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Cap. 12 – Programmazione specie Interesse Gestionale 433 12 – PROGRAMMAZIONE PER LE SPECIE DI INTERESSE GESTIONALE La normativa vigente prevede che il controllo della fauna selvatica può essere attuato per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche (art. 41 L.R. 26/93). Tale controllo deve essere esercitato di norma per mezzo di metodi ecologici o, in caso di inefficacia, attraverso piani di prelievo. Le azioni di controllo della fauna selvatica non rientrano nell’ambito dell’attività venatoria e devono essere svolte da personale incaricato sulla base di piani programmati e coordinati dalla Provincia. I piani di prelievo della fauna sono attuabili esclusivamente dopo che sia stata verificata, da parte dell'I.N.F.S., l'inefficacia dei metodi "ecologici" applicati. Come strumenti di intervento impiegabili per il contenimento dei danni sulle attività produttive e/o al patrimonio faunistico si individuano: Metodi "ecologici": - eliminazione delle discariche abusive di rifiuti e recinzione a prova di animale di quelle autorizzate; - eliminazione delle operazioni di ripopolamento intese come massiccio rilascio di selvaggina allevata; - controllo ed eliminazione delle discariche di rifiuti provenienti da allevamenti avicunicoli; - interventi di prevenzione del danno; - risarcimento monetario del danno; - eventuale cattura e traslocazione dei capi in zone non soggette a rischio di danno. Piani di prelievo: - valutazione di inefficacia dei metodi "ecologici" da parte dell'I.N.F.S. nei termini stabiliti dallo stesso Istituto; - impiego di tecniche di cattura o abbattimento aventi massima selettività ed efficacia e disturbo minimo per le altre specie selvatiche. Per alcune specie (nutria, cinghiale) sono in elaborazione dei piani di azione regionali, per uniformare le azioni delle varie province. 12.1 - INDIRIZZI DI PROGRAMMAZIONE E REALIZZAZIONE DEI PIANI DI CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA I piani di controllo sono programmabili e attuabili nei seguenti casi: 1 .popolazioni selvatiche di specie provocanti danni alle attività produttive e/o al patrimonio faunistico; 2.popolazioni o individui di specie estranee alla fauna locale. Nel primo caso l’obiettivo non può essere l’eradicazione ma deve essere la diminuzione localizzata della densità e/o dell’areale di distribuzione, salvaguardando il ruolo ecologico di queste componenti della zoocenosi. Nel secondo caso l’obiettivo può essere l’eradicazione dal territorio della provincia. Nel caso di individui fuggiti da allevamenti l’obiettivo iniziale è la cattura e il conferimento presso centri di allevamento e/o recupero. Se invece la specie alloctona è presente in popolamenti distribuiti sul territorio, l’obiettivo può essere l’eradicazione mediante piani di abbattimento o di cattura e soppressione o la limitazione dell’areale di distribuzione entro limiti programmati. Nel caso di interventi riferibili a popolazioni, il programma di intervento deve obbligatoriamente prevedere un’analisi delle cause da cui derivano le problematiche, nonché indicatori di monitoraggio per verificare gli effetti delle azioni e la loro eventuale correzione. Condizione necessaria per l’intervento risulta l'accertamento e la quantificazione dei danni alle attività produttive e/o al patrimonio faunistico.

12 – P ROGRAMMAZIONE PER LE SPECIE DI INTERESSE G - Provincia di … · Il piano di controllo della specie è stato autorizzato in base alle prescrizioni ISPRA, con un piano triennale

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Cap. 12 – Programmazione specie Interesse Gestionale

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12 – PROGRAMMAZIONE PER LE SPECIE DI INTERESSE GESTIONALE

La normativa vigente prevede che il controllo della fauna selvatica può essere attuato per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche (art. 41 L.R. 26/93). Tale controllo deve essere esercitato di norma per mezzo di metodi ecologici o, in caso di inefficacia, attraverso piani di prelievo. Le azioni di controllo della fauna selvatica non rientrano nell’ambito dell’attività venatoria e devono essere svolte da personale incaricato sulla base di piani programmati e coordinati dalla Provincia. I piani di prelievo della fauna sono attuabili esclusivamente dopo che sia stata verificata, da parte dell'I.N.F.S., l'inefficacia dei metodi "ecologici" applicati. Come strumenti di intervento impiegabili per il contenimento dei danni sulle attività produttive e/o al patrimonio faunistico si individuano: Metodi "ecologici":

- eliminazione delle discariche abusive di rifiuti e recinzione a prova di animale di quelle autorizzate; - eliminazione delle operazioni di ripopolamento intese come massiccio rilascio di selvaggina allevata; - controllo ed eliminazione delle discariche di rifiuti provenienti da allevamenti avicunicoli; - interventi di prevenzione del danno; - risarcimento monetario del danno; - eventuale cattura e traslocazione dei capi in zone non soggette a rischio di danno.

Piani di prelievo: - valutazione di inefficacia dei metodi "ecologici" da parte dell'I.N.F.S. nei termini stabiliti dallo stesso Istituto; - impiego di tecniche di cattura o abbattimento aventi massima selettività ed efficacia e disturbo minimo per le

altre specie selvatiche. Per alcune specie (nutria, cinghiale) sono in elaborazione dei piani di azione regionali, per uniformare le azioni delle varie province.

12.1 - INDIRIZZI DI PROGRAMMAZIONE E REALIZZAZIONE DEI PIANI DI CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA

I piani di controllo sono programmabili e attuabili nei seguenti casi: 1 .popolazioni selvatiche di specie provocanti danni alle attività produttive e/o al patrimonio faunistico; 2.popolazioni o individui di specie estranee alla fauna locale.

Nel primo caso l’obiettivo non può essere l’eradicazione ma deve essere la diminuzione localizzata della densità e/o dell’areale di distribuzione, salvaguardando il ruolo ecologico di queste componenti della zoocenosi. Nel secondo caso l’obiettivo può essere l’eradicazione dal territorio della provincia. Nel caso di individui fuggiti da allevamenti l’obiettivo iniziale è la cattura e il conferimento presso centri di allevamento e/o recupero. Se invece la specie alloctona è presente in popolamenti distribuiti sul territorio, l’obiettivo può essere l’eradicazione mediante piani di abbattimento o di cattura e soppressione o la limitazione dell’areale di distribuzione entro limiti programmati. Nel caso di interventi riferibili a popolazioni, il programma di intervento deve obbligatoriamente prevedere un’analisi delle cause da cui derivano le problematiche, nonché indicatori di monitoraggio per verificare gli effetti delle azioni e la loro eventuale correzione. Condizione necessaria per l’intervento risulta l'accertamento e la quantificazione dei danni alle attività produttive e/o al patrimonio faunistico.

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La predisposizione dei piani di controllo è subordinata ad una analisi della situazione faunistica e ambientale comprendente:

- indagine sulla consistenza e le caratteristiche della popolazione oggetto di intervento; - indagine sull'entità dei danni provocati; - indagine sulla situazione del territorio dell'area di intervento.

Nel piano di controllo devono essere previsti strumenti di monitoraggio per verificare il raggiungimento degli obiettivi preposti e dell’efficacia delle soluzioni proposte.

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12.2 SPECIE AUTOCTONE

Lo schema di intervento per le specie autoctone può essere schematizzato nel seguente diagramma di flusso, che esemplifica il processo decisionale per le azioni da intraprendere.

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Cinghiale Il controllo dei popolamenti di ungulati è attualmente previsto per il Cinghiale, ad esclusione del limitato territorio in Penisola Lariana dove è regolarmente cacciato in selezione. In questo Comprensorio l'obiettivo prioritario del controllo del Cinghiale è il contenimento dell'impatto che esso esercita sulle attività agricole, tenendo conto della diversa gestione attuata nella confinante provincia di Como. Le eventuali immissioni clandestine, tipiche per questa specie, devono essere controllate dal personale della Polizia provinciale, per evitarne l’incentivazione. Il piano di controllo della specie è stato autorizzato in base alle prescrizioni ISPRA, con un piano triennale. Le azioni e le metodologie per gli anni successivi andranno previste sulla base dei risultati ottenuti con il piano attuale. Il monitoraggio dei risultati del piano di controllo e di riduzione dei danni verrà attuato mediante i seguenti indici:

Obiettivo Indicatore Unità di misura Frequenza di monitoraggio

N° di richieste di risarcimento N° Annuale Riduzione dei danni Superficie interessata ha Annuale

N° di interventi con recinzioni / filo pastore / ecc.

