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MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA IPPICA I o il Premio Pisa l’ho vinto tre volte. Cosa che recentemente non è capitata a molti dei miei colleghi. Le mie tre vittorie hanno avuto sapori di- versi ma, in ogni caso, resteranno ricordi inde- lebili nella mia memoria che racconterò a veglia ai miei nipotini. Io sono di casa a San Rossore, per- ché mio nonno Ildo era nato qui e ogni inverno lo passavamo svernan- do con i nostri cavalli a Barbaricina. Mio nonno è stato molto per me, non solo perché mi ha messo a cavallo e mi ha insegnato un mestiere. Il mio primo Pisa è anche il suo Pisa, quello del nostro Morigi, soprannominato ‘il Moro’ per il suo mantello scuro. Con lui la vittoria fu piut- tosto semplice, eravamo favoriti dopo aver vinto il Premio Thomas Rook, e la retta fu una galoppa- ta trionfale per noi. Era il 1994, avevo 22 anni e a quel successo è legato an- che uno dei momenti più tristi della mia vita, per- ché la sera che precedette la corsa l’avevo passata, come al solito, con il mio amico Gavino che, dopo poche ore, era morto in un incidente stradale. Non furono solo lacrime di gioia, le mie, al rientro dopo la vittoria, ma an- che di grande dolore per la perdita di un amico. Nel 1997 fu la volta di War Declaration e Bruno Grizzetti, trainer allora emergente con il quale collaboravo. Fu il nostro primo, vero, cavallo da gran premio con il qua- le l'anno prima avevamo vinto il Criterium a Va- rese. La sua vittoria fu espressione di pura forza e potenza agonistica. Il suo valore, War Decla- ration, lo ha dimostrato ampiamente nel tempo vincendo anche negli Stati Uniti e questo 'Pisa' lo vissi pienamente, con felicità. Per fortuna War Declaration fu poi indi- rizzato su distanze supe- riori e non dovetti mai decidere se montare lui o Morigi. Dopo due anni, ecco un altro grande caval- lo con il quale ho fatto coppia: Alabama Jacks. Anche con lui avevamo vinto la poule di prepa- razione dopo la quale ero caduto e mi ero fratturato la clavicola. La voglia di esserci, però, era trop- pa e dopo soli 13 giorni dall’incidente ero alle gabbie del Premio Pisa in sella ad Alabama Jacks. Lui correva in avanti e fino all’ingresso in retta filò tutto liscio e pensavo dentro di me “La spalla non mi fa male, dai che ce la facciamo!”. In retta si fece avanti minaccioso Canaima e usai una vol- ta la frusta, e un dolore lancinante mi attraversò il corpo. Dovetti dare un altro colpo di frusta e lì capii che la clavicola si era di nuovo fratturata, ma il palo era ormai vici- no e, pur con sofferenza (mia!!), lo tagliammo per primi. A questa vittoria è legato anche il ricordo della t-shirt che Peppe Quintale, allora reporter de “Le Iene” mi regalò, e che mi portò veramente bene anche se i commis- sari non apprezzarono questo gesto. Ma che vo- lete, a me piace fare an- che un po’ di spettacolo e il nostro sport ne ha tanto bisogno. Per questo, il prossi- mo 30 marzo, per il Pre- mio Pisa che affronterò con Dematil o Sampeyre, chiederò ai miei fan di portare di nuovo lo stri- scione che ‘chiama’ il mio quarto successo in questa classica. E sappiate una cosa: sono ben consape- vole che per una serie di motivi questo potrebbe essere l’ultimo ‘Pisa’ vis- suto da fantino e che, an- che per questo, ci metterò tutto me stesso e qualcosa in più per cercare di vin- cerlo per la quarta volta. Parola di Max. Massimiliano Tellini www.sanrossore.it MARZO 2008 NON C'E' TRE SENZA QUATTRO MAX TELLINI PUNTA AL POKER NEL PISA DOPO AVER RIVINTO ANCHE IL CRITERIUM marzo, che spettacolo all’ippodromo!! le origini del Pisa un cross storico: Mon- za l’arbitro Anaconda uno alla volta: l’uomo dei Centenari il premio Camici di Al- leluja Angel a tavola con Giocche, in Borgo Largo ALL'INTERNO ANNO 2 - NUMERO 3 1984 - Morigi (Benedetti) Max Tellini vincitrore con Dematil nel Criterium di Pisa (Grasso) LE CORSE PRINCIPALI DI MARZO Premio Vittorio Ugo Penco Premi Federico Regoli, Rook e Andreina Premio Banco di Sardegna Pasqua all’ippodromo Festival degli ostacoli Premio Pisa e il Premio Regione Toscana 2 marzo 9 marzo 16 marzo 23 marzo 24 marzo 30 marzo I GOLDEN BOYS DEL PISA Max Tellini ha tutte le buone ragioni per essere orgoglioso di aver vinto per tre volte il Premio Pisa e di voler puntare al poker. Scorrendo l’albo d’oro della nostra classica, che parte dal 1885, sono solo otto i fantini che sono riusciti a vincerla tre o più volte. In cima a questa classifica troviamo, con 6 vittorie, tre grandi fantini del passato. Federico Regoli mise insieme i suoi successi tra il 1917 (Giampietrina) e il 1928, tutti cavalli allenati da Tesio ad eccezione dell’ultimo, Bagdad, sellato da Umberto Gabrielli. Tesio continua a vincere ‘Pisa a raffica’ e Nogara (1931) è anche la prima affermazione di Paolo Caprioli che vince altre 5 volte con i portacolori della Razza del Soldo allenata da Federico Regoli. Archidamia, Sabla e Arco (uno dei ‘protagonisti del ‘Totopoli’ un famoso gioco da tavolo, lo ricordate?) che nel 1942 segna l’ultima sua affermazione. Gli anni ’50 sono all’insegna di Silvio Parravani che fa centro 4 volte consecutive tra il ’49 e il ’52. Da un pisano all’altro, la fine del decennio è campo di conquista di Enrico Camici che qui vince per la prima volta con un certo Ribot. Bacchettate sulle dita a chi non ricorda l’anno. È egemonia fino al 1959 e poi, dopo qualche anno (1965 – Rieti), il sesto e ultimo trionfo di Camici. Gli anni 70’ e ’80 hanno due protagonisti che si alternano conquistando, insieme, 7 vittorie in 14 anni. Con 4 successi Sandro Atzori apre nel ’71 con Weimar, passa attraverso Drobny e Giadolino, e chiude con All Silk dieci anni più tardi. La tradizione dei fantini pisani vincenti nel Premio Pisa, è rinnovata dal mitico Peo Perlanti, che è primo nel ’72 (Azzazel), nell’82 (How to Go) e nell’84 (Sinio). Con 3 vittorie anche Max Tellini, del quale parliamo a lato, e altri due fantini del passato Walter Wright (1886 - 90 - 91) e Antony Goddard (1904-05-06). Molti i fantini con 2 affermazioni, mentre negli ultimi anni la competizione si è fatta più aspra e Palmerio Agus, Dario Vargiu, Alessandro Parravani, Water Gambarota, Endo Botti, Stefano Landi, Fabio Branca e Mirco Demuro sono gli ultimi vincitori di una corsa alla quale tutti tengono in maniera particolare. Adesso sapete perché. 1997 - War Declaration (Benedetti) 1999 - Alabama Jacks (Benedetti)

