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    numero 14 anno V17 aprile 2013

    edizione stampabile

    Luca Beltrami GadolaPARTECIPAZIONE. PD E ARANCIONI SEPARATI IN CASA

    Gianni ZenoniUNIVERSIT BOCCONI E PALAZZO DELLA REGIONE: FUORI CONTESTO

    Paolo NasoLOMBARDIA, LEGGE 12: UN ATTACCO ALLA LIBERT DI CULTO

    Andrea BonessaBUROCRATI LIBERI MA DIPENDENTI: PROFESSIONALI

    Rita BramanteBASTA PIL. ORA FIL: FELICIT INTERNA LORDA

    Federico TurchettiSPARARE A MILANO. NORMALIT?

    Valentina MagriSE ANCHE GLI IMMIGRATI SE NE VANNO ALTROVE

    Maurizio SpadaLA CATTIVA POLITICA O LA POLITICA DELLA BELLEZZA

    Lucio di GaetanoQUANDO LA SINISTRA CHIUDER LA FORBICE TRA POVERI E RICCHI

    Valentino BallabioCONSUMATORI SENZA CONSUMI: VERSO UNA SOCIET GASSOSA?

    A. Boitani M. Ponti"TUTTE" LE DOMENICHE A PIEDI, MA RISPETTANDO LA LIBERT

    ALTRUI!

    Marco TrogliaOCCHIO AL PIANO GENERALE DEL TRASPORTO URBANO: RIGUARDA

    TUTTI

    VIDEO

    ELENA MURELLI: GLI IRRESPONASBILI SIAMO NOI

    suggerimento musicale

    IN YOUR ARMS AGAINcanta Josh Ritte

    rubriche di attualitMUSICAa cura di Paolo Viola

    ARTEa cura di Virginia ColomboLIBRIa cura di Marilena Poletti Pasero

    SIPARIOE. Aldrovandi e D.G. MuscianisiCINEMAMarco Santarpia e Paolo Schipani

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    PARTECIPAZIONE. PD E ARANCIONI SEPARATI IN CASALuca Beltrami Gadola

    La tre giorni milanese dincontri tracittadini e amministratori - un pome-riggio del Pd e due giorni dei Comi-tati X Milano mi ha lasciato inter-detto. Erano simili gli obbiettivi? Di-

    rei di s: confrontarsi con la citt nelgrande e indefinito alveo della par-tecipazione. Sul palcoscenico o aitavoli le stesse persone o quasi: se-parati in casa?Quanto al Pd la vera naturadellincontro non mi stata chiarama soprattutto non sono chiarilinteresse e lutilit per la citt. Nonper niente se non vi fosse statolennesimo scontro tra Pisapia eBoeri la stampa locale non ne a-vrebbe fatto cenno. Dopo aver lettonel programma che questo sarebbe

    l'inizio di un percorso di confrontoche abbiamo intenzione di portareavanti nei prossimi mesi per garanti-re alla citt di Milano uno sguardoverso il futuro attraverso idee, pro-getti, proposte mi viene inesorabileuna domanda: ma lo sguardo versoil futuro non lo avevamo gi lanciatodurante la scorsa campagna eletto-rale? Non era su quello sguardo cheavevamo scelto la nuova maggio-ranza? Non cerano idee, progetti,proposte?La nuova realt, dopo 20 mesi diPisapia cos cambiata che dob-biamo ripensare tutto? E se le nuo-ve proposte, le nuove idee, i nuoviprogetti non ci piacessero, che sifa? Certo non avevamo firmato unacambiale in bianco.Sempre scorrendo il programma,leggo che a proposito della crisi e-conomica Milano, come sempre,gioca un ruolo di primo piano per ilrilancio della partecipazione e della

    buona politica. E ancora: Questo solo il primo momento di ascolto delSindaco e della Giunta. Siamo con-vinti che attraverso la condivisionedei progetti in campo riusciremo a

    dare il nostro contributo per il benedella citt. Dopo questo appun-tamento sar nostro compito aprireun confronto nei circoli e con la cit-t, tenendo conto delle tante dispo-nibilit a dare il proprio contributo.Non voglio perdermi nel dibattitosulla buona politica perch tantoognuno la pensa a modo suo masulla partecipazione vorrei direqualcosa che accomuna le due ma-nifestazioni. Liniziativa del movi-mento arancione per parte sua stata un tentativo di rispolverare la

    strategia dei Comitati X Milano cheavevano animato lelaborazione delprogramma di Giuliano Pisapia enello stesso tempo dare un segnalea tutti quelli del movimento che do-po tante promesse della partecipa-zione ne avevano visto perdersi letracce. Dunque lo snodo comunesembra essere la partecipazione:per il Pd probabilmente e auspica-bilmente landare un po tentoni allaricerca di una forma partito cheavvicini gli elettori agli eletti, per gliarancioni la ricerca di una strategiaorganizzativa per un movimento chenon vuole lasciarsi ingabbiare nellevecchie architetture istituzionali deipartiti storici. Lodevoli tentativi en-trambi che per il momento nonsembrano destinati a un rapido ap-prodo.Le aree della partecipazione sem-brano fondamentalmente esserequattro: la formazione del progettopolitico (programma elettorale), la

    verifica sullattuazione dello stesso,le nuove e diverse ipotesi formulatein corso di mandato da chi ammini-stra e le proposte che autonoma-mente vengono dagli amministrati.

    Cos come quattro sembrano esse-re le fasi nelle quali si articola ogniarea: la conoscenza della questio-ne, la formulazione delle proposte,la discussione e, per finire, la condi-visione delle scelte. I primi tre sonopassaggi ineliminabili il quarto, lacondivisione, aleatorio ma qui do-vrebbero valere le regole del dibatti-to democratico. Di tutto questo ve-nerd pomeriggio, sabato e domeni-ca abbiamo visto poco o nulla maprincipalmente richiami alla dispera-ta condizione finanziaria del Comu-

    ne. Forse a qualcuno, per esempio,sarebbe piaciuto sapere, visto che itagli si devono fare, chi sar pena-lizzato e soprattutto con che logica(conoscenza, proposta, discussio-ne, condivisione). Forse arrivato ilmomento che il Comune si doti,come hanno fatto molte amministra-zioni pubbliche straniere, diunagenzia per la partecipazione enon chiudendo il tutto in una sem-plice delega assessorile.Un dato di costume per finire: lapartecipazione sembra essere aspi-razione/patrimonio della sinistra ri-formista: per gli altri e per la destravige la regola del partito a padroneche tutto sa e tutto dispone, la ver-sione speculare dei partiti del leadermaximo. Dove si collochi il Movi-mento 5 Stelle a ognuno la sua opi-nione. Comunque la partecipazione,malgrado i tentativi di chi non lama(molti), non ancora morta: viva lapartecipazione.

    UNIVERSIT BOCCONI E PALAZZO DELLA REGIONE: FUORI CONTESTO

    Gianni ZenoniUniversit Bocconi e Palazzo dellaRegione: questi due grandi interven-ti hanno varie analogie sulle qualiconviene un approfondimento, ap-partenendo ambedue alla correntedell'urbanistica biomorfa, cos defini-ta in un interessante articolo, appar-so sul mensile L'Espresso, del pro-fessor De Seta noto urbanista maanche nell'occasione membro dellaCommissione Giudicante il progettodella Bocconi.

    De Seta esplicita la sua posizionecontraria al progetto vincitore conargomenti molto simili a quelli de-scritti nella normativa del PGT per

    gli Ambiti Contraddistinti da un Di-segno Urbano Riconoscibile, previ-sti dal Capo Secondo, articolo 14,del Piano delle Regole. A sostegnodi questa tesi, ci si pu anche riferi-re anche al concetto di Contestua-lizzazione degli interventi, documen-to da allegare al progetto, richiestodalla Commissione Edilizia Milane-se di qualche anno fa. Dove si chie-deva ai progettisti una attenta disa-mina del territorio attorno agli stessi

    interventi per assicurare quellacontinuit del disegno urbano spe-cifico di ogni parte della citt.

    Ma anche quando i progettisti, nelleloro relazioni illustrative, affermanodi essersi informati sul sito, comenel recente progetto Feltrinelli aPorta Volta, essi danno l'impressio-ne di averlo letto per in funzionedel progetto che avevano gi in te-sta, laddove affermano che Milano citt gotica, che le cascine milanesisono rettilinee invece che a corte eriferendosi a edifici gemellari comecaratteristica del disegno urbano

    quando, tranne che in piazza Pie-monte, gli edifici con queste caratte-ristiche hanno una presenza insigni-ficante a Milano.

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    Per quanto riguarda il Palazzo dellaRegione, del tutto privo di conte-stualizzazione e di valutazione delsito, i progettisti hanno seguito finoall'ultimo la loro idea aprioristica dicorpi di fabbrica curvilinei intrecciatima con eguale raggio di curvatura,per poi calarlo nella stretta area diintervento senza completare gli alli-neamenti suggeriti dall'incompletoisolato a cortina preesistente a sud,ma semplicemente tagliando i corpidi fabbrica curvilinei dove questi in-contravano il filo delle strade, for-mando cos casuali frontespizi cie-chi, deteriore elemento architettoni-co molto diffuso a Milano per il dis-sennato variare delle norme tecni-che dei vari PRG, e che nei nuoviinterventi edilizi si tende a eliminarecostruendo in aderenza a essi. Manel palazzo della regione vengonoaddirittura esibiti a filo strada a sim-

    boleggiare una cortina edilizia tradi-ta.Questo intervento ha fatto fare unpasso indietro nella qualit del dise-gno urbano nella zona dove GiPonti aveva magistralmente inseritoil Pirellone innovando la tipologia

    della torre per rispettando le corti-ne edilizie sulle vie che confluisconosulla piazza della Stazione. Dandoanche la necessaria monumentalite la facile identificazione degli in-gressi, problemi che nel nuovo edi-ficio della Regione pur essendo edi-ficio Pubblico non sono stati nean-che affrontati.Il progetto Bocconi segue la sceltadi corpi di fabbrica curvilinei dellaRegione, ma opta per la soluzione araggio variabile, forzandoli a entrarenella dimensione dell'area, ottenen-do cos forme arrotondate gratuite eraggi di curvatura che sacrificano larazionale utilizzazione degli spaziinterni, formando spesso angoli acu-ti tra i fabbricati che, come chiunquepu constatare, sono la parte esteti-camente e funzionalmente peggioredel palazzo della Regione. Inoltrequesto campionario di corpi di fab-

    brica frantuma il verde in spazi dirisulta casuali, contraddicendo ilconcetto stesso di Campus Univer-sitario che in tutte le storiche Uni-versit si manifesta con la presenzadi un grande e unitario spazio averde centrale.

    Non posso fare a meno di ribadire ilconcetto gi espresso nell' articolopubblicato da ArcipelagoMilano sulprogetto Feltrinelli, dove mi sor-prendevo che in questa citt i com-mittenti di questi progetti cos lonta-ni dal disegno urbano di Milano,facciano poi parte del mondo dellaCultura e della Amministrazione.Non tutte le grandi citt europee so-no disponibili ad accettare questaforma di architettura nei loro centriabitati, ricordo la dura reazionedell'amministrazione Ateniese che difronte all' esito del concorso per ilMuseo dell'Acropoli che premiavaun edificio biomorfo, abbandonquesta scelta per il progetto attuale,che ben si apprezza specialmenteguardandolo dall'Acropoli, e che ob-bedisce alla disciplina che ora pro-pongono il PGT, il professor De Se-ta e che mi sento di condividere.

