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Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLII - N. 4 Aprile 2011 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia notiziario 25 APRILE FESTA DELL'ITALIA MEMORIA CONTRO BARBARIE 04 2011 aprile 03 politica “La Resistenza completò il Risorgimento” Giacomo Notari 04 politica Tricolore e patriottismo Antonio Zambonelli 17 società La povertà a Reggio Emilia Matteo Gandini 26 cultura Donne resistenti Eletta Bertani

2011 - 03 APRILE

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memorie resistenti

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Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- DCB - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLII - N. 4 Aprile 2011 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

notiziario

25 APRILE FESTA DELL'ITALIA

MEMORIA CONTRO BARBARIE

042011aprile

03 l© politica“La Resistenza completò il Risorgimento”Giacomo Notari

04 l© politicaTricolore e patriottismo Antonio Zambonelli

17 l© societàLa povertà a Reggio EmiliaMatteo Gandini

26 l© culturaDonne resistentiEletta Bertani

Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70%Periodico del Comitato ProvincialeAssociazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio EmiliaVia Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 432991e-mail: [email protected]; [email protected] web: www.anpireggioemilia.itProprietario: Giacomo NotariDirettore: Antonio ZambonelliCaporedattore: Glauco BertaniComitato di redazione: Eletta Bertani, Ireo Lusuardi

Collaboratori: Paolo Attolini (fotografo), Massimo Becchi, Riccardo Bertani, Bruno Bertolaso, Sandra Campanini, Nicoletta Gemmi, Enzo Iori, Enrico Lelli, Saverio Morselli, Fabrizio TavernelliRegistrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2 Marzo 1970Stampa: Centroffset - Fabbrico (RE)Questo numero è stato chiuso in tipografia il 28-03- 2011 Per sostenere il “Notiziario”:UNICREDIT, piazza del Monte (già Cesare Battisti) - Reggio Emilia IBAN: IT75F0200812834000100280840CCP N. 3482109 intestato a:Associazione Nazionale Partigiani d'Italia - Comitato Provinciale ANPI

Cervarolo20 marzo 2011Foto di Gianni Marconi

LA COPERTINA

notiziario

042011aprile

5x1000

Associazione Nazionale Partigiani d’Italia

Fai così:Apponi una firma nel riquadro dei moduli CUD 730-1 e Unico (detrazione dei redditi) dove compare la dicitura “Sostegno del volontariato, delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni e fondazioni” e scrivi il numero del codice fiscale dell’ANPI: 00776550584

ANTIFASCISMO, COSTITUZIONE, DEMOCRAZIAC’è bisogno dell’A.N.P.I.

Iscriviti presso i Comitati Provinciali (indirizzi su www.anpi.it)Destina il 5 x mille. E’ semplice e non costa nulla

sommario

[..] Sono in tanti che si chiedono ancora perché questa pro-vincia abbia preso parte con tanta passione e tanta forza alla guerra di Liberazione nazionale, preceduta da 20 anni di militanza antifascista, offrendo il sacrificio di oltre 600 partigiani caduti, oltre 8000 soldati internati che rifiutaro-no di servire Hitler e Mussolini, 1000 civili deportati, qua-si 10.000 partigiani e patrioti ufficialmente riconosciuti, ai quali vanno aggiunti migliaia di donne che, senza aver chiesto e ottenuto riconoscimenti, hanno reso possibile il miracolo della Resistenza.Non meno importante fu il contributo dei soldati reggiani

Politica- “La guerra partigiana completò il Risorgimento”, di Giacomo Notari ........................................................................ 3- Documento conclusivo del XV Congresso provinciale dell’ANPI .... 8- Il Comitato provinciale ANPI eletto al XV Congresso ................... 10- “La nostra riconoscenza verso l’ANPI è grande”. Intervista all’ambasciatore palestinese Ateyeh, a cura di Glauco Bertani ............................................................ 11- Tricolore e patriottismo nel 150° compleanno dell’Italia come Stato, di Antonio Zambonelli ............................................. 12- Amate la giustizia, voi che governate sulla terra, di Giancarlo Ruggieri ................................................................. 14

Società- La cooperazione e la comunità reggiana, di Claudio Ghiretti ....... 16- La povertà a Reggio Emilia, di Matteo Gandini ........................... 17

Estero- Fame e rabbia, le matrici delle rivoluzioni contro i rais del Maghreb, di Bruno Bertolaso ...................................... 19 Generazioni- Carmen Zanti, dirigente politica sempre attuale, di Anna Salsi ... 21- In ricordo delle partigiane Bruna e Irma, di Marzia Manzotti ....... 22

Cultura- La Vacca rossa reggiana nei ricordi del rag. Effrem Rossi, a cura di a.z. ............................................................................. 24- San Pellegrino narrata da Antonio Casoli, di Michele Bellelli ....... 25- Romano Prodi e Avio Pinotti ....................................................... 25- Donne resistenti di ieri e di oggi, di Eletta Bertani ...................... 26- A Reggio Emilia un album REsistente ......................................... 27- Ribellarsi è giusto, di Anna Fava ................................................ 28- 800 studenti applaudono i Partigiani reggiani, di Adriano Arati ... 29- Viaggio della memoria 2011. Berlino: “Nel cuore del potere nazista”. Le riflessioni degli studenti ........ 30

Memoria- 66° della Battaglia di Fabbrico. Applausi per Romano Prodi ....... 37- In ricordo dei martiri di Villa Cadè .............................................. 37- Augusto Campari, il figlio di braccianti che “inventò” i giornali di fabbrica, di Antonio Zambonelli ................................ 38- Rosta Vecchia, centro di Resistenza, Anacleto Mescoli ............... 40- 67° anniversario della strage di Cervarolo. La commemorazione di Ernesto D’Andrea e la testimonianza di Natalina Maestri ....... 41- In ricordo degli eccidi di Bagnolo e di Ponte Cantone ................. 44- Fritz Snapper, l’olandese monarchico di sinistra e garibaldino reggiano a fianco di Eros, di Antonio Zambonelli ... 45- Ricordi di un viaggio della memoria compiuto nel 1955, di Luciano Cattini ...................................................................... 46

Avvenimenti- Reggio Emilia, 13 febbraio 2011. “Se non ora quando”, di g.b. ..................................................... 48- Castellarano, a cena con l’ANPI ................................................. 49

Lutti ............................................................................................ 50Anniversari ................................................................................. 52Offerte ........................................................................................ 60

Le rubriche- Segnali di Pace, di Saverio Morselli ........................................... 32- Primavera silenziosa, di Massimo Becchi ................................... 34- Opinion leder, di Fabrizio “Taver” Tavernelli ................................ 35- Conoscere gli altri, di Riccardo Bertani ...................................... 36- La finestra sul cortile, di Nicoletta Gemmi .................................. 59

continua alle pagine 4-7

notiziario

“Il 25 aprile 1945, la guerra partigiana completò il

Risorgimento…”

12/13 MARZO 2011. ”PIU’ FORZA ALL’ANTIFASCISMO PIU’ FUTURO PER LA DEMOCRAZIA”, il XV congresso dell’ANPI provinciale

Pubblichiamo ampi stralci della rela-zione di Giacomo Notari, presidente uscente riconfermato per acclamazione.

“Voglio ricordare sempre che in uno stato democrati-co, costituzionale, laico, antifascista, le scorciatoie non sono percorribili. Da questo Congresso mandiamo un saluto e un incoraggiamento a tutti i giovani del Sud che con fiducia sfidano mafia e camorra per liberare le terre del sud dalla criminalità che impedisce un pacifi-co e democratico sviluppo…”

politica

XV CONgresso

ANPIPROVINCIALE

3aprile 2011notiziario anpi

politica

che nel risorto esercito italiano combatte-rono a fianco delle truppe alleate, risalen-do la penisola o nella resistenza all’estero.Grande fu, infatti, il numero dei reggia-ni che combatterono contro i nazisti in Yugoslavia, Grecia, Albania e Cefalonia – dove migliaia di nostri soldati furono massacrati.Noi possiamo oggi ricordare con orgoglio patriottico il contributo di questo nostro popolo, le cui radici affondano nella città del Tricolore, nella terra di Camillo Pram-polini, Luigi Roversi, Giovanni Zibordi, Cesare Campioli, dei Fratelli Cervi, di don Pasquino Borghi, Nadia Guidetti, delle famiglie Miselli, Manfredi, Vecchi, di don Giuseppe Dossetti, Meuccio Ruini, Nilde Iotti, Valdo Magnani, Cesare Za-vattini, Loris Malaguzzi, Renzo Bonazzi.Uomini e donne che col loro insegnamen-to, il loro esempio morale, civile e sociale hanno fatto crescere le generazioni che hanno vissuto da protagoniste la storia del Novecento, prima, durante e dopo la guerra di Liberazione.Il loro insegnamento è andato ben al di là dei ristretti confini della nostra provincia,assumendo connotati e dimensioni nazio-nali. Basti pensare ai nostri tre costituenti:Dossetti, Nilde Iotti ed in particolare Meuccio Ruini, che fu l’artefice principa-

le della scrittura della nostra Costituzione repubblicana, figlia della Resistenza di un popolo unito nella volontà di dare all’Ita-lia un volto nuovo,nella pace, nel lavoro, nel rispetto dei più deboli e meno fortuna-ti, affinché questi potessero elevarsi assu-mendo nuova e piena dignità. Tutto que-sto in un’Italia unita, progredita, inserita nella più grande famiglia europea con un assetto che ha garantito la pace nel nostro continente. […] Nel 2011 il 25 Aprile ca-drà nel corso dei festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Questa splendida pagina della travagliata storia dell’Unità d’Italia deve vedere l’impegno dell’ANPI nelle città, nelle campagne, in montagna.Grande è stato il contributo del Presiden-te Giorgio Napolitano il 7 gennaio scorso nella nostra città e a casa Cervi.Il 25 aprile 1945, come disse Carlo Aze-glio Ciampi, Presidente emerito della Re-pubblica, la guerra partigiana completò il Risorgimento Italiano, sostanziandolo con la Costituzione che vuole l’Italia una ed indivisibile.[…] La Lega si è dissociata dal governo e dal Capo dello Stato per le celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, mentre so-stiene il presidente Berlusconi nel votare leggi e riforme che, se attuate, minereb-

bero il dettato costituzionale, nell’ordi-namento della giustizia, sottoponendola al sevizio del governo di turno, mettendo così al riparo imputati “eccellenti” di vari reati, come è il caso dell’attuale Presiden-te del Consiglio, diventato la vergogna dell’Italia in tutto il mondo.Al nostro XIV Congresso avvertimmo già allora le difficoltà economiche che inve-stivano diversi paesi in tutti i continenti. Valutammo a quel tempo che la nostra regione non era ancora stata interessata alla crisi. Avvertimmo però che grazie agli scandali del sistema bancario e ai fal-limenti di grandi gruppi economici come Parmalat dei Tanzi, dei Bond argentini ed altro, la crisi poteva lambire anche la nostra prospera e laboriosa Emilia-Roma-gna.Oggi la crisi c’è venuta a trovare in casa; si contano a migliaia i senza lavoro, i cas-saintegrati, soprattutto nel comparto me-talmeccanico e nell’edilizia.Nonostante i notevoli impegni ed aiuti messi in campo dalla Regione, dalle Pro-vince, da tutti i Comuni, dalla Coopera-zione, dalla Camera di commercio, dalla piccola e media industria e persino dalla Curia reggiana, le difficoltà rimangono e colpiscono chi già era più debole, soprat-tutto chi, provenendo dal Sud e da molte

Anche a Reggio ormai l'80 percento dei

nostri associati non furono partigiani.

Sono giovani operai, contadini, studenti,

insegnanti, professionisti entrati

nell’ANPI per l'oggi e per il domani.

XV CONgresso

ANPIPROVINCIALE

politica

Il folto gruppo di partecipanti nell’Aula magna dell’Università. Si riconscono da sinistra Roberto Ferrari, Giorgio Carpi, Maino Marchi, Sonia Masi-ni, Cristina Carbognani, Roberta Mori, Enrico Bini, il questore Domenco Savi, Ildo Cigarini, Giuseppe Pagani, Paolo Gandolfi e Sergio Rubertelli

4 aprile 2011notiziario anpi

politica

parti del mondo, non riesce a fare fron-te alle esigenze di vita minime di ogni giorno.[…] Il governo manifesta incapacità e inefficienza, proclamando da tempo che la crisi è alle spalle, che le cose vanno meglio che in casa d’altri, concentrando questo tempo prezioso, al mercato dei parlamentari per avere i numeri necessari a varare leggi che, se attuate, arrechereb-bero danni irreparabili a questo nostro Paese.Il Governo non nasconde neanche il fa-stidio che prova verso i compiti che la Costituzione assegna al Capo dello Stato, per garantire il democratico svolgimento della vita del nostro Paese. Se non ci fosse lui, dice il Berlusconi, che farebbe tante cose in tempi brevi.La vocazione del dittatore la possiede tutta.E’ urgente che questo andazzo che dura da troppo tempo finisca, che si liberino le forze sane del Paese, affinché l’Italia esca da questa umiliante situazione e riprenda il ruolo che le spetta fra le nazioni demo-cratiche d’Europa e del mondo, ridando speranza alla gente di buona volontà.Dopo uno sguardo alla nostra Italia, non possiamo in pari tempo esimerci dal porre attenzione ai problemi più acuti che trava-gliano il mondo, perpetuando instabilità, inquietudine, distruzione e morte in molte contrade del pianeta.Basti pensare ai 40 mila morti in Iraq, ai quali vanno aggiunti 13 mila bambini nel contesto di distruzioni immani di un pae-se che tenne a battesimo i primi passi del lungo cammino di civiltà e di progresso

dell’uomo.La campagna militare in Afghanistan, con inevitabili vittime, sembra non aver fine.Il mondo è inquieto da troppo tempo an-che per la questione palestinese, in un’al-talena che propone segnali di speranza, a guerra guerreggiata.La nostra grande Europa che va ormai dall’Atlantico alle Repubbliche baltiche, che accolse con gioia la distruzione del muro di Berlino, non può assistere con indifferenza alla costruzione dei muri che stanno confinando le popolazioni palesti-nesi a vivere in “carcere a cielo aperto” come ha detto bene monsignor Sabbah, massima autorità cristiana di Gerusalem-me, la notte del Santo Natale.

Quale futuro per l’ANPI?[…] Anzitutto bisogna chiedersi se il Paese, dopo oltre 65 anni dalla fine del-la guerra, con la libertà, il voto alle don-ne, la promulgazione della Costituzione, il sorgere della vita democratica, abbia ancora bisogno di noi, di vecchi e nuovi partigiani.A questa domanda avevamo già risposto con un primo positivo orientamento, che scaturì dal proficuo confronto di idee nei due convegni nazionali, da noi proposti e sostenuti, svoltosi nella nostra città.Orientamento che entrò con convinzione nel Congresso di Chianciano, che portò alla modifica dello Statuto dell’Associa-zione.Fu una saggia decisione che vedeva già da allora molti giovani, in modo sponta-neo e convinto, entrare a far parte attiva

nell’ANPI.[…] Anche a Reggio ormai l’80 percento dei nostri associati non furono partigiani. Sono giovani operai, contadini, studenti, insegnanti, professionisti entrati nell’AN-PI per l’oggi e per il domani.A Reggio l’ANPI presenta un bilancio che ci rende orgogliosi. Seguendo l’esempio del primo presidente dell’ANPI, Didimo Ferrari Eros che già nell’estate del 1945 diede vita alla campagna di solidarietà che portò nella nostra provincia i bambini di Napoli, di Milano, della nostra mon-tagna, perché potessero avere il pane e istruzione, abbiamo continuato con tante iniziative.Il presidente Giuseppe Carretti contribuì alla spedizione di navi di aiuti al popolo del Mozambico, uscito vittorioso contro il colonialismo portoghese.Anche noi, nonostante la carenza di ri-sorse, siamo stati capaci di costruire un pozzo nella città di Maputo, che porta il nome dell’ANPI, dove i bambini attingo-no acqua pulita.L’autunno scorso ci siamo recati in un pa-ese della Palestina, dove con le autorità di Seilat ad Daher, abbiamo inaugurato un asilo che ospita 130 bambini, con i loro insegnanti e porta il nome di Giuseppe Carretti Dario:Dobbiamo un grazie a quanti si sono ado-perati per compiere con noi questa non facile missione.Il coordinamento delle donne dell’ANPI, che si è arricchito con nuove componenti, non solo ha messo a segno importanti ini-ziative in provincia, soprattutto sulla figu-ra di Nilde Iotti, con un inserto del Noti-

politica

Da sinistra Alessandro Frignoli, Fiorella Ferrarini, Ireo Lusuardi, Giacomo Notari, Marisa Ombra, Antonio Zambonelli e Peppino Catellani

5aprile 2011notiziario anpi

politica

ziario a lei dedicato, ma è stato capace di dare un serio contributo anche alle inizia-tive in campo nazionale, coinvolgendo le giovani generazioni e mettendosi in rete con istituzioni, sindacati, associazioni.[…] Continuiamo a stampare il nostro Notiziario in 4000 copie, che entra in migliaia di famiglie, istituti scolastici ed associazioni. E’ uno strumento necessario che abbisogna di sostenitori perché i costi anche postali non sono lievi.Ultimamente ci siamo dotati di strumenti di comunicazione elettronici, con un ade-guato ufficio stampa. Saranno necessarie collaborazioni dal territorio.Spesso la stampa locale ospita nostre po-sizioni politiche su problematiche locali e nazionali.Siamo stati capaci, insieme al compian-to Romolo Fioroni, all’avv. Italo Rovali, all’avv. Ernesto D’Andrea, al giornalista Roberto Scardova, con l’impegno del giudice militare De Paolis, di portare a processo i nazisti e fascisti che trucidaro-no 24 innocenti di Cervarolo il 20 marzo 1944.Nei prossimi mesi primaverili avremo la sentenza definitiva.Altrettanto impegno l’abbiamo profuso per riaprire il caso dei caduti del 7 Luglio 1960, insieme ai parlamentari reggiani vecchi e nuovi e con i familiari delle vitti-me. Con l’impegno della CGIL di Reggio Emilia.[…] Abbiamo dato un contributo determi-

nante per mantenere e migliorare l’inizia-tiva dei sentieri partigiani, che vedono da anni centinaia di giovani italiani e stranie-ri sulle nostre montagne, seguiti dal pre-zioso lavoro di Matthias Durchfeld.Importanti sono gli incontri di partigiani uomini e donne nelle scuole reggiane che vedono migliaia di presenze, così come è ormai tradizione prendere parte ai viaggi della memoria in Germania e Polonia, or-ganizzati da Istoreco, che vedono la pre-senza di un migliaio di studenti.Mai abbiamo fatto mancare la nostra pre-senza dove sono caduti i 626 partigiani reggiani, spesso con la presenza e l’im-pegno di insegnanti e studenti, con le loro ricerche mirate, insieme ai Sindaci.Lo sforzo per dare memoria storica alle giovani generazioni entrate nel terzo mil-lennio c’è e deve continuare.Un notevole contributo culturale e for-mativo ci viene anche dal Museo Cervi e dalla biblioteca Emilio Sereni.La collaborazione con l’Istituto, nel cui Consiglio di amministrazione siamo pre-senti, è costante, riconoscendo l’alto li-vello delle numerose e qualificate attività di ricerca storica, di diffusione della me-moria e di testimonianza dei valori della Resistenza, della lotta antifascista e della civiltà contadina.Altro strumento prezioso è la rivista “RS-Ricerche Storiche” di Istoreco.Istoreco ed il Polo archivistico curano e custodiscono gli archivi utilizzati da tan-

ti studiosi, un prezioso patrimonio della nostra storia, che anima una gamma di at-tività di ricerca e di interventi nella scuo-la attraverso l’apposita sezione didattica (guidata per anni dalla prof.ssa Assunta Ferretti ed attualmente dalla dot.ssa Ales-sandra Fontanesi).[…] Un contributo prezioso ci viene an-che dalle pubblicazioni, che vanno fatte conoscere, come Il sangue dei vincitori di Massimo Storchi e Il primo giorno d’in-verno dello stesso Storchi e Italo Rovali.Dobbiamo anche utilizzare al meglio i nu-merosi prodotti che il cinema ci offre, ad esempio Sopra le nuvole (su Cervarolo) e L’uomo che verrà“ (su Marzabotto) e la ricchezza delle risorse teatrali del nostro territorio (Teatro dell’Orsa, Teatro 5T ed altri).