- NUMERO NON C'E' TRE SENZA QUATTRO - sanrossore.it · sentata all’ippodromo, ancora con la sponsorizzazione ... L'ARDIA, MAGICA MISCELA: STORIA, RELIGIONE E SENTIMENTO L a scuola

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MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA IPPICA

Io il Premio Pisa l’ho vinto tre volte. Cosa che recentemente non

è capitata a molti dei miei colleghi.

Le mie tre vittorie hanno avuto sapori di-versi ma, in ogni caso, resteranno ricordi inde-lebili nella mia memoria che racconterò a veglia ai miei nipotini. Io sono di casa a San Rossore, per-ché mio nonno Ildo era nato qui e ogni inverno lo passavamo svernan-do con i nostri cavalli a Barbaricina. Mio nonno è stato molto per me, non solo perché mi ha messo a cavallo e mi ha insegnato un mestiere. Il mio primo Pisa è anche il suo Pisa, quello del nostro Morigi, soprannominato ‘il Moro’ per il suo mantello scuro. Con lui la vittoria fu piut-tosto semplice, eravamo favoriti dopo aver vinto il Premio Thomas Rook, e la retta fu una galoppa-ta trionfale per noi. Era il 1994, avevo 22 anni e a quel successo è legato an-che uno dei momenti più tristi della mia vita, per-ché la sera che precedette la corsa l’avevo passata,

come al solito, con il mio amico Gavino che, dopo poche ore, era morto in un incidente stradale. Non furono solo lacrime di gioia, le mie, al rientro dopo la vittoria, ma an-che di grande dolore per la perdita di un amico.

Nel 1997 fu la volta di War Declaration e Bruno Grizzetti, trainer allora emergente con il quale collaboravo. Fu il nostro primo, vero, cavallo da gran premio con il qua-le l'anno prima avevamo vinto il Criterium a Va-rese. La sua vittoria fu espressione di pura forza e potenza agonistica. Il suo valore, War Decla-ration, lo ha dimostrato ampiamente nel tempo vincendo anche negli Stati Uniti e questo 'Pisa' lo vissi pienamente, con felicità. Per fortuna War Declaration fu poi indi-rizzato su distanze supe-riori e non dovetti mai decidere se montare lui o

Morigi.