N° Annuale

Superficie interessata ha Annuale Interventi indiretti % di richieste di risarcimento in cui si è intervenuti

% Annuale

N° totale capi abbattuti N° Annuale N° di giornate / uomo con appostamento con carabina

N° Annuale

N° di giornate / intervento con girata N° Annuale % di interventi per tecnica di controllo % Annuale

Piano di Controllo

% di richieste di risarcimento in cui si è intervenuti

% Annuale

L’eventuale autorizzazione di selecontrollori andrà prevista sulla base dei risultati del piano in corso. Daino Il daino è presente in alcuni allevamenti privati da dove riesce talvolta a fuggire. La cattura degli animali fuggiti è compito principale del proprietario, che può essere coadiuvato dal personale della Polizia Provinciale. Le spese dell’intervento saranno a carico del proprietario. Non si ritiene necessaria nessuna variazione a queste strategie nei prossimi anni. Volpe Per molte specie carnivore, la determinazione della densità è spesso difficile da ottenere se non con sforzi di campionamento elevati, in particolare se vengono utilizzati i cosiddetti censimenti diretti, basati sull’avvistamento. Per la volpe, uno dei censimenti diretti più utilizzati è il campionamento notturno su transetto, con l’ausilio di fari o della termocamera. Questi censimenti possono essere effettuati in contemporanea a quelli delle lepri. Tra i metodi indiretti i più sperimentati sono:

1) Conta del numero di tane occupate. Viene suddiviso in due fasi: durante la stagione di inutilizzo, si individuano e mappano tutte le tane presenti in una certa area; nella stagione riproduttiva si effettua il conteggio delle tane effettivamente utilizzate. Questo parametro rappresenta un indice di abbondanza, non potendo estrapolare senza la conoscenza di altri parametri di popolazione, il numero assoluto di individui presenti. 2) II conteggio delle tracce e/o delle feci su transetti definiti. Viene effettuato su transetti prestabiliti, con terreno umido o preferibilmente innevato per il conteggio delle tracce, o in qualsiasi condizione per il conteggio delle feci. Fornisce un indice di abbondanza. 3) II ritmo di frequentazione di stazioni odorifere. Viene stimato il numero di individui presenti attraverso il conteggio delle tracce rilevate nei pressi di stazioni predisposte con esche odorose lungo percorsi casuali di lunghezza proporzionale all'area da indagare. Le esche vengono poste a

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distanza di alcune centinaia di metri, al centro di una piccola superficie di terreno approntato in modo da facilitare la lettura delle tracce; successivamente, per alcuni giorni, si procede al conteggio giornaliero delle tracce, avendo cura di ripristinare il terreno attorno alle esche. Dopo un sufficiente numero di conteggi è possibile, con semplici formule, calcolare il numero di individui presenti nell'area. 4) II numero di capi abbattuti Rappresenta un indice della popolazione totale presente nell'area campione nel momento in cui è stato effettuato il prelievo (Indice Cinegetico d'Abbondanza). È utile soprattutto per valutare la dinamica di una popolazione, se viene mantenuto costante nel tempo lo sforzo di caccia. La raccolta e l'esame sanitario e biometrico delle volpi abbattute possono inoltre fornire informazioni accessorie sulla biologia della specie e sulle caratteristiche della popolazione in un determinato ambito territoriale (rapporto sessi e classi di età, regime alimentare, ecc.), che sono di grande interesse per orientare le scelte gestionali.

L’efficacia dei piani di controllo è un aspetto che va valutato con attenzione: osservando i dati disponibili relativi alle campagne di abbattimento e controllo delle volpi, è emerso infatti che il numero di volpi abbattute rimane stabile per molti anni nelle stesse aree a parità di sforzo (Boitani e Vinditti, 1988). Questo significa che la maggior parte dei piani non porta ad una riduzione di densità per questo carnivoro. In base allo schema proposto per le specie autoctone, la prima verifica va effettuata sulla base degli animali abbattuti durante il periodo venatorio, in particolare andando a verificare lo sforzo compiuto. Quasi sempre, infatti, il numero di animali è in funzione esclusivamente dello sforzo di caccia (giornate di caccia dedicate alla volpe), ma non della densità di questo predatore. Questi aspetti sono stati messi in evidenza in maniera eclatante dal fallimento delle operazioni di controllo effettuate in tutta Europa per contenere la diffusione della rabbia silvestre. Nell’ottica dell’adaptive management (vedi capitolo 4) e in base allo schema sopra proposto, le indicazioni gestionali per queste specie si possono riassumere nei seguenti punti:

- effettuazione di monitoraggi annuali su zone campione, con i metodi indicati sopra; - valutazione degli abbattimenti effettuati durante la stagione venatoria; - incentivazione di intervento durante il periodo venatorio nelle aree dove sono stimati i maggiori danni o in aree con

alta densità di prede; - eliminazione dei lanci di selvaggina (lepri, fagiani) nelle aree di intervento per il controllo della volpe; - valutazione annuale (mediante monitoraggio) delle variazioni di densità nelle aree dove avvengono gli

abbattimenti. Il piano di controllo può essere effettuato nel caso di situazioni locali di evidente pregio naturalistico, che possano giustificare uno sforzo supplementare di abbattimento. Anche in questo caso, comunque, deve essere affiancato al piano di controllo un sistema di monitoraggio dei risultati, atto a verificare il raggiungimento degli obiettivi preposti (aumento delle specie preda, diminuzione dei danni segnalati, diminuzione della densità del predatore, ecc.) Dove sono segnalati casi eccessivi di predazione andrà effettuato un monitoraggio della situazione ambientale, intervenendo con miglioramenti ambientali atti ad aumentare la copertura arbustiva del territorio (per esempio, aumento dei roveti o mantenimento di una fascia di incolti a margine dei coltivi). Corvidi Come per la Volpe, anche i corvidi sono oggetto di campagne di controllo in varie zone d’Italia. Le poche analisi effettuate su questi interventi non sembrano averne confermata l’efficacia, rispetto agli obiettivi ecologici preposti (Bogliani et al. 1994). Come per la volpe, infatti, il sistema sociale di queste specie, con la conpresenza nella popolazioni di coppie territoriali e di gruppi di individui non riproduttori che possono supplire all’uccisione dei riproduttori, porta ad un’estrema resilienza della popolazione agli interventi di controllo, vanificando nella maggior parte dei casi i risultati che si vogliono ottenere, se non in presenza di uno sforzo elevatissimo. In Provincia di Lecco è in fase di attuazione un primo piano triennale di controllo, effettuato mediante abbattimento ai dormitori (solo il primo anno) e posizionamento di gabbie Larsen. La mancanza di dati raccolti in maniera scientifica rende comunque opinabili le affrettate conclusioni raggiunte sul ruolo ecologico di queste specie.

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La prima verifica riguarda il numero di individui presenti sul territorio, che spesso viene desunto erroneamente in base ai dormitori invernali. I censimenti della Cornacchia grigia e della Gazza sono effettuabili secondo le seguenti modalità:

- la valutazione della densità dei nidificanti è ottenuta mediante il conteggio dei nidi, ottenibile in inverno (alberi senza foglie) e con la successiva verifica dell’occupazione del territorio in primavera;

- la valutazione dell’uso del territorio da parte delle specie può essere fatta mediante transetti lineari (indici chilometrici d’abbondanza), sia in estate che in inverno;

- vanno poi individuati i dormitori invernali (spesso di grandi dimensioni), nonché le dinamiche di dispersione verso le aree di pastura giornaliere.

Nell’ottica dell’adaptive management (vedi capitolo 4) e in base allo schema sopra proposto, le indicazioni gestionali per queste specie si possono riassumere nei seguenti punti:

- effettuazione di monitoraggi annuali su zone campione (estivi ed invernali); - monitoraggio annuale dei danni provocati dai corvidi; - individuazione delle zone di maggior impatto, su cui intervenire; - sperimentazione di modalità idonee di dissuasione o di altri metodi indiretti di limitazione dei danni; - eliminazione dei lanci di selvaggina (lepri, fagiani) nelle aree di intervento per il controllo della cornacchia grigia; - valutazione degli abbattimenti effettuati durante la stagione venatoria, con verifica dei risultati ottenuti; - incentivazione di intervento durante il periodo venatorio nelle aree dove sono rilevati i danni.

