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Tesi per laurea triennale del corso di Comunicazione e Psicologia dell'università Milano Bicocca
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Evoluzione del Design
e della Usability dei Social Media:
Caso Studio Facebook di
Matteo Cesati Matricola 729001.
Corso di laurea in Comunicazione e Psicologia
Curriculum Comunicazione Anno accademico 2011/2012
Numero caratteri: 80.803
Relatore: Prof. Letizia Bollini
Università degli Studi Milano-Bicocca Facoltà di Psicologia
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Ringraziamenti
Desidero ringraziare, innanzitutto, la professoressa Letizia Bollini che mi ha seguito e aiutato nell'elaborazione di questa tesi. Ringrazio, inoltre, il dottor Alessandro Gabbiadini che è stato colui che mi ha suggerito l’idea fondante della tesi e che ha messo una buona parola per la stesura di questo lavoro. Vorrei ringraziare, inoltre, con affetto i miei genitori,che mi hanno supportato in questi anni, Vale, Kikka, Teddy e la Marti, i miei compagni di corso che mi hanno tirato su il morale e aiutato anche nei momenti peggiori, e tutti i miei amici scout e non, per il sostegno ed il grande aiuto che mi hanno dato, in particolare Denise, ufficiale compagna di biblioteca, e Fabio, tesista disperato come me. Infine, desidero ringraziare Chiara per essermi stati vicino ogni momento durante questi tre anni di Università ed essere stata la correttrice ufficiale del mio italiano correggiuto.
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Indice
Introduzione p.4
Capitolo 1 – Versione 2004/05 – Thefacebook p.6
Capitolo 2 – Versione 2006 – Progetto Facelift p.15
Capitolo 3 – Versione 2007 – Facebook Platform p.22
Capitolo 4 – Versione 2008/09 – FB95 p.27
Capitolo 5 – Versione 2010/11 p.33
Capitolo 6 – Versione 2012 – Timeline p.41
Conclusioni p.49
Bibliografia p.51
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Introduzione
I Social Media sono la rivoluzione del mondo web e della comunicazione di questo millennio, tanto
da essere entrati nella vita quotidiana di molti di noi. Questi nuovi media sono il prodotto di una
nuova direzione intrapresa dal Web, chiamato Web 2.0 e caratterizzato da un aspetto più social,
ovvero più interattivo e bidirezionale. Essi rappresentano un cambiamento nel modo in cui le
persone creano, apprendono e condividono i contenuti: questi ultimi non vengono più presentati
come un “monologo” tra gli owner dei siti e gli utenti che vi accedono (modalità uno a molti
caratteristica del Web 1.0) bensì come un “dialogo” tra utenti (modalità molti a molti). Essendo un
dialogo tra utenti, diventa fondamentale come esso viene facilitato e con quali strumenti. Ciò si
traduce nel concetto di usability, ovvero il "grado in cui un prodotto può essere usato da particolari
utenti per raggiungere certi obiettivi con efficacia, efficienza e soddisfazione in uno specifico
contesto d'uso", secondo la definizione data dalla norma ISO 9241. Essa può essere divisa in alcuni
fattori:
Facilità di apprendimento: quanto rapidamente un utente, che non è mai entrato in contatto
con il prodotto, può apprendere le sue funzioni base?
Efficienza d'uso: una volta che l'utente ha acquisito una certa esperienza, quanto facilmente
riesce a svolgere un compito?
Facilità di memorizzazione: se un utente usa il prodotto e poi se ne allontana, quanto tempo
impiega per riutilizzare efficacemente il prodotto?
Frequenza e pericolosità degli errori: quanto spesso un utente fa errori e la loro gravità?
Quanto tempo ci vuole per correggere l'errore?
Soddisfazione personale: quanto è piacevole per l'utente utilizzare il prodotto?
Oltre all’importanza dell'usability, i Social Media curano molto il loro design che diventa simbolo,
nella maggior parte dei casi, della loro mission. Per quanto riguarda la tipologia di stile, le tendenze
sono due: design altamente personalizzabile (MySpace) oppure un design minimal e poco
personalizzabile che pone l’accento sulla condivisione di contenuti (scelta che si è dimostrata
vincente in molti casi come ad esempio per Facebook, Twitter, Linkedin). Questa tesi si propone di
analizzare tutto ciò studiando il caso più rappresentativo: Facebook. Esso si è imposto tra molti
competitor, diventato in breve tempo uno dei social network più visitati, che vanta ad oggi ben 900
milioni di iscritti (di cui ventuno milioni italiani) ed è tradotto in 70 lingue. Mark Zuckerberg,
fondatore e programmatore, ha portato il suo sito al successo grazie alla sua visione proiettata sul
lungo periodo, alla consapevolezza dello stato di evoluzione del sito e alla relativa scelta delle
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mission, rivelatesi così vincenti tanto da far diventare Facebook sinonimo di social network. Questo
studio analizza l’evoluzione della versione Web, tralasciando la parte Mobile e concentrandosi sulle
sei release della pagina Profilo evidenziandone le funzionalità, i punti di contatto con le precedenti
versioni e le innovazioni riguardanti il design e la struttura del sito. Il pensiero, alla base di questa
tesi, è la convinzione che per capire quali saranno le innovazioni e svilupparle al meglio, bisogna aver
presente i punti di forza e le criticità di tutto ciò che è venuto prima. Inoltre, a supporto per la
comprensione della tesi, ho creato un’innografica che funge da storiografia di Facebook.
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Capitolo Uno - Versione 2004/05 - Thefacebook
Thefacebook.com1 è uno dei tanti progetti che Mark Zuckerberg2 e suoi compagni di stanza alla
Kirkland House a Harvard avevano in cantiere durante il 2003. Uno dei primi fu Course Match, un
software che aveva come obiettivo quello di aiutare gli studenti a scegliere i corsi in base alle
persone che li avrebbero frequentati. Un altro progetto, intrapreso nell’ottobre dello stesso anno, fu
Facemash. L’obiettivo del sito era determinare chi era la persona più bella del campus usando un tipo
di codice informatico che solitamente s’impiega per stilare le classifiche degli scacchisti. Il software
invitava ogni utente, posto davanti a due fotografie di volti di studenti dell’università, a scegliere il
più bello; quante più volte una foto veniva cliccata, tanto più guadagnava punti che le permettevano
di sfidare persone sempre più attraenti. Anche questo progetto ebbe un grande successo; infatti,
durante il primo giorno di lancio, il sito era stato visitato da ben 450 studenti, che avevano votato
22.000 coppie di foto. Dopo aver ricevuto critiche positive riguardo ai precedenti progetti dal
Crimison, giornale universitario di Harvard, e dagli utenti, M.Z. e i suoi compagni di stanza Moskovitz
e Huges volevano provare a spingersi oltre: desideravano, infatti, realizzare un progetto che
comprendesse alcune funzionalità dei due precedenti siti ma che fosse qualcosa di utile e divertente
per tutti gli studenti del prestigioso ateneo. Da queste precedenti esperienze M.Z. aveva tratto delle
conclusioni importanti: In primo luogo, dal progetto Course Match “[…]Che si potevano collegare le
persone attraverso le cose”. Ciò sarà uno dei “leitmotiv” del progetto TFB. In secondo luogo, grazie a
Facemash, aveva notato come gli studenti cercassero dei servizi che li potessero connettere tra loro
online. L’11 gennaio 2004 venne comprato il dominio per Thefacebook.com. Questo sito aveva come
idea fondante quella di collegare tutti gli studenti dell’università di Harvard tramite un profilo
personale online e di fornire la possibilità di fare amicizie tra i vari profili. Tale servizio fu ispirato dai
Facebook, detti anche Freshman Register, gli annuari pubblicati dalle confraternite di Harvard, che
hanno il compito di raccogliere le foto scattate alle matricole. Da anni Harvard prometteva di
mettere online i diversi Facebook gestiti dalle confraternite poiché lo sfogliare gli annuari era un
passatempo molto diffuso. Infatti, era abitudine da parte degli studenti annotare all’interno delle
copie cartacee dei Freshman Register quale fosse la ragazza più carina, quale la più simpatica, la più
snob, ecc. M.Z. e compagni avevano visto e provato loro stessi questo modo di fare e decisero di
semplificarlo portando tutto questo sulla rete grazie alla creazione del loro social network. Questi siti
erano già una realtà in molte università americane e a livello nazionale e, quindi, M.Z. decise di
seguire per il proprio sito la definizione di social network già affermata. I Social network erano delle
1 Da questo momento il termine Thefacebook sarà abbreviato con l’acronimo TFB per economia dei caratteri.
2 Da questo momento Mark Zuckerberg sarà abbreviato con l’acronimo M.Z.
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piattaforme web o dei web based services che avevano come principale funzione d’uso quella di
ricreare online il network delle relazioni esistenti nel mondo reale. Essi permettevano agli utenti la
creazione di un profilo composto da una serie di informazioni utili ad identificarlo e descriverlo al fine
di creare un proprio network di contatti tra gli utenti che avessero già aderito al servizio o invitando
coloro che non lo avessero ancora fatto con i quali interagire e comunicare utilizzando gli strumenti
offerti dal sito stesso. Si potevano individuare tre componenti comuni a tutti i social network: la
componente di self expression, caratterizzata dal profilo dell’utente, con il quale l’utente creava la
propria identità online e nel quale forniva le informazioni di carattere personale utili ad identificarlo,
la componente di networking, la costruzione del proprio network, ovvero identificando gli altri utenti
con i quali intendesse creare una connessione all'interno del social network, e, infine, la componente
di communication, ossia gli strumenti rivolti a garantire l’interazione tra gli utenti. Poi, oltre alle
definizioni, TFB poteva ispirarsi, nel concreto, a siti come Friendester. Esso era pensato, in
particolare, per la ricerca dell’anima gemella, da rintracciare nell’elenco di amici degli amici. Questo
social network era popolarissimo ad Harvard, ma riscontrò alcune difficoltà tecniche quando esplose
a livello nazionale. Infatti, il suo database non fu in grado di contenere tutti gli utenti iscritti
provocando il sovraccarico e crollo del sito. Dal tracollo di Friendster, M.Z. aveva capito che diverse
persone ricercavano il successore del vecchio social network, e così, mise online TFB il 4 febbraio
2004.
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Figura 1 Wireframe Homepage di Thefacebook.com nell’anno 2004 (Foto homepage tratta dal sito GeeksClub <http://www.thegeeksclub.com/facebook-website-design-2004-2011/>, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
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L’Homepage era caratterizzata da uno stile minimal; infatti, non vi erano riquadri molto articolati,
margini o colori vividi e vistosi e grandi fotografie appariscenti, poiché la funzione della pagina era
quella di spiegare all’utente il servizio che offrivano. Il blu e il bianco, che dominavano le pagine di
TFB, non intralciavano l’esperienza d’uso dell’utente ma sottolineavano il predominio dei contenuti.