Dopo due anni, ecco un altro grande caval-lo con il quale ho fatto coppia: Alabama Jacks. Anche con lui avevamo vinto la poule di prepa-razione dopo la quale ero caduto e mi ero fratturato la clavicola. La voglia di esserci, però, era trop-pa e dopo soli 13 giorni dall’incidente ero alle gabbie del Premio Pisa in sella ad Alabama Jacks. Lui correva in avanti e fino all’ingresso in retta filò tutto liscio e pensavo dentro di me “La spalla non mi fa male, dai che ce la facciamo!”. In retta

si fece avanti minaccioso Canaima e usai una vol-ta la frusta, e un dolore lancinante mi attraversò il corpo. Dovetti dare un altro colpo di frusta e lì capii che la clavicola si era di nuovo fratturata, ma il palo era ormai vici-no e, pur con sofferenza (mia!!), lo tagliammo per primi. A questa vittoria è legato anche il ricordo della t-shirt che Peppe Quintale, allora reporter de “Le Iene” mi regalò, e che mi portò veramente bene anche se i commis-sari non apprezzarono questo gesto. Ma che vo-lete, a me piace fare an-che un po’ di spettacolo e il nostro sport ne ha tanto bisogno.

Per questo, il prossi-mo 30 marzo, per il Pre-mio Pisa che affronterò con Dematil o Sampeyre, chiederò ai miei fan di portare di nuovo lo stri-scione che ‘chiama’ il mio quarto successo in questa classica. E sappiate una cosa: sono ben consape-vole che per una serie di motivi questo potrebbe essere l’ultimo ‘Pisa’ vis-suto da fantino e che, an-che per questo, ci metterò tutto me stesso e qualcosa in più per cercare di vin-cerlo per la quarta volta. Parola di Max.

Massimiliano Tellini

www.sanrossore.it MARZO 2008

NON C'E' TRE SENZA QUATTROMAX TELLINI PUNTA AL POKER NEL PISA DOPO AVER RIVINTO ANCHE IL CRITERIUM

marzo, che spettacolo all’ippodromo!!

le origini del Pisaun cross storico: Mon-za

l’arbitro Anaconda uno alla volta: l’uomo dei Centenari il premio Camici di Al-leluja Angel

a tavola con Giocche, in Borgo Largo

••

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ALL'INTERNO

ANNO 2 - NUMERO 3

1984 - Morigi (Benedetti)

Max Tellini vincitrore con Dematil nel Criterium di Pisa (Grasso)

LE CORSE PRINCIPALI DI MARZO Premio Vittorio Ugo Penco

Premi Federico Regoli, Rook e Andreina

Premio Banco di Sardegna

Pasqua all’ippodromo

Festival degli ostacoli

Premio Pisa e il Premio Regione Toscana

2 marzo

9 marzo

16 marzo

23 marzo

24 marzo

30 marzo

I GOLDEN BOYS DEL PISA

Max Tellini ha tutte le buone ragioni per essere orgoglioso di aver vinto per tre volte il Premio Pisa e di voler puntare al poker. Scorrendo l’albo d’oro della nostra classica, che parte dal 1885, sono solo otto i fantini che sono riusciti a vincerla tre o più volte. In cima a questa classifica troviamo, con 6 vittorie, tre grandi fantini del passato. Federico Regoli mise insieme i suoi successi tra il 1917 (Giampietrina) e il 1928, tutti cavalli allenati da Tesio ad eccezione dell’ultimo, Bagdad, sellato da Umberto Gabrielli. Tesio continua a vincere ‘Pisa a raffica’ e Nogara (1931) è anche la prima affermazione di Paolo Caprioli che vince altre 5 volte con i portacolori

della Razza del Soldo allenata da Federico Regoli. Archidamia, Sabla e Arco (uno dei ‘protagonisti del ‘Totopoli’ un famoso gioco da tavolo, lo ricordate?) che nel 1942 segna l’ultima sua affermazione. Gli anni ’50 sono all’insegna di Silvio Parravani che fa centro 4 volte consecutive tra il ’49 e il ’52. Da un pisano all’altro, la fine del decennio è campo di conquista di Enrico Camici che qui vince per la prima volta con un certo Ribot. Bacchettate sulle dita a chi non ricorda l’anno. È egemonia fino al 1959 e poi, dopo qualche anno (1965 – Rieti), il sesto e ultimo trionfo di Camici. Gli anni 70’ e ’80 hanno due protagonisti che si alternano conquistando, insieme, 7 vittorie in 14 anni. Con 4 successi Sandro Atzori apre nel ’71 con Weimar, passa attraverso Drobny e Giadolino, e chiude con All Silk dieci anni più tardi. La tradizione dei fantini pisani vincenti nel Premio Pisa, è rinnovata dal mitico Peo Perlanti, che è primo nel ’72 (Azzazel), nell’82 (How to Go) e nell’84 (Sinio). Con 3 vittorie anche Max Tellini, del quale parliamo a lato, e altri due fantini del passato Walter Wright (1886 - 90 - 91) e Antony Goddard (1904-05-06). Molti i fantini con 2 affermazioni, mentre negli ultimi anni la competizione si è fatta più aspra e Palmerio Agus, Dario Vargiu, Alessandro Parravani, Water Gambarota, Endo Botti, Stefano Landi, Fabio Branca e Mirco Demuro sono gli ultimi vincitori di una corsa alla quale tutti tengono in maniera particolare. Adesso sapete perché.

