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Rassegna stampa settimanale n. 7/2015 ____________________________ Dal 9 febbraio 2015 Al 15 febbraio 2015 A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann – V.Vitale)

07 15 rassegna stampa fisac dal 9 feb al 15 feb

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  • Rassegna stampa settimanale

    n. 7/2015 ____________________________

    Dal 9 febbraio 2015 Al 15 febbraio 2015

    A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann V.Vitale)

  • BANCHE

  • 8 CORRIERECONOMIA LUNED 9 FEBBRAIO 2015

    La rivoluzione tra gli sportelliGli effetti del decreto Renzi

    In copertina

    Credito I consigli della Bce: far pulizia nei bilanci, portare lutile a patrimonio, dividendi col contagocce

    Banche Quegli incroci molto popolariDa domani il via ai consigli di amministrazione per la chiusura dei conti del 2014A quel punto inizier il ballo. Un settore da riordinare con le incognite Carige e MpsDI STEFANO RIGHI

    Tutti gli intreccipossibili

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    8.041

    319.200

    3.888

    45.608

    Ubi Monte Paschi

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    9.213*

    93.400

    1.356

    13.266

    Popolare Milano Popolare Vicenza

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    2.848

    59.500

    887

    7.373

    Popolare Sondrio Cr. Valtellinese

    +

    +

    +

    Valori in milioni di euro

    * Banca Popolare di Vicenza e VenetoBanca non sono quotate. Le rispettive capitalizzazioni - 5.829 e 4.601 milionidi euro - si basano su una perizia di partee sono determinate dal valore della singola azione moltiplicato per il numero delleazioni in circolazione

    Area dominante:Valtellina, Nord Ovest

    Area dominante:Italia

    Area dominante:Nord

    S. A

    valtr

    oni

    I l cerchio si stringe. Do-mani sono convocati iprimi consigli di ammini-strazione della maggioribanche italiane. Allordine del giorno lesame dellultimo tri-mestre del 2014 e, conseguen-temente, si avr la visione das-sieme dellennesimo anno didifficolt del settore. Le voci dibilancio saranno fortementecondizionate dai pubblici sug-gerimenti della Banca centraleeuropea che vigilia diretta-mente su 14 istituti italiani pienamente condivisi dalla

    Banca dItalia, che ha in caricoil resto del sistema. In sostan-za, i regolatori chiedono agliamministratori tre cose: 1)profonda attivit di coperturadei crediti a rischio; 2) nel casodi utili desercizio, privilegiarela destinazione a capitale, al fi-ne di rafforzare la struttura pa-trimoniale; 3) solo successiva-mente, procedere alla distribu-zione di dividendi.

    Con questi vincoli, pochipossono dirsi sereni. IntesaSanpaolo lo , cos Unicredit eUbi. Hanno recuperato terrenonegli ultimi mesi la Popolare diMilano, Bper (che mercoledpresenter il piano industria-le) e il Banco Popolare. Ma glialtri? Nelle scorse settimane risultato evidente come la rac-comandazione della Bce va atoccare soprattutto le tre ban-che cooperative non quotate:Popolare di Vicenza, Veneto

    Banca, Popolare di Bari. Suquesti tre istituti - guidati ri-spettivamente da Samuele So-rato, Vincenzo Consoli e Vin-cenzo De Bustis, con GianniZonin, Francesco Favotto eMarco Jacobini alla presidenza si concentrer lattenzione.Perch lo stato di salute chetrasparir dal bilancio 2014 che in tutti e tre i casi non si an-nuncia florido sar la base dipartenza della prossima, immi-nente, partita di risiko. Il siste-ma ancora troppo frammen-tato, in Europa solo in Germa-nia si trovano pi banche chein Italia e la dimensione unfattore dal quale oggi non sipu prescindere.

    Le mosseIl panorama italiano pron-

    to per una nuova azione di con-solidamento. Salvo (per ora)timide aperture, i due big, Inte-sa e Unicredit, si sono chiamatifuori dalla partita domestica:Unicredit proiettato sullEu-ropa dellEst, Intesa Sanpaoloha in programma acquisizioniallestero. Restano, nel ruolo dipossibili aggregatori, Ubi, laMilano, il Banco, la PopolaredellEmilia-Romagna. Come simuoveranno si potr capire so-lo quando saranno stati resi

    noti i bilanci di chiusura del2014. A quel punto tutte le car-te saranno sul tavolo e le danzepotranno iniziare.

    Non sar per esclusiva-mente un riordino delluniver-so popolare. Su tutto il sistemacreditizio italiano pesa linco-gnita del futuro del Monte deiPaschi di Siena. La situazionedella pi antica banca al mon-do non accenna a stabilizzarsi.Dopo laumento di capitale del2014 ne atteso uno nuovo, a primavera, da 2,5 miliardi dieuro. Le ipotesi si accavallano.Si va da un futuro stand alone,fino ad accordi con Ubi e, addi-rittura, con i francesi di SocitGnrale, tanto che proprio inquestottica c chi stato visto ilrecente arrivo a Parigi dellexmembro del comitato esecuti-vo della Bce, il toscano LorenzoBini Smaghi.

    Ubi potrebbe venire troppopesantemente coinvolta in unaccordo che consideri Mps nel-la sua globalit e potrebbe an-che essere interessata ad ac-quisire una parte della bancasenese, se si procedesse a unospezzatino. In particolare, ilNordest attualmente pocopresidiato dal gruppo di VictorMassiah e Mps, nellarea, ha laex Antonveneta. Parzialmente

    estranea al mondo delle popo-lari anche lipotesi che vedeprotagonista Carige. Anche inquesto caso in cantiere unnuovo aumento di capitale eanche in questo caso allipotesistand alone si affiancano pos-sibili fusioni.

    Soluzioni industrialiLa pi interessante dal pun-

    to di vista industriale vede pro-tagonista la Milano. UnendoBpm e Carige si andrebbe a co-prire unarea ricca e con raresovrapposizioni. Un ruolo im-portante potrebbe essere gio-cato da Andrea Bonomi, giazionista di Bpm, possibile fu-turo acquirente delle quote chela Fondazione Carige andr avendere nei prossimi mesi. Nelguazzabuglio di ipotesi sotto-stanti, tutte le opportunit so-no aperte. La pi chiacchierataipotizza la fusione tra le duebanche del Nordest (Vicenza eVeneto). Le sovrapposizioninon mancherebbero, ma lideadi creare un polo nazionale delcredito con la testa in una dellearee pi produttive dItalia, co-mincia a fare premio sulle pro-fondissime rivalit personali edi campanile che ancora sepa-rano i due istituti. Nascerebbeun gruppo da 1.200 sportelli,

    con oltre 11 mila dipendenti e80 miliardi di attivi, una cifrache porterebbe la nuova realtal livello della Bnl (84,8).

    Le due grandi popolari, Ubie il Banco di Saviotti, potrebbe-ro anche venir coinvolte in unmovimento incrociato su Ve-neto e Vicenza. Si prospetta, inquesto caso, la necessaria pre-ventiva trasformazione in Spae la quotazione in Borsa delledue banche pi piccole, perrendere assimilabile il valoredei titoli, oggi sproporzionata-mente a favore di Veneto e Vi-cenza, con imbarazzanti effettiin sede di capitalizzazione. An-

    che per questo le due venetepotrebbero unire preventiva-mente le forze e poi pensare (cisono 18 mesi di tempo) a tra-sformarsi in societ per azionie a sbarcare sul listino. Sulla Vicenza potrebbe manifestarsianche linteresse della Milanodi Castagna, ma secondo alcu-ni loperazione pi sistemicasarebbe unire le due venete al-le due banche della Valtellina,ottenendo un grande gruppoda 140 miliardi di attivi tangi-bili, 2 mila sportelli e quasi 20mila dipendenti. Un gruppocapace di abbracciare tutto ilNord, da Trieste a Sondrio.Servirebbe, vero, un quadru-plo salto mortale, con moltecomplicanze e tanti campanilida abbattere. Ma sarebbe lanascita di un gruppo di dimen-sioni nazionali.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    Focussulla partitaa Nordesttra Venetoe Vicenza

    Bpm, Ubie Bancosono attesinel ruolodi aggregatori

    Societ quotate Sul decreto parla Luigi Arturo Bianchi, giurista dellUniversit Bocconi di Milano

    Voto multiplo Serve anche a Piazza Affari E c lantidoto contro gli eventuali abusi

    I l voto maggiorato nonserve a blindare le as-semblee. E ha costi nonindifferenti. Le valutazioni su que-sta opzione sono a volte ideologi-che. Luigi Arturo Bianchi ordi-nario di diritto commerciale allaBocconi e senior partner dello stu-dio legale dUrso Gatti Bianchi. Haanalizzato, anche in alcuni semi-nari organizzati presso lo studio, iltesto del provvedimento che ha in-trodotto la possibilit di rafforzareil voto ai soci fedeli (cio da alme-no 24 mesi). Ed convinto che sia-mo di fronte a strumenti utili, mache vadano anche evitati gli abusi.

    Perch parla di posizioniideologiche?

    Si afferma da pi parti che ilvoto maggiorato servirebbe a blindare il controllo e seppellire lacontendibilit delle imprese quo-tate. Lesperienza della prima ap-plicazione al 31 gennaio smentiscequesta critica. Le societ che han-no previsto la maggiorazione neglistatuti avevano gi un socio conuna quota di capitale superiore al50%, dunque sufficiente a garan-

    tirgli il controllo, di diritto, dellasociet nellassemblea ordinaria. Everosimilmente pure nella straor-dinaria, anche senza la maggiora-zione dei diritti. Dunque non c stata volont di blindare le assem-blee.

    E quindi qual secondo lei loscopo?

    La verit che la maggiorazio-ne nei casi sin qui noti garantisce,potenzialmente, maggiore e nonminore mercato giacch il sociodi controllo che ha raddoppiato isuoi diritti dispone di uno stock diazioni che pu collocare, appunto,sul mercato, anche sotto forma dirinuncia a seguire, in tutto o inparte, un aumento di capitale ri-volto al mercato. La maggiorazio-ne potrebbe dunque determinare,anche se questo risultato non certo scontato, titoli meno sottilie societ pi capitalizzate, favo-rendo investimenti e crescita.

    Per il governo ha ritenutonecessario un periodo a quorumagevolato per la contrariet deifondi verso questi strumenti.

    Ma me hanno approfittato po-

    che e non primarie societ. statodunque smentito il catastrofismo di chi ha gridato alla blindatura generalizzata del controllo del li-stino italiano a colpi di maggio-ranza. La verit che la maggiora-

    zione non a costo zero e nonsempre opportuna, mentre, dal-tra parte, presenta alcuni rischinon trascurabili.

    Quali? A parte lo sfavore dei fondi,

    soprattutto esteri, per questa deci-sione, con possibili penalizzazionidei titoli delle societ con la mag-giorazione, spesso si dimenticache un privilegio per tutti i socifedeli e non solo, ovviamente,per quello di controllo. Alcuniazionisti di minoranza potrebberocos, raddoppiando i loro diritti,aumentare significativamente dipeso nella compagine societaria:insomma, cresce il socio di mag-gioranza (assoluta o relativa) macresce anche quello di minoranza,scalando in molti casi numeroseposizioni nellazionariato (se lunico minoritario fedele). Inol-tre, con la maggiorazione si posso-no superare le soglie rilevanti ai fi-ni degli obblighi di Opa compresa,a quanto pare, quella che scatta seun azionista incrementa in un an-no la percentuale dei propri dirittiper pi del 5% (la cosiddetta Opa

    da consolidamento).Ma in questi casi si pu anche

    rinunciare alla maggiorazione.S, il rischio di Offerta pubbli-

    ca pu essere gestito con la ri-nuncia prevista dalla legge ad avvalersi della maggiorazioneanche solo per la parte che con-sente di restare sotto la soglia rile-vante per lOpa. Per avrebbe co-munque un impatto su alcuni socisoltanto e non su tutti, con conse-guente rimescolamento dei diritti,non proporzionale alla maggiora-zione. Un altro costo della maggio-razione dato dalla necessit perle societ di dotarsi di sistemi dirilevazione e monitoraggio dellevariazioni dei diritti di voto, il chenon sempre gradito, aggiungen-do adempimenti ai numerosi chegi sono imposti alle quotate.

