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Contro la sorveglianza di massa Fabio Chiusi V/L Digital 2015

Contro la sorveglianza di massa

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Contro la sorveglianza di massaFabio Chiusi

V/L Digital 2015

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Il problema

La sorveglianza di massa è una buona risposta alla minaccia terroristica?

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Il problema

Una domanda che origina addirittura una decade prima dell'11 settembre 2001− Dipartimento di Giustizia e DEA hanno registrato

miliardi di metadati (che numeri chiamati quando) di telefonate internazionali dei cittadini USA per vent'anni

“The now-discontinued operation, carried out by the DEA's intelligence arm, was the government's first known effort to gather data on Americans in bulk, sweeping up records of telephone calls made by millions of U.S. citizens regardless of whether they were suspected of a crime. It was a model for the massive phone surveillance system the NSA launched to identify terrorists after the Sept. 11 attacks. That dragnet drew sharp criticism that the government had intruded too deeply into Americans' privacy after former NSA contractor Edward Snowden leaked it to the news media two years ago.” (USA Today, http://usat.ly/1NS1eDA)

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Il problema

Assume i contorni odierni con 9/11 e “Patriot Act”− È da lì che si sviluppa l'infrastruttura di sorveglianza

NSA di cui siamo venuti a conoscenza grazie a Edward Snowden

− Quella norma, pur modificata nel tempo, resta la base legale usata come giustificazione della sorveglianza di massa

Es: sezione 215 sui metadati telefonici Sentenza della Corte d'Appello di NY: in realtà non lo era

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Il problema

Non riguarda solo gli Stati Uniti: la sorveglianza di massa è una realtà in Gran Bretagna come in Cina (Great Firewall, Great Cannon), Russia (SORM)− Con conseguenze per la sicurezza delle

comunicazioni degli italiani: sono oggetto di quella sorveglianza, intercettate agli snodi del traffico Internet che lambiscono il nostro Paese

La formulazione più generale: come conciliare sicurezza e libertà nell'era iperconnessa?

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Libertà e sicurezza?

Una risposta definitiva su come conciliarle davvero non c'è

La risposta che c'è è su come NON conciliare sicurezza e libertà: con la sorveglianza di massa − Semplicemente, perché annulla la seconda e non

aumenta la prima

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La SM non è una risposta

"La mera esistenza di un programma di sorveglianza crea una intromissione nella privacy"

('The Right to Privacy in the Digital Age', Report of the Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights)

E in altri diritti: di espressione e opinione, di informazione, di libera associazione, perfino alla salute – per esempio quando un malato non comunica informazioni sensibili su un disturbo per il timore di non poterlo fare in modo anonimo.

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Logica della SM

È in una slide NSA rivelata da Glenn Greenwald in 'No place to hide': sfruttare ogni dispositivo tecnologico a disposizione per ottenere tutto il traffico, analizzarlo tutto, processarlo tutto – e sapere tutto.

E farlo con garanzie democratiche nulle o quasi: il tutto avviene in segreto, senza reali giudizi indipendenti e soprattutto senza alcun dibattito pubblico.

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Tutto, anche ciò che non c'è

Lo dice bene la recente Corte d'Appello di NY, bollando come illegale la sorveglianza di massa dei metadati telefonici: intanto si registra tutto, anche ciò che non serve; poi in futuro, quando vorremo, useremo anche ciò che oggi non consideriamo rilevante a fini di indagini anti-terrorismo

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Un Grande Fratello?

Emilio Mordini, fondatore del Centre for Science, Society and Citizenship ha una visione ancora diversa: non è un Grande Fratello, ma un guardone idiota.

Una situazione kafkiana-huxleiana, più che orwelliana.

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“Un surrogato della conoscenza”

Why so many governments and rulers are passionate of surveillance technologies? Because they want to know everything about us, the standard account goes. No, the court tells us; they spy because they do not have any inquiry to do, any explanation to test, any investigation to carry out. Briefly, because they do not know, are not able to know, and do not want to know. They do not understand the world and its conflicts, they do not have interpretation grids, they cannot figure out the future. They are just “walking shadows, poor players that strut and fret their hour upon the stage”. They spy just for spying, because of their political emptiness, because of their intellectual laziness. Surveillance is for them the obscene surrogate for knowledge. Understanding is precluded by their shortsighted view; modern, sophisticated, technologies become a surrogate for intelligence.

