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1 PNFD 2016‐2019 prof.ssa Antonella Tozzi
Formazione Docenti Ambito Territoriale 4 PNFD 2016‐2019 prof.ssa Antonella Tozzi
Didattica per l’Inclusione Competenze trasversali, Personalizzazione e Tecniche Cooperative
SECONDA LEZIONE Costruire l’Inclusione
Premessa Dati Istat a.s. 2015‐161
Nell’anno scolastico 2015-2016 gli alunni con disabilità nella scuola primaria sono 88.281 (pari al 3% del totale degli alunni), nella scuola secondaria di I grado 67.690 (il 4% del totale). Dati Miur 2014‐15 Aumentano gli alunni, ma cresce anche il numero dei docenti di sostegno che sono più stabili e con contratti a tempo indeterminato. Nell’anno scolastico 2014/2015 gli insegnanti di sostegno erano 119.384 (il 15,1% del totale dei docenti). Di questi più di 75.023 erano di ruolo (il 62,8% del totale, nel 2006/2007 erano il 48,1%). Una crescita legata all’aumento del numero degli alunni, ma anche al mantenimento del rapporto tra alunni e docenti che, a livello nazionale, è ormai attestato a un insegnante ogni due alunni (1,85 per l’esattezza). I dati registrano, per la prima volta, anche gli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA), studenti con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Un problema in aumento: nell’anno scolastico 2014/2015 gli alunni con Dsa negli istituti statali e non statali erano 186.803. Ovvero il 2,1% del totale degli alunni, contro lo 0,7% del 2010/2011. 1. La speciale normalità
Sono domande che ognuno di noi almeno una volta si è posto, di fronte ad un problema di gestione della classe, in cui c’è un alunno con diverse abilità.2 Ci sono studiosi autorevoli che di fronte a questi interrogativi hanno risposto: “la scuola normale può causare all’autistico una abnorme infelicità: crescere in una società normale può trasformarlo in un adulto sofferente” Collins (scrittore USA con figlio autistico). E poi c’è Sacks:” l’integrazione è una follia, la L. 517 in Italia ha causato l’isolamento e la
diminuzione delle competenze comunicative dei ragazzi sordi”. Ma anche lo psicologo Enrico Micheli: “la scuola si deve riorganizzare, oggi non sa rispondere alle esigenze dei ragazzi con autismo, che avrebbero bisogno di spazi idonei, silenzio e di lavorare in aule attrezzate con altri autistici”3 I due concetti insomma di Normalità e Diversità sono agli antipodi, ma di nessuno dei due possiamo fare a meno. L’unica è, come insegna Morin4, la capacità dialogica che sola può tenere insieme questa apparente inconciliabilità., realizzando un’unità complessa tra due logiche, in cui ciascuna realtà mantiene la propria peculiarità, per coabitando, in un continuo gioco di mantenimento e cambiamento. La speciale normalità ci consente di sfuggire al rischio della separazione, ma anche dell’improvvisazione.
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Alcuni presupposti già 100 anni fa da Vygotskij: “ il compito naturale dell’educazione di questi bambini con ritardo mentale è l’instaurazione di quelle relazioni vitali più indispensabili che potrebbero realizzare un seppur minimo loro adattamento all’ambiente, per fare di loro membri utili e attivi della società”. L’integrazione quindi può rispondere oggi a questi bisogni apparentemente antagonisti. Il concetto di normalità si poggia su alcuni fondamenti che accomunano tutti: 2. Abbiamo tutti una uguaglianza di valore e un’identità di diritti (pari diritti e pari opportunità), da don Milani: “dare di più a che ha di meno” 3. Il bisogno di normalità non nega la diversità o un bisogno speciale o un deficit, ma ribadisce per tutti la necessità di accedere e fare come tutti 4. Nella normalità si trovano bisogni che ci accomunano: socializzazione, identità, sentirsi parte di un gruppo 5. La normalità crea vicinanza, valorizza dà sicurezza e calore. Dà benessere psicologico e genera forza, resilienza, perché c’è il senso del condiviso 6. Nella normalità si elabora un’identità con motivazioni, valori, obiettivi comuni La normalità dunque E’ MEZZO DI SVILUPPO e PROMOZIONE SOCIALE a prescindere dalle condizioni personali, sociali disabilità o patologie. La necessità quindi oggi è di saper riconoscere le specificità, nelle complessità delle situazioni, per dare risposte efficaci alle speciali normalità, che arricchisce la normalità, non se ne allontana in un quotidianità che dovrebbe abbracciare tutti. La percezione degli insegnanti oggi è che le differenze sono in aumento e il lavoro nelle classi per questo è sempre più faticoso. Differenze: − difficoltà apprendimento e dello sviluppo (dsa, ADHD, difficoltà visuo‐spaziali, disprassia ..) − problemi di linguaggio − disturbi dello spettro autistico − problematiche emozionali − problemi psichici (disturbi di personalità, depressione ..) − difficoltà comportamentali − difficoltà nell’ambito affettivo‐emozionale − problematiche socio‐economiche − difficoltà soft ( motivazionali, autostima, insicurezza … ) Gli insegnanti hanno l’impressione che l’eterogeneità sia in aumento, ed in parte hanno ragione:
è provato da alcune statistiche ( ADHD, bullismo, autismo), e sono anche aumentate le possibilità diagnostiche di individuazione, da parte degli specialistici.