Concludendo, nella relazione del XIV Congresso dissi che era l’ultimo Con-gresso che vedeva tanti partigiani. Mi sono sbagliato. Oggi, dopo 5 anni, pos-siamo dire che nonostante gravi perdite di compagni preziosi, come Giuseppe Carretti, Gino Setti, Osvaldo Salvarani, Silvio Bonsaver e tanti altri siamo ancora qui con voi giovani per resistere perché l’Italia sia fiera degli uomini della Resi-stenza e possa crescere in democrazia: io e Peppino Catellani siamo i più giovani, ma anche noi superiamo abbondantemen-te gli 80 anni.La presenza dei due vice presidenti, Fio-

Elisabetta Ferrari Alcuni ragazzi del gruppo studentesco Locomotori

XV CONgresso

ANPIPROVINCIALE

6 aprile 2011notiziario anpi

in uno stato democratico, costituzionale,

laico, antifascista, le scorciatoie non sono percorribili

Germano NicoliniSen. Ugo Benassi Marisa Ombra

rella Ferrarini e Alessandro Frignoli, è stata di grande aiuto. Se oggi abbiamo presentato un bi-lancio di tutto rispetto lo si deve anche a loro e all’impegno di tutti voi.Voi giovani e donne sarete ben presenti nel Con-siglio provinciale e nella segreteria.Noi vi accogliamo con tanta fiducia e speranza.[…] Occorre lavorare, curare la sacra memoria dei nostri caduti, con rispetto nel confronto con le idee degli altri.Soprattutto, e finisco davvero, voglio ricordare sempre che in uno stato democratico, costituzio-nale, laico, antifascista, le scorciatoie non sono percorribili.Da questo Congresso mandiamo un saluto e un incoraggiamento a tutti i giovani del sud che con fiducia sfidano mafia e camorra per liberare le terre del sud dalla criminalità che impedisce un pacifico e democratico sviluppo.Infine grazie a voi tutti che avete ascoltato con pazienza e un grazie particolare a tutti quei vo-lontari e volontarie, partigiani e non che da anni continuano a garantire con generosa disponibilità e con passione il funzionamento della nostra or-ganizzazione, sia a livello provinciale che nelle sezioni locali.Andiamo avanti così, consapevoli che anche noi siamo la speranza per un avvenire fecondo per il nostro Paese. Grazie.

Giacomo Notari

politica

7aprile 2011notiziario anpi

politica

Il XV Congresso provinciale dell’ANPI di Reggio Emilia, svoltosi nell’Aula ma-gna dell’Università di Modena e Reggio nelle giornate del 12 e 13 marzo 2011, condividendo il documento orientativo dell’ANPI nazionale destinato ai Comita-ti provinciali in vista del XV Congresso nazionale che si terrà a Torino dal 24 al 27 marzo 20011, approva la relazione del Comitato provinciale uscente presentata dal Presidente Giacomo Notari, le anali-si, le proposte e le prospettive emerse dal ricco di battito (33 interventi), nonché le conclusioni del vice presidente nazionale Marisa Ombra.Ringraziando le Autorità presenti, i dele-gati, la stampa e gli invitati, il Congresso richiama oggi più forte che mai il carat-tere unitario, patriottico e nazionale della Resistenza, che costituisce il fondamento della Repubblica e che ha sancito, con la Costituzione, in modo definitivo il ca-rattere democratico dello Stato italiano. Tanto più forte il richiamo alle radici anti-fasciste della nostra Repubblica, in questo 150° dell’Italia come Stato unitario, come ci ha ricordato il Presidente della Repub-

blica Giorgio Napolitano in più occasioni, ed in particolare con la sua venuta a Reg-gio Emilia ed a Casa Cervi il 7 gennaio 2011, 214° anniversario della nascita del Primo Tricolore.Vada da questo Congresso, al Presidente Napolitano, il saluto caloroso ed il vivo ringraziamento di quelli che per ragioni anagrafiche chiameremo i vecchi e nuovi resistenti di Reggio Emilia Città del Tri-colore Medaglia d’Oro della Resistenza. Un ringraziamento tanto più sentito, a Giorgio Napolitano, è dovuto per l’alto ruolo di difesa della Costituzione che va esercitando con fermezza, lucidità e dedi-zione in una fase di grave degrado morale della Nazione.Il Congresso provinciale conferma perciò la severa critica, emersa da tutti i congres-si comunali e sezionali, verso il cosiddet-to “revisionismo storico”, in realtà la or-mai da troppo tempo perdurante, anche a livello pubblicistico locale, distorsione e falsificazione della storia del Novecento, ribadendo che si tratta di un intollerabile uso politicamente strumentale della storia stessa funzionale alla progressiva demoli-

zione dei principi fondamentali della Co-stituzione repubblicana.Un “revisionismo” che ultimamente, e proprio in vista del 150°, tende a mettere faziosamente in discussione l’intero pro-cesso di costruzione dell’Italia come Sta-to, con una grottesca disputa tra “padani” e neoborbonici.C’è dunque bisogno di una grande azione culturale, di favorire studi e approfondi-menti seri, anche in sede locale, sull’inte-ro arco della storia italiana dei secoli XIX e XX.Ecco qui il ruolo positivo, che dovrà es-sere sempre meglio sviluppato, anche in un quadro legislativo regionale, di Centri di ricerca e di diffusione della conoscen-za quali Istoreco ed Istituto Cervi, che già da anni operano positivamente stabilendo anche fruttuosi rapporti con la scuole di ogni ordine e grado, e producendo una se-rie di strumenti elettronici assai efficaci di comunicazione e diffusione delle co-noscenze.Il Congresso denuncia la grave situazione economica e sociale che investe pesante-mente il mondo dei lavoratori in ogni set-

“L'ANPI ha l'autorità morale per esercitare il compito

mirante a favorire i necessari processi di aggregazione

di una opposizione...…”

XV CONgresso

ANPIPROVINCIALE

DOCUMENTO CONCLUSIVOXV CONGRESSO PROVINCIALE DELL’ANPI DI REGGIO EMILIA

politica

Mostra filatelica sulla Resistenza, allestimento a cura di Anacleto Mescoli del CIFR

8 aprile 2011notiziario anpi

politica

tore: da quelli produttivi al mondo della cultura, in particolare della scuola. Ai drastici tagli che stanno mettendo in ginocchio la ricerca ed il processo di formazione delle giovani generazioni (contrariamente a ciò che si fa in altri Pa-esi per fronteggiare la crisi) si accompa-gnano gravi attacchi alla scuola di stato (vera ed unica “scuola libera”) anche per quanto riguarda contenuti e metodi, con l’argomentazione assurda che in essa si “inculcano” principi contrari a quelli che le famiglie vorrebbero “inculcare”. In pratica si tratta del ritorno, in forma anco-ra più aggressiva e brutale, della contrap-posizione di un “pluralismo delle scuole” al “pluralismo nella scuola”. Garantito, quest’ultimo, proprio dalla scuola pubbli-ca voluta dalla Costituzione.Le grandi manifestazioni promosse dalle donne (“Se non ora quando”) e di citta-dini in genere (Difesa della Costituzione e della Scuola pubblica) le lotte sindacali aziendali o generali, che si vanno svol-gendo in tutta Italia, esprimono la volontà di avviare uno sviluppo economico che sia anche di carattere sociale. Ancora, in tema di difesa della Costitu-zione, il Congresso sottolinea con forza la necessità di salvaguardare l’autonomia della Magistratura, contro le cosiddette “riforme epocali” tese (come ammes-so dallo stesso Massimo Proponente) ad impedire “che si ripetano stagioni come quella di mani pulite”.L’ANPI non è un partito, come non ci si stanca di ripetere, ma una forza politico-culturale, che si pone come coscienza cri-tica della politica e ha l’autorità morale per esercitare questo compito mirante a favorire i necessari processi di aggrega-zione di una opposizione che, pur essen-do legittimamente plurale, deve trovare la via per proposte unificanti.Per questo l’ANPI deve anche sviluppare un’alleanza permanente con tutte le as-sociazioni antifasciste, le confederazioni sindacali e i movimenti impegnati sul ter-reno democratico, continuando peraltro ad operare in modo unitario con la conso-

rella ALPI-APC, consolidando la plurien-nale esperienza formalizzata nell’ottobre 2005.Il Congresso sottolinea l’importanza del processo ormai in fase avanzata presso il Tribunale militare di Verona sulle stragi nazifasciste, troppo a lungo colpevol-mente restate senza giustizia, che hanno coinvolto le popolazioni della montagna reggiana (Cervarolo) e modenese (Mon-chio, Susano e Costrignano). Dà atto agli organismi dirigenti dell’AN-PI provinciale di avere positivamente operato, come si era auspicato avvenisse al XIV Congresso, per giungere a tali ri-sultati..Il Congresso prende atto con soddisfazio-ne che per la attuazione dei vari obbiettivi segnalati dal dibattito si è aperta una via verso il futuro con la sempre più folta e attiva presenza, tra le sue file (era l’auspi-cio del Congresso di cinque anni or sono) di tanti giovani, diversi dei quali già in-seriti in organismi dirigenti dell’Asso-ciazione sia a livello centrale che locale. Ciò che ha permesso di trasformare la pa-rola d’ordine del nostro XIV Congresso (“I giovani nell’ANPI per l’oggi e per il domani”), in quella del XV: PIU’ FOR-ZA ALL’ANTIFASCISMO PIU’ FUTU-RO PER LA DEMOCRAZIA. Si è così avviato il percorso per la nuova stagione dell’ANPI.Parimenti, in coerenza col nostro impe-gno di solidarietà verso gli immigrati e di integrazione fra le diverse culture, le porte dell’ANPI devono aprirsi ai “nuo-vi italiani”, come già sta avvenendo nella nostra provincia. Il Congresso fa suoi gli emendamenti al documento del Nazionale proposti dal Coordinamento femminile nazionale dell’ANPI, proposte alla cui formulazio-ne hanno fattivamente contribuito diverse nostre associate reggiane. Sul piano internazionale il Congresso ma-nifesta viva preoccupazione per il perdu-rare di situazioni di guerra che sembrano senza sbocco. Parimenti esprime piena solidarietà ai movimenti che nei Paesi del

Magreb e in altre zone del mondo arabo islamico esprimono con forza spinte allo sviluppo democratico contro regimi ditta-toriali.Mentre prende atto con soddisfazione di iniziative di solidarietà internaziona-le come quella, promossa dall’ANPI di Reggio in collaborazione con vari sogget-ti, della realizzazione della scuola d’in-fanzia per i bambini palestinesi di Seilat al Daher, ribadisce, in sintonia con le più limpide coscienze di personalità israelia-ne, che deve cessare la politica dell’attua-le Governo di Israele verso i Palestinesi, e ciò nell’interesse di entrambi i Popoli che devono poter convivere in pace su quella che si suole chiamare Terra santa.In un mondo per tanti versi “globalizza-to”, solo forze e movimenti democratici progressisti operano disuniti, ciascuno per conto proprio. E’ forse il momento di far sì che l’Antifascismo recuperi la sua dimensione europea, anche nello spiri-to dell’appello lanciato da un Resistente francese di 94 anni, Stéphan Hessel, uno dei componenti il Consiglio nazionale della Resistenza francese (equivalente al nostro CLN). Col suo opuscolo intitolato Indignez-vous! (Indignatevi) invita i francesi, e le giovani generazioni in particolare, a riprendere un cammino pacifico di libe-razione richiamandosi proprio ai principi di “democrazia progressiva” che furono anche della Resistenza italiana.L’ ANPI potrebbe farsi promotrice di col-legamenti operativi con le omologhe or-ganizzazioni di altri Paesi, a partire pro-prio dalla Francia, dove tra l’altro si è re-centemente costituita una Sezione ANPI di Parigi, nella linea della “nuova stagio-ne” che sta al centro del nostro Congresso nazionale.La sede è in Rue des Vinaigriers, storica sede dei Garibaldiens, e, per anni, luogo d’incontro della Fratellanza reggiana di Parigi.Di che indurci, come reggiani, a darci una mossa.

“Sul piano internazionale il Congresso manifesta viva preoccu-pazione per il perdurare di situazioni di guerra che sembrano

senza sbocco. Parimenti esprime piena solidarietà ai movimenti che nei Paesi del Magreb e in altre zone del mondo arabo isla-

mico esprimono con forza spinte allo sviluppo democratico con-tro regimi dittatoriali. Mentre prende atto con soddisfazione di

iniziative di solidarietà internazionale come quella, promossa dall’ANPI di Reggio in collaborazione con vari soggetti, della re-

alizzazione della scuola d’infanzia per i bambini palestinesi di Seilat al Daher, ribadisce […] che deve cessare la politica dell’at-

tuale Governo di Israele verso i Palestinesi, e ciò nell’interesse di entrambi i Popoli che devono poter convivere in pace su quella

che si suole chiamare Terra santa”.

9aprile 2011notiziario anpi

politica

Alberti Iria, Bartoli Ione, Battistessa Giuseppe, Bellesia Corrado, Benassi Sen.Ugo, Bertacchini Francesco, Bertani Eletta, Bertani Glauco, Bonini Gabriella, Benatti Primo, Bortolani Mauro, Bottazzi Loris, Braglia Renzo Antonio, Cantoni Rossella, Capitani Lorenzo, Carpi Giorgio, Carretti Eugenio, Carri Alessandro, Casali Marianella, Castagnetti Giacomina, Castelli Gianni, Catellani Peppino, Cattini Luciano, Cavazzini Fernando, Cavazzini Loredana, Cenci Gianluca, Cervi Adelmo, D’Andrea avv. Ernesto, Davolio Gaetano, Durchfeld Matthias, Fantesini Nino, Ferrari dott. Giuseppe, Ferrari

Anna, Ferrari Elisabetta, Ferrari Natascia, Ferrarini Fiorella, Ferretti Assunta, Ferretti Glauco, Fontanesi Alessandra, Fontanesi Alessandro, Franchi Silvano, Friggeri Bruno, Frignoli Alessandro, Galaverni Luigi, Ghiacci Gino, Gianolio avv. Alfredo, Giaroni Loretta, Incerti Antonella, Lazzeri Agnese, Lusuardi Ireo, Malavasi Annita (Laila), Manzotti Maria, Mareggini Ivo, Mazzi dott. Giglio, Meinero dr. Mario, Melandri Stefano, Menozzi Bruno, Montanari Fabio, Montanari on. Otello, Mori Roberta, Musi Germano, Napolitano Giuseppe, Nicolini Germano, Notari Giacomo,

Notari Marina, Orlandi Vassili, Orlandini Ermanno, Pagani Giuseppe, Pinotti Avio, Pioppi Alberto, Porta Vanna, Rinaldi Nando, Rinaldini Monica, Rivi Gianluca, Romani Giorgio, Rontervoli Mattia, Rossini Giovanni, Rubertelli Sergio, Ruggieri dott. Giancarlo, Salsi Anna, Salsi Laura, Soliani Albertina, Storchi Annalisa, Storchi Massimo, Sulpizio Giacomo, Tavernelli Fabrizio, Terzi Giancarlo, Torri Yuri, Vacondio Renato, Valcavi Giancarlo, Venturi Claudio, Vergalli Orio, Vignali Adriano, Vivi Bruno, Zambonelli Antonio, Zardetto Rina, Zoboletti Adriana.

Reggio Emilia 12-13 marzo 2011IL COMITATO PROVINCIALE DOPO IL XV CONGRESSO PROVINCIALE ANPI

XV CONgresso

ANPIPROVINCIALE

Il presidente onorario della Sezione ANPI cittadina, Enrico Lelli, si scusa di non potere essere presente alle attività dell'Associazione per malanni e affanni che lo travagliano.Comunque se qualcuno volesse mettersi in contatto con lui, può telefonargli al n. tel. 0522 – 439980

COMUNICAZIONE

10 aprile 2011notiziario anpi

politica

L’ambasciatore palestinese Ateyeh insieme a Fiorella Ferrarini

Signor ambasciatore da dove nasce questa soldarietà fra l’OLP e l’ANPI?L’ANPI è sensibile alla lotta del popolo pale-stinese per l’indipendenza e la libertà perché l’ANPI conosce il significato della parola “li-bertà”. L’aspirazione di allora dei partigiani è la stessa di oggi del popolo palestinese per la propria libertà.

Che effetto può avere la nuova situazione cre-atasi in Libia, in Tunisia in Egitto per la causa palestinese?Il popolo arabo non poteva rimanere eterna-mente passivo ed è positivo per l’intera comu-nità internazionale che in quelle regioni la si-tuazione politica stia cambiando. E per la stes-sa Israele è una situazione nuova che potrebbe essere positiva, perché il vero rischio per gli israeliani è che la situazione non cambi. Inve-ce se vince la democrazia nella nazione araba ci sarà anche per Israele maggior sicurezza, e non sarà più, come non perde mai occasione di dire, l’unico stato democratico dell’area.Ritengo che di conseguenza anche per la que-stione palestinese si potrebbero aprire diversi positivi scenari, perché per noi lo scopo è la costituzione dello Stato palestinese.