Today, privacy advocates are celebrating, yet this sentence makes justice also of some of their paranoid fantasies. The surveillance society is not ruled by the big brother, rather by an idiot Peeping Tom.

https://www.linkedin.com/pulse/surveillance-society-emilio-mordini

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Logica della SM

Intatta ancora tre lustri dopo il 9/11 E anzi in espansione dopo Charlie Hebdo e la

minaccia ISIS− Francia, Loi Renseignement− Italia, Decreto Antiterrorismo− Europa: “La questione della protezione dei dati è

rilevante, ma può essere compatibile con una sorveglianza accresciuta” (Gilles De Kerchove, capo dell’antiterrorismo UE)

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Ma la SM funziona?

Per quanto ne sappiamo, no

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La SM non funziona

Lo dice un panel di esperti indipendenti nominato da Obama:

“We have not identified a single instance involving a threat to the United States in which the telephone records program made a concrete difference in the outcome of a counterterrorism investigation,” (…) “Moreover, we are aware of no instance in which the program directly contributed to the discovery of a previously unknown terrorist plot or the disruption of a terrorist attack.” (PCLOB, gennaio 2014)

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La SM non funziona

Lo dice uno studio indipendente del think tank 'New America Foundation': no, la SM non ha contribuito a sventare 54 attacchi terroristici, come dicono le autorità USA:

La sorveglianza secondo la sezione 215 (metadati telefonici) «sembra aver avuto un ruolo riconoscibile nel dare il là alla meglio all'1,8%» dei casi esaminati. Quanto agli altri programmi di sorveglianza, quelli riguardanti cittadini non-USA secondo la sezione 702 del FISA Amendments Act, la percentuale sale appena al 4,4% delle minacce terroristiche analizzate. La sorveglianza NSA regolata da «autorità non identificate» si ferma addirittura all'1,3%.

In altre parole, «la sorveglianza NSA di qualunque tipo» è stata utile a iniziare il 7,5% dei casi esaminati. I metodi tradizionali, per contro, sono stati usati in tal senso circa sei volte su dieci.

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La SM non funziona

Sempre sul programma di intercettazione dei metadati telefonici, il primo rivelato da Snowden, gli autori della ricerca scrivono che «non ha avuto un impatto riconoscibile nel prevenire atti di terrorismo, e solo il più marginale degli impatti nel prevenire attività collegate al terrorismo, come finanziare un gruppo terroristico», al punto che perfino nel caso utilizzato dal governo per giustificarne l'esistenza - quello del tassista di San Diego, Basaaly Moalin, che nel 2007 e 2008 ha finanziato Al Shabaab con 8.500 dollari - è servito a talmente poco da far chiedere agli analisti se serva davvero la sua prosecuzione.

Conclusione?

In sostanza, scrivono gli autori, «il problema complessivo per l'antiterrorismo USA non è che abbisogna di vaste quantità di informazioni derivanti dai programmi di sorveglianza di massa, ma che non comprende a sufficienza o non condivide abbastanza le informazioni che già possiede e che sono state ottenute tramite gli strumenti convenzionali di law enforcement e delle tecniche di intelligence»

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La SM non funziona

Lo dice un rapporto del Committee on Legal Affairs and Human Rights del Consiglio Europeo:

"Mass surveillance does not appear to have contributed to the prevention of terrorist attacks"

Invece:

"targeted surveillance can be effective"

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Allora perché continuiamo a usarla?

Perché conforta – la politica può dire di stare facendo qualcosa, i cittadini possono dire che qualcosa sta venendo fatto

Perché conforta in momenti difficili – per esempio, di crisi o di paura per minacce terroristiche. − La sorveglianza è una retorica facile per tenere al riparo dal

pericolo rappresentato dall'Altro (il criminale, il deviante, il terrorista) e per giustificare quella retorica della paura (si sorveglia come risposta alla creazione della paura: es. di ISIS, come prima di Al Qaeda)

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Perché la SM

Perché l'ecosistema connesso lo consente, e anzi lo facilita e rende quasi "naturale"

− Gli utenti sono sempre online, quasi sempre su social network

− Dove dicono tutto di loro

− I social network, i fornitori di connettività e servizi online registrano tutto, perché serve a vendere pubblicità personalizzata, o comunque più efficace

− I governi non devono fare altro che bussare alla loro porta e chiedere accesso a quei dati, o più semplicemente prenderseli illegalmente intrufolandosi dal retro (come ha fatto la NSA con i data center di Google e Yahoo, per esempio)

− Le aziende ora cominciano a chiedere trasparenza, ma finora non si erano mai realmente opposte

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Risultato?