Quello che ci dobbiamo chiedere è se la percezione di aumento sia legata ad una giusta preoccupazione di non riuscire a realizzare il successo scolastico e il benessere per tutti o se invece queste differenze mettono a rischio il nostro modo “tranquillizzante” di fare scuola, se non scuotono il nostro benessere professionale. Noi insegnanti siamo diventati più competenti a riconosce tutto questo, grazie anche agli studi sulle intelligenze multiple, agli stili cognitivi, ai diversi modi di apprendere. Sono infinite le sfumature psicologiche, relazionali, identitarie, motivazionali che rendono diversi in nostri alunni. Al centro del nostro processo educativo quindi i BES. Definizione: “Il Bisogno Educativo Speciale è qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e apprenditivo, espressa in un funzionamento, nei vari ambiti della salute, secondo il
modello ICF, che risulti problematico anche per il soggetto in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia, e che necessita di educazione speciale individualizzata. C’è un intreccio e una interrelazione tra le varie componenti fisiche e biologiche, ambientali e sociali, psicologiche e culturali, che fa andare al di là della diagnosi medica, senza tralasciarla, ma considerando un approccio globale che riconosce il diritto ad un intervento individualizzato e inclusivo. Di fronte a questi diversi e speciali BISOGNI si deve mobilitare:
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2. la scuola che fa stare bene 3. team di docenti competenti 4. la relazione educativa che crea socialità speciali 5. la didattica, con metodologie adeguate
Ragionare in termini di speciale normalità vuol dire due cose: attivare le risorse e gli interventi necessari privilegiando quelli più vicini alla normalità includere nella normalità quei principi attivi tecnici e speciali che possono renderla più efficace
2. Star bene Insieme a scuola5
La relazione educativa si fonda su un atteggiamento empatico (Rogers)6‐7 che permette in classe di poter vivere un clima caldo e accogliente, di scambio dialogico continuo, teso a correggere comportamenti inadeguati, ma all’interno di una zona di confort in cui ciascuno si sente protetto3. Il clima aiuta a poter esprimere,e gestire la propria emotività Un educatore empatico non è quello che si mette nei panni dell’alunno, ma è in grado di ascoltarlo e ridefinire il suo vissuto con altre parole, per renderlo sempre più consapevole, per orientarlo in una crescita significativa Il docente media non solo sapere, ma è mediatore anche sociale tra scuola e famiglia, intercettando problematiche, cercando di capirle perché non siano un ulteriore ostacolo al processo di crescita dell’alunno. A scuola occorre sempre manifestare rispetto all’alunno BES un clima di fiducia e di dialogo, soprattutto nei momenti critici e d’involuzione, e la disponibilità all’alleanza col ragazzo che sia finalizzata al suo benessere. Il clima dialogico si basa su un atteggiamento assertivo dell’insegnante. Secondo gli psicologi statunitensi Alberti ed Emmons, si definisce come «un comportamento che permette a una persona di agire nel suo pieno interesse, di difendere il suo punto di vista senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i suoi diritti senza ignorare quelli altrui». Attraverso questa modalità e nel dialogo costante anche l’alunno sarà in grado di appropriarsi delle strutture linguistiche e comunicative per essere sempre più autonomo. E’ un percorso PRIVO di ostacoli? Certo che no: − scarsa capacità di concentrazione − saturazione di informazioni − assenza di codici linguistici compatibili
3. Life Skills