E sulla scuola di Seilat al Daher?La nostra riconoscenza verso l’ANPI, e verso tutti coloro che l’hanno sostenuta, è grande, e ancor maggiore è la mia emozione perché Sei-lat è il paese dove sono nato.Grazie per la vostra solidarietà.

a cura di Glauco Bertani

La presidenza dell’ANPI provinciale ringrazia il sig. Sergio

Veneziani, direttore dell’Azienda gas acqua consorziale di Reg-

gio Emilia (AGAC) dal 1974 al 1990 e relatore a numerosi

convegni nazionali ed internazionali nei settori gas,

acqua depurazione, teleriscaldamento, per il mate-

riale informatico donatoci.

SABRI ATEYEH: “La nostra riconoscenza verso l’ANPI è grande…”

RINGRAZIAMENTI:

11aprile 2011notiziario anpi

politica

Reggio Emilia ha risposto con grandi e belle manifestazioni, sia nel capoluogo che in tutti i co-muni della provincia, alle celebrazioni, il 17 marzo, del 150° anniversario della nascita dell’Italia come Stato.

TRICOLORE E PATRIOTTISMO

NEL 150° COMPLEANNO

DELL'ITALIA COME STATO

Non sono mancate, anche prima e dopo quella bella giornata, le contestazioni di vario tipo. Hanno fatto spicco i leghisti che abbandonano aule consiliari quan-do si canta Fratelli d’Italia, che da tem-po hanno sostituito il fazzoletto verde al Tricolore (del cui uso parlò a suo tempo il leader Bossi nel modo che sappiamo). Gli stessi leghisti che, in sede locale, so-stengono che a Reggio “nel dopoguerra, il Tricolore era diventato simbolo della reazione, rispolverato poi solo di recen-te per antagonismo con la Lega “ (Miles Barbieri, consigliere comunale, “L’Infor-mazione”, 23.02.2011)

Siccome quella del Miles è opinione ab-bastanza diffusa a destra (sia tra i leghisti che i nazionalisti in qualche modo post fascisti), ci sembra utile citare ciò che scrisse Valdo Magnani, poi segretario dei comunisti reggiani fino al 1951, su “Il Nuovo Risorgimento”, organo delle asso-ciazioni partigiane, reduci e combattenti nel gennaio 1947.“Molti italiani in questa seconda guerra mondiale […] sono stati mandati a com-battere fuori dal territorio della Patria. […] L’amarezza che viveva in loro di-ventava impeto di commozione quando, in terra straniera, vedevano sventolare il

Tricolore. […] Era però anche un senso di insofferenza, un desiderio profondo di liberazione da una impostura poiché esso, di fianco alla bandiera dalla croce uncinata, stava a rappresentare di fron-te ad altri popoli, oppressione, dominio della violenza e delle armi sulla libertà conculcata,che, con voce sacra, chiamava gli oppressi alla rivolta contro la bandie-ra che amavano.[...] Oggi i combattenti, i partigiani, i reduci reggiani festeggiano, con tutto il popolo, il 150° anniversario del Tricolore. C’è un senso nuovo, per le nostre generazioni, in questa cele-brazione. […] Il nostro Tricolore re-

12 aprile 2011notiziario anpi

politica

pubblicano non ci è stato regalato da nessuno, il popolo lo ha conquistato. E i combattenti, avanguardia di esso nella sua lotta, si sentono finalmente intima-mente uniti con la Nazione”.Questo dunque scriveva Valdo Magnani nel gennaio 1947, nel contesto di un più ampio articolo, sul settimanale dei parti-giani reggiani diretto da Didimo Ferrari, Eros.Ed Eros, dal canto suo, scriveva due mesi dopo nel proprio diario (“Ricerche Sto-riche”, 64/66, 1990) “Il Presidente della Costituente [Umberto Terracini] mi ha risposto che appoggerà la richiesta fatta per stabilire che il 7 gennaio sia consi-derata solennità civile e Giornata del Tricolore”.Insomma, come abbiamo più volte so-stenuto, il Tricolore, fu “sequestrato” dal fascismo e ridotto a simbolo di un nazio-nalismo violento e aggressivo, fino ad ab-bassarlo al livello infame del razzismo a

fianco della bandiera nazista dalla croce uncinata, proprio come scriveva nel 1947 Valdo Magnani, ex partigiano garibaldi-no in Jugoslavia a fianco dell’Esercito di Tito.Con questo non vogliamo dire che stori-camente i rapporti tra le sinistre italiane ed il patriottismo tricolore siano sempre stati idilliaci. Fin dagli albori del movi-mento operaio di ispirazione socialista la bandiera rossa, simbolo di fratellanza universale, era diventato il vessillo caro a milioni di lavoratori e di lavoratrici. Ed essi certo lo contrapponevano, per esem-pio nel 1911 (guerra italo-turca per la Libia, guarda un po’...) al Tricolore colo-nialista, così come contrapponevano alla personificazione femminil-tricolor-vesti-ta di una patria in espansione coloniale la bella immagine di una donna di colore e una bianca che alzavano i rispettivi bam-bini facendoli abbracciare, in una cartoli-na diffusa in migliaia di copie anche nella

nostra provincia.Certo, ancora, lo squadrismo omicida 1920-1923 bruciava le bandiere rosse socialiste e imponeva il tricolore targato littorio mentre uccideva impunemente sindacalisti e cooperatori e bruciava case del popolo.Quel Tricolore non poteva essere amato dal popolo di sinistra. Anche se, “in fondo in fondo sì”, come disse quel militante so-cialista apprezzando tra pollice e indice il terminale rosso del Tricolore stesso, men-tre energumeni in camicia nera e manga-nello alzato aspettavano la sua risposta.Come si vede la storia dei simboli non è così grottescamente banalizzabile come sta avvenendo.Così come non si può banalizzare la storia del nostro Risorgimento nazionale in una altrettanto grottesca contesa tra Neobor-bonici e Leganordisti.

Antonio Zambonelli

L’on. Otello Montanari durante durante le celebra-zioni Nella pagina a fianco: di spalle il prof. Melloni men-tre pronuncia la sua lectio magistralis sul tricolore

13aprile 2011notiziario anpi

Ora, rientra nella natura delle cose il fatto che un imputato non ami la giustizia, ma anzi la detesti e la tema. Ciò non pertanto, dovrà ineluttabilmente subire la condanna dei suoi misfatti.In un mondo alla rovescia, invece, l’im-putato è al governo del Paese e fa confe-zionare da una maggioranza parlamentare completamente a lui asservita leggi che lo sottraggono ad ogni condanna e finanche ad ogni processo.Ben si comprende allora il suo disappun-to se la Corte costituzionale ha l’ardire di statuire l’illegittimità di norme che lo renderebbero non punibile e non proces-sabile.Il fatto è che l’ira dell’attuale Presiden-te del Consiglio si rivolge a quelle Isti-tuzioni che non è riuscito a trasformare in organismi aziendali, tenuti perciò ad ottemperare alle sue direttive e a curare esclusivamente i suoi personali interessi.Il gioco è facilmente riuscito con il Par-lamento, trasformato in un mero organo di ratifica dei provvedimenti governativi, tanto che ben 315 deputati hanno, senza alcun pudore, deliberato una palese men-zogna: che il Presidente del Consiglio, telefonando alla questura di Milano, cre-desse realmente che una minorenne ma-rocchina, verosimilmente dedita al mere-tricio, fosse la nipote dell’ormai deposto presidente egiziano e che volesse, pertan-to, scongiurare una crisi diplomatica.Altre Istituzioni si sono invece dimostrate

più impermeabili alle lusinghe corruttrici del potere e del denaro e perciò vengono quotidianamente attaccate e vilipese.E così, il Presidente della Repubblica è accusato di controllare minuziosamente le leggi e gli atti del governo, ovverossia di esercitare con scrupolo e diligenza le sue prerogative costituzionali.La Corte costituzionale, si è già detto, è rea di proclamare l’illegittimità di leggi palesemente in contrasto con i principi della Costituzione, volte al solo scopo di rendere il Conducator immune da ogni sanzione penale.La magistratura, poi, ha finanche l’ardi-re di pretendere di sottoporre a procedi-mento penale colui che si ritiene legibus solutus, al di sopra di ogni legge ed im-mune da ogni sanzione. In tale ambito, si accusano gli organi di giustizia di porre in essere una persecuzione politico-giudi-ziaria. Ma è appena il caso di rilevare che se un cittadino impronta la sua vita alla violazione delle leggi e a commettere re-ati di ogni tipo, non deve poi meravigliar-si che la giustizia penale doverosamente si occupi delle sue malefatte. Sul piano strettamente oggettivo, infatti, un cittadi-no comune che vantasse i trascorsi giudi-ziari dell’attuale presidente del consiglio e non avesse potuto scongiurare plurime condanne in forza di leggi approntate allo scopo, sarebbe certamente stato già di-chiarato “delinquente abituale”.Ed invece, nel mondo alla rovescia, un

imputato di reati gravi ed infamanti si ac-cinge a varare una riforma della giustizia definita “epocale”, ma che sarebbe più appropriato qualificare apocalittica (nel senso di catastrofica), diretta ad incidere anche su basilari principi sanciti dalla Co-stituzione.Infatti, con tale riforma non si farà diven-tare più snello e celere il corso della giu-stizia e non si forniranno mezzi adeguati e strumenti normativi appropriati per la lot-ta contro il crimine, ma si renderà meno efficace e incisiva l’azione degli organi di giustizia e si asservirà la magistratura al potere politico, facendo barbaramente strame del sacrosanto e consolida-to principio della divisione dei poteri.E così, a un tem-po, potranno realizzarsi i veri in-t e n d i -menti r i -

politica

Con questo imperativo ammonimento, rivolto a tutti i gover-nanti, si apre solennemente il libro biblico della Sapienza.Il tema viene ripreso e sviluppato da Dante Alighieri nella Di-vina Commedia (Paradiso, XVIII, 88-93), ove icasticamente si compendia il tema di fondo dell’intero canto: la celebrazione degli uomini che, forniti di potere, lo esercitano con giustizia e la condanna di coloro che la giustizia non rispettano ed anzi ne fanno scempio. Ed infatti, sulla giustizia si regge l’ordine delle società umane mentre l’ingiustizia genera confusione e violenza (cfr.: La Divina Commedia, a cura di Tommaso Di Salvo, Ed. Zanichelli, ottobre 1987, pag. 343 del Paradiso).

AMATE LA GIUSTIZIA, VOI CHE GOVERNATE SULLA TERRA

14 aprile 2011notiziario anpi

formatori di questa antistatale maggio-ranza di governo: impedire che la ma-gistratura scopra e colpisca la dilagante corruzione che alligna nel sistema delle “cricche”, sul quale si fonda l’attuale classe politica dominante, e punire i ma-gistrati, che hanno osato guardarci dentro e finanche indagare su persone che si ri-tengono impunibili.Tutto ciò comporterà non soltanto l’im-punità della corruzione e del malaffare, ma anche la paralisi della funzione giu-diziaria, con grande sollievo per la crimi-nalità, specialmente quella organizzata; in una parola, il disfacimento dello Stato di diritto, trasformato in un’accozzaglia di briganti.Ma non basta! Soltanto il capo di una onagrocrazia (governo degli asini selvati-ci), quale quella attuale, può impunemen-te accusare la scuola pubblica di “inculca-re” negli studenti idee contrarie all’ordine e alla morale delle famiglie. A parte la co-micità di un’affermazione pronunciata da chi non vanta trascorsi familiari propria-mente ortodossi e comportamenti privati improntati ad un ascetico stoicismo, la scuola pubblica non “inculca” alcunché, ma abitua i giovani a discernere e a pensa-re con la loro testa, fornendo gli strumenti formativi per una critica consapevole. Al-tri sono i luoghi nei quali si “inculcano”

principi e dottrine, ad esempio i seminari ecclesiastici

e le scuole private, c u r i o s a m e n -

te definite “libere”,

da chi e da

che cosa e in contrapposizione a quali al-tre scuole (invece non libere?), non è dato sapere.La visione autocratica, invasiva e real-mente antidemocratica dell’attuale indi-rizzo politico non risparmia i mezzi d’in-formazione. E così, da un lato, si tende ad eliminare ogni limite per la concentrazione nelle mani di uno solo di giornali ed emittenti televisive e, dall’altro, si boicottano e si vorrebbero condizionare o sopprimere, sol perché non ossequiose ed arditamente critiche, le poche trasmissioni televisive rimaste indipendenti nell’ambito di una RAI occupata ormai militarmente dal-la maggioranza di governo, anche con aspetti di indubbia comicità per eccesso di servilismo, che toccano il loro apice nel TG1. E intanto, la RAI continua a perdere ripetutamente cause di lavoro in-tentate nei suoi confronti dai dipendenti puniti e declassati in quanto non proni ai voleri del Padrone Unico.Regime o non regine, dunque ? Alle corte ! Il quadro così delineato integra il nuo-vo volto del fascismo, bestia immonda dalle molte forme, oggi tramutato in uno spregiudicato ed incolto affarismo, senza scrupoli e senza morale.Davanti al mortale pericolo che attual-mente corre la Repubblica, non si può re-stare indifferenti (cfr. Antonio Gramsci), ma occorre indignarsi con forza e con fer-mezza. E poiché i partiti di opposizione non riescono ad impedire incisivamente la disgregazione dello stato di diritto, i cittadini devono riappropriarsi di ogni iniziativa, facendo sentire, alta e forte, la loro voce anche attraverso la strategia de-nominata di “piazza continua”: questa è l’ora di una democratica e pacifica insur-rezione generale! (cfr.: Stéphane Hessel, Indignez Vous!, Indigène éditions, dicem-bre 2010, ora anche in edizione italiana, 2011 add editore, Torino).Ed infatti, oggi, come allora: “Si tratta di rinascere dalla morte civile alla vita, di fare un primo passo avanti sulla via

della liberazione”. (Carlo Rosselli, Per una Guadalajara in terra italiana, “Giu-stizia e Libertà”, 23 aprile 1937, citato da Mimmo Franzinelli, Il delitto Rosselli, Mondadori, marzo 2007).

Giancarlo Ruggieri

politica

Cogliamo l’occasione per segna-lare il libro Le botte di Diogene, che l’autore ha donato all’ANPI con questa dedica: “All’ANPI di Reggio Emilia, dove ho trovato gli ideali in cui credo ed i compagni per condividerli, Giancarlo Rug-gieri”.Nel ringraziarlo di cuore informia-mo i lettori che il libro, che racco-glie saggi e godibilissime, fulmi-nanti pasquinate, è acquistabile a 12 euro.

AMATE LA GIUSTIZIA, VOI CHE GOVERNATE SULLA TERRA

15aprile 2011notiziario anpi

1 – LA VERA COOPERAZIONE E’ UNATutti sanno che, da una parte, esiste una cooperazione vera, quella che si riconosce ed opera in base ai principi dell’Alleanza internazionale cooperativa, quella che non suddivide fra i soci il patrimonio azienda-le, perché lo considera intergenerazionale e reinveste continuamente gli utili nell’im-presa. Dall’altra, c’è un mondo opaco, po-polato da migliaia di false cooperative, dette “spurie” (le cooperative, cioè, usate senza alcun fine solidaristico, ma soltanto come strumento per perseguire, indebitamente, vantaggi privati). Quest’ultime cooperative andrebbero perseguite ed eliminate dal mer-cato, in quanto strumento di concorrenza sleale, non solo verso le cooperative vere, ma anche nei confronti delle imprese priva-te.Quella vera, invece, è tradizionalmente di-stinta fra cooperazione “rossa”(legacoop), “bianca”(Confcooperative) e, “terza cen-trale” (Agci). Tutte definite con riferimento ai partiti scomparsi della cosiddetta “prima repubblica”. La ragione principale di questa divisione è, da tempo, superata e la città si attende che la cooperazione reggiana, final-mente, cominci a parlare alla comunità e alle istituzioni con una sola voce rappresen-tativa di quel mondo.

2 – COOPERAZIONE = PROGRESSO? Fino alla fine del secolo scorso era convin-zione diffusa che l’equazione cooperazione = progresso, nel senso più positivo del ter-mine, fosse vera. Oggi, però, è ancora così? Vi è una parte dell’opinione pubblica che contesta apertamente il ruolo della coopera-zione. Dice che gode di privilegi ingiustifi-cati, che non paga le tasse. Anche pezzi del mondo sindacale ritengono la cooperazione fattore di degrado dei diritti dei lavoratori. La grande dimensione, raggiunta da talune cooperative, è addotta a motivo di critica, da parte di ambienti politici di destra e an-che di sinistra perché, a loro dire è causa di smarrimento dei valori cooperativi. Infine, comportamenti discutibili da parte di alcuni managers, nelle vicende Giglio, Coopservi-ce e Unipol, hanno gettato un’ombra sulla credibilità etica del mondo cooperativo. In-somma, il giudizio dell’opinione pubblica è più contrastato e il ruolo positivo della coo-perazione è più discusso.La cooperazione è destinata a diventare im-presa come le altre oppure riuscirà, nuova-mente a rendere vera l’equazione “coopera-zione = progresso”? Negli ultimi 10 anni, l’eccesso di sottoli-neatura del valore del fatturato non ha reso giustizia alla cooperazione. Per quanto im-

portante possa essere questo parametro, la cooperazione ha l’inderogabile dovere di procedere tenendo insieme l’efficienza con l’etica, la produttività con la solidarietà, l’avveduta direzione d’impresa con la par-tecipazione. Per questi motivi è diventato tanto difficile fare il cooperatore oggi, ma, o la cooperazione è questa o non è. Ecco, la comunità reggiana ha bisogno di cooperatori capaci di far vivere i valori coo-perativi nella società attuale.