Gli utenti sono contenti – hanno i loro servizi preferiti gratis (e poi "le spie spiano", "se non ho niente da nascondere non ho niente da temere", "la privacy è morta")

Le aziende pure – basta guardare alle quote di mercato, ai fatturati, ai valori di mercato di Google, Facebook, Yahoo etc.

E i governi possono così sviluppare una infrastruttura di sorveglianza – di cui i cittadini sono peraltro totalmente ignari – mai realizzata nel corso della storia umana.

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Ulteriore problema

Se tutti hanno di che beneficiare dallo status quo, perché dovrebbe realizzarsi un cambiamento?

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Perché cambiare?

Beh, perché l'equazione regge finché regge l'indebita segretezza di quei programmi; è la segretezza a reggere l'illusione che i cittadini in tutto questo abbiano da guadagnarci.

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Conoscere per deliberare

Quando arriva uno Snowden e mostra il costo economico (chiedere ai colossi web costretti a riparare al danno di immagine, o ai colossi spiati dalla NSA – da Petrobras a Belgacom), sociale e umano della sorveglianza che invece arreca benefici senza illusioni ad aziende e governi, ecco che i cittadini hanno quantomeno la possibilità di rendersi conto che i fattori da valutare sono più di quanti pensassero, molto più negativi di quanto pensassero, e molto più concreti e urgenti di quanto siano disposti ad ammettere.

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Ricapitolando

La sorveglianza di massa: non funziona comporta violazioni sistematiche dei diritti

fondamentali comporta costi economici, sociali e umani

elevatissimi erode la fiducia degli utenti nei servizi che

concorrono a realizzarla

E i cittadini – contrariamente ai governi – cominciano ad accorgersene

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Che fare?

La risposta è molteplice, e tiene insieme aspetti tecnologici e politici, nel segno di un indispensabile presa di coscienza attiva della gravità del problema:

Adottare sistematicamente la crittografia: se usata in modo competente, consente di rendere davvero la vita più difficile a chi vuole spiarci

Pretendere che la crittografia sia sistematicamente adottata dai servizi che utilizziamo quotidianamente (non sempre è così – Zuckerberg ha appena finito di proporre una Internet gratuita, con il progetto Internet.org, che VIETA l'HTTPS e l'SSL per i paesi più poveri – come se non avessero diritto a comunicazioni sicure)

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Che fare?

Pretendere che la legge vieti chiaramente accordi economici o soluzioni tecnologiche che rendano la crittografia insicura

Pretendere che le inedite capacità di controllo in capo ai servizi dell'intelligence vengano affrontate con una inedita attenzione politica al mantenimento delle libertà democratiche: a grandi poteri corrispondono, molto banalmente, grandi responsabilità, e al momento l'intelligence non ne ha NESSUNA. Servono leggi che regolino in modo per quanto possibile trasparente, chiaro e soprattutto credibile le attività di spionaggio digitale da parte dei governi, e servono leggi che garantiscano che i nostri dati siano davvero nostri, e non alla mercé dei mercanti dei dati, di terze parti invisibili, di algoritmi di riconoscimento e soprattutto discriminazione, addirittura delle attenzioni dei servizi segreti

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Che fare?

Costruire una alternativa culturale, intellettuale, perfino morale alla sorveglianza di massa. Serve un pensiero critico che elabori una visione differente del rapporto tra sicurezza e libertà rispetto a quella attuale, che fa di ogni cittadino un sospetto, e dunque di ogni comunicazione un oggetto legittimo di controllo statale, oggi e per sempre, a totale arbitrio del governo. Oggi, questo è il problema, non l'abbiamo. E nessuno degli attuali protagonisti della rivoluzione del leaking di massa – da Assange a Snowden a Manning – è riuscito a creare una contronarrativa credibile e soprattutto praticabile all'estetica della paura, del controllo totale, della delazione e della normalizzazione.