2
PERSONAGGIO L e giornate di lavoro non possono essere mai uguali. È così da anni, ormai. Ci sono settimane- tipo, secondo i progetti da seguire, per Valerio Fallucca, 41 anni, palermitano, “milanese” da venti, sposato con Michela da sei anni e mezzo, ingegnere per vocazione e titolo di studio, ma con la passione per la consulenza. Passione che negli anni gli ha permesso di conseguire il Master in Business administration alla SDA Bocconi, mentre da quasi otto anni lo ha spinto in avanti fino a diventare “consulente strategico” e poi anche “part- ner” di Value Partners Management Consulting, società ita- liana leader nella consulenza di alta direzione. Oggi si occu- pa di Telco & Media per l’Italia e per l’Europa dell’Est. Un lavoro affascinante e stressante con una vita che gioco- forza è fin troppo movimentata, come quella che negli ultimi tempi conduce Valerio: lunedì in ufficio a Milano, martedì a Roma, mercoledì e giovedì a Varsavia e venerdì a Tori- no o Milano. «Praticamente finanzio le compagnie aeree. Scherzi a parte, è molto faticoso, ma è un lavoro che va fatto con grande passione perché toglie tanto al privato, ma che, se fatto bene, offre grandi soddisfazioni». Lavoro che obbliga ad avere certe peculiarità. «Serve un’enorme curiosità intellettuale, capacità di rimetterti in gioco e forti doti di sintesi: un amministratore delegato a volte ti dà dieci minuti e devi essere in grado di vei- colargli i tre, quattro messaggi-chiave che gli permettano di prendere le decisioni giuste sull’argomento per cui ti ha chiamato. Lavoriamo per grandi aziende su progetti strategici, di turnaround e change management, so- prattutto nei settori telco & media, oil & gas, ma- nufacturing, Hi-tech ed istituzioni finanziarie». L’attività di consulenza si svolge in team. «Lavoriamo sempre in squadra, ognuno con un proprio ruolo e responsabilità, ma si vince DIECI MINUTI POSSON BASTARE Valerio Fallucca «Un amministratore delegato a volte ti dà dieci minuti e devi veicolargli i tre, quattro messaggi-chiave che gli permettono di prendere le decisioni giuste». Partner di una società italiana di consulenza strategica di alta direzione, vive tra Milano, Roma e Varsavia ma torna spesso a Palermo. Ecco la storia di un ex alunno del Don Bosco che ha fatto strada di Roberto Ginex 64 CULT GENNAIO 2010

Dieci minuti posson bastare

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Dieci minuti posson bastare

personaggio

Le giornate di lavoro non possono essere mai uguali. è così da anni, ormai. Ci sono settimane-tipo, secondo i progetti da seguire, per Valerio Fallucca, 41 anni, palermitano, “milanese” da

venti, sposato con Michela da sei anni e mezzo, ingegnere per vocazione e titolo di studio, ma con la passione per la consulenza. Passione che negli anni gli ha permesso di conseguire il Master in Business administration alla SDA Bocconi, mentre da quasi otto anni lo ha spinto in avanti fino a diventare “consulente strategico” e poi anche “part-ner” di Value Partners Management Consulting, società ita-liana leader nella consulenza di alta direzione. Oggi si occu-pa di Telco & Media per l’Italia e per l’Europa dell’Est. Un lavoro affascinante e stressante con una vita che gioco-forza è fin troppo movimentata, come quella che negli ultimi tempi conduce Valerio: lunedì in ufficio a Milano, martedì a Roma, mercoledì e giovedì a Varsavia e venerdì a Tori-no o Milano. «Praticamente finanzio le compagnie aeree. Scherzi a parte, è molto faticoso, ma è un lavoro che va fatto con grande passione perché toglie tanto al privato, ma che, se fatto bene, offre grandi soddisfazioni».Lavoro che obbliga ad avere certe peculiarità. «Serve

un’enorme curiosità intellettuale, capacità di rimetterti in gioco e forti doti di sintesi: un amministratore delegato a volte ti dà dieci minuti e devi essere in grado di vei-colargli i tre, quattro messaggi-chiave che gli permettano di prendere le decisioni giuste sull’argomento per cui ti

ha chiamato. Lavoriamo per grandi aziende su progetti strategici, di turnaround e change management, so-

prattutto nei settori telco & media, oil & gas, ma-nufacturing, Hi-tech ed istituzioni finanziarie».

L’attività di consulenza si svolge in team. «Lavoriamo sempre in squadra,

ognuno con un proprio ruolo e responsabilità, ma si vince

Dieci minuti posson bastareValerio Fallucca

«Un amministratore delegato a volte ti dàdieci minuti e devi veicolargli i tre, quattro

messaggi-chiave che gli permettonodi prendere le decisioni giuste».

