e 8 della Convenzioneeuropea dei diritti umani, soprattutto inrelazione alla tutela contro trattamenti«degradanti e inumani». Il ricorsocontro la Polonia era stato presentatodal Center for Reproductive Rights,organizzazione con sede a New York maimpegnata a livello mondiale per lapromozione dell’aborto «legale, sicuro eaccessibile».

a legge polacca prevede la possibilitàdi aborto in caso di violenzasessuale. La giovane, dopo un primo

rifiuto, aveva interrotto la gravidanza maciò non ha impedito alla lobby abortistadi sfruttare la vicenda a proprio favore.Anche la Federation for Women andFamily Planning (Fwfp), che oggi cantavittoria, si è interessata al caso, offrendoil proprio sostegno alla ragazza. Nelmaggio 2011 la Polonia era stata oggettodi un analogo richiamo, ancora da partedella Corte di Strasburgo, a propositodel caso di una donna alla quale erastato rifiutato un test prenatale e cheaveva poi partorito un figlio affetto dauna malattia genetica. È chiarol’orientamento pro-life della legge,oltreché della cultura polacca.Orientamento contraddetto da questesanzioni, che prevedono sostanziosi

risarcimenti per i diretti interessati.

e vicende polacche ricordano moltoda vicino quelle dell’Irlanda, l’altroPaese europeo dal forte sentimento

antiabortista. Nel caso della sentenzadel 2010 sul caso conosciuto come «Abcvs Ireland», la Corte negò l’esistenza diun «diritto ad abortire», ma allo stessotempo accolse la richiesta dirisarcimento di una delle tre donne che,malata di cancro, si recò in GranBretagna per interrompere lagravidanza.

n altro fronte si è aperto poi inIrlanda: sabato si terrà unreferendum che potrebbe avere

conseguenze sulla definizione del ruolodella famiglia, al cospetto dello Stato,nell’educazione dei figli. LaCostituzione irlandese, all’articolo 41,riconosce la famiglia come fondamentodella società. Ma è sull’articolo 42 che icittadini dovranno esprimersi: ciò che sichiede è se si intende cambiare ilcomma 5, laddove si precisa che lo Statopuò intervenire nell’educazione e nellacura dei bambini qualora i genitori nonriescano a garantirle. Se dovesserovincere i sostenitori delle modifiche allaCostituzione, tale comma prevederebbe

la possibilità di intervento statale anchese solo si ravvisassero possibili rischi peri bambini e non più solo in caso didifficoltà familiari accertate. Un esitoche rischia di ribaltare i ruoli, rendendopreminente quello dello Stato rispettoalla famiglia, anche se la Chiesa,dichiarando di comprendere le ragionidi chi si dice preoccupato, non sioppone al progetto.

Malta è invece il turno dellafecondazione artificiale. Control’eventualità dell’approvazione di

una legge in materia, a causa dellafallibilità intrinseca che causa sempre laperdita di embrioni, si sono già espressii pro-life maltesi e il vescovo di Gozo,Mario Grech. Ma molte sono anche lepressioni in senso permissivo, affinchéil testo in discussione non prevedapaletti sul numero di embrioni esull’accesso per le coppie omosessuali.E di legalizzare e finanziare con denaropubblico la fecondazione si parlaanche in Polonia, col premier Tuskimpegnato in prima fila.Il cerchio si chiude, come una morsa,attorno alla vita nascente e alla famigliacome cuore pulsante della società.

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«La legge sulle Datimpedirà gli abusiVotiamola subito»

a vicenda inglese e le sueimplicazioni etiche si innestanopuntualmente nel dibattito in corsonel nostro Paese sull’approvazionedel disegno di legge sulleDichiarazioni anticipate di

