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Grest finito

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PREGHIERINA PRIMA DI MAN-GIARE

Una bocca che parla di Te, una bocca che parla di me.

Una bocca che chiama, una bocca che canta, una bocca che dice tutto quello che c'è.

Una bocca che parla di Te, una bocca che parla di me.

Una bocca che mangia, una bocca che prega, una bocca che dice il mio grazie a Te.

Bocca per parlare, bocca per cantare,

bocca per chiamare, bocca per baciare. Bocca per dire che

sei in ogni cosa del mondo che tu hai dato a me...

PREGHIERINA

Grazie per questa giornata e del bene che Tu mi vuoi.

Se rido, se gioco, se piango anche un poco

so che Tu mi tieni negli occhi tuoi.

Nei miei pensieri, dentro al mio cuore, in ogni giorno che nasce e poi muore,

mi sei vicino e non ho più paura. Tu prenditi cura di me.

Scusa se in questa giornata

io sono scappato via. Mi hai ritrovato,

non eri arrabbiato e con la tua mano hai preso la mia. Nei miei pensieri,

dentro il mio cuore, in ogni giorno che nasce e poi muore, fammi sognare le

cose più belle e accendi le stelle per me.

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Marco 14

Venuta la sera, egli giunse con i Dodici. 18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: «In verità vi dico, uno di voi, colui che man-gia con me, mi tradirà». 19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: «Sono forse io?». 20Ed egli disse loro: «Uno dei Dodi-ci, colui che intinge con me nel piatto. 21Il Figlio dell'uomo se ne va, co-me sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!».

Tutti a tavola—1a Giornata la tavola come luogo d’incontro

I dodici apostoli, assieme a Gesù erano seduti a MENSA.

* Perché erano lì?

* Cosa significa MENSA?

“la tavola” è un luogo d’incontro, anche in questa vita moderna, che corre tutta veloce verso non si sa dove, almeno una volta al giorno ci troviamo tutti davanti a un “ pranzetto”.

Qua, se la televisione non ruba spazio alla nostra famiglia, abbiamo modo di raccontarci la gior-nata, un po’ come gli Apostoli che quel giorno di tanto tempo fa, si erano riuniti per festeggiare la Pasqua insieme, la tavola quindi è un luogo di…………… ( riunione).

A tavola ci vanno i grandi capi di stato così come, stanco del duro lavoro arriva il contadino per stare con la sua famiglia. A tavola si condivide il cibo, si stringono nuove alleanze, si discute, ci si riavvicina, insomma la TAVOLA è un grande mezzo di comunicazione.

… E pensate, quel giorno di tanto tempo fa… in quella famosa cena, si stava per decidere qualco-sa di molto importante….

Cosa?

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Tutti a tavola—2a Giornata Il rispetto per la mamma

In questo brano del Vangelo vediamo un” pranzo” famoso. Gesù è già grande e va assieme alla mamma e ai suoi amici al banchetto delle nozze di Cana. Avete sentito che rispostina dà a sua mamma quando questa lo prega di “ fare qualcosa” per il vino mancante?

*Come vi sembra? Forse usa un linguaggio un po’ vecchio rispetto al nostro, però...se me lo consentite, ha l’aria un tantino “seccata” ! Però Gesù, che è Gesù, voglio dire, non uno qualun-que, perché VUOL BENE alla mamma, anche se non era ancora venuto il momento “ giusto”, l’accontenta. Fa un miracolo! Il che non vuol dire BIDI BODIDI BU, con la bacchetta magica!!!

*E voi quando la mamma vi chiama a tavola? Siete puntuali o dite sempre… “ un attimo”…? *Vi lamentate per quando messo a vostra disposizione? *Siete generosi e l’ultimo pezzettino della cosa più golosa che c’è, lo dividete coi vostri fratelli?

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel fra empo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà». Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenen ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare» e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora a ngete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano a nto l'acqua), chiamò lo sposo e gli disse: «Tu servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli crede ero in lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni

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Dal Vangelo secondo Matteo:

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

Oggi non parliamo di tavola, ma di cibo.