    Mi piacerebbe un ripensamento del-la Bocconi, sarebbe un segno di in-versione di tendenza verso il prolife-rare, a Milano, di una urbanistica deltutto indifferente a una attenta di-samina delle tracce espresse dalterritorio.

    LOMBARDIA, LEGGE 12: UN ATTACCO ALLA LIBERT DI CULTOPaolo Naso*

    In Lombardia pi facile aprire una

    birreria che un locale di culto. Nelprimo caso, infatti, basta affittare unlocale, verificare che sia a norma ese non stato costruito e accata-stato come esercizio commerciale chiedere il cambio di destinazio-ne duso. La legge regionale n. 12del 2005 per il governo del territo-rio lo consente senza particolarivincoli.Ma se invece che installare un ban-cone e mescere birra si vuole aprireuna chiesa, una moschea o unqualsiasi altro locale di culto, lanorma regionale impone di chiederela licenza edilizia, come per unnuovo fabbricato. E tutto questo invirt di un comma della legge regio-nale sul governo del territorio (12/2005) approvato nel 2006: la normataglia minareti come era stata fret-tolosamente e riduttivamente defini-ta. Poche righe che, impedendo ilcambio di destinazione duso perun locale che si voglia adibire al cul-to, finiscono per precludere la pos-sibilit di aprire chiese, centri dipreghiera, templi di meditazione acomunit che non abbiano la forza

    economica e organizzativa per eri-gere una nuova costruzione. Maanche in questo caso si frapporreb-bero dei problemi perch e non

    solo in Lombardia - la costruzione di

    un edificio di culto comunque vin-colata alla disponibilit di aree adibi-te a questo specifico scopo.Insomma, per godere di uno dei di-ritti fondamentali della nostra Costi-tuzione - Tutti hanno diritto di pro-fessare liberamente la propria federeligiosa in qualsiasi forma, indivi-duale o associata, di farne propa-ganda e di esercitarne in privato o inpubblico il culto (art. 19) occorresuperare una serie di ostacoli nor-mativi aggravati dalla clausola dellalegge lombarda sul governo del ter-ritorio che impedisce la conversio-ne a uso di culto di locali costruiticon altre finalit. A pagare il prezzopi alto a questa norma sono statecomunit etniche, composte cioda immigrati che si erano dotati distrutture per celebrare il loro culto:alcune di esse, nella periferia diBergamo, avevano rilevato unavecchia officina e lavevano trasfor-mata in parte in un centro islamico ein parte in chiese gestite da varigruppi. Chiuse a ottobre del 2011.Ad Azzano San Paolo, sempre inprovincia di Bergamo, nellultimo

    anno e mezzo sono state chiuse trecomunit evangeliche: la Chiesacristiana evangelica Ministeri Mara-natha, la Trinity Baptist Church e la

    Secret Action Church. Ma il caso pi

    clamoroso avvenuto a Gorle dovelamministrazione comunale, oltre achiudere il locale di culto della Chie-sa pentecostale nigeriana Christpeace and love, ha provato a ordi-narne la confisca per abusi edilizi.Pronto lo stop del TAR di Bresciache alla vigilia di Pasqua, pur senzaentrare nel merito della questione,ha giudicato illegittima la sanzionecomunale. E se grazie a questoprovvedimento la comunit hascongiurato una perdita economicaconsistente, non ha per risolto ilproblema del luogo nel quale cele-

    brare il culto.Il problema si pone anche a Milanodove per la Giunta Pisapia, presoatto del problema, ha tentato unastrada diversa: valorizzando lespe-rienza del Forum delle religioni cheda anni raccoglie rappresentanti didiverse confessioni religiose impe-gnate nel dialogo per la pace, la re-ciproca conoscenza e la conviven-za, lAmministrazione ha costituitoun albo delle comunit religiosecon lintento esplicito di aprire untavolo nel quale affrontare anche il

    problema dei luoghi di culto.Nellagosto del 2012, lex vicesinda-co Maria Grazia Guida era arrivataa parlare di un sistema di centri di

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    culto di quartiere entro l'anno: iltermine non ancora scaduto, ecomunque il confronto tra istituzionilocali e comunit di fede procedeattorno a un tavolo paritetico piutto-sto che nelle aule dei tribunali.La maggiore criticit determinatadal fatto che, permanendo le restri-zioni e le preclusioni determinate

    dalle legge religione sul governodel territorio e in assenza di unalegge generale sulla libert religio-sa, le buone pratiche locali nonsono risolutive. Da qui lazione divarie espressioni della societ civilee, in particolare, della Federazionedelle chiese evangeliche che in unconvegno svoltosi proprio a Milanolo scorso 22 marzo ha ribadito

    lurgenza di abrogare le norme re-gionali che negano la libert di cultodi intere comunit di fede; conlaggravante odiosa che, essendoqueste ultime spesso composte daimmigrati, si finisce per colpire chi pi debole e ha meno strumenti peraffermare i propri diritti.Ma la particolare vicenda lombarda

    denuncia un altro problema, pi ge-nerale. Negli ultimi decenni il pano-rama religioso italiano cambiatodrasticamente e, salvo per le con-fessioni religiose che dispongono diunintesa, lintera questione dellalibert religiosa continua a esseregovernata con il ferrovecchio dellenorme fasciste sui Culti ammessi,del 1929 e del 1930. La data di quei

    provvedimenti ne denuncia lo spiritoe lintenzione politica, incompatibilecon le esigenze del nuovo plurali-smo religioso. Da qui lurgenza, pivolte ribadita dalla Federazione del-le chiese evangeliche in Italia, diuna legge generale che aggiorniquelle norme obsolete e illiberali.Nel nuovo Parlamento maiora pre-

    munt e soprattutto non dato sape-re quanto durer questa legislatura.Ma il tema di quelli che decidonodella civilt giuridica di un Paese.

    *politologo alla SapienzaUniversi-t di Roma e coordinatore dellaCommissione studi della Federazio-ne delle chiese evangeliche in Italia

    BUROCRATI LIBERI MA DIPENDENTI: PROFESSIONALIAndrea Bonessa

    Grazie ad uniniziativa dellasses-sora Bisconti in alcuni uffici comu-nali milanesi si sperimenteranno laflessibilit degli orari e delle presen-ze, il telelavoro e una maggiorepossibilit di part time. Lim-pressione che si desideri far e-mergere la libera professionalit deidipendenti pubblici, promuovendouna serie di modalit organizzativetipiche del lavoro autonomo.Unidea sicuramente buona e so-prattutto valida per tutti quei dipen-

    denti comunali che hanno esperien-za e capacit di ottimo livello moltevolte inespresse perch limitate dauna struttura organizzativa rigida epenalizzante.Una struttura burocratica che in tut-te le sue declinazioni territoriali spesso ridondante e inefficiente, afronte della quale si sviluppatanegli anni una formidabile e capilla-re organizzazione di professionisti opara professionisti forte proprio diqueste mancanze, che garantisce alcittadino quellassistenza e queiservizi che la macchina istituzionalenon riesce a soddisfare.E allora, forse potremmo fare unpasso in pi, verso una reale e fatti-va responsabilizzazione dei dipen-denti e liberalizzazione dei serviziagli utenti. Potremmo provare a be-neficiare della capacit dei funzio-nari comunali, indirizzando le lorocompetenze dall'attivit di controllo

    e verifica a quella esecutiva e risolu-tiva.Per soddisfare le richieste della bu-rocrazia amministrativa ognuno dinoi si rivolge spesso a un professio-nista che redige tutte le pratiche delcaso. A questo punto gli uffici co-munali controllano il malloppo, espesso sono costretti a chiederecorrezioni e integrazioni prima dipoter chiudere il procedimento inmodo favorevole. Tempi, strutture,costi, di ogni ordine e grado, sono

    dilatati allo spasimo, facendo perde-re qualsiasi possibilit di concorren-zialit alle nostre attivit.Alle Officine per la citt, in linea conquesta idea di flessibilit, avevoproposto di studiare la possibilit diistituire l'intramoenia anche per i di-pendenti comunali, almeno in alcunisettori specificatamente adatti alloscopo. Mi risero in faccia, ma ora,viste le prospettive introdottedall'assessora, forse la proposta po-trebbe ritrovare una sua legittimit.Lintra moenia quel tipo di rappor-to per il quale il dipendente, oltre ilproprio orario di lavoro, pu svolge-re la libera professione allinternodel suo ufficio riconoscendo partedel compenso percepito allAmmini-strazione a titolo di rimborso perlutilizzo dei locali e delle attrezzatu-re della struttura.In un sol colpo si gratificherebbero idipendenti pubblici di valore la cui

    competenza verrebbe riconosciutadalle richieste dei cittadini e da unaumento delle loro entrate, vi sa-rebbero dei benefici economici perle casse del Comune, si combatte-rebbero la corruzione e il lavoro ne-ro (purtroppo ancora presenti) e ci siaffrancherebbe dallo strapotere deiprofessionisti, riducendo probabil-mente tempi e costi per i cittadini.Le probabili controindicazioni, pa-ventata perdita di efficienza durantele ore di lavoro o discriminazione tra

    i dipendenti con la medesima quali-fica, sarebbero probabilmente am-piamente compensate dai vantaggidello snellimento di una macchinaburocratica il cui motore risulta or-mai chiaramente impallato.Qualcuno obietter che cos i di-pendenti saranno incentivati a dirot-tare nellattivit privata le pratiche,ma si tratter di quei pochi che gilo fanno nel sottobosco degli uffici,evadendo il fisco e rovinandolimmagine della pubblica amminsi-trazione.Lintra moenia invece gratificher e

    premier gli onesti che negli anni sisono aggiornati e saranno in gradodi fornire un servizio professionalevedendo finalmente premiato eco-nomicamente il loro impegno senzache questo incida sulle casse delComune o sulle tasche dei cittadini.

    BASTA PIL. ORA FIL: FELICIT INTERNA LORDARita Bramante

    Per la prima volta a Milano tutti in-sieme i guru statunitensi del pensie-ro positivo, scienziati di formazione

    diversa - biologi molecolari, inge-gneri e comunicatori - invitati dallaScuola di Palo Altoper fornire nuovi

    strumenti e chiavi di lettura per l'or-ganizzazione efficace di sistemicomplessi, anche in momenti di crisi

    http://www.scuoladipaloalto.it/http://www.scuoladipaloalto.it/http://www.scuoladipaloalto.it/
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    e incertezza come quello che stia-mo vivendo. accaduto al 'Positive business fo-rum', una due giorni sul capitaleumano che si aperta con un mes-saggio forte del Presidente MarcoMasella: dal 'Positive' non si esceindenni, ma con idee nuove! Idee inconsonanza con quelle del recente