Inoltre, questi colori furono scelti poiché M.Z. era daltonico e le gradazioni di blu e bianco erano le
uniche tonalità che vedeva con chiarezza. La scelta di un design semplice e pulito fu fatta per
evidenziare i contenuti poiché protagonisti del social network. La scelta di minimalismo nella grafica
del sito, inoltre, era dettata anche dall’assenza di un vero e proprio web-designer nel team e da una
propensione di M.Z. allo sviluppo delle funzionalità.
Essendo TFB un Profile-based social network, ovvero incentrato principalmente sul profilo dell’utente
e sulla componente di self expression, non ospitava contenuti propri; infatti, la piattaforma era
finalizzata ad ospitare le informazioni personali degli utenti, che, grazie al design schematico,
riuscivano a condividere con estrema facilità. Il luogo dove era possibile fare tutto questo era la
pagina Profilo. Questa pagina presentava lo stesso layout dell’homepage, ad eccezione della colonna
a destra che conteneva altri riquadri disposti su due ulteriori colonne.
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Figura 2 Wireframe pagina Profilo di Thefacebook.com nell’anno 2004 (Screenshot Profilo tratta dal sito GeeksClub <http://www.thegeeksclub.com/facebook-website-design-2004-2011/>, Wireframe e Tabella di
Matteo Cesati).
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Osservando la pagina Profilo, si notava immediatamente la sua struttura nidificata e rigida; infatti, la
composizione dei box non era modificabile, unicamente il contenuto. Tutto all’interno della propria
pagina aveva un suo specifico luogo e in tutte le pagine di profilo si ritrovano le informazioni nelle
stesse posizioni. Questa scelta fu attuata per facilitare l’esperienza d’uso: l’utente, dopo aver capito
come funzionava ed era strutturata la pagina profilo, riusciva rapidamente a trovare le informazioni
che desiderava sulle pagine degli amici. Le funzioni sul profilo non erano molte confrontate con
quelle della versione odierna ma questa scelta fu fatta volontariamente. M.Z. e Moskovitz volevano
fidelizzare gli utenti a TFB rendendo il sito schematico, di facile utilizzo e senza troppe funzioni
complesse. Infatti, inizialmente l’interazione con gli altri utenti era piuttosto limitata; l’utente poteva
solamente invitare i suoi compagni di università ad iscriversi a TFB3, aggiungere nuovi amici per
ampliare la propria rete sociale e visualizzare graficamente quest’ultima. In questa versione era
possibile, inoltre, comunicare con i propri amici tramite messaggio privato, accedendo alla pagina My
Message. Bisogna precisare che, inizialmente, il social network si appoggiava all’indirizzo mail con cui
l’utente aveva effettuato l’iscrizione per poter limitare il traffico dati sui database (al tempo piuttosto
esigui) di TFB. Questa, però, non era l’unica possibilità per interagire con i propri amici: in alternativa,
gli utenti potevano mandarsi un poke (pizzicotto) che veniva notificato via mail. Il poke non aveva un
preciso scopo, compito degli utenti attribuirne uno: alcuni lo utilizzavano per segnalare che
trovassero quella particolare persona carina, altri come remainder per qualche evento particolare e
altri ancora come semplice saluto.
Analizzando TFB secondo i canoni dell'usability, si nota come questi ultimi siano stati presi in
considerazione e fortemente rispettati. La Facilità di Apprendimento e di Memorizzazione era
agevolata dalle limitate funzioni, dalla schematicità e dalla ripetizione della composizione del sito.
Inoltre data la facilità del sito, la Frequenza e la Pericolosità di Errori erano notevolmente contenute.
Gli errori erano facilmente risolvibili: gli errori potevano consistere in errate modifiche del profilo o
immissioni d’informazioni scorrette nel sito. In entrambi i casi, tali problematiche potevano essere
facilmente risolte utilizzando il pulsante modifica accanto ogni riquadro del proprio profilo.
L’efficienza d’uso era modesta ma non eccellente: svolgere un compito era semplice ma molto
macchinoso e dispendioso in termine di tempo. Ad esempio, per visualizzare le novità dei propri
amici si doveva visitare ogni singolo profilo e notare le differenze dall’ultima visita, nonostante ciò il
livello di soddisfazione degli utenti era molto elevato tanto che il sito risultava essere molto
frequentato. Un altro difetto era la ridondanza di funzioni simili all’interno della pagina profilo, come
la presenza massiccia del tasto modifica. Questo ultima scelta era, però, voluta e serviva per aiutare
utenti inesperti a imparare ad utilizzare e a modificare facilmente il proprio profilo. Il successo di TFB
3 La richiesta d’iscrizione sarebbe stata inviata attraverso la mail dell’ateneo.
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era dovuto sia alla grande usabilità del sito, pur non essendoci una persona specifica addetta a
questo aspetto, sia alla mission che M.Z. e il suo team si erano proposti.
Lo scopo di questa prima versione era quello di essere uno strumento utile e divertente per gli
studenti del college. In primo luogo gli utenti utilizzavano TFB per fare conquiste sentimentali
inviando poke, messaggi privati e visualizzando le informazioni presenti sui profili; In secondo luogo
questo social network anche per scopi più costruttivi come radunare gruppi di studio per gli esami,
programmare le riunioni dei club oppure scegliere i corsi sfruttando le funzionalità ereditate da
Course Match. Un’altra funzionalità molto apprezzata dagli studenti di Harvard era il collegamento
automatico della propria pagina con il database del Crimison, il giornale dell’ateneo, in modo tale che
sul proprio profilo comparissero tutti gli articoli in cui si era citati. TFB era quindi uno dei migliori
modi per uno studente di college di rappresentare se stesso. In accordo con tale pensiero M.Z. pensò
di introdurre il Curriculum Vitae nelle informazioni di profilo. Inizialmente venne presa in
considerazione ma poi fu scartata perché secondo il creatore avrebbe reso il social network meno
divertente e quindi meno appetibile per gli studenti. A sviluppare tale idea sarà Linkedin, un Business
social network rivolto esclusivamente alla creazione e alla gestione di network di tipo professionale
tra imprenditori, manager e professionisti. La questione del CV è emblematica per la tipologia di
mission e di target dei due siti: se TFB era indirizzato ad utenti giovani e aveva, maggiormente, uno
scopo ludico, per Linkedin era indirizzato ad user adulti che sfruttavano il proprio network per
stringere nuovi rapporti di lavoro, sfruttando le referenze positive da parte di eventuali
contatti/amicizie in comune.
Oltre l’aver creato una pagina profilo intuitiva e di facile utilizzo, TFB ebbe il merito di aver
reinventato il concetto di “amicizia” online. Infatti, in tutti i social network dell’epoca si potevano
instaurare amicizie monodirezionali: per diventare “amici” era sufficiente un click senza
l’approvazione dell’altro utente. L’apertura del sito a nuove università rese necessario preservare la
privacy degli utenti in modo tale da evitare la perdita dei vecchi iscritti, impauriti dalla possibilità che
le loro informazioni personali diventassero accessibili a tutti. A tal fine venne introdotto il concetto di
amicizie bidirezionali, dove entrambi gli utenti coinvolti dovevano dare la loro approvazione. Questa
nuova tipologia di amicizia portava con se vantaggi e svantaggi. Il lato positivo consisteva, per gli
utenti, nella sicurezza che le proprie informazioni fossero visibili unicamente alle persone accettate
come amico, mentre, per TFB, nella creazione di legami solidi poiché consensuali. Invece, lo
svantaggio risultava essere la lentezza con cui si costituivano le reti sociali. Con le amicizie mono
direzionali era possibile creare una rete composta da mille connessioni in poco tempo, mentre con
quelle bidirezionali bisognava aspettare la risposta del potenziale amico e il lasso di tempo,
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conseguentemente, aumentava. La decisione di TFB in merito a ciò era dovuta alla scelta di mettere a
loro agio gli utenti con un metodo che ricalcasse quello della vita reale.
Nel settembre 2004 i fondatori di TFB si aspettavano un notevole aumento delle iscrizioni in
concomitanza con l’ingresso in università delle nuove matricole. Pensarono, quindi, che fosse il
momento opportuno per introdurre due nuove funzionalità: la Bacheca e i Gruppi. La Bacheca, posta
appena sopra il box delle informazioni, quindi, molto visibile in modo da incoraggiarne l’utilizzo, era
un riquadro in cui chiunque poteva scrivere direttamente sul profilo di un altro utente, lasciandogli
un messaggio o un commento; essa rappresentava l’equivalente pubblico di una mail leggibile da
chiunque visitasse il profilo. Inoltre nella bacheca era possibile aggiornare il proprio status, ovvero
una frase che rappresentava i pensieri o le azioni dell’utente. Oltre a navigare tra i profili, ora si
poteva reagire a ciò che si trovava: invitare una persona a un pub, lasciare un commento o
commentarne altri. Da quel momento ogni utente di TFB ebbe la sua vetrina “pubblica”. La seconda
novità introdotta furono i Gruppi, pagine simili al Profilo, ma con lo scopo di radunare utenti con
interessi comuni e dar loro uno spazio dove discuterne. Entrambe le funzionalità erano state pensate
per ammaliare i nuovi utenti: la prima per offrire nuovi contenuti, la seconda per avvicinare gli utenti
con interessi comuni offrendo loro un’ulteriore possibilità di allargare la propria rete sociale. Queste
nuove funzioni furono accompagnate da un allargamento di server e database in modo tale da poter
ospitare su TFB messaggi privati, notifiche e commenti senza appoggiarsi ai servizi mail come
accadeva in passato.
Il 2005 fu caratterizzato anche dall’introduzione
della pubblicità, a cui M.Z. fu fortemente
contrario ma, spaventato dalla fine di
Friendster, decise di permetterlo affidandola
all’Y2M, famosa agenzia pubblicitaria
americana. Questa rappresentava un’azione
necessaria per pagare le spese per la gestione
del sito e l’ampliamento dei database e dei
server permettendo, così, un utilizzo del sito
fluido e scorrevole. M.Z. sapeva bene che le
pubblicità dovevano rispettare due criteri:
innanzitutto, esse dovevano essere visibili a
tutti in modo da soddisfare la Y2M ma, al
contempo, non dovevano intralciare l’attività
Figura 3 Screenshot pagina Profilo nell’anno 2005, tratta da Hugues Valentin
<http://huguesval.com/blog/2010/04/retrospective-designs-de-facebook-entre-2005-et-2010/>.
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degli utenti. Le pubblicità (fig 3.1) consistevano in banner rettangolari di misura standardizzata con
vincoli sul contenuto: l’oggetto o l’evento pubblicizzato doveva essere in linea con lo spirito del social
network. Per evitare, inoltre, che le pagine si riempissero di banner pubblicitari, gli inserzionisti
vennero aiutati a farsi pubblicità in nuovi modi. Ad esempio, in occasione dell’uscita del film
“Spongebob” venne suggerito alla Paramount di creare un gruppo dedicato al film. Così facendo,
M.Z. riusciva a non rendere le pubblicità troppo invasive a livello di User Experience.