trattamento. «Con l’approvazione della legge nonsarebbe assolutamente possibile che quantoaccaduto in Inghilterra possa ripetersi inItalia», assicura il senatore Raffaele Calabrò(Pdl), che del provvedimento ancoraall’esame di Palazzo Madama è relatore, etiene a fugare le possibili connessioninegative con il «protocollo di Liverpool».Quali sono i meccanismi del disegno dilegge che impediranno gli abusi?«Anzitutto sono diversi i presupposti: noifacciamo riferimento allo stato vegetativo,che non coincide con il fine vita. Parliamodi pazienti che entrano in uno stato digravissima disabilità, ma non sonoassolutamente in condizione di terminalità.Lo scopo di questa legge è proprio quello dinon togliere la vita a chi ha perso lacoscienza, ma non le proprie funzionivitali».Non ci sono possibilità di derive ambiguesu questi punti?«Nella legge viene dato rilievo e valore a duefattori: la volontà della persona chedefinisce la propria terapia in caso disopraggiunta incoscienza e laprofessionalità del medico, cercando diricreare il dialogo tra i due. Inoltre non ci siaffida a linee guida asettiche e prestabilite,in cui il paziente verrebbe ridotto a unquestionario da crocettare, ma allavalutazione clinica dei sanitari in ordineall’attualità della situazione».A che punto è l’iter della legge? Il capo-gruppo del Pdl al Senato Gasparri lunedìha dichiarato che chiederà la calendarizza-zione in Aula.«Ho chiesto che il ddl venga riproposto inCommissione Sanità dalla prossimasettimana, e sarà all’ordine del giorno dimartedì. Se la conferenza dei capigruppodeciderà di seguire l’appello dei 160senatori che hanno firmato un appellotrasversale e che al Senato rappresentanouna maggioranza chiara decisa a discutere evotare questa legge sarà possibile portare ilconfronto direttamente in Aula».

Emanuela Vinai© RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Decimare» i malati terminali, l’Inghilterra ci pensa

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Strasburgo: sull’obiezione di coscienzail Consiglio d’Europa contro se stesso

Europa contro se stessa? Non sa-rebbe il primo caso, ma questavolta la vicenda rischia di diventa-

re imbarazzante per il Consiglio d’Eu-ropa. Ieri infatti il Comitato europeoper i diritti sociali, espressione dell’or-ganismo che conta 47 Stati membri(ma non coincide con l’Unione euro-pea, e non è elettivo), ha dichiarato ri-cevibile il ricorso contro l’obiezione dicoscienza così come è normata dallalegge 194 presentato dall’InternationalPlanned Parenthood Federation, lobbypro-aborto freneticamente attiva in tut-te le istituzioni internazionali per affer-mare l’aborto come «diritto umano»,ovvero un palese controsenso. Il Comi-tato ha anche respinto la richiesta delgoverno italiano di dichiarare irricevi-bile il ricorso. Soluzione che sarebbe

stata logica: evidentemente non tutti aStrasburgo ricordano che due anni fa(il 7 ottobre 2010) l’assemblea parla-mentare dello stesso Consiglio d’Euro-pa aveva approvato a larga maggioran-za la risoluzione 1763 con la quale sidefiniva l’obiezione di coscienza in o-spedali e istituzioni un «diritto fonda-mentale di libertà». Non bastasse lapotenziale contraddizione tra due e-spressioni della stessa istituzione, ilComitato europeo dovrebbe prendereatto che in Italia tra i «diritti sociali»sui quali il Comitato medesimo devevigilare l’obiezione di coscienza risultacostituzionalmente garantita, come haricordato il 30 luglio 2012 il Comitatonazionale per la bioetica. Ma all’ideo-logia non si comanda... (F.O.)

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atrick Pullicino, prima-rio di Neurologia all’O-spedale dell’East Kent euna delle voci più auto-revoli nel dibattito sulfine vita in Gran Breta-

gna, ha più volte condannato il«Liverpool Care Pathway», ilprotocollo nato con finalità u-manitarie ma divenuto un’armaa doppio taglio. E solo qualchesettimana fa, durante una confe-renza a Londra, ha dichiaratoche troppo spesso i medici usa-no il programma, che dovrebbein teoria rendere più tollerabilile ultime ore di vita di un pa-ziente, come se fosse un surro-gato dell’eutanasia. «Capitaspesso – spiega – che i pazientivengano inseriti nel LiverpoolCare Pathway senza una diagno-si corretta. E così molti anziani,che con le cure appropriate a-vrebbero potuto vivere, in que-sto modo diventano vittime diun decesso prematuro». «Preve-dere con precisione il momentodella morte – continua il medi-co – non è scientificamente pos-sibile, ma nel caso del Lcp è unaprofezia che si auto-adempie. Econtinuare a tollerare questapratica, divenuta ormai comunenegli ospedali del Regno, è co-me accettare l’eutanasia, né piùné meno». Il neurologo raccontadi essersi trovato a togliere di-versi pazienti dal programma:«Ricordo molto bene – racconta– il caso di un signore di 71 an-ni, ricoverato per polmonite edepilessia, che fu curato con suc-cesso nonostante la sua mortefosse stata prevista nel giro dipoche ore. Era un italiano cheparlava poco l’inglese ma era as-sistito da una moglie e una figliamolto affettuose. Una mattinalo trovai quasi incosciente: midissero che lo avevano inseritonel programma e che gli stavanoiniettando morfina a intervalliregolari. Dovetti combatterecontro forti resistenze per to-glierlo dal Lcp. Dopo quattrosettimane fu mandato a casa edopo quattordici mesi vennecolpito da un nuovo attacco dipolmonite. Ricoverato in un al-tro ospedale, fu inserito nel Lcpe morì dopo cinque ore». Certo,quei 14 mesi di vita in più han-no rappresentato un costo con-siderevole per il Sistema sanita-rio nazionale, spiega il primario.«L’uomo aveva bisogno di unasedie a rotelle, di una rampad’accesso per la casa e di un’in-fermiera che lo curasse quotidia-namente». Al pari di lui, conclu-de il neurologo, «le persone chesopravvivono al Lcp diventanoindesiderate perché costanotroppo ai contribuenti e occupa-no posti letto negli ospedali».(E.D.S.)