Gesù è nel deserto con una fame di quaranta giorni e quaranta notti. Se avessero scritto solo qua-ranta giorni, avrebbe fatto sorvolare sulla cosa, ma aggiungendoci le quaranta notti, sembra quasi che la fame sia diventata doppia. Arriva il diavolo e gli dice di trasformare in pane i sassi, tanto lui è il Figlio di Dio e può tutto…

E’ in questo racconto che Gesù dà una delle risposte che più ti rimangono dentro, NON DI SOLO PANE vive l’uomo!

*E già! Perché noi cosa pensiamo subito quando parliamo di cibo?

Al panino con la fettina di salame? Al gelato e alle patatine? Alla bistecchina?

Ma CERRRRRRTO!!! Chi va a pensare ad altro!!

*Eppure questo cibo che possiamo toccare con mano, ci nutre il corpo, ma ...noi non abbiamo solo un corpo, oppure sì? E se non abbiamo solo un corpo, cosa c’è oltre? Come facciamo a dargli da mangiare?

Ricordate, l’uno e l’altro sono tutta una cosa sola, se non nutrite il corpo materiale, muore anche la vostra anima, ma se non nutrite la vostra anima, muore qualcosa di più importante, la vostra amici-zia con Gesù.

Tutti a tavola—3a Giornata il nutrimento!

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Dal Vangelo di Matteo

In quel tempo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luo-go deserto, in disparte. Ma le fol-le, avendolo saputo, lo seguiro-no a piedi dalle città. 14Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Ge-sù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli rispose-ro: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed egli disse: «Portatemeli qui». 19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pe-sci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. 20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Gesù era in viaggio, ormai un vero personaggio pubblico. Tutti ne erano incuriositi, volevano ascoltare quanto diceva. Così ad un tratto si trova circondato da ben 5.000 persone. Ma ci pensate, 5.000 persone! Chiudete gli occhi e cominciate a contare, cercando di dare un posto ad ognuna di esse! Conta e riconta ad un certo punto non saprete dove metterle!

E così gli apostoli, avevano fatto due calcoli … cinque pani e due pesci, 5.000 persone…

Cos’avranno detto tra loro? Minimo: “Ci assalgono! Non ci riusciremo mai!”

Ed ecco che Gesù ci dà un grande insegnamento. Il bambino offre la sua “Cena”,la condivi-de, la offre a Gesù che non si tira indietro e facendo un altro miracolo sfama tutti sì che ce ne sia in abbondanza.

*Allora quando ci sediamo a tavola, pensiamo anche noi a tutte quelle persone che non han-no cibo per nutrirsi? *pensiamo a quanto a volte siamo schizzinosi e facciamo i capricci quando mangiamo? pensiamo a qualche piccolo sacrificio nostro, anche se magari fatto con gli “ euri” che

ci dà la mamma o il papà ma che è una rinuncia nostra, magari dicendo:- MAMMA, PA-PA’ il gelato lo vorrei, ma so che c’è un mio amico che non lo può comperare, preferisco prenderlo a lui!”….

Siamo capaci di CONDIVIDERE?

Tutti a tavola—4a Giornata La generosita’!

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Tutti a tavola—5a Giornata un pane che viene dal cielo!

Di sera vennero le quaglie e il popolo non doveva nemmeno faticare per catturarle. La manna scese come la rugia-da. Essi la chiamarono "Manna, Man hu", che vuol dire, "che cosa è questo"? "è una razione"; "è la razione che il nostro Dio ci ha assegnato e noi la prenderemo e Gli saremo grati". Era un cibo gustoso e salutare. La manna piov-ve dal cielo e apparve quando la rugiada si sciolse, come una parte piccola intorno a qualcosa, così piccola come il gelo canuto, come seme di coriandolo, simile a perle colorate. La manna cadeva solo sei giorni alla settimana e in quantità doppia il sesto giorno; covava vermi e diventava nociva se mantenuta più di un giorno, a parte il sabato. Il popolo non l'aveva mai vista prima. Si poteva macinare in un mulino o schiacciare in una malta e farne focacce da cuocere. Piovve per tutti i quaranta anni che gli Israeliti rimasero nel deserto, dovunque essi si trovassero e cessò quando essi arrivarono a Canaan. Appariva diversa da qualsiasi cosa provata prima. Essi dovevano raccogliere la manna ogni mattina.