    World Economic Forum, che hamesso in agenda il tema dell'instabi-lit mondiale e indicato tre fattori perprovare a immaginare un mondodiverso: dinamismo, energia positi-va e resilienza.Al 'Positive' si parlato di positivitcome capacit di guardare agli e-venti negativi come localizzati etemporanei, come determinazione aprendere decisioni coraggiose esagge, a lasciarsi coinvolgere nellesfide, a provare a cambiare i nostriparadigmi per immaginare il futuro epreparare un mondo degno per chivivr dopo di noi.Premesso che la crescita del PILnon vuol dire necessariamentemaggiore soddisfazione di vita, l'u-manit pu e deve oggi considerareprioritaria una misura della qualitdella vita e del progresso sociale in

    termini pi olistici e psicologici, lafelicit interna lorda.Chi al di sotto della rete di sicu-rezza ha bisogno di denaro, chi in-vece gi al di sopra deve investirein benessere, in bellezza, in suc-cesso delle politiche pubbliche, inmigliori relazioni sociali. Pi PER-MA,spiega Martin Seligman: P, po-

    sitive emotion, sorriso, sentirsi benee provare piacere; E, engagement,coinvolgimento, essere una cosasola con la musica che c' in noi; R,relationship, buone relazioni, rap-porti positivi; M, meaning, ricerca disenso, di qualcosa pi grande di noiche ci porta a perseguire sempre ilsignificato; A, accomplishment, rag-giungimento di obiettivi e risultati.Persone con alto PERMA hannorisultati migliori, sono pacifiche ocertamente meno aggressive ehanno un senso alto della vita.Dal punto di vista scientifico la felici-t una scelta ed dimostrato cheil livello energetico del pensiero edel comportamento positivo sonocontagiosi. Positivo non quelloche accade in termini assoluti, ma ladifferenza rispetto alle aspettative:si attivano i circuiti del piacere esiamo contenti quando si pensa di

    poter influenzare un risultato, quan-do si ricevono complimenti e si ot-tiene riconoscimento sociale equando si entra in una rete di sup-porto sociale e si assumono com-portamenti prosociali. In sintesi,emozioni positive e buone relazioni:l'uomo una creatura da alveare,motivata alla vita sociale e a far cre-

    scere la propria intelligenza sociale.In ogni organizzazione non suffi-ciente disporre di persone di talento,ma occorre che sappiano interagirebene tra loro. Fare squadra ad altolivello di connettivit e di risonanza,in cui i componenti prosperano co-me esseri umani, rispettano l'am-biente e sono attenti agli altri. Que-sta si dimostra una squadra ad altolivello prestazionale, secondo il mo-dello messo a punto daLosada.Molto altro gli interessati potrannoleggere prossimamente su 'Flowmagazine', rivista gratuita per Ipaddi psicologia positiva e creativit,innovativa nella tecnica e nei conte-nuti, che parla di team, di happinesse di challenge e che non potevamancare al 'Positive' per dar voceagli studi pi aggiornati in materia di'felicit'.

    SPARARE A MILANO. NORMALIT?Federico Turchetti

    Esiste un serio problema criminalita Milano? La situazione criticacome a Roma, dove negli ultimitempi abbiamo assistito a numerosiepisodi di persone gambizzate ouccise a colpi darma da fuoco? Aquanto dicono giornali e tv, nonsembrerebbe un problema per lanostra citt. Davvero? Eppure pro-viamo a considerare un lasso ditempo abbastanza breve, in unazona piuttosto circoscritta: dal 27febbraio al 12 marzo di questannoin un triangolo della periferia e

    dellhinterland milanese a ovest delcentro cittadino.Il primo agguato avviene il 27 feb-braio 2013 a Seguro, frazione diSettimo Milanese a due passi dalquartiere Baggio. Un uomo di 41anni viene ferito alle gambe da uncolpo di pistola mentre sta entrandonellabitazione del fratello, agli arre-sti domiciliari. L8 marzo, nove giornidopo, un ragazzo di 23 anni e unuomo di 33 anni vengono feriti,sempre alle gambe, in una carroz-zeria del medesimo paesino.Luomo pi vecchio parente di

    quello aggredito a fine febbraio. Lacronaca locale milanese ci raccontadi tre o quattro uomini che, a volto

    scoperto, entrano nellofficina e spa-rano ai due senza tanti complimenti.Basta cos? No. Stranamente, qual-cuno continua a giocare a Mezzo-giorno di fuoco. Il 10 marzo, nean-che 48 ore dopo questi ultimi dueferimenti, una persona riceve acci-dentalmente un colpo di pistola infaccia mentre passeggia, alle undicidi sera, lungo via Fleming, piccolama molto nota via di zona San Siro.Racconter di aver visto due uominilitigare dallaltra parte della strada,di aver sentito uno scoppio e di es-

    sere stato raggiunto da un proiettile,dopo di che uno sconosciuto si sa-rebbe avvicinato e avrebbe pronun-ciato qualche parola di scusa. In-credibile ma vero, proprio come segli avesse calpestato un piede u-scendo dal vagone della metropoli-tana.Quattro feriti darma da fuoco baste-rebbero se Milano fosse una cittcapace di accontentarsi. Cos non ed ecco allora che due giorni dopo,il 12 marzo , altre due persone rice-vono lo stesso trattamento a base dipiombo. Questa volta siamo in via

    delle Forze Armate, zona Baggio.Pochissimi chilometri separano Set-timo Milanese, via Fleming e via

    delle Forze Armate. A essere feritesono due persone che si trovanoallinterno di unagenzia immobiliare,incensurati e detentori di altre attivi-t imprenditoriali di piccole dimen-sioni. Due uomini fanno irruzionenellagenzia e in seguito a una co l-luttazione vengono sparati alcunicolpi. Il pi giovane, 46 anni, vienecolpito a una gamba, allaltro, 62anni, va peggio e riporta una seriaferita alladdome. Un amico dei dueche si trova allesterno cerca di fer-mare gli aggressori e viene stordito

    da un forte colpo alla testa.Allinterno di una cassetta di sicu-rezza dellagenzia ci sono 500 euro.Non vengono degnati di uno sguar-do.Nellarco di quindici giorni si puquindi stilare un bollettino degnodelle citt pi pericolose: sei perso-ne ferite da colpi darma da fuoco.Tutte pressappoco nella stessa zo-na. Nessuno a quanto pare cono-sceva i suoi aggressori. Fossimo inunaltra citt dItalia, magari meri-dionale, si parlerebbe di omert. Manon a Milano: queste cose, qui, non

    succedono.

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    SE ANCHE GLI IMMIGRATI SE NE VANNO ALTROVEValentina Magri

    Eppur si muove. Ma verso altre rot-te. Il flusso di immigrati dai Paesi aforte pressione migratoria (Pfpm) inLombardia in controtendenza: in

    calo per la prima volta in dieci anni.Questo il dato pi emblematico cheemerge dal XII RapportodellOsservatorio Regionale perlIntegrazione e la Multietnicit (O-RIM), presentato il 26 marzo 2013a Milano.Ma la Lombardia resta comunqueuna regione ad alta intensit migra-toria: 12 immigrati ogni cento resi-denti, quasi un quarto dei migrantipresenti su suolo italiano. Il capo-luogo lombardo particolarmentemultietnico: 18-19 immigrati ogni100 residenti, superando tutte le al-tre province lombarde.Per tracciare un identikit degli immi-grati allombra della Madonnina,prendiamo a prestito i sottotitoli del-la seconda serie degli Statidanimo. Gli addii dipinti da Umber-to Boccioni circa un secolo fa: quelliche vanno, quelli che restano e gliaddii.Quelli che vanno - In Lombardia cisono 1 milione e 237mila immigrati,tra regolari e non: 33mila in meno (-2,6%) rispetto allo stesso periododel 2011, anno in cui si registrava

    un incremento del 7% rispetto al2010. A Milano ci sono circa 14milaimmigrati in meno rispetto al 2011.Iniziano ad andarsene anche gliimmigrati residenti: 15mila in menorispetto allo stesso periodo del2011.Quelli che restano- La maggior par-te di loro sono regolari (92%). Gliirregolari sono concentrati nella pro-vincia di Milano, che ne conta37,5mila (nel 2011 erano 49,8mila).A Milano gli immigrati irregolari sono

    23,7mila. A Milano sono presenti248,4mila migranti. Anchessi vitti-me della crisi economica, al paridegli italiani: Milano la citt lom-

    barda con il tasso di disoccupazionepi alto per i migranti (20,1%). Sof-frono di meno gli immigrati in pro-vincia, dove lo stesso tasso si fermaall11,7%.Per quanto riguarda listruzionescelta in Italia, c una marcata ten-denza degli alunni stranieri a fre-quentare istituti tecnici o professio-nali, che da soli assorbono quasil84% degli stranieri iscritti alle scuo-le superiori. Dopo il diploma, sono incalo gli studenti che decidono diimmatricolarsi alluniversit, comeavviene peraltro a livello di popola-zione italiana. Il maggior numero diuniversitari stranieri (19,6%) fre-quenta lUniversit degli Studi di Mi-lano. Molti immigrati aderiscono adassociazioni, la maggior parte dellequali (36,7%) ha sede nella provin-cia di Milano.Provengono soprattutto dallEuropadellEst, dallAsia e dal Nordafrica:rispettivamente il 437mila, 294milae 237mila. Da notare che i primi so-no quasi quadruplicati (+371%) e gliasiatici sono quasi triplicati(+171%). Let media degli immigra-

    ti ultraquattordicenni presenti inLombardia di 35 anni. La metdegli uomini intervistati sono mu-sulmani, mentre il 60% delle donnesono cristiane.Da notare che le donne over 45 damolto tempo in Italia godono di unreddito pi elevato, insieme agliuomini under 30 che vivono in Italiada parecchio. Ma anche gli immigra-ti sperimentano un calo dei redditimensili (dai 1500 euro del 2010-2011 ai 1400 del 2012) e di conse-

    guenza anche di risparmi e rimessenei paesi dorigine.Gli addii- Gli immigrati residenti chepensano di andarsene sono in au-

    mento dal 10,5% del 2011 all11,4%del 2012. Eppure il problema nonsembra essere lintegrazione con gliitaliani residenti in Lombardia. Il va-lore medio dellindicatore che la m i-sura, in una scala da 0 (minima) a 1(massima), pari a 0,65. Altro se-gnale positivo laumento delledonne immigrate con un partner ita-liano (+11%).Pi dellintegrazione, pot la reces-sione. Che ben spiega il comporta-mento dei (non) immigrati in Lom-bardia: proprio in periodi di soffe-renza economica e quindi occupa-zionale che gli immigrati scelgononuove rotte o pensano di andarsenedallItalia a cercar fortuna altrove.Ce lo dicono la legge del 10delleconomista Tim Hatton, in basealla quale: Per ogni 100 posti di la-voro distrutti nel Paese di destina-zione, ci sono 10 migranti che tor-nano al loro paese. Pi formale ilmodello di Harris e Todaro, checonclusero, formule alla mano, chela decisione di migrare o meno di-pende sostanzialmente da due fat-tori: la differenza tra i salari percepiti

    in patria e nel paese di destinazionee il differenziale tra i rispettivi tassidi disoccupazione. LeconomistaBorjas vede la migrazione nei paesidove i tassi di disoccupazione sonopi bassi come responsabile di uneffetto lubrificante sul motore girombante di uneconomia che pro-cede a pi sospinto.Quel motore che fatica a ripartire, aMilano come nel resto dItalia. Cpoco da stupirsi degli stati danimo:gli addii.

    LA CATTIVA POLITICA O LA POLITICA DELLA BELLEZZAMaurizio Spada

    Di questi tempi la politica in Italia hail pi basso indice di apprezzamentomai avuto nella storia repubblicana.Parlare quindi di politica della bel-lezza sembra un ossimoro, un met-tere a confronto due contrari: il brut-to e il bello. Tuttavia luomo unessere politico dove con questotermine si intende il contesto di in-terrelazioni che lo legano ai suoi si-

    mili. Da questo punto di vista tutto politica, parafrasando James Hil-lman il s politico e, accettando ilvalore delletimologia dove polis la

    citt, il governo di questa dovrebbetendere a renderla bella il pi possi-bile.Tra parentesi per i Greci, dai qualiabbiamo imparato la civilt,lesercizio delle virt civili avevacome scopo la felicit che per lorocoincideva con la bellezza, un so-gno etico ed estetico insieme cheduemila anni dopo fece dire a Sten-

    dhal che la bellezza una promes-sa di felicit. Seguendo questo ra-gionamento e osservando che lagrande rimozione del secolo scorso

    proprio stata la bellezza si potreb-be dire che cercandola si risana an-che la politica o anche che unabuona politica cerca la bellezza.Credo che se ai tre principi fonda-mentali della rivoluzione francese,che ha influenzato le democraziemoderne, si fosse aggiunto anche ildiritto alla bellezza tante nefandez-ze del 900 si sarebbero evitate.

