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La valutazione massiva della ricerca:
costi e benefici
Alberto BacciniDipartimento di economia politica e statistica, Università di Siena; Redazione Roars
Università e valutazione
Milano, 9 giugno 2017
Di quale valutazione stiamo parlando
La valutazione della ricerca di cui si parla non è quella
compiuta dagli studiosi, da pari a pari, bensì quella
imposta dallo stato, dai ministeri e dalle agenzie di
nomina politica (Pievatolo 2017)
La valutazione di cui si parla è autoritaria (dispotica)
perché basata sull’autorità conferita dal governo al
valutatore
Non contano gli argomenti (come nella discussione
scientifica), ma le decisioni dell’autorità che ha il potere
di valutare
Le parole sono le cose
Gli addetti alla ricerca
Producono i prodotti della ricerca
che sono sottomessi o conferiti all’Agenzia/commissione/governo
per la valutazione «Conferimento obbligatorio» all’ammasso dei prodotti agricoli (specialmente grano)
per poter controllare e calmierare il costo delle materie prime per l’alimentazione in
caso di crisi
G. Manfredi (Presidente CRUI): «Solo attraverso una rigorosa politica del merito e della qualità potremo contemporaneamente stimolare le eccellenze ed elevare il livello medio del nostro sistema ... D’altra parte, l’università italiana è l’unico comparto della PA ad essersi già sottoposto alla valutazione dell’ANVUR, un’agenzia terza»
discorso di insediamento
23.09.2015
Gli argomenti per giustificare la valutazione sono
stati digeriti dalla comunità accademica
Argomento 1. Così fan tutti
Argomento 2. I benefici della valutazione superano
sicuramente i suoi costi
Argomento 3. I professori devono rendere conto al
contribuente del loro lavoro
Argomento 4. La valutazione serve ad individuare le
«code basse» (i.e. i fannulloni)
Argomento 5. La valutazione spinge comunque a
comportamenti desiderabili
Precedenti storici recenti
La politica universitaria di Margareth Thatcher UK: RAE 1986
«it was Leninism» (S. Jenkins, Thatcher and Sons)
La valutazione massiva ex post della ricerca è
adottata da molti paesi?
No. Solo da UK e Italia
«The UK and Italy are the only countries that have implemented a Peer
Review Based Research Assessment system that (potentially) evaluate all
academic staff in order to allocate research funding» (Aldo Geuna and
Matteo Piolatto, 2016)
L’Italia è l’unico paese a concentrare in una unica agenzia ANVUR tutte le
funzioni di valutazione (didattica, ricerca, amministrazione, trasparenza).
ANVUR ha il consiglio direttivo più costoso del mondo (Baccini 2013,
2015)
Stefano Fantoni (ANVUR)
«Stiamo lavorando con 10 milioni di
euro, dei quali in questo momento
stiamo usando solo quelli che ci
sono stati assegnati che sono 6,4
milioni. Questa cifra rappresenta
l'1,2% della distribuzione premiale»
http://www.flcgil.it/web-cronache/2012/05-17-tavola-
rotonda-anvur-e-politiche-di-sistema/15.00.00
Quanto costa davvero la valutazione?
La VQR1 è costata tra 150 e 300 milioni di €
Stima del tutto in linea con i costi del UK-REF
REF2014: technopolis UK £246m
Geuna-Piolatto 2015 max 164m/€!
VQR1: Sirilli: €300m Sirilli
Geuna Piolatto 2014: €182m
Geuna-Piolatto 2015: €71m
Stime a confronto
Daniele Checchi (ANVUR): «Ma da
noi c’era il problema che una parte
dell’Accademia non scrive proprio. La
prima edizione della valutazione della
ricerca è servita a rendere trasparente il
fatto che nelle università c’era un 8 per
cento di inattivi, vale a dire di ricercatori
che non producevano nemmeno un
lavoro all’anno»
Corriere della Sera 1 marzo 2017
Quanto è costato scovare i fannulloni?
Per scovare ogni fannullone si sono spesi tra:
82.465€ - 135.931€
Andrea Bonaccorsi: «Non esiste
una evidenza empirica robusta sul
fatto che la valutazione o anche i
sistemi di publish or perish, inducano
nel lungo periodo effetti distorsivi
permanenti sulla ricerca»
La valutazione possibile, p. 170
Ma una valutazione massiva ex post della
ricerca serve davvero?
In summary, the evidence indicates that
performance-informed (with or without a formal link
between perfomance and funding) does indeed increase the
pressure on researchers and institutions to meet the
performence criteria, irrespective of wheteher the
latter are based on peer review or on citations. This
is clearly an intended effect. […] The research
community respond strategically, and this may in
turn create unintended effects, either through the
mechanism of goal dispacement or through more
structural changes in research priorities, publication
activities, or research capacities and organization» (P.
Wouters, 2014)
Cosa resta degli argomenti digeriti dall’accademia
per giustificare la valutazione?
Argomento 1. Così fan tutti
Argomento 2. I benefici della valutazione superano
sicuramente i suoi costi
Argomento 3. I professori devono rendere conto al
contribuente del loro lavoro
Argomento 4. La valutazione serve ad individuare le
«code basse» (i.e. i fannulloni)
Argomento 5. La valutazione spinge comunque a
comportamenti desiderabili
Q1. A che serve davvero la valutazione massiva della
ricerca?
1. Per placare «semi-outsiders: funders, governements,
university administrators a suspicious general public» in
cambio di risorse
2. Come strumento di controllo dei comportamenti
accademici da parte dei governi (Foucault)
3. Come screening device del capitale all’epoca della
«società della conoscenza» (Cognitive capitalism)
In cambio di risorse
La valutazione massiva della ricerca sta sottoponendo
l’attività di ricerca al controllo diretto ed autoritario del
principe:
«Se lo stato sceglie di usare direttamente il proprio potere …
farà valutare la ricerca offrendo l’uso della sua spada agli
studiosi più propensi ad assecondarlo. Otterremo, così, una
scienza di stato che non solo conterrà e imporrà - come nelle
pagine più buie della storia del Novecento - errori di stato, ma
sarà anche sistematicamente d’ostacolo a ogni libero e serio
dibattito scientifico.» (Pievatolo 2017)
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