Dal libro dell’ESODO

Prima le quaglie poi la Manna. Ecco qua la manna! Già nella Bibbia il Signore si occupa del suo popolo, li fa andar via dall’EGITTO ma dà loro anche da nutrirsi ...

*Bambini ma sapete cos’è questa curiosa cosa che si chiama MANNA? Già ma all’inizio non lo sanno questi poveri ebrei che sono nel mezzo del deserto affamanti. Ver-so l’alba , infatti , quando il deserto è ancora bagnato dalla rugiada, scende dal cielo questa “ co-sa?” Ed essi dicono, MAN HU che tradotto, vuol proprio dire CHE E’? Il Signore fornisce loro

“pappa” per 40 anni! Questo cibo che veniva dal cielo poteva essere raccolto solo nella quantità necessaria.

* E se volessimo portare qualche esempio? Voi che cosa direste? Cosa significa per voi questo? Il Signore ci dà tutto l’occorrente per vivere, quello che è di più così come la manna raccolta in eccesso, è davvero di più!

E’ davvero difficile riuscire a spiegare cos’è questo di più, però ricordatevi che se un bambino co-me voi, così come una persona adulta che un giorno diventerete, ha bisogno di voi, o di qualcosa che voi potete dare, e non si parla solo di ciò che è materiale, può essere un aiuto un aiuto, un conforto, donare il vostro tempo, alla mamma, ad un amico, ad un fratello, dovete essere pronti ad essere generosi e adoperarvi per far sì che questo possa accadere .

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Dal Vangelo secondo Luca (22,19-20)

Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzo e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi»

Tutti a tavola—6a Giornata Siamo invitati alla mensa!

Un giorno di non molto tempo fa, i nostri genitori decisero di sposarsi. E quel gior-no, essendo nei loro progetti e soprattutto nei progetti del Signore, sapendo che sa-remmo nati noi, Dio ci mandò un invito. Ci pensate? Noi invitati da Dio!!!

Era un invito senza una data certa, era ancora tutto in forse perché lassù in cielo il tempo è relativo, di sicuro però il Signore sapeva che un giorno ci saremmo stati anche noi!

Secondo voi dove ci ha invitati? Ogni giorno, in particolar modo OGNI DOMENICA, lui ci invita. E noi cosa fac-ciamo a volte?

Arriviamo in ritardo? Siete mai ritardatari quando andate al compleanno di un amico?

E qua, che vi invita nientemeno che Gesù, vostro amico per eccellenza, come vi comportate?

La Mensa e’ preparata:

La mensa è come una tavola imbandita per la festa…..

Cosa mette la mamma sulla tavola? Cosa mettiamo noi sulla tavola del Signore?

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Tutti a tavola—7a Giornata Quello “strano” pane che noi mangiamo

Per lungo tempo – e da qualche parte nel mondo ancora oggi – il pane è stato il principale alimento .dell’uomo., frutto della terra e del lavoro dell’uomo, il pane ha una storia che si perde nella notte dei tempi, segnata ora da momenti di ricchezza ora di povertà e miseria dei popoli. Per il pane si sono combattute guerre e si sono accese rivolte fino ad oggi; il pane è segno di ospitalità e di amicizia, pensate, in alcune culture il pane non si può tagliare con il coltello, si può solo spezzare con le mani.

Allora secondo voi, perché IL PANE?

Tra l’altro la parola- pane—è entrata nel linguaggio quotidiano con diversi modi di dire, ad indicare stati d’animo, modi di essere, situazioni di vita: «Essere buono come il pane; guadagnare il pane con il sudore della fronte; sta-re a pane e acqua; mangiare il pane delle lacrime; a chi ti colpisce con le pie-tre, rispondi con il pane». ( cosa significano? )Ancora oggi il pane fa la diffe-renza tra il mondo dei poveri e quello dei ricchi: i primi ne domandano sem-pre di più, gli altri vi rinunciano volentieri. …..

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Dal Vangelo di Luca: Quando fu l’ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, poi- ché vi dico: non la man- gerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio».