Come per la volpe, il piano di controllo può essere effettuato nel caso di situazioni locali di evidente situazione di squilibrio, che possano giustificare uno sforzo supplementare di cattura (mediante trappola Larsen), al di fuori del periodo venatorio. Anche in questo caso, comunque, deve essere affiancato al piano di controllo un sistema di monitoraggio dei risultati, atto a verificare il raggiungimento degli obiettivi preposti (aumento delle specie preda, diminuzione dei danni segnalati, diminuzione della densità del predatore, ecc.). Il monitoraggio dei risultati del piano di controllo e di riduzione dei danni verrà attuato mediante i seguenti indici:

Obiettivo Indicatore Unità di misura Frequenza di monitoraggio

N° di richieste di risarcimento N° Annuale Riduzione dei danni Superficie interessata ha Annuale

N° di interventi con uso di sostanze repellenti

N° Annuale

Superficie interessata ha Annuale Interventi indiretti % di richieste di risarcimento in cui si è intervenuti

% Annuale

N° totale capi abbattuti N° Annuale N° di giornate / uomo per controllo su dormitori

N° Annuale

N° di giornate / gabbia per controllo N° Annuale % di interventi per tecnica di controllo % Annuale

Piano di Controllo

% di richieste di risarcimento in cui si è intervenuti

% Annuale

Nelle attività di controllo non potrà essere utilizzato l’abbattimento dei soggetti al nido e l’uso di esche avvelenate. Dove sono segnalati casi eccessivi di predazione andrà effettuato un monitoraggio della situazione ambientale, intervenendo con miglioramenti ambientali atti ad aumentare la copertura arbustiva del territorio (per esempio, aumento dei roveti o dei pruneti). Uccelli ittiofagi L’aumento di alcune specie di uccelli ittiofagi (Svasso maggiore, Cormorano, Airone cenerino) ha portato a situazioni conflittuali con i pescatori. L’effetto della predazione, come per gli altri casi indicati sopra, è tutt’altro che definibile e spesso si sovrappone ad altre situazioni causate da una gestione ambientale impropria, particolarmente diffusa sui corsi d’acqua.

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Inoltre, i miglioramenti ambientali in questi casi (come la creazione di strutture atte al rifugio del pesce), sono difficilmente realizzabili. La diffusione geografica degli ittiofagi e la facilità di spostamento (specialmente durante il periodo invernale) rende del tutto inefficace un piano di controllo locale. Come detto sopra, per le altre specie predatrici, è più efficace limitare i danni in maniera puntiforme, individuando le zone di pregio, per concentrare gli interventi ed ottenere un maggior rapporto costi/benefici, sia economico che ecologico. In base allo schema sopra proposto, le indicazioni gestionali per queste specie si possono riassumere nei seguenti punti:

- continuazione dei monitoraggio annuali (International Waterbirds Census); - individuazione delle aree di maggior impatto; - sperimentazione di modalità idonee di dissuasione o di altri metodi indiretti di limitazione dei danni (compresi i

miglioramenti ambientali finalizzati a creare zone di rifugio per il pesce); - verifica dell’efficacia degli interventi effettuati.

Un piano di controllo per questa specie è in fase di attuazione da alcuni anni.

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12.3 SPECIE ALLOCTONE

Lo schema di intervento per le specie alloctone può essere schematizzato nel seguente diagramma di flusso.

Scoiattolo grigio L’attuale distribuzione dello Scoiattolo grigio si restringe alla zona meridionale della provincia. Dagli anni delle prime immissioni, la specie non ha mostrato una tendenza all’espansione, forse a causa della frammentazione delle aree boschive e dei giardini privati della zona di rilascio. Negli ultimi anni, la reintroduzione dello Scoiattolo rosso nelle stesse zone ha mostrato un successo notevole, con espansione della popolazione in aree nuove e con buone densità. Nel 2012 è iniziato un programma di monitoraggio e controllo regionale su questa specie. Gli obiettivi gestionali per questa specie si possono riassumere nei seguenti punti:

- monitoraggio di dettaglio delle presenze; - analisi delle possibili linee di espansione e previsione della futura dinamica della popolazione; - assistenza ai programmi regionali di eradicazione o di altri metodi di intervento atti a limitare la possibilità di

espansione della popolazione e i possibili danni alle popolazioni di Scoiattolo rosso. Nutria La distribuzione della Nutria deriva dalla fuga, accidentale o voluta, di esemplari dagli allevamenti impiantati per lo sfruttamento della pelliccia (il castorino). La presenza in provincia di Lecco è limitata a pochi esemplari, anche se è già stato rilevato qualche nucleo riproduttivo. La Nutria può provocare danni alle coltivazioni agricole e alle canalizzazioni. Le popolazioni possono essere limitate da inverni particolarmente rigidi e dai predatori, quali la Volpe, che può predare gli esemplari giovani.

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Vista la scarsa presenza sul nostro territorio, una limitazione di questa specie è fattibile, anche se è probabile che l’arrivo di nuovi esemplari in dispersione dalla pianura renda impossibile l’eradicazione di questa specie. Gli obiettivi gestionali per questa specie si limitano quindi ai seguenti tre punti:

- monitoraggio delle presenze e, in particolare, dei nuclei riproduttivi; - posa, rifornimento e controllo delle gabbie-trappola nelle aree di presenza di nuclei riproduttivi; - analisi dei costi/benefici delle azioni di controllo, in base ai danni segnalati e/o monitorati.

Sulla base di questi principi è in fase di elaborazione un piano di controllo della specie, in collaborazione con il Parco Regionale “Adda Nord”, in accordo con le linee guida regionali sulla specie.

12.4 SPECIE DOMESTICHE RINSELVATICHITE

Animali di affezione La legge regionale 16 del 20 luglio 2006 incarica i Comuni e le Unità sanitarie locali della gestione degli animali di affezione. Alcune specie possono creare nuclei o individui con caratteristiche selvatiche, che possono provocare impatti sull’ecosistema. Per queste specie, obiettivo prioritario agli interventi, in collaborazione con i Comuni, le ASL e le associazioni di protezione della natura e venatorie è il monitoraggio e la conoscenza della dimensione del fenomeno. In questa categoria può essere inserito il monitoraggio e delle colonie feline e dei cani randagi, in collaborazione con i comuni. Il monitoraggio dovrà anche verificare lo status dell’animale in riferimento allo stadio di rinselvatichimento:

- cani e gatti randagi (stray dogs & cats), cioè animali abbandonati o che stanno per periodi, più o meno lunghi, lontano dal contatto con l’uomo. Sono stati comunque gatti domestici, almeno nelle prime fasi della loro vita, e poi abbandonati. Possono essere facilmente “riaddomesticati” e adottati dall’uomo;

- cani e gatti inselvatichiti (feral dogs & cats), cioè animali che sono ritornati allo stato selvatico, oppure nati in natura (oppure appartenenti alla seconda generazione di gatti randagi). Non sono domestici (anzi, generalmente sono difficilmente riaddomesticabili) e non idonei alla convivenza stretta con l’uomo. Vivono spesso in colonie o in gruppi indipendenti.

Il programma di intervento prevede:

- individuazione delle popolazioni di specie domestiche rinselvatichite presenti sul territorio provinciale; - individuazione di modalità di monitoraggio, per verificare lo status e la dinamica; - valutazione di impatto sulle altre specie di fauna selvatica e/o sulle attività produttive.

Nei casi in cui vengano rilevate situazioni tali da rendere opportuni interventi specifici di controllo si prevede:

- delimitazione delle aree di intervento; - interventi di controllo e contenimento, in particolare attraverso campagne di sterilizzazione; - verifica dei risultati dell'intervento.