    La nuova disciplina per nonpu rendere meno problemati-ca la governance per gli azioni-sti con voto maggiorato?

    Al contrario, e ci a mio pare-re sfugge in molte discussioni sul-la materia. Anche per effetto dellepolemiche sulla maggiorazione,bench sovente ideologiche e nongiuridiche e per questo di maggio-re impatto mediatico, non daescludere che la governance dellesociet che la prevederanno sarancor di pi nel mirino rispetto aquanto gi oggi si verifica perquelle con un azionista di control-lo forte. Indipendenza degli am-ministratori, funzionamento deicomitati interni ai consigli, opera-zioni con parti correlate o in con-flitto di interessi, politiche di re-munerazione del management:tutti aspetti che potrebbero venirosservati con una particolare lentedi ingrandimento. E che peraltro,a rigore, dovrebbero ergersi a ba-luardo contro possibili abusi deri-vanti dal voto maggiorato.

    SERGIO BOCCONI RIPRODUZIONE RISERVATA

    Smentito chi temeva una blindatura dei soci di controllo

    Analisi Luigi Arturo Bianchi

    Chi ladotta sar un osservato speciale sulle buone regole di governance

    Popolare di MilanoGiuseppe Castagna

    UbiVictor Massiah

    Banco Popolare Pier Francesco Saviotti

  • 8 CORRIERECONOMIA LUNED 9 FEBBRAIO 2015

    La rivoluzione tra gli sportelliGli effetti del decreto Renzi

    In copertina

    Credito I consigli della Bce: far pulizia nei bilanci, portare lutile a patrimonio, dividendi col contagocce

    Banche Quegli incroci molto popolariDa domani il via ai consigli di amministrazione per la chiusura dei conti del 2014A quel punto inizier il ballo. Un settore da riordinare con le incognite Carige e MpsDI STEFANO RIGHI

    Tutti gli intreccipossibili

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    8.041

    319.200

    3.888

    45.608

    Ubi Monte Paschi

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    9.213*

    93.400

    1.356

    13.266

    Popolare Milano Popolare Vicenza

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    2.848

    59.500

    887

    7.373

    Popolare Sondrio Cr. Valtellinese

    +

    +

    +

    Valori in milioni di euro

    * Banca Popolare di Vicenza e VenetoBanca non sono quotate. Le rispettive capitalizzazioni - 5.829 e 4.601 milionidi euro - si basano su una perizia di partee sono determinate dal valore della singola azione moltiplicato per il numero delleazioni in circolazione

    Area dominante:Valtellina, Nord Ovest

    Area dominante:Italia

    Area dominante:Nord

    S. A

    valtr

    oni

    I l cerchio si stringe. Do-mani sono convocati iprimi consigli di ammini-strazione della maggioribanche italiane. Allordine del giorno lesame dellultimo tri-mestre del 2014 e, conseguen-temente, si avr la visione das-sieme dellennesimo anno didifficolt del settore. Le voci dibilancio saranno fortementecondizionate dai pubblici sug-gerimenti della Banca centraleeuropea che vigilia diretta-mente su 14 istituti italiani pienamente condivisi dalla

    Banca dItalia, che ha in caricoil resto del sistema. In sostan-za, i regolatori chiedono agliamministratori tre cose: 1)profonda attivit di coperturadei crediti a rischio; 2) nel casodi utili desercizio, privilegiarela destinazione a capitale, al fi-ne di rafforzare la struttura pa-trimoniale; 3) solo successiva-mente, procedere alla distribu-zione di dividendi.

    Con questi vincoli, pochipossono dirsi sereni. IntesaSanpaolo lo , cos Unicredit eUbi. Hanno recuperato terrenonegli ultimi mesi la Popolare diMilano, Bper (che mercoledpresenter il piano industria-le) e il Banco Popolare. Ma glialtri? Nelle scorse settimane risultato evidente come la rac-comandazione della Bce va atoccare soprattutto le tre ban-che cooperative non quotate:Popolare di Vicenza, Veneto

    Banca, Popolare di Bari. Suquesti tre istituti - guidati ri-spettivamente da Samuele So-rato, Vincenzo Consoli e Vin-cenzo De Bustis, con GianniZonin, Francesco Favotto eMarco Jacobini alla presidenza si concentrer lattenzione.Perch lo stato di salute chetrasparir dal bilancio 2014 che in tutti e tre i casi non si an-nuncia florido sar la base dipartenza della prossima, immi-nente, partita di risiko. Il siste-ma ancora troppo frammen-tato, in Europa solo in Germa-nia si trovano pi banche chein Italia e la dimensione unfattore dal quale oggi non sipu prescindere.

    Le mosseIl panorama italiano pron-

    to per una nuova azione di con-solidamento. Salvo (per ora)timide aperture, i due big, Inte-sa e Unicredit, si sono chiamatifuori dalla partita domestica:Unicredit proiettato sullEu-ropa dellEst, Intesa Sanpaoloha in programma acquisizioniallestero. Restano, nel ruolo dipossibili aggregatori, Ubi, laMilano, il Banco, la PopolaredellEmilia-Romagna. Come simuoveranno si potr capire so-lo quando saranno stati resi

    noti i bilanci di chiusura del2014. A quel punto tutte le car-te saranno sul tavolo e le danzepotranno iniziare.

    Non sar per esclusiva-mente un riordino delluniver-so popolare. Su tutto il sistemacreditizio italiano pesa linco-gnita del futuro del Monte deiPaschi di Siena. La situazionedella pi antica banca al mon-do non accenna a stabilizzarsi.Dopo laumento di capitale del2014 ne atteso uno nuovo, a primavera, da 2,5 miliardi dieuro. Le ipotesi si accavallano.Si va da un futuro stand alone,fino ad accordi con Ubi e, addi-rittura, con i francesi di SocitGnrale, tanto che proprio inquestottica c chi stato visto ilrecente arrivo a Parigi dellexmembro del comitato esecuti-vo della Bce, il toscano LorenzoBini Smaghi.

    Ubi potrebbe venire troppopesantemente coinvolta in unaccordo che consideri Mps nel-la sua globalit e potrebbe an-che essere interessata ad ac-quisire una parte della bancasenese, se si procedesse a unospezzatino. In particolare, ilNordest attualmente pocopresidiato dal gruppo di VictorMassiah e Mps, nellarea, ha laex Antonveneta. Parzialmente

    estranea al mondo delle popo-lari anche lipotesi che vedeprotagonista Carige. Anche inquesto caso in cantiere unnuovo aumento di capitale eanche in questo caso allipotesistand alone si affiancano pos-sibili fusioni.

    Soluzioni industrialiLa pi interessante dal pun-

    to di vista industriale vede pro-tagonista la Milano. UnendoBpm e Carige si andrebbe a co-prire unarea ricca e con raresovrapposizioni. Un ruolo im-portante potrebbe essere gio-cato da Andrea Bonomi, giazionista di Bpm, possibile fu-turo acquirente delle quote chela Fondazione Carige andr avendere nei prossimi mesi. Nelguazzabuglio di ipotesi sotto-stanti, tutte le opportunit so-no aperte. La pi chiacchierataipotizza la fusione tra le duebanche del Nordest (Vicenza eVeneto). Le sovrapposizioninon mancherebbero, ma lideadi creare un polo nazionale delcredito con la testa in una dellearee pi produttive dItalia, co-mincia a fare premio sulle pro-fondissime rivalit personali edi campanile che ancora sepa-rano i due istituti. Nascerebbeun gruppo da 1.200 sportelli,

    con oltre 11 mila dipendenti e80 miliardi di attivi, una cifrache porterebbe la nuova realtal livello della Bnl (84,8).

    Le due grandi popolari, Ubie il Banco di Saviotti, potrebbe-ro anche venir coinvolte in unmovimento incrociato su Ve-neto e Vicenza. Si prospetta, inquesto caso, la necessaria pre-ventiva trasformazione in Spae la quotazione in Borsa delledue banche pi piccole, perrendere assimilabile il valoredei titoli, oggi sproporzionata-mente a favore di Veneto e Vi-cenza, con imbarazzanti effettiin sede di capitalizzazione. An-

    che per questo le due venetepotrebbero unire preventiva-mente le forze e poi pensare (cisono 18 mesi di tempo) a tra-sformarsi in societ per azionie a sbarcare sul listino. Sulla Vicenza potrebbe manifestarsianche linteresse della Milanodi Castagna, ma secondo alcu-ni loperazione pi sistemicasarebbe unire le due venete al-le due banche della Valtellina,ottenendo un grande gruppoda 140 miliardi di attivi tangi-bili, 2 mila sportelli e quasi 20mila dipendenti. Un gruppocapace di abbracciare tutto ilNord, da Trieste a Sondrio.Servirebbe, vero, un quadru-plo salto mortale, con moltecomplicanze e tanti campanilida abbattere. Ma sarebbe lanascita di un gruppo di dimen-sioni nazionali.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    Focussulla partitaa Nordesttra Venetoe Vicenza

    Bpm, Ubie Bancosono attesinel ruolodi aggregatori

    Societ quotate Sul decreto parla Luigi Arturo Bianchi, giurista dellUniversit Bocconi di Milano

    Voto multiplo Serve anche a Piazza Affari E c lantidoto contro gli eventuali abusi

    I l voto maggiorato nonserve a blindare le as-semblee. E ha costi nonindifferenti. Le valutazioni su que-sta opzione sono a volte ideologi-che. Luigi Arturo Bianchi ordi-nario di diritto commerciale allaBocconi e senior partner dello stu-dio legale dUrso Gatti Bianchi. Haanalizzato, anche in alcuni semi-nari organizzati presso lo studio, iltesto del provvedimento che ha in-trodotto la possibilit di rafforzareil voto ai soci fedeli (cio da alme-no 24 mesi). Ed convinto che sia-mo di fronte a strumenti utili, mache vadano anche evitati gli abusi.

    Perch parla di posizioniideologiche?

    Si afferma da pi parti che ilvoto maggiorato servirebbe a blindare il controllo e seppellire lacontendibilit delle imprese quo-tate. Lesperienza della prima ap-plicazione al 31 gennaio smentiscequesta critica. Le societ che han-no previsto la maggiorazione neglistatuti avevano gi un socio conuna quota di capitale superiore al50%, dunque sufficiente a garan-

    tirgli il controllo, di diritto, dellasociet nellassemblea ordinaria. Everosimilmente pure nella straor-dinaria, anche senza la maggiora-zione dei diritti. Dunque non c stata volont di blindare le assem-blee.

    E quindi qual secondo lei loscopo?

    La verit che la maggiorazio-ne nei casi sin qui noti garantisce,potenzialmente, maggiore e nonminore mercato giacch il sociodi controllo che ha raddoppiato isuoi diritti dispone di uno stock diazioni che pu collocare, appunto,sul mercato, anche sotto forma dirinuncia a seguire, in tutto o inparte, un aumento di capitale ri-volto al mercato. La maggiorazio-ne potrebbe dunque determinare,anche se questo risultato non certo scontato, titoli meno sottilie societ pi capitalizzate, favo-rendo investimenti e crescita.

    Per il governo ha ritenutonecessario un periodo a quorumagevolato per la contrariet deifondi verso questi strumenti.