Tutti a tavola—8a Giornata Celebrare la Pasqua- Briciole di Storia

An camente era festa dei pastori all’inizio della transumanza, per chiedere alle divinità protezione dai possibili pericoli del viaggio. Questo rito entra in con-ta o con un evento speciale e centrale nella storia del popolo ebreo: la libera-zione dall’Egi o e il cammino verso la terra promessa: l’esodo. Nasce la Pasqua ebraica, da celebrare nel mese di Abib, de o anche di Nisan; il primo mese dell’anno. La festa di Pasqua s’intreccia con la festa degli Azzimi. L’agnello maschio, senza dife o, nato nell’anno (Es 12, 1ss) veniva scelto il 10 del mese, per essere immolato il 14, dall’ora nona, che corrisponde alle tre del pomeriggio, fino al tramonto. Veniva co o in par colari forni, arros to intero. Presiedeva la cena-rito il capo-famiglia, che ricordava i grandi fa per cui ringraziare il Signore, con alcuni spe-cifici salmi di lode e di ringraziamento, de dell’Hallel Anche Gesù con gli apostoli – la sua famiglia da quando aveva lasciato Nazareth – celebra questa festa, preparata accuratamente in una sala "al piano superio-re" (cfr. Lc 22,7-13; Mt 26,17-19; Mc 14,12-16). La festa prevede l’agnello arro-s to, a cui non si doveva spezzare alcun osso, e come contorno erbe amare, uo-vo sodo e marmellata, con alcune coppe di vino.

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Il rito prevedeva delle domande poste – di norma – dal bambino più piccolo del-la famiglia, a cui il padre, o chi presiedeva, rispondeva ricordando l’evento della liberazione, e sopra u o il senso del pane azzimo e delle coppe di vino. Pane azzimo a mo vo della fre a, perché non c’era tempo per farlo lievitare quando si è tra ato di scappare; inoltre, il pane non morbido richiamava la dura vita degli schiavi. Si bevevano alcune coppe di vino in questa no e di veglia in onore del Signore, per ricordare che lui per primo "ha vegliato" per liberare il suo popolo. Gesù a ribuisce un significato nuovo sia al pane che spezza e condivide sia al

"vino della benedizione", bevuto al termine della cena: più che il ricordo dei fa passa , pane e vino an cipano il senso e valore dei ges successivi, con cui Gesù, vero Agnello sacrificale, dona la sua vita per stabilire la nuova e defini va Alleanza tra Dio e

AZZIMI

Al pane lievitato veniva data la forma di pagno a vera e propria, mentre quello azzimo assomigliava più a una focaccia so le. Il lievito era un po’ del-la pasta della precedente infornata, conservata in acqua. Il lievito era proibi-

to per tu e le offerte che venivano bruciate sull’altare. La se mana degli Azzimi andava dal 15 al 21 del mese di Nisan. Con una

complessa cerimonia, la casa veniva controllata minuziosamente dal capofa-miglia per trovare ed eliminare ogni traccia di lievito.

IL RITO I bambini osservano tu o quello che succede in questa no e speciale e, aiu-ta dai segni, domandano: «Perché questa no e è diversa da tu e le altre no ?». Alle loro domande il padre risponde che in questa no e sperimen-

amo i due estremi: schiavitù e libertà. Leggiamo nel libro dell’Esodo 13,14: «Quando, in avvenire, tuo figlio inter-rogherà, dicendo: "Che significa questo?", gli risponderai: "Il Signore ci fece

uscire dall’Egi o, dalla casa di schiavitù, con mano potente"».

Cibo che parla, la Bibbia in cucina – il Pane azzimo RICETTA

400 gr di farina di grano duro

200 ml di acqua

Impastare l’acqua e la farina fino a ottenere un impasto omogeneo ed elastico. Staccare piccoli pezzi di pasta e stenderli prima con le mani e poi con un matterello fino ad ottenere una sfoglia finissi-ma.Bucherellare i pani con una forchetta e cuocerli in forno (220°) per circa 6-8 minuti. Lasciarli raf-freddare prima di consumarli. Attenzione: affinché la pasta non fermenti (e quindi lieviti naturalmen-te), è necessario che dal momento dell’impasto a quello della cottura non trascorrano più di 18 minuti.

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Con la forza di questo Pane Domenico Machetta

1. Noi saliremo sul monte Sinai,

Come il profeta Elia.