1997 - War Declaration (Benedetti)

1999 - Alabama Jacks (Benedetti)

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ANNO 2 - NUMERO 3 - PAG.2 - IL PAESE DEI CAVALLI - MARZO 2008

Dopo l’ottima riuscita della prima edizione, si replica con “Sardegna in festa a San Rossore”. Il 16 marzo l’isola sarà ampiamente rappre-

sentata all’ippodromo, ancora con la sponsorizzazione del Banco di Sardegna e la collaborazione del circolo culturale “Grazia Deledda”. Quest’anno gli spettacoli che la Sardegna presenterà sono due. E se il corpo di ballo proveniente da Bortigali, formato da otto coppie di danzatori accompagnati da quattro tenores, creerà spettacolo nel parterre, in pista si svolgerà la rappre-sentazione di una delle tradizioni più antiche e sentite della Sardegna: l’Ardia di Sedilo. Per la prima vol-ta nella sua storia ultracentenaria, l’Ardia esce dalla Sardegna per presentarsi al pubblico di San Rossore. Si tratta di un evento storico per la piccola cittadina in provincia di Oristano, fortemente voluto dal sindaco Francescangelo Putzolu e dalla sua giunta, con la collaborazione particolare dell’assessore alla cultura Gian-ni Meloni. Una selezione delle migliori Prime Bandiere (il capo corsa, il protagonista assoluto dell’Ardia) sarà presente a San Rossore dove 17 cavalieri, in rappresentanza dei circa 80 – 90 che ogni 6 e 7 luglio ani-mano l’Ardia, rappresenteranno quella che è la lotta continua tra il Bene e il Male. Da una parte Sa Prima Pandela (la prima bandiera) e i suoi alleati (la seconda e terza bandiera e le tre scorte) in rappresentanza di Costantino imperatore e della cristianità, dall’altra Massenzio e i pagani, nella rievocazione della battaglia di Ponte Milvio del 312 d.c. Anche se lontana dai suoi luoghi d'origine, l'Ardia regalerà emozioni.

IL MESE DI MARZO SENZA PAUSE

SAN ROSSORE ALLE OLIMPIADIIN PUNTA DI FIORETTO CON TOTI SANZO

BELLE CORSE, INIZIATIVE, SPETTACOLI E TUTTO QUANTO SERVE PER CREARE PIU' EVENTI A SAN ROSSORE

IMPRESSIONEVOLMENTE

La notizia deL mese

cavalieri dell’Ardia al Santuario di San Costantino (Querci)

LA FINESTRASULLA FRANCIA

Dèfi du Galop anno secondo. La pri-ma edizione del

trofeo francese esteso all’Europa, è riuscito e l’organizzazione riparte da Pisa con un numero di corse aumentato. Il re-golamento leggermente modificato per mantene-re alta l’attenzione e l’in-teresse anche sulle prove che si disputano nella se-conda metà dell’anno. La Svizzera entra a far parte del circuito con un corsa che si disputerà a Iena, mentre tra gli ippodro-mi francesi si aggiunge Compiegne, portando a 15 il numero delle corse incluse nella competi-zione. La prima edizione europea del Défi ha avu-to un vincitore, Balius, appartenente a Leonidas Marinopulos, allenato

da Carlos Laffon-Parias e montato da Miguel Blancpain, che ha vinto a Tolosa, Bordeaux e Stra-sburgo. Il proprietario si è aggiudicato l’assegno da 150.000 Euro posto in palio dal Défi du Galop.

Anche per l’edizione 2008 – 2009, la prima tappa sarà costituita dal Premio Regione Toscana (listed race sui 2.000 me-tri) che si disputerà a San Rossore il 30 marzo, giorno del Premio Pisa.

Per la prima volta il giorno del Premio Pisa non sarà dedicato solo alle corse. Alla stregua di quanto accade in importanti ippodromi esteri,

il pubblico sarà intrattenuto, tra una corsa e l’altra, da uno spettacolo unico. Ovviamente il cavallo resta al centro dell’attenzione e l’invito rivolto all’Asso-ciazione Butteri della Maremma ne è una conferma. Saranno proprio i Butteri, i cowboy della Toscana, coloro che 1890 sconfissero Buffalo Bill in una gara per la doma dei puledri, ad allietare la giornata con le loro esibizioni, i loro giochi, il loro carosello.