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illo No all’aborto per leggeSi va verso il referendum

on una mossa a sorpresa che ha stupito ancheil suo partito, in Uruguay il presidentesocialista José ’Pepe’ Mujica si è detto

favorevole a un referendum perché la popolazionepossa esprimersi sulla legge che legalizza l’aborto,primo paese del Sud America, approvata trasettembre e ottobre dal Parlamento di Montevideoe su cui lui ha apposto la firma per lapromulgazione. Secondo Mujica la consultazionepopolare sarebbe risolutiva, trattandosi di unargomento che coinvolge le coscienze dellepersone. Un appello al referendum è stato lanciatodalle sigle pro-life uruguayane, mentre – riferisce ilsito Life Site News – l’opposizione conservatricedel Partito Nazionale ha cominciato la raccoltafirme. Il risultato non è scontato e potrebbediscostarsi dalla linea politica socialista. Secondoun sondaggio recente il 56,1 per cento dellepersone si esprimerebbe in favore della vita econtro l’aborto.

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La commissionechiamata a indagaresulle discusse celluleusate a Brescia permalattie gravi hafissato i criteri disicurezza per il settorela denuncia

La scia neradel protocollodi Liverpool

Giovedì, 8 novembre 2012

Sentenze internazionali,ambigui referendum, pressionisui Parlamenti per nuove regole:così si stringe il cerchio attornoalle leggi che tutelano vita e famiglia in Polonia, Irlanda e Malta, nazioni alle quali vienechiesto di rinnegare le loro radici

tenuto a ribadire che il Liverpool CarePathweay non è equiparabile all’eutanasia,che i pazienti che vi sono sottopostivengono monitorati e possono essere toltidal protocollo se mostrano unmiglioramento. Ma negli ultimi mesi sonofioccate sempre più insistenti e numerose ledenunce di famiglie che accusano i medicidi aver introdotto i loro cari nel programmaquando in realtà questi non stavano affattomorendo e di averne accellerato il decesso acausa della sospensione di cure e nutrizione.

ary Cooper, 79 anni, uno dei tantiesempi, è morta in giugno pochigiorni dopo il ricovero al Queen

Elizabeth Hospital di King’s Lynn, nelNorfolk. La sua famiglia sostiene di nonessere mai stata avvisata del fatto che ladonna fosse stata inserita nel programma.«Ci hanno informati – denuncia il marito –quando ormai per Mary era troppo tardi».L’ospedale dice di aver discusso la questionecon la famiglia e che questa era d’accordo.Ma secondo la figlia l’ospedale non è maistato chiaro: «I medici ci hanno detto che

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l’avrebbero aiutata a sentire meno dolorepossibile, ma non ci hanno spiegatoesattamente quello che avrebbero fatto».

a settimana scorsa un uomo la cuimadre è morta dopo essere statasottoposta per trenta ore al Lcp al

Western General Hospital di Edinburgo hachiesto alla polizia di investigare. PaulTulloch è convinto che la madre Jean di 83anni potesse sopravvivere e sostiene diessere stato ignorato dai medici quando hachiesto che venisse ritirata dal protocollo.L’anno scorso un rapporto del Royal Collegeof Physicians ha rivelato che nel 4% dei casii familiari non vengono informati delladecisione di sottoporre un paziente al Lcp. Eora anche l’autorevole oncologo MarkGlaser condanna il Liverpool Care Pathwaydicendo che si tratta di «un sistema corrottoe scandaloso che serve solo per liberare iletti degli ospedali occupati dagli anziani eper raggiungere obiettivi premiati con piùsoldi».

Elisabetta Del Soldato© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Assedio ai Paesi europei per la vita

«No a staminali rischiose»Stop a terapie non garantite