    Plotino affermava che il brutto non altro che ci che la nostra animatrascura e quindi non denominatoda una forma. il caos del disordi-

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    ne, del senza cura, della disatten-zione, dellavidit e della confusionedei valori. Non questo che noirimproveriamo in Italia alla politica?Abbiamo personaggi che si presen-tano alle elezioni promettendo ditutto, demagoghi che approfittanodello scontento e della rabbia perguadagnare un potere inutile perch

    non hanno nessuna disposizioneper la politica, appunto come scien-za del vivere insieme per il benecomune. Personalit egoiche chenon hanno saputo individuarsi e neescono assurdit. Vi una nevrosidiffusa nella nostra societ: mala-ta di narcisismo.La politica dunque avrebbe comecompito primario di ricondurre allabellezza come rispetto per la vita,che naturalmente si traduce in ri-spetto per tutto ci che vive, uominie natura. Il poeta filosofo libaneseKalil Gibran afferma infatti che labellezza non altro che la vitaquando mostra il suo lato benedet-to. Si definisce la politica anche co-me arte del possibile, ecco che daquesta affermazione ne discendeche migliorando la polis migliori lapolitica. Ricordiamo per inciso chelaspetto delle citt lo si decide nellegiunte comunali, luoghi tipici dellapolitica. Ci dobbiamo chiedere quin-di in questo suo momento di crisiche cosa pu fare la cultura dellabellezza per migliorarla?Letimologia ci viene sempre in soc-

    corso e insegna che cultura derivadal latino colere, in italiano coltivare,quindi passare da uno stato selvag-

    gio a uno coltivato. I francesi diconodi un uomo colto bien cultiv e lacoltivazione prevede la capacit dicura, di pazienza e di educazioneche poi larte maieutica di far usci-re la parte migliore di noi. Come di-ceva Socrate dobbiamo utilizzare levirt della levatrice che sono: la pa-zienza, la competenza e lespe-

    rienza. Non si ottiene un granch seil nostro desiderio di fama e di pote-re ci fa saltare le tappe che la natu-ra ci ha imposto per accedere a li-velli superiori di consapevolezza .Dobbiamo dunque tornare a unacultura responsabile e dunque sag-gia, cio in grado di abbracciare iltutto. Occorre che esercitiamo lacapacit di osservare la foresta enon solo di contare gli alberi, do-vremmo abbandonare dunque ilprimato delleconomia del denaro afavore di una ecosofia che sanciscail valore di un nuovo star bene.Sembra che la bellezza non abbia ache fare con leconomia perch laconsideriamo come accessoria, unlusso, ma ci siamo mai chiesti quan-to costi la bruttezza? Quanto costi-no in termini di benessere fisico edequilibrio psicologico un design tra-scurato, colori da quattro soldi,strutture e spazi senza senso? Pas-sare una giornata in un ufficio brut-to, su sedie scomode, in mezzo aldisordine e allo sporco, per poi allafine della giornata tuffarsi nel siste-ma del traffico e dei mezzi pubblici e

    infine in un fast food e inunabitazione di serie. Che costo hatutto questo? Quanto costa in termi-

    ni di assenteismo, di ossessionesessuale, di abbandono della scuo-la, di iperalimentazione, di attenzio-ne frammentaria, di rimedi farma-ceutici, dello spreco consumistico,della dipendenza dalla chimica?Forse che le cause dei maggioriproblemi sociali, politici ed econo-mici della nostra epoca non potreb-

    bero ricercarsi anche nellassenzadella bellezza?La nuova cultura pu incidere sullapolitica, nel senso che garantir unaselezione di personalit che si di-stingueranno per competenza e re-sponsabilit, che trascenderannolego insaziabile e matureranno uns distaccato che accede alla politi-ca per il bene collettivo. Non sarun percorso facile, bisogna esercita-re la pazienza perch si prevedonocadute e ricadute. Ma infine checos bellezza? Se non sei in armo-nia non la vedi perch la guerra lasua nemica e uno stato di guerra anche quello generato dauneconomia di rapina che diment i-ca i valori umani ed esaspera laconflittualit nella concorrenza, ilpensiero dicotomizzato, amico-nemico, dominio-sottomissione. Ri-mettere al centro la bellezza dunque un buon antidoto alla conflittualitpermanente che notiamo anche nel-la politica nostrana. La passione e-stetica un contravveleno alla pas-sione per la guerra. Marte viene di-sarmato da Venere, ci assicura Hil-

    lman.

    QUANDO LA SINISTRA CHIUDER LA FORBICE TRA POVERI E RICCHILucio di Gaetano

    ormai dal 1996 che la sinistra ita-liana non porta a casa una vittoriaelettorale convincente a livello na-zionale: e ci nonostante il suo prin-cipale avversario politico abbia at-traversato la peggior crisi di credibi-lit dai tempi della discesa in cam-po. Rigirando ancor pi il coltello sipotrebbe addirittura asserire che lasinistra italiana abbia avuto costante difficolt a risultare convincen-te agli occhi degli italiani da indurli acreare dal nulla un nuovo competi-tor politico (Grillo) e riversargli ad-dosso i voti che altrimenti sarebberodovuti piovere sul PD.Dove comincia questa crisi? cre-dibile la teoria del mancato rinno-vamento dellapparato? Non credoche il problema si possa ridurre a un

    difetto di comunicazione politica,anche perch altrimenti non si spie-gherebbero i tre leader bruciatinegli ultimi quattro anni, n lo scar-

    so impatto del pur forte ricambiodelle prime linee parlamentari.Credo che il problema sia di sostan-za e per dimostrarlo, a costo disembrare fuori moda, mi affider aun po di sano materialismo storico.

    I numeri di finanza pubblica dimo-strano che, nonostante spesa e de-bito siano cresciuti ininterrottamentedal 50 a oggi e abbiano raggiuntonel 2013 livelli mai visti prima, la di-stribuzione della ricchezza non haseguito il trend di perequazione checi si sarebbe potuti aspettare. Pochisanno (o meglio pochi dicono) che ilmomento storico di massima re-distribuzione il nostro Paese lhatoccato nel corso degli anni 60,quando spesa e debito erano vicinial 30% del Pil.

    Al contrario di quanto si potesseimmaginare ai tempi del primocentrosinistra, quindi, la piramidedella ricchezza non ha fatto altro

    che accentuarsi, quasi come se laquota aggiuntiva di reddito naziona-le confluita nella spesa fosse statadiretta a esclusivo beneficio dei cetipi ricchi della popolazione e nondei pi poveri.

    Naturalmente non (solo) cos:nellandamento fallimentare dellaspesa pubblica ha avuto un ruolodeterminante la scorretta allocazio-ne delle risorse e in particolar modoil ruolo largamente preponderantedella spesa corrente e quello assaimarginale degli investimenti in contocapitale; landamento marginalmen-te decrescente degli investimenti,infatti, la causa primadellarretramento della produttivit,vero fattore critico nella competizio-ne internazionale (specie quella

    verso i paesi con un costo del lavo-ro estremamente pi basso di quelloitaliano).

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    Una prova? La Germania (impropriavittima dellinsorgente nazionalismostraccione di questa ultima campa-gna elettorale) pur riducendo laspesa pubblica complessiva riu-scita a preservare e, anzi, accresce-re la quota di investimenti fissi, mi-gliorando la gi maggiore produttivi-t del sistema. Insomma la classe

    dirigente di questo Paese non pupi rispondere ai bisognidellelettorato con la classica formu-la progressivit delle imposte =maggior spesa pubblica = maggioreguaglianza sociale. E gi! Perchnel 2013 le tasse non si possonoalzare n, considerato landazzo deimercati finanziari, si pu immagina-re di fare ulteriore ricorso al debitopubblico!E allora il dibattito dovrebbe in que-sto momento vertere non tanto sul

    nome del possibile leader osullefficacia delle primarie (temi si-curamente appassionanti), ma suquale possa essere la nuova formu-la alla base dellelaborazione dellepolitiche economiche del nostro Pa-ese. Pu essere ad esempio accet-tabile lidea di ridurre il peso delloStato in economia? Pu essere ac-

    cettabile lidea di tagliare le tasse?Si pu immaginare un nuovo ruolodello Stato come difensore dellacreativit industriale e amico delcapitalismo 2.0 (quello per intender-ci delle dot com e delle rinnovabili)e non pi come foraggiatore dellegrandi aziende in crisi?Mi rendo conto che pu suonaredavvero strano allorecchiodellelettore classico di area lusodi formule che puzzano di liberi-smo eppure, ancora una volta, qual

    lalternativa? Esiste davvero unaalternativa? Io credo di no e, anzi,sono convinto che sia necessarioabbandonare le lotte di retroguardiaproprio per difendere limpalcaturafondamentale di quei servizi socialiche non possono e non debbonoimmaginarsi fuori dalla sfera pubbli-ca (sanit, nuovi poveri, assistenza

    sociale e ai disabili, per citarne soloalcuni): il rischio di arroccarsi pro-prio quello di non offrire al Paeseuna soluzione e di venire travoltidallonda montante dei populismiinformatici.Non lo si vuol fare? Bene, la conse-guenza sar limbarazzato balbettodi formule vuote del tipo il lavoro alcentro che hanno fatto la fortuna dichi, dallaltra parte, parla chiaro. Di-cendo balle invereconde, magari,ma parla chiaro.

    CONSUMATORI SENZA CONSUMI: VERSO UNA SOCIET GASSOSA?Valentino Ballabio

    La grande frattura che separa lasindrome culturale consumisticadalla precedente sindrome produtti-vistica () sembra essere il rove-sciamento dei valori legati rispetti-vamente alla durata e alla transito-riet. La nota tesi di Bauman circala transizione da una societ solidadei produttori a una altra liquidadei consumatori pu essere utiliz-

    zata per analizzare il fenomeno,tanto vituperato quanto irrisolto, delconsumo di suolo? Proviamo, te-nuto conto che l'oggetto di tale par-ticolare consumismo ancor pidegli altri elementi apprezzati comebeni comuni (energie rinnovabili eciclo dell'acqua) un unico, nonrigenerabile in tempi storici. Il sottilestato di humus che consente la col-tura agricola e la vegetazione arbo-rea, che reintegra il quarto elementoempedocleo (l'aria), se consumato anche distrutto irrimediabilmente

    per pi generazioni.Il problema tanto pi serio nellanostra realt, padana e lombarda,che negli ultimi due/tre decenni havissuto una incredibile fase di con-sumo compulsivo, di assalto sfre-nato al vantaggio reale o presuntoche qualsiasi volume edificato o edi-ficabile detiene rispetto a qualsiasiarea nuda, a dispetto di ogni visionee disegno d'insieme della realt ur-bano-rurale. Sino a che l'intreccioperverso con un sistema economi-co-finanziario drogato da un'incon-trollata avidit fuori dalle regole,

    comprese quelle del mercato haprovocato l'overdose: una quantitdi residenze, capannoni e strutturecommerciali invendute e inutilizzate.