L'ARDIA, MAGICA MISCELA:STORIA, RELIGIONE E SENTIMENTO

La scuola di scher-ma pisana è fa-mosa per aver

formato campioni in-ternazionali. Anche per questo motivi, si è scel-to di legare il nome del-l’ippodromo a quello di un campione assoluto del fioretto, Salvatore Sanzo, noto a tutti con il nomignolo di Toti, che sarà il testimonial di San Rossore. Scorrendo il curriculum agonistico di Toti - 32 anni, sposa-to, due figli – viene la pelle d’oca: campione italiano, europeo, mon-diale e olimpionico, più tutta un’altra sfilza di titoli che riempireb-

bero questa pagina per intero. E, a proposito di giochi olimpici, Toti sta per portare a termine un’altra impresa, quella di partecipare per la ter-za volta alle olimpiadi, destinazione Pechino. Nel 2000 a Sidney con-quistò il bronzo a squa-dre, mentre ad Atene

fu argento individuale e oro a squadre. Degli strani giochi politici hanno determinato, per le prossime olimpiadi, la presenza della sola competizione indivi-duale di fioretto e non quella a squadre, e con la limitazione di due soli concorrenti per na-

zione. L’Italia ha in An-drea Baldini, livornese, il numero uno della classifica internaziona-le che vede Toti Sanzo al terzo posto, ma se-condo tra gli italiani. Il cammino per la quali-ficazione si concluderà alla fine di marzo e pas-serà attraverso gli ultimi tornei internazionali at-traverso i quali Toti può acquisire quei punti che gli daranno la certez-za di poter partecipare alla sua terza olimpia-de. Sulla homepage del nostro sito, Toti ci terrà aggiornati sulla sua en-nesima avventura olim-pica.

LA MAREMMAE I SUOI BUTTERI

DONCASTER DAYLa giornata del 9 marzo, che comprende il Rook, l'Andreina e il Premio Federico Rego-li, sarà sponsorizzata dal Norhtern Racing College, dall'ippodromo di Doncaster e dal-la casa d'aste Doncaster Bloodstock Sales.

IL RITORNO DEL CROSS COUNTRYIl rischio fa parte dell’attività imprenditoriale. Riportare in vita un tipo di corsa come il cross country, in un periodo nel quale le corse ad ostacoli stanno vivendo un periodo di scarsa popo-larità, potrebbe essere un rischio. Eppure, dopo aver ricevuto tante richieste, si è pensato che si poteva provare a farlo. Per questa prima riedizione, per una serie di motivi legati alla logisti-ca, abbiamo scartato l’ipotesi di uscire dai confini dell’ippodromo e, pertanto, si è utilizzato il percorso dello steeple-chase con tratti allestiti all’interno del prato, con passaggi obbligati che portano ad ostacoli realizzati ex-novo. I nuovi salti sono tre: la gabbia di fascine, la capretta e la battuta in tronchi, tutti posti in posizioni ben visibili dalla tribuna e documentabili dalle no-stre telecamere. Vedremo se questa iniziativa, inserita nella giornata di Pasquetta (24 marzo) e dedicata al “Festival degli Ostacoli”, sarà accolta positivamente da proprietari e allenatori. Certo, la categoria alla quale queste corse erano indirizzate, i cavalieri e le amazzoni da osta-coli, è una razza in via di estinzione, ma la corsa è aperta anche ai patentati FISE e, da questo settore, potrebbero giungere nuove adesioni al nostro sport.

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ANNO 2 - NUMERO 3 - PAG.3 - IL PAESE DEI CAVALLI - MARZO 2008

La storia cominciò così… Il 15 mar-zo 1885 sul “prato

delle Cascine” si corse per la prima volta il pre-mio “Pisa”. L’edizione di quest’anno, però, sarà la 118 e non, come il corre-re degli anni vorrebbe, la 124, ma la corsa ha subito nel tempo interruzioni per cause diverse, comprese quelle belliche. Se ancora oggi possiamo raccontare qualcosa di quell’inizio lo dobbiamo alla memorie trasmesse di testimone in testimone e alle cronache dell’epoca le quali, sep-pure (come ogni cronaca) mai del tutto attendibili, costituiscono pur sempre un prezioso punto di rife-rimento.

Nel 1885 la stagione di corse alle Cascine Reali di Pisa vive di due gior-nate: tanto più breve è la riunione tanto più grande appare l’evento cittadi-no. La corsa più dotata è il premio del Serchio (2.500 lire) mentre il pre-mio “Pisa” distribuisce soltanto 2 mila lire. La dizione esatta è “Premio del Commercio di Pisa”, una corsa sulla distanza dei 1800 metri per cavalli di 3 anni e oltre. La scan-sione dei pesi è singolare, ben diversa dall’attuale. Così, i 3 anni portano tutti 47 chili, i 4 anni ne

portano 58, i 5 anni 61, i 6 anni e oltre 62,5. L’idea di dedicare una corsa al “Commercio di Pisa” è venuta al presidente della società ippica, quel Gia-cinto Fogliata che è l’ani-matore di questa attività sportiva. I commercianti, convinti, si sono tassati con 5 lire a testa, e il pre-mio, dalle 1000 lire ori-ginarie, è diventato di 2 mila. Ma è ancora poco. Fogliata premerà sull’ac-celeratore e anche sulla spinta dell’attenzione che le due giornate di corse a San Rossore raccolgono, riuscirà fin dall’anno se-guente a fare del premio “Pisa” la corsa di centro

dell’intera riunione, riu-

scendo anche a raccoglie-re un contributo comuna-le di 1000 lire. La corsa cambierà anche volto tecnico: sarà aperta sol-tanto ai cavalli di 3 anni (come oggi) e la distanza portata dai 1800 ai 1200 metri. Soltanto nell’edi-zione del 1895 si passerà ai 1500 metri attuali.