In soli due anni Thefacebook.com si era affermato come il social network universitario, grazie a
strategia, attenzione alla usability, a una fruizione del sito fluida e features di facile utilizzo. Forte del
vantaggio di sfruttare le solide reti sociali universitarie, M.Z. sapeva bene che, per far imporre il suo
social network su larga scala, avrebbe avuto altri avversari e che la cura per il design, lo sviluppo di
nuove funzionalità e il miglioramento di quelle già attive avrebbero giocato un ruolo chiave in questa
sfida.
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Capitolo Due - Versione 2006 - Progetto Facelift
Alla fine del 2005 M.Z. aveva chiaro chi fosse il suo rivale: MySpace. Esso era un social network che
aveva funzioni simili a quelle di TFB, ma differiva da quest’ultimo per la concezione di social network;
lasciava sia la libertà agli utenti di iscriversi con un nickname falso sia la possibilità di appropriarsi
d’identità altrui senza incontrare troppi problemi. Il sito di Tom Anderson si poneva come un posto
alla moda, dove conoscere le band musicali
emergenti, ma al contempo aveva una forte
componente sessuale. Il messaggio implicito
era: MySpace è un club digitale in cui essere
scapestrati è la norma. Questa libertà si
poteva riscontrare anche nelle scelte fatte
sul design: si poteva, infatti, utilizzando le
conoscenze di base del codice HTML,
personalizzare completamente le proprie
pagine cambiandone sia il layout che
l’aspetto dei singoli box (fig. 4). Questo
social network si presentava come un luogo
in cui non vi erano regole e dove era
possibile fare tutto quello che si desiderava. Al momento della nascita di TFB, il chiassoso MySpace
aveva già sorpassato il milione di utenti. M.Z. era convinto che proporre un look minimal, mettendo
così l’accento sui contenuti, fosse la scelta giusta per imporsi nel panorama dei social network. La
convinzione del fondatore di TFB era che, costringendo gli utenti a non impiegare del tempo nella
personalizzazione del profilo, essi sarebbero stati più propensi a creare e a condividere nuovi
contenuti. E questi ultimi mantenevano in vita e in continua espansione il social network che aveva,
quindi, come obiettivo semplicità ed efficienza, non frivolezza. Il look scarno e minimal di TFB era in
netto contrasto con gli eccessi grafici di MySpace ma M.Z. non era ancora pienamente soddisfatto;
credeva, infatti, che l’aspetto attuale del suo sito riflettesse il modo disordinato con cui si era evoluto
dai tempi del dormitorio.
Nel 2005 Sean Parker, consulente marketing di TFB, consigliò a M.Z. di assumere una persona che si
occupasse della grafica del sito: fu, così, che Aaron Sittig entrò a far parte ufficialmente del team di
TFB come designer grafico. Il suo compito era di conferire al sito un ordine e un’impaginazione tali da
rendere la fruizione del social network ancora più semplice ed efficace. Questo restyling faceva parte
del Progetto Facelift che non era unicamente incentrato alla grafica, ma puntava ad un
miglioramento del sito in tutti i suoi aspetti. Infatti, lo spirito di tale progetto può essere sintetizzato
nella volontà di dare agli utenti tutti i mezzi necessari per poter comunicare con gli altri, non con il
sito. Oltre a questo, si ambiva a rendere il sito più “attraente” per incrementare il numero di utenti.
Nel Progetto Facelift, infatti, era compreso il re-brand del marchio e il cambio di dominio. È
ufficialmente dal 20 settembre 2005 che il social network nato a Harvard si chiama Facebook.
Responsabile di ciò fu Sean Parker, convinto che, affinché il sito rispecchiasse la nuova mission, fosse
necessario un re-brand del marchio: furono così tolti il the e le parentesi quadre dal logo. Inoltre fu
adottato anche un cambio di dominio da thefacebook.com a facebook.com.
Figura 4 Pagina Profilo MySpace 2006, tratta da Let’s talk for real <http://www.clintonandor.com/html/blog.html>.
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Il Profilo non si presentava estremamente diverso nel contenuto ma piuttosto nella forma. I colori
usati erano limitati e non sfumati. Si percepiva anche un alleggerimento di tutta la pagina poiché
erano stati eliminati i bordi tratteggiati e ridotti l’Header e il riquadro Search. Le divisioni in riquadri
erano, inoltre, meno marcate; la nuova versione non presentava i margini, e ciò nonostante, la
divisione in colonne e riquadri era evidente. Il progetto Facelift, come indica il nome stesso, mirava a
non sconvolgere il profilo FB, ma lo aiutava a evidenziare meglio quali erano i suoi punti di forza.
Grazie a questa grafica, le informazioni erano facilmente individuabili e leggibili e con questo nuovo
design FB si metteva in netta contrapposizione a MySpace, regno dei colori sgargianti e fluo, facendo
capire come nel social network di M.Z. i contenuti fossero centrali e prioritari.
Figura 5 Wireframe pagina Profilo di Facebook.com nell’anno 2006 (Foto tratta dal sito Facebook Craze <http://facebookcraze.com/tag/old-facebook-layout/>, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
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La funzione del profilo più interessante fu l’introduzione dell’applicazione Foto. In precedenza, l’unica
foto visualizzabile era quella del profilo e, una volta cambiata, era impossibile recuperarla; la nuova
applicazione, invece, permetteva di vedere tutte le foto del profilo di un utente e visionare gli album
comprensivi di titolo e di breve descrizione. Non era, però, ancora possibile commentare gli album o
le foto singole. Lo straordinario successo della nuova applicazione di FB per la gestione delle
fotografie spinse l’azienda a riflettere su quali fossero i motivi di questo grande apprezzamento. Uno
dei fattori individuati era la facilità con cui si potevano trovare le nuove foto caricate dagli amici: il
riquadro Foto, presente sul profilo di ogni utente, mostrava quali album erano stati aggiornati di
recente. Sembrava, quindi, che gli utenti volessero sapere cosa ci fosse di nuovo. M.Z. decise di
muoversi in questa direzione introducendo il Timesorting (Ordinamento Cronologico) anche nella
lista degli amici; Questi ultimi venivano visualizzati secondo l’aggiornamento più recente. Questa
funzione fu molto apprezzata dagli utenti di FB; infatti, il team di programmatori aveva valutato che
ad ogni cambio d’immagine di profilo o di aggiornamento d’informazioni si ottenevano in media
venticinque page views in più. Così, giunsero alla conclusione che l’attività principale degli utenti
fosse esaminare le novità sui profili degli amici. Studiare i profili altrui era un’attività ossessiva, ma
non molto efficiente. Infatti, nella passata versione non vi era nulla che segnalasse cosa fosse
cambiato dall’ultima visita del profilo, ma era compito dell’utente ricordarselo. Così i leader
dell’azienda ebbero l’idea di costruire una pagina che mostrasse, non solo le ultime foto aggiunte, ma
tutti i cambiamenti recenti dei profili degli amici.
L’avvento del Newsfeed segnò l’inizio di una nuova era per FB. Il modello cui s’ispirava questa pagina
era quello di un quotidiano tarato sugli interessi di ciascun utente e distribuito in modo diretto. FB
chiamava Story ogni singola notifica e The Publisher (l’editore) il software del Newsfeed.
Quest’ultimo analizzava ogni attività compiuta sul sito da ciascuna di quelle persone e, ogni volta che
l’utente accedeva a FB, classificava l’attività di tutti i suoi amici sulla base della probabilità che
l’utente trovasse interessanti tali aggiornamenti, considerando il comportamento pregresso di
ciascun utente. L'homepage, quindi, sarebbe apparsa a ogni utente completamente diversa a
seconda dei propri amici. Insieme al Newsfeed, fu programmato il Minifeed. Tale applicazione era
situata in un riquadro posto nel profilo e possedeva gli stessi algoritmi della sezione Notizie. La
differenza consisteva nell’oggetto d’interesse dell’algoritmo: l’utente stesso del profilo. Per questo
motivo, il Minifeed assunse la funzione di costruire di cronologia degli aggiornamenti, delle modifiche
o delle attività dell’utente.
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Dal punto di vista grafico, la sezione Notizie manteneva il layout del profilo e alcuni elementi in
comune (fig. 6.1&2). Il cambiamento principale, oltre al contenuto, consisteva nella grandezza delle
due colonne interne: esse risultavano, infatti, come invertite. Nella colonna sinistra, ora la più grande
tra le due, vi era il Newsfeed che conteneva tutti gli aggiornamenti dei propri amici; Invece, la
colonna destra era dedicata interamente alle notifiche.
Figura 6 Wireframe del Newsfeed di Facebook.com nell’anno 2006 (Foto tratta dal sito Grovo Blog <http http://blog.grovo.com/>, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
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Il 5 settembre 2006 sul blog di FB fu pubblicato l’annuncio del compimento del Progetto Facelift.
Tutto il team era fiducioso che il restyling e il lancio del Newsfeed consacrasse definitivamente FB
come il social network più innovativo e più amato. Ma se per il restyling del sito e l’applicazione Foto,
lancianti alcuni mesi prima, il consenso arrivò unanime, per la pagina Newsfeed non toccò la stessa
sorte. Solo un utente su cento recensiva positivamente la nuova sezione. Inizialmente gli ideatori si
chiesero quale fosse il problema e quale fattore riguardo all’Usability avessero tralasciato: Facilità di
apprendimento, Efficienza d’uso, Facilità di memorizzazione, Frequenza e Pericolosità degli errori
erano state tutte rispettate. La sezione Notizie faceva automaticamente quello che gli utenti avevano
fatto dalla nascita di FB, ovvero ricercare le informazioni più interessanti. E lo faceva anche con un
discreto successo, poiché si basava sulle preferenze dell’utente. Inoltre, non bisognava imparare ad
usare tale pagina dal momento che era tutto automatizzato e gli errori potevano essere risolti
impostando diversamente le preferenze. Ben presto capirono che il fattore non preso in
considerazione era quello della Soddisfazione Personale: la sezione Notizie non aveva privato gli
utenti del piacere di cercare le informazioni, ma metteva in luce un aspetto di FB che, fino a quel
momento, non era ben chiaro. Gli utenti capirono che FB registrava tutti i propri aggiornamenti e che
essi erano sotto gli occhi di tutti. In realtà, ciò accadeva anche in precedenza; ma la sezione
Newsfeed metteva ora in evidenza tutte le proprie informazioni personali eliminando così ogni sorta
di riservatezza. FB aveva compiuto il suo primo passo falso e sul social network non esitarono a
sottolinearlo, anche con la creazione di gruppi di protesta. Si contava che circa il 10% degli utenti
protestasse attivamente contro la nuova sezione. Malgrado la tale disapprovazione degli utenti, M.Z.
vedeva in questo episodio qualcosa di paradossale: Il fatto che i gruppi anti-Notizie fossero cresciuti
tanto in fretta, dimostrava quanto il nuovo sistema fosse efficiente. Gli utenti s’iscrivevano a questi
gruppi dopo aver scoperto la loro esistenza grazie al Newsfeed. Per lui, questo era la prova che tale
sezione aveva funzionato, anche se queste argomentazioni razionali non bastavano certo a placare le
lamentele degli utenti. Era necessario, perciò, introdurre un servizio che riuscisse a dare il controllo
delle informazioni personali agli utenti. La soluzione proposta dal team di Palo Alto fu l’introduzione
di nuove impostazioni della privacy. In quarantotto ore i programmatori di FB crearono nuove
impostazioni dando agli utenti un margine di controllo sulla propria sezione Notizie. Con tali
modifiche si poteva chiedere al software di non pubblicare notifiche su particolari tipi di azioni; ad
esempio, il programma poteva essere silenziato quando si apportava un cambiamento alla situazione
sentimentale. Quest’avvenimento insegnò a FB una dura lezione, forse però, mai appresa del tutto.