    La mano invisibile si incaricata dimollare un solenne ceffone ai fautoridel mercato senza regole. Unaclassica crisi di sovrapproduzioneha squilibrato pesantemente l'offertainceppando il tradizionale motoredella crescita.Certamente tale esito stato con-sentito dalle carenze della legisla-zione vigente in materia che, segna-

    tamente con la legge regionale 12del 2005, in Lombardia ha sancitouna sostanziale deregulation, peraltro gi ben avviata dalle debolez-ze normative precedenti. Alla basedi tale legge sta una interpretazionedistorta - ma egemone in assenza dipensiero alternativo - del concetto disussidiariet. Tale espressioneinfatti anzich nel significato origina-rio di cessione di sovranit, a parti-re dal basso ma diretta anche versol'alto mediante un modello modulare(o per semplificare una economia

    di scala) stata ridotta nel suo con-trario: ciascuno padrone in casapropria. Mentre l'Europa chiedeva eotteneva dagli Stati nazionali, pro-prio in base al principio di sussidia-riet, il potere di battere moneta, ilpotere di edificare (ossia coniareun'impropria zecca, come ben de-scritto da Mario De Gaspari su que-ste colonne) veniva tutto delegato aisingoli Comuni, saltando pratica-mente tutti gli enti intermedi! E den-tro i Comuni lo jus aedificandi ve-niva riconsegnato ai singoli proprie-tari - anche attraverso meccanismi

    apparentemente egualitari quali laperequazione - annullando la se-parazione che aveva invece presie-duto la legislazione fino agli anni '70

    (legge Bucalossi del 1977 e altre;ma al governo ombra c'era il PCI).Tuttavia il cambiamento intervenutoda allora nel quadro legislativo non la causa bens l'effetto di un mu-tamento sociale e culturale profon-do: vedi citazione in incipit (*). Inparticolare la mentalit e la culturadella classe politica e amministrati-va cambiata radicalmente o addi-

    rittura invertita. Il ruolo dei partiti edelle istituzioni locali si spessorovesciato dalla funzione di guar-die nei confronti degli interessi pri-vati in quella di complici; e se all'e-poca delle mani sulla citt di Rosila maggioranza laurina si volevamangiare le aree con un impropriopiano regolatore, subito scattavauna combattiva opposizione a sup-plire il ruolo di guardia nella lottaalla speculazione. Oggi invece sempre pi difficile distinguere dalcolore dell'amministrazione la quali-

    t urbana del comune amministrato.Gli assessori all'urbanistica sonostati soppiantati dagli assessorati alterritorio. Ma al territorio per che fa-re? Per difenderlo o assiste-re/contribuire allo scempio in cam-bio, se non di peggio, del piatto dilenticchie di pochi oneri non pitanto di urbanizzazione?Lo stesso PGT milanese, superfi-cialmente annoverato tra i successidella nuova Amministrazione, aun'analisi attenta dei documentipubblicati rivela una sostanziale ac-quiescenza alle consuete intenzionidel partito del mattone, per quanto(escluse poche isole privilegiateguarda caso dalla concentrazione diinfrastrutture pubbliche!) questi pu

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    ora fare a meno del vecchio paralle-lepipedo di argilla, contando ambi-guamente su fittizie poste nei bilancidi imprese decotte o su dubbie ipo-teche bancarie. O peggio sulle di-sponibilit di organizzazioni occulte.Se poi sommiamo tale strumentoagli oltre millecinquecento PGT ap-provati o approvabili nella Regione

    otteniamo quello che Ugo Targetti

    ha denunciato, sempre su questecolonne, quale effetto della Legge12 iperregolamentata nelle proce-dure e anarchica negli esiti. Certa-mente tale legge va cambiata, comepuntualmente chiesto dalla petizio-ne di Eddyburg, cos come urgen-te riformulare i poteri degli enti in-termedi (Citt Metropolitana e nuo-

    ve Province), ma la prima riforma

    riguarda le teste di politici e ammini-stratori regionali e locali. Possibil-mente prima di evaporare, nel pre-occupante vuoto di cultura di gover-no della cosa pubblica, verso unaimprevedibile societ gassosa!

    (*) Z. Bauman, Consumo dunque

    sono, Laterza 2007, p. 107

    "TUTTE" LE DOMENICHE A PIEDI, MA RISPETTANDO LA LIBERT ALTRUI!Andrea Boitani e Marco Ponti

    Domenica blocco del traffico a Mi-lano dalle 10 alle 18. Continua lasolenne stupidaggine che complicala vita a tanta gente. Cos twittFabio Fazio. E Pisapia rispose:Caro Fazio, Area C e Domeniche aspasso fatti concreti e impegni man-tenuti per Milano pi vivibile. Prefe-

    rivi come era prima?. Chi ha ragio-ne?Innanzitutto qualche fatto: come ov-vio, e ammesso dagli stessi promo-tori della discutibile iniziativa, le do-meniche a piedi non servono perlambiente. Forse lassessora Chia-ra Bisconti si confonde, quando i-dentifica le domeniche a piedi con lepolitiche ecologiche. Basta guardarele dimensioni del traffico domenicale(privo tra laltro dei mezzi pi inqui-nanti, i vecchi furgoni diesel) rispet-to a quello dei giorni feriali per ren-

    dersene conto. Se veramente si vo-lesse combattere linquinamentobisognerebbe fermare il traffico neigiorni feriali ... Ma nessuno osabloccare lattivit di una citt comeMilano nei giorni in cui si producePil (ma, forse, non tanta Felicit In-terna Lorda). Eppure, un piano dilogistica urbana delle merci aiute-rebbe parecchio ed era pure richie-sto dai cittadini nel referendum delgiugno 2011.Purtroppo, non sembra che a Mila-no sia stata data molta voce ai sog-getti danneggiati dalle domeniche apiedi, tra cui vi sono certo i frequen-tatori e gli esercenti di attivit chefanno uso di impianti decentratirispetto ai servizi di trasporto pub-blico (es. impianti sportivi), i genitoridi bimbi piccoli che vogliano muo-versi per andare a trovare parentifuori citt o in citt, ecc..Le domeniche a piedi sono invecemolto piacevoli per andare a spassoa piedi, in bici, in pattini e chi pi neha pi ne metta in aree limitate, nelquartiere, in centro (meglio se nonpiove). Servirebbero anche per fare

    shopping rilassato, tanto pi quandola liberalizzazione degli orari dei ne-gozi sar pienamente applicata, e ladomenica la citt sar pi fruibile

    anche per questo motivo. Per otte-nere questo risultato non occorreproibire le macchine sulla viabilitmaggiore: essa sembra poco appe-tibile comunque per i pedoni, per lebici e per i monopattini, come intu-itivo.Ma vediamo qualche elemento di

    principio. La differenza tra latteg-giamento proibizionistico e quellorispettoso delle ragioni dei singoli evidente nel confrontare lArea C (ein genere i sistemi di tariffazione), ei divieti. La tariffazione entra s inmerito ai costi e ai disagi che le au-tomobili possono generare ai citta-dini (e, in caso di congestione, aglistessi veicoli stradali), limita conuna tariffa tali danni a livelli accetta-bili, ma non giudica le motivazionidei singoli. Chi ha davvero bisognodi andare in macchina pu farlo,

    pagando alla collettivit in propor-zione ai danni che genera ( il prin-cipio generale noto da sempre co-me polluters pay). Il divieto, inve-ce, porta con s inevitabilmente lederoghe (non tutte le ragioni di usodellauto di domenica possono es-sere sbagliate) e le deroghe, en-trando nel merito o nellopportunitdelle scelte individuali, sono per for-za di cose discrezionali: chi ci diceche i tifosi che vanno allo stadio me-ritino una deroga?Perch il turista che viene in albergoa Milano pu entrare e chi ritorna dauna gita in luoghi lontani e deve ri-entrare prima delle 18 per ragioniserie non pu? E come si decide sequelle ragioni sono serie? Bisognaentrare nelle motivazioni, stilare unranking e chi assicura che quello delSindaco di turno (per quanto possasentirsi piccolo padre) sia miglioredi quello di qualsiasi altro cittadinomilanese e non milanese?Una possibile obiezione alluso delletariffe invece dei divieti, che ai ric-chi che possono pagare sarebbeconsentito tutto. Vero, ma appunto,

    in questo modo pagano per i serviziutilizzati dai meno ricchi (es. tra-sporti pubblici): una redistribuzio-ne virtuosa del reddito. Poi parlia-

    mo comunque, nel caso dellArea C,di automobilisti che vanno (o risie-dono) nel centro di Milano: una ca-tegoria probabilmente in media nonpoverissima. Per tutti questi motivila risposta di Giuliano Pisapia a Fa-bio Fazio non centrata: Area C ele domeniche a spasso non sono la

    stessa cosa. Pu piacere Area C,senza che necessariamente piac-ciano le Domeniche a spasso, cheperaltro, cerano gi prima, con laMoratti, e non erano affatto promos-se dai quesiti referendari del giugno2011.Ci premesso, tuttavia, per goderedi strade libere le domeniche alcunidivieti necessario e opportunometterli. Lo dimostra la creazione dizone pedonali in moltissime citteuropee e italiane, con risultati nelcomplesso eccellenti. Per le dome-

    niche milanesi, questa lovviastrada da percorrere: divieti intelli-genti. Occorre delimitare numeroseisole pedonali domenicali, valideTUTTE le domeniche, con opportu-ne regole per non intrappolare ec-cessivamente i residenti. Quindi bi-sogna lavorarci con intelligenza efantasia, pianificare, negoziare con iquartieri interessati, magari spende-re anche qualche soldo in vigilanzae arredi urbani mirati. Per alcune diqueste isole esistono gi progetticondivisi e interessanti, e potrebbe-ro anche divenire permanenti. Iquartieri, il centro e quindi tutta lacitt diverrebbero pi vivibili tutte ledomeniche dellanno, senza impedi-re i movimenti di chi deve, per in-contestabili ragioni sue, usarelautomobile. Si possono fare deicalcoli relativi agli effetti sullinqui-namento. A occhio, ovviamente lariduzione sarebbe inferiore per sin-gola domenica, ma se invece di po-che domeniche se ne facesserocinquanta... questa una strategia certo picomplicata da realizzare che un bel

    divieto demagogico contro tutti i per-fidi automobilisti, da additare allapubblica riprovazione (inquinatori,egoisti ecc.), dimenticandosi magari

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    anche che, tra tutti gli inquinatori, gliautomobilisti sono quelli che inter-nalizzano di pi i costi esterni, ver-sando fiumi di denaro alle cassepubbliche senza fiatare (tassa dipossesso, imposta provinciale, ac-cise sulla benzina, ticket di area C,pedaggi autostradali, ecc.). E chealtri settori terribilmente inquinanti,

    come lagricoltura, sono addiritturasussidiati con i nostri soldi, congrande felicit degli ambientalistimeno informati (o forse non in totalebuona fede).

    PSSi svela qui ad Antonella Nappi, che intervenuta su ArcipelagoMilano

    su questo tema, chi il perfido con-sigliere antiambientalista e filo-automobile che ha indotto ancheLuca Mercalli a Che tempo che faa sostenere la posizione di Fazio:Marco Ponti, corruttore confesso enon pentito.