Con la forza di questo Pane saliremo lassù:

là sul monte di Dio noi udremo la verità.

2. Noi eravamo smarriti≠e delusi,

Chiusi in catene di morte.

3. Ritorneremo sui nostri sentieri,

forti del suo amore.

L’Eucaristia e forza, e la nostra forza.

Con la forza di questo Pane viene richiamato il famoso passo di Elia (1Re 19).

Il profeta Elia, pieno di paura e di angoscia — e il suo Getsemani — scappa, non ne

puo piu. Dice:

Basta, Signore, va’ a chiamare un altro! ha voglia di morire.

Sono momenti che conosciamo, possono capitare a tutti, non dobbiamo vergognarcene…

Signore, va’ a chiamare un altro… e si addormenta.

Arriva un Angelo, lo tocca: Elia, forza! E troppo comodo morire. Avanti, devi ancora

andare avanti. E il profeta trova li un po’ di pane e un po’ di acqua. Mangia, beve e si

riaddormenta.

Ritorna l’Angelo: Forza, Elia, hai ancora tanto da camminare!�. Mangia e beve.

Con la forza di quel pane, riesce ad arrivare al monte di Dio, l’Oreb e la Dio passa non

nel turbine, non nel vento, non nel terremoto, ma in una brezza leggera.

Tutti a tavola—9a Giornata L’Eucaristia e forza, e la nostra forza.

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Questa brezza di Elia, simbolo dell’intimita con Dio, nel testo ebraico e indicata con una curiosa espressione composta da tre parole: kol (= voce) demamà (= si-lenzio, quiete) dakkà (= delicato); Elia senti una voce di silenzio delicato

Vogliamo chiedere al Signore che si faccia sentire anche a noi in una voce di si-lenzio delicato. Questa voce ad Elia dice: Elia, cosa fai qui? Su, su, torna sui tuoi passi, torna nella tua Galilea! Torni sui tuoi passi; ma adesso torni con la mia for-za. Non torni piu con la tua angoscia, ma con la mia forza

Molte volte noi andiamo scoraggiati, pieni di problemi davanti all’Eucaristia; se l’incontro e vero, noi usciamo dalla Messa, dall’Adorazione con la brezza di Elia nel cuore.

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Dal libro della GENESI: Il serpente era la più astuta di tu e le bes e selva che fa e dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E' vero che Dio ha de o: Non dovete mangiare di nes-sun albero del giardino?».2 Rispose la donna al serpente: «Dei fru degli al-beri del giardino noi possiamo mangiare,3 ma del fru o dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha de o: Non ne dovete mangiare e non lo do- vete toccare, altrimen morirete». 4 Ma il ser- pente disse alla donna: «Non morirete affa o! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangia- ste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste co- me Dio, conoscendo il be-ne e il male». 6 Allora la donna vide che l'albero era buono da mangia- re, gradito agli occhi e de-siderabile per acquista- re saggezza; prese del suo fru o e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e an- ch'egli ne mangiò. 7 Allora si aprirono gli occhi di tu e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Tutti a tavola—10 Giornata E per un frutto… perdemmo il Paradiso

Nell’An co testamento si parla di cibo, Adamo ed Eva, vivevano in un luogo fantas co dove il nutrimento era lì a portata di mano. Dio disse lo-ro che avrebbero potuto mangiare di tu o ma non—QUEL FRUTTO LI’- Quel fru o, che poi nella fantasia popolare è diventato una MELA era l’unica proibizione. *Anche voi disubbidite? E cosa accade quando fate così? Beh ragazzi, il Signore li aveva avver , nutrirsi di quell’albero avrebbe voluto dire sfidare Dio, voler varcare quell’unico limite per me ersi al pari suo. Così il Signore pensò ad un’adeguata ricompensa per questa loro “ruberia”. Li scaccio dal Paradiso e , se prima avevano avuto tu o per niente, adesso avrebbero potuto alimentarsi solo producendo essi stessi il cibo ( Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; ) * Così quando por amo i doni all’altare ( alla Mensa) ques sono… (frutto della terra e del lavoro dell'uomo )

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Tutti a tavola—11 Giornata Acqua, Pane, Vino e QUIZ!