Poiché FB è un infostruttutura, in cui gli utenti interagiscono tra loro, sono quest’ultimi a dover avere
il pieno controllo di tutte le sue funzioni in modo tale da utilizzarle con il massimo grado di
soddisfazione. Tutte le funzionalità su cui l’utente non può esercitare anche un minimo controllo
21
sono destinate a fallire o a essere fortemente contrastate. Dopo l’aggiunta delle nuove impostazioni
della privacy la sezione Notizie iniziò ad essere apprezzata e fortemente utilizzata. I dati parlavano
chiaro: gli utenti passavano su FB, in media, più tempo rispetto a prima del lancio delle Notizie. Ad
agosto le pagine visualizzate furono dodici miliardi; ad Ottobre con la nuova sezione attiva arrivarono
ventidue miliardi.
Con il re-brand del marchio, il Progetto Facelift e l’Open Reg, ovvero la registrazione aperta a tutti e
non più solo ai college e alle scuole superiori, FB si stava affermando come uno dei migliori social
network presenti online. Molte persone iniziarono ad abbandonare MySpace trovandolo troppo
confusionario e poco sicuro, visto l’enorme quantità di profili falsi. M.Z., caratterizzato da una
propensione a progetti a lungo termine, era conscio che il progetto Facelift fosse solo la prima fase e
che quello era il momento di affermarsi definitivamente su tutti gli altri competitor. Infatti, MySpace,
nonostante le prime defezioni, era ancora il social network con più iscrizioni sul web. Il prossimo
passo di M.Z. era di trasformare FB da semplice social network a piattaforma, potendo così offrire ai
propri utenti sempre più funzionalità, incrementando così il numero d’iscritti.
22
Capitolo 3 - Versione 2007 - Facebook Platform
Uno dei sogni di M.Z. era quello di creare una piattaforma, un posto in cui tutti potessero far girare
software, come Windows di Microsoft o Macintosh di Apple. E il 2007 era indubbiamente il momento
ideale. L’Open Reg, infatti, aveva avuto un enorme successo assicurandosi milioni di utenti e un certo
rispetto da parte delle altre aziende. L’epifania per la creazione della piattaforma venne dopo una
riflessione sulle uniche due app create da FB: Foto ed Eventi. Mancavano molte funzionalità a queste
applicazioni che qualsiasi altro software poteva offrire. Le foto, ad esempio, non erano ad alta
risoluzione, la funzione di stampa era poco funzionale e, fino a poco tempo prima, non si potevano
neanche ordinare gli album; ma, nonostante tutti questi limiti, tale applicazione era il sito di foto più
trafficato di internet. In maniera analoga, nonostante l’applicazione Eventi presentava dei limiti, essa
aveva superato per visite Evite.com, sito per eventi fino a quel momento leader nel settore. Tutte le
mancanze di queste applicazioni erano, però, compensate da una loro funzionalità esclusiva:
l’integrazione con il grafo sociale, ovvero la rete di amicizie in cui i nodi sono gli utenti e le
connessioni sono le amicizie. Il team di FB aveva creato il più potente meccanismo di distribuzione di
contenuti. Se l’utente aggiungeva una foto o partecipava a un evento, il sistema lo comunicava agli
amici. M.Z. pensò che questo sistema potesse essere allargato a qualsiasi tipo di applicazione, così
che un’azienda, una volta scoperta la possibilità di creare applicazioni così potenti, ne avrebbe
progettate altre di qualsiasi tipo: Giochi, Shopping e altro, tutte basate sul grafo sociale. L’aspirazione
di M.Z. era di fare per il Web quello che Bill Gates aveva fatto per il PC: creare un’infrastruttura
standard, che semplificasse lo sviluppo di applicazioni. Gli effetti positivi che si potevano trarre dalla
trasformazione di FB in una piattaforma erano molti. In primo luogo, la creazione di una piattaforma
avrebbe permesso a FB di diventare il fulcro di un ecosistema composto da partner che dipendono
dal proprio prodotto. Si sarebbe potuto così decidere come, quando e in che quantità i partner
potessero o dovessero interagire con FB. E una volta che l’azienda si fosse posta al centro di un intero
ecosistema per i competitor scalzarla sarebbe diventato difficilissimo. In secondo luogo, FB si sarebbe
liberata dell’onere di eccellere in tutto quello che fa; infatti, era altamente improbabile che potesse
riuscire a creare la migliore applicazione per ogni servizio a cui gli utenti fossero interessati.
Già nell’Agosto del 2006 FB fece la prima mossa per diventare una piattaforma, anche se nessuno se
ne accorse poiché era in corso la diatriba riguardante la sezione Notizie. In quell’anno furono
sviluppate da Dave Fetterman le API (application programming interface, interfaccia di
programmazione per applicazioni), un sistema che consentiva di loggarsi su altri siti usando
username e password di FB. Così, FB cercava di porre rimedio alla frammentazione dei social
network, l’utente poteva iscriversi a più siti utilizzando l’account FB e essi potevano avere le
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informazioni di base dell’utente dal suo account. Queste non ebbero, però, il successo sperato. Il
problema principale consisteva nella limitata utilità per i partner esterni, poiché non era inclusa la
“distribuzione”. Si poteva estrarre da FB la lista degli amici, ma l’applicazione non permetteva di
inviare informazioni a FB e, quindi, non venivano generate notifiche ne sul Newsfeed e ne su
Minifeed. Per lo sviluppo delle API si partì dall’applicazione Foto.
M.Z. si chiese come le altre applicazioni potessero fare le stesse cose delle loro app. Sul profilo di
ogni utente era presente un box per gli album delle foto e, cliccando su una di esse, l’utente arrivava
a un’intera pagina dedicata. Quando l’utente caricava una foto, il suo Minifeed si aggiornava e lo
stesso faceva la pagina Notizie degli amici. Considerando tali fattori, M.Z. decise di permettere agli
sviluppatori esterni di inserire sulle pagine di profilo dei box per le proprie applicazioni e di costruire
intere pagine di FB ad esse dedicate. Naturalmente, le azioni compiute in ogni applicazione
avrebbero generato contenuti nella sezione Notizie e aggiornato il Minifeed.
Il 24 maggio 2007 fu organizzato al F8, una conferenza composta da un keynote, tenuto da M.Z., in
cui fu lanciata la piattaforma, e da una Hackathon, dove gli sviluppatori avevano la possibilità per
otto ore di creare le loro applicazioni con il team di FB. La risposta degli utenti fu fin da subito più che
positiva. Il traffico dati fu esorbitante e in soli sei mesi furono sviluppate più di 25.000 applicazioni.
Queste novità furono accompagnate da un restyling del profilo così da poter supportare al meglio le
nuove applicazioni.
24
Figura 7 Wireframe pagina Profilo di Facebook.com nell’anno 2007 (Foto tratta dal sito Teknowlodgy
<http://teknowlodgy.com/social-media/facebook/facebook-website-design-from-2004-to-2011/attachment/facebook-in-2007>, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
25
Il nuovo profilo manteneva a grandi linee lo stesso layout della precedente versione, anche se
lasciava intuire un futuro passaggio da un layout a due colonne a uno a tre. Un'altra modifica fu fatta
per le pubblicità che mantenevano sempre la stessa posizione di sempre, ma si svincolavano dal
formato banner. Infatti, gli spazi per le inserzioni diventavano veri e propri riquadri, composti da un
titolo, un’immagine e una descrizione del prodotto o dell’evento. Inoltre, sotto di essi, si trovavano i
link Create, per creare il proprio box pubblicitario, e Share, per condividere la pubblicità sul proprio
profilo. Il nuovo formato delle pubblicità fu scelto per contrastare Google AdWord, la piattaforma di
Google, leader nel settore, che permetteva di farsi pubblicità attraverso la pubblicazione di annunci
testuali, immagini e video sulle pagine dei risultati di ricerca e sui siti della rete di contenuti Google. I
punti di forza di Facebook Ads erano una profilazione dell’utente precisa e la riprova sociale, ovvero
che qualsiasi persona ritiene comportamenti validi le scelte che venivano fatte da un gran numero di
persone, nel caso di FB i propri amici. Difatti nacque a questo scopo il pulsante Share: quando su FB
dieci dei tuoi amici diventavano fan di una Pagina, vi era una grande possibilità che lo diventassi
anche tu. Invece, i punti deboli erano la posizione degli annunci e il contesto in cui veniva presentata
la pubblicità. Se su Google l’annuncio, posto sotto la barra di ricerca, era ben integrato nella pagina e
l’utente era sul motore di ricerca per cercare effettivamente qualcosa, su FB le inserzioni facevano da
contorno, poiché vengono percepite come esterne alla pagina e poiché la principale attività
dell’utente era quella di parlare e condividere con gli amici, non ricercare qualcosa. Ma la vera
novità era la sostituzione del vecchio menù laterale con la lista delle applicazioni. Essa conteneva
app di base come Foto, Gruppi, Eventi e Marketplace e consentiva l’aggiunta di nuove. La lista era
completamente modificabile ed espandibile attraverso i pulanti Edit e More. Nella colonna del profilo
fu eliminata la precedente intestazione, integrando tali informazioni nel profilo stesso. I riquadri, in
questa colonna, erano gli stessi della versione precedente, infatti, la novità nel profilo consisteva
nella divisione in box: con l’introduzione delle applicazioni, FB doveva dare ad ognuno lo spazio
adeguato e lo fece, dando ad ogni app, sia interna a FB che esterna, il suo riquadro. Essi, inoltre,
offrivano la possibilità di modificarne il loro ordine di apparizione, la colonna di appartenenza, la
grandezza (ridotta o espansa) e, solo per le applicazioni esterne, la loro presenza sul Profilo .