    OCCHIO AL PIANO GENERALE DEL TRASPORTO URBANO: RIGUARDA TUTTIMarco Troglia

    Il 27 Marzo 2013 si concluso, conlapprovazione da parte del Consi-glio Comunale di Milano, laggior-namento del PGTU (Piano Generaledel Traffico Urbano) redattonellormai lontano 2003. Il processodi adozione ha coinvolto tutti i porta-tori di interesse, inclusi ovviamente icittadini, le loro associazioni e le

    imprese, che hanno inviato 134 os-servazioni, in parte accolte e in par-te parzialmente accolte o rigettatenon perch fuori tema bens per-ch non pertinenti al PGTU ma adaltri strumenti di pianificazione, adesempio al PUM, Piano Urbano del-la Mobilit. Questo dimostra il livellodi sensibilit dei cittadini alle temati-che che riguardano il trasporto e iltraffico.Laggiornamento del PGTU constadi quattro elaborati: lAggiornamentodel PGTU propriamente detto, la

    Valutazione Ambientale Strategica,la Sintesi non Tecnica e la Dichiara-zione di Sintesi finale. In questo ar-ticolo mi soffermo solo sul primodocumento, redatto dallAMAT A-genzia Mobilit Ambiente e Territo-rio, che rappresenta un centro dieccellenza a livello internazionale dicui noi Milanesi dovremmo essereorgogliosi.Consiglio vivamente a tutti di sfo-gliare il documento almeno una vol-ta perch in esso si trovano interes-santi informazioni sullevoluzione diMilano nellultimo decennio in termi-ni di numero di residenti, evoluzionedel parco automezzi, flussi di traffi-co, etc. e, soprattutto, vengono mo-tivate le azioni del Comune di Mila-no che viviamo (forse dovrei diresoffriamo) tutti i giorni o che ve-dremo nei prossimi due/tre anni: dailavori di costruzione delle piste ci-clabili alle corsie riservate ai mezzipubblici, dalle aree a velocit ridottain prossimit delle scuole ai maggio-ri o minori parcheggi a pagamento eper residenti.Di seguito mi soffermo su alcuni dati

    e temi descritti nellAggiornamento,con lo scopo di provocare la reazio-ne dei lettori e stimolare la discus-sione per introdurre cambiamenti

    importanti nella nostra citt, che dasempre considerata un laboratoriodi innovazione.Pendolarismo e sue esternalit.Ogni giorno entrano a Milano750.000 veicoli: di essi il 15% sonomezzi commerciali, il 20% circa so-no residenti che rientrano a casa ecirca il 60%, cio circa 450.000, so-

    no veicoli di residenti al di fuori delcomune di Milano; questi veicoli ge-nerano le cosiddette esternalit(inquinamento, congestione, rumo-re, occupazione suolo pubblico, u-sura del manto stradale) che sonosubite dai Milanesi e pagate dalComune di Milano senza una con-tropartita economica perch i pen-dolari pagano le tasse nei loro co-muni di residenza. La leva tariffaria la soluzione, cio si deve pagareper entrare in auto a Milano (nonsolo in Area C), a prezzi diversi a

    seconda della disponibilit maggioreo minore di offerta di trasporto pub-blico; recenti misurazioni fatte contecnologie disponibili indicano adesempio un forte flusso di veicoliprovenienti dallarea Nord-Est di Mi-lano, dove presente la metropoli-tana e il parcheggio di CascinaGobba. Ovviamente la leva tariffariapu essere pensata e gestita sola-mente in termini di Area Metropoli-tana.Incidentalit. Negli ultimi dieci annigli incidenti si sono drasticamenteridotti da 17.367 a 11.375, i feritisono diminuiti da 23.870 a 15.287 ei decessi da 77 a 50. Questa ridu-zione una vera manna per lecompagnie di assicurazione RC au-to che a Milano hanno diminuito ilrischio di almeno il 35% (ma sembrache in Area C gli incidenti siano di-minuiti del 50%) senza che i cittadinimilanesi ne abbiano avuto un bene-ficio tariffario; eppure gli incidentisono diminuiti anche per investi-menti pagati da loro! Perch dunquenon chiedere alle compagnie di as-sicurazione una tariffa RC ridotta

    per coloro che percorrono le stradedi Milano, sempre pi sicure? Latecnologia della cosiddetta scatola

    nera permette di certificare i chilo-metri percorsi a Milano.Posti auto a pagamento su strada.Sono 57.250 e dovrebbero generareintroiti di circa 60 milioni di eu-ro/anno, considerando un incassomedio di 4 euro/giorno per 250 gior-ni/anno; cos? Sembra di no per-ch il tasso di evasione altissimo

    e i controlli sono pochi. Perch dun-que non privatizzarli assegnandoliin concessione annuale a rotazioneai residenti o ai portatori di interes-se? Il controllo sarebbe fatto dallostesso cittadino concessionario.Le tecnologie informatiche permet-tono di gestire tutti i processi in mo-do molto economico.Posti auto nelle autorimesse private.Sono state censite 537 strutture conunofferta di ben 67.000 posti. Seben sfruttati, questi posti togliereb-bero dalla strada decine di migliaia

    di autovetture; adesso non accadeper il prezzo elevato (ma vera-mente cos oppure centra anche lanostra pigrizia?) se confrontato conla formidabile concorrenza del po-steggio in sosta vietata o in doppiafila, non sanzionato. Un recente ac-cordo con gli operatori del settoresembra far intravvedere una mag-giore severit da parte del Comunedi Milano; vedremo presto gli effetti.Velocit dei mezzi pubblici.Lautobus risulta sempre pi velocedei filobus e dei tram. Come maiquesto accade? Eppure il filobus, separliamo della linea 90/91, ha lacorsia riservata. Questa maggiorevelocit non potrebbe essere moti-vata dalla maggiore flessibilitdellautobus, che si pu districaremeglio nel traffico senza rimanerebloccato come succede ai tram e aifilobus, vincolati allinfrastruttura?Oppure dovuta al tempo di ferma-ta, pi breve per lautobus? Varreb-be la pena di approfondire questidue argomenti. Un altro punto chemi preme sottolineare leccessivavicinanza di molte fermate; a mio

    giudizio se ne potrebbero eliminareparecchie senza causare particolaridisagi; perch non fare un test e mi-surare i nuovi tempi di percorrenza?

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    Altri spunti interessanti per proposteinnovative si trovano sulla Valuta-

    zione Ambientale Strategica, chesar oggetto di altro articolo.

    Scrive Luigi Caroliad ArcipelagoMilano

    Una persona pu essere eccellentee tale credo sia Piervito Antoniazzi.Non sicuramente di sinistra e ne-anche di centrosinistra. di centro.Non reato. In democrazia si puvincere (o perdere) per un solo votoe perdere non sonoramente non si-gnifica vincere. Se a vincere di unsoffio fosse stato Berlusconi crede

    Antoniazzi che avrebbe pensato allelarghe intese e non si sarebbe af-frettato a mettere (o a lasciare) un"suo" uomo alla Presidenza dellaRepubblica? Risparmi i consigli a unpartito cui appartiene - in numero-sa compagnia - solo per convenien-za. Io non sono del PD e sono statospesso critico con Bersani specie

    quando, malconsigliato da solonipeggiori di Antoniazzi, inseguivaMonti. Dopo le elezioni - almeno fi-nora - non ha sbagliato. Lo far sedar ascolto a pessimi consiglieri.Uno sommo in primis. I Renzi, iFranceschini, i Letta sono traditori,non saggi.

    Scrive Manuela Bianchiad Antonella Nappi

    Ho letto larticolo di Antonella Nappi

    sulla Domenicaspasso, e pur rispet-tando il pensiero dellautrice e com-prendendone i fini idealistici, deside-ro spendere una parola in difesadelluscita, per taluni infelice, diFabio Fazio. Premetto che non sonounesperta dinquinamento atmosfe-rico e non conosco i dati relativi almiglioramento dellaria milanese nelcorso delle domeniche a spasso che credo per pressoch irrisori ma vorrei fare osservare che, comesempre, la nostra classe politica siritrova a mettere la toppina sul jeanscompletamente liso e sdrucito. Inrealt per cercare di giustificarsi, perpoter dire per si fatto qualcosa,per auto-assolversi. Non questoquello di cui abbiamo bisogno: dob-biamo imparare a smettere di assol-vere e di accontentarci, e pretende-re di pi.Probabilmente non sono neanche leauto la maggiore fonte di inquina-mento dellarea milanese. Il proble-ma del PM10, infatti, si ridimensionaogni anno allo spegnimento dellecaldaie per il riscaldamento, nono-stante il tempo migliori e piova mol-

    to meno. Certo le auto faranno laloro parte, ma non dimentichiamotutto il rilevante resto.Gi un paio di anni fa scrissi a que-sta rivista un commento in meritoallo scempio provocato dai pi re-centi progetti urbanistici: migliaia dinuovi uffici e residenze da crearsinellarea centrale di Milano. Edifica-bilit concessa pur nella consapevo-lezza dellesistenza di unofferta as-sai maggiore della domanda. A inte-re aree e palazzoni, che spesso so-no rimasti semi-vuoti (zona certosa),

    abbandonati (zona Lorenteggio) onon ultimati (Santa Giulia), si ag-giungeranno ora i terrificanti edificidellIsola-Garibaldi, di City-life, di

    Parco Vittoria, etc.. Il risultato di una

    politica scellerata, volta solo a favo-rire i grandi gruppi immobiliari, e na-scosta dietro il falso e demenzialeobiettivo di far diventare Milano unacitt da due milioni di persone, co-me dichiar lallora assessoreallurbanistica Masseroli.Bene, pensiamo forse che tutti

    questi nuovi edifici, pur essendomeno inquinanti delle vecchie co-struzioni, siano a impatto 0? Nonstanno forse gi inquinando tantis-simo adesso, in fase di realizzazio-ne? Cosa sar dellaria di Milanoquando tutti questi mostri prende-ranno il via coi loro riscaldamenti?C forse da sperare che rimanganovuoti e abbandonati, come le torri diLigresti, per evitare che allinquina-mento di questi si aggiunga anchequello di altre centinaia di auto? Edunque, sar forse il fermo una vol-ta al mese delle poche automobili incircolo la domenica a cambiare lasituazione? Direi proprio di no!So bene che le responsabilit dellapolitica urbanistica dellultimo de-cennio non sono dellattuale ammi-nistrazione e, forse, sotto questoaspetto ormai c poco da fare. Ma pur vero che se si vuole intra-prendere una strada che porti alme-no al contenimento dellinquina-mento, qualcuno dovr ben iniziarea mettere in piedi dei progetti con-creti, delle iniziative serie un po piefficaci delle domeniche a spasso.Siccome solitamente di tratta di pia-nificazioni di lungo periodo, se maisi inizia, mai si realizzeranno.Non ho le competenze per suggeri-re il da farsi, ma forse basterebbescopiazzare quello che da anni fan-

    no altrove. Mi viene da pensare, peresempio, ad autobus elettrici chevidi a Ferrara pi di 10 anni fa. Aconvogli di metropolitana, veloci e

    frequentissimi, senza conducenti, di

    cui mi meravigliai nel 1996 a Lione.Mi dicono che adesso la linea lillasar cos bene, anche se siamoin ritardo di 17 anni! Forse sarebbepossibile, in certe aree, organizzaredegli scuola bus che portino i bimbia scuola con un unico mezzo, anzi-ch far metter in moto le auto di o-gni genitore. In primavera si potreb-bero organizzare, come nelle zoneprealpine, i piedibus per portarli ascuola a piedi. Sarebbe forse unabuona idea proporre ai ragazzi delPolitecnico un concorso per la rea-lizzazione di una fantastica pistaciclabile che si distenda davvero inmaniera continuativa per tutta la cit-t. Magari si potrebbe pensare adelle ampie attrezzature sportive,non solo nelle periferie dove glispazi costano meno, ma anche inzone un po pi centrali, in manierada evitare ore di spostamenti inmacchina per portare i figli a farequalche attivit. Di certo i mezzipubblici sarebbero pi efficienti se sicreassero delle corsie preferenzialiladdove servono, anche a discapitodei parcheggi, e non solo dove la

    strada gi larga per cui risultanospesso inutili! Probabilmente si po-trebbero realizzare anche delle poli-tiche di seria incentivazione alle e-nergie rinnovabili per interi condo-mini o per grandi edifici commercia-li Magari c gi qualcosa in can-tiere che io ignoro, e qualche inizia-tiva pu essere pi realizzabile dialtre, certo le idee potrebbero esse-re davvero tante.Per concludere, ci si sente davveropresi in giro quando dicono chelarea C e le domeniche a spasso

    sono realizzate per il miglioramentodellaria. Vogliamo farle per sentircipi coinvolti, per sensibilizzare tuttial problema? E sia. Ma devono es-

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    sere comprese allinterno di un pia-no complessivo concreto e realizza-bile di politiche anti-inquinamentoben conosciuto dai cittadini. Questosignifica: progettualit, investimenti,incentivazioni, comunicazione.

    tanto lavoro! Non si pu condiziona-re la vita di tutti per perseguire unobiettivo irrisorio, temporaneo e au-to-assolutorio. Non dobbiamo piavvallare questo tipo di cure palliati-ve! Dobbiamo essere disposti a par-

    tecipare, ma a pretendere di pi: cimeritiamo di pi! Per chiudere allaBersani: se ci accontentiamo sem-pre delle noccioline, poi non mera-vigliamoci se ci trattano da scimmie!