Piccione domestico Le problematiche connesse alla gestione del Piccione domestico sono particolarmente complesse, vista la contiguità nel tempo di questa specie all’interno dell’ecosistema “umano”, allevata anche a scopo ornamentale ed alimentare nelle aree agricole. Anche per questa specie, comunque, vanno valutate le dinamiche e, in particolare, i complessi movimenti effettuati tra le zone urbanizzate e quelle agricole. Spesso, infatti, l’abbattimento o la dissuasione effettuate in un’area vanno a peggiorare gli impatti sull’altra. Gli interventi di controllo sono spesso difficili, in quanto si situano quasi sempre nelle vicinanze se non all’interno di aree urbanizzate. Inoltre, la notevole mobilità e facilità di spostamento di questa specie non permette un intervento efficace su grandi aree; una possibile mitigazione è l’intervento mirato sulle aree problematiche, da effettuare mediante catture con trappole. Sulla base di questi principi è in fase di elaborazione un piano di controllo da sottoporre all’autorizzazione dell’ISPRA. Il programma di intervento prevede:

- individuazione delle zone di maggior impatto, sia all’interno delle zone urbanizzate che in quelle agricole;

Cap. 12 – Programmazione specie Interesse Gestionale

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- individuazione di modalità di monitoraggio, in particolare per verificare gli spostamenti di questa specie tra le varie aree di attrazione;

- valutazione della fattibilità degli interventi di dissuasione, degli interventi di ostacolo alla posa e nidificazione, con valutazione degli effetti sulle altre specie;

- verifica e sperimentazione di metodi di intervento in zone urbanizzate, in collaborazione con i comuni interessati; - valutazione dell’efficacia dei piani di controllo effettuati in zona agricola.

Cap. 13 – Piano Miglioramenti Ambientali

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13 - PIANO DEI MIGLIORAMENTI AMBIENTALI

NeI piano dei miglioramenti ambientali vengono individuati gli indirizzi per la programmazione e la realizzazione pratica degli interventi, differenziati a seconda della vocazionalità dei diversi comprensori, nonché della dinamica in atto per quanto riguarda i cambiamenti ambientali (vedi cap. 3). Questi interventi devono essere finalizzati al ripristino o alla creazione di condizioni ambientali adeguate allo sviluppo della fauna selvatica, in grado di favorire la mitigazione dei fattori di mortalità e di disturbo. Sono state seguite, per questo aspetto, le linee guida dell’I.N.F.S. / I.S.P.R.A.

Per le indicazioni di dettaglio si veda il piano dei miglioramenti ambientali in vigore, i documenti tecnici dell’I.S.P.R.A. (Lucifero e Genghini, 2007; Genghini, 1994; Spagnesi e Toso, 1991) e i documenti tecnici di convegni sull’argomento (Miglioramenti ambientali a fini faunistici, Provincia di Treno, 2002; Atti convegno nazionale sui miglioramenti ambientali, Provincia di Vercelli, 1999).

13.1 INDIRIZZI PER LA PROGRAMMAZIONE E LA RELIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO

AMBIENTALE

Gli indirizzi per la programmazione degli interventi di miglioramento ambientale vengono espressi sia in funzione delle specifiche caratteristiche ambientali e, in particolare dei diversi habitat, sia tenendo conto delle esigenze ecologiche delle specie faunistiche obiettivo prevalente degli interventi. Le principali tipologie di miglioramento ambientale di interesse faunistico vengono individuate come segue (Genghini, 1994):

a) creazione o ripristino di radure all'interno di complessi forestali allo scopo di favorire l'alimentazione degli ungulati e della fauna tipica alpina; b) governo del bosco differenziato, in particolare con orientamento verso l’alto fusto, specie nelle zone vocazionali per il Gallo cedrone; c) coltivazione, impianto o ripristino di siepi, arbusteti e piante arboree allo scopo di favorire l'alimentazione, la nidificazione e il rifugio della fauna selvatica, in particolare nell’area con più elevata vocazione agricola; d) creazione o ripristino di zone umide; e) coltivazioni a perdere allo scopo di aumentare le disponibilità trofiche naturali; f) creazione di aree a set-aside, in particolare nell’area planiziale della provincia, allo scopo di favorire il rifugio e l’alimentazione di parecchie specie.

13.2 TIPOLOGIE AMBIENTALI E TIPI DI INTERVENTO

Aree boscate

Una grande porzione delle aree boscate in provincia è governato a ceduo, in particolare nella fascia altitudinale caratterizzata dalla dominanza del Carpino nero, in associazione con altre latifoglie quali castagno, rovere, frassino, orniello, aceri e, nelle aree più aride, la roverella. Molte di queste aree sono attualmente abbandonate o poco sfruttate, con una chiusura sempre maggiore dello strato arbustivo. In questa fase è opportuno creare chiari e radure, in particolare nelle aree a maggior vocazione per il Capriolo e il Fagiano di monte. Nelle aree sfruttate per il taglio, invece, va considerata la possibilità di passare ad un ceduo composto, lasciando ad ogni turno di ceduazione un certo numero di matricine dell'età di quello precedente. Sia in questi boschi che in quelli più strutturati, come le faggete e le zone a conifera, andranno anche lasciate un buon numero di piante deperienti o morte, per favorire la presenza e la nidificazione dei picchi, nonché i roost dei chirotteri arboricoli. In questi boschi va favorito lo sviluppo del fase matura, per rendere idoneo l’habitat ad un possibile ritorno del Gallo cedrone. Per questa specie, così come per il Fagiano di monte, è importante favorire la presenza di un ricco sottobosco, salvaguardando le specie arbustive con bacche, anche mediante la regolamentazione della raccolta. Nelle aree sottoposte a taglio vanno salvaguardate le piante più vecchie, con buchi che forniscono rifugio a parecchie specie. Nel caso di un taglio ceduo di grande estensione, con la distruzione delle piante di maggiori dimensioni, nei primi

Cap. 13 – Piano Miglioramenti Ambientali

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anni le zone di rifugio per la fauna andranno incrementate mediante la posa di cassette nido (sia per uccelli che per chirotteri).

Le operazioni di “pulizia” del bosco devono essere evitate nei boschi maturi. Nei boschi più aperti, dopo gli interventi di taglio, vanno effettuate a rotazione, avendo cura di mantenere comunque delle cataste cumulate all’interno dell’area, in modo da fornire zone di rifugio per i piccoli mammiferi e per alcuni passeriformi. In ogni caso non vanno eliminati gli arbusti con bacche. Gli arbusti non vanno comunque mai eliminati completamente su grandi aree, per la loro importante funzione trofica e di rifugio.

Boschi marginali, boschetti e piante isolate

Questa categoria ambientale si trova nelle zone planiziali della provincia, all’interno della matrice agricola. Sono estremamente importanti sia come aree di rifugio per la fauna selvatica che come zone di connessione tra ambienti naturali. Questi ambienti marginali sono spesso danneggiati dall’incuria dovuta ad incendi delle “sterpaglie” o ai lavori agricoli e a movimenti di terra. Vanno invece preservati e incrementati, favorendo nel contempo la loro evoluzione a strutture più complesse (con strato arboricolo, arbustivo ed erbaceo con buone estensioni e ben interconnessi). Si dovrebbe quindi prevedere una fascia di protezione di alcuni metri, in modo da salvaguardare la parte più esterna da possibili danneggiamenti, prevedendo degli incentivi per il mancato reddito delle aree salvaguardate. Messa a dimora di piante arboree ed arbustive da frutto

Nelle aree in fase di colonizzazione da parte della vegetazione arbustiva, diffusi soprattutto nella collina e montagna, possono essere colonizzati da specie arboree autoctone pioniere, ma anche da specie alloctone infestanti, quali Robinia e Ailanto. Nelle fasi iniziali il popolamento arbustivo e arboreo si presenta spesso povero o del tutto privo di essenze eduli: andrebbe quindi integrato con la piantagione di specie quali biancospini, prugnoli, sorbi, ciliegi, ecc.. Le piante vanno poste a dimora a macchie irregolari, alternando piccoli gruppi o alberi isolati a piccole radure, e in numero contenuto (non più di 4-500 per ettaro), al fine di consentire comunque il processo di colonizzazione naturale da parte della vegetazione spontanea. Impianto di siepi L’agricoltura moderna ha reso sempre più uniforme il paesaggio agricolo, facendo scomparire le siepi che delimitavano gli appezzamenti. Le siepi costituiscono invece un importante habitat, fornendo rifugio e alimentazione a parecchie specie animali. Ne dovrà essere invece incentivata la presenza, nella aree planiziali e, in parte, nei fondovalle, dove maggiore è l’uniformità ambientale. L’impianto di nuove siepi interpoderali dovrà favorire la presenza di specie con essenze eduli, quali biancospini o rovi. In alcuni casi si potrà lasciare all’evoluzione naturale, mantenendo esclusivamente una fascia di rispetto.