La pur concisa storia degli inizi ci ha fatto di-menticare la cronaca di quella prima edizione, quel 15 marzo del 1885. E’ una giornata primave-rile, le corse sono l’unico evento cittadino. A fare concorrenza c’è soltan-to la presenza del circo equestre ‘Back’, alla bar-riera, dove dicono ci siano leoni, leopardi e anche un ippopotamo. Ma le corse restano “l’evento”. Bella gente, il servizio d’or-dine è assicurato da una compagnia di carabinieri comandata dal tenente marchese D’Afflitto. Il premio ‘Pisa’, terza delle

quattro corse della secon-da giornata, vede ai nastri di partenza sei cavalli (il parco-purosangue in Ita-lia in quell’anno è di 88 esemplari!). Vince Ro-senberg della razza San-salvà, montato da Water Hemmings, battendo con un certo clamore la favo-rita Colombina di Tho-mas Rook, il re di Barba-ricina. Ma Rosenberg è un degno vincitore. Due mesi dopo replicherà a Roma vincendo il Der-by Reale del galoppo ed entrando, trascinandosi il successo del ‘Pisa’, nella storia del turf.

Da quegli anni di ac-qua ne è passata sotto i ponti dell’Arno, ma il Premio Pisa, da sempre considerato una ‘prima classica dell’anno’, con-serva la sua attrattiva an-che per il suo patrimonio di storia e per il grande fascino dal quale conti-nua a essere circondato. RC

iPPiCa e CULtURa

COME ERAVAMO... Questa fotografia del 1965 ci viene da Alessandro Par-ravani. Dobbiamo spie-gare a chi appartengono i volti dei presenti? Sarebbe superfliuo ma per le menti meno fresche lo facciamo. Da sinistra: Federico Re-goli, Antonio Regoli, Enri-co Camici, Carlo Ferrari, Antonio Ciucci, Ferruccio Gorni, Sandro Parravani (ha nove anni), Silvio Par-ravani, Norberto Di Be-rardino e Vittorio Panici. Dalla disposizione a tavo-la diremmo che la cena fu offerta da Antonio Ciucci, grandissimo appassionato, amico di Penco.

FUORI TEMA ::::::::::::::::::::::::::::::

ALLE ORIGINI DEL PREMIO PISAPARTE DA ROSENBERG LA STORIA DELLA CORSA PIU' IMPORTANTE DI SAN ROSSORE

Malgrado il passare del tempo e la grande evo-luzione, anche organizzativa, di uno sport po-polare come il calcio, certo linguaggio giorna-listico è rimasto alla… notte dei tempi. Ho fatto queste considerazioni ascoltando l’annuncio delle formazioni in campo di una partita di serie A allorché il telecronista, per indicare l’arbitro, disse testualmente: “Arbitra il signor Farina di Monza, segnalinee Marzullo di Benevento e Fiocca di Pistoia”. Bella giustizia!, pensai. L’arbitro è “signore” e gli altri … cacca. D’ac-cordo che il football è nato nell’800 ma da allora un po’ d’acqua sotto i ponti n’è passata. E poi, perché quel “signor” così burocratico e inco-lore? Perché allora non essere più esatti e dire, anziché signore, “arbitra l’avvocato Farina”, o “il geometra Farina” o “il perito industriale Farina”, et similia. Possibile che questo arbitro non abbia proprio nessun titolo di studio e si debba chiamarlo soltanto “il signor Farina”? Anaconda

La passione per gli ostacoli era nel mio DNA! Dapprima socia della Società Milanese per la Caccia a Cavallo, vinsi per due anni il cross country riservato alle amazzoni. Con il cavallo con cui vinsi in brughiera, corsi a Monza un cross riservato agli allievi.Qualche anno più tardi l’acquisto di Gufo, un cavallo importante che aveva già corso e vinto il cross di Monza, fu per me un evento magnifico….stavo sognando! Vinsi al debutto con lui a Firenze, poi corsi a Merano e vinsi ancora. L’anno dopo, 1958, Gufo fu iscritto al cross country di Monza: 18 partenti, il mio numero di sottosella era il 17…. L’attesa era grande, nei giorni precedenti la corsa. Era importante visitare il percorso a piedi, diverse volte lungo tutto il tracciato. Quel pomeriggio all’ippodromo del Mirabello, su quelle caratteristiche tribune gremite di appassionati attratti da un evento unico nel suo genere, l’ora della corsa era attesa con crescente ansia. Parteciparvi è stato per me un momento indimenticabile, i ricordi sono nitidi come il tracciato fuori dall’ippodromo, con il passaggio nel fiume Lambro (nella foto noi siamo i secondi a sinistra) e il salto del fosso sul prato di fronte all’allora Club House del golf. Alcune cadute ed intralci dei cavalli sciolti, ma Gufo è stato impareggiabile e sono giunta quarta. Ludovica Albertoni