    MUSICAquesta rubrica curata da Palo Viola

    [email protected]

    Duo al femminile

    Abbiamo spesso sostenuto che pi facile ascoltare buona musicada giovani e sconosciuti interpretipiuttosto che da acclamati musicistii quali, divenuti celebri e conquistatoil pubblico, molto spesso non stu-

    diano pi e vivono della rendita ga-rantita dai vasti echi mediatici; e ab-biamo spesso riscontrato come visia maggiore probabilit di scoprirequalit e lampi di genio nelle inter-preti donne piuttosto che nei lorocolleghi uomini.Per queste due buone ragioni siamostati fortemente attratti dal concertoche domenica mattina la generosa epreziosa Associazione Amici di Mi-lano Classica aveva in cartellone -come sempre alla Palazzina Liberty- affidato a due giovani pianiste con

    un programma molto attraente dimusiche per due pianoforti e perpianoforte a quattro mani.Magnifico il programma, che spa-ziava da Schubert a Milhaud pas-sando attraverso Brahms e Ra-chmaninov, tenuto bene insiemedallo specialissimo suono delle ventidita sulla tastiera, composto da mu-siche note e molto amate dal pub-blico. Un pubblico peraltro interes-sante, quello della Palazzina che futanto cara a Dario Fo negli anniruggenti della contestazione, unpubblico che segue con passionesia la stagione dellorchestra Mila-no Classica che la omonima sta-gione di musica da camera, ma so-prattutto segue con gratitudine lefatiche della animatrice Maria Can-

    dida Morosini e del suo gruppo dipromotori e sostenitori (fra cui il po-eta Sandro Boccardi che fu fondato-re e direttore del famosissimo ciclodi concerti di musica antica Musicae Poesia a San Maurizio che ha

    dovuto dolorosamente chiudere ibattenti cinque anni or sono per lamancanza di adeguati sostegni e-conomici).Dunque ci siamo avvicinati a questoconcerto animati da grandi aspetta-tive e con il miglior stato danimopossibile ma, ahinoi, altrettantogrande stata la delusione: ElianaGrasso e Irene Veneziano sono due(belle) ragazze con curricula di tuttorispetto, molti premi nazionali einternazionali concerti e collabo-razioni con importanti istituzioni mu-

    sicali, entrambe transitate da Imola(che dovrebbe essere una garanziadi qualit) ma fin dalle prime battutedel Walzer di Brahms (il celebrequinto, in mi maggiore, dei 16 scrittiper pianoforte a quattro mani maeseguito non si capisce perch nella brutta trascrizione per duepianoforti che ne fece lo stesso au-tore) si capito che qualcosa nonquadrava. Il pedale usato al postodelle legature, il tempo rallentato, ilfraseggio mellifluo, tutto andava adanno di quel capolavoro brahmsia-no sulla cui interpretazione, dopo

    averne ascoltato infinite ed eccelseesecuzioni, non si possono pi averdubbi.Le cose non sono andate megliocon la meravigliosa Fantasia in fa

    minore di Schubert, anchessa scrit-ta rigorosamente per pianoforte aquattro mani ma inopinatamenteeseguita su due pianoforti, con ladeleteria conseguenza di un minorecoordinamento e di una insufficiente

    intesa fra le due esecutrici; oltretuttoquesta Fantasia, scritta da Schubertpochi mesi prima di morire, statada lui dedicata a una amata ex al-lieva, la principessa Carolina degliEsterhzy, pensando teneramentedi poterla eseguire insieme a lei, inquella particolare estasi che d ilsuonare luno al fianco dellaltro.Perch dunque eseguirla su duepianoforti? Con quale diritto e conquale oscuro obiettivo? Oltretuttocon una sdolcinatezza che rendevalagnosa, anzich venerabile, quella

    divina prolissit che Schumannattribuiva a Schubert, commentan-done lultima Sinfonia, e dalla qualela Fantasia non certamente esen-te.Anche Scaramouche questa sscritta per due pianoforti e, detto perinciso, proprio per due giovani pia-niste!era priva di quella ironia e diquegli ammiccamenti di cui intrisoil testo di Darius Milhaud; peccato,perch alle spalle di tutti i musicistic sempre e comunque una vita distudi e di fatiche che un delittosprecare, e talvolta basta una guidaun po pi severa e lumilt di sentir-si servitori della musica senza pen-sare di poterla assoggettare ai pro-pri desideri o convincimenti, per a-vere ben altri risultati.

    ARTEquesta rubrica a cura di Virginia Colombo

    [email protected]

    Itinerario non ragionato di un Fuorisalone

    Nella settimana appena terminatamolte sono state le iniziative coin-

    volte nel celebre Fuorisalone mila-nese.

    Per vedere/partecipare a tutte ci sa-rebbe voluto decisamente pi cheuna settimana, soprattutto se nel

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]
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    frattempo si portava avanti unanormale vita lavorativa, ed eccoperch fondamentale era scegliere.Un po per caso, un po per interes-se, un po seguendo lintuito.Si inizia con via Tortona. Tappa ob-bligatissima e difficoltosa vista lapresenza di un flusso costante divisitatori e vacanzieri che impediva-

    no di vedere gli showroom e i cortilidella via. Superati con grande forzadi volont le folle di turisti, i ragazziarmati di Reflex, le biciclette, le ho-stess e i loro gadget, si poteva infi-ne arrivare a vedere il TemporaryMuseum for New Design, situato alSuperstudio Pi, con prodotti e pro-totipi di varie marche, dagli imman-cabili svedesi ai giapponesi, per lafutura casa del domani; ci si potevafermare allOpificio 31, luogo dedi-cato ad attivit artigianali, per De-sign in Progress: 10 brand giovani,un mix di stili e prodotti che spaziadallartigianato colto alla piccolaproduzione industriale di arredi,lampade, gioielli, accessori. Pas-sando per innumerevoli spazi e ne-gozi ecco che, sfiniti dalla fatica, po-teva capitare di avventurarsi anchein Food Experience Mondadori, conassaggini, showcooking con rinoma-ti chef e finalmente un posto per se-dersi.Neanche lontanamente esaurita lazona di via Tortona, ecco chequestanno un polo interessante si rivelato Brera, con Brera Design Di-

    strict. 90 eventi tra mostre, party einstallazioni site specific nella zona

    forse pi deputata allarte di tutta lacitt, con anche due percorsi chehanno voluto puntare sulle eccel-lenze del quartiere: Food tour tra iristoranti dellarea, e un viaggio traleBotteghe Artigianali di Brera, rea-lizzato col supporto dellUnione Arti-giani. Brera si gusta meglio verso iltardo pomeriggio, pedalando tra gli

    edifici storici e con un occhio vigileai mille passanti che passano da unbar, a una galleria a uno spazio il-luminato allaltro.Laltro luogo istituzionale, e denso disignificati sempre lUniversit degliStudi, che come ogni anno ospitauna selezione interessante di de-sign, arte e architettura. Il tema diquestanno era Hybrid, architectu-re& design, dedicato al metissage,ovvero lincontro tra diverse culturee tecnologie, capaci di risolvere iproblemi contemporanei in formenuove. Influenze reciproche di og-getti e architetture, a volte un poenigmatiche, che dovrebbero facili-tarci, o renderci pi bella, la vita. NelCortile donore le installazioni mag-giori, con vasche di marmo, pergo-lati in legno, scale luminose, padi-glioni cubici e vetrate che dannosulledifico del Filarete.Nel loggiato al primo piano invece40 prototipi creati da designer under35, realizzati da aziende lombardeespongono arredi urbani, per di-stretti pubblici e commerciali. NelCortile del 700 i mastodontici bloc-

    chi di marmo di Steven Holl dialo-gano sorprendentemente con il cor-

    tile rinascimentale, mentre in quelladella Farmacia, suggestivo, dopoaver varcato due soglie fatte cometunnel di rossetti vuoti, si arrivaallHouse of senses, installazionevisiva e sonora di grande impattofirmata Studio Azzurro.Una volta arrivati in Duomo si pote-va poi approfittare dellingresso gra-

    tuito ai Museo Civici, tra cui quellodel 900. Oltre alla bella mostra dellestampe di Warhol, allinterno delMuseo, tra una stanza e laltra, ci sipoteva sedere su Sit-in, una serie disedute di design messe l apposi-tamente per dialogare con le operedi arte contemporanea del quartopiano. Nella sala della Pittura anali-tica cera Le Corbousier, in collabo-razione con Cassina, con degli sga-belli assomiglianti a cassette di le-gno; cerano i famigerati gnomi diPhilippe Stark nella sala Pop, e tragli altri, di una inaspettata comodit,erano le sedute Soft Bench di Da-niele Lago.Unultima grande tappa mancatanel mio itinerario di questa settima-na: la modernissima, e un po fuorimano, zona di Ventura Lambrate.Eventi, mostre, loft, capannoni, e-sposizioni di nicchia per giovanidesigner. Cera tutto questo. Lannoprossimo prender anchio una set-timana di ferie.

    Hybrid, archtecture&design-Universit degli Studi - Dal 15 al

    21 aprile, tutti i giorni dalle 8 alle 21.Ingresso libero.