Dal Messale : "l’acqua unita al vino sia segno della no-stra unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana"

La liturgia eucaris ca inizia con la PRESENTAZIONE DEI DONI, meglio conosciuta come offertorio. Noi offriamo IL PANE e IL VINO perché diven no il corpo e il san-gue del Signore. Il sacerdote li riceve, li prende in mano come ha fa o Gesù nell’Ul ma Cena. Per mol secoli i cris ani portavano dire amente all’altare il pa-ne e il vino, insieme ad altri doni. Oggi sono i CHIERICHETTI o gli ACCOLITI a fare ciò, anche se in certe occasioni se ne occupano altre persone. Nell’offertorio si presentano all’altare anche le offerte raccolte per le necessità della Chiesa e so-pra u o per i poveri. La presentazione dei doni è il SEGNO DELLA NO-STRA PARTECIPAZIONE AL SACRIFICIO DI GESÙ: Alla messa noi por amo sempre qualcosa di nostro: il fru o del nostro impegno.

Perché la par cola del sacerdote è più grande? Perché il sacerdote si lava le mani? Perché sono sporche? Cosa è quel fumo bianco? Quello che si alza dal turibolo? Cos’è un turibolo? Cos’è la PATENA? Perché si miscela l’acqua con il vino? Perché si incensano le offerte?

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La presentazione dei doni è il SEGNO DELLA NOSTRA PARTECIPAZIONE AL SACRIFICIO DI GESÙ: Alla messa

noi portiamo sempre qualcosa di nostro: il frutto del nostro impegno.

Questo è importante perché Gesù usa ciò che noi gli portiamo per darci in cambio sé stesso. Quello che avviene nella messa av-

viene anche nella vita di ogni giorno: con il nostro contributo e la nostra disponibilità Gesù può fare molto nella nostra vita! Il

PANE si trova di solito su una patena; il VINO si trova nell’ampollina (a meno che non sia già nel calice) che viene portata in-

sieme a quella dell’acqua. L’ampollina con l’acqua serve perché il prete ne metta una goccia nel calice. Anche questo gesto indi-

ca il legame che unisce noi a Gesù ed è il sacerdote stesso che lo afferma dicendo: «L’acqua unita al vino sia segno della nostra

unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana». Dopo che il Sacerdote ha presentato il pane e

il vino si LAVA LE MANI. Nelle celebrazioni solenni si usa IL TURIBOLO per incensare l’altare

con le offerte che vi si trovano; viene incensato il prete e anche l’assemblea. Durante la presentazione dei doni, solitamente si

svolge UN CANTO. Perché la particola del sacerdote è più grande? Il motivo è molto semplice: per renderla ben visibile a tutti,

soprattutto nel momento in cui il sacerdote la spezza, proprio come Gesù ha spezzato

il pane nell’Ultima Cena. Perché il sacerdote si lava le mani? Perché sono sporche? No, le mani del sacerdote non sono sporche

anche perché se le è lavate ancor prima di iniziare la celebrazione. Ma questo è un segno, un richiamo per tutti, anche per chi

crede di essere a posto, di celebrare il sacrificio di Cristo con la massima purezza del cuore. Cosa è quel fumo bianco? Il fumo

bianco che si solleva quando vengono «incensate» le offerte è appunto incenso. L’incenso si ricava da alcune piante tra cui la

Boswellia sacra. Incidendone la corteccia si estrae una resina che a contatto con l’aria si solidifica e successivamente viene rac-

colta formando dei grani. Sono questi granelli di resina che, bruciando, sprigionano quel fumo bianco che riempie la

chiesa di intenso profumo.

Cos’è la PATENA?

La patena è un piccolo piatto metallico di forma circolare utilizzato dal celebrante, durante la messa, per posar-

vi l’ostia, prima e dopo la consacrazione, e per raccogliere eventuali particole. La patena si fa derivare, per tra-

dizione, dal recipiente in cui venne spezzato il pane, durante l’Ultima Cena. La sua origine è, dunque, collega-

ta, come per il calice, al vasellame domestico, come suggerito anche dall’etimologia del suo nome. Infatti, il

termine patena deriva dal latino patina che significa “piatto, scodella”.