Partner di una società italiana di consulenzastrategica di alta direzione, vive tra Milano,

Roma e Varsavia ma torna spesso a Palermo.Ecco la storia di un ex alunno

del Don Bosco che ha fatto stradadi Roberto Ginex

64 CULT gennaio 2010

Page 2: Dieci minuti posson bastare

Nato a Palermo nel 1969, a diciotto anni dopo la maturità al Liceo Scientifico Don Bosco Ranchibile entra in Accademia aeronautica come allievo ufficiale pilota, ma non porta a termine il corso di volo e s’iscrive in Ingegneria Aeronautica, prima a Palermo, poi, nel 1988, al Politecnico di Milano dove si laurea nel 1993 con il massimo dei voti. Dal 1994 al 1995 fa l’ufficiale di artiglieria controaerei a Rimini, nel 1995 entra in Fiat Iveco e si occupa per due anni di sviluppo della rete commerciale prima nel Regno Unito, a Watford (Londra), poi, a Lubliana, in Slovenia, per seguire il mercato dell’Est. Ammesso nel ‘97 all’MBA della SDA Bocconi, poco dopo riceve l’offerta da Value Partners, società di consulenza strategica di alta direzione, così terminato il Master, nel ‘99, inizia la carriera di consulente. Nel 2007 è eletto Partner di VP. Da 4 anni è volontario Unitalsi per il trasporto e l’assistenza degli ammalati a Lourdes. (R.G.)

gennaio 2010 CULT 65

e si perde tutti insieme. In questo momento, mi sto occu-pando del rilancio del business “prepagato” per un opera-tore mobile polacco, dello studio di fattibilità per lanciare un operatore mobile virtuale da parte di un club sportivo italiano e dello sviluppo di soluzioni di “mobile payment” per un operatore mobile in Italia».E Palermo vista da fuori come è? «Il mio punto di vista è poco obiettivo, sono di parte. Vivo da tanto tempo lontano dalla città, ma vengo molto spes-so per cui penso di conoscere bene la realtà. Sul fronte efficienza ed organizzazione dei servizi pubblici siamo ab-bastanza lontani o almeno questa è la mia percezione. Ero a Palermo per l’Immacolata e sono stato indignato nel trovarla sommersa dalla spazzatura quasi nell’indifferenza generale, quasi fosse cosa normale. Non ho mai visto tutto questo altrove nel mondo. Ci sono cose che rendono Palermo unica, il sole, il mare, così rimarrà sempre dentro di me ovunque io sarò, mi basta». E che percezione si ha della Sicilia? «In genere ci sono due modi diversi: da un lato affascinan-te, esotica, quasi che vivere a Palermo o in Sicilia sia come vivere ai Carabi, per cui sento dire che è “bellissimo, ci vivrei subito, che tempo, che cibo”. D’altra parte, c’è an-cora troppo pregiudizio e si parla solo per luoghi comuni e senza cognizione di causa. Mi colpisce quando incontro persone, e non sono poche, che dicono che in Sicilia non sono mai state e magari hanno girato il mondo».Cosa trovi di nuovo, di più vicino al contesto europeo? «Sincero? Di nuovo non tanto. La grande novità di questo periodo è l’inaugurazione del grosso centro commerciale a Brancaccio. Ho visto scene improbabili di folle ocea-niche in coda per entrare. Può apparire come un passo verso contesti più europei, più globalizzati. Ma vedo piut-tosto Palermo sempre più “standardizzata”, quindi meno “vera”. Si può essere europei mantenendo un fortissima identità, come Barcellona, per me “Best in Class».

Quanto la Sicilia è lontana dall’Europa?«Siamo a meno di metà strada. Si sta facendo tanto, ma tantissimo resta da fare, a partire dai servizi pubblici e dalla sanità. Tra Palermo e Zurigo, Parigi o Monaco non siamo sullo stesso piano. Il problema per me è più generale e va esteso all’Italia. Che per me è ancora lontana dall’Europa».Palermo da un po’ è accreditata all’estero come capi-tale dell’Euromediterraneo. Secondo te lo è? «Non ha esattamente l’immagine di un Euromediterraneo all’avanguardia. Ha tutte le carte in regola per aspirare a ricoprire il ruolo, ma penso che per ora non sia così. Casi come Barcellona, in Spagna, sono molto più esemplificativi. Un esempio: da qualche anno Barcellona è la sede del “Mo-bile World Congress” in cui si riuniscono tutti gli operatori del settore Telco mobile del mondo, ha superato la concorrenza di Cannes. In una settimana, ogni anno, a febbraio, la città accoglie centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo con grande promozione della sua immagine. Questo per me è giocare il ruolo di capitale dell’Euromediterraneo».Cosa dobbiamo fare per metterci al passo e sullo stes-so piano dell’Europa?«Far funzionare i servizi pubblici di base prima di tutto. Ma ci devono essere le condizioni culturali e sociali perché le cose concrete vengano effettivamente realizzate e migliorate nel tempo. Il Principe Fabrizio nel Gattopardo diceva che siamo un popolo che non vuole mai migliorare per la semplice ra-gione che crediamo di essere perfetti. Siamo ancora un po’ così, è un limite allo sviluppo della Sicilia. Il cambiamento più grosso deve essere soprattutto a livello culturale».Cosa ti manca di Palermo?«Mi manca il mare, Mondello, il clima, le arancine, il pane e panelle, lo sfincione, tutte le nostre cose più buone. Ma il mio stato d’animo s’identifica nel pensiero di Bufalino quando parla della odiosamata Sicilia. Noi, quando siamo lontani, non vediamo l’ora di tornare e poco dopo che sia-mo tornati vogliamo scappare via».