3 – UN PENSIERO COOPERATIVO PER LA COMU-NITA’Fino ad alcuni anni fa, portare superficie di distribuzione moderna in un comune, si-gnificava dare un contributo di progresso a quella comunità. Oggi, che siamo nell’era dell’eccesso d’offerta in molti campi dell’economia, occorre una capacità di pen-siero più completa, più complessa. Con la crisi finanziaria, i comuni dotati di maggiori servizi sono e saranno quelli più colpiti dai tagli alla finanza locale. Reggio Emilia è e sarà fra questi. Allora è importan-te che la cooperazione risponda alla chia-mata del Comune sulla progettazione dello sviluppo dell’Area Nord , ma sarebbe an-cora più importante se la cooperazione ma-turasse un pensiero di trasformazione com-

società

Da poco più di un mese Simona Caselli è la nuova presidente di Le-gacoop Reggio-Emilia. Si tratta di un fatto rilevante, non solo e non tanto perché è la prima donna alla guida dell’importante organiz-zazione imprenditoriale, ma perché è la prima persona che incarna l’ideale del “nuovo” dirigente cooperativo. Un dirigente, cioè, che ha i requisiti tecnici, professionali e culturali per dirigere imprese mul-tinazionali, ma, in più, ha quel quid di formazione e spirito di solida-rietà cooperativa che è indispensabile per dirigere una cooperativa. La cooperazione italiana gode di buona reputazione nel mondo e quella reggiana ne gode di ottima fra quella italiana. La cooperazio-

ne è diventata un’eccellenza reggiana, come il parmigiano-reggiano e le scuole dell’infanzia, un know-how da esportare che potrebbe, a buon titolo aspirare ad un ruolo nella cosiddetta nuova economia della conoscenza. Eppure non è banale chiedersi: cos’è, oggi, la cooperazione per i reggiani? La sentono come una forza amica o come un potere di cui diffidare? E ancora, cosa può aspettarsi la città dalla cooperazione? Sulle prime due domande, lascio ai lettori la valutazione. Sulla terza, voglio tentare una risposta, senza alcuna pretesa esau-stiva, ma con la speranza di contribuire ad un utile dibattito.

La cooperazionee la comunità reggiana

16 aprile 2011notiziario anpi

società

plessiva della città e proponesse, per esempio, un proprio progetto, anche per un’evoluzione positiva del centro storico. In sostanza, occorre un pen-siero cooperativo capace di tenere in equilibrio le interrelazioni fra esigenze di area vasta e resto della città, per evi-tare che lo sviluppo di una parte possa essere causa di depressione del tutto. Non solo, la crisi economica porrà un problema di compatibilità del sistema di welfare reggiano rispetto alla spesa oggi necessaria per sostenerlo. La coo-perazione è, per sua natura, intersetto-riale e può rappresentare la risorsa per la sostenibilità dei servizi alle persone, dei servizi educativi, dei servizi cultu-rali, dei servizi all’abitare, ecc.

4 – FORTEZZA E SENTINELLA DELLA LEGA-LITA’La cooperazione reggiana dev’essere genuina e sicura come il Parmigiano-Reggiano, come l’aceto balsamico e le scuole dell’infanzia di Malaguzzi e Reggio Children. Dev’essere “for-tezza” di legalità interna alle proprie aziende, nel modo di essere imprendi-tori e datori di lavoro, ma anche “sen-tinella” di legalità esterna, sul territo-rio. Sentinella contro l’n’drangheta e le mafie e i tentativi di infiltrarsi nel mondo delle imprese. La cooperazione deve sapersi porre come fattore di svi-luppo economico, di coesione sociale e come fattore di serenità della comunità reggiana.

La città può aspettarsi tutto questo?Claudio Ghiretti

Vivere nella società complessaViviamo in un’epoca estremamente affascinate, ciò non toglie però che vi siano delle forti problematicità con le quali doversi confrontare. Una prima problematica che contraddistingue que-sti anni è la complessità. Il mondo oramai è un piccolo paese in cui tutti siamo collegati con tutti. La maggior parte dei pro-blemi non può più essere affrontata a livello nazionale ma deve essere discussa in un tavolo internazionale. Volete un esempio? Prendiamo l’ecologia. Scendiamo ancora di più nello specifico: il disastroso terremoto che ha colpito il Giappone. Il fatto che su quel territorio ci fossero delle centrali nucleari non è solo un pro-blema giapponese ma è diventato di tutto il mondo. Le nubi radio-attive non si fermano certo alle frontiere nazionali, non chiedono il permesso a nessuno e sorvolano liberamente tutti i territori che desiderano. Oltre a quello ecologico potremmo fare moltissimi altri esempi.

Conoscere per agireDunque la società in cui viviamo è una società complessa. La com-plessità ostacola la comprensione. Se noi desideriamo capire come funziona il contesto sociale nel quale viviamo dobbiamo imbarcar-ci in una difficile avventura. Non si può al giorno d’oggi essere dei “sempliciotti” che dicono per esempio “la colpa della povertà in Italia è tutta degli extracomunitari”. Questa affermazione oltre che essere eti-camente discutibile è anche falsa, non poggia su una corretta analisi del complesso sistema immigratorio che caratterizza l’Italia. Mai come oggi prima di parlare bisogna “sapere”, bisogna conoscere le leve che muo-vono la società e gli effetti che ne derivano. Sulla conoscenza dobbiamo basare il nostro pensiero e le nostre azioni. Qualcuno disse che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, io dico che al giorno d’oggi tra il dire e il mare c’è di mezzo il pensare.

Conoscere la povertàTutto quanto detto vale per tutti gli aspetti che caratterizzano la nostra società, tra questi ovviamente vi è anche la povertà. La povertà al giorno d’oggi è il prodotto di una fitta rete di cause. Al giorno d’oggi non si può più parlare di “povertà” come categoria ma dobbiamo parlare di “poveri”,

LA POVERTA'’ A

REGGIO EMILIA

Uno studio della Caritas

17aprile 2011notiziario anpi

mettendo al centro la persona con la sua com-plessità, dignità e diritti. Per conoscere i po-veri è necessario rivolgersi a coloro che tutti i giorni, da svariati anni, sono a contatto con loro. Vi sono molti soggetti sia pubblici che privati che ascoltano i poveri e i loro proble-mi. Tra questi possiamo citare la Caritas na-zionale italiana che coordina le Caritas dio-cesane. All’interno della Caritas diocesana di Reggio Emilia vi è il “Centro di Ascolto delle povertà” sito in via dell’aeronautica. Questa realtà è stata aperta 15 anni fa e da allora non ha mai smesso di accogliere ed ascoltare per-sone in difficoltà. Attualmente oltre alla re-sponsabile vi lavorano tre dipendenti più un nutrito numero di volontari.

Conoscere la povertà a Reggio EmiliaLo scopo del Centro di ascolto non è solo quello di accompagnare i poveri in un pro-getto di rinascita (lavorando sempre in siner-gia con i servizi pubblici), ma anche quello di proporre alla cittadinanza (ai giovani di un qualche gruppo, ecc.) di collaborare nella presa in carico di queste problematiche. In quest’ottica ogni anno il Centro di ascolto re-dige un dossier sulla povertà a Reggio Emi-la, questa pubblicazione si basa unicamente sui dati raccolti durante l’anno di attività precedente. E’ questa la fonte da cui traggo le informazioni per proseguire questo breve articolo, per cercare di descrivere il fenome-no della povertà nella Provincia di Reggio Emilia. L’ottica di osservazione è dunque attendibile ma parziale, essa potrebbe essere integrata con le osservazioni di altre realtà presenti sul territorio.

La povertà a Reggio Emilia (dall’osserva-torio del Centro d’ascolto della Caritas)I dati dell’ultimo dossier pubblicato si rife-riscono all’anno solare 2009 (ne riportia-mo, per ragioni di sinteticità, solo alcuni). Quest’anno sono passate 2022 persone, ov-vero il 28 percento in più rispetto all’anno precedente. E’ possibile stilare una classifica dei principali bisogni richiesti dalle persone al Centro di ascolto. Il numero fra parentesi si riferisce alle richieste che possono essere più di una per ogni individuo, questo è il motivo per cui il numero delle richieste è superiore al numero delle persone che si sono presentate al Centro d’ascolto.

Problemi economici (1674)Lavoro (1575)Alloggio (512)Istruzione (489)Immigrazione (601)TOTALE BISOGNI (5189)

Ed ora uno sguardo specifico sulle persone che si presentano al Centro d’ascolto di na-zionalità italiana, riportiamo qui di seguito il riepilogo:N° persone: 299 (+28,3%)Percentuale persone “nuove” (prima volta che si presentano): 65,2% Sesso: maschi (70,9%)Età: la metà si collocano fra i 35 e i 54 anniFratture famigliari (separazione, divorzi, ecc.): interessano il 20,9% delle personePoveri lavoratori: oltre il 25% delle persone incontrare hanno un reddito (stipendio o pen-sione), ma non è sufficienteSenza fissa dimora: oltre il 25%

Come la crisi economica ha inciso sulla po-vertà a Reggio EmiliaLa crisi economica ha fatto emergere alcu-ne tipologie di povertà, le riportiamo qui di seguito: Poveri della “prima volta”: con questo ter-mine si intendono coloro che non hanno mai fatto ricorso ai servizi Caritas prima dell’av-vento della odierna crisi economica. Si tratta per lo più di italiani appartenenti al cosiddetto “ceto medio-basso” che sono scivolati lenta-mente nella povertà. Prima della crisi queste persone riuscivano a “sbarcare il lunario” al pelo. Il loro approccio con il Centro di ascol-to è frutto di un percorso difficile di presa d’atto della propria situazione, in cui spesso l’accesso ai servizi Caritas viene vissuto inte-riormente come un fallimento, uno “stigma” negativo di cui ci si deve vergognare.Poveri di “ritorno”: si tratta di quelle perso-ne, in maggioranza straniere, che già erano state incontrate dal Centro d’ascolto negli anni scorsi, nel momento in cui avevano in-trapreso un percorso migratorio individuale. La successiva decisione di ricongiungere i propri famigliari era stata motivata dal rag-giungimento di una autonomia finanziaria (fondata però sui lavori interinali, lavori pre-cari, ecc.). Questa categoria è stata la prima che la crisi ha fatto spostare verso la povertà e sarà molto difficile invertire la tendenza. Si è inceppato il progetto di vivere nell’autosuf-ficienza finanziaria, essi sono ricaduti in una situazione di forte precarietà sia lavorativa che abitativa.I “quasi” poveri di ieri: si tratta di persone che pur non avendo mai avuto accessi ai servizi Caritas, o avendone usufruito saltuariamen-te nei periodi di maggiori difficoltà, hanno sempre “tirato avanti”, grazie ai piccoli arro-tondamenti al reddito. La crisi ha comportato una riduzione delle ore di straordinario, un calo della richiesta di lavori di pulizie ad ore, di servizi di babysitteraggio.

I poveri “consumati” dai meccanismi fi-nanziari e dal gioco: con questo termine si intendono persone che per varie ragioni hanno avuto un accesso facile e spesso semplicisti-co al sistema creditizio slegato da qualsiasi ipo-tesi progettuale concre-ta. Le ragioni sono le più svariate, da chi lo ha fat-to per acquistare beni di consumo, a chi vi ha fatto ricorso attratto da un siste-ma pubblicitario sempre più invasivo, creando in esse nel giro di pochi mesi, una vera e propria dipendenza dal gio-co. Il più delle volte queste persone hanno acquisito una forte dimestichezza nel richie-dere prestiti che le ha portate a perdere il concetto della re-altà. I 4 punti elencati sono le macrotendenze nuove eviden-ziate dall’osservatorio del Cen-tro d’ascolto emersi in seguito alla crisi economica. I suoi ope-ratori hanno elencato molti altri fenomeni (es. la difficoltà per gli uomini di stare a casa tutto il gior-no dal lavoro, il costo degli affitti, ecc.) ugualmente importanti ma meno significativi.

Una approssimativa conclusioneTra il dire e il fare c’è di mezzo il pensare. L’attuale crisi economica è sgorgata da una foce molto comples-sa, essa è difficile da comprendere. Nonostante ciò capire cosa è succes-so è l’unica strada per impostare un cammino di vera rinascita, fondata su basi solide e non sugli errori che hanno permesso l’attuale crisi. Tutte le forze sociali, compresa la componente politi-ca, dovrebbero darsi il tempo prima di agire di pensare qual è la strada migliore per poter impostare una società più equa dove la giustizia sia la regina incontrasta-ta. Devo ringraziare per la stesura di que-sto articolo il mio collega Alberto Pighini (responsabile dell’osservatorio della Cari-tas diocesana) profondo conoscitore della povertà a Reggio Emilia.

LA POVERTA'’ A

REGGIO EMILIA

Matteo Gandini

società

18 aprile 2011notiziario anpi

Dare al fuoco il tragico

compito di fornire la rispo-sta alla violenza della sopraffazione,

che subiscono le parti più giovani delle società arabe, è divenuta ormai una pra-tica talmente diffusa, che indagini recenti indicano come i casi o i tentativi di sui-cidio col fuoco rappresentino oltre il 15 percento dei ricoveri ospedalieri.Pur tuttavia il ciclo storico, che la Tuni-sia e i Paesi vicini stanno vivendo, riveste ancora una caratteristica quasi familiare, nel senso che il movimento rivoluziona-rio risulta assolutamente spontaneo e si estende costantemente, aggregando le fa-sce sociali più diverse. La spontaneità che ha caratterizzato i mo-vimenti rivoltosi di piazza, con risultati imprevedibili e senza una vera leadership politica, ne ha favorito il successo. Se le rivolte popolari fossero state più organiz-zate, dirette da un partito o da un movi-mento organizzato di opposizione, molto probabilmente sarebbero state schiacciate sul nascere dai regimi regnanti, attraverso un ben organizzato soffocamento polizie-sco.Movimenti uniti dalla sola logica del malcontento, una volta diffusi tra la gen-te, anche attraverso Facebook e Google earth, sono riusciti, in meno di un mese, a rovesciare la dittatura di Tunisi, che durava ormai da un quarto di secolo e ad accendere fuochi di rivolta in tutti i Pae-

si dell’Africa settentrionale e del Medio oriente.La scelta che hanno dovuto fare o che debbono fare i rappresentanti delle masse in rivolta, è oggi duplice: o ci si acconten-ta di raccogliere i “guadagni” di democra-zia accumulati dalle sommosse popolari, oppure si deve tendere a cambiare radi-calmente le situazioni precedenti, pun-tando ad un cospicuo rialzo dei risultati politici conseguiti.E’ stato facile, peraltro, constatare come i fautori o meglio gli iniziatori delle rivol-te, siano oggi la vera debolezza nel cam-biamento: la mancanza di veri di dirigenti e l’assenza di un realistico programma politico, ha impedito agli improvvisati rivoluzionari di farsi carico della società, dopo averne rovesciato i vari dittatori e di garantirne la transizione verso un regime democratico e ordinato.In effetti i primi giorni, che hanno segui-to la rivolta popolare e la destituzione dei rais, si sono dimostrati pericolosamente caotici.Liberate dal giogo della censura e dai controlli polizieschi, le organizzazioni politiche di opposizione si trovano im-provvisamente sul palcoscenico della po-litica. Queste formatesi spesso alla scuola della clandestinità, segnate, inevitabil-mente, dalle proprie derive settarie, sono costrette a trovare improvvisati e prov-visori accordi tra i più diversi gruppi di opposizione, anche perché la piazza non

tace ancora, forte della scelta di puntare al massimo livello dei risultati rivoluzio-nari.Un militante della rivolta interpellato in piazza afferma: “Non è perché hai taglia-to la cima di un albero che le sue radici sono state sradicate”.In questo momento una frazione della so-cietà (la borghesia liberale) in quei Paesi che hanno esautorato i vari rais o che lo stanno per fare, si sta attivando col fine di fare scorrere il fiume del sociale nel suo vecchio letto; un’altra parte della socie-tà (la popolazione rurale, impiegati senza futuro, disoccupati, studenti desclassati) punta su una forte valorizzazione degli effetti ottenuti dalla marea protestataria, auspicando che venga spazzata via non solo l’autocrazia invecchiata, ma anche il rispettivo clan di accalappiatori. Ave-re rischiato la vita per consentire ad altri di perpetuare lo stesso sistema, magari artatamente ripulito, non può essere più accettato, anche perché i popoli arabi si stanno scrollando di dosso il giogo della fatalità.La lotta politica, iniziata contro dittature personalizzate, chiede, inevitabilmente, che la stessa venga estesa anche contro il dominio economico di una stantia oligar-chia.Evidentemente tale finalità non trova le-gittima condivisione da parte dei mercati finanziari e, in particolare, da parte del

le matrici delle rivoluzioni contro i rais del Maghreb

estero

Guerra in Libia

19aprile 2011notiziario anpi

estero

Proteste in Barhein

Fondo moneta-rio internazionale (FMI), che si sen-tono tutti fautori

di una libertà diffu-sa, ma che interessi principal-

mente la circolazione dei capitali, il tu-rismo e il mantenimento di zone franche.Infatti, oggi la Tunisia “liberata” viene declassata dall’agenzia di rating Moody’s giustificandola con “l’instabilità del Pae-se in seguito al recente, inatteso cambio di regime”. In tali, confusi contesti nasce, tra gli altri, il timore che l’Islam integra-lista prenda il potere nei Paesi in rivolta, evento questo solo marginalmente consi-derato dalle diplomazie che contano, visto lo scarso ruolo che gli islamici estremisti hanno goduto nelle vicende reali succe-dutesi nei Paesi in rivolta, tanto che Wa-shington, rassicurato, ha abbandonato i regimi governanti alla loro sorte, fidando nell’esistenza di un’alternativa liberale, decisamente borghese e anti integralismo islamico.Permangono ancora, peraltro, tanti deto-natori, sparsi nei Paesi arabi “pacifici”, pronti però ad esplodere in seguito alla crescita economica sperequata, ad alti livelli di disoccupazione, ad apparati po-lizieschi ipertrofici, a giovani istruiti ma senza futuro, ed a borghesie parassite, le quali conducono vita da turisti nel proprio Paese. Lo scoppio imprevisto e tragico di uno di questi, in un Paese, prima appa-rentemente tranquillo come la Libia, ne è la cocente ed evidente dimostrazione. La violenta reazione militare di Tripoli se-guita ai moti rivoluzionari della maggio-ranza del popolo ha dato un nuovo, diver-so risvolto ai movimenti popolari contro dittature dispotiche. La debole reazione dei Paesi europei e lo scarso appoggio dato ai sommovimenti popolari, mantenendo la fedeltà, fino a quando ciò è stato possibile, alle conso-lidate dittature dei Paesi del Nordafrica, ha avuto una netta se pur tardiva reazio-ne, decisa peraltro dall’ONU, dando il via alla “no fly zone” quando Gheddafi è tornato ad essere il feroce tiranno dichia-rando che “ non avrebbe avuto pietà per gli insorti” e avrebbe portato a termine il mattatoio di Bengasi. Tutti i titubanti, gli indecisi, i formalisti si sono trovati di fronte ad una verità che ha spinto a muo-versi con la forza al fine di proteggere

quello che restava del movimento insur-rezionale e di non assistere ad una stra-ge, degna di quella che Saddam compiva contro le tribù sciite irrequiete.Gli appelli all’aiuto rivolti al mondo con-tro la repressione di Tripoli, non proveni-vano da focolai di Al Quaeda, ma erano la voce di una gioventù libica, cresciuta nel sogno di Internet, ma pronta a pagare con il proprio sangue la liberazione dal potere tirannico di Gheddafi. La risposta dell’ONU c’è stata, si è dispiegata in va-ste operazioni militari, che hanno trasfor-mato, peraltro, l’intervento umanitario in una serrata caccia a Gheddafi, forse per fare penitenza di maldestri baciamano.L’esperienza del passato, nel contesto del tentativo di appoggiare le nuove forme di democrazia nei Paesi arabi da parte dell’occidente, anche con interventi di aiuto militare, non deve far dimenticare che i regimi autoritari tendono a creare tra di loro sodalizi ed alleanze di reciproco aiuto per mantenere il potere.Lo dimostrano chiaramente gli ultimi eventi sia del Bahrein, ove l’Arabia Sau-dita e altri staterelli del Golfo, appoggia-no con consistenti aiuti militari Manama contro gli sciiti che sfidano da mesi il re-gime di Khalifa, sia dello Yemen ove il regime yemenita di Ali Saleh è sostenuto da truppe lealiste esterne al Paese, che fanno stragi dei dimostranti popolari del-le tribu Nahd, trascurando gli appelli e le “minacce” di Hillary Clinton. Tornando alla Tunisia, il cui movimento popolare ha dato il via alla diffusione dei sommovimenti in tutti gli Stati del Magh-reb, si può affermare che tale diffusione non si fermerà se la società, nata dalla ri-voluzione popolare, potrà dimostrare una vera capacità di democratizzare il Paese. Se tale condizione non si verificherà nel Paese e nei paesi vicini, si rafforzeranno i regimi autoritari, che ancora resistono alle spinte di democrazia, generate dalle forti proteste e dai sommovimenti di piaz-za.Il poco tempo che rimane all’Occidente per dare una degna risposta di sostegno a tutte le forze popolari e democratiche dei Paesi arabi, senza avviare inutili guerre, è tutto quello che resta per non trasformar-si nel nemico della civiltà e della libertà nel mondo arabo, quando è quello stesso mondo a chiederlo.