Quest’aggiornamento, oltre a fornire nuove possibilità, lasciava intuire la nuova direzione che FB
voleva intraprendere: creare cioè un profilo su più pagine. Se con l’applicazione Foto si era già
tentato di sviluppare questa idea, con la versione 2007 si confermava questo trend che fu incentivato
dall’introduzione del menù di navigazione del profilo posto in alto a destra. Evidente che queste
novità riguardanti la personalizzazione non erano in contrasto con le scelte attuate nel 2006 per
differenziarsi da MySpace. Infatti, se in quest’ultimo vi era una personalizzazione senza regole, in cui
gli utenti potevano fare quello che desiderano del proprio profilo, in FB, anche cambiando la
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disposizione dei box, la pagina era comunque ordinata e con un aspetto lineare. I contenuti erano
ben visibili e la ricerca delle informazioni intuitiva e semplice. La possibilità, inoltre, di aggiungere box
delle applicazioni rendeva il profilo ancora più personale. Infatti, in MySpace non era consentito
aggiungere applicazioni esterne per decisioni dei creatori e quindi la personalizzazione avveniva
unicamente tramite l’aspetto grafico; in FB il profilo era personalizzato dai contenuti e quindi anche
dalle applicazioni installate che raccontavano qualcosa in più sull’utente. Con queste scelte FB si
poneva ancora di più come “L’anti-MySpace”, sottolineando ancora una volta l’assoluta centralità dei
contenuti. Ma la piattaforma FB non era l’unica cosa a cui stessero lavorando i programmatori;
infatti, furono introdotte piccole e grandi novità come il nuovo prompt per l’aggiornamento dello
status, che, aggiungendo il verbo “Is” davanti al nome dell’utente, induceva gli utenti a scrivere
qualcosa di personale, lasciando citazioni e aforismi alle note, o come l’introduzione dei tag nelle
fotografie. Essi collegavano i profili dei propri amici alle foto, rendendo così la foto ipertestuale. Ma
gli aggiornamenti non riguardavano strettamente il profilo; vennero introdotte le Pages, ovvero
profili dedicati alle Aziende, Prodotti o Celebrities dove vigeva l’amicizia unidirezionale, e la
Friendslist, che semplificava la visualizzazione degli amici e in cui si potevano creare delle liste private
per organizzare al meglio le proprie relazioni. Queste liste potevano essere utilizzate per inviare
messaggi, invitare i membri ad aderire ad alcuni gruppi e a filtrare gli aggiornamenti in modo tale da
organizzare anche al meglio il proprio Newsfeed.
E così mentre FB era concentrato ad affermarsi come piattaforma web, MySpace iniziava a crollare.
La sfida con gli altri social network appassionava ben poco M.Z.. Il nuovo obiettivo del suo team era
di rendere FB capace di incrementare la velocità del flusso di informazioni tra gli utenti – lo sharing –
e semplificare l’aspetto grafico del sito per consentire l’elaborazione di un volume di informazioni
sempre maggiore.
27
Capitolo Quattro - Versione 2008/09 - FB95
Uno degli aspetti a cui M.Z. era più interessato era di far crescere il numero degli iscritti a FB in modo
da creare sempre più traffico sul sito. Per far ciò, il suo team pensò che il sito dovesse essere
maggiormente accessibile semplificandone la navigazione data l’enorme quantità di funzioni. Una
delle prime mosse fu tradurre FB in altre lingue in modo tale da permettere l’iscrizione anche ai non
anglofoni. La traduzione di FB adottò un approccio innovativo che sfruttava l’entusiasmo degli utenti
di tutto il mondo. Anziché incaricare un gruppo di dipendenti di tradurre in decine di altre lingue le
oltre trecentomila parole e frasi usate sul sito, Facebook affidò questo compito alla crowd
intelligence. Per creare una versione in ciascuna lingua, il software di FB presentava agli utenti una
lista contenente le parole da tradurre; così chiunque, mentre utilizzava il sito, poteva occuparsi della
traduzione in spagnolo, tedesco o swahili, di una o più parole. Ogni parola era così tradotta da diversi
utenti; e successivamente il software chiedeva ai nativi madrelingua di quel paese di votare la
traduzione migliore di ogni parola o frase. Questo nuovo approccio dimostrava come gli utenti
fossero attivi nella crescita di Facebook. L’accessibilità non consisteva solo nella traduzione di FB, ma
anche in un nuovo Profilo e funzioni in Realtime. Tutto ciò faceva parte del progetto FB95, nome che
ricordava Windows 95, il sistema operativo di Microsoft che aveva trasformato definitivamente
Windows in un prodotto mass-market e aveva garantito il monopolio planetario all’azienda.
Il profilo venne riscritto con lo scopo di aiutare gli utenti ad immagazzinare un maggior flusso di
contenuti e, perciò, il team sviluppò la via intrapresa nella precedente versione, ossia un design a più
livelli. Le novità nel profilo erano molte a partire dalla nuova struttura a tre colonne, che permetteva
la disposizione di un maggior numero di contenuti senza avere pagine troppo lunghe da analizzare. Il
design venne in parte mantenuto, nelle intestazioni dei riquadri, nello sfondo e nelle icone presenti
nella bacheca, e in parte riadattato, come nel caso della gestione delle colonne. Infatti, sebbene
anche nelle precedenti versioni le colonne presenti fossero tre, solamente da ora esse vengono
utilizzate per contenere le informazioni e i contenuti del profilo. Nei precedenti profili, infatti, la
colonna sinistra conteneva unicamente un menù per la navigazione del profilo e per gestione delle
impostazioni. Questa scelta fu effettuata per due motivi: permetteva agli utenti di non avere pagine
troppo lunghe da analizzare e successivamente consentiva di avere una migliore disposizione dei
contenuti. Se con Facebook Platform era stata messa in risalto la centralità delle applicazioni, con il
progetto FB95 l’utente ritornava ad essere l’epicentro dell’intero social network. Era l’utente che
creava e sceglieva l’ordine delle diverse schede; e grazie a queste scelte, decideva il taglio da dare al
proprio profilo.
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L’altro fattore su cui puntava il progetto FB95 erano funzioni in Realtime. Una loro declinazione era
rappresentata dalla Instant bar che si sviluppava in fondo alla pagina, per tutta la sua lunghezza. Essa
ospitava tre riquadri espandibili che permettevano di:
Vedere le proprie Notifiche. Prima le notifiche erano visibili unicamente nell’homepage. Ora
la barra, così come l’Header e il menù in alto erano sempre presenti in tutte le pagine del
sito, in modo tale da rendere immediato l’avviso di una nuova
interazione.
Cambiare lo stato di Facebook da Online a Offline e
viceversa. Quando era impostato lo stato offline, nessun
messaggio della chat poteva essere inviato e gli amici non
potevano vedere l’utente tra i possibili contatti con cui
iniziare una sessione di chat.
Guardare quali amici erano online e iniziare una sessione di
chat. In questo riquadro compariva la lista degli amici online
e, cliccando su uno di questi, si apriva un nuovo riquadro nella
barra della chat. Tale box era l’interfaccia in cui chattare con
l’amico scelto. La chat era un servizio d’instant messaging che
andava a colmare le lacune dell’Inbox e della bacheca: a
differenza dei post in bacheca, la chat era privata, e, rispetto
all’Inbox, era automaticamente aggiornata. Essa però aveva
ancora alcune mancanze come per esempio l’impossibilità di
creare sessioni di gruppo.
Figura 9 Interfaccia elenco utenti online, tratta da Facebook Blog <https://blog.facebook.com/> .
Figura 10 Interfaccia chat, tratta da Facebook Blog
<https://blog.facebook.com/> .
Figura 8 Wireframe pagina Profilo di Facebook.com nell’anno 2008 (Foto tratta dal sito Hisham’s Blog < http://blog.hishamrana.com/2008/07/27/how-to-get-facebooks-new-layout>, Wireframe e Tabella di Matteo
Cesati).
30
Un’altra funzione, che seguiva la filosofia Realtime, fu l’aggiunta del pulsante Mi piace, che dava la
possibilità di dare il proprio apprezzamento con un semplice click. L’ultima funzionalità, portata da
questo progetto, era il Realtime Stream, ovvero il flusso di informazioni mostrato in tempo reale.
Esso, di conseguenza, cercava anche di migliorare l’interazione con il grafo sociale. Il popolo di FB
raccontava la propria vita attraverso status, foto e aggiornamenti video e faceva ciò ovunque fosse
grazie alla possibilità di accedere a internet con i dispositivi mobili, dalla versione mobile di FB e
dall’applicazione per iPhone. Inoltre, l’idea che il proprio profilo fosse solamente definito dai propri
interessi e dalle proprie informazioni era ormai stata accantonata da tempo; l’utente è i suoi post e i
suoi aggiornamenti di stato, motivo dalla scelta di posizionare la scheda Bacheca come prima scheda
visualizzabile. M.Z. aveva, già nelle precedenti versioni, migliorato l’user-experience concentrandosi
su quello che poteva piacere agli utenti e mostrandolo tramite il Newsfeed. Con FB95 si prefiggeva di
raggiungere un gradino in più: mostrare tutti gli aggiornamenti degli amici e delle fan page in tempo
reale permettendo così all’utente di partecipare allo Stream in prima persona. Come spiega M.Z.4 gli
utenti non andranno su FB unicamente per guardare una parte di contenuti, ma principalmente per
guardare cosa sta succedendo in quel momento nella propria rete sociale. L’introduzione del
Realtime Stream permetteva agli utenti di essere sempre aggiornati e incentivava loro a produrre
contenuti per permettere agli altri di rimanere sempre in contatto. La conseguenza di questo
pensiero fu la modifica dell’algoritmo del Newsfeed. Così la sezione Notizie si trasformò in Livefeed,
sezione governata da un algoritmo con focus sull’aggiornamento in tempo reale. In questo nuovo
algoritmo furono rimosse le vecchie impostazioni basate sulle preferenze dell’utente; da questo
momento, nell’homepage di ogni utente venivano presentati gli aggiornamenti di tutti gli amici o di
tutte le fanpage a cui si era connessi. Per ordinare e rendere più efficace la visualizzazione dello
Stream fu modificata la colonna sinistra introducendo un menù laterale che permetteva di filtrare in
tempo reale il Livefeed secondo le reti sociali di appartenenza o la tipologia di aggiornamento.
Nell’homepage, inoltre, fu inserito nella colonna destra il box degli Highlights, che mostrava i
contenuti salienti prendendo in considerazione un lasso di tempo maggiore rispetto a quello del
Livefeed. Questi Highlights sfruttavano il vecchio algoritmo del Newsfeed usato nelle versioni
precedenti.