    Ma me hanno approfittato po-

    che e non primarie societ. statodunque smentito il catastrofismo di chi ha gridato alla blindatura generalizzata del controllo del li-stino italiano a colpi di maggio-ranza. La verit che la maggiora-

    zione non a costo zero e nonsempre opportuna, mentre, dal-tra parte, presenta alcuni rischinon trascurabili.

    Quali? A parte lo sfavore dei fondi,

    soprattutto esteri, per questa deci-sione, con possibili penalizzazionidei titoli delle societ con la mag-giorazione, spesso si dimenticache un privilegio per tutti i socifedeli e non solo, ovviamente,per quello di controllo. Alcuniazionisti di minoranza potrebberocos, raddoppiando i loro diritti,aumentare significativamente dipeso nella compagine societaria:insomma, cresce il socio di mag-gioranza (assoluta o relativa) macresce anche quello di minoranza,scalando in molti casi numeroseposizioni nellazionariato (se lunico minoritario fedele). Inol-tre, con la maggiorazione si posso-no superare le soglie rilevanti ai fi-ni degli obblighi di Opa compresa,a quanto pare, quella che scatta seun azionista incrementa in un an-no la percentuale dei propri dirittiper pi del 5% (la cosiddetta Opa

    da consolidamento).Ma in questi casi si pu anche

    rinunciare alla maggiorazione.S, il rischio di Offerta pubbli-

    ca pu essere gestito con la ri-nuncia prevista dalla legge ad avvalersi della maggiorazioneanche solo per la parte che con-sente di restare sotto la soglia rile-vante per lOpa. Per avrebbe co-munque un impatto su alcuni socisoltanto e non su tutti, con conse-guente rimescolamento dei diritti,non proporzionale alla maggiora-zione. Un altro costo della maggio-razione dato dalla necessit perle societ di dotarsi di sistemi dirilevazione e monitoraggio dellevariazioni dei diritti di voto, il chenon sempre gradito, aggiungen-do adempimenti ai numerosi chegi sono imposti alle quotate.

    La nuova disciplina per nonpu rendere meno problemati-ca la governance per gli azioni-sti con voto maggiorato?

    Al contrario, e ci a mio pare-re sfugge in molte discussioni sul-la materia. Anche per effetto dellepolemiche sulla maggiorazione,bench sovente ideologiche e nongiuridiche e per questo di maggio-re impatto mediatico, non daescludere che la governance dellesociet che la prevederanno sarancor di pi nel mirino rispetto aquanto gi oggi si verifica perquelle con un azionista di control-lo forte. Indipendenza degli am-ministratori, funzionamento deicomitati interni ai consigli, opera-zioni con parti correlate o in con-flitto di interessi, politiche di re-munerazione del management:tutti aspetti che potrebbero venirosservati con una particolare lentedi ingrandimento. E che peraltro,a rigore, dovrebbero ergersi a ba-luardo contro possibili abusi deri-vanti dal voto maggiorato.

    SERGIO BOCCONI RIPRODUZIONE RISERVATA

    Smentito chi temeva una blindatura dei soci di controllo

    Analisi Luigi Arturo Bianchi

    Chi ladotta sar un osservato speciale sulle buone regole di governance

    Popolare di MilanoGiuseppe Castagna

    UbiVictor Massiah

    Banco Popolare Pier Francesco Saviotti

  • CORRIERECONOMIA LUNED 9 FEBBRAIO 2015 9

    La rivoluzione tra gli sportelliI protagonisti

    In copertina

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    4.020

    91.000

    1.394

    13.654

    Carige Popolare Milano

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    10.430*

    80.100

    1.227

    11.669

    Veneto Banca Popolare Vicenza

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    9.091*

    159.600

    2.630

    24.435

    Banco Popolare Veneto Banca

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    10.450*

    157.200

    2.312

    24.556

    Ubi Veneto Banca

    + +

    + +

    Area dominante:Nord Ovest

    Area dominante:Nord

    Area dominante:Nord

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    11.678*

    165.500

    2.365

    23.813

    Ubi Popolare Vicenza

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    6.466

    110.200

    2.024

    19.521

    Pop. E. Romagna Popolare Milano

    + +

    Area dominante:Nord

    Area dominante:Nord, Centro, Sardegna

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    15.006*

    139.600

    2.109

    19.042

    Popolare VicenzaCr. Valtellinese

    +

    + +

    Veneto BancaPopolare Sondrio

    Area dominante:Nord

    Area dominante:Nord Est

    Font

    e: e

    labo

    razi

    one

    Corr

    ierE

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    Lintervista Il sistema del credito cooperativo vale il 14,3% delle agenzie italiane

    Azzi Noi siamo diversiMa anche le Bcc faranno risikoIl presidente di Federcasse: la differenza la mutualit prevalenteIl sistema ha retto, ma dobbiamo diventare ancora pi efficientiDI STEFANO RIGHI

    A lessandro Azzi ilpresidente di Feder-casse, la federazionedel credito cooperati-vo che in Italia conta 379 ban-che e 4.459 sportelli, il 14,3 percento dellintera rete naziona-le. Una realt viva, ma spessotroppo piccola in una econo-mia globalizzata.

    Presidente Azzi, il Consi-glio dellUnione europea gilo scorso 8 luglio ha dirama-to una raccomandazione vol-ta a rafforzare la resilienzadel settore bancario italianoe a rafforzare pratiche effi-cienti di governo societario,con particolare attenzionealle grandi banche coopera-tive. Dopo le popolari toc-cher a voi?

    Le Bcc hanno caratteristi-che identitarie chiare che rite-niamo non essere state messein discussione n dalla regola-mentazione europea n nazio-nale. Siamo consci che il per-corso di efficientamento dellanostra attivit sia destinato anon esaurirsi mai, ma credonon sia in discussione ci chele comunit e i soci ci chiedo-no.

    Siete assimilabili alle po-polari.

    No, siamo una cosa diver-sa dalle popolari. E non sola-mente un questione di dimen-sione. Il primo fattore di di-stinzione il nostro essere coo-p e r a t i v e a m u t u a l i t prevalente. Loperativit delleBcc prevalentemente a favoredei soci, che infatti da noi sonosoci e non azionisti. E sono sociper i benefici che derivano lorodalloperare, siano privati opiccole e medie imprese, con lacooperativa di credito. Sia ilsocio che la banca operano se-condo logiche di mutualit,che non un valore ingiallitonegli statuti dellOttocento,bens un concetto che quoti-dianamente viene messo inpratica con notazioni di mo-dernit.

    Il mercato e i regolatorichiedono a tutti di cresceredi dimensione.

    Non la crescita il primo

    obiettivo delle nostre banche,bens la fornitura di serviziqualitativamente apprezzati.

    Ma tutto lascia pensareche dopo le popolari tocche-r a voi.

    Noi siamo diversi. La pro-va che i nostri soci non si at-tendono il dividendo, che mol-te banche neppure distribui-scono. E chi lo distribuisce lofa spesso a tassi ragguagliati al

    tasso legale. Non il dividendoil motivo per cui si diventa socidi una Bcc. Anche perch me-diamente il socio ha investitonel capitale della Bcc cifre vici-no ai mille euro: anche se cifosse un dividendo cospicuonon sarebbe tale, in valore as-soluto, da cambiare lesistenzaal socio, che infatti sottoscrivela quota per senso di apparte-nenza non per speculazione. Ilsocio non si attende una cedo-la ricca bens servizi vantag-giosi per quanto riguarda co-sti, tempi, attenzione. Si sento-no interlocutori conosciuti,non numeri. Concetti che in

    una logica oggi prevalentesembrano puro romanticismo,ma il credito ai piccoli impren-ditori, alle famiglie nel ruolooriginale delle Bcc.

    Davvero vi credete una re-alt diversa?

    S e lo siamo. Per non vo-gliamo vivere nella riserva in-diana. Se chiaro che nessunocontesta i valori di una coope-rativa mutualistica - e al ri-guardo si esprime anche larti-colo 45 della Costituzione ita-liana - ritengo anche che unprocesso di ammodernamentosia necessario, che certe cosevadano fatte, anche se nessunoazzarda a ipotizzare la trasfor-mazione in Spa delle Bcc.

    Torna la questione delledimensioni?

    Non quella la differenza.La differenza reale si individuanella qualit dellattivit cheviene svolta.

    Ci sono banche di mediedimensioni che soffrono perlaumentato volume di lavo-ro richiesto al back office.Non mi dica che tutto questonon influisce sulloperativitdelle piccole Bcc

    vero, esistono forme diregolamentazione che rendo-no pi difficile lattivit banca-ria di chi svolge attivit in di-mensioni pi contenute. S, cipossono essere problemi diback office. Ma, stabilito che

    bene ci sia spazio per chi fabanca a mutualit prevalente,ci possiamo chiedere se oggisostenibile fare banca cos. un problema che non riguardasolamente le Bcc. Noi, come si-stema, abbiamo sviluppato unpercorso di razionalit dei ser-vizi, con delle strutture indu-striali di categoria, penso sututte a Iccrea holding, che con-sentono anche alle Bcc di di-mensione pi contenuta di ac-cedere a prodotti e servizi diqualit a livelli di economicit,senza dover averli in casa. Alcontempo, la fabbrica prodottointerna al sistema un valorein pi, che si realizza anche nelfatto che la Bcc azionista del-la fabbrica prodotto....

    E le fusioni, di cui anche lavostra categoria non pu fa-re a meno?

    Viviamo tempi straordina-riamente difficili, specie perchi fa, come le Bcc, credito al-leconomia reale. Sotto certedimensioni sar possibile far-cela? Non lo so. probabileche un percorso di aggregazio-ne, senza parole dordine, nonesasperato, sia possibile. Machi ce la fa, con laiuto dellestrutture di servizio che ilmondo cooperativo mette a di-sposizione, ha diritto di proce-dere da solo per la sua strada. Iterritori non sono tutti uguali,cos le Bcc. Lasciamo che ilprocesso di aggregazione sisviluppi spontaneamente, chesiano matrimoni damore, nondi necessit.

    I bilanci del 2014 come sichiuderanno?

    La situazione delle Bcc,oggi, quella dei territori incui operano e non potrebbe es-sere diversamente. Il peggioprobabilmente passato, manon ci sono ancora davanti anoi le verdi praterie che untempo abbiamo cavalcato. Cisono ancora cose da fare. Quelche conta che il nostro mo-dello non in discussione. LeBcc sono sopravvissute, hannoguadagnato quote di mercato efatto fronte alla grande crisicon la solidariet di categoriasenza pesare sul sistema.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    Lasciamo chele aggregazionisi sviluppinosenza forzature

    Banche di credito cooperativo Il presidentedi Federcasse, Alessandro Azzi

    Diario sindacale a cura di Enrico Marro [email protected]

    Mattarella cislino doc alluniversit di PalermoLa rissa nellUgl finisce in tribunale, che annulla lelezione del segretario Capone

    I sindacati applaudono Ser-gio Mattarella presidentedella Repubblica, ma unopi di tutti: la Cisl. La confede-razione guidata da Annama-ria Furlan si infatti subitomessa a controllare se lex di-rigente della sinistra democri-stiana fosse stato iscritto allaCisl e ha scoperto che Matta-rella non solo ha avuto la tes-sera cislina fino a quando andato in pensione da profes-sore universitario, ma statopure tra i fondatori della CislUniversit a Palermo nei pri-mi anni Settanta, insieme conSergio DAntoni, ex segretario

    generale della Cisl, Luigi Coci-lovo (nella segreteria dellostesso DAntoni), Leoluca Or-lando, Vito Riggio, CalogeroVizzini, Pietro Gelardi e altrigiovani ricercatori che poi die-dero vita alla primaveradiPalermo. Insomma un cislinodoc del quale Furlan ha ap-prezzato soprattutto il richia-mo, nel primo discorso in Par-lamento, al ruolo delle partisociali, in controtendenza conlatteggiamento di MatteoRenzi. Ne terr conto il presi-dente del consiglio?

