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38 Notiziario della Marina

Alberto Da Zara

Gli uomini che hanno fatto la storia della Marina:

di Desirée Tommaselli

Alberto Da Zara fu uomo diazione e di pensiero; dotatodi una profonda cultura

umanistica, svolse la sua carrieraquasi interamente a bordo, tenendoa mente l’esempio di chi lo avevapreceduto nel mestiere e gli inse-gnamenti dei grandi letterati comeMachiavelli.Appassionato di equitazione, cuiera stato avviato dal padre - ex uf-ficiale di cavalleria -, fu grandesportivo e conoscitore delle linguestraniere. Eclettico e indipendente,riflessivo e risoluto, equilibrato eironico, è sicuramente una dellepersonalità più complesse e intri-ganti della storia della Marina. Privo di eredi diretti, ha affidato lamemoria della sua vita ad un libro,da lui redatto una volta lasciato ilservizio, edito da Mondadori nel1949 con il titolo di Pelle d ’Ammi-raglio. La pubblicazione non è unasemplice autobiografia ma, secondol’intendimento espresso dallo stessoautore, un diario di quello che ha“veduto, provato e operato, traendodalle esperienze giudizi e convin-zioni”, scritto “soprattutto per ono-rare uomini e opere non apparsisulla scena della Storia, e quindicondannati all’oblio”.I ricordi personali si stagliano sufatti notevoli cui Da Zara preseparte dando il proprio contributo,spesso fondamentale, se non deci-

sivo, sia in pace sia in guerra.Abituato fin da ragazzo agli am-bienti internazionali, rappresentòsempre al meglio la Marina e l’Ita-lia negli incarichi all’estero. Traquesti, il più desiderato fu certa-mente quello di Comandante dellacannoniera fluviale Carlotto inCina, “in quell’epoca, il comandopiù brillante che un tenente di va-scello potesse desiderare, (…) il piùesotico, il più indipendente e, dalpunto di vista professionale, il piùinteressante, per la navigazionedella sezione alta del magno fiumecinese, tormentato nell’ultimotratto navigabile da rapide di leg-gendaria violenza”. La cannonieraera stata costruita a Shangai con loscopo di navigare lo Yang-tzeKiang e, con tale aspirazione, DaZara aveva chiesto la destinazione,ottenuta nel 1922. Egli ricorda di

Le copertine del libro “Pelle d’Ammiraglio” diAlberto Da Zara nell ’edizione Mondadori del1949 e in quella dell ’Ufficio Storico della Ma-

rina Militare, pubblicata quest’anno.

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essere partito dall’Italia “col propo-sito di portare finalmente la ban-diera italiana al di là di Ichang,oltre Suifa, sino ai piedi del Tibetmisterioso”. La grande prova, finoad allora mai riuscita nonostante inumerosi tentativi attuati da altrenavi straniere, fu compiuta da DaZara nel 1923. L’impresa, che vaannoverata tra le grandi esplora-zioni geografiche condotte dallaMarina, ebbe grande risonanza eprocurò l’elogio del Ministro dellaMarina Thaon di Revel al coman-dante e a tutto l’equipaggio. In guerra si distinse in numeroseazioni: durante il primo conflitto

Ammiraglio Da Zara 1942 (Foto Ufficio Sto-rico Marina Militare, fondo Fraccaroli).

mondiale fu al comando dell’opera-zione di occupazione dell’isola diPelagosa (11 luglio 1915) e, oltre asvolgere l’attività legata all’imbarcosullo Sparviero, prese parte a duetentativi di forzamento della basenavale austriaca di Pola con il “bar-chino saltatore” Cavalletta e compìuna serie di missioni contro la costanemica quale volontario sui Mas(1918). Ma il “capolavoro professionale” di

Da Zara fu la battaglia di Pantelle-ria del 15 giugno 1942, una delleazioni di superficie della storia dellaRegia Marina “più note e menostudiate”, nonché lo scontro di su-perficie diurno durante il quale av-venne il maggior scambio di colpitra inglesi ed italiani nel corso dellaseconda guerra mondiale, come ri-levano Enrico Cernuschi e AndreaTirondola, curatori della riedizionedi Pelle d ’Ammiraglio per i tipidell’Ufficio Storico della MarinaMilitare (2014). Durante lo scontrola VII Divisione comandata da Da

Zara procurò danni e perdite alconvoglio avversario, suggellando lacompleta vittoria delle armi italianenella serie di scontri passata allastoria come la “Battaglia di mezzogiugno”.Ma la prova più difficile per DaZara fu rappresentata dalle vicendesusseguitesi a Malta, dopo l’armi-stizio dell’8 settembre 1943. Co-mandante della V Divisione navaledislocata a Taranto e del SettoreSud delle Forze Navali da Batta-glia, eseguì l’ordine impartito dal-l’Ammiraglio De Courten, Capo di

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A sinistra: il “Carlotto” in navigazione sullo Yang-tze Kiang.