Mantenimento di pascoli e radure

L’aumento della superficie boscata degli ultimi anni, a causa dell’abbandono delle attività agricole e del pascolo nelle zone montane, rende necessaria un’incentivazione all’apertura di radure e al mantenimento di pascoli. Questo può avvenire sia mediante il taglio meccanico degli arbusti, salvaguardando quelli con bacche come i sorbi, o mediante l’incentivazione del pascolo leggero, senza grandi greggi. In ogni caso, le attività andrebbero ritardate verso la fine del periodo riproduttivo, in modo da evitare danni sia diretti che indiretti (facilità di individuazione del nido da parte dei predatori), per le specie che nidificano a terra.

Set-aside e colture a perdere

Il set-aside è stato favorito da misure agricole comunitarie; per la provincia di Lecco questi interventi possono essere previsti nelle zone planiziali, dove maggiore è il grado di artificializzazione degli habitat. Nelle zone a maggior vocazione per la lepre andrebbe inoltre prevista la semina di colture a perdere, in particolare nella stagione autunnale e invernale (per esempio di cereali autunno vernini). Anche il mantenimento delle stoppie nel periodo invernale favorisce questa specie. L’impianto di cereali autunno vernini è un’attività idonea anche per favorire lo svernamento della Coturnice. Nelle colture a perdere non deve essere previsto né diserbo né l’utilizzo di pesticidi, in modo da favorire la presenza di una ricca fauna invertebrata, utile soprattutto per l’alimentazione dei pulcini di varie specie di uccelli.

Cap. 13 – Piano Miglioramenti Ambientali

445

Interventi sulle attività agricole

La meccanizzazione dell’agricoltura ha portato ad un aumento degli incidenti con la fauna selvatica durante le operazioni di sfalcio. Questi incidenti riguardano in particolare lepri, caprioli o la distruzione dei nidi delle allodole o dell’Albanella minore (che non nidifica più in provincia). Parte di questi incidenti possono essere evitati mediante la collocazione di catene o altri dispositivi meccanici davanti alla barra di taglio, in modo da spaventare e far spostare la fauna immediatamente prima del taglio. Anche la strategia di taglio, partendo dal centro verso l’esterno, favorisce il rifugio degli animali nelle aree limitrofe che dovrebbero mantenere fasce di naturalità (siepi) come rifugio. Nel caso non fossero presenti le siepi andrebbe comunque mantenuto non sfalciato il perimetro esterno del campo, anche per solo un metro, in modo da fornire un’idonea fascia di rifugio. Anche durante l’erpicatura è importante utilizzare i dispositivi meccanici per spaventare la fauna prima del passaggio dell’attrezzo agricolo. Più complessa la problematica dei nidi: se infatti non è possibile identificare quelli di minor dimensione, quelli di maggior dimensione, come quelli dei rapaci, possono essere salvaguardati lasciando un’area non sfalciata nei loro dintorni. Anche il posticipo dello sfalcio di alcune settimane nel primo primo periodo della primavera può servire per salvaguardare la nidificazione di alcune specie di piccole dimensioni. In alternativa, andrebbero fatti i primi sfalci mantenendo le lame più alte (circa 10 cm) dal suolo, in modo da risparmiare alcune nidificazioni.

Zone umide

La provincia di Lecco è caratterizzata dalla presenza di parecchie zone umide, in particolare in vicinanza dei fiumi e dei laghi. Alcune paludi soffrono però di fenomeni di interramento ed evoluzione verso aree boscate. In questo caso è necessario mantenere la circolazione dell’acqua all’interno, mediante rimozione del materiale vegetale accumulato. Nelle zone umide di maggior estensione va previsto il mantenimento di una strutturazione da zone più invase dall’acqua, con l’apertura di chiari, fino al bosco igrofilo a ontano nero. Andranno previsti tagli a rotazione dei canneti (in particolare i fragmiteti) in modo da mantenere la struttura idonea alla nidificazione di molte specie acquatiche, come gli acrocefali o il Tarabusino. Le zone più arretrate del canneto andranno invece mantenute abbastanza libere dagli arbusti che tendono a ricostituire il bosco umido. Il canneto più asciutto è infatti importante per la nidificazione di specie come la Cannaiola verdognola e l’Airone rosso. Nella fascia più arretrata, dove compaiono le essenze arboree, va favorita la presenza di ontano nero e salici. La creazione di nuove zone umide, in particolare di piccola estensione, può essere utile come area riproduttiva per gli anfibi, in particolare se non viene consentita l’immissione di fauna ittica. Queste aree andrebbero create nella zona planiziale agricola.

Cap. 13 – Piano Miglioramenti Ambientali

446

13.3 PIANIFICAZIONE E MONITORAGGIO DEGLI INTERVENTI

La programmazione degli interventi di miglioramento ambientale viene lasciata generalmente ai Comprensori alpini e all’Ambito. La gestione logistica delle persone, a carico dei comprensori, è infatti uno degli aspetti più delicati di questi interventi. Da questo punto di vista sarà utile verificare il numero, la tipologia e la localizzazione degli interventi di miglioramento ambientale, anche al fine di monitorarne gli effetti. Dovrà essere data priorità agli interventi previsti per le specie più a rischio e, in particolare, quanto previsto nel paragrafo 11.4 Assieme agli interventi andranno programmati anche dei monitoraggi per verificare se la fauna oggetto dell’intervento abbia degli effettivi benefici e, in caso negativo, prevedere cambiamenti nella strategia di questi interventi.

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Appendici

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B- CHECK-LIST DEI VERTEBRATI TERRESTRI

=La tassonomia segue la check-list del Ministero dell’Ambiente Viene inoltre indicata la fenologia, per uccelli (con modifiche se ci sono differenze tra situazione provinciale e quella regionale) e pipistrelli, lo status di conservazione (RED list) sulla base delle categorie IUCN (revisione del 2001), descritte nello schema sotto:

=

Le categorie sono: EX = specie estinta EW = specie estinta in natura CR = in pericolo critico EN = in pericolo VU = vulnerabile NT = minacciato, o in pericolo nel vicino futuro LC = di minor preoccupazione DD = mancanza di dati per la valutazione NE = non ancora valutato Nel caso in cui la situazione in provincia presenti diversità di status rispetto a alla Red List nazionale si è riportata in una colonna a parte lo status della specie per la provincia.

Appendici

454

Anfibi presenti in Provincia di Lecco.

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO RED LIST / Direttiva

RED LIST provinciale

NOTE

Salamandra alpina Salamandra atra VU DD Possibile presenza in zone di confine Sondrio – Bergamo – da verificare

Salamandra pezzata Salamandra salamandra

Tritone alpino Mesotriton alpestris DD Segnalazioni storiche – probabilmente estinto

Tritone crestato italiano Triturus carnifex All.II NT Tritone punteggiato Triturus vulgaris NT Ululone a ventre giallo Bombina variegata LC / All.II VU Rospo comune Bufo bufo

Rospo smeraldino Bufo viridis Raganella italiana Hyla intermedia Rana agile Rana dalmatina Rana di Lataste Rana latastei EN / All.II EN

Rana dei fossi Rana synklepton esculenta

Ibrido stabilizzato tra Rana verde minore e Rana verde maggiore.

Rana verde minore Rana lessonae Praticamente impossibile da distinguere da Rana dei fossi

Rana temporaria Rana temporaria LC

Rettili presenti in Provincia di Lecco.

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO RED LIST /

Direttiva

RED LIST provinciale

NOTE

Testuggine palustre Emys orbicularis VU / All.II

EX Vecchie segnalazioni da verificare - Brivio / Sartirana

Testuggine palustre dalla orecchie rosse

Trachemys scripta Specie alloctona – varie immissioni abusive

Orbettino Anguis fragilis Ramarro occidentale Lacerta bilineata LC Lucertola muraiola Podarcis muralis Lucertola campestre Podarcis siculus DD Possibile presenza in zone di pianura

Lucertola vivipara Zootoca vivipara LC Biacco Coluber viridiflavus Colubro liscio Coronella austriaca Saettone Elaphe longissima Biscia dal collare Natrix natrix

Natrice tassellata Natrix tessellata Vipera comune Vipera aspis NT Marasso Vipera berus

Appendici

455

Uccelli presenti in Provincia di Lecco. La categoria RED LIST provinciale è riferita alla nidificazione.