Bruno Bertolaso

le matrici delle rivoluzioni contro i rais del Maghreb

Scontri in Libia

20 aprile 2011notiziario anpi

generazioni

Carmen, durante la Resistenza, è in mon-tagna a fianco del padre come staffetta, con delicati incarichi. Continuerà nel suo ruolo anche dopo la perdita del padre e viene quindi trasferita a Milano per ra-gioni di sicurezza. Là si trova con mia madre, Zelina Rossi di San Michele di Bagnolo e la mitica Laura Polizzi Mirka (recentemente mancata), staffette presso il CLN Alta Italia.Dopo la Liberazione la Zanti si impegnò nella vita politica ed assunse l’importante incarico di segretaria della Federazione internazionale delle donne democrati-che, per coordinare e dirigere la politica femminile per l’azione di liberazione, di emancipazione della donna a livello inter-nazionale e per assicurare asili e servizi alle donne, onde poter esercitare il diritto al lavoro. Nel 1963, fu parlamentare alla Camera e poi al Senato, battendosi sempre per i diritti femminili e la ricostruzione del no-stro paese.Carmen, dopo la Liberazione, frequentava

la nostra casa. Io ero una bambina e avevo soggezione di questa figura internaziona-le così diversa da noi contadini mezzadri, che vivevamo in grande ristrettezza. Una donna educata, sensibile, molto colta e raffinata: cercava le cose semplici della campagna, l’orto, la vigna, si interessava della gestione della stalla, voleva assiste-re alla mungitura a mano delle mucche ed assaggiare il latte appena munto. Cose che noi figli di contadini non valorizzava-mo perché date per scontate e sinonimo di arretratezza e miseria in quegli anni. Le piaceva sempre parlare di politica, desiderava non perdere il contatto con le proprie origini e cercava di capire la lotta dei contadini, le difficoltà che bisognava superare dandosi obiettivi politici.Aveva un cruccio e non si dava pace: non solo il vescovo Socche ai tempi della lotta di Liberazione non aveva mosso un dito per salvare suo padre dalla fucilazione, ma nemmeno dopo la Liberazione egli volle aprire gli archivi per far conoscere il tormento vissuto da suo padre duran-

te la prigionia e la tortura. Queste verità Carmen non riuscirà mai a saperle, nem-meno durante i suoi anni di parlamentare e nemmeno tramite l’intercessione di suo marito l’architetto prof. Alighiero Ton-di, ex padre gesuita ed ex vice direttore dell’Istituto di cultura religiosa superiore della Pontificia università gregoriana. La chiesa allora era schierata con i potenti, copriva incongruenze e ingiustizie.Pensando alla figura di Carmen Zanti, come a quella della Iotti, sua contempo-ranea, mi vien da dire che allora il mo-vimento politico promuoveva le donne migliori, con pulizia morale, onestà ed un bagaglio professionale di grande rilievo. Oggi si promuovono le escort che pul-lulano attorno al PDL, vanno a ricoprire incarichi politici dopo aver fatto divertire il Presidente ed il suo entourage…Torniamo ai sani principi della politica pulita e della degna rappresentanza eser-citata dalla colta Carmen Zanti.

Anna Salsi

Carmen Zanti con il marito prof. Alighiero Tondi

Carmen, nata a Cavriago nel 1923, vive in Francia per 14 anni, perché il padre deve sfuggire all’arresto dei fascisti. Dal 1940 è in Italia, vivendo in miseria con il padre in confino, poi dirigente comu-nista partigiano, catturato, torturato e fucilato nel gennaio 1945.

21aprile 2011notiziario anpi

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unastoria di

amicizia

generazioni

Bruna e Irma se ne sono andate in-sieme, a quarantotto ore una dall’al-tra, ai primi di dicembre dello scor-so anno, dopo aver combattuto con dignità a Villa Diamante a Campe-gine la loro battaglia contro la ma-lattia. Non si conoscevano quando si erano incontrate in casa protet-ta, eppure erano accomunate dallo stesso percorso di vita. Bruna Pecchini, mia madre, aveva vissuto tra Godezza di Poviglio, dove era nata, Villa Seta di Ca-delbosco Sopra, dove era andata ad abitare dopo il matrimonio, e Sant’Ilario, dove aveva trascorso la maturità e la vecchiaia. Irma Gibertini invece era di Sassuo-lo, in provincia di Modena, dove aveva vissuto gran parte della sua vita prima di trascorrere gli ultimi anni a Campegine vicino a Renzo, il figlio più giovane.

Bruna si era sposata con Bruno Manzotti all’inizio del 1940 ed era entrata a far parte della sua fami-glia, contadina e antifascista, che comprendeva, oltre i genitori, anche i fratelli Jofre e Jaurès. Dopo pochi mesi dall’entrata in guerra dell’Ita-lia, Bruna diede alla luce mio fratel-lo Flavio. Tutti e tre i fratelli furono dopo poco tempo arruolati e inviati in Grecia e in Iugoslavia. Bruna ri-mase sola con gli suoceri a condur-re il podere.E venne finalmente il 25 luglio e poi l’8 settembre 1943. Jofre e Jaurès riuscirono a tornare a casa mentre Bruno venne internato dai tedeschi in un campo di prigionia in Cecoslovacchia per essersi tra i primi rifiutato di aderire alla Re-pubblica sociale e lì rimase fino alla fine della guerra. Tutta la famiglia entrò a far parte della Resistenza.

22 aprile 2011notiziario anpi

generazioni

Jaurès prese la via dei monti dove diven-ne commissario di una formazione par-tigiana mentre Bruna entrò nelle SAP e divenne staffetta. “Quando mi fu chiesto di collaborare con i partigiani – ricorda in una sua testimo-nianza scritta – fu per me una grande gioia. Come staffette avevamo il compito di portare messaggi e ordini, trasportare materiali, aiutare a trovare case di latitan-za. Dovevamo muoverci con prudenza e usare sempre le parole d’ordine”. Rivide il marito solo a guerra finita quan-do Bruno rientrò in Italia. Era il giugno del 1945 e tutti i componenti della fami-glia erano quel giorno nei campi per la mietitura. “Stavamo mietendo – racconta Bru-na – quando vidi arrivare Ferruccio, un cugino. C’era, secondo me, qualcosa di diverso nel suo modo di camminare, nel suo comportamento. Lasciai cadere a ter-ra la falce e cominciai a correre verso di lui chiedendogli che cosa c’era di nuovo. Lui, quasi con un filo di voce, col grop-po in gola, mi disse: “E’ arrivato Bruno”. Presi la bicicletta e pedalai forte quasi a scoppiare, inseguita da mia suocera che mi urlava di andare più piano. E final-mente potei riabbracciarlo dopo quasi tre anni che non ci vedevamo”. Anche Irma si era sposata molto giova-ne con Antonio Bondavalli che in seguito fece parte di uno dei primi gruppi parti-giani dell’Appennino modenese, quello dei sassolesi. Bondavalli partecipò il 7 gennaio 1944 ad una delle prime azioni partigiane: il disarmo della caserma dei carabinieri di Pavullo.

A seguito di quell’azione, Irma, assieme alle mogli di altri partigiani sassolesi, venne arrestata a Sassuolo e, nonostante avesse due figli piccoli e fosse incinta, venne portata in prigione a Modena e poi internata nel campo di Fossoli dove rima-se tre mesi. Grazie ad un congedo di due giorni per andare a trovare i figli, riuscì a fuggire e a raggiungere la montagna per unirsi ai partigiani. Fece la staffetta durante la Repubblica di Montefiorino e fu costretta a partorire in un locale di for-tuna, non avendo la possibilità di essere ricoverata in ospedale. Dopo la guerra la vita riprese per entram-be in un clima di libertà e di democrazia conquistate anche con il loro contributo e i loro sacrifici.Non fu una vita facile ma la speranza di conquistare nuovi diritti come donne e come lavoratrici spinse entrambe a parte-cipare alle lotte politiche e sindacali che anche in Emilia accompagnarono gli anni della ricostruzione e poi del boom eco-nomico. Bruna, dopo aver lavorato come contadina assieme a mio padre, si trasfe-rì nel 1958 con la famiglia a Sant’Ilario dove conobbe il lavoro di fabbrica alla conserviera Cantarelli e poi alla Super-box. Irma lavorò in ceramica, dove rico-prì anche il ruolo di delegata sindacale. Entrambe crebbero i loro figli, Bruna assieme al marito, Irma da sola dopo la prematura scomparsa del consorte. Quando la mamma si è aggravata, spesso rimanevo accanto a lei fino a tardi e, dopo averle dato il bacio della buonanotte, passavo a salutare anche Irma. Una sera Irma, dopo avermi chiesto, come faceva

sempre, come stava la mamma, mi ha guardato e con tutto l’affanno che il suo respiro faticoso le procurava, mi ha detto: “Marzia, io e la tua mamma ce ne andre-mo insieme”.E così è stato. Come se, accomunate dagli stessi sacrifici, dalle stesse battaglie per gli stessi ideali, dovessero essere insieme anche a conclusione della loro vita e della loro storia.Non solo, com’è naturale, ho provato dolore per la scomparsa di mia madre e di Irma ma anche un’acuta sensazione di vuoto. Ogni volta che scompare qualcuno come loro, qualcuno di questa generazio-ne straordinaria, che non solo ha combat-tuto per la libertà, ma ha scritto la storia dei nostri diritti e dei nostri doveri, sento lo stesso senso di perdita e di vuoto. E’ l’intera comunità che perde qualcosa di importante. E se poi mi soffermo a ri-flettere sul presente, questa sensazione è ancora più forte. Grazie a te, mamma, al papà, a Irma e a tutti quelli come voi che ci hanno mo-strato quanto è importante la dignità di se stessi, il senso del sacrificio, l’impegno nel lavoro, l’onestà e il rigore morale, la passione per la politica perché sorretta da forti ideali, il senso del bene comune, dell’impegnarsi non solo per migliorare la propria vita ma anche quella degli al-tri, il tenere sempre presente i più poveri, gli ultimi, quelli che hanno meno diritti. Ci avete aiutato a distinguere quali sono i valori veri e profondi, quelli di cui in tanti sentiamo la mancanza nella realtà attuale.

Marzia Manzotti

23aprile 2011notiziario anpi

cultura

Mettendo un poco di ordine nelle centinaia di lettere giun-temi in relazione alla mia lunga serie di pubblicazioni, ecco capitarmi tra le mani due lettere inviatemi nell’ormai lontano 1987 dal rag. Effrem Rossi del Pio Istituto Artigianelli, in occasione dell’uscita del libro che avevo dedicato alla Vac-ca Rossa: sua origine e presenza nell’economia e tradizione popolare reggiana.Ora, quando la mia teoria sull’origine della nostra Vacca Rossa reggiana, viene confermata da quasi tutti i zoologi (anche se in verità si dimentica spesso di citarne l’autore), rileggendo queste lettere spedite dal rag. Effrem Rossi, mi sono commosso nel sentire quant’egli abbia saputo interpre-tare con tanta sensibilità e cognizione il significato intimo di questa mia pubblicazione.Quindi a maggior prova di ciò ecco il testo della lettera invia-ta in data 3 luglio 1989 all’allora Sindaco di Campegine ed a me stesso, dopo la pubblicazione del libro.

Riccardo Bertani

NEI RICORDI DEL RAG. EFFREM ROSSIIl rag. Effrem Rossi ha coltivato per decenni, a lato della sua attività professionale, un partico-lare interesse per vari aspetti della storia locale, un interesse testimoniato da numerose pubblica-zioni su “Il Pescatore reggiano”, “Il Filugello”, “Reggio storia”, “Strenna del Pio Istituto Arti-gianelli” (di cui fu per anni direttore).

Suo è anche il volume Il cuore e la memoria, 380 pagine, pubblicato nel 1995 e dedicato a diversi personaggi della storia reggiana. Io lo ricordo anche come abbonato e attento lettore della ri-vista “Ricerche storiche” negli anni in cui ero l’insegnante “comandato” all’Istituto storico Resistenza (a.z.)

LA VACCA ROSSA REGGIANA

Sig. Pierangelo Orlandini - Sindaco di Campegine

Sig. Riccardo Bertani, Via Rimondella n° 1 Caprara, Campegine

Ho ricevuto in omaggio Ia pubblicazione La vacca rossa opera di Riccardo Bertani ed edita a cura e spese del Comune di Campegine: ringrazio

sentitamente autore ed editore per avermi offerto la possibilità di fare un tuffo con la memoria nella tradizione contadina reggiana della prima metà di

questo secolo,

Complimenti al Sindaco Signor Orlandini ed al Comune da lui diretto per la felice e meritoria iniziativa portata a termine; e complimenti all’autore della

pubblicazione per questa sua fatica letteraria che ha colmato una lacuna nel folclore e nella tradizione del nostro mondo agricolo. Infatti, il libro non è

solo un ricordo della tanto apprezzata vacca rossa in auge nell’intera provincia reggiana, ma anche la storia dei contadini della nostra terra in tutte le loro

manifestazioni di vita: la stalla com’era gestita e chi la frequentava; le credenze religiose seguite e rispettate; e poi, con riferimento alla vacca, il parto, la

mungitura, il formaggio ed il burro fatto in case ed infine come si svolgeva il faticoso lavoro dei campi in cui, la vacca rossa era la principale protagonista.

L’autore ha saputo descrivere il tutto con tanto realismo e competenza da far pensare sia a uno che abbia non solo vissuto quel periodo, ma che abbia

addirittura svolto materialmente quei lavori, tanto e scorrevole, sicuro e dettagliato nella sua esposizione: bravo, signor Bertani!

Io ho letto il libro con vero entusiasmo sia perché ho vissuto da vicino quel periodo, sia perché il mio lavoro si è svolto a suo tempo in un settore interessato

al mondo agricolo. Ma poi mi sono chiesto: quanti saranno oggi interessati alla sua lettura malgrado l’impegno profuso dal suo autore?

E purtroppo la risposta che mi sono dato è piuttosto pessimista.

La gente in genere ed in particolare i contadini di quel periodo, cioè quelli meglio in grado di apprezzare il mondo di ieri, per motivi anagrafici sono in

gran parte scomparsi; il progresso, oltre ad aver rivoluzionato il modo di lavorare nelle campagne, ha ridotto la popolazione contadina ai minimi termini

ed i pochi giovani che ancora vi lavorano sono mille miglia lontani dalla mentalità di allora e temo non particolarmente interessati alla vita di sacrificio dei

loro vecchi. Tutto ciò però non toglie minimamente importanza al libro che rimane una seria, valida documentazione storica della vita contadina reggiana

della prima metà di questo secolo. Mi permetto pertanto di consigliare (ci avrà certamente già pensato) al Signor Sindaco

di inviare copia della pubblicazione ai vari archivi storici, alle biblioteche, ai sindacati, alle associazioni agricole di categoria.

alla Comunità Montana; essa rappresenta un documento storico della vita e del folclore contadino della nostra provincia senza

il quale, probabilmente, molti usi e costumi oggi del tutto superati e dimenticati, andrebbero perduti per sempre.

Ancora grazie, complimenti e molti cordiali saluti.

Reggio, 3 Luglio 1989

24 aprile 2011notiziario anpi

cultura

IL LIBRO DI AVIO PINOTTI

Antonio Casoli, Contavamo i cavalli bianchi, Bastogi, Foggia 2010, pagg. 263, Euro 22,00

Con questo volume l’autore ha inteso ricordare e tramandare la memoria di una parte della città di Reggio Emilia e dei suoi abitanti. Il territorio prota-gonista del racconto di Casoli è quello identificabile con l’attuale viale Um-berto I e le vie che ad esso confluisco-no.Da prima della seconda guerra mon-diale e fino al miracolo economico sono raccontati aneddoti e personaggi ormai quasi scomparsi, ma che riman-gono ben vivi nella memoria dell’au-tore e degli abitanti di San Pellegrino. Valga per tutti il mestiere, coi suoi personaggi caratteristici, del biroccia-io che viene a poco a poco scomparen-

do con l’avvento della motorizzazione di massa, simbolo chiaro di benessere, ma anche di un mondo che va scom-parendo.Agli occhi del lettore torneranno alla mente anche la montata, il bar Roton-da, le case Bergomi, gli orti di guer-ra lungo il viale che per tanti anni ha ospitato anche una delle locomotive della CCFR. Oppure la cosiddetta “isola Maddalena”, sede di una nota locanda fino alla fine degli anni Cin-quanta poi demolita per fare posto agli attuali edifici fra via Cassoli, viale Umberto I e viale dei Mille.Un quartiere ben strutturato, con i suoi personaggi, i modi di fare e di dire, come quello di “andare in città” che i suoi abitanti dicevano per indicare il centro storico quando era ancora fisicamente ben separato da San Pelle-

grino da prati e campi; un’espressione tuttora usata sebbene l’urbanizzazione abbia da tempo cancellato le distanze.Il filo conduttore di tutto il testo sem-bra essere il movimento di cose e per-sone che ruotano attorno al quartiere e ai suoi abitanti. Quello lento e sicuro dei birocciai che trascorrono la loro vita sulle rive del Crostolo, quello sbuffante della locomotiva esposta in viale Umberto I, simbolo della coope-razione reggiana, quello sferragliante dei tram che giungono a collegare San Pellegrino con il centro storico, fino alle nuove costruzioni degli anni ses-santa e settanta che occupando lo spa-zio che separava il quartiere dal centro hanno congiunto città e periferia.