Alberto Da Zara nacque a Padova l'8 aprile 1889. Ammesso alla Regia Accademia Navaledi Livorno nel 1907 e imbarcato nel dicembre 1910 sulla corazzata Roma, fu promosso

Guardiamarina nel marzo 1911 e destinato sul Vittorio Emanuele, col quale prese parte allaguerra italo-turca. Imbarcato sul Regina Elena (1912) e sullo yacht reale Trinacria (1913),promosso sottotenente di vascello, fu ufficiale di rotta sul cacciatorpediniere Irrequieto (1915).Durante la Prima Guerra Mondiale si distinse per una serie di azioni che gli valsero la pro-mozione a tenente di vascello per merito di guerra e due Medaglie d’argento al Valor Militare.Da primo tenente di vascello (1920), ebbe il comando dello yacht armato Cirenaica - distac-cato per quasi due anni nel Dodecanneso – e quello della cannoniera fluviale Carlotto, con laquale risalì lo Yang-tze Kiang (1923). Raggiunto il grado di capitano di corvetta, fu coman-dante in seconda dell'incrociatore Quarto (1926) e comandante dei cacciatorpediniere Pre-stinari (1926-1927) e Crispi (1927-1928). Promosso capitano di fregata (1927), fu trasferitoa Venezia come Sottocapo di Stato Maggiore e Capo Ufficio Mobilitazione del ComandoMilitare Marittimo dell'Alto Adriatico nel 1928. Comandante in seconda della corazzata

Duilio e del Vespucci e Comandante del Colombo, divenne capitano di vascello nel 1933. Comandante dell'incrociatore EmanueleFiliberto Duca d'Aosta e dell'incrociatore leggero Raimondo Montecuccoli destinato in Estremo Oriente, sbarcò alla fine del 1938.contrammiraglio nel 1939, a capo del Comando Militare Marittimo in Albania fino a metà maggio 1940, partecipò alla Battagliadi Punta Stilo al comando del Gruppo “Giussano-Diaz”, nell’ambito della IV Divisione navale. Ammiraglio di divisione (1942),comandante della VII Divisione navale, fu il protagonista della Battaglia di Pantelleria. Posto a capo della V Divisione navalee del Settore Sud delle Forze Navali da Battaglia (1943), dopo l’armistizio e la morte dell’ammiraglio Bergamini divenne ilComandante in Capo della Squadra Navale, gestendo le sorti della Marina italiana riunita a Malta. Lasciato l’incarico alla finedel 1943 e assunto il comando del Dipartimento dello Ionio, divenne ammiraglio di squadra nel 1944, concludendo la carrieracome Ammiraglio Ispettore delle Forze Navali. Collocato in ausiliaria a domanda nel dicembre 1946, si ritirò a vita privata aFoggia, dove morì il 4 giugno 1951.

Stato Maggiore della Marina, ditrasferire le navi a Malta, nono-stante la riluttanza di alcuni suoisottoposti, favorevoli all’autoaffon-damento delle navi, e contro ognisuo convincimento personale. Ap-preso della morte dell'ammiraglioBergamini, assunse il comandodella flotta italiana riunita sull’isola,prendendo su di sé la responsabilitàdi decidere delle sorti della Marina,isolato da ogni comunicazione conil Capo di Stato Maggiore dellaForza Armata. Come disse nei pro-pri ricordi l’Ammiraglio FrancoGarofalo, comandante dei caccia-torpediniere di squadra, “…egli èl’uomo più adatto per diritto acqui-sito a Pantelleria, ad essere il nostroCapo; quegli che, meglio di ognialtro, può in questo momento guar-dare negli occhi degli inglesi.”Convocato dall’Ammiraglio ingleseCunningham, Da Zara fu ricevutoal punto di sbarco dal Capo diStato Maggiore, commodoro Dick,

A sinistra: Malta, La Valletta. L'ammiraglioDa Zara ispeziona il picchetto inglese l'11settembre 1943. Sotto: l'ammiraglio Cun-

ningham e l'ammiraglio Da Zara dopo il lorocolloquio (foto collezione Enrico Cernuschi).

Da Zara, comandante del mezzo d'assalto “Cavaletta”, a colloquio con Thaon di Revel, primavera 1918. In basso: Battaglia di Pantelleria, 15 giugno 1942, il “Montecuccoli” al tiro contro le navi inglesi (foto collezione Enrico Cernuschi).

che lo invitò a ispezionare il pic-chetto schierato sulla banchina che“rivelava il tono e lo stile dell’acco-glienza”. L’incontro tra i due ammi-ragli si svolse senza l’uso diinterpreti e Da Zara risolutamenteaffermò che non avrebbe ammai-nato la bandiera né consegnato lenavi. L’ammiraglio Cunningham lorassicurò sui termini dell’armistizioe discusse con lui la nuova disloca-zione delle navi. Cunningham ac-compagnò Da Zara fino all’auto e,stringendogli la mano disse: “Yoursis a very difficult job, admiral”. Ilprestigio e le doti personali avevanogiovato alla Marina e all’Italia e DaZara aveva gestito al meglio le sortidella Forza Armata, incarnando ilmotto posto all’inizio del suo libro:“Feci quod potui, faciant meliorapotentes”. Per il suo operato neigiorni dell’armistizio, a Da Zara fuconcessa la croce di Commenda-tore dell’Ordine Militare d’Italianel 1947. n