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO

FENOLOGIA RED LIST

RED LIST provinciale

SPEC / Direttiva

NOTE

Oca granaiola Anser fabalis M, W irr A.II

Oca lombardella Anser albifrons M, (W) A.II Oca lombardella minore

Anser erythropus A? 1 / A.I

Oca selvatica Anser anser M irr (reg?), (W) A.II Oca colombaccio Branta bernicla M irr (A?), (W) 3w / A.II

Cigno reale Cygnus olor S, B, M, W A.II Cigno minore Cygnus

columbianus A (M irr?), W 3w / A.I

Cigno selvatico Cygnus cygnus M irr, (W) A.I Casarca Tadorna ferruginea A (M irr?), (W) 3 / A.I scappata da cattività

Volpoca Tadorna tadorna M irr (reg?), (W) EN Canapiglia Anas strepera M, W parz CR 3 / A.II Fischione Anas penelope M, W parz NC A.II Germano reale Anas platyrhynchos M, W, S, B A.II Mestolone Anas clypeata M, W parz EN 3 / A.II

Codone Anas acuta M, W irr NE 3 / A.II Marzaiola Anas querquedula M, B irr, W irr VU VU 3 / A.II nidificazioni irregolari

Poncia Alzavola Anas crecca M, W EN A.II Fistione turco Netta rufina M, B irr, (W) EN EN A.II nidificante da cattività

Moriglione Aythya ferina M, W, B reg? VU VU 2 / A.II Moretta tabaccata Aythya nyroca M, W parz, B reg? CR VU 1 / A.I nidificante da cattività Moretta Aythya fuligula M, W CR VU 3 / A.II Moretta grigia Aythya marila M, W parz 3w / A.II Edredone Somateria

mollissima M irr, (W), B irr VU A.II

Orco marino Melanitta fusca M, W irr 3 / A.II Orchetto marino Melanitta nigra M, W irr A.II Moretta codona Clangula hyemalis M irr, W irr A.II scappata da cattività? Quattrocchi Bucephala clangula M, W A.II Pesciaiola Mergellus albellus M irr, W irr 3 / A.I

Smergo maggiore Mergus merganser M, (W) (W parz?), B irr?

NE LC A.II

Smergo minore Mergus serrator M, W irr A.II Coturnice Alectoris graeca S, B VU EN 2 / A.I /

A.II

Pernice rossa Alectoris rufa SB? (ripopolato) Immessa per scopi venatori

Starna Perdix perdix SB? (ripopolato) EX (sottosp. italica)

EX (sottosp. italica)

3 / A.II immessa per scopi venatori

Quaglia Coturnix coturnix M, B, (W irr) LR VU 3 / A.II

Quaglia giapponese

Coturnix japonica SB? (ripopolato) Alloctona, immessa per scopi venatori

Fagiano Phasianus colchicus SB (ripopolato) A.II Alloctono, immesso per scopi venatori

Gallo cedrone Tetrao urogallus S?, B?, W parz EX A.I / A.II nidificante confine Fagiano di monte Tetrao tetrix S, B EN 3 / A.I /

A.II

Francolino di monte

Bonasa bonasia S, B LC NT A.I / A.II

Pernice bianca Lagopus mutus S?, B reg?, W parz

VU CR A.II

Strolaga minore Gavia stellata M, W parz 3 / A.I

Strolaga mezzana Gavia arctica M, W 3 / A.I Strolaga maggiore Gavia immer (M irr?), (W) A.I Tuffetto Tachybaptus

ruficollis S parz, B, M, W

Svasso collorosso Podiceps grisegena M, W

Svasso maggiore Podiceps cristatus S parz, B, M, W Svasso piccolo Podiceps nigricollis M, W NV Cicogna nera Ciconia nigra M? NE 2 / A.I Cicogna bianca Ciconia ciconia M LC 2 / A.I

Appendici

456

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO

FENOLOGIA RED LIST

RED LIST provinciale

SPEC / Direttiva

NOTE

Cormorano Phalacrocorax carbo

M, W, E EN potrebbe iniziare a nidificare anche a Lecco

Tarabuso Botaurus stellaris M, E parz, B? EN DD 3 / A.I potrebbe iniziare a nidificare anche a Lecco

Tarabusino Ixobrychus minutus M, B LC LC 3 / A.I Airone cenerino Ardea cinerea S parz, B, M, W LC Airone rosso Ardea purpurea M, B LC 3 / A.I

Airone bianco maggiore

Ardea alba M irr, W irr (reg?) NV A.I

Garzetta Egretta garzetta M A.I potrebbe iniziare a nidificare anche a Lecco

Airone guardabuoi Bubulcus ibis M irr, W? VU svernante e in migrazione nelle province vicine

Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides M, B VU 3 / A.I Nitticora Nycticorax

nycticorax M 3 / A.I potrebbe iniziare a

nidificare anche a Lecco

Ibis sacro Threskiornis aethiopicus

A Alloctono, occasionali presenze

Falco pescatore Pandion haliaetus M, (W) irr, B ex? EX 3 / A.I Falco pecchiaiolo Pernis apivorus M, B VU NT A.I Nibbio reale Milvus milvus M irr, (W) EN 2 / A.I Nibbio bruno Milvus migrans M, B VU NT 3 / A.I

Aquila di mare Haliaeetus albicilla A, W irr? Gipeto Gypaetus barbatus A EX EX 3 / A.I Reintrodotto sulle Alpi Grifone Gyps fulvus A EX EX 3 / A.I Sporadici avvistamenti Biancone Circaetus gallicus M, B EN DD 3 nidificante BG-BS-VA;

avvistamenti in provincia

Falco di palude Circus aeruginosus M, B, (W) EN VU Albanella reale Circus cyaneus M, W EX 3 / A.I Albanella pallida Circus macrourus A, M irr? Albanella minore Circus pygargus M, B? EX A.I Sparviere Accipiter nisus S, B, M, W parz VU LC

Astore Accipiter gentilis S?, B?, M irr VU VU Poiana Buteo buteo S, B, M, W parz Poiana calzata Buteo lagopus M irr, W irr Aquila anatraia minore

Aquila pomarina A 2

Aquila anatraia maggiore

Aquila clanga M irr, (W) 1

Aquila reale Aquila chrysaetos S, B, M irr VU VU 3 / A.I Gheppio Falco tinnunculus S, B, M, W parz 3 Falco cuculo Falco vespertinus M 3 / A.I

Smeriglio Falco columbarius M, W irr A.I Lodolaio Falco subbuteo M, B VU VU Pellegrino Falco peregrinus S, B, M irr (reg?),

W irr VU NT A.I

Re di quaglie Crex crex M, B reg? EN EN 1 / A.I

Porciglione Rallus aquaticus M, W, S, B LC LC A.II Schiribilla Porzana parva M CR A.I Schiribilla grigiata Porzana pusilla M NE 3 / A.I Voltolino Porzana porzana M EN DD A.I Gallinella d'acqua Gallinula chloropus S, B, M, W A.II

Folaga Fulica atra M, W, S, B A.II Gru Grus grus M Occhione Burhinus

oedicnemus M 3 / A.I

Pavoncella Vanellus vanellus M, W, B 2 / A.II Pivieressa Pluvialis squatarola M irr A.II

Piviere dorato Pluvialis apricaria M A.II

Appendici

457

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO

FENOLOGIA RED LIST

RED LIST provinciale

SPEC / Direttiva

NOTE

Fratino Charadrius alexandrinus

M irr LC 3 / A.I

Corriere grosso Charadrius hiaticula M NE

Corriere piccolo Charadrius dubius M, B LC DD Piviere tortolino Charadrius

morinellus M, B? CR DD A.I

Beccaccia di mare Haematopus ostralegus

M irr, (W) irr EN A.II

Cavaliere d'Italia Himantopus himantopus

M LC A.I

Avocetta Recurvirostra avosetta

M irr LC A.I

Piro piro piccolo Actitis hypoleucos M, B? VU 3 Piro piro culbianco Tringa ochropus M, W irr

Totano moro Tringa erythropus M 3 / A.II Pantana Tringa nebularia M A.II Albastrello Tringa stagnatilis M irr Piro piro boschereccio

Tringa glareola M 3 / A.I

Pettegola Tringa totanus M EN 2 / A.II

Chiurlo piccolo Numenius phaeopus

M A.II

Chiurlo Numenius arquata M 2 / A.II Pittima reale Limosa limosa M 2 / A.II Pittima minore Limosa lapponica M irr A.I / A.II

Voltapietre Arenaria interpres M irr Piovanello tridattilo Calidris alba M irr Gambecchio Calidris minuta M Gambecchio nano Calidris temminckii M irr Piovanello pancianera