La capacità degli individui di integrarsi nel tessuto sociale è un processo lungo e faticoso, per tutti, tanto più per le persone con Bisogni Educativi Speciali. Integrarsi socialmente vuol dire vivere la dimensione della cittadinanza, della partecipazione sociale, adattarsi alle situazioni che cambiano. Tutto ciò rientra nel percorso delle Life Skills, delle competenze di vita che la scuola di ogni ordine e grado deve perseguire. Le competenze adattive a carattere trasversale da incrementare sono: l’autonomia, le abilità comunicative e relazionali La persona rimane al centro del percorso formativo con la sua originalità, ma rilievo avrà la dimensione relazionale della classe, che per ciascuno è una palestra in cui allenare le proprie competenze 9
La socializzazione è un percorso − Promuovere legami − cooperare − Gestire i conflitti − Negoziare L’insegnante è il coach, non trasmette sapere, non accompagna ma
media il sapere, offre strumenti spinge a fare scelte autonome promuove il benessere individuale
L’insegnante mantiene la sua autenticità, senza cedere sull’asimmetria dei ruoli e cerca di cogliere la parte
emotiva delle esperienze vissute Chi ha a cuore l’integrazione è in un continuo cammino, in un continuo movimento di evoluzione e di crescita delle sue prassi: ciò che non si rigenera degenera!
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Dario Ianes propone 14 categorie di risorse che un consiglio di classe può decidere di attivare per organizzare una didattica inclusiva, secondo l’ottica della speciale normalità: 1. Organizzazione scolastica generale 2. Spazi e architettura 3. Sensibilizzazione generale 4. Alleanze extra scolastiche 5. Formazione e aggiornamento 6. Documentazione 7. Didattica comune 8. Percorsi educativi e relazionali comuni 9. Didattica individuale 10. Percorsi educativi e relazionali individuali ausili, tecnologie e materiali speciali 11. Interventi di assistenza e aiuto personale 12. Interventi riabilitativi 13. Interventi sanitari e terapeutici
Una Didattica Speciale La didattica speciale vede al centro della sua mission l’inclusione di tutti, attraverso la pratica operativa. L’esperienza di 40’anni d’integrazione in Italia fa emergere la complessità di quello che ci troviamo a vivere, anche gli errori fatti, MA una grande consapevolezza: LA DIVERSITà HA ARRICCHITO TUTTI Ed ha portato tutti noi alla consapevolezza che:
Ognuno di noi è diverso dall’altro, nel sentire nel percepire, nel capire il mondo La diversità NON ESISTE: tutti abbiamo il desiderio di uno sguardo, proviamo sentimenti, ci arrabbiamo e
vogliamo amore. La didattica speciale nasce per dare 2 tipi di risposte:
La specialità dei bisogni La specialità degli interventi speciali
Con l’obiettivo di fare le cose necessarie per il massimo sviluppo delle potenzialità dell’alunno La didattica speciale è fatta di Buone Prassi 8‐9, che si costruiscono nel tempo, studiando e provando e anche commettendo errori . Sono Buone prassi NON BUONE AZIONI, cioè azioni educative e formative organizzate, che segnano un percorso e raggiungono risultati, in quella situazione, con quegli alunni. Una Buona prassi non è un MODELLO IDEALE , perfetto assolutamente corretto e da applicare, ma si può replicare adattandolo al proprio contesto, dopo un’attenta analisi. Per una didattica Speciale si devono attivare procedure e strategie didattiche finalizzate all’inclusione. Possiamo distinguere strategie di didattica personalizzata e strategie che coinvolgono la classe in organizzazioni di dadattica peer to peer. In entrambe le situazioni sarà fondamentale il lavoro in team basato su collaborazione e confronto.