Perché si miscela l’acqua con il vino?

Il sacerdote, nel preparare i doni che verranno presentati al Signore nel Sacrificio della Messa, versa il vino nel

calice e poi aggiunge alcune gocce d’acqua. Una spiegazione allegorico-mistica è perché si legge che l’uno e

l’altra, cioè il sangue e l’acqua, sono sgorgati dal fianco di Cristo (Gv 19,34).

Perché si incensano le offerte? L’incenso da sempre si usa per «salutare la divinità». Già presso i pagani veniva bruciato davanti alle immagini degli dei e davanti all’imperatore ad essi equiparato. Ne troviamo la presenza anche nell’Antico Testamento; Mosè, per esempio, riceve dal Signore l’ordine di costruire un altare speciale riservato all’incenso per il culto divino: “Farai un altare sul quale bruciare l’incenso: lo farai di legno di acacia (…). Anche nelle nostre celebra-zioni viene usato l’incenso per esprimere riverenza e preghiera, sottolineando i luoghi dove si rende presente il Signore. «Questo incenso, che sale senza tregua al cielo, porta con sé l’aspirazione profonda del nostro cuore verso Dio che si esprime nell’anelito della preghiera. L’incenso accompagna dunque il levarsi delle nostre mani al cielo, per offrire a Dio la nostra sete di lui e, nello stesso tempo, per presentargli persone e cose, desideri e aspirazioni». (Giovanni Paolo II)

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TUTTIATAVOLA (Musica di V. Baggio - Parole di C. Biglioli) Son qui che cuocio nel mio brodo ma qualcuno chiama proprio me, mi da del pollo e del salame, e nutro forti dubbi sul perché… Io parlo come mangio e mangio come un bue; quello sformato, che appetito che mi fa! E allora prova a mordicchiare e se ci vuoi più sale eccolo qua. Noi passavamo per la strada, chissà come siam finiti qua? Felici bighellonavamo e chiacchieravamo “Bla bla bla”. Ma senti questo profumino, che bontà! Mangio la foglia, c’è una bella compagnia, hanno già aperto la dispensa e chi ci pensa più ad andare via? Pago lo scotto del ritardo, già lo so: è tutto scotto, ed il risotto è già finito da un po’, allora assaggia i maccheroni e dimmi sono buoni oppure no? Tuttiatavola, presto, tuttiatavola! Tuttiatavola, è pronto, tuttiatavola! Tuttiatavola, subito, tuttiatavola! Tuttiatavola, immediatamente tuttiatavola! Tuttiatavola e state da favola!!!!

Ma quanta gente nel cortile, tutti sotto il sole insieme a noi. Sono finiti anche i ghiaccioli, c’è solo quello azzurro se lo vuoi. Intavoliamo discussioni “Bla bla bla” e poi voliamo alla scoperta del buffet. Cerchiamo un po’ di spezzatino e prendi anche un panino finché c’è! Parliamo chiaro: pane al pane e vino al don! Secondo me il secondo arriva fra un se-condo, perciò: adesso guardati un po’ attorno e dimmi, vuoi il contorno oppure no? Tuttiatavola, presto, tuttiatavola! … Stiamo cantando coi bonghetti e la chitarra

“Oh mare nero” come intorno ad un falò, poi marinara, Margherita, Marinella… la fattoria-ia-ia-ia-ò! Arriva il prete che pretende il suo bocco-ne;

arriva gente, dai che ci stringiamo un po’. E non restare sulla porta, prendi un po’ di torta oppure noooooo?

Tuttiatavola, presto, tuttiatavola! Tuttiatavola, è pronto, tuttiatavola! Tuttiatavola, subito, tuttiatavola! Tuttiatavola, immediatamente tuttiatavo-la! Tuttiatavola, o la mamma s’incavola!

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TUTTI A TAVOLA

Ehi che cosa fai, dai vieni qua

Non puoi più aspettare

Ehi dai resta qui, aiutami

Bisogna preparare Ehi guarda chi c’è che accanto a te

Non perderlo di vista mai

Lui crede in te

Ti insegnerà la cosa più importante

Ogni offerta della vita ha un gusto speciale

Condividila con altri saprai che vale

Apri le tue porte che là fuori c’è il mondo

che ormai è quasi pronto…

Tutti a tavola! Il miglior cibo che dia la gusta spinta per vi-vere

Sei Tu Signore e chi mi hai

posto accanto per crescere

Parlami ancora perché viva ogni istante

Parlami ancora dell’amore più grande

Io so che NON DI SOLO PANE VIVRO’.