Michele Bellelli

San Pellegrino narrata da Antonio Casoli

Il 27 febbraio u.s., a Fabbrico, in occasione della manifestazione commemorativa della battaglia del 27.02.1945, Avio Pinotti ha fatto omaggio, con dedica, a Roma-no Prodi, applauditissimo oratore nella circostanza, del suo libro autobiografico già segnalato su queste pagine pubblicando la prefazione di Antonio Zambonelli.Il 1 marzo successivo l’ex Presidente del Consiglio ha ringraziato Pinotti con la lettera manoscritta che qui pubblichiamo.

Bologna, 1 Marzo 2011Caro Pinotti,Un libro che è ancora oggi una fresca testimonianza di un periodo eroico. Una lettura utilissima anche per fare oggi un esame di coscienza sul manteni-mento (da parte nostra) delle speranze e degli impegni di allora.

Con molta amiciziaRomano Prodi

Romano Prodi: “La ringrazio di cuore per avermi dedicato I racconti del Ribelle…”

Sig. Pierangelo Orlandini - Sindaco di Campegine

Sig. Riccardo Bertani, Via Rimondella n° 1 Caprara, Campegine

Ho ricevuto in omaggio Ia pubblicazione La vacca rossa opera di Riccardo Bertani ed edita a cura e spese del Comune di Campegine: ringrazio

sentitamente autore ed editore per avermi offerto la possibilità di fare un tuffo con la memoria nella tradizione contadina reggiana della prima metà di

questo secolo,

Complimenti al Sindaco Signor Orlandini ed al Comune da lui diretto per la felice e meritoria iniziativa portata a termine; e complimenti all’autore della

pubblicazione per questa sua fatica letteraria che ha colmato una lacuna nel folclore e nella tradizione del nostro mondo agricolo. Infatti, il libro non è

solo un ricordo della tanto apprezzata vacca rossa in auge nell’intera provincia reggiana, ma anche la storia dei contadini della nostra terra in tutte le loro

manifestazioni di vita: la stalla com’era gestita e chi la frequentava; le credenze religiose seguite e rispettate; e poi, con riferimento alla vacca, il parto, la

mungitura, il formaggio ed il burro fatto in case ed infine come si svolgeva il faticoso lavoro dei campi in cui, la vacca rossa era la principale protagonista.

L’autore ha saputo descrivere il tutto con tanto realismo e competenza da far pensare sia a uno che abbia non solo vissuto quel periodo, ma che abbia

addirittura svolto materialmente quei lavori, tanto e scorrevole, sicuro e dettagliato nella sua esposizione: bravo, signor Bertani!

Io ho letto il libro con vero entusiasmo sia perché ho vissuto da vicino quel periodo, sia perché il mio lavoro si è svolto a suo tempo in un settore interessato

al mondo agricolo. Ma poi mi sono chiesto: quanti saranno oggi interessati alla sua lettura malgrado l’impegno profuso dal suo autore?

E purtroppo la risposta che mi sono dato è piuttosto pessimista.

La gente in genere ed in particolare i contadini di quel periodo, cioè quelli meglio in grado di apprezzare il mondo di ieri, per motivi anagrafici sono in

gran parte scomparsi; il progresso, oltre ad aver rivoluzionato il modo di lavorare nelle campagne, ha ridotto la popolazione contadina ai minimi termini

ed i pochi giovani che ancora vi lavorano sono mille miglia lontani dalla mentalità di allora e temo non particolarmente interessati alla vita di sacrificio dei

loro vecchi. Tutto ciò però non toglie minimamente importanza al libro che rimane una seria, valida documentazione storica della vita contadina reggiana

della prima metà di questo secolo. Mi permetto pertanto di consigliare (ci avrà certamente già pensato) al Signor Sindaco

di inviare copia della pubblicazione ai vari archivi storici, alle biblioteche, ai sindacati, alle associazioni agricole di categoria.

alla Comunità Montana; essa rappresenta un documento storico della vita e del folclore contadino della nostra provincia senza

il quale, probabilmente, molti usi e costumi oggi del tutto superati e dimenticati, andrebbero perduti per sempre.

Ancora grazie, complimenti e molti cordiali saluti.

25aprile 2011notiziario anpi

cultura

Il 6 marzo scorso più di centocinquanta persone residenti nel quartiere di San Pel-legrino (Circoscrizione Reggio Sud) donne e uomini, giovani ed anziani hanno parteci-pato al centro insieme di via della Canalina, in una bella giornata di sole e di annuncio della primavera, ad un incontro emozionan-te e coinvolgente, promosso dalla sezione ANPI di San Pellegrino, tramite il Coordi-namento provinciale femminile, dal sinda-cato SPI CGIL unitamente alla Camera del lavoro Reggio Sud, in collaborazione con la Circoscrizione Reggio Sud e con l’apporto determinante della Rete degli studenti medi di Reggio Emilia. Tema dell’incontro “Esi-stere o resistere: memorie di donne della Resistenza a Reggio Emilia”. Si è voluto, in sostanza, rendere per la prima volta omag-gio e doveroso riconoscimento alle tante donne, numerosissime staffette, partigiane,

combattenti, patriote, che, nelle forme più diverse, e col proprio personale impegno, hanno reso possibile la vittoria della Re-sistenza al fascismo e nazifascismo nella zona del capoluogo che va da Rivalta, Co-violo sino a San Pellegrino. Generazioni di donne che, irrompendo sul-la scena pubblica, si sono assunte respon-sabilità anche nella fase della ricostruzio-ne del tessuto democratico e civile locale, nello sviluppo delle lotte per l’emancipa-zione femminile e per la costruzione del-la rete dei servizi educativi, assistenziali, culturali, ricreativi, contribuendo in modo decisivo alla qualità dell’abitare, del vive-re civile e delle relazioni sociali in quello specifico territorio. Ne è nato un primo AL-BUM PARTIGIANO, che raccoglie foto di riconoscimento delle donne coinvolte, attingendo agli archivi dei cartellini di ri-

conoscimento conservati presso Istoreco e ANPI provinciale. Certamente tante donne, che pure hanno agito e contribuito, resta-no sconosciute, ancora non identificate e ci auguriamo che nel corso del progetto di ricostruzione della storia del quartiere sarà possibile, con la collaborazione diretta dei cittadini, raccogliere altri nomi, altre storie, altri eventi che hanno portato quel territorio ad avere una sua specifica identità, grazie al ruolo peculiare delle donne. Nell’incon-tro di presentazione del progetto, ricco di emozioni, suggestioni, riflessioni sono state raccontate, con l’aiuto di un video con le loro testimonianze, le storie di alcune pro-tagoniste (Maria Montanari, Eva Lini, Lidia Valeriani, Rina Pivetti, Ione Bartoli, Loretta Giaroni). Le testimonianze, la lettura di po-esie e documenti dei Gruppi di difesa del-la donna e l’intervento di Annita Malavasi

Presentato un progetto che guarda al futuro

«Tema dell’incontro “Esistere o resiste-re: memorie di donne della Resistenza a Reggio Emilia”. Si è voluto, in sostanza, rendere per la prima volta omaggio e do-veroso riconoscimento alle tante donne, numerosissime staffette, partigiane, com-battenti, patriote, che, nelle forme più di-verse, e col proprio personale impegno, hanno reso possibile la vittoria della Re-sistenza al fascismo e nazifascismo nella zona del capoluogo che va da Rivalta, Coviolo sino a San Pellegrino…»

6 marzo 2011. Al Centro insieme della Canalina (Reggio Emilia)

di ieri e di oggi insieme

26 aprile 2011notiziario anpi

cultura

Laila hanno contribuito a rievocare scenari e contesti.Veri e propri protagonisti dell’iniziativa sono stati i ragazzi e le ragazze della Rete degli studenti medi, che hanno curato la regia dell’evento in forma di “narrazione” teatrale, e che hanno saputo tenere insieme la memoria, la riflessione sul presente e l’imma-ginazione del futuro. I loro contributi hanno messo a confronto la realtà delle giovani di allora e quella di oggi, hanno parlato delle loro speranze ed aspirazioni, di come vorrebbero il futuro. Un futuro nel quale possano essere realtà e vita concreta valo-ri universali ed ancora attuali: il rispetto per la persona umana, l’eguaglianza, la solidarietà e la responsabilità, valori che hanno animato le tante donne semplici e normali che hanno contribuito alla nostra libertà e ai nostri diritti e che animano ora la parte migliore della nuove generazioni di oggi. Le resistenti di ieri, vere e proprie “madri” della repubblica e della Costituzione, ci richiamano alle responsabilità delle generazioni per difendere e tutelare quei valori ed i diritti conquistati, ma l’incontro al Cen-tro insieme dimostra che tanti giovani e ragazze di oggi sono già pronti a raccogliere il testimone.

Eletta Bertani

Si è aperta – in occasione del 15° Congresso ANPI – una nuova stagione di progettazione e di editoria resistente a Reggio Emilia. Nuovi strumenti sono stati predisposti per accompagnare il lavoro della memoria resistente nei quartieri, nelle circoscrizioni del capo-luogo a partire dalle esperienze e dalle urgenze del presente. Ne è nato un Album partigiano dedicato anzitutto alle donne che hanno combattuto la propria guerra di Liberazione e di emancipa-zione sul territorio, come partigiane combattenti, patriote, come staffette o senza alcun riconoscimento né civile né militare. L’esigenza, nata da un’idea del Coordinamento donne ANPI, dalla sezione ANPI San Pellegrino e dallo SPI CGIL (Lega 4a e provin-ciale) di attualizzare fonti archivistiche significative come i car-tellini di fotoriconoscimento conservati presso gli archivi ANPI e Istoreco, è stata quella di restituire loro valore e dignità comuni-cativa d’avanguardia, soprattutto nei confronti di tutte le giovani generazioni, gli studenti, oltre che le famiglie di queste protagoniste della Resistenza e della nuova stagione democratica sul territorio.

L’Album mira a colmare una lacuna vistosa nelle azioni di rico-noscimento collettivo di un territorio alle proprie madri fondative, a tutte coloro che hanno contribuito di persona alla rinascita della città, contribuendo con la propria biografia a chiudere il capitolo della guerra di Liberazione. L’Album partigiano, organizzato secondo il clichet delle figurine delle resistenti, da ritrovare e incollare – mito e attrazione per mol-tissime generazioni di giovanissimi di molte stagioni passate e pre-senti – ricostruisce in una galleria di memoria fotografica le donne (di cui abbiamo trovato traccia nella documentazione) che hanno partecipato attivamente alla ricostruzione democratica del territo-rio; ciò non esaurisce tuttavia un lavoro di riconoscimento collet-tivo più profondo e autentico, che potrà viaggiare anche attraverso l’oralità, i racconti, il passaparola che ancora vive tra i testimoni anche delle generazioni seguenti.L’Album partigiano appartiene a un progetto di riconoscimento collettivo più ampio dal titolo “Esistere o Resistere” che consiste in recupero di memoria presente attraverso documentari, interviste, azioni di rianimazione territoriale e di qualità dell’abitare democra-tico e partecipato, attraverso il pensiero e la pratica delle donne; un progetto che si intende riportare – se godrà di buona fortuna – su tutte le circoscrizioni e i territori del capoluogo e della provincia.

Se non ora, quando? L’album partigiano è acquistabile anche pres-so la sede SPI CGIL lega 4a presso la Camera del Lavoro Reggio Sud di Via Bismantova, 7.

Per informazioni, presentazioni e progettazione condivisa anche con gli istituti scolastici del territorio, si può telefnare all’ANPI provinciale (0522 432991) o alla Camera del Lavoro Reggio Sud, Via Bismantova Reggio Emilia (0522 457500)

Presentato un progetto che guarda al futuroA Reggio Emilia un album R(E)sistente

6 marzo 2011. Al Centro insieme della Canalina (Reggio Emilia)

27aprile 2011notiziario anpi

cultura

Questa breve biografia appartiene a Sté-phane Hessel, che nell’ottobre scorso ha scritto un manifesto diventato, in pochis-simo tempo, un caso letterario. Indigna-tevi! pubblicato da add Editore, (Indignez vouz! edito, in Francia, da una piccola casa editrice, Indigène Edition di Mon-tpellier) è un monito alle giovani gene-razioni (e non solo) perché l’indifferenza ritorni ad essere “il peggiore di tutti gli atteggiamenti”. Poco più di trenta pagi-ne, per ricordare che la Resistenza è nata dall’indignazione, e per esortare i giovani a ridare vita a questo sentimento. A loro dice “guardatevi attorno, e troverete gli argomenti che giustificano la vostra indi-gnazione…”.A 93 anni Hessel non è stanco. Parla del futuro. E ricorda che “la violenza volta le spalle alla speranza”. È la non violenza il motore della speranza. Cita Mandela e Martin Luther King, auspica che “le so-

cietà moderne sappiano superare i conflit-ti attraverso una comprensione reciproca e una pazienza vigile”. Salvaguardare i diritti, prima di tutto! E’ la loro violazio-ne che deve provocare l’indignazione! E di motivi ce sono tanti. Il trattamento di-sumano riservato agli immigrati, ai senza tetto, ai rom, ma anche una politica che aumenta il divario fra molto ricchi e mol-to poveri, che mette in discussione lo sta-to sociale, che permette che i media siano nelle mani di pochi. Parla della Francia di Sarkozy, ma il monito di Hessel è più che mai attuale anche in Italia. Più volte dalle pagine di questo giornale ho espresso la mia rabbia nei confronti di una linea politica dettata dalla maggio-ranza di governo che calpesta giorno per giorno i diritti fondamentali dell’uomo. Lo fa con i continui attacchi alla nostra Costituzione, con un’informazione devia-ta, con delle leggi palesemente razziste.

Leggere Hessel ridà speranza. “Ha pro-vocato il risveglio di un popolo, finora molto passivo”, ha detto di lui il filosofo Edgar Morin.Abbiamo il dovere ribellarci! Di ribellarci a questa politica che gioca senza scrupoli sulle nostre vite, sulle vite di chi scappa dai conflitti e di chi è vittima della nostra ignoranza, che alimenta l’intolleranza e le guerre fra poveri, che volutamente au-menta le incertezze e le insicurezze per renderci più deboli in questo momento così delicato per la società.Indignamoci, come hanno fatto i nostri padri abbracciando gli ideali della Resi-stenza. La loro indignazione ci ha rega-lato un futuro migliore, la libertà, la Co-stituzione. Difendiamo questi diritti. Ri-cordiamoci che le conquiste non sono per sempre, e noi abbiamo il dovere di ridar loro vitalità.

Anna Fava

“Indignamoci, come hanno fatto i nostri padri abbracciando gli ideali della Resistenza. La

loro indignazione ci ha regalato un futuro mi-gliore, la libertà, la Costituzione. Difendiamo

questi diritti. Ricordiamoci che le conquiste non sono per sempre, e noi abbiamo il dovere

di ridar loro vitalità”.

Ribellarsi è giusto

Novantatré anni, berlinese di nascita ma francese d’adozione, resi-stente durante la seconda guerra mondiale, deportato a Buchenwald e co-redattore della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”.

28 aprile 2011notiziario anpi

cultura

Il racconto di “un gesto naturale”. Nella mattinata di martedì 1° febbraio oltre 800 studenti si sono ritrovati al Teatro Ariosto di Reggio Emilia per ascoltare le testimo-niane di Giacomina Castagnetti, Giovanna Quadreri e Fernando Cavazzini, tre reggiani che prima si sono opposti alla guerra, a ri-schio della propria vita, e poi si sono uniti alla Resistenza.Quella andata in scena il 1° febbraio al Tea-tro Ariosto è stato uno dei quattro momenti di preparazione del Viaggio della Memoria 2011, che ha portato quasi mille reggiani in visita a Berlino, la capitale della Germania oggi e cuore del potere nazista durante la seconda guerra mondiale.Il primo protagonista avrebbe dovuto esse-re Ludwig Baumann, novantenne tedesco di Brema, disertore della Wehrmacht del 1942 e fondatore dell’Associazione del-le vittime della Giustizia Militare Nazista. Ma Baumann, a causa di seri problemi di salute, non ha potuto raggiungere Reggio Emilia e il suo posto è stato preso con gran-de disponibilità e generosità da Giacomina

Castagnetti, Giovanna Quadreri e Fernando Cavazzini, che hanno raccontato ai ragazzi reggiani la loro esperienza. Quest’anno il Viaggio della Memoria è pro-prio dedicato al ripudio della guerra ai tem-pi della guerra.Giacomina Castagnetti, proveniente da una famiglia antifascista, è stata fra le fondatrici dei Gruppi per la Difesa della Donna, e fra le più impegnate a convincere i giovani reg-giani ad abbandonare la divisa visto il disa-stro che la guerra provocava in tante, tante famiglie. Giovanna Quadreri di Marola, nel 1943, si recò in bicicletta a Ferrara a soli 16 anni per raggiungere il fratello e altri ami-ci, tutti sotto le armi, e aiutarli a disertare, fornendo loro vestiti civili per poter fuggire dalla caserma. Negli anni della Resistenza, ha combattuto come staffetta, lavorando per il comando alleato a Secchio di Villa Mi-nozzo.Fernando Cavazzini, giovane e promettente operaio delle Reggiane, partecipò nel luglio del 1943 alle manifestazioni della fabbrica, deciso a non produrre più armi per la guer-

ra in corso. E dopo salì sui monti reggiani, prendendo parte alla lotta partigiana con il nome di battaglia “Tony”, capo di una leg-gendaria squadra di sabotatori.I tre hanno parlato della loro scelta di rifiu-tare la guerra, e della loro attività per con-vincere anche altri giovani come loro a ri-fiutare quell’orrore. “E’ stato un gesto natu-rale, non è stato necessario pensarci molto”, hanno detto nel corso dell’incontro, iniziato con le domande proposte da Matthias Dur-chfeld di Istoreco, coordinatore del Viaggio della Memoria e proseguito con tantissime domande degli studenti reggiani, entusia-sti dei racconti dei protagonisti e della loro vivacità. Il Viaggio della Memoria vero e proprio si snoderà in tre diversi Viaggi, di cinque giorni ciascuno, che coinvolgeranno in totale un migliaio di persone. I tre Viaggi si sono svolti dal 15 al 19 feb-braio, dal 22 al 26 febbraio e dall’1 al 5 marzo.