FUORI CONFINE: IL CROSS A MONZA

2007 - Golden Dynamic, l’ultimo vincitore del Pisa

1885 - Rosenberg, il vincitore della prima edizione del Premio Pisa

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ANNO 2 - NUMERO 3 - PAG.� - IL PAESE DEI CAVALLI - MARZO 2008

Con quella sua fac-cia unica, gli occhi che non sai mai se

ti sta prendendo in giro o no, quel naso che, se non lo avesse già fatto Paolo Conte con Bartali, ti fa-rebbe venire la voglia di trovargli una definizione tutta sua ma certo non è “dritto come una salita”.

E’ Michele Bucci, detto Randa, mi viene a mente ogni volta che penso o pronuncio il suo nome, riandando con la memoria a quella sua breve esperienza paliesca che conobbi da vicino.

Anno 1997, carriera di luglio, Quebel, un caval-lo da palio come pochi ma rifiutato dal grande Aceto perché considera-to un po’ troppo di carat-tere.

Michele Bucci det-to Randa è al debutto in Piazza e si fa un po’ sorprendere alla mossa (“Mi credevo che non era buona…”), ma in un giro ha già rimon-tato otto posizioni, nel successivo è già in testa, poi lo tradisce l’ultimo S.Martino e il cavallo vince scosso ma per i senesi, si sa, non fa dif-ferenza alcuna, il nome nell’albo d’oro c’è e un posto ne “I 30 assassini del Palio”, un bellissimo libro con le biografie dei 30 più grandi fantini del secolo, anche.

“Ma a Siena sono sta-to una meteora – raccon-ta oggi Bucci – ci andai

perché non montavo quasi più, mi ero intristi-to e decisi di voltare pa-gina. Tre anni e poi sono tornato e sono venuti gli anni più belli della mia carriera di fantino. Ho vinto tanto, più di 1.000 corse e guarda che allora non era facile. Pisa, pri-ma di Natale, faceva 3 giornate, le matinèe non esistevano, insomma le occasioni per vincere erano meno della metà di ora”.

Romano di Roma, nato all’Alberone, quar-tiere S.Giovanni, il gior-no della breccia di Porta Pia ma 81 più tardi, il conto fatevelo da soli, Michele comincia a scu-deria, come quasi tutti i colleghi, che è ancora poco più di un bambino, con Antonio Di Genova.

“Mi svegliavo alle 3 e 20 del mattino, il pri-mo tram per Capannelle passava vicino a casa mia alle 4 e c’era un bel

tragitto da fare. Nessuno della mia famiglia prima di me aveva fatto niente nell’ippica, se non mio padre che andava all’ip-podromo da appassiona-to. Mi portava con sé e tutto cominciò da lì”.

La prima vittoria arriva nel ’68, al quinto tentativo, con Madami-gella, una cavallina di Otello Fancera, padre del grande Sergio e non-no dell’Otello che ve-diamo correre nei nostri giorni. Ma prima c’era stata tanta, tanta gavetta e di quella dura. Dopo Di Genova, da Mario Fan-cera, prima di arrivare all’incontro con Endo (il nonno del “nostro” Endo) nel ’69.

“Ma ho fatto l’artiere anche a Foggia, pensa te, magari pochi sanno

che c’è stato un ippodro-mo di galoppo anche a Foggia. Una miseria…Si dormiva a volte accanto al cavallo, sulla paglia. Ma si imparavano tante di quelle cose. Poi sono arrivato a Pisa, dove ho montato con regolari-tà fino al ’98 e da San

Rossore ho avuto tanto, ma credo di avere anche dato tanto. Un cavallo su tutti? Da un punto di vista quantitativo D’Ar-tagnan, allenato da Saro Pecoraro e di proprietà di Massimo Pucci, il suo-cero di “Manolo” Diaz prematuramente scom-parso. Se non ci ho vinto 30 corse saranno state 29…Poi Capolago, Que-bec, che vinse il Bormio a Milano, Arnano, un ca-vallo di Saro con cui vin-si l’U.N.I.R.E battendo Birs di Federico Regoli”. Poi, come tanti, la car-riera d’allenatore. “Ho 6 cavalli a scuderia, tutti dello stesso proprietario. Spero molto in due 3 anni, uno è Seaward, che ha debuttato senza sfigu-rare giorni fa e ora farà una maiden e Chaque Nuit, un altro 3 anni che potrebbe non essere male”.

Michele, lo spazio è tiranno. Scegliamo alme-no una vittoria fra quelle mille di cui si diceva?