    ***Si combattono in tribunale

    le opposte fazioni dellUgl, il sindacato che ebbe un mo-mento di gloria sotto RenataPolverini, poi tra-volto dallinchie-sta della magistra-tura sul successo-re, Giuseppe Cen-trella, accusato diappropriazione in-debita aggravata econtinuata. Il tri-bunale di Roma haannullato lelezio-ne a segretario ge-nerale di Paolo Ca-pone, gi segreta-rio dellUgl Sanit,

    avvenuta nel consiglio nazio-nale del 29 ottobre a Montesil-vano, riunione finita in rissa e

    quindi sfociatanella causa pro-mossa dallaltrocandidato alla se-greteria, SalvatoreMuscarella, gileader dellUgl Po-ste, sostenuto dalcomparto sicurez-za .

    Il consiglio na-zionale, annuncialo stesso Capone,sar riconvocatoper procedere a

    una nuova elezione. Ma gli attifin qui decisi non sono messiin discussione dalla sentenzadella scorsa settimana, sostie-ne Capone.

    Resterebbe quindi confer-mata lespulsione dallUgl ditre dirigenti di primo piano,Serafino Cabras, CostantinoVassiliadis e Taddeo Albanesedeliberata il 22 gennaio. Ma chiaro, ormai, che per come sisono messe le cose tutto verrregolato nelle aule di tribuna-le.

    ***Ci sar anche lUsb, il sin-

    dacato di base, alla presenta-zione, oggi, della proposta dilegge in materia di rappresen-tativit sindacale messa apunto dal gruppo Freccia-rossa, una decina di autore-voli giuslavoristi che ha messoa punto un testo di legge che

    potrebbe trarre dimpaccio ilgoverno Renzi, intenzionato avarare la legge ma senza urta-re le sensibilit delle parti so-ciali che giusto un anno fahanno raggiunto su questo te-ma un accordo.

    La legge, infatti, sarebbe so-stanzialmente di sostegno alloschema concordato da Cgil,Cisl Uil e Confindustria e an-cora non attuato per mancan-za degli atti previsti nello stes-so testo (convenzione conlInps e con il Cnel per la mi-surazione degli iscritti e dei voti ottenuti dalle sigle sinda-cali). LUsb ci sar per prote-stare contro una soluzione cheha gi denunciato al Tribuna-le di Roma (ludienza fissataper il 3 marzo) perch non ga-rantirebbe il pluralismo ri-chiesto dalla Costituzione.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cisl Il segretario generale Anna-maria Furlan

  • Corriere della Sera Domenica 15 Febbraio 2015 15

    Primo piano Il credito

    Popolari, i consiglieri nel mirino ConsobInchieste su speculazione in Borsa e insider trading, nei prossimi giorni lAuthority avvia le audizioniLe difficolt negli accertamenti su interessi e reti estere degli investitori. Le valutazioni dei pm di Milano

    MILANO Si profila una lunga se-rie di audizioni in Consob suldossier Popolari. Elenco cheprobabilmente comprender,oltre agli intermediari chehanno operato sui titoli degliistituti che secondo il decretoapprovato dal governo il 20gennaio saranno trasformatiin spa, consiglieri e sindacidelle banche cooperative chehanno effettuato compraven-dite nei giorni precedenti e im-mediatamente successivi lan-nuncio del provvedimento (il16 gennaio). Nel frattempo laProcura di Milano sta valutan-do se aprire un fascicolo. I pmmilanesi sono in contatto conquelli romani che indagano suinsider trading e leventualeavvio di un dossier dipende da-gli esiti degli accertamenti chestanno effettuando Consob eGuardia di finanza. Riprendo-no poi le audizioni sul decreto:domani le commissioni Finan-ze e Attivit produttive dellaCamera sentiranno Federcasse e gioved Assopopolari.

    Proseguono a ritmo serratole indagini della Consob, il cuipresidente Giuseppe Vegasrientra questa sera da Seouldove si recato per il vertice Io-sco, lOrganizzazione mondia-le delle autorit di vigilanza.Riferendo alla Camera l11 feb-

    braio, Vegas ha fatto cenno adaudizioni, ma ancora non no-to se alcun appuntamento siagi in calendario. Si parlatodi una convocazione di DavideSerra, che nei giorni scorsi haprecisato di non aver fatto ac-quisti dall1 al 19 gennaio sullePopolari e che lunica opera-zione di rilievo effettuata nelperiodo per conto dei proprifondi e mandati di gestione stata la dismissione di 5,2 mi-lioni di azioni del Banco Popo-lare a un prezzo medio di 9,72euro. Il numero uno di Alge-bris, di cui nota la vicinanzaal premier Matteo Renzi, nonviene peraltro nominato nellarelazione di Vegas. Nella qualeinvece si trovano (allegato 8) i

    nomi di chi ha effettuato ope-razioni di internal dealing,compravendite sui titoli dellasociet nella quale si ricopreruolo di consigliere, sindaco otop manager. In particolare si

    tratta di Andrea Moltrasio,presidente del consiglio di sor-veglianza di Ubi che il 16 gen-naio, ha comprato azioni per44 mila euro; Angelo Garava-glia, presidente dei sindaci del

    Creval che fra il 2 e il 9 gennaioha acquistato per 31 mila euro;e Alberto Marri vicepresidentedella Bper, che il 9 gennaio hacomprato 13 mila azioni per63.500 mila euro e il 19 le ha ri-vendute per 73 mila euro. possibile che i loro nomi figu-rino fra le convocazioni.

    Il periodo sotto osservazio-ne compreso in particolarefra il 3 gennaio, giorno in cuilAnsa ha riportato lanticipa-zione di una possibile riformadelle Popolari, al 16, quando ilpremier ha reso noti i terminigenerici del provvedimento.Dai primi di gennaio sulleazioni di diverse Popolari sonoaumentati fortemente volumie prezzi, circostanza che insie-me ai rumors sulla riforma haportato la Consob a un moni-

    toraggio stretto con lipotesi diinsider trading. Secondo Ve-gas le analisi hanno rilevato lapresenza di intermediari conoperativit anomala e plusva-lenze stimate per 10 milioni.Lobiettivo risalire ai benefi-ciari ultimi, i clienti. Ma gli ac-certamenti sono difficili per-ch possono essere soggetticon sedi o interessi allestero.

    Intanto in agenda merco-led lincontro fra i commissaridi Banca Etruria, Riccardo Sorae Antonio Pironti, e i sindacati.I commissari non avrebberoinvece ancora avuto contatticon il pm di Arezzo RobertoRossi che indaga sullistitutodopo lispezione Bankitalia del2013.

    Sergio Bocconi RIPRODUZIONE RISERVATA

    dArco

    In Borsa da inizio anno

    +37,72%

    +21,15%

    +47,22%*

    +8,79%

    +23,79%

    +39,02%

    +25,91%

    B. PopolareSondrio

    BancoPopolare

    CreditoValtellinese

    Ubi BancaB. PopolareEtruria e Lazio

    B. PopolareEmilia Rom.

    BPM

    *(titolo sospeso da gioved)

    Soldini, uscito nel 2009

    Lex di Banca Etruria: 220 milioni al boardAREZZO Nel consiglio di ammi-nistrazione di Banca Etruria crimasto due anni e mezzo. Emi sono bastati a capire che lecose non andavano affatto be-ne in quellIstituto di credito racconta Rossano Soldini . Cos nellottobre del 2009,quattro giorni prima dellas-semblea dei soci, ho chiesto unincontro alla Banca dItalia, horaccontato tutto ci che avevovisto, ho annunciato le mie di-missioni e poco dopo le hopresentate anche ad Arezzo.

    Soldini, 70 anni, presidentedellomonimo calzaturificio(200 dipendenti, 30 milioni difatturato), ex presidente del-lAssociazione nazionale calza-turieri, ricorda il tormentodi quellanno quando, unicoconsigliere, decise di lasciareun incarico considerato di altoprestigio, almeno nellArezzodi quegli anni.

    I motivi? Come raccontai aBankitalia, la conduzione di-sinvolta di quella banca ri-sponde Soldini . Rimasisconcertato nel sapere che nelperiodo in cui ero rimasto incarica erano stati autorizzatiaffidamenti per 220 milioni adalcuni consiglieri. Non so a chetassi dinteresse e con che ga-ranzie, so solo che la cosa misembr un evidente conflittodi interesse e che io non presiun euro anche perch abituatoa sudarmi i soldi nella miaazienda. Oggi si vocifera, ma ionon ho prove, che alcuni affi-damenti siano andati addirit-tura perduti.

    Limprenditore ricorda des-sere stato colpito anche da al-tri comportamenti anomali.Quali? I verbali, per esempio,

    venivano approvati veloce-mente spiega limprendito-re e non avevamo il tempodi rileggerli attentamente. Erano spesso operazioni deli-cate, che avevano bisogno diattenzione e invece la frettadominava.

    Altra delusione, per Soldini, stata la mutazione dellabanca diventata sempre pi unorganismo alieno al territo-rio. Diversa da quellistituto di credito conosciuto diversianni prima. Si chiamava Ban-ca Mutua Popolare Aretina ricorda ed era veramente lacassaforte di Arezzo, nata per

    aiutare le aziende locali, dove iconsiglieri erano tutti del luo-go e avevano una mission benprecisa. Poi sono arrivanti con-siglieri lombardi, romani, emi-liani e tutto cambiato.

    Sorpreso del commissaria-mento? Mi aspettavo qualco-sa, con le premesse che vi horaccontato risponde Soldini ma non pensavo a cos gravisofferenze. Spero che la miabanca possa risollevarsi.

    Marco [email protected]

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Imprenditore Rossano Soldini, 70 anni,presidente dellomonimo calzaturificio

  • Corriere della Sera Domenica 15 Febbraio 2015 15

    Primo piano Il credito

    Popolari, i consiglieri nel mirino ConsobInchieste su speculazione in Borsa e insider trading, nei prossimi giorni lAuthority avvia le audizioniLe difficolt negli accertamenti su interessi e reti estere degli investitori. Le valutazioni dei pm di Milano

    MILANO Si profila una lunga se-rie di audizioni in Consob suldossier Popolari. Elenco cheprobabilmente comprender,oltre agli intermediari chehanno operato sui titoli degliistituti che secondo il decretoapprovato dal governo il 20gennaio saranno trasformatiin spa, consiglieri e sindacidelle banche cooperative chehanno effettuato compraven-dite nei giorni precedenti e im-mediatamente successivi lan-nuncio del provvedimento (il16 gennaio). Nel frattempo laProcura di Milano sta valutan-do se aprire un fascicolo. I pmmilanesi sono in contatto conquelli romani che indagano suinsider trading e leventualeavvio di un dossier dipende da-gli esiti degli accertamenti chestanno effettuando Consob eGuardia di finanza. Riprendo-no poi le audizioni sul decreto:domani le commissioni Finan-ze e Attivit produttive dellaCamera sentiranno Federcasse e gioved Assopopolari.

    Proseguono a ritmo serratole indagini della Consob, il cuipresidente Giuseppe Vegasrientra questa sera da Seouldove si recato per il vertice Io-sco, lOrganizzazione mondia-le delle autorit di vigilanza.Riferendo alla Camera l11 feb-

    braio, Vegas ha fatto cenno adaudizioni, ma ancora non no-to se alcun appuntamento siagi in calendario. Si parlatodi una convocazione di DavideSerra, che nei giorni scorsi haprecisato di non aver fatto ac-quisti dall1 al 19 gennaio sullePopolari e che lunica opera-zione di rilievo effettuata nelperiodo per conto dei proprifondi e mandati di gestione stata la dismissione di 5,2 mi-lioni di azioni del Banco Popo-lare a un prezzo medio di 9,72euro. Il numero uno di Alge-bris, di cui nota la vicinanzaal premier Matteo Renzi, nonviene peraltro nominato nellarelazione di Vegas. Nella qualeinvece si trovano (allegato 8) i

    nomi di chi ha effettuato ope-razioni di internal dealing,compravendite sui titoli dellasociet nella quale si ricopreruolo di consigliere, sindaco otop manager. In particolare si

    tratta di Andrea Moltrasio,presidente del consiglio di sor-veglianza di Ubi che il 16 gen-naio, ha comprato azioni per44 mila euro; Angelo Garava-glia, presidente dei sindaci del

    Creval che fra il 2 e il 9 gennaioha acquistato per 31 mila euro;e Alberto Marri vicepresidentedella Bper, che il 9 gennaio hacomprato 13 mila azioni per63.500 mila euro e il 19 le ha ri-vendute per 73 mila euro. possibile che i loro nomi figu-rino fra le convocazioni.