Adriano Arati

Giacomina Castagnetti, Giovanna Quadreri e Fernando Cavazzini

La preparazione al Viaggio della Memoria di Istoreco

800 studenti al Teatro Ariosto applaudono i partigiani reggiani

Da sinistra; Matthias Durch-feld, Giovanna Quadreri, Gia-comina Castagnetti e Fernando Cavazzini

Il teatro gremito di studenti

29aprile 2011notiziario anpi

cultura

“Oh che sensuale e travolgente signora che sei Berlino, più volte il tuo volto è stato sfregiato violentemente con un lungo coltello. Quello che ti rimane ora è una cicatri-ce, così profonda e maledettamente indelebile formata da cemento e sangue, da lacrime nere e sguardo vuoti. Quanto sei coraggiosa mia cara Berlino, resistente e vivace. La tua pelle odora di sudore e fatica, lo sento il tuo cuore pul-sante e vivo che mi contagia, mi emoziona e mi fa vibrare l’anima. Queste parole sono per te città dai mille colori, e per voi, con cui ho conosciuto altri aspetti della storia. Per non dimenticare. Mai”.

“E’ stata un’esperienza molto interessante e coinvolgente, specialmente la visita al lager femminile di Ravensbrück perché ho potuto immedesimarmi davvero nelle deporta-te e anche nelle sorveglianti, comprendendo la meccanica di un campo di concentramento: una vera e propria indu-stria di morte”.

“Quando siamo partiti c’era la neve e ci lamentavamo per il peso delle valigie. La voglia era troppa di partire per que-sto viaggio così importante, troppa era anche la voglia di stare insieme e lasciare a casa tutti i pensieri e le preoccu-pazioni riguardanti l’esame di maturità. Bene, ora siamo stiamo rientrando a casa e tutti i pensieri precedenti, tutto quelli che a noi sembrano essere enormi e irrisolvibili, ap-paiono successivamente piccoli. Questa esperienza ci ha fatto crescere e riflettere su quanto la crudeltà dell’uomo può diventare insopportabile. Ci sono state persone che hanno vissuto situazioni indescrivibili, impensabili e noi, andando nel campo di Ravensbrück siamo riusciti a capi-re la crudeltà di tutto: fame, sete, scarsa igiene, vergogna, torture, violenza, odio… queste sono le parole giuste per descrivere l’orrore e non sono nemmeno abbastanza. Per questa ragione dobbiamo ringraziare chi è riuscito ad or-ganizzare questo viaggio. Davvero, grazie di tutto”.

“Ravensbrück. Un luogo desolato, fuori dal mondo, ma-linconico. Entriamo calpestando quel terreno che circa 60

anni fa, prima di noi, scricchiolava sotto il passo stanco di migliaia di depor-

tate. È freddo. Un freddo gelido che penetra nelle ossa e ci costringe a rabbrividire. Tremiamo sotto ai nostri piumini, i nostro maglioni pesanti, siamo vestiti a strati eppure ab-biamo freddo. Allora basta un attimo per ricordare che in quello stesso luogo, con quello stesso clima, migliaia di persone andavano vestite con una sola divisa non certo adatta a proteggere quei corpi fragili. Nel mentre la guida racconta dei lunghi appelli durante i quali si era costretti a stare in piedi anche per ore. Proibito qualunque mezzo per cercare di difendersi dalla rigidità del clima. Uniamo la fame, la stanchezza, la paura, gli stenti, le malattie non serve molto per capire fino a che punto la crudeltà umana riesca ad arrivare. Non è possibile comprendere lo stato d’animo di un prigioniero in un campo di concentramen-to, è completamente fuori da ogni logica umana, soprat-tutto per noi abituati a lamentarci pur possedendo anche più del superfluo”.

“Un nodo stretto in gola per le assurdità umane, lo sto-maco era chiuso davanti al sangue versato su quel terreno arido tanto d’erba quanto d’umanità; gli occhi rimane-vano lucidi e bagnavano disperati la baracca con lacrime d’angoscia mista a rabbia. Ancora oggi è obbligo chieder-si il perchè ed è obbligo chiedersi anche di quanto san-gue ha ancora bisogno l’egoismo umano. Le parole non bastano per comprendere ciò che hanno vissuto milioni di deportati. I campi di concentramento, i luoghi della memoria, devo-no essere visitati di persona. Bisogna sentire sulla propria pelle ogni ingiustizia subita da qualsiasi uomo sulla faccia della terra, bisogna saper tremare d’indignazione davan-ti ad ognuna di queste ingiustizie. Siamo noi che dobbiamo portare avanti e raccontare alle generazioni future ciò che successe allora. Noi abbiamo la fortuna di sentire testimonianze di persone che han-no lottato, che sono scappate, che sono sopravvissute a questo orrendo sterminio. Noi oggi abbiamo dunque la responsabilità, anzi, il dovere e l’obbligo morale di portare avanti la MEMORIA”.

“Un viaggio, un’ esperienza forse anche qualcosa di più. Qualcosa che ti fa ragionare, capire e illumina quello che

prima non riuscivi a vedere. Ed è qui che oltre al cous-cous, nachos, le bir-

Un Viaggio unico, impegnativo quanto difficile. Sabato 5 marzo è terminata l’esperienza a Berlino del Viaggio della Memoria 2011 di Istoreco, che dalla metà di febbraio alla prima settimana di marzo ha portato mille reggiani, quasi tutti studenti delle superiori, in visita a Berlino, ai campi di prigionia della zona e ai luoghi simbolo del nazismo e della guerra fredda. In ognuna delle tre tornate le ragazze e i ragazzi in Germania hanno formato una piccola redazione di viaggio per elaborare nottetempo la loro esperienza. Diversi articoli si potevano leggere sulla “Gazzetta di Reggio” oppure su www.istoreco.re.it, e ora la collaborazione stretta fra Istoreco e ANPI durante la preparazione al viaggio (vedi articolo sulle testimonianze) continua con la pubblicazione di alcune riflessioni degli studenti.

Viaggio della Memoria 2011 a Berlino

30 aprile 2011notiziario anpi

culturare, le chiacchierate nei corridoi a notte fonda e le risate, c’è lei, quella luce che illumina ogni cosa del passato e che illuminerà il tuo cammino futuro. Perché sen-za passato non c’è futuro, l’uno la conseguenza dell’altro, l’uno l’esperien-za da cui devi imparare e migliorare per fare sempre meglio. Poche parole forse, le stesse che sono servite a Ravensbrück davanti a quel lago che è anche la culla delle ceneri di migliaia di ebrei, per far accendere in me quella luce.. che illumina ogni cosa del passato”.

“Un’aspetto che ci ha molto colpito è la continua “ostentazione” della storia. Infatti la maggior parte dei monumenti, se non tutti, sono collegati diret-tamente o indirettamente al periodo pre e post nazista. Abbiamo utilizza-to il termine “ostentare” perchè i monumenti cittadini, come quello dedi-cato agli ebrei sterminati, sono enormi, frequenti e centralizzano l’intera attenzione sulle vittime della seconda guerra mondiale.Berlino, inoltre, è straordinariamente disciplinata, pur essendo una delle capitali più popolose. Estremamente grande ma estremamente accoglien-te, Berlino, nonostante le caratteristiche metropolitane, ti assorbe nella sua dimensione: è multietnica, offre locali, divertimento, cultura ma so-prattutto molteplici opportunità per il mondo giovanile. Berlino è vivace, poliedrica, frizzante”.

“Cosa pensano i ragazzi di oggi di ciò che è venuto prima di loro, di un periodo buio della storia, una macchia? Certo, non tutti sono informati, molti hanno una visione distorta delle cose, non tutti vogliono adden-trarsi nel groviglio della storia. ARBEIT MACHT FREI. Vieni subito colpito da questo emblema dei campi, ecco, questo tutti i ragazzi lo conoscono. Cosa salta all’occhio entrando in questo posto?Il freddo, certo. Provate a immaginarvi, noi abbiamo cinque strati di vesti-ti, loro avevano una sottile camicia a righe. Forse neanche questo colpisce tutti.Ci addentriamo nel campo, tutti volti così, per distogliere il vento gelido dalla faccia, e noti una torretta sopraelevata. Pensa, in questo momen-to ci starebbero sparando, abbiamo oltrepassato il passo della morte, un mucchio di sassi e più in là filo spinato, ai tempi carico di elettricità. Forse neanche questo colpisce proprio tutti. 50.000 deportati, venti guardie. Quante? venti.Ecco, quella torretta ci torna in mente, da essa una mitragliatrice control-lava tutte le baracche. Si respira un’aria di morte spaventosa in questi luo-ghi, morte ovunque. Le sezioni sono divise per i lavori svolti dai deportati, e le postazioni rappresentate da una lettera. A, B, C ... Z. Occhio a passare da questa pero’. Li finisce l’alfabeto, e insieme la tua vita. Camere a gas, forni crematori, fosse di fucilazione, ecco l’ultima postazione.Vediamo una specie di barella nel museo, ci chiediamo se per caso fosse usata per trasportare i feriti, forse per aiutare gente in difficoltà; ecco, questa era usata per inserire i condannati in un forno. Morte. I ragazzi lasciano fiori e scattano fotografie.

Ci vuole roba forte per attirare l’attenzione, ma que-sto si, che colpisce proprio tutti”.

ore 16.00c/o la rotonda di Santo Stefano, Reggio Emiliavisita guidata in centro storico con banda musicale e letture a cura degli studenti del Viaggio della Memoria

ore 18.00c/o Istoreco, Via Dante 11, Reggio Emiliaaperitivo con Bio-Bar “Bevo per NON dimenticare - un brindisi alla Liberazione!”

proiezione del videosul Viaggio della Memoria a cura degli studenti di Montecchio

proiezione della mostra fotografica Viaggio della Memoria a cura degli studenti di Correggio

musica dj set con RadioRumore

per info: www.istoreco.re.it

L’esperienza a Berlino si è conclusa, in realtà il progetto Viaggio della Memoria e proseguito con tante attività a Reggio in questi mesi.Alla fine di tutti i dovuti momenti di studio e di riflessione vi invitiamo tutti t tutte sabato 30 aprile a brindare con noi alla Liberazione!Per non dimenticare che il 25 aprile è una festa!

Il diario online del Viaggio della Memoria 2011 su: www.istoreco.re.it 31aprile 2011

notiziario anpi

Potremmo utilizzare i termini più diversi oppure, come ormai è in uso in questo Pa-ese, cambiare il senso alle parole. Dire, ad esempio, che bombardare a tappeto la Libia di Gheddafi è un’azione umanitaria e del tutto legittima perche l’ONU l’ha autorizzata, e provare a crederci. Ma la realtà è che, ancora una volta, siamo in guerra. Una guerra fatta apparire, anco-ra una volta, come inevitabile, perché è sempre colpa di qualcuno particolarmen-te cattivo che solo ora è diventato così cattivo. Prima no, o forse non era così importante. Ne deriva una sensazione di surreale inquietudine che spinge chi ha voglia di imbastire uno straccio di ana-lisi a chiedersi: ma da dove potremmo cominciare?

E allora, si potrebbe cominciare dal mal-ridotto art. 11 della nostra Costituzione, invocarne il rispetto per l’ennesima vol-ta dopo gli sfregi di Iraq, ex Jugoslavia e Afghanistan, ovvero ricordare il ripudio della guerra. Ma ci sarebbe subito qualcu-no che ci vorrebbe far capire che no, non siamo in guerra, stiamo solo applicando una risoluzione dell’ONU. E ci ricorde-rebbe (come ha fatto il Presidente Napoli-tano) che esiste anche il secondo comma, in base al quale sono consentite “in con-dizioni di parità con gli altri Stati, le limi-tazioni di sovranità necessarie a un ordi-namento che assicura la pace e la giustizia tra le nazioni”, promuovendo e favorendo

le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. Così, come d’incanto, la guer-ra non si chiamerebbe più guerra.Oppure, potremmo cominciare dalla con-siderazione che la politica internazionale ha dato a Gheddafi in nome di interessi economici rilevanti (petrolio e gas) pur nella assoluta consapevolezza del regime dittatoriale ormai vecchio di 41 anni che, guarda un po’, risulta efferato e crimina-le solo adesso. Ci potremmo chiedere, ad esempio, come mai la BP, azienda molto vicina al governo inglese, ha avviato nel 2007 un piano di investimenti, in terri-torio libico alla ricerca del petrolio, per circa 900 milioni di dollari. O della parte-cipazione libica del 3 percento nel gruppo editoriale del Financial Times.Oppure ancora, potremmo chiedere dei contratti per dieci milioni di euro annun-ciati da Sarkozy nel 2007 o delle insisten-ti voci di finanziamento della campagna elettorale dello stesso Sarkozy con i soldi libici. Per stare dalle nostre parti potrem-mo chiedere conto dei sontuosi contratti delle imprese italiane in Libia, a favore di ENI e che garantisce un approvvi-gionamento di gas e petrolio poco al di sotto del 30 percento del fabbisogno na-zionale; o a favore dell’industria bellica e specialmente di Finmeccanica, in grado di garantire storicamente a Gheddafi armi e sistemi d’arma, aerei, elicotteri, moto-vedette e quant’altro (le autorizzazioni alla esportazione in Libia di armi italiane

sono passate dai 93 milioni di euro del 2008 al 111,8 milioni di euro nel 2009). Oppure ancora, potremmo chiedere conto delle partecipazione azionarie libiche in Unicredit, Impregilo, e nelle stesse ENI e Finmeccanica. Potremmo partire anche dalla consapevolezza americana della grande occasione di trovare, attraverso i sommovimenti di questi mesi, una stabile collocazione in nord Africa, notoriamente zona di influenza europea. Oppure, dallo strano e sospetto attendismo politico e di-plomatico di coloro che ora si presentano come “volenterosi”. Dalla mancanza di un serio percorso di mediazione politica internazionale diretto a individuare cre-dibili proposte di conciliazione interna al conflitto che si andava profilando. Po-tremmo parlare della sospetta diffusione di notizie provenienti dalla Libia ormai sprofondata nella guerra civile, con le quali da un lato si amplificavano avveni-menti mai adeguatamente documentati, come i bombardamenti dei jet libici sui civili inermi o foto fasulle di fosse comu-ni, e – dall’altro – si davano per scontate le ore di Gheddafi e lo si dava passeggero, insieme a tutta la sua numerosa famiglia, su tutti gli aerei che decollavano da Tripo-li. Oppure, (e i due aspetti sono collega-ti), potremmo cominciare dalla strisciante informazione del consenso, dall’insop-primibile desiderio che montava in ognu-no di noi “a fare qualcosa”, quando per “qualcosa” si intende possibilmente un intervento armato, una lezione al tiranno e una gratificazione a un nostro irrefrena-bile anelito di giustizia planetaria. Una incessante propaganda di parte alimentata da notizie non verificabili atta ad indi-gnare l’opinione pubblica mondiale, una sorta di costante quotidianità del dramma della popolazione civile libica, un farcene gradualmente carico sino alla condivisio-ne di un intervento militare, basta che tut-to ciò finisca. Un altro interessante punto di partenza potrebbe essere il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione italo-libico platealmente sottoscritto solo sette mesi fa dal governo Berlusconi (ma

NO FLY ZONE ED ALTRE STORIE

32 aprile 2011notiziario anpi

ad onor del vero, già messo in cantiere dal governo Prodi), all’interno del qua-le vi sono articoli che meritano di esse-re riportati integralmente, tanto rendono evidente l’ipocrisia che vi è contenuta. Ed allora citiamo il diritto di ciascuna parte di “scegliere e sviluppare liberamente il proprio sistema politico, sociale, econo-mico e culturale”. E ancora: “l’impegno a non ricorrere alla minaccia o all’impiego della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’altra parte”, l’astensione da “qualsiasi forma di inge-renza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizio-ne dell’altra parte”. Infine, ed è la parte più farsesca visto cosa sta accadendo, “la rassicurazione che l’Italia non userà né permetterà l’uso dei propri territori in qualsiasi atto ostile contro la Libia” e l’impegno “a dirimere pacificamente le controversie che dovessero sorgere tra i due Paesi”. Potremmo anche partire dal-la sorprendente, ambigua ma comunque non condivisibile Risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che au-torizza a mettere in atto la “no fly zone” e “tutte le misure necessarie per proteg-gere civili e aree civili popolate”, oltre ad altri interventi sul commercio delle armi, sanzioni economiche, blocco delle parte-cipazioni finanziarie all’estero, dei voli commerciali e quant’altro. “Tutte le misure necessarie” significa evidentemente, come abbiamo visto, l’aggressione mediante bombardamento “mirato” su obiettivi militarmente sensi-bili in danno di uno Stato – ci piaccia a no – ancora sovrano. Oppure è così interpre-tabile, se non vi sono state obiezioni alla celerità con la quale Francia, Gran Breta-gna e Stati Uniti hanno scaricato centinaia di missili sulla Libia.E l’ONU? Già, l’ONU. Una ONU che attraverso il Consiglio di Sicurezza dero-ga al suo impegno fondamentale di per-seguire la pace autorizzando di fatto una azione di guerra non si era mai vista. Pensavamo fosse una altra cosa, ovvero una istituzione internazionale votata a sanare le differenze tra le economie degli Stati, a mediare tra le Nazioni in conflitto, a lottare contro la fame , la sete e la mise-ria, a rafforzare la diplomazia e il dialogo

tra i governi del mondo, a promuovere la lotta al traffico d’armi, di droga e di esseri umani, a promuovere la messa al bando della armi chimiche nucleari e di distruzione di massa. Ed invece oggi la troviamo sollecitare l’adozione “di tutte le misure necessarie” al fine di salvaguar-dare delle vite umane. Verrebbe da dire, attraverso la soppressione di altre vite umane, considerato che dovremo presu-mibilmente attenderci incresciosi “effetti collaterali”.Attendiamo di capire se “tutte le misure necessarie” saranno adottate per risolve-re i 31 conflitti attualmente in essere nel mondo e per tutelare i civili ad esempio in Yemen, in Bahrein, in Siria, in Costa d’Avorio e in Iran. E, naturalmente, anche in Palestina che attende da 50 anni.Infine, potremmo partire dalla insoppor-tabile contraddizione che vede il Premio Nobel per la Pace Barack Obama disporre il bombardamento della Libia, iniziando con i 124 missili lanciati solo nel primo giorno. Ma tant’è.Sicuramente esistono anche altri aspetti a partire dai quali potremmo analizzare complicità, cause ed effetti della crisi li-bica, non ultimo quello che afferma che in quel paese vi è stato un indubbio salto di qualità nella richiesta di cambiamento e di riforme che ha investito il nord Africa e i Paese arabi, ovvero il fatto che in questo caso siamo evidentemente in presenza di una guerra civile. Oppure quello fonda-mentale della messa in discussione delle disponibilità petrolifere della Libia (alle quali la Francia sembra assai interessata) in modo che questo Paese possa diventa-re, come qualcuno ha detto, “una pompa di benzina per le grandi compagnie petro-lifere occidentali”.Ma una volta enunciati tutti questi aspetti, occorre rendersi conto che come in tutti gli ultimi conflitti (Iraq e Afghanistan) chi alla guerra si oppone si trova di fronte al fatto compiuto e rischia di apparire vel-leitario, in grado solo di enunciare nobi-li principi ma non di confrontarsi con la cruda realtà. Viceversa, denunciato ciò che non è stato fatto o ciò che, purtroppo, è stato fatto, chi si oppone alla guerra alla guerra ha il dovere di proporre le soluzio-ni alternative.