4 Zuckerberg Mark, “Improving Your Ability to Share and Connect” , Facebook Blog, 4 marzo 2009
<https://blog.facebook.com/blog.php?post=57822962130>
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Questo progetto, però, non risultò rivoluzionario; infatti, Michael Arrington, giornalista di
TechCrunch, scrisse un articolo intitolato “La FriendFeedazione di Facebook” in cui faceva notare che
FB con il nuovo restyling tentasse di imitare FriendsFeed, unendo, ai tradizionali contenuti delle
notizie, aggiornamenti di stato in tempo reale. Per far tacere le polemiche ed avere un team di
persone specializzate nel realtime, FB comprò FriendsFeed nell’Agosto del 2009. La vera “musa
ispiratrice”, però, era Twitter. Nato nel 2006, questo social network permetteva agli utenti di scrivere
Figura 11 Wireframe Livefeed di Facebook.com nell’anno 2009 (Foto tratta dal sito Stesio54 < http://www.stesio54.it/archives/un-nuovo-facebook>, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
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post di 140 caratteri e di arricchirli con link di foto, notizie e video, formando così un micro-blog. La
sua vera forza consisteva, però, nel Livefeed che permetteva agli utenti di visualizzare in tempo reale
gli aggiornamenti dei propri follower. Ma esso non fu l’unica funzionalità a cui FB s’ispirò. Vi era,
infatti, la possibilità su Twitter di taggare i propri follower ai post, collegando così l’aggiornamento di
stato ad un particolare utente. Per poter attuare questo collegamento si doveva digitare il simbolo
“@” seguito dal nickname dell’utente. La stessa funzionalità fu introdotta con FB95 con le medesime
modalità (@+nome amico). Se, però, su Twitter il tag in un post era una necessità5, su FB non
sembrava essere strettamente necessario, poiché per interagire con gli altri utenti si poteva visionare
il profilo e scrivere un commento. Con questi aggiornamenti e le accuse mosse dai blog, si poteva
pensare che, per la prima volta, FB non fosse più “l’innovatore” ma dovesse reagire alle novità altrui.
Ma, nonostante le critiche, il progetto FB95 portò ad una crescita del social network, facendolo
arrivare da 150milioni d’iscritti alla quota di 300milioni.
Alla fine del 2009 FB confermava così la sua posizione di predominio all’interno dell’ecosistema dei
social network per numero di iscritti e per livello di partecipazione; iniziava, però, a manifestare una
paura verso la concorrenza dando la sensazione di non avere più assi nella manica. Per migliorare la
sua reputazione, il team di Palo Alto decise di muoversi in due direzioni: verso un miglioramento di
accessibilità e di controllo delle informazioni della versione desktop e verso la creazione di
applicazioni e versioni adeguate della versione mobile.
5 Su Twitter non era possibile scrivere sul profilo di altri utenti, quindi, per poter rispondere e comunicare con gli
altri l’uso del tag nei post risultava essere l’unico modo possibile.
33
Capitolo Cinque - Versione 2010-2011
Il biennio 2010-11 fu caratterizzato da un lavoro trasversale sulla privacy, sia per la versione web che
per quella mobile. Avendo FB molte funzionalità e milioni d’iscritti, l’obiettivo prioritario era quello di
dare il totale controllo agli utenti del proprio profilo e delle proprie informazioni per evitare i
problemi avuti passato. Di cambiamenti sui termini della privacy ne erano stati fatti, se si pensa che
nel 2005 FB spiegava così la sua politica:
“No personal information that you submit to Thefacebook will be available to any user of the Web Site
who does not belong to at least one of the groups specified by you in your privacy settings.”
Figura 12 Infografica sull'accessibilità delle informazioni su FB utilizzando le impostazioni di default del 2004.
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Per poi, in cinque anni, riscriverla completamente così:
“Certain categories of information such as your name, profile photo, list of friends and pages you are
a fan of, gender, geographic region, and networks you belong to are considered publicly available to
everyone, including Facebook-enhanced applications, and therefore do not have privacy settings. You
can, however, limit the ability of others to find this information through search using your search
privacy settings.”
Figura 13 Infografica sull'accessibilità delle informazioni su FB utilizzando le impostazioni di default del 2010, tratta da
Matt Mc Keon <http://mattmckeon.com/facebook-privacy/>.
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Le due infografiche, che rappresentano la visibilità delle proprie informazioni con l’impostazione di
default, illustrano come, con il passare degli anni, FB avesse puntato su una maggiore accessibilità
delle informazioni a terzi (app, non-utenti, ecc.). Questa scelta fu fatta per migliorare la pubblicità
mirata e per incentivare lo sviluppo di applicazioni nella piattaforma FB in modo da poter usufruire di
tali informazioni. I cambiamenti furono
graduali negli anni, ma mai spiegati e
fatti scegliere agli utenti. L’utente
medio, ovvero colui che non si
informava quotidianamente su blog del
settore, si trovava di anno in anno con
le sue impostazioni della privacy
resettate senza essere stato avvisato.
Questo creava nell’utente
preoccupazione poiché pensava di non
poter gestire come voleva i suoi contenuti
e ciò si poteva tradurre in una minor condivisione d’informazioni. Così, M.Z., sentendosi attaccato
dagli utenti e con il timore che alcuni abbandonassero il social network, decise di spiegare come le
impostazioni stessero cambiando e quale filosofia sostenesse tale cambiamento. Inoltre, pensò di
creare post e videotutorial per mostrarne l’utilizzo e per rispondere alle domande più frequenti. Lo
scopo di tale modifica era di semplificare e alleggerire le impostazioni sulla Privacy. Si può dedurre
che il team di FB avesse capito che per gli utenti fosse fondamentale avere nuove voci sulla privacy,
forse, più generali ma comprensibili. Infatti, questo social network non si rivolgeva, solamente, ad
utenti esperti di computer, ma alla massa ed essa aveva bisogno d’impostazioni semplici e chiare e
l’acquisizione di ShareGrove, azienda specializzata nella gestione della privacy, dimostrava quanto FB
stesse cercando di allontanare questi timori negli user. La nuova pagina si presentava con un numero
ridotto di voci e con quattro nuove macro categorie per migliorare il riconoscimento delle funzioni.
La prima riguardava il controllo dello sharing, per decidere chi poteva visualizzare gli aggiornamenti
di status, foto e video. In questo pannello di controllo vi erano tre modelli precompilati (visibile a
tutti, solo agli amici e agli amici degli amici) e la possibilità di crearne uno personalizzato. La seconda
categoria regolava la modifica della visualizzazione delle informazioni di Base; poche informazioni,
come nome, la foto di profilo, il sesso e le reti sociali, erano obbligatoriamente visibili in modo da
rendere possibile agli altri il riconoscimento del profilo. La terza trattava delle Applicazioni e i Siti che
erano collegati con il proprio profilo FB; si poteva così controllare le informazioni che erano condivise
a queste terze parti e eliminare le applicazioni. Infine, la quarta era la lista degli utenti e applicazioni
Figura 14 Schermata impostazioni della privacy 2010, tratta da Facebook Blog <https://blog.facebook.com/> .
36
bannati. La nuova pagina delle impostazioni sulla privacy era molto chiara e schematica grazie al
raggruppamento delle voci per sezioni tematiche e grazie alla riduzione del loro numero.
Anche se nel 2010-11 gli sforzi del team di FB erano concentrati sulla privacy, vi fu spazio per lavorare
su ulteriori due fronti: il miglioramento della versione web e l’implementazione della versione
mobile. Per quanto riguarda il primo, tali miglioramenti si tradussero in una ricerca della semplicità
nel profilo e nei menu di navigazione. FB si era evoluto e ne era consapevole anche il suo fondatore:
“Looking back, the first version of Facebook was very
simple. There were almost no features. There were no
status updates, photo albums or messages. There was no
News Feed or Platform. The only people who could use it
were college students in the United States. (Zuckerberg,
2010)6”
Infatti, erano state aggiunte nuove funzionalità e,
soprattutto, la mission di FB era cambiata: non era più
uno strumento per studenti ma un mezzo di
comunicazione aperto e per la massa. Se, quindi, da un
lato il social network risultava più completo per il grande
numero di applicazioni e funzioni, dall’altro risultava
essere complesso. Gli aggiornamenti per la versione Web
furono graduali, non come in passato, lasciando il tempo
all’utente di imparare il funzionamento della novità. Vi
furono aggiornamenti di lieve entità come la possibilità di aggiungere i commenti via mail, l’aggiunta
del pulsante ‘Mi piace’ ai commenti e dei sondaggi a risposta chiusa o multipla con voci inseribili
dagli amici, l’integrazione dei dati di FB nei risultati di ricerca di Bing e in Skype, l’introduzione delle
chat di gruppo e della video chat.
Ma la sostanziosa novità del 2010 fu il restyling del menu di navigazione del Livefeed (fig. 2), che
risultava ripulita e più funzionale rispetto a quella della versione precedente. Tre nuove icone
componevano pannello di gestione delle notifiche: Nuova richiesta di amicizia, Nuovo messaggio
privato, Nuova notifica generale. Se le prime due erano riferite ad azioni molto specifiche, la terza
comprendeva tutte le notifiche riguardanti le interazioni tra il profilo dell’utente e gli amici o le
applicazioni. Queste notifiche erano già presenti in passato nel Livefeed e nella Instant bar, ma la
6 Zuckerberg Mark,
“Making Control Simple”, Facebook Blog, 26 maggio 2010,
<https://blog.facebook.com/blog.php?post=391922327130>
Figura 15 Confronto tra Navigazione vr.2010 e vr. 2009, tratte da Facebook Blog
<https://blog.facebook.com/> .
37
loro nuova posizione permetteva di utilizzarle in ogni pagina, data la posizione statica della toolbar,
garantendo la visione in tempo reale. Questo riposizionamento evidenziava l’importanza data alle
notifiche e permetteva di sostituire lo spazio precedentemente occupato dalle notifiche con ulteriori
inserzioni pubblicitarie, la maggiore fonte di profitto del sito. Tornando alla navigazione, si trovava un
riquadro dedicato al profilo, comprendente una foto profilo miniaturizzata e un link per poterlo
visitare. Al di sotto, era posto un nuovo menu laterale che migliorava la condivisione dei propri
contenuti e la scoperta di nuovi. Se nella versione precedente esso svolgeva la funzione di filtro del
Livefeed, in questa nuova versione collegava il Livefeed a dashboard, ossia pagine tematiche. Esse
erano Newsfeed, Messages, Events, Photos, Friends, Application e Games. Questa nuova
impostazione del menù riprendeva funzioni delle precedenti versioni7 e ne introduceva nuove, grazie
al maggior spazio che un menù laterale permetteva senza, però, renderle confusionarie. Con
l’introduzione delle Dashboard, il Livefeed, che prima coincideva intellettualmente con l’homepage,
diventa così una parte di quest’ultimo al pari di Photos o Applications, rendendo così l’homepage più
completa e schematizzata. L’ultima novità della nuova navigazione fu l’introduzione dell’interfaccia
chat nella colonna sinistra dell’Homepage che permise, insieme allo spostamento delle notifiche, di
ridurre ad un piccolo box la precedente barra chat.