Calidris alpina M, (W) 3

Piovanello Calidris ferruginea M Gambecchio frullino

Limicola falcinellus M irr 3

Combattente Philomachus pugnax

M 2 / A.I / A.II

Frullino Lymnocriptes minimus

M, W parz 3 / A.II

Beccaccino Gallinago gallinago M, W parz 3 / A.II Beccaccia Scolapax rusticola M, W parz 3 / A.II Gabbiano tridattilo Rissa tridactyla M irr, (W)

Gabbiano di Sabine

Xema sabini A lago di Garlate, 2005

Gabbiano comune Chroicocephalus ridibundus

M, W, E VU A.II

Gabbianello Hydrocoloeus minutus

M, W parz 3 / A.I

Gabbiano corallino Ichthyaetus melanocephalus

A? VU A.I

Gavina Larus canus M, W 2 / A.II Gabbiano reale nordico

Larus argentatus M irr, W A.II

Gabbiano reale pontico

Larus cachinnans M irr, W

Gabbiano reale mediterraneo

Larus michahellis S, B, M, W, E A.II

Zafferano Larus fuscus M, W parz A.II Fraticello Sternula albifrons M VU 3 / A.I Sterna zampenere Gelochelidon

nilotica M irr EN 3 / A.I

Sterna maggiore Hydroprogne caspia M irr NV 3 / A.I Mignattino Chlidonias niger M CR 3 / A.I Mignattino alibianche

Chlidonias leucopterus

M CR

Appendici

458

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO

FENOLOGIA RED LIST

RED LIST provinciale

SPEC / Direttiva

NOTE

Mignattino piombato

Chlidonias hybrida M EN 3 / A.I

Sterna comune Sterna hirundo M LC A.I

Beccapesci Thalasseus sandvicensis

M irr VU 2 / A.I

Stercorario maggiore

Stercorarius skua A

Stercorario mezzano

Stercorarius pomarinus

M irr

Labbo Stercorarius parasiticus

M irr

Labbo codalunga Stercorarius longicaudus

M irr

Colombo torraiolo / Colombo di città

Columba livia var domestica

S, B

Colombella Columba oenas M, W parz, B ? CR EX? A.II Colombaccio Columba palumbus M, W, S parz, B A.II Tortora selvatica Streptopelia turtur M, B DD 3 / A.II Tortora dal collare Streptopelia

decaocto S, B, M irr A.II

Cuculo dal ciuffo Clamator glandarius M irr CR Cuculo Cuculus canorus M, B Barbagianni Tyto alba S, B, M irr LC NT 3 Assiolo Otus scops M, B LC NT 2 Gufo reale Bubo bubo S, B, M irr VU 3 / A.I

Civetta nana Glaucidium passerinum

S?, B?, M irr? VU A.I

Civetta Athene noctua S, B, M irr, W parz 3 Allocco Strix aluco S, B, M irr Gufo comune Asio otus M, W, S parz, B LC NT Gufo di palude Asio flammeus M NE 3 / A.I

Civetta capogrosso Aegolius funereus S, B, M irr LC A.I Succiacapre Caprimulgus

europaeus M, B LC 2 / A.I

Rondone maggiore Apus melba M, B, (W) irr LC Rondone Apus apus M, B

Rondone pallido Apus pallidus M, B? LC Martin pescatore Alcedo atthis M, W, S, B LC 3 / A.I Gruccione Merops apiaster M, B? 3 segnalazioni confine

BG Ghiandaia marina Coracias garrulus M? EN 2 / A.I

Upupa Upupa epops M, B DD 3 Torcicollo Jynx torquilla M, B 3 Picchio rosso minore

Dendrocopos minor SB?, M? LC

Picchio rosso maggiore

Dendrocopos major S, B, M

Picchio nero Dryocopus martius S, B, M irr A.I Picchio verde Picus viridis S, B, M irr LC 2 Averla piccola Lanius collurio M, B LR 3 / A.I Averla maggiore Lanius excubitor M, W parz NE 3 Averla cenerina Lanius minor M, B? EN 2 / A.I

Averla capirossa Lanius senator M, B? LC 2 Rigogolo Oriolus oriolus M, B Ghiandaia Garrulus glandarius S, B, M irr A.II Gazza Pica pica S, B, M irr, (W) A.II Nocciolaia Nucifraga

caryocatactes S, B, M irr

Gracchio alpino Pyrrhocorax graculus

S, B, M irr LC

Taccola Corvus monedula S?, B?, M irr (reg?)

A.II

Corvo Corvus frugilegus M, W A.II

Cornacchia nera Corvus corone S, B, M, W A.II Cornacchia grigia Corvus cornix S, B, M, W A.II

Appendici

459

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO

FENOLOGIA RED LIST

RED LIST provinciale

SPEC / Direttiva

NOTE

Corvo imperiale Corvus corax S, B, M irr LC Calandra Melanocorypha

calandra A A.I palude Brivio, 2005

Calandrella Calandrella brachydactyla

A? 3 / A.I segnalazioni anni '80-90 - BG

Cappellaccia Galerida cristata S, B, M irr DD 3 Allodola Alauda arvensis S, B, M, W DD 3 / A.II Tottavilla Lullula arborea M, B?, W parz 2 / A.I

Allodola golagialla Eremophila alpestris A (M irr?) Topino Riparia riparia M, B? 3 Rondine montana Ptyonoprogne

rupestris M, B, S parz

Rondine Hirundo rustica M, B 3 Balestruccio Delichon urbicum M, B 3

Cincia bigia Poecile palustris S, B, M, W 3 Cincia bigia alpestre

Poecile montanus S, B

Cincia mora Periparus ater S, B, M, W Cincia dal ciuffo Lophophanes

cristatus S, B 2

Cinciallegra Parus major S, B, M, W Cinciarella Cyanistes caeruleus S, B, M, W Pendolino Remiz pendulinus M, W, S, B Codibugnolo Aegithalos caudatus S, B, M, W

Picchio muratore Sitta europaea S, B, M irr Picchio muraiolo Tichodroma muraria S, B, M, W LC Rampichino alpestre

Certhia familiaris S, B

Rampichino Certhia brachydactyla

S, B, M irr

Scricciolo Troglodytes troglodytes

S, B, M, W

Merlo acquaiolo Cinclus cinclus S, B, M irr (reg?), W

VU

Regolo Regulus regulus S, B, M, W Fiorrancino Regulus ignicapillus S parz, B, M, W

Usignolo di fiume Cettia cetti S, B, M irr (reg?) Lui' grosso Phylloscopus

trochilus M

Lui' piccolo Phylloscopus collybita

S parz, B, M, W

Lui' bianco Phylloscopus bonelli M, B 2 Lui' verde Phylloscopus

sibilatrix M, B 2

Canapino Hippolais polyglotta M, B Canapino maggiore

Hippolais icterina M

Forapaglie castagnolo

Acrocephalus melanopogon

M(irr?) VU A.I

Pagliarolo Acrocephalus paludicola

M (irr?) 1 / A.I

Forapaglie Acrocephalus schoenobaenus

M, B? CR

Cannaiola Acrocephalus scirpaceus

M, B

Cannaiola verdognola

Acrocephalus palustris

M, B

Cannareccione Acrocephalus arundinaceus

M, B

Forapaglie macchiettato

Locustella naevia M

Salciaiola Locustella luscinioides

M, B?

Beccamoschino Cisticola juncidis S, B, M irr (reg?) Capinera Sylvia atricapilla S, B, M, W

Appendici

460

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO

FENOLOGIA RED LIST

RED LIST provinciale

SPEC / Direttiva

NOTE

Beccafico Sylvia borin M, B Bigia padovana Sylvia nisoria M, B? LC A.I Bigia grossa Sylvia hortensis M, B? EN 3

Sterpazzola Sylvia communis M, B Bigiarella Sylvia curruca M, B Magnanina Sylvia undata M irr, (W) 2 / A.I Sterpazzolina Sylvia cantillans M, B?

Occhiocotto Sylvia melanocephala

S, B, M irr (reg?)