1. Personalizzazione Percorsi e Stili cognitivi La personalizzazione dei percorsi avviene all’interno di una cornice metodologico‐didattica capace di: − sfruttare le esperienze pregresse per ancorarvi le nuove − favorire l’esplorazione e la scoperta − attuare percorsi basati sull’operatività delle conoscenze, sulla riflessione meta cognitiva (imparare ad imparare) − lavorare con strategie inclusive, come il cooperative learning e il peer tutoring La personalizzazione degli apprendimenti mira ad offrire a ciascun discente l’opportunità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità, attraverso l’impiego di metodologie didattiche e strategie educative consone a riconoscere la specificità dell’alunno. Per personalizzare un percorso didattico bisogna avere ben chiaro 1. lo stile di apprendimento: come impara, come preferisce approcciare alla conoscenza ( percezione, elaborazione cognitiva, produzione) 2. stile cognitivo dell’alunno: come processa le informazioni, è il processo cioè che si inserisce al centro della catena dell’apprendimento ed esprime l’apporto delle abilità mentali del soggetto in relazione a a quanto sottoposto dalla realtà e dalla didattica, in questo caso particolare.
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TABELLA 2
Howard Gardner, Professore presso la Harvard University nel Massachusetts, assurge alla fama presso la comunità scientifica grazie alla sua teoria sulle intelligenze multiple. Questa si propone di delegittimare la concezione di intelligenza vista come un fattore unitario misurabile tramite il Quoziente d'intelligenza (Q.I.), e di aggiornarla con una definizione più dinamica, articolata in sottofattori differenziati l'uno dall'altro. È considerato uno dei più importanti esponenti dei cosiddetti "teorici dell'intelligenza fattorialista", o S, che si contrappongono ai "globalisti", o G. Grazie ad una serie di ricerche empiriche, e basandosi sulla vasta letteratura concernente soggetti affetti da lesioni neuropsicologiche, ha identificato (almeno) sette tipi diversi di intelligenza, ognuna presiedente un diverso ambito: 10 1.Intelligenza logico‐matematica 2.Intelligenza linguistica 3.Intelligenza spaziale 4.Intelligenza musicale 5.Intelligenza cinestetica o procedurale 6.Intelligenza interpersonale 7.Intelligenza intrapersonale Nel corso degli anni '90 ha proposto l'aggiunta di altri due tipi di intelligenza: quella naturalistica e quella esistenziale. Ha scritto testi di psicologia dell'educazione considerati importanti, e ha elaborato la più importante storia classica della nascita della scienza cognitiva, The Mind's New Science(1983). Per le sue ricerche ha ottenuto riconoscimenti e lauree ad honorem
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2. Adattamento curricolare degli obiettivi, dei materiali delle attività Innanzitutto l’adattamento curricolare per gli studenti con BES prevede un continuo lavoro congiunto di docente curricolare e docente di sostegno durante tutto l’anno scolastico11 per quanto concerne:
La progettazione delle attività didattiche iniziale Gli adeguamenti in itinere La verifica finale
Una progettazione realmente inclusiva si basa su − un’attenzione alla diversità degli alunni, sia per come si avvicina al sapere che come gestisce le sue conoscenze e usa le proprie abilità − attenzione al funzionamento bio‐psico‐sociale − rimozione di ogni ostacolo che si frappone tra la persona e l’apprendimento In ogni processo di insegnamento‐apprendimento, semplice o complesso, avvengono delle modificazioni stabili e generalizzate nelle capacità del soggetto, che si avvicinano gradualmente ai livelli desiderati. Il soggetto è interessato nel processo con tutte le sue componenti, cognitive, affettive, motorie, comunicative, relazionali e attraversa fasi di acquisizione, perfezionamento, consolidamento generalizzazione, autovalutazione, ecc. Nel processo c’è essenzialmente un input ambientale, una direzione generale, un obiettivo specifico e una performance. Per i ragazzi con disabilità tutto questo è scritto nel PDF e nel PEI. DIREZIONI generali si collocano come obiettivi degli Assi:
Asse della Partecipazione al Curricolo disciplinare Asse delle Attività personali e delle Funzioni (imparo a memorizzare, imparo a comunicare, imparo ad essere