    Il periodo sotto osservazio-ne compreso in particolarefra il 3 gennaio, giorno in cuilAnsa ha riportato lanticipa-zione di una possibile riformadelle Popolari, al 16, quando ilpremier ha reso noti i terminigenerici del provvedimento.Dai primi di gennaio sulleazioni di diverse Popolari sonoaumentati fortemente volumie prezzi, circostanza che insie-me ai rumors sulla riforma haportato la Consob a un moni-

    toraggio stretto con lipotesi diinsider trading. Secondo Ve-gas le analisi hanno rilevato lapresenza di intermediari conoperativit anomala e plusva-lenze stimate per 10 milioni.Lobiettivo risalire ai benefi-ciari ultimi, i clienti. Ma gli ac-certamenti sono difficili per-ch possono essere soggetticon sedi o interessi allestero.

    Intanto in agenda merco-led lincontro fra i commissaridi Banca Etruria, Riccardo Sorae Antonio Pironti, e i sindacati.I commissari non avrebberoinvece ancora avuto contatticon il pm di Arezzo RobertoRossi che indaga sullistitutodopo lispezione Bankitalia del2013.

    Sergio Bocconi RIPRODUZIONE RISERVATA

    dArco

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    CreditoValtellinese

    Ubi BancaB. PopolareEtruria e Lazio

    B. PopolareEmilia Rom.

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    *(titolo sospeso da gioved)

    Soldini, uscito nel 2009

    Lex di Banca Etruria: 220 milioni al boardAREZZO Nel consiglio di ammi-nistrazione di Banca Etruria crimasto due anni e mezzo. Emi sono bastati a capire che lecose non andavano affatto be-ne in quellIstituto di credito racconta Rossano Soldini . Cos nellottobre del 2009,quattro giorni prima dellas-semblea dei soci, ho chiesto unincontro alla Banca dItalia, horaccontato tutto ci che avevovisto, ho annunciato le mie di-missioni e poco dopo le hopresentate anche ad Arezzo.

    Soldini, 70 anni, presidentedellomonimo calzaturificio(200 dipendenti, 30 milioni difatturato), ex presidente del-lAssociazione nazionale calza-turieri, ricorda il tormentodi quellanno quando, unicoconsigliere, decise di lasciareun incarico considerato di altoprestigio, almeno nellArezzodi quegli anni.

    I motivi? Come raccontai aBankitalia, la conduzione di-sinvolta di quella banca ri-sponde Soldini . Rimasisconcertato nel sapere che nelperiodo in cui ero rimasto incarica erano stati autorizzatiaffidamenti per 220 milioni adalcuni consiglieri. Non so a chetassi dinteresse e con che ga-ranzie, so solo che la cosa misembr un evidente conflittodi interesse e che io non presiun euro anche perch abituatoa sudarmi i soldi nella miaazienda. Oggi si vocifera, ma ionon ho prove, che alcuni affi-damenti siano andati addirit-tura perduti.

    Limprenditore ricorda des-sere stato colpito anche da al-tri comportamenti anomali.Quali? I verbali, per esempio,

    venivano approvati veloce-mente spiega limprendito-re e non avevamo il tempodi rileggerli attentamente. Erano spesso operazioni deli-cate, che avevano bisogno diattenzione e invece la frettadominava.

    Altra delusione, per Soldini, stata la mutazione dellabanca diventata sempre pi unorganismo alieno al territo-rio. Diversa da quellistituto di credito conosciuto diversianni prima. Si chiamava Ban-ca Mutua Popolare Aretina ricorda ed era veramente lacassaforte di Arezzo, nata per

    aiutare le aziende locali, dove iconsiglieri erano tutti del luo-go e avevano una mission benprecisa. Poi sono arrivanti con-siglieri lombardi, romani, emi-liani e tutto cambiato.

    Sorpreso del commissaria-mento? Mi aspettavo qualco-sa, con le premesse che vi horaccontato risponde Soldini ma non pensavo a cos gravisofferenze. Spero che la miabanca possa risollevarsi.

    Marco [email protected]

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    Imprenditore Rossano Soldini, 70 anni,presidente dellomonimo calzaturificio

  • ASSICURAZIONI

  • BANCA DITALIA

  • CASSA DEPOSITI E PRESTITI

  • UNIONE EUROPEA

  • 6 CORRIERECONOMIA LUNED 9 FEBBRAIO 2015

    La lunga crisi del debitoI personaggi

    Primo piano

    Volti Economisti dacciaio ed enfant prodige al capolinea dellincarico (forse). Ma Bce, Fmi e Ue percorreranno altre strade per il monitoraggio sugli aiuti

    Euro Troika in pensione, ma i controlli non finiscono maiChi sono Goyal, Masuch e Costello, gli emissari dellausterity che il nuovo corso politico pu dismettere. Solo formalmente

    DI FABRIZIO GORIA

    Lanalisi

    Anche il Fondodeve cambiaremestiereDI FRANCESCO DAVERI

    S ettantanni e sentirliparecchio. Cos si po-trebbe descrivere lo statodi salute del Fondo mone-tario internazionale, gui-dato da Christine Lagarde(nella foto). Istituito nel1944 a Bretton Woods perfornire assistenza finan-ziaria e attenuare la gravi-t delle crisi nei conti conlestero dei suoi paesimembri, il Fondo potrebbedover ridefinire la suamissione.

    Non c solo il governogreco ad aver dichiaratoconclusa lesperienza dellaTroika. E tutta lEuropache ha deciso di muovereverso una gestione pimultilaterale delle crisi e ingenerale verso un mag-giore monitoraggio e coor-dinamento. Una cosa bendiversa dal modo di ope-rare del Fondo che preve-de limposizione di condi-zioni sulle politiche interne

    di un paese e la verificadelleffettiva attuazione.

    Ma se i paesi si fanno iguardiani tra di loro, la ra-gione dessere di un con-trollore sovranazionaleche oggi include 188 pae-si, potrebbe non essercipi. Inoltre lo sviluppo deimercati ha reso la poten-ziale assistenza del Fondomeno importante per i pa-esi emergenti che spessovedono le grandi banchedaffari a caccia di ren-dimenti alternativi ai tassizero dei paesi ricchi fa-re a gara per finanziare iloro progetti infrastruttu-rali.

    E per troppo prestoper fare il funerale del-lFmi. Le crisi nel mondoglobale sono tuttaltro chescomparse. Si anzi giavisto che proprio a cau-sa della globalizzazione limpatto di crisi locali di-venta pi facilmente siste-mico. E quando una crisiha elementi sistemici, imeccanismi di coordina-mento preventivo, buoniper i tempi normali, nonriescono a evitare i disa-stri. E a quel punto ritornadi moda limpopolare Fon-do monetario. Con il suosistema di condizioni oggipi attente al sociale. Conla sua nuova funzione digarantire pi comparabili-t delle politiche tra paesi.Ma ci sono pochi dubbi: unmondo senza Fondo oggiinconcepibile.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    R ishi Goyal, KlausMasuch e DeclanCostello potrebbe-ro presto trovarsisenza lavoro. O meglio, sen-za il lavoro che li ha resi cele-bri alle cronache, anche senon con i loro nomi anagra-fici. I tre sono infatti i re-sponsabili della Troika inGrecia, gli emissari rispetti-vamente del Fondo moneta-rio internazionale (Fmi),della Banca centrale euro-pea (Bce) e della Commis-sione Ue. Da una parte ilnuovo governo di Alexis Tsi-pras, dallaltra lopinionedella Corte di giustizia euro-pea sugli acquisti di bondgovernativi da parte dellaBce. In mezzo, lesistenzastessa della Troika.

    La storiaNata sotto forma di con-

    sesso informale fra Fmi, Bcee Commissione europea peril monitoraggio periodicodei programmi di salvatag-gio dei Paesi dellarea euro,la Troika presto diventatail simbolo dellausterity.Ovunque andasse, che siparlasse di Grecia o di Lisbo-na, gli uomini della Troikaerano odiati. Colpa degli ag-giustamenti strutturali e delconsolidamento fiscale ri-chiesto ai governi che sotto-scrivevano il memorandumof understanding per lero-gazione dei finanziamenti.

    La Troika ha funzionato, un esempio virtuoso di ge-

    stione della crisi nella zonaeuro, ha detto gioved scor-so il portavoce del cancellie-re tedesco Angela Merkel,Steffen Seibert. Eppure,qualcosa sta cambiando.

    Lesperienza dei tre emis-sari dellaiuto potrebbe ter-minare. Un po per colpa delcambio di marcia (se non al-tro narrativa) che sta cer-cando di imporre il governogreco guidato da Tsipras eche potrebbe portare a unmutamento in corsa. La se-conda novit che cambia ilpanorama della Troika larecente opinione della Cortedi giustizia europea sulleOutright monetary transac-tion (Omt) della Bce, cio ilprogramma di acquisto dibond governativi dietro con-dizionalit. Come ha detto laCorte, per quanto riguardala Bce essenziale che nonvi sia alcuna partecipazionediretta nel monitoraggio deiprogrammi di assistenza fi-nanziaria fornita ai Paesi.O la Bce mantiene in vita leOmt oppure la Troika siscioglie.

    BiografieGoyal, Masuch e Costello

    sono i tre personaggi pi im-portanti della Troika. Goyal considerato come uno de-gli enfant prodige del Fmi,sia per let ( uscito dal-luniversit di Stanford nel2002) sia per le capacit. En-trato fresco di studi nel Fon-do si sempre dimostratobrillante nelle analisi macro-economiche e tenace nelle

    negoziazioni. Pi esperto Masuch che, dopo un dotto-rato in economia allUniver-sit di Wrzburg e dopo unprimo lavoro alla Bunde-sbank, entrato alla Bce nel

    1998 per curare la strategiadi politica monetaria, fino adiventare nel 2007 il capodella Divisione Paesi Ue. Daquando nata la Troika, Ma-such ne fa parte e cura gli in-

    teressi della Bce. Chi lo co-nosce bene lo descrive comeinflessibile e risoluto. Stessadescrizione per Costello, gia capo della missione in Ir-landa. Nato nel 1967 aGalway, considerata la capi-tale del gaeltacht, la linguagaelica irlandese, entrato in Commissione Ue nel 1991e si quasi sempre occupatodi questioni fiscali. Tuttavia,dal maggio scorso, statospostato nel Direttorato F,che si occupa delle econo-mie di Austria, Cipro, Croa-zia, Germania, Grecia, Olan-da, Repubblica ceca, Slovac-chia e Spagna, per monitora-re il raggiungimento degliobiettivi fissato dal Patto di

    stabilit e crescita. E oltre aessere un controllore deiconti pubblici, anche il sor-vegliante di Atene.

    Prima di Goyal, Masuch eCostello cerano per altredue figure fondamentali perloperato della Troika nel-leurozona. Si tratta di PoulThomsen, del Fmi, e di Mat-thias Mors, della Commis-sione Ue. Thomsen il capodel Dipartimento europeodellistituzione di Washin-gton, mentre Mors fa partedella DG Ecfin di PalazzoBerlaymont.