“Nel 1984 fecero una corsa speciale a Firen-ze, dedicata ai Cavalli di Leonardo, 2.400 in pista grande, roba da cavalli veri. Montavo Tebaldo Brusato (e già, trattan-dosi di uno dei capi guel-fi più famosi della storia, farlo nella città più guel-fa d’Italia poteva essere un bel segnale, n.d.r.) della scuderia Siba. La sera prima mi telefonò Alduino Botti, mi disse

di andare in testa e di cercare di difendere il quarto posto. C’era fa-voritissimo un cavallo di Patrick Biancone, c’era-

no Marcel Depalmas, George Doleuze e Gian-franco Dettori che erano il top di allora. Una falsa andatura come quella si riesce a farla una volta nella vita. Li presi tutti pè er c..o, il cavallo pagò 22 a 1”.

Mi immagino quel naso, nel ghigno della vittoria, mentre Tebal-do tagliava il traguardo, dove sarà andato a fini-re…… F. Parducci

Domenica 17 feb-braio l’ippodro-mo di San Ros-

sore mandava in scena l’evento clou del mese, il Premio Enrico Camici, una listed race per cavalli di 4 anni e oltre sui 1200 metri, la quale raccoglie-va ben 12 partenti e tutti di ottima qualità. I bino-coli di tutti gli appassio-nati accorsi al Prato de-gli Escoli erano puntati sull’idolo pisano Dock Chicks, ma gli scommet-titori eleggevano favori-to, anche piuttosto netto, il reuccio della pista Ma-gic Box. Proprio lui era il più lesto in partenza e prendeva subito il co-mando, imponendo un ritmo selettivo alla con-tesa. Salisburgo, il rivale dichiarato, non lasciava respirare il leader e si

sistemava nella sua scia, avendo all’esterno pro-prio Dock Chicks, svel-to anch’esso al segnale. Dietro a questi il tedesco Mood Music, poi San Dany e Lady Marme-lade, la quale subiva un grave danneggiamento alla sgabbiata, e gli al-

tri vicini. All’ingresso in retta, Magic Box tentava di scappare ma l’attacco simultaneo ai 300 con-clusivi di Salisburgo e Dock Chicks metteva un in crisi il figlio di Namid in fase calante, mentre a centro pista sul passo ci provava Lady Marmela-

de, inseguita a largo dal volante Alleluja Angel. Dock Chicks ai 200 pas-sava su Salisburgo, ma doveva difendersi dalla bordata esterna di Alle-luja, sospinto energica-mente da Marco Monte-riso. Il duello premiava l’allievo di Massimi Jr, che a fil di palo carpiva un’incollatura decisiva sull’ottimo Dock Chi-cks. Terzo a una lun-ghezza scarsa terminava Salisburgo, che ha pa-gato forse a caro prezzo la distanza breve. Magic Box, calato vistosamente ai 100 conclusivi rima-neva orgogliosamente in quota per il quarto posto, mentre Lady Marmelade non andava oltre il quin-to posto. Il tedesco Mood Music non è mai stato un fattore. E. Borsacchi

ALLELUJA, L'ANGEL DEL CAMICILA CRONACA DELLA PRIMA LISTED DELL'ANNO A PISA

UNO ALLA VOLTA: L'UOMO DEI CENTENARISUO IL PREMIO PISA DEI CENTO ANNI CON L'ECCEZIONALE CAPOLAGO

Uno dei pezzi da no-vanta della ristorazione pisana degli ultimi de-cenni si chiama Giòcche (alias Michele Pardini), già citato, en passant, in questa rubrica. Il suo excursus honorum è ric-chissimo, e ora lo ab-biamo ritrovato al ‘Bor-golargo Caffè’ (Borgo Largo n° 16 - chiuso la domenica) dove gesti-sce una vineria ispirata a uno dei miti della no-

stra gioventù il livornese "da Giovanni" con meno polvere e una notevole scelta di vini, però. Nell'offerta, che spazia e varia nel corso della giornata, l'appuntamen-to principe è l'aperitivo serale: un tagliere pieno di profumatissimi affet-tati, un bicchiere di ot-timo vino, tre euro. La magia del Borgo senza auto e il piacevole gaze-bo esterno sono gratis.

INDOVINALAGRILLO IPPICA

Alla fine del 1800 il Governo italiano acquistò come stallone un vincitore del Gran National di Aintree. In razza fu un fallimento. Qual è il

suo nome e in quale anno vinse a Aintree?

La risposta al quiz del mese scorso:

Graziano indossa il cappello

Il SAN ROSSORETURF CLUB

Importanti novità stanno per cambiare il San Rossore Turf Club. L'assemblea ha infatti incaricato alcuni suoi soci verifichino la possibilità, attraverso la modifica dello statuto, di trasformare il club in una ONLUS, aggiungendo, quindi, fini di beneficienza nella propria ragione sociale.Le attività previste per la prossima primavera-estate includono visite alla Razza del Pian del Lago nel senese, alla SAB di Besnate e una gita in Scozia, con tappa ippica inclusa, of course.