Nel Biennio 2010-11 la navigazione non fu l’unica a subire delle modifiche; infatti, anche il profilo dal
10 gennaio 2011 si presentò agli utenti di FB cambiato. Il restyling aveva come principale scopo
quello di migliorare la facilità di apprendimento e l’efficienza d’uso rendendo più semplice l’accesso
alle funzioni. Il Profilo, pur mantenendo alcuni punti di contatto con la precedente versione, appariva
alleggerito per quanto riguarda le voci e i box presenti. Infatti, molte funzioni furono accorpate in
unico box e, grazie alla presenza della nuova navigazione, furono eliminati alcuni riquadri. Il restyling
del profilo non era stato troppo invasivo: oltre al design ancora più sobrio, le uniche novità presenti
erano la Navigazione Profilo, L’Introduzione Utente e il box contenente la relazione con il profilo
visitato.
7 La Dashboard Friends non era altro che la pagina Amici riveduta e corretta, medesimo discorso per Messages
e Events.
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Questa versione del profilo non rappresentava nulla di rivoluzionario e non spezzava i legami con la
precedente: il suo compito, infatti, era di essere un’evoluzione migliorata e semplice del profilo 2008
in linea con il percorso fatto in questo biennio dove l’obiettivo centrale era di rendere le molte
funzioni più a misura di utente. E un'altra riuscita traduzione di questa mission fu l’applicazione Foto.
L’app Foto era (ed è) l’applicazione più utilizzata su FB e uno dei motivi del successo di questo social
network. Negli anni successivi al lancio, erano state introdotte alcune funzioni, come i tag, ma
l’intento era renderle più semplici e automatizzate. Grazie all’acquisizione di Divvyshot, azienda
Figura 16 Wireframe pagina Profilo di Facebook.com nell’anno 2011 (Foto tratta dal sito Tech Crunch <http://techcrunch.com/2010/12/05/new-facebook-profile/>, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
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specializzata in applicazioni fotografiche web, che garantiva così a M. Z. di avere nel proprio team
esperti del settore, Foto riuscì ad elevare i suoi standard e ad allargare i suoi meriti, prima relegati al
solo fatto di poter usufruire del grafo sociale. In due anni le foto, che prima potevano raggiungere la
larghezza massima di 604pixel, passarono da un iniziale 720px nel 2010 a 2048px nel 2011diventando
così otto volte più grandi. Ma le dimensioni non furono gli unici cambiamenti; infatti, il processo di
tag diventò molto più facile grazie all’introduzione del face-detecting. Al suo lancio aveva solo il
compito di identificare se fossero presenti volti nelle foto e, se la risposta fosse stata affermativa, di
invitare l’utente a procedere al tag. Ma, dopo alcune implementazioni del software di face-
recognition, che analizzava le nuove foto caricate comparando i volti presenti con quelli delle vecchie
foto, durante il phototagging venivano
presentate le foto non taggate raggruppate per
visi simili e con suggerimenti su chi potesse
essere quella persona. In tal modo si poteva
taggare una persona in molteplici foto con un
solo click. Oltre al lato software dell’app Foto,
venne migliorata la veste grafica con l’aggiunta
dello Scroll infinito degli album, così da
permettere agli utenti di vedere l’intero album
in unica pagina, e un nuovo photoviewer. Esso
consisteva in una finestra pop-up articolata in
due parti: nella parte superiore vi era la foto e
in quella inferiore la descrizione, i commenti e le pubblicità. Questo nuovo viewer assecondava al
meglio la possibilità di condividere foto più grandi senza, però, sformare il layout delle pagine di FB.
Da tutto ciò si può dedurre che questi anni, per FB, non furono incentrati sulla spasmodica
introduzione di nuove funzioni, ma fu il periodo in cui lavorare al meglio su quello che già era
presente e portarlo ad un nuovo livello. Il 2010-11 fu, più di ogni altro periodo, focalizzato sulla cura
e sull’attenzione dell’usabilità e all’user-experience: l’obiettivo non era stupire l’utente con nuove
funzionalità, ma stupirlo con le vecchie funzioni migliorate e semplificate. Questo fu anche il periodo
di maggior sviluppo8 della versione mobile9, grazie alle acquisizioni di aziende specializzate nel
settore10 e all’ introduzione di Facebook Places e dei Check In. Così FB confermava, ancora una volta,
8 Il 3 novembre 2010 la Vr. Mobile raggiunse i 200 milioni di utenti attivi.
9 Non sarà trattato l’argomento nello specifico come riportato nell’introduzione.
10 Si ricordano tra le più importanti: Snaptu (Mobile App Developer), Rel8tion ( Mobile advertising) e Hot
Potato (Check-ins/Status updates).
Figura 17 Photoviewer vr. 2011, tratta da Facebook Blog <https://blog.facebook.com/> .
40
il suo successo e la sua attenzione per l’Usability e si preparava alla seconda metà del 2011 con un
nuovo progetto che lo avrebbe cambiato profondamente: Facebook Timeline.
41
Capitolo Sei - Versione 2011/12 - Facebook Timeline
Al F8, l’annuale conferenza del sito, del 2011 M.Z. fece debuttare l’ultima evoluzione del profilo:
Facebook Timeline. Il fondatore del social network voleva portare la sua creatura ad un nuovo livello:
" Se il primo profilo (Vr. 2004/05) presentava i primi cinque minuti delle vostre conversazioni, e lo
Stream (Vr. 2008/09) i primi quindici, allora io voglio mostrarvi il resto. Ecco a voi la Timeline, la
storia della vostra vita in unica
pagina, un nuovo modo di esprimere
chi siete (M.Z. @F8 2011)”11
.
La mission dell’azienda è cambiata,
infatti, Il centro focale non è più il
connettere le persone e farle
comunicare, ma invogliarle a
condividere la propria vita. Questo
cambio radicale nella mission può
essere ricondotto principalmente a
due fattori. Il primo è la
consapevolezza che gli utenti
condividevano molti momenti
personali tramite status, foto e video
e, quindi, la possibilità di arricchire il
Diario con momenti accaduti anche prima dell’avvento della Timeline e di FB stesso, sembra un’ovvia
necessità. Il secondo motivo, forse quello scatenante, è la pubblicità. Le inserzioni pubblicitarie su FB
sono mirate poiché sono presentate all’utente secondo algoritmi che analizzano le sue informazioni e
i suoi post. Con l’introduzione del Diario, gli utenti hanno la possibilità di specificare molte
informazioni sulle esperienze fatte nella propria vita, proprio come in un diario personale. E tutte
queste informazioni forniscono a FB la possibilità di profilare al meglio gli utenti per le pubblicità. Se
la mission di FB è uscita dal F8 rivoluzionata, anche il profilo cessa di esistere così come lo si conosce
diventando definitivamente Timeline. Essa non rappresenta un aggiornamento, ma una major
realese del profilo. Infatti, il Diario riceve l’eredità dei contenuti simbolo del profilo per riscriverli in
un modo totalmente nuovo. Gli aspetti chiave della Timeline sono tre: le story, ovvero gli
11
Molina Bret, “Facebook unveils Timeline profiles”, Usatoday,22 settembre 2011 http://content.usatoday.com/communities/technologylive/post/2011/09/live-coverage-facebooks-f8-developer-conference/1#.UMBu_axp6jY
Figura 18 Wireframe Timeline 2011-12. Wireframe pagina Profilo di Facebook.com nell’anno 2011 (Foto tratta dal sito Facebook
<www.facebook.com >, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
42
aggiornamenti e momenti speciali di ogni utente; le applicazioni, che andavano ad integrare la
panoramica sull’user; ed infine, una nuova modalità per rappresentare se stessi esplicitata dalla
scelta del nome Timeline/Diario. Se nella versione inglese il nome suggerisce l’idea di una linea del
tempo in cui fissare i momenti significativi della vita dell’utente, nella traduzione italiana l’accento è
posto sull’utilizzo della pagina come un diario, in cui lo scrittore racconta se stesso e ciò che gli
accade.
Escludendo la toolbar in alto che non ha subito sostanziali cambiamenti, la nuova Timeline si articola
in tre grandi aree:
Copertina
La Timeline
Navigazione mensile/Tickerbar
La Copertina (Cover in lingua originale) è la prima cosa che l’utente incontra sulla nuova pagina e,
come suggerisce il suo nome, ha il compito di essere l’inizio e il simbolo della Timeline. La Cover è
un’evoluzione del precedente riquadro Introduzione. La Foto Copertina è la novità più evidente: essa
è di maggiori dimensioni rispetto alla foto profilo e, come quest’ultima modificabile secondo le scelte
dell’utente. La sua introduzione ha lo scopo di rendere ancora più personale il proprio Diario,
offrendo all’utente una nuova possibilità di rimarcare la componente di self-expression. La Cover
porta con sé anche l’introduzione di pulsanti che svolgono compiti diversi a seconda del profilo
visualizzato.
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Tra le più interessanti e innovative vi sono:
Registro Attività, che collega ad una nuova pagina con la funzione di registro delle interazioni
intraprese dall’utente su FB o con altre applicazioni collegate al social network.
Ricevi gli Aggiornamenti, per instaurare una connessione asimmetrica. Questa funzione
s’ispira alla modalità dei follower di Twitter, ovvero ricevere gli aggiornamenti di una
particolare persona senza che essa riceva quelli dell’utente. Tale novità è stata apportata per
cercare di ostacolare Twitter nella sua ascesa nel mondo dei social network.
Smart-List, ispirata alle cerchie di Google+, social network dell’omonima azienda, è
un’evoluzione delle vecchie liste in quanto permette, oltre a raggruppare gli amici per tema,
di modificare le impostazioni di condivisione dei contenuti e di relazione con l’utente. Grazie
ad esse, l’utente può decidere quale grado di amicizia assegnare agli utenti a lui connessi, e
di conseguenza, decidere il grado di visibilità dei loro post nelle proprie notifiche e nello
stream.
Figura 19 Wireframe Sezione Copertina di Facebook.com nell’anno 2012 (Foto tratta dal sito Facebook <www.facebook.com>, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
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Queste funzioni mostrano come FB cercasse di limitare i social network emergenti utilizzando
funzioni che li caratterizzavano; così facendo, gli utenti non avrebbero abbandonato FB avendo a
disposizione le funzioni simbolo degli altri social. Infine, sulla Copertina s’incontrano i riquadri delle
dashboard presenti sulla propria Timeline che, oltre alle tipiche voci (foto e Info), comprendono
anche quelle dedicate ad applicazioni esterne ma collegate con FB. Come si può notare, la differenza
tra la Copertina e la vecchia Introduzione riguarda la tipologia dei contenuti; se nella versione
precedente le informazioni erano scritte, in quella odierna sono di tipo fotografico ribadendo il
concetto di Cover come di un vero e proprio diario.