    Entrambi hanno gettatola spugna fra agosto e no-vembre scorsi, ma hannoavuto un ruolo fondamenta-le nelladozione dei piani di salvataggio di Grecia, Irlan-da, Portogallo e Cipro.Thomsen e Mors, in privato,ricordano spesso quanto fupesante psicologicamentelavorare in contesti in cuierano odiati dalla popolazio-ne. Come a Cipro o Atene,per esempio, dove la Troika stata oggetto di pesanti mi-nacce, anche fisiche.

    Limpressione comune,fra Bruxelles e Fraconforte, che il percorso della Troika,come organismo informale,sia arrivato al capolinea. Maquesto non significa che ver-r meno il monitoraggio su-gli Stati sotto programma.La Troika, semplicemente,prender una nuova forma.Quale, lo decideranno sem-pre Fmi, Bce e Commissioneeuropea.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Monete Berna pensa a una banda di oscillazione. Svezia e Danimarca difendono un cambio semi-fisso. E spendono

    Valute Franco svizzero e corone del Nord:quei banchieri sullorlo di una crisi di nerviDifendere la parit o lasciare spazio alla libera fluttuazione? I dilemmi dei governatori

    A vevano deciso di restarefuori dalleuro. Sono ilfranco svizzero (con i suoisecoli di neutralit), la corona da-nese (il gran rifiuto nel referen-dum del 2000) e la cugina co-rona svedese. Adesso per la mo-neta unica, lasciata fuori dalla porta dei tre lindi Stati, in uncerto qual modo entrata dalla fi-nestra. Come? Agitando la politi-ca monetaria (a Berna e Copena-ghen), o pi semplicemente met-tendo a braccetto le politiche suitassi, tutti compresi tra lo zero e ilmeno zero virgola.

    Iniziamo dalla Danimarca, cheproprio sui tassi, nel giro di pochesettimane, ha messo in cantierequattro tagli consecutivi, fino aquota -0,75 percento. Inoltre, harastrellato sul mercato valutaestera a un ritmo (per lei) impo-nente.

    Il motivo? Copenaghen vuoledifendere lexport e, quindi, lag-gancio della corona a un euro chesi deprezza. Nel mese di gennaio la banca centrale danese ha speso106,3 miliardi di corone (14,3 mi-liardi di euro), pari a quasi il 6%del Pil del Paese, per acquistare valute estere, portando le sue ri-serve in divisa a 564 miliardi dicorone. Stampare moneta per ac-quistare a buon mercato valutaestera di per s non sembra tantomale: si creano riserve in monetecomunque pregiate, al costo diuna stamperia. Ma tesi molto

    diffusa dal versante settentrionaledelle Alpi fino al Polo Nord conla prospettiva di inondare il mer-cato di valuta propria si rischia diperdere il controllo della politicamonetaria.

    Oscillazioni limitateCos hanno pensato gli svizzeri,

    che hanno rinunciato a difenderela soglia nel cambio con leuro. Mala Danmarks Nationalbank conti-nua con determinazione, almenoper ora, sulla sua strada, con il de-ciso sostegno del governo. Hopienamente fiducia nella Banca centrale sul mantenimento deltasso di cambio. Non ho alcundubbio su questo, ha detto lapremier Helle Thorning-Schmidt

    al parlamento. Dalla creazionedelleuro, Copenaghen autorizzala fluttuazione della corona di unmassimo del 2,5% attorno al valo-re di riferimento, fissato a 7,46 sul-leuro. Dallinizio dellanno, tutta-via, le turbolenza sul mercato deicambi hanno obbligato il Paese aprendere drastiche misure perevitare di uscire dalla banda dioscillazione e per seguire leuronella sua flessione. La Banca cen-

    trale ha appunto abbassato i tassiper quattro, dal 19 gennaio a oggi,spingendo il saggio di remunera-zione dei depositi degli istituti aquota -0,75%.

    Per leconomia danese e per idanesi in generale la politica mo-netaria si tradotta in tassi di in-teresse a livelli bassissimi. Con ilrischio, pero, di creare una bollasul mercato immobiliare.

    Libera fluttuazioneLasciando la Danimarca e attra-

    versando la Germania-cuore-del-leuro si arriva in Svizzera, altroPaese costretto ad orbitare intor-no alla moneta unica per evitareeccessivi apprezzamenti della va-luta locale a danno dellexport.

    Qui per, visto lo status storico dicassaforte globale, i numeri sonomolto pi grandi rispetto al caso danese. A cominciare dalle riser-ve record, circa 500 miliardi difranchi, che la banca centrale el-vetica ha costruito in valuta esteraper tenere a bada la forza del fran-co.

    Poi, con la rinuncia a ogni uffi-ciale barriera anti-apprezzamento(la soglia a 1,20 franchi per un eu-ro, abbandonata a met gennaio),la moneta elvetica schizzata convariazioni a due cifre percentuali,tali da fare impallidire la banda dioscillazione della corona danese.Negli ultimi giorni, dopo aver ad-dirittura scavalcato la parit conleuro, il franco per tornato a scendere, perdendo una parte delterreno conquistato.

    Non ci sono nuove soglie, ma leindiscrezioni di mercato parlanodi una banda di riferimento tra1,05 e 1,10 franchi per un euro sucui si potrebbe muovere la bancacentrale elvetica. Che sia vero ono, resta il fatto che le quotazioniultimamente l si sono assestate.

    Sindrome svedeseDiverso il caso della corona

    svedese, che a differenza delle va-lute svizzere e danesi nellultimoanno ha subito un pressoch co-stante deprezzamento nei con-fronti delleuro. Anche a Stoccol-ma, per, i tassi dinteresse dellabanca centrale iniziano per zero.Anzi, stanno proprio sullo zerospaccato. Come nellarea euro, poi,la deflazione allordine del gior-no. E le indiscrezioni di mercatonon escludono ladozione di misu-re monetarie non convenzionali.Un po come ha fatto Francoforte.

    GIOVANNI STRINGA RIPRODUZIONE RISERVATA

    I rapporti di forza

    Fonte: elaborazione CorrierEconomia RP

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    Euro/Corona danese

    Copenaghen continua a tagliare i tassi: ora sono stati portati a meno 0,75 per cento

    Maramotti

    Accanto a loro anche Mors e Thomsen, che lasciarono nel 2014Commissione Ue

    Declan Costello

    Fondo monetario Rishi Goyal

    Banca centraleKlaus Masuch

  • 6 CORRIERECONOMIA LUNED 9 FEBBRAIO 2015

    La lunga crisi del debitoI personaggi

    Primo piano

    Volti Economisti dacciaio ed enfant prodige al capolinea dellincarico (forse). Ma Bce, Fmi e Ue percorreranno altre strade per il monitoraggio sugli aiuti

    Euro Troika in pensione, ma i controlli non finiscono maiChi sono Goyal, Masuch e Costello, gli emissari dellausterity che il nuovo corso politico pu dismettere. Solo formalmente

    DI FABRIZIO GORIA

    Lanalisi

    Anche il Fondodeve cambiaremestiereDI FRANCESCO DAVERI

    S ettantanni e sentirliparecchio. Cos si po-trebbe descrivere lo statodi salute del Fondo mone-tario internazionale, gui-dato da Christine Lagarde(nella foto). Istituito nel1944 a Bretton Woods perfornire assistenza finan-ziaria e attenuare la gravi-t delle crisi nei conti conlestero dei suoi paesimembri, il Fondo potrebbedover ridefinire la suamissione.

    Non c solo il governogreco ad aver dichiaratoconclusa lesperienza dellaTroika. E tutta lEuropache ha deciso di muovereverso una gestione pimultilaterale delle crisi e ingenerale verso un mag-giore monitoraggio e coor-dinamento. Una cosa bendiversa dal modo di ope-rare del Fondo che preve-de limposizione di condi-zioni sulle politiche interne

    di un paese e la verificadelleffettiva attuazione.

    Ma se i paesi si fanno iguardiani tra di loro, la ra-gione dessere di un con-trollore sovranazionaleche oggi include 188 pae-si, potrebbe non essercipi. Inoltre lo sviluppo deimercati ha reso la poten-ziale assistenza del Fondomeno importante per i pa-esi emergenti che spessovedono le grandi banchedaffari a caccia di ren-dimenti alternativi ai tassizero dei paesi ricchi fa-re a gara per finanziare iloro progetti infrastruttu-rali.

    E per troppo prestoper fare il funerale del-lFmi. Le crisi nel mondoglobale sono tuttaltro chescomparse. Si anzi giavisto che proprio a cau-sa della globalizzazione limpatto di crisi locali di-venta pi facilmente siste-mico. E quando una crisiha elementi sistemici, imeccanismi di coordina-mento preventivo, buoniper i tempi normali, nonriescono a evitare i disa-stri. E a quel punto ritornadi moda limpopolare Fon-do monetario. Con il suosistema di condizioni oggipi attente al sociale. Conla sua nuova funzione digarantire pi comparabili-t delle politiche tra paesi.Ma ci sono pochi dubbi: unmondo senza Fondo oggiinconcepibile.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    R ishi Goyal, KlausMasuch e DeclanCostello potrebbe-ro presto trovarsisenza lavoro. O meglio, sen-za il lavoro che li ha resi cele-bri alle cronache, anche senon con i loro nomi anagra-fici. I tre sono infatti i re-sponsabili della Troika inGrecia, gli emissari rispetti-vamente del Fondo moneta-rio internazionale (Fmi),della Banca centrale euro-pea (Bce) e della Commis-sione Ue. Da una parte ilnuovo governo di Alexis Tsi-pras, dallaltra lopinionedella Corte di giustizia euro-pea sugli acquisti di bondgovernativi da parte dellaBce. In mezzo, lesistenzastessa della Troika.

    La storiaNata sotto forma di con-

    sesso informale fra Fmi, Bcee Commissione europea peril monitoraggio periodicodei programmi di salvatag-gio dei Paesi dellarea euro,la Troika presto diventatail simbolo dellausterity.Ovunque andasse, che siparlasse di Grecia o di Lisbo-na, gli uomini della Troikaerano odiati. Colpa degli ag-giustamenti strutturali e delconsolidamento fiscale ri-chiesto ai governi che sotto-scrivevano il memorandumof understanding per lero-gazione dei finanziamenti.

    La Troika ha funzionato, un esempio virtuoso di ge-

    stione della crisi nella zonaeuro, ha detto gioved scor-so il portavoce del cancellie-re tedesco Angela Merkel,Steffen Seibert. Eppure,qualcosa sta cambiando.

    Lesperienza dei tre emis-sari dellaiuto potrebbe ter-minare. Un po per colpa delcambio di marcia (se non al-tro narrativa) che sta cer-cando di imporre il governogreco guidato da Tsipras eche potrebbe portare a unmutamento in corsa. La se-conda novit che cambia ilpanorama della Troika larecente opinione della Cortedi giustizia europea sulleOutright monetary transac-tion (Omt) della Bce, cio ilprogramma di acquisto dibond governativi dietro con-dizionalit. Come ha detto laCorte, per quanto riguardala Bce essenziale che nonvi sia alcuna partecipazionediretta nel monitoraggio deiprogrammi di assistenza fi-nanziaria fornita ai Paesi.O la Bce mantiene in vita leOmt oppure la Troika siscioglie.