    La libert dal dopoguerra a oggi

    Che cosa significa libert oggi?Com cambiato questo vocabolodallIlluminismo alle tragedie socio-politiche che hanno accompagnatola seconda met del Novecento?C ancora posto per una libert ar-tistica che sia azione concreta? Checosa potrebbe significare oggi que-sta parola letta da artisti europei di-

    versi tra loro per et, percorso, Pa-ese e storia politica?Queste risposte prova a darle Desi-re for freedom. Arte in Europa dal1945, mostra collettiva che affrontalidea di libert in Europa dal dopo-guerra in avanti, attraverso 200 ope-re darte che esprimono il pensieroe le creazioni di 94 artisti contempo-ranei provenienti da 27 diversi Paesieuropei. Realizzato su iniziativa delConsiglio dEuropa e con il soste-gno finanziario della Commissioneeuropea, il progetto frutto della

    collaborazione internazionale di 36Paesi membri del Consiglio stesso,che hanno coinvolto artisti, studiosi,

    curatori, musei, gallerie e importanticollezionisti privati.Il progetto nasce con lobiettivo disuperare la visione di unEuropa deldopoguerra come teatro dellostilittra due blocchi di potere contrappo-sti, assumendo invece come puntodi partenza lidea che entrambe leparti affondino le radici comuninellIlluminismo e nei suoi valori: ra-gione, libert, giustizia, uguaglianza.Il percorso non ha un senso crono-logico o geografico, ma si apre in-vece con un percorso circolare (re-so ancora pi arduo dalle labirinti-che sale e corridoi di Palazzo Rea-le), che si sviluppa in 12 sezioni,ognuna dedicata a un tema.Si inizia con il Tribunale della Ra-gione, in nome della quale spessosono state commesse le peggioriviolazioni dei diritti delluomo e sulcui ruolo gli artisti si interrogano; si

    prosegue con le utopie in La rivolu-zione siamo noi, ispirata alloperaomonima di Joseph Beuys del 1972;la terza tappa il Viaggio nel paese

    delle meraviglie, che racconta lacapacit dellarte di riscrivere la nar-razione e la storia, ridefinendo an-che la nostra coscienza storica col-lettiva.In Terrore e tenebre larte mette ilvisitatore di fronte al regime del ter-rore e alla violenza delle torture chearrivano a privare la societ dei

    principi di fratellanza e solidariet.Con Realismo della Politica lartemisura il ruolo dellazione politicanel bilanciare gli interessi della so-ciet civile e la sua capacit (o in-capacit) di risolvere i conflitti paci-ficamente; mentre la Libert sottoassedio, dimostra la fragilit di que-sta parola, colpita ieri come oggi daorrori e violazioni dei diritti umani.In 99 Cent gli artisti si confrontanocon il difficile rapporto tra la vita in-centrata su valori immateriali e laspinta verso il consumismo che per-

    vade la nostra societ, a discapito ditutto, come raccontano le grandi fo-tografie di Andreas Gursky. ConCentannigli artisti fanno riferimento

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    alleternit per ridimensionare il pre-sente e sottolineare limportanzadella cura dellambiente e delle ri-sorse che ci circondano, legandosialla sezione precedente.Il rapporto dellarte con il concettodellabitazione, fonte di sicurezza eriparo ma anche canale di comuni-cazione con lesterno, invece il

    nucleo di Mondi di vita; cos comeLaltro Luogo, al contrario, analizza imondi creati dallarte come vie difuga, nuovi orizzonti possibili in op-posizione a ci che ci circonda. E-sperienza di s e del limiteentra nelmerito della conoscenza dei propri

    limiti e dei confini tra s e laltro,cercando di definire cosa ci rendeumani e come vorremmo essere nelprossimo futuro. Con Il mondo nellatestala mostra chiude il cerchio te-stimoniando come la fonte delle no-stre idee, Ragione compresa, e del-la conoscenza della realt e rima-ne anche per lartista la nostra men-

    te.Le opere in mostra serviranno quin-di a mostrare la visione di ciascunartista sul tema e a rispondere agliinterrogativi connessi al tema dellalibert individuale e collettiva, che poi un invito pi ampio a riflettere

    sul senso stesso dell'arte inunepoca cos travagliata. I nomisono quelli di alcuni grandi protago-nisti degli ultimi decenni, come Ger-hard Richter, Mario Merz, Christo,Richard Hamilton, Niki de SaintPhalle, Alberto Giacometti, DamienHirst, Arman, Jannis Kounellis, YvesKlein, Emilio Vedova e molti altri.

    Desire for freedom. Arte in Euro-pa dal 1945 Palazzo Reale, finoal 2 giugno. Orari: Lun: 14-30-19.30,Mar-Dom: 9.30-19.30, Giov e Sab:9.30-22.30. Biglietti: 9,50/ 6,50comprensivi di audioguida

    I tre crocifissi di Foppa

    Dal 19 marzo il Museo Diocesanoospita un dipinto prezioso, prove-niente dallAccademia Carrara diBergamo, e ben adatto alla immi-

    nente Pasqua: I Tre Crocifissi diVincenzo Foppa. Lopera, data ge-neralmente dalla critica al 1456, stata invece attualmente riletta al1450, come sembrerebbe esserescritto sui parapetti marmorei checircondano la scena, e farebbedunque diventare questa tavola, fat-ta per la devozione privata, un im-portante anticipo sullevoluzione delgusto artistico in Lombardia.Vincenzo Foppa, bresciano, artistainnovativo che ha lavorato ancheper gli Sforza tra Milano e Pavia, in

    questa tavola, il cui committente cirimane ignoto, ha creato una scenasacra che va oltre le abituali visionidel fatto, e anzi aggiunge un climadi reale sospensione, rendendoloquasi una scena quotidiana e uma-na.Affidandosi ai Vangeli sinottici, la-scia il Cristo abbandonato a sestesso, senza le pie donne o sanGiovanni, generalmente rappresen-tati, ma solo circondato dai terribilidue ladroni. Composto quello di si-nistra, colui che alla fine credette,

    con una posa ritorta e disperataquello di destra, tormentato nel fisi-co e nellespressione, pressato daun demonio sopra la sua croce.

    Quello che colpisce davvero latridimensionalit dei corpi, che ri-prendono sfacciatamente le novitpadovane di Donatello, costruiti conun gioco di chiaroscuri decisamentein anticipo sui tempi. E in effetti lacultura figurativa di Foppa sembraessere davvero di ascendenza ve-neta: c memoria non solo delloSquarcione, maestro di AndreaMantegna, ma anche e soprattuttodi Jacopo Bellini e dei suoi disegni,nel monumentale arco che inquadrala scena e nelle teste di antichi im-

    peratori romani.Altra interessante notazione sulluso della prospettiva. Una pro-spettiva che fa emergere i corpi, inparticolare quello del Cristo, chesembra quasi arrivare a toccare lacima dellarco, e che si impone subi-to agli occhi dello spettatore. Unaprospettiva per ritenuta per alcunianni anche sbagliata, come pusembrare se si osserva il paesaggiosullo sfondo, ancora bidimensionalee favolistico, di gusto ancora tardo-gotico, e per il quale si proposto

    un confronto con il nome di Gentileda Fabriano. In realt la tavola siavvale di una doppia prospettiva,che oltre a creare le diagonali delle

    croci, ha anche un punto di fuga ri-alzato, pensato per una visione dalbasso da parte del fedele, che a-vrebbe dovuto meditare, inginoc-chiato, davanti ai Sacri Misteri.Ecco perch la datazione diventafondamentale. Anticipando al 1450lopera, si pu rendere meglio lideadella precocit delle invenzioni fop-pesche, facendolo rientrare nel cli-ma artistico padovano e non ancorain quello mantegnesco. Foppa fu ungrande maestro del Rinascimentolombardo, cosa che si pu vedere

    anche grazie agli affreschi dellaCappella Portinari (1464 - 1468),presso la chiesa di SantEustorgio,attigua al complesso del MuseoDiocesano.

    Vincenzo Foppa. I tre crocifissi,Museo Diocesano, corso di PortaTicinese 95, fino al 2 giugno, orari:mar-dom: 10.00-18.00. La bigliette-ria chiude alle ore 17.30 Biglietti:marted: 4.00, intero: 8.00 ; ri-dotto: 5.00

    Una App per la Milano di Costantino

    Il Museo Diocesano, ideatore dellamostra Costantino 313 d.C., insie-me a Midapp, col contributo di Re-gione Lombardia, ha da poco pre-sentato una APP davvero interes-sante relativa a Costantino e allaMilano del tempo. Basta cercarenegli app store di Android o IPhonela dicitura la Milano di Costantinoper avere gratuitamente una appricca di informazioni e contenuti,

    che permetter un viaggio nel tem-po, nel IV sec d.C., per conosceremeglio i luoghi della Milano romana.

    Milano fu la citt dellEditto di tolle-ranza, sede imperiale dal 286 d.C. ecrocevia di traffici, imperatori ed e-serciti. Lapp La Milano di Costanti-no permette di rivivere, area perarea, i luoghi pi significativi dellacitt antica. Si inizia con una mappainterattiva di Milano, che sovrappo-ne la cartografia attuale (basata sudati Open Street Map) alla piantadelle aree archeologiche del tempo,

    con la segnalazione di numerosiluoghi dinteresse.Tre sono gli itinerari che si possonopercorrere e che permettono di sco-

    prire venticinque luoghi dinteresse,corredati da schede ricche di infor-mazioni, orari di apertura, contatti eapprofondimenti. Il primo, dal titoloMilano al tempo di Costantino faconoscere, attraverso resti archeo-logici, la Mediolanum romana: il Fo-ro, il teatro, il circo, le terme, il mau-soleo imperiale ecc.Con il secondo itinerario, Le basili-che cristiane, si scoprono i primi

    edifici di culto cristiano eretti dopolEditto di Milano per volere di Co-stantino, dei suoi successori e diSantAmbrogio, vescovo di Milano,

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    15/18

    www.arcipelagomilano.org

    n.14 V17 aprile 2013 15

    come San Nazaro, san Simpliciano,il complesso episcopale e altre. Ilterzo, Costantino ed Elena nellamemoria di Milano, propone un per-corso insolito sulle tracce di monu-menti e dediche voluti dai cittadini

    milanesi in ricordo dellimperatore edella sua storia.I contenuti dellapp sono visibili an-che off line, senza accesso ainternet. Con il GPS invece, cammi-nando per la citt si potranno facil-mente localizzare i luoghi dinteres-

    se intorno a s con lindicazione del-la direzione e della distanza. Un uti-le aiuto per conoscere Milano anticae integrare meglio i luoghi e i repertipresentati alla mostra di PalazzoReale.

    Leonardo e le macchine ricostruite

    Come faceva Leonardo Da Vinci aprogettare le sue macchine volanti?Potevano davvero volare? Checosera il famoso Leone Meccani-co? Perch non venne mai portato atermine il colossale monumento e-questre di Francesco Sforza? Que-ste sono solo alcune delle domandeche potranno avere risposta grazieallinnovativa - e unica nel suo ge-nere - mostra che si appena aper-ta in una location deccezione: gliAppartamenti del Re nella Galleria

    Vittorio Emanuele.Tutto nasce dallidea di tre studiosied esperti, Mario Taddei, EdoardoZanon e Massimilano Lisa, chehanno saputo mettere insieme ecreare un centro studi e ricerca de-dicato a Leonardo, alle sue inven-zioni e alla sua attivit, con risultatisorprendenti sia sul fronte delle e-sposizioni, sia su quello della divul-gazione.Leonardo3(L3) parte di un proget-to pi ampio, di un innovativo centrodi ricerca la cui missione quella di

    studiare, interpretare e rendere frui-bili al grande pubblico i beni cultura-li, impiegando metodologie e tecno-logie allavanguardia. Sia i laboratoridi ricerca sia tutte le produzioni L3(modelli fisici e tridimensionali, libri,supporti multimediali, documentari,mostre e musei) sono dedicatiallopera di Leonardo da Vinci. E i

    risultati sono stati straordinari: L3 harealizzato il primo prototipo funzio-nante al mondo dellAutomobile diLeonardo, hanno ricostruito il Gran-de Nibbio e la Clavi-Viola, il primomodello fisico della Bombarda Mul-tipla, il primo vero modello del Pipi-strello Meccanico, il Leone Mecca-nicoe il Cavaliere Robot, oltre a in-terpretazioni virtuali e fisiche ineditedi innumerevoli altre macchine delgenio vinciano.Non solo macchine per. Fonda-

    mentali per la riscoperta e la crea-zione dei prototipi sono stati i tanticodici leonardeschi, tra cui il famosoCodice Atlanticointeramente digita-lizzato, cos come il Codice del Vo-lo, presentato in Alta Definizione, incui ogni singolo elemento interat-tivo. E queste tecnologie divente-ranno, in futuro, sempre pi utili perstudiare manoscritti antichi e fragi-lissimi, come i divers