Sai quanta energia per affrontar la strada che hai davan Ma, coraggio avrai, imparerai da Lui donare tu o Di ogni tua parola e di ogni singolo sguar-do Io ho già fame e voglio farne il pieno ogni gior-no Il sale della terra siamo e diamo sapore, mi-

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Il miglior cibo che dia la giusta spinta per vivere Sei Tu Signore e chi mi hai posto accanto per crescere Parlami ancora perché viva ogni istante Parlami ancora dell’amore più grande ,Io so che NON DI SOLO PANE VIVRO’.

RAP:

VIVRO’ NON SOLO PANE MA DI OGNI PAROLA D’AMORE OGNI GESTO FRATERNO DI GIOIA NARRA LA TUA VITA

HA UN NUOVO SAPORE GUSTA LA VITA, ACCETTA LA SFIDA SPENDITI IN OGNI SUO

ISTANTE QUESTO E’ IL MESSAGGIO DI DIO,

IL PIU’ IMPORTANTE ( lo so!) GUARDA IN ALTO CON LE BRACCIA IN CIELO

CON LO SGUARDO SEMPRE VERSO IL SUO VANGELO SARA’ LA TUA VOCE POTENTE STRUMENTO CHE RIDONA

AL MONDO COLORE, PER QUESTO GRIDIAMO A CHIUNQUE il NUTRIMENTO

PIU’ BELLO E’ NUTRIRSI D’AMORE TUTTI A TAVOLA!

Il miglior cibo che dia la giusta spinta per vivere Sei Tu Signore e chi mi hai posto accanto per crescere Parlami ancora perché viva ogni istante Parlami ancora dell’amore più grande, io griderò con gli occhi, il cuore e la mente perciò TUTTI A TAVOLA!

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Padre nostro

Padre Nostro che sei nei Cieli, sia

santificato il tuo nome, venga il

tuo regno e sia fatta la tua volontà

come in Cielo così in terra. Dacci

oggi il nostro pane quotidiano e

rimetti a noi i nostri debiti come

noi li rimettiamo ai nostri debitori

e non ci indurre in tentazione ma

liberaci dal male.

Amen.

Grazie per il pane, il vento, la terra e l'acqua. Gra-zie per la musica e per il silenzio. Grazie per il mi-racolo di ogni nuovo giorno. Grazie per i gesti e le parole di tenerezza. Grazie per le risate e per i sor-risi. Grazie per tutto ciò che mi aiuta a vivere, no-nostante le sofferenze e lo sconforto. Grazie a tutti quelli che amo e che mi amano. E che questi mille ringraziamenti si trasformino in un'immensa azio-ne di grazie quando mi rivolgo a Te, fonte di ogni grazia e roccia della mia vita. Grazie per il Tuo amore senza confini. Grazie per il pane dell'Euca-restia. Grazie per la pace che viene da Te. Grazie per la libertà che Tu ci dai. Con i miei fratelli io proclamo la Tua lode per la nostra vita che è nelle Tue mani e per le nostre anime che Ti sono affida-te. Per i favori di cui Tu ci inondi e che non sem-pre sappiamo riconoscere. Dio buono e misericor-dioso, che il Tuo nome sia benedetto, sempre.

Ti adoro Signore

Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi crea-to, fatto cristiano e con-servato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata: fa' che siano tutte secondo la tua santa volontà e per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni ma-le. La tua grazia sia sem-pre con me e con tutti i miei cari.

Amen.

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Preghiera della sera

Ti adoro, mio Dio, e ti amo con

tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato (creata), fatto cristiano (fatta cristiana) e conservato (conservata) in questo giorno. Perdonami il male oggi commesso, e se qualche bene ho compiuto, accettalo. Custodisci-mi nel riposo e liberami dai perico-li. La tua grazia sia sempre con

me e con tutti i miei cari.

Amen.

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