Pigliamosche Muscicapa striata M, B 3 Calandro maggiore Anthus

novaeseelandiae (richardi)

M irr

Calandro Anthus campestris M, B 3 / A.I

Prispolone Anthus trivialis M, B Pispola Anthus pratensis M, W NE Pispola golarossa Anthus cervinus M Spioncello alpino Anthus spinoletta M, S, B, W

Cutrettola Motacilla flava M, B Ballerina gialla Motacilla cinerea S, B, M, W Ballerina bianca Motacilla alba S, B, M, W Beccofrusone Bombycilla garrulus M irr, W irr Passera scopaiola Prunella modularis M, B, W

Sordone Prunella collaris S, B, M, W Pettirosso Erithacus rubecula S, B, M, W Usignolo Luscinia

megarhynchos M, B

Pettazzurro Luscinia svecica M NE A.I Codirosso spazzacamino

Phoenicurus ochruros

M, B, W parz

Codirosso Phoenicurus phoenicurus

M, B 2

Stiaccino Saxicola rubetra M, B Saltimpalo Saxicola torquata S parz, B, M, W

Culbianco Oenanthe oenanthe M, B 3 Monachella Oenanthe hispanica M VU Codirossone Monticola saxatilis M, B LC 3 Passero solitario Monticola solitarius S parz, B, M 3 Merlo dal collare Turdus torquatus M, B, W parz

Merlo Turdus merula S, B, M, W A.II Cesena Turdus pilaris M, W, B? A.II Tordo bottaccio Turdus philomelos M, B, W parz A.II Tordo sassello Turdus iliacus M, W parz NE A.II Tordela Turdus viscivorus S, B, M, W A.II

Balia dal collare Ficedula albicollis M, B? LC A.I Balia nera Ficedula hypoleuca M Storno Sturnus vulgaris S, B, M, W 3 / A.II Storno rosa Sturnus roseus M irr Passera oltremontana

Passer domesticus M irr, W?

Passera d'Italia Passer d. italiae S, B, M irr (reg?), W

3

Passera mattugia Passer montanus S, B, M, W 3 Passera lagia Petronia petronia M irr Fringuello alpino Montifringilla nivalis S, B, M irr LC

Fringuello Fringilla coelebs S, B, M, W Peppola Fringilla

montifringilla M, W NE

Verzellino Serinus serinus S, B, M, W parz Venturone Serinus citrinella M irr, W irr LC

Verdone Carduelis chloris S, B, M, W parz Cardellino Carduelis carduelis S, B, M, W Lucherino Carduelis spinus M, W, B? VU Fanello Carduelis cannabina M, W, S parz, B 2

Appendici

461

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO

FENOLOGIA RED LIST

RED LIST provinciale

SPEC / Direttiva

NOTE

Organetto Carduelis flammea S, B, M irr, (W) Crociere Loxia curvirostra S, B, M, W Ciuffolotto scarlatto Carpodacus

erythrinus M irr (reg?), (W)

Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula S, B, M, W Frosone Coccothraustes

coccothraustes M, W parz, B LC

Zigolo di Lapponia Calcarius lapponicus

M, W irr

Zigolo delle nevi Plectrophenax nivalis

M, W parz

Zigolo golarossa Emberiza leucocephalos

M irr (reg?)

Zigolo giallo Emberiza citrinella M, B, W

Zigolo nero Emberiza cirlus S parz, B, M, (W) Zigolo muciatto Emberiza cia S parz, B, M, W 3 Zigolo minore Emberiza pusilla Ortolano Emberiza hortulana M, B LC NT 2 / A.I Migliarino di palude Emberiza

schoeniclus S, B, M, W

Strillozzo Miliaria calandra S, B, M, W DD 2

Alloctoni, potrebbero nidificare NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO FENOLOGIA NOTE

Ibis sacro Threskiornis aethiopicus S?, M?, W?, E? segnalato a BG

Anatra sposa Aix sponsa S?, B? tenute in cattività, non naturalizzata

Anatra mandarina Aix galericulata S?, B? tenute in cattività, non naturalizzata

Anatra sposa Aix sponsa S?, B? tenute in cattività, non naturalizzata

Anatra mandarina Aix galericulata S?, B? tenute in cattività, non naturalizzata

Tortora domestica Streptopelia roseogrisea var domestica

S?, B? verificare status (possib. Rinaturalizzazione?)

Parrocchetto dal collare Psittacula krameri S,B? (introdotto) nidificante BG

Parrocchetto monaco Myiopsitta monachus S,B? (introdotto) nidificante BG

Appendici

462

Mammiferi (Chirotteri esclusi) presenti in Provincia di Lecco.

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO RED LIST / Direttiva

RED LIST provinciale

NOTE

Riccio europeo Erinaceus europaeus

Toporagno nano Sorex minutus Toporagno comune Sorex araneus Toporagno alpino Sorex alpinus Toporagno d'acqua Neomys fodiens DD

Toporagno acquatico di Miller

Neomys anomalus verificare zona montana della provincia

Crocidura a ventre bianco

Crocidura leucodon

Crocidura minore Crocidura suaveolens Talpa europea Talpa europaea

Talpa cieca Talpa caeca verificare zone nord provincia Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus Lepre comune Lepus europaeus CR Lepre bianca Lepus timidus DD zone confine BG/SO? Scoiattolo comune Sciurus vulgaris

Marmotta Marmota marmota Quercino Eliomys quercinus Ghiro Glis glis Moscardino Muscardinus

avellanarius

Arvicola rossastra Clethrionomys glareolus

Arvicola terrestre Arvicola terrestris Arvicola campestre Microtus arvalis Arvicola sotterranea Microtus subterraneus Da verificare Arvicola di Fatio Microtus multiplex Da verificare

Arvicola di Savi Microtus savii Arvicola delle nevi Chionomys nivalis Topo selvatico a dorso striato

Apodemus agrarius DD Alcune segnalazioni da verificare

Topo selvatico a collo giallo

Apodemus flavicollis

Topo selvatico alpino Apodemus alpicola DD Presenza da verificare Topo selvatico Apodemus sylvaticus Topolino delle risaie Micromys minutus DD Alcune segnalazioni ( laghi briantei) da

verificare Topo domestico Mus domesticus

Ratto nero Rattus rattus Ratto delle chiaviche Rattus norvegicus Orso bruno Ursus arctos EX Lupo Canis lupus EX / All.II EX alcune segnalazioni orobie BG

Volpe Vulpes vulpes Tasso Meles meles Ermellino Mustela erminea Donnola Mustela nivalis Puzzola Mustela putorius EX Probabilmente estinta

Faina Martes foina Martora Martes martes DD Lontra Lutra lutra EX Lince Lynx lynx EX Gatto selvatico Felis silvestris EX

Cinghiale Sus scrofa Cervo Cervus elaphus Capriolo Capreolus capreolus Stambecco delle Alpi Capra ibex Camoscio delle Alpi Rupicapra rupicapra

Appendici

463

Chirotteri presenti in Provincia di Lecco.

NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO FENOLOGIA RED LIST

NOTE

Rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum S All.II

Barbastello comune Barbastella barbastellus S? / M? EN / All.II

segnalato Montevecchia (bat-detector) – da verificare

Serotino comune Eptesicus serotinus S prob. Presente Pipistrello di Savi Hypsugo savii S Vespertilio di Bechstein Myotis bechsteinii S All.II segnalato per Brivio e Pusiano

(bat-detector) / verificare Vespertilio di Capaccini Myotis capaccinii S / Mc EN /

All.II

Vespertilio di Daubenton Myotis daubentonii S / Mc Vespertilio smarginato Myotis emarginatus S All.II segnalazioni lago di Como (CO) Vespertilio maggiore Myotis myotis M All.II segnalazioni lago di Como (CO) e

bassa Valtellina - SO Vespertilio mustacchino Myotis mystacinus S / M Vespertilio di Natterer Myotis nattereri S EN Nottola di Leisler Nyctalus leisleri M prob. Presente Nottola comune Nyctalus noctula M

Pipistrello albolimbato Pipistrellus kuhlii S Pipistrello di Nathusius Pipistrellus nathusii M Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus S Orecchione bruno Plecotus auritus S Orecchione grigio Plecotus austriacus S

Orecchione alpino Plecotus macrobullaris S Serotino bicolore Vespertilio murinus S / M segnalata Montevecchia (bat-

detector) Miniottero di Schreiber Miniopterus schreibersii S / M All.II nessun dato Molosso di Cestoni Tadarida teniotis S / Mc segnalata Montevecchia (bat-

detector);

Non si esclude la presenza di altre specie (es. Serotino bicolore), ma in mancanza di indagini specifiche si preferisce elencare i più probabili. Tutti i pipistrelli, ad eccezione del genere Pipistrellus, possono essere considerati in pericolo, a causa delle modifiche ambientali (comprese le ristrutturazioni delle abitazioni), dell’uso di pesticidi e insetticidi, ecc..