    BiografieGoyal, Masuch e Costello

    sono i tre personaggi pi im-portanti della Troika. Goyal considerato come uno de-gli enfant prodige del Fmi,sia per let ( uscito dal-luniversit di Stanford nel2002) sia per le capacit. En-trato fresco di studi nel Fon-do si sempre dimostratobrillante nelle analisi macro-economiche e tenace nelle

    negoziazioni. Pi esperto Masuch che, dopo un dotto-rato in economia allUniver-sit di Wrzburg e dopo unprimo lavoro alla Bunde-sbank, entrato alla Bce nel

    1998 per curare la strategiadi politica monetaria, fino adiventare nel 2007 il capodella Divisione Paesi Ue. Daquando nata la Troika, Ma-such ne fa parte e cura gli in-

    teressi della Bce. Chi lo co-nosce bene lo descrive comeinflessibile e risoluto. Stessadescrizione per Costello, gia capo della missione in Ir-l an da. Nato n el 1967 aGalway, considerata la capi-tale del gaeltacht, la linguagaelica irlandese, entrato in Commissione Ue nel 1991e si quasi sempre occupatodi questioni fiscali. Tuttavia,dal maggio scorso, statospostato nel Direttorato F,che si occupa delle econo-mie di Austria, Cipro, Croa-zia, Germania, Grecia, Olan-da, Repubblica ceca, Slovac-chia e Spagna, per monitora-re il raggiungimento degliobiettivi fissato dal Patto di

    stabilit e crescita. E oltre aessere un controllore deiconti pubblici, anche il sor-vegliante di Atene.

    Prima di Goyal, Masuch eCostello cerano per altredue figure fondamentali perloperato della Troika nel-leurozona. Si tratta di PoulThomsen, del Fmi, e di Mat-thias Mors, della Commis-sione Ue. Thomsen il capodel Dipartimento europeodellistituzione di Washin-gton, mentre Mors fa partedella DG Ecfin di PalazzoBerlaymont.

    Entrambi hanno gettatola spugna fra agosto e no-vembre scorsi, ma hannoavuto un ruolo fondamenta-le nelladozione dei piani di salvataggio di Grecia, Irlan-da, Portogallo e Cipro.Thomsen e Mors, in privato,ricordano spesso quanto fupesante psicologicamentelavorare in contesti in cuierano odiati dalla popolazio-ne. Come a Cipro o Atene,per esempio, dove la Troika stata oggetto di pesanti mi-nacce, anche fisiche.

    Limpressione comune,fra Bruxelles e Fraconforte, che il percorso della Troika,come organismo informale,sia arrivato al capolinea. Maquesto non significa che ver-r meno il monitoraggio su-gli Stati sotto programma.La Troika, semplicemente,prender una nuova forma.Quale, lo decideranno sem-pre Fmi, Bce e Commissioneeuropea.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Monete Berna pensa a una banda di oscillazione. Svezia e Danimarca difendono un cambio semi-fisso. E spendono

    Valute Franco svizzero e corone del Nord:quei banchieri sullorlo di una crisi di nerviDifendere la parit o lasciare spazio alla libera fluttuazione? I dilemmi dei governatori

    A vevano deciso di restarefuori dalleuro. Sono ilfranco svizzero (con i suoisecoli di neutralit), la corona da-nese (il gran rifiuto nel referen-dum del 2000) e la cugina co-rona svedese. Adesso per la mo-neta unica, lasciata fuori dalla porta dei tre lindi Stati, in uncerto qual modo entrata dalla fi-nestra. Come? Agitando la politi-ca monetaria (a Berna e Copena-ghen), o pi semplicemente met-tendo a braccetto le politiche suitassi, tutti compresi tra lo zero e ilmeno zero virgola.

    Iniziamo dalla Danimarca, cheproprio sui tassi, nel giro di pochesettimane, ha messo in cantierequattro tagli consecutivi, fino aquota -0,75 percento. Inoltre, harastrellato sul mercato valutaestera a un ritmo (per lei) impo-nente.

    Il motivo? Copenaghen vuoledifendere lexport e, quindi, lag-gancio della corona a un euro chesi deprezza. Nel mese di gennaio la banca centrale danese ha speso106,3 miliardi di corone (14,3 mi-liardi di euro), pari a quasi il 6%del Pil del Paese, per acquistare valute estere, portando le sue ri-serve in divisa a 564 miliardi dicorone. Stampare moneta per ac-quistare a buon mercato valutaestera di per s non sembra tantomale: si creano riserve in monetecomunque pregiate, al costo diuna stamperia. Ma tesi molto

    diffusa dal versante settentrionaledelle Alpi fino al Polo Nord conla prospettiva di inondare il mer-cato di valuta propria si rischia diperdere il controllo della politicamonetaria.

    Oscillazioni limitateCos hanno pensato gli svizzeri,

    che hanno rinunciato a difenderela soglia nel cambio con leuro. Mala Danmarks Nationalbank conti-nua con determinazione, almenoper ora, sulla sua strada, con il de-ciso sostegno del governo. Hopienamente fiducia nella Banca centrale sul mantenimento deltasso di cambio. Non ho alcundubbio su questo, ha detto lapremier Helle Thorning-Schmidt

    al parlamento. Dalla creazionedelleuro, Copenaghen autorizzala fluttuazione della corona di unmassimo del 2,5% attorno al valo-re di riferimento, fissato a 7,46 sul-leuro. Dallinizio dellanno, tutta-via, le turbolenza sul mercato deicambi hanno obbligato il Paese aprendere drastiche misure perevitare di uscire dalla banda dioscillazione e per seguire leuronella sua flessione. La Banca cen-

    trale ha appunto abbassato i tassiper quattro, dal 19 gennaio a oggi,spingendo il saggio di remunera-zione dei depositi degli istituti aquota -0,75%.

    Per leconomia danese e per idanesi in generale la politica mo-netaria si tradotta in tassi di in-teresse a livelli bassissimi. Con ilrischio, pero, di creare una bollasul mercato immobiliare.

    Libera fluttuazioneLasciando la Danimarca e attra-

    versando la Germania-cuore-del-leuro si arriva in Svizzera, altroPaese costretto ad orbitare intor-no alla moneta unica per evitareeccessivi apprezzamenti della va-luta locale a danno dellexport.

    Qui per, visto lo status storico dicassaforte globale, i numeri sonomolto pi grandi rispetto al caso danese. A cominciare dalle riser-ve record, circa 500 miliardi difranchi, che la banca centrale el-vetica ha costruito in valuta esteraper tenere a bada la forza del fran-co.

    Poi, con la rinuncia a ogni uffi-ciale barriera anti-apprezzamento(la soglia a 1,20 franchi per un eu-ro, abbandonata a met gennaio),la moneta elvetica schizzata convariazioni a due cifre percentuali,tali da fare impallidire la banda dioscillazione della corona danese.Negli ultimi giorni, dopo aver ad-dirittura scavalcato la parit conleuro, il franco per tornato a scendere, perdendo una parte delterreno conquistato.

    Non ci sono nuove soglie, ma leindiscrezioni di mercato parlanodi una banda di riferimento tra1,05 e 1,10 franchi per un euro sucui si potrebbe muovere la bancacentrale elvetica. Che sia vero ono, resta il fatto che le quotazioniultimamente l si sono assestate.

    Sindrome svedeseDiverso il caso della corona

    svedese, che a differenza delle va-lute svizzere e danesi nellultimoanno ha subito un pressoch co-stante deprezzamento nei con-fronti delleuro. Anche a Stoccol-ma, per, i tassi dinteresse dellabanca centrale iniziano per zero.Anzi, stanno proprio sullo zerospaccato. Come nellarea euro, poi,la deflazione allordine del gior-no. E le indiscrezioni di mercatonon escludono ladozione di misu-re monetarie non convenzionali.Un po come ha fatto Francoforte.

    GIOVANNI STRINGA RIPRODUZIONE RISERVATA

    I rapporti di forza

    Fonte: elaborazione CorrierEconomia RP

    9,6

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    Euro/Corona svedese1,225

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    Euro/Corona danese

    Copenaghen continua a tagliare i tassi: ora sono stati portati a meno 0,75 per cento

    Maramotti

    Accanto a loro anche Mors e Thomsen, che lasciarono nel 2014Commissione Ue

    Declan Costello

    Fondo monetario Rishi Goyal

    Banca centraleKlaus Masuch

  • la Repubblica

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    DOMENICA 15 FEBBRAIO 2015 EconomiaFINANZA&MERCATI CONTATTI [email protected]

    WWW.REPUBBLICA.IT

    ROMA. Lo Stato biscazziere faun passo indietro: aumenta letasse sulla fortuna, ma tagliadi netto le slot machine, lenasconde e ne limita lapubblicit. Lultima bozza deldecreto attuativo sulla delegafiscale che dovrebbe entrare inConsiglio dei ministri venerdprossimo, prevede una decisastretta sulle macchinettemangiasoldi. Quelle cherappresentano lultimo gradinodella disperazione per chi,avendo un reddito troppobasso, cerca di risolvere iproblemi affidandosi alla buonasorte. La discussa delega fiscale cheha visto slittare i decreti suireati tributati (la famosanorma salva-Berlusconi chedepenalizzava le frodi sotto il 3per cento dellimponibile),contiene una rivoluzione inmateria di giochi pubblici. In base ai nuovi criteri (cheentreranno in vigore solo dal2017), le slot machine presentisul territorio dovrebberoridursi di circa un terzo: rispettoalle attuali 350 mila nesparirebbero 80-100 mila. Siprevede infatti che nei localiautorizzati ce ne debba esserenon pi duna ogni 7 metriquadrati, con un tetto massimodi 6. Le slot inoltre nondovranno essere visibilidallesterno, dovranno esserecollocate in uno spazio dedicatoe vietate (come gi previsto) aiminori. Le sale giochi vere eproprie (gaming hall) per

    potersene dotare dovrannoavere una superficie noninferiore ai 50 metri quadrati epiazzare non pi di unamacchinetta ogni 3. La bozza in discussione vietapoi gli spot in tiv nelle fasceprotette (fra le ore 16 e 19), adeccezione dei canali e delletrasmissioni sportive o dedicateal gioco.Meno macchinette, meno soldinelle casse dello Stato? Nonesageriamo: per ovviareallinconveniente la bozzaprevede un aumento dal 6 all8per cento della tassa sullafortuna, ovvero del prelievointrodotto dal 2012 sulle vinciteda giochi numerici, lotterieistantanee e videolotteries.Resta da capire se sar ritoccataanche lattuale soglia dei 500euro dincasso, superata laquale scatta la tassazione.

    Spente 100 mila slote meno pubblicitSul gioco dazzardolo Stato si pentema salva lincasso

    IL PUNTO

    LUISA GRION

    Con i nuovi criteri tagliateun terzo delle macchinettecrescer la tassa sulle vincite

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Grecia, trattativa finaleVaroufakis: Lintesa ci saranche allultimo minutoLavoro e privatizzazioni i nodi maggiori in vista dellEurogruppoTsipras: Sar durissima. Katainen: Cercheremo soluzione

    Tesoro in ansia, da Bruxelles un cartellino

    ROMA. Si comincia a guardarecon qualche ansia la data di ve-nerd 27 febbraio quando laCommissione Juncker rendernoto un triplice giudizio sullIta-lia. Il rischio che dei tre verdet-ti che attendiamo uno venga su-perato agilmente, laltro con fa-tica e che lo scivolone ci aspettisullultimo e inaspettato osta-colo. Si teme concretamenteche Bruxelles estragga un car-tellino giallo.

    Con le ultime modifiche alleregole sui conti pubblici euro-pei, il cosiddetto Six Pack in-trodotto nel 2011 sotto lurgen-za della crisi, i controlli sono di-ventati anche preventivi. Cosnel novembre scorso quando in-viammo la legge di Stabilit aBruxelles, ci fu imposta una cor-rezione: facemmo lo 0,3 del Pil difronte a richieste di 0,5. Sulle va-

    lutazioni dellintervento c sta-to un braccio di ferro tra Roma eBruxelles: a gennaio tuttavia giunta la comunicazione sullaflessibilit che, visti i very badtimes in cui versa lItalia, ciconsente di chiudere con la cor-rezione gi fatta di 0,25. Dun-que nessuna ulteriore manovracorrettiva in primavera.