autonomo) Asse de Contesti Personali (imparo ad avere autoefficacia, ad esprimere emozioni, a regolare l’autostima, a
motivarmi, a controllare i comportamenti problema) Questi 3 ASSI dovrebbero sempre coesistere e a volte si intrecciano con altro ancora, come per esempio il Progetto di Vita Questi elencati non sono obiettivi Speciali, ma riguardano tutti e le recenti ricerche ribadiscono quanto cercare e trovare punti di contatto tra percorsi speciali e “Normalità” sia la carta vincente per raggiungere risultati. Si viene a creare un moto circolare che vede in continuo movimento input e azione, che saranno i risultati da considerare di nuovo come input. Certo in questa apparente semplicità bisogna calcolare anche i possibili ostacoli, da rimuovere: 1. Le azioni richieste devono essere compatibili con le abilità del ragazzo, nella zona cioè dello sviluppo prossimale (Vygo 2. L’alunno può attivare processi di freno nella rappresentazione‐motivazione‐emozioni 3. L’alunno presenta comportamenti problema o reazioni emotive eccessive che bloccano il processo Le azioni dell’alunno sono tre:
− Comprensione dell’input − Elaborazione − Generazione di una risposta
Su questi tre livelli di AZIONE si possono inserire gli aiuti, ma certamente le componenti che sostengono maggiormente sono la presenza di autoregolazione meta cognitiva, l’interazione cooperativa e la regolazione emozionale Per concludere gli adattamenti curricolari hanno l’obiettivo di trovare un “PUNTO DI CONTATTO” tra gli obiettivi della classe e quelli dell’alunno con BES, tenendo conto dei livelli di performance e dell’ambito curricolare. INPUT AZIONE condizione di stilolonei confronti dei quali il soggetto agisce
Quello che il sofggetto farà, nella componente comprensione, elaborazione, memoria, rappresentazione, collegamenti, output come azione agita
Gli adattamenti disciplinari partono dalle forme più semplici e meno “invasive” a quelle più radicale: 1. Sostituzione 2. Facilitazione 3. Semplificazione 4. Scomposizione nei nuclei portanti Questi adattamenti possono e devono riguardare anche i libri di testo di cui è innegabile la risorsa per tutti gli alunni e ancor di più per chi ha difficoltà. Bisogna innanzitutto valutare gli aspetti contenutistici e grafici. Poi il momento dell’analisi per individuare il concetto chiave. Fasi semplificazione
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Cornici ingrandite sui concetti essenziali Schematizzazione e ristrutturazione Riduzione del testo e uso immagini esplicative in cui il testo è complemento alle immagini
Questo lavoro può esser fatto con azioni di tutoraggio con tutta la classe. I principi cui si ispira il percorso è che qualunque disabilità o difficoltà di apprendimento non deve far perdere di vista l’obiettivo dell’integrazione, la seconda è che qualsiasi unità di contenuto può essere modificata e rielaborata in modo speciale, se non è adatta alle capacità dell’alunno (Bruner12)
3. Strategie didattiche di base neo‐comportamentali
Il comportamentismo nasce in America in contrapposizione al cognitivismo e affronta tutte le questioni legate all’apprendimento solo attraverso l’osservazione del comportamento osservabile, la mente è considerata una black‐box da non poter studiare. L’educatore ha un ruolo attivo nel proporre l’acquisizione di comportamenti adattivi, all’interno di ambienti di apprendimento strutturati e con rinforzi. L’educatore quindi è prevalentemente orientato alla costruzione di materiali e procedure per sollecitare comportamenti ritenuti adeguati Le tecniche maggiormente utilizzate sono quelle della:
Task analysis Analisi del compito) Tecniche di prompting e di fading Tecniche di apprendimento senza errori Modeling Tecniche con Rinforzo positivo Strategie di generalizzazione e mantenimento
4. Strategie Metacognitive e di autoregolazione