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Figura 20 Wireframe Sezione Timeline di Facebook.com nell’anno 2012 (Foto tratta dal sito Facebook <www.facebook.com >, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
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Superata la Copertina, ci s’imbatte con il nucleo contenutistico del nuovo profilo: La Timeline. Questa
sezione, da cui prende il nome l’intera pagina, è suddivisa in due colonne da una linea del tempo ove
si posizionano, affianco ad essa, tutte le Story. Essa rappresenta la parte centrale della nuova filosofia
di FB poiché su di essa l’utente può inserire gli aggiornamenti della sua vita. Perciò, FB da la
possibilità agli utenti di pubblicare eventi accaduti anche prima del lancio della Timeline. Il primo box
collegato alla linea è il Publisher; la sua posizione è motivata dalla nuova concezione di Profilo:
essendo il diario una linea del tempo che rappresenta la vita dell’utente in ordine cronologico
inverso, il contenuto che si sta per postare è il primo ad essere visualizzato. Tale box mantiene la sua
funzione storica, ma incrementa la tipologia di aggiornamenti possibili; Infatti, si possono condividere
gli Avvenimenti Importanti, con l’aiuto dell’apposita sezione che suddivideva per gruppi tematici le
tipologie di eventi, come ad esempio l’assunzione in una nuova azienda o la acquisto di una
macchina. La pubblicazione di questi ultimi aggiorna automaticamente la sezione informazioni.
Proseguendo la linea, vi sono le Story, ovvero i vecchi aggiornamenti con una nuova veste grafica in
linea al layout e allo stile della Timeline, come ad esempio la freccia che indicava la posizione del post
sulla linea del tempo. L’unica novità a riguardo ad essi è la possibilità di metterli in evidenza,
facendoli occupare due colonne invece che una. Nella colonna adiacente, si sviluppano le Attività,
un’evoluzione del Minifeed, e particolari riquadri atemporali contenenti le applicazioni. Nell’intera
sezione Timeline vige lo scroll infinito e, quindi, una volta terminati i box delle applicazioni, le Story si
dispongono sulle due colonne.
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L’ultima area è destinata ai servizi di pubblicità, navigazione e chat. Tra le innovazioni vi è la
Navigazione Mensile che si articolava negli anni in cui sono presenti degli aggiornamenti. Questo
menù ha una struttura nidificata e consente di esplorare il Diario molto comodamente, non
mostrando solo la visione degli ultimi quindici minuti. Affianco ad esse si sviluppava la nuova Ticker
Bar, un riquadro posto alla destra dello schermo e sempre presente in ogni pagina FB, composta dal
RealTime-Feed e dalla Chat. Il primo mostrava nuovi aggiornamenti dei propri amici in tempo reale.
Questo Feed è la prova tangibile di una riorganizzazione degli Stream presentati agli utenti; infatti, se
prima il RealTime-Feed era nell’homepage, ora è spostato nella Tickerbar così da essere presente in
ogni pagina. Nell’homepage sono presenti lo Stream Top News, le notizie più importanti, cliccate e
apprezzate, e lo Stream Most Recent, le ultime notizie, ma differenza del real-time non si auto-
aggiornava. L’ultimo elemento della Ticker Bar è la chat, che ha il medesimo funzionamento delle
versioni precedenti, ma ora unita all’Inbox rendendo quest’ultima in realtime.
Figura 21 Wireframe Sezione Tickerbar di Facebook.com nell’anno 2012 (Foto tratta dal sito Facebook <www.facebook.com >, Wireframe e Tabella di Matteo Cesati).
48
Con questo nuovo Profilo, FB riscrive le regole del suo social network sia nella grafica che nei
contenuti e, sapendo che non sarebbe stato un passaggio semplice, si è mosso in due modi: Usare la
metafora del Diario insieme a termini inerenti (Cover, Story, ecc.) aiuta l’utente a capire e
condividere la nuova Timeline e il suo intento, e un roll-out graduale da il tempo agli utenti di
guardare e sperimentare su Timeline di altri utenti come essa funzionasse. FB necessitava del
successo della Timeline data la sua entrata nel mondo della Borsa nel 18 maggio 2012. Ma non fu
così e, infatti, molti si opposero alla Timeline. Essi si potevano raggruppare in due fazioni: chi
sosteneva che questo nuovo sistema avrebbe fatto insorgere nuovi problemi con la privacy e chi non
gradiva il nuovo layout. Se per i primi, una spiegazione sul come impostare le impostazioni della
privacy poteva rassicurarli, per i secondi FB sperava che cambiassero idea utilizzando il nuovo profilo.
La principale obiezione era sulla confusione percepita guardando il Diario; infatti, se nelle precedenti
versioni la grafica cercava di comunicare semplicità con un design minimal, il Diario fa l’opposto. Le
colonne, compresa la Ticker Bar, diventano quattro lasciando poco spazio allo sfondo riempiendo,
così, troppo la pagina di contenuti. Questi ultimi, inoltre, sono di tipo prettamente fotografico
appesantendo la pagina e rendendola ancora più confusionaria. I box delle story, poi, non riuscivano
a dare quella regolarità che il team di FB aveva cercato di attribuirgli. La disposizione dei post su due
colonne, inoltre, non aiuta l’utente a scoprire i nuovi contenuti, abituato per quasi 7 anni ai vecchi
layout mono colonna. La sensazione era che FB abbia puntato sulla quantità di aggiornamenti e di
stravolgimenti più che sulla qualità. Ma non era possibile cambiare layout pochi mesi dopo il lancio;
Esso avrebbe confermato le critiche sulla Timeline e ciò avrebbe significato un abbassamento delle
sue quotazioni in Borsa.
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Conclusioni
Dopo otto anni dalla sua creazione, Facebook si presenta estremamente cambiato sia nella sua
mission che nel suo aspetto grafico. Non è più un semplice sito dove ricreare la propria rete di
contatti online, ma è un mezzo per comunicare e presentarsi a tutto tondo. Facebook non è più un
social network con un target preciso, come agli inizi, ora si rivolge alla massa grazie alle sue funzioni,
che l’hanno portato a soddisfare un pubblico molto vasto di utenti. Con il passare del tempo, sono
subentrati molti competitor che hanno ostacolato e stimolato la sua evoluzione. Da essi ha preso
ispirazione per offrire un servizio sempre più completo e per ostacolare la loro ascesa; si vedano, ad
esempio, le cerchie di Google+, l’introduzione del curriculum di Linkedin, le amicizie monodirezionali
e i tag da Twitter, ecc. Ma se da un lato le enormi possibilità che il sito offre rappresentano un punto
di forza, rischiano di diventare anche il suo tallone di Achille. La Timeline ha stravolto la mission, il
concetto di pagina Profilo e la filosofia di Facebook e ciò ha lasciato gli utenti con una moltitudine di
dubbi e insoddisfazioni. Infatti, se con la versione 2010-11 si era trovato un equilibrio tra quantità di
funzioni e la loro presentazione, con l’introduzione della Timeline e le sue nuove funzionalità esso
perde quell’equilibrio, sbilanciandosi fortemente verso la quantità di features piuttosto che la loro
presentazione e l’armonia con la pagina Profilo. Tale cambiamento, però, può essere visto anche
sotto un’ottica non prettamente negativa; infatti, si può considerare la Timeline come un versione
beta, una prova, dalla quale estrapolare i punti di forza da mantenere e le criticità da migliorare o
eliminare. Inoltre, ciò mostra come il sito si sia impegnato ad evolversi e rivoluzionarsi sempre, molte
volte rischiando di lasciare insoddisfatti gli utenti e trasgredendo le più semplici regole della usability
grazie al cambiamento di funzionalità già performanti. Facebook ha sempre mostrato come il suo
percorso non fosse statico ma alla perenne ricerca di qualcosa di nuovo. Dall’analisi proposta in
questa tesi, si può già intuire la direzione che il sito potrà intraprendere negli anni futuri. La mission
più recente si concentra fondamentalmente su quattro aspetti: Facebook come mezzo di
comunicazione, Facebook come diario personale, Facebook come strumento da usare in mobilità e
Facebook come strumento di social discovering. Il primo aspetto si è già concretizzato nell’Inbox per
la versione desktop, nel Messenger per la versione mobile e nelle video chat grazie all’accordo con
Skype. Le funzionalità che potrebbero interessare l’azienda sono un servizio mail forte e in grado di
contrastare Gmail (anche se con Inbox sono già stati fatti dei passi avanti, gli utenti non riescono a
slegarsi dall’idea che esso sia un servizio di messaggistica/chat) e le chiamate VoIP per smartphone,
emulando servizi molto popolari come Viber. Per il secondo aspetto, ossia il diario personale,
Facebook ha già implementato diverse funzioni già dalla release della Timeline e, quindi, si può
pensare che le migliorie vengano fatte per quanto riguardo l’aspetto grafico del sito, tornando ad
50
esempio ad layout mono-colonna e al minimalismo, che ha da sempre caratterizzato il sito, perso
nell’ultima versione. Per essere considerato uno strumento da usare in mobilità, Facebook si è già
impegnato nella riscrittura in linguaggio nativo Android della propria applicazione per smartphone,
rendendola molto più fluida e veloce, nel potenziamento del photosharing in mobilità, grazie
all’acquisizione di Instagram, nota applicazione leader in questo settore. Gli sviluppi futuri per le
versioni mobile possono essere divisi in due macro-categorie: Foto e Geolocalizzazione, tipologie di
servizi sono già presenti ma con ampi margini di crescita. Se, però, nel campo delle foto l’acquisizione
di Instagram elimina sostanzialmente la concorrenza, per la geolocalizzazione, applicazioni come
Foursquare rappresentano ancora competitor difficili da battere. Infine, sul lato del social discovering
le possibilità sono molteplici; si può pensare ad un motore di ricerca all’interno di Facebook che
selezioni persone o pagine digitando solo una loro descrizione (ad esempio, utenti italiani a cui
piacciono le birre olandesi) proponendo così un alternativa basata sul grafo sociale a Google; oppure
ad un servizio che mi comunica amici o utenti che sono nelle vicinanze. Le possibilità, dunque, sono
molte, ma rimangono centrali alcuni aspetti come l’usability, il design e la privacy. Esse
rappresentano la chiave per il successo di tutte le future funzionalità; come dimostra la storia
dell’evoluzione di Facebook se solo una di queste viene a mancare, diventa difficile il successo per
una determinata funzione o pagina del Profilo. Concludendo, si può evincere come Facebook, ma
generalizzando anche gli altri social network, stia cercando di diventare parte della vita quotidiana
degli utenti, facilitandone la comunicazione e la rappresentazione di se stessi.
51
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