    Laltro esame quello che ri-guarda gli squilibri macroeco-nomici. Non da sottovalutare,anzi per lItalia cruciale: ri-guarda sostanzialmente lo sta-to di avanzamento delle cosid-dette riforme strutturali, e vistoche Renzi ha proposto lo scam-

    bio flessibilit-riforme, Bruxel-les piuttosto attenta al tema. Ildocumento che sar reso noto il27 si chiama Country Report, un nuovo rapporto che accor-pa quelli che nella prima metdellanno riguardavano squili-bri e conti pubblici. Nel mirinoc la competitivit e le libera-lizzazioni: siamo in ritardo. Tut-tavia non sar questo il terrenosul quale Bruxelles vorr aprireil confronto con lItalia. Lavver-timento non mancher, ma nonsi avvieranno i protocolli chepure sono previsti e che pre-vedono la definizione di un pia-no dazione da parte del paese in

    mora, monitoraggi e multe.La vera gatta da pelare sar la

    regola del debito. Rimasta inombra mentre tutti guardava-no allapprovazione preventivadella legge di Stabilit 2015, lostacolo che stando ad am-bienti ben informati potreb-be costarci un cartellino gial-lo, cio il primo passo formaleda parte di Bruxelles che apre lastrada alla procedura per disa-vanzi eccessivi (o mancata ri-duzione del debito), come av-venne nel 2005 e nel 2009. La re-gola, approvata anchessa con ilSix Pack, prevede che si debbaridurre la parte del debito che

    I NUMERI

    2,6%DEFICIT-PIL

    Il rapporto deficit-Pilsecondo la Commissioneeuropea al 2,6 per cento.In calo rispetto al 2014quando era del 3%

    0,25% LA STABILITA

    La correzione dello 0,25%della legge di Stabilit ciconsentir di evitare, conle nuove regole, unamanovra in primavera

    133%IL DEBITO

    Il debito italiano al 133%del Pil e il mancato rientrodi 2,2 punti di Pil nel 2013-2015 ci espone al rischiodel cartellino giallo

    IL RETROSCENAROBERTO PETRINI

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    ETTORE LIVINI

    MILANO. Il negoziato allEurogruppodi domani sar durissimo. Alexis Tsi-pras, malgrado i progressi delle ulti-me ore, non si sbilancia, mentre il suoministro delle Finanze, Yanis Varou-fakis, convinto che un accordo sullaGrecia si far, anche allultimo minu-to. I tecnici di Atene e della ex-Troika(Ue, Bce e Fmi) hanno chiuso ieri serale trattative tecniche per prepararelappuntamento. Gli sherpa, secondoindiscrezioni, avrebbero esaminato lerispettive posizioni, delineando unaserie di punti dove le parti sono vicine ben pi del 60% del totale, diconofonti vicine al tavolo e provando a ca-pire come accorciare le distanze suquelle dove si ancora lontani. I puntipi critici restano il tema della riformadel mercato del lavoro il governo el-lenico vuole cancellare tutte le normeimposte dalla Troika e le privatizza-zioni, oltre alla tempistica con cui Sy-riza vuole attuare le misure. LEuro-gruppo di domani dovrebbe consenti-re, per gli ottimisti, di quadrare il cer-chio. Anche se allo stato la cosa sembraassai difficile. Le cose sono pi com-plesse di quello che si immagina, hagelato gli entusiasmi il presidente Je-roen Dijsselbloem. E in molti inizianogi a mettere in conto un Consiglio deicapi di governo e di Stato per provarea chiudere definitivamente i negozia-ti con un faccia a faccia Tsipras-Merkel. Il rischio che la Grecia esca

    dalleuro si sta allontanando, ha det-to ieri il ministro dellEconomia italia-no Pier Carlo Padoan. E il vicepresi-dente Ue, Jyrki Katainen, ha aggiuntoche lEurogruppo cercher una solu-zione accettabile. Una fumata neradel resto rischia di far precipitare la si-tuazione in tempi brevissimi. Dallini-zio di febbraio dalle banche ellenichesono stati ritirati 4 miliardi. Le cassedello Stato sono ormai quasi vuote esenza unintesa con i creditori la Bcesarebbe costretta a staccare la spina alPaese. Costringendolo in sostanza aldefault. Lo stesso Tsipras del resto,malgrado il consenso di cui gode, sa dicamminare su un sentiero moltostretto. E deve tener conto sia del 72%dei suoi connazionali che approva la li-nea dura nei negoziati con Bruxelles,sia del 75% che dice di non voler usci-re dalla moneta unica. Proprio qui, delresto, c lo spazio per il compromessofinale. Una soluzione in cui le conces-

    sioni che Atene sar costretta a fare sa-ranno giustificate con la necessit dinon staccarsi dal treno europeo. Di si-curo per le prossime ore saranno ca-riche di tensioni perch n il governoellenico n i falchi del rigore vorrannodare limpressione di aver cedutotroppo presto. E allaccordo, se ci si ar-river, sar solo in zona Cesarini.

    Il premier del Partenone intanto ini-zia a sistemare qualche altra casellasul fronte domestico. Oggi dovrebbepresentare il nome del candidato perla presidenza della Repubblica. E nelsegno del pragmatismo delle sue pri-me mosse potrebbe scegliere un uomodi Nea Demokratia, il partito di Anto-nis Samaras. Il favorito pare DimistriAvramopoulos, attuale commissarioUe. Un modo per far vedere che tuttoil Paese unito ora nella battaglia al-lausterity, ma nel rispetto delle rego-le europee.

    I PUNTI

    MERCATO DEL LAVORO

    uno dei maggioriscogli: Tsiprasvuole cancellaretutte le riformeimposte dallaTroika

    PRIVATIZZAZIONI

    Il governo di Syrizaha bloccato tutte levendite stabiliteinsieme alla Troikadal governoprecedente

    TEMPISTICA

    Altro nodo dasciogliere: i tempientro i qualirealizzare le riformeeventualmentepatteggiate

    MONETA UNICA

    Il compromessopotrebbe giocarsisulla permanenzanelleuro: il 75% deigreci non vuoleuscire

    IL MINISTRO

    Pier CarloPadoan stalimando ildecreto cheriordina ilcompartogiochi

    CORTEO A ROMA

    UOVA A SEDE UE

    Pro-Tsipras e controlausterit: in 30 milahanno sfilato ieri aRoma con NichiVendola, SusannaCamusso e StefanoFassina. Tensioneper il lancio di uovadavanti alla sede Ue

  • VARIE

  • CORRIERECONOMIA LUNED 9 FEBBRAIO 2015 9

    La rivoluzione tra gli sportelliI protagonisti

    In copertina

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    4.020

    91.000

    1.394

    13.654

    Carige Popolare Milano

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    10.430*

    80.100

    1.227

    11.669

    Veneto Banca Popolare Vicenza

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    9.091*

    159.600

    2.630

    24.435

    Banco Popolare Veneto Banca

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    10.450*

    157.200

    2.312

    24.556

    Ubi Veneto Banca

    + +

    + +

    Area dominante:Nord Ovest

    Area dominante:Nord

    Area dominante:Nord

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    11.678*

    165.500

    2.365

    23.813

    Ubi Popolare Vicenza

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    6.466

    110.200

    2.024

    19.521

    Pop. E. Romagna Popolare Milano

    + +

    Area dominante:Nord

    Area dominante:Nord, Centro, Sardegna

    Capitalizzazione:

    Attivi tangibili:

    Sportelli:

    Dipendenti:

    15.006*

    139.600

    2.109

    19.042

    Popolare VicenzaCr. Valtellinese

    +

    + +

    Veneto BancaPopolare Sondrio

    Area dominante:Nord

    Area dominante:Nord Est

    Font

    e: e

    labo

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    Corr

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    mia

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    ati a

    zien

    dali

    Lintervista Il sistema del credito cooperativo vale il 14,3% delle agenzie italiane

    Azzi Noi siamo diversiMa anche le Bcc faranno risikoIl presidente di Federcasse: la differenza la mutualit prevalenteIl sistema ha retto, ma dobbiamo diventare ancora pi efficientiDI STEFANO RIGHI

    A lessandro Azzi ilpresidente di Feder-casse, la federazionedel credito cooperati-vo che in Italia conta 379 ban-che e 4.459 sportelli, il 14,3 percento dellintera rete naziona-le. Una realt viva, ma spessotroppo piccola in una econo-mia globalizzata.

    Presidente Azzi, il Consi-glio dellUnione europea gilo scorso 8 luglio ha dirama-to una raccomandazione vol-ta a rafforzare la resilienzadel settore bancario italianoe a rafforzare pratiche effi-cienti di governo societario,con particolare attenzionealle grandi banche coopera-tive. Dopo le popolari toc-cher a voi?

    Le Bcc hanno caratteristi-che identitarie chiare che rite-niamo non essere state messein discussione n dalla regola-mentazione europea n nazio-nale. Siamo consci che il per-corso di efficientamento dellanostra attivit sia destinato anon esaurirsi mai, ma credonon sia in discussione ci chele comunit e i soci ci chiedo-no.

    Siete assimilabili alle po-polari.

    No, siamo una cosa diver-sa dalle popolari. E non sola-mente un questione di dimen-sione. Il primo fattore di di-stinzione il nostro essere coo-p e r a t i v e a m u t u a l i t prevalente. Loperativit delleBcc prevalentemente a favoredei soci, che infatti da noi sonosoci e non azionisti. E sono sociper i benefici che derivano lorodalloperare, siano privati opiccole e medie imprese, con lacooperativa di credito. Sia ilsocio che la banca operano se-condo logiche di mutualit,che non un valore ingiallitonegli statuti dellOttocento,bens un concetto che quoti-dianamente viene messo inpratica con notazioni di mo-dernit.

    Il mercato e i regolatorichiedono a tutti di cresceredi dimensione.

    Non la crescita il primo

    obiettivo delle nostre banche,bens la fornitura di serviziqualitativamente apprezzati.

    Ma tutto lascia pensareche dopo le popolari tocche-r a voi.

    Noi siamo diversi. La pro-va che i nostri soci non si at-tendono il dividendo, che mol-te banche neppure distribui-scono. E chi lo distribuisce lofa spesso a tassi ragguagliati al

    tasso legale. Non il dividendoil motivo per cui si diventa socidi una Bcc. Anche perch me-diamente il socio ha investitonel capitale della Bcc cifre vici-no ai mille euro: anche se cifosse un dividendo cospicuonon sarebbe tale, in valore as-soluto, da cambiare lesistenzaal socio, che infatti sottoscrivela quota per senso di apparte-nenza non per speculazione. Ilsocio non si attende una cedo-la ricca bens servizi vantag-giosi per quanto riguarda co-sti, tempi, attenzione. Si sento-no interlocutori conosciuti,non numeri. Concetti che in

    una logica oggi prevalentesembrano puro romanticismo,ma il credito ai piccoli impren-ditori, alle famiglie nel ruolooriginale delle Bcc.

    Davvero vi credete una re-alt diversa?

    S e lo siamo. Per non vo-gliamo vivere nella riserva in-diana. Se chiaro che nessunocontesta i valori di una coope-rativa mutualistica - e al ri-guardo si esprime anche larti-colo 45 della Costituzione ita-liana - ritengo anche che unprocesso di ammodernamentosia necessario, che certe cosevadano fatte, anche se nessunoazzarda a ipotizzare la trasfor-mazione in Spa delle Bcc.

    Torna la questione delledimensioni?

    Non quella la differenza.La differenza reale si individuanella qualit dellattivit cheviene svolta.

    Ci sono banche di mediedimensioni che soffrono perlaumentato volume di lavo-ro richiesto al back office.Non mi dica che tutto questonon influisce sulloperativitdelle piccole Bcc

    vero, esistono forme diregolamentazione che rendo-no pi difficile lattivit banca-ria di chi svolge attivit in di-mensioni pi co