Nella didattica meta cognitiva l’attenzione dell’insegnante non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali o metodi per insegnare “cosa fare” quanto a formare quelle abilità mentali superiori di riflessione sui comportamenti e sulla auto‐regolazione. Rispetto a ciò che si fa ci si chiede: perché?, quando è meglio farlo?, in quali condizioni?, aumentando così consapevolezza e autonomia di gestione dei comportamenti. La didattica meta cognitiva è un altro punto di contatto con la classe, un percorso facilmente condivisibile con i compagni , che aumenterebbero le capacità meta‐cognitive da una parte e dall’altra potrebbero giovarsi di tecniche di apprendimento cooperativo (cooperative learning e tutoring). Studioso di questo settore è Cesare Cornoldi che ha individuato 4 livelli diversi di meta cognizione, che rappresentano altrettante dimensioni, distinte ma strettamente interconnesse. 1° livello: Conoscenze sul Funzionamento cognitivo riguarda le conoscenze su come funziona la mente umana e i processi: (memoria, comunicazione, la soluzione dei problemi, l’apprendimento, le emozioni, la percezione, l’attenzione, le decisioni, il planning, le abilità di studio, i diversi stili di pensiero …), sul funzionamento tipico, sui limiti, e sulle tecniche per migliorare le prestazioni. 2° livello: Autoconsapevolezza del proprio Funzionamento Cognitivo attraverso processi di introspezione, autoanalisi e autoconsapevolezza rendendosi conto dei propri punti di forza e di debolezza. E’ fondamentale in questa fase il feedback sociale positivo, che da una parte sostenga sempre l’autostima rispetto al valore della persona in sé e dall’altra valorizzi il percorso e la consapevolezza sul funzionamento cognitivo dell’allievo. A volte gli insegnanti su questo fronte sono un po’ latitanti 3° livello: Uso generalizzato di strategie di Autoregolazione cognitiva che permettono al ragazzo un processo di controllo. Queste le fasi: ‐fissare un obiettivo di funzionalità ottimale ‐darsi delle istruzioni o suggerimenti ‐osservare l’andamento del processo ‐confrontare i dati con gli obiettivi ‐valutare in positivo o negativo, in base a come è andata
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4° livello: Mediazioni Cognitivo‐Motivazionali‐Emotive costituisce l’insieme delle variabili psicologiche legate alla motivazione al compito, alla convinzione sull’Autoefficacia, all’autostima, alle influenze emotive I quattro livelli meta cognitivi costituiscono altrettante dimensioni di analisi e di lavoro didattico‐educativo che hanno una loro identità e caratterizzazione, pur rimanendo interconnesse. Il risultato di una didattica meta cognitiva dai più recenti studi risulta particolarmente efficace, soprattutto in alunni con ritardo mentale. Certo quando sussiste un deficit nell’area del linguaggio, bisognerà principalmente lavorare su di esso che ha un ruolo centrale nell’autoregolazione La didattica meta cognitiva è particolarmente complessa ma consente di consolidare le competenze della flessibilità, dell’adattabilità, del problem solving e del pensiero strategico, basi per una maggiore autonomia
5. Strategie di Autoregolazione
Sono utili in presenza di alunni con comportamenti problematici, disturbanti, provocatori, aggressivi, di disattenzione o iperattivi. Per questi ragazzi sono stati studiati vari aspetti: l’impulsività e la scarsa capacità di modulare gli impulsi, l’aggressività e le difficoltà relazionali e a gestire le regole. Le strategie messe in atto riguardano 3 grandi settori:
Creazione di Ambienti Facilitanti, sotto l’aspetto degli spazi, delle routine e dei tempi La definizione chiara delle relazioni educative, con regole, patti e accordi democraticamente insieme stabiliti. Le regole vanno stabilite insieme al gruppo rispetto al senso ultimo che esse hanno per tutti; devono impegnare seriamente e reciprocamente tutti gli attori, devono essere positive e non divieti, chiare, specifiche non generiche, pubbliche e rivedibile periodicamente, condivise tra i vari insegnati. Devono prevedere altrettanto chiaramente sanzioni concordate anche con le famiglie. Le regole (rispetto, democrazia, socialità) sono i normali antagonisti e deterrenti di comportamenti problema, arroganti, dispotici. Naturalmente un ruolo rilevante ha anche la motivazione, intrinseca ed estrinseca. Vantaggi delle regole (relazioni, tempo libero, clima positivo, maggior successo nell’apprendimento)+ Vantaggi estrinseci (punti … token economy) che pur a malincuore a volte sono scelte obbligate.. Rispetto alle sanzioni va detto che è bene concordare con le famiglie , prevedibile e chiara, libera da aggressione o vendetta, volta al comportamento e non la persona è un importante esperienza di conflitto positivo col ragazzo. La non punizione è spesso un disimpegno dell’adulto
Sviluppo diretto e strutturato di competenze antagoniste ai comportamenti problema sul versante dell’autocontrollo emotivo
Collera Abilità interpersonali, Distrazione Attenzione al compito, disorganizzazione pianificazione, Competizione collaborazione, Impulsività gestione emozioni Utilissimi giochi di simulazione, role‐playing, teatro. Queste sono forme calde di autocontrollo, tra le fredde il dialogo
interiore Questi tre grandi ambiti in vario modo creano un contesto preventivo forte di Speciale Normalità utile a tutti gli alunni. Per quanto riguarda comportamenti problema gravi (autolesionismo, stereotipie, aggressività, pur basandosi sugli stessi principi, non punizione ma favorire lo sviluppo di competenze comunicative e interpersonali alternative, le strategie sono un po’ più complesse e fortemente concordate con famiglia e extra scuola
6. Mediatori didattici, mappe concettuali, e TIC
Il mediatore didattico si colloca nello spazio tra il soggetto e l'oggetto d'apprendimento. L’insegnante, attraverso il dialogo egli stesso diviene mediatore, facilitando la comprensione e sollecitando gli alunni ad elaborare personalmente ed attivamente il sapere. I mediatori sono strumenti che risultano utili sia all'allievo sia all'insegnante: per l'allievo significa avere l'opportunità di elaborare personalmente ed attivamente il sapere, mentre all'insegnante permette di non correre il rischio di imporre il proprio insegnamento e il proprio stile di apprendimento agli allievi. Possono essere di diverso tipo: attivi, come per esempio la visita guidata o il computer; mezzi multimediali, e di internet iconici, come illustrazioni, foto, carte geografiche, cartoline; filmati, illustrazioni, fotografie, schematizzazioni di concetti (mappe mentali, mappe concettuali ). mediatori analogici, come per esempio drammatizzazioni, gioco dei ruoli; mediatori simbolici come per esempio conversazioni o discussioni riguardanti una attività proposta in classe, la videoscrittura, la lezione verbale. Si può variare il più possibile per andare incontro ai diversi stili di apprendimento degli allievi.
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Work Shop Sul Booklet
1. Come siamo intelligenti? “ 2. Intelligenze multiple 3. Esercizio su Stili cognitivi 4. Semplificazione testi curricolari 5. UdA legata a contesti reali
Si riflette in piccoli gruppi su: − Le intelligenze diverse − Sugli stili di apprendimento e cognitivi dei ragazzi − Sulle tecniche di semplificazione − Sull’uso delle mappe concettuali
Resoconto orale delle osservazioni dei sottogruppi e confronto nel gruppo in plenaria
For TIC 1. Buone prassi crescono, DVD, AIPD, Video sulle esperienze di integrazione a Roma, nelle scuole medie, con i
ragazzi con Sindrome di Down, 2010 2. Un’orchestra senza Direttore: https://www.youtube.com/watch?v=cYHflpObKpc iperattività raccontata da
Davide. Riflessione e confronto di gruppo sulla Metacognizione e la Diagnosi 3. Scuola monelli https://www.youtube.com/watch?v=yOzfHP_ryVY Riflessione su Famiglie 4. Anna che vola Video tratto dal DVD Diverso da chi Riflessione sull’importanza della condivisione in classe
Biblio/Sito Grafia
1. ISTAT a.s. 2015‐16 2. Ianes, la speciale normalità, 2006 3. Enrico Micheli Integrazione e educazione: due diritti in contrasto? 2004 4. Morin la testa ben fatta 2000 5. Francescato, Puttin, Cudini, Star bene insieme a scuola, 1986 6. Rogers, la terapia centrata sul cliente1971 7. Rogers in classe, 1991, dispensa 8. Quaderno dell’AIPD 9. Buone prassi crescono, DVD, AIPD 10. Howard Gardner, Forma mentis, saggio sulla pluralità dell’intelligenza, 1987 11. Indicazioni nazionali per il curricolo, 2012 12. BRUNER, J. S., Verso una teoria dell’istruzione, e Dopo Dewey 13. Sara Auriemma, Interventi educativi di speciale normalità nelle scuole secondarie 14. Diverso da chi per una nuova cultura del rispetto, DVD 15. Valutare per insegnare 16. Insegnati di sostegno 17. Personalizzazione individualizzazione 18. Quaderno AIPD _20
Siti http://aipd.it/ http://www.educare.it/j/ http://www.accaparlante.it/ http://www.aidaiassociazione.com/ https://www.aiditalia.org/ https://www.metadidattica.com/ https://www.professionistiscuola.it/ https://www.slideshare.net/imartini/ambienti‐apprendimento https://www.youtube.com/channel/UCXdkIYgCFWiilvt4WXjOt3w
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