Ogni conflitto e le modalità con le quali viene sostenuto vanno contestualizzate, specialmente quando si è in presenza di una violenza che tende alla eliminazione fisica di chi dissente, della popolazione o, peggio, in presenza di un genocidio. E quindi non può bastare un semplice invito al “cessate il fuoco”, al fine di creare un corridoio umanitario che consenta l’arri-vo dei soccorsi alla popolazione civile, che nella realtà soffre maggiormente le conseguenze della guerra. Occorre, se ne-cessario, fare riferimento a forze, militari e non, in grado di interporsi, di fungere da cuscinetto tra le parti in conflitto non per prendere posizione a favore di una delle due, ma per fermare la scontro e solleci-tare la ripresa del negoziato. Ciò anche attraverso la forza, laddove una parte non intenda accettarlo, ovvero mediante un intervento che, a quel punto, assumereb-be legittimamente il ruolo di “polizia in-ternazionale”. Ma mai mediante un inter-vento che ritenga di arrestare un massacro proponendo altri massacri chiamati azioni umanitarie! Certo, tutto questo richiede-rebbe uno sforzo politico, organizzativo ed economico enorme. Ma, se parliamo di costi, si provi a pensare al prezzo strato-sferico dell’azione militare in atto per chi la conduce (oltre che di chi la subisce): un solo missile tomahawk euro 533.000, il primo giorno di bombardamento ameri-cano 58,6 milioni di euro.Il fine resta la ripresa del negoziato e la soluzione politica, ma un conto è auspi-carle e un altro è porre in essere le con-dizioni affinché possano realizzarsi in assenza di guerra. Anche perché, al di là delle controverse intenzioni dei c.d. “vo-lonterosi”, ovvero tenere a bada Ghed-dafi o eliminarlo fisicamente, è chiaro a chiunque che i bombardamenti non sono in grado di risolvere militarmente il con-flitto e rischiano, piuttosto, di esasperare l’atteggiamento antioccidentale della po-polazione. Ed è altrettanto chiaro che la fase successiva ai bombardamenti è abi-tualmente l’intervento di terra che, sep-pur ora formalmente escluso, da più parti viene sollecitato. E sarebbe una tragedia.

NO FLY ZONE ED ALTRE STORIE

33aprile 2011notiziario anpi

di Massimo Becchi

Il no al nucleare non passa solo dalle immagi-ni che ci arrivano dalla centrale di Fukushima in Giappone, ma anche da questi dati: nel 94 percento dei Comuni italiani sono installati im-pianti da fonti rinnovabili. Sono, infatti, 7.661 i municipi che ospitano almeno un impianto da rinnovabile, rilevati nel Rapporto comuni rin-novabili 2011 di Legambiente. Erano 6.993 lo scorso anno e 5.580 nel 2009. La crescita è im-pressionante e riguarda ognuna delle fonti puli-te. Sono 7.273 i Comuni del solare, 374 quelli dell’eolico, 946 quelli del mini idroelettrico, 290 i comuni della geotermia e 1.033 quelli che utilizzano biomasse e biogas. Aumenta quindi significativamente il contributo energetico delle rinnovabili che nel 2010 ha coperto il 22 per-cento dei consumi elettrici complessivi, grazie a 200 mila impianti distribuiti nel territorio, che già oggi rendono rinnovabili al 100 percento un numero sempre maggiore di Comuni.E’ impres-sionante la velocità di sviluppo di un nuovo mo-dello energetico distribuito, che ormai riguarda quasi ogni Comune italiano. Queste esperienze dimostrano come le fonti rinnovabili sono oggi tecnologie affidabili, su cui è possibile costruire un modello energetico più moderno, efficiente e pulito. Occorre sostenere questo scenario, dan-do certezze a imprese, cittadini, enti locali, per sviluppare innovazione e qualità nel territorio, e consentire in poco tempo di raddoppiare gli attuali 120 mila occupati nel settore. Chiediamo al governo un impegno preciso in questa dire-zione, a cominciare da una modifica al Decre-to Romani che ha di fatto frenato e tolto ogni certezza agli investimenti, introducendo un tetto alla crescita delle rinnovabili e una revi-sione degli incentivi che complica gli interven-ti. Oggi, anche alla luce di quanto avvenuto a Fukushima, puntare sulle fonti pulite è l’unica prospettiva energetica percorribile per l’Italia, che ha tutto l’interesse a raggiungere i target previsti dall’UE al 2020 rendendo più moderno e pulito, sicuro e meno dipendente dall’estero il suo sistema energetico. I numeri presentati oggi dimostrano che l’alternativa al nucleare esiste e che la rivoluzione energetica è già iniziata.La situazione reggiana di installazione del fo-tovoltaico è a macchia di leopardo, con ancora molti ed ampi margine di espansione. Attual-mente sono attivi (da dati del GSE del 31 marzo 2011) 1967 impianti per 23.967 KW installati, un dato che permette di produrre mediamente 33.500 MWh ossia l’equivalente di energia di 11.200 famiglie reggiane, non poco quindi, se si considera che corrispondono al fabbisogno di tutti gli abitanti di Albinea, Bibbiano, Boretto e Brescello o al consumo di Scandiano o Correg-gio. La maggior parte degli impianti costruiti dai reggiani è al di sotto dei 3 KW, ovvero ad uso famigliare (numero 810), e l’altra grande fetta è rappresentata dagli impianti fra i 3 e i 20 Kw (1.008). Sono quindi i privati che hanno

creduto in questa tecnologia, facendo impianti comunque piccoli e non per mera speculazione sui contributi del conto energia. Questi dati rappresentano un esempio di suc-cesso e una chiave fondamentale per capire come dovrà funzionare un modello energetico costruito intorno alle fonti pulite e agli impianti più efficienti. Il dibattito politico italiano do-vrebbe guardare a queste esperienze e a un Pae-se come la Germania, dove sono stati ottenuti in poco tempo risultati di crescita impressionante e si è costruito un nuovo sistema industriale con 350mila occupati, e dove il Governo ha recente-mente definito l’obiettivo al 2050 di un contri-buto pari all’80 percento di fonti rinnovabili ri-spetto ai consumi elettrici. Altro che fonti inutili e marginali. Puntare su rinnovabili ed efficienza energetica è una sfida nell’interesse dell’Italia e dei suoi cittadini e può diventare una gran-de opportunità di competitività per un sistema industriale come il nostro che ha il suo cuore nelle piccole e medie imprese. La sfida ora è costruire una seconda fase dello sviluppo del-le rinnovabili nel territorio, per raggiungere gli obiettivi europei di sviluppo al 2020 e poi conti-nuare a progredire nell’innovazione energetica e in una progressiva uscita dalle fonti fossili. Per rispondere ai problemi energetici italiani, occorre ribaltare l’idea che la soluzione passi attraverso la costruzione di nuove grandi cen-trali (siamo a 115.000 MW installati e 22.000 MW di nuove centrali termoelettriche sono in approvazione o costruzione!) e partire, al con-trario, dalle risorse presenti nei territori e dalla domanda di energia di case, uffici e aziende per capire come soddisfarla con le soluzioni tecno-logiche più adatte. Per costruire un nuovo sce-nario energetico servono regole semplici e tra-sparenti per l’approvazione dei progetti da fonti rinnovabili, perché l’incertezza delle procedure è ancora oggi una fortissima barriera alla diffu-sione degli impianti, sia domestici sia di grande taglia. E’ necessario, inoltre, definire uno sce-nario certo per gli incentivi alle fonti rinnovabi-li fino al 2020, di progressiva riduzione ma che dia spazio a investimenti in tecnologia e ricer-ca per la grid parity (il pareggio tra il costo di produzione dell’energia da fonti rinnovabili e il costo d’acquisto dell’energia dalla rete). E’ pos-sibile farlo togliendo finalmente dalle bollette finanziamenti al nucleare e altre voci assurde che pesano molto più delle rinnovabili per oltre tre miliardi di euro ogni anno. Ma serve anche una rete energetica che aiuti la distribuzione di-stribuita e un mercato che garantisca la concor-renza nell’offerta e la trasparenza delle tariffe. Infine, una politica che incentivi l’efficienza energetica in edilizia, negli impianti, nell’offer-ta ai cittadini e alle imprese che rappresenta la strada più semplice ed economica per ridurre la bolletta energetica, le importazioni e le emis-sioni di CO

2.

ComuneTotale KW installati

Numero impianti

ALBINEA 337,5 61BAGNOLO IN PIANO 279,2 35BAISO 156,0 8BIBBIANO 2.075,1 61BORETTO 634,5 27BRESCELLO 44,2 10BUSANA 28,7 4CADELBOSCO DI SOPRA 529,8 34CAMPAGNOLA EMILIA 546,1 37CAMPEGINE 93,2 14CANOSSA 96,0 19CARPINETI 97,9 13CASALGRANDE 1.521,9 60CASINA 82,9 16CASTELLARANO 366,2 45CASTELNOVO DI SOTTO 149,2 30CASTELNOVO NE’ MONTI 369,9 28CAVRIAGO 643,7 32COLLAGNA 11,1 3CORREGGIO 1.039,4 106FABBRICO 108,8 21GATTATICO 278,9 17GUALTIERI 740,8 59GUASTALLA 688,7 53LIGONCHIO 44,6 5LUZZARA 389,4 34MONTECCHIO EMILIA 618,4 62NOVELLARA 661,8 89POVIGLIO 147,0 24QUATTRO CASTELLA 389,0 65RAMISETO 12,4 1REGGIO NELL’EMILIA 5.668,3 430REGGIOLO 461,2 39RIO SALICETO 1.278,3 60ROLO 89,7 16RUBIERA 1.116,9 78SAN MARTINO IN RIO 282,9 46SAN POLO D’ENZA 273,7 34SANT’ILARIO D’ENZA 169,1 37SCANDIANO 449,2 71TOANO 269,8 10VETTO 29,2 6VEZZANO SUL CROSTOLO 358,7 27VIANO 107,1 18VILLA MINOZZO 230,4 22TOTALE 23.966,8 1.967,0

Sono quasi duemila gli impianti nella nostra provincia

IL BOOM DEL FOTOVOLTAICO E DELLE FONTI RINNOVABILI

Diffusione del fotovoltaico nei comuni reggiani al 31/03/2011 Elaborazione su dati del GSE

34 aprile 2011notiziario anpi

memoria

Sopravviverà la musica agli Zero? PPotrei iniziare questo intervento in pro-

gress, parlando dei beati anni ‘90, decade in cui effettivamente, musicalmente parlando, tutto pareva ancora possibile. O ancora meglio avrei potuto ricordare gli anni ‘80 (e pure una parte del declinare dei ‘70) visto che lì è fissata la mia adolescenza e gioventù. Se poi penso che, essendo stato infante negli anni ‘60 e che sicura-mente qualche subliminale di quello spirito e di quei suoni da qualche parte della mente alberga, avrei potuto fare un bel raccontino sul crescere con la musica... e invece il tema scottante è oggi la sopravvivenza della musica. Il presente è scon-certante, spesso disarmante e disarmato, arduo da affrontare, spesso da scalare senza alcuna prote-zione, più che mai da capire.Occorre inoltre fare una premessa, per evitare la parte del vecchio bolso, del moralista snob, o peg-gio del nostalgico, accidioso, passatista: che una opinione oggi concorre con visioni allo stesso modo valide, oggettive, riscontrabili. Esiste una verità malferma, pronta a tramutarsi nel suo esat-to contrario e questo crea incertezza, spaesamen-to, difficoltà d’azione. Un po’ come le musiche, le tendenze, gli stili che in questi famigerati anni zero (formula ormai markettara) sono tutto e il contrario di tutto. Musiche che paiono galleggia-re, un suono che contraddice l’altro, elementi che si mescolano in un vortice temporale dove convi-vono le armonie vocali dei Beach Boys/Van Dyke Parks e i click’n’cut digitali, dove riaffiora la no-wave newyorkese e il folk pastorale, dove torna il songwriting d’autore e l’urgenza combat delle fa-velas globali, dove si citano gli anni ‘50, i croo-ner, le torch songs e nel mese successivo la psi-chedelia, il rhythm’n’blues originario e quello dei nuovi produttori delle charts americane. Una ba-bele di linguaggi che si sovrappongono in una costruzione vociante che somma piano su piano una torre instabile fatta di nicchie, anfratti, cubi-coli. Piccoli spazi che nel breve periodo franano e che vengono sostituiti da nuove edificazioni. Edi-ficazioni in cui trendsetter e giornalisti glamour ricavano altri luoghi, piccole stanze, miniapparta-menti: torna il folk, che però nell’immediato si divide in weird, psych, doom, tronic eCc. Non si fa in tempo a decifrare i segnali d’interpretazione che è il turno di giravolte percettive e allora ecco lo shoegaze, che si apparenta con l’indietronica, ma pure il dubstep, ci sono brani che sanno di classico con nuove figure umane, ma ci sono pro-duzioni che nascondono gli artefici e che si con-centrano sulla vita propria del suono che ci cir-conda, naturale o artificiale che sia (field-recor-dings, found sounds, glitch, 8bit music, neo-am-bient). In queste mescole e giustapposizioni, in-tervengono ulteriormente i revival (parola che fa pensare al liscio e alle musiche popolari... ma a volte vien da pensare che Sonic Youth, Nick Cave, Devo, Talking heads, sono per noi come i Casadei per i nostri nonni...) il citazionismo colto o incolto, apocalittico o integrato, trash o camp: la italo disco, che si imparenta con la nu-disco, con il balearic, che però può prendere una rotta cosmica andando a impattare con il kraut dei cor-rieri cosmici. Se però facciamo ritorno sul pianeta terra è un gran citare la forma primigenia, ovvero

il blues: quello più arcaico e roots, quello deserti-co del mali, quello imbastardito di indies explo-sion, quello costruito sui campioni e trasposto sul computer. E’ un continuo rimasticare, rimangiare, assimilare e digerire (o mal digerire) i ‘60, ‘70, ‘80, ‘90, un po’ come i buffet delle grandi vernici o come i buffet della cucina internazionale degli hotel e dei villaggi vacanze in bella mostra nelle località più esotiche. Barocco e Minimal, Nouvel-le e Tradizionale, Fusion e Macro. Micro-Macro: la scena reggiana ora che tutto accade ovunque e comunque, in tempo reale o con leggera sfasatura satellitare, stordita da jet-lag o arrossata da espo-sizione da social network, non si discosta dunque dagli scenari in cartapesta appena disegnati. An-che nella provincia reggiana si dislocano sul terri-torio nicchie e enclave soniche, scene alternative e mainstream. Il filone che prende il suo via dal ceppo CCCP, il filone rock italiano del ceppo Li-gabue, il filone pop-soul Zuccheroso, il ceppo post-rock, post-metal, post-punk (quello speri-mentale e quello alla MTV), l’emo, i tecnicismi funky-jazz-fusion, la rilettura del folk, l’hip-hop, il neo-prog, la dance made in reggio con apice Benassi e l’elettronica made in Maffia. Tanti nomi e tanti punti di vista che farebbero pensare ad una costante e assidua vivacità, una conferma insomma di quello che si è sempre detto e pensato della nostra provincia, ma che sottotraccia na-sconde qualche problema di solidità, che fa intra-vedere elementi di instabilità, che trema e scric-chiola mentre compaiono crepe sempre più pro-fonde. Ammetto di non essere capillarmente irro-rato e informato, non bazzico più tanto nei boschi alla ricerca di prodotti di stagione e non so del tutto cosa si agita nel sottobosco reggiano. Ma grazie ai concorsi per le giovani band che ho se-guito negli anni come giurato, come tutor o sem-plice interessato, grazie alla possibilità di poter ancora calcare qualche palco che in fondo rimane l’osservatorio più importante e il luogo di massi-mo confronto, qualche segnale mi è giunto, qual-che prospettiva si è stagliata sullo sfondo, qualche informazione è trapelata. Se dunque mi baso su questi input e sulle sensazioni nemmeno troppo meditate devo dire che la situazione non è allet-tante e le previsioni per ora appaiono offuscate. Certo è vero che i pessimisti sono in realtà i mi-gliori ottimisti, quelli che appurato un negativo stato delle cose si approntano in un modo o nell’altro a ribaltarlo, si ingegnano per trovare vie d’uscita, riscatto, orgoglio. Dunque questo pessi-mismo cosmico-ostico-autistico-localistico va preso come un incentivo, come un campanello d’allarme, come un “risvegliamoci tutti” dal tor-pore prima che sia troppo tardi. Questo è una te-stimonianza di una spedizione alla ricerca dell’oro, di civiltà nascoste, viaggi immaginari forse, potete credere o non credere, snobbare o prendere in seria considerazione. Ho provato a setacciare la grana, la sabbia, il limo del grande fiume, ma poco è rimasto, ben poco mi è apparso luccicante e capzioso. Se escludiamo i grandi suc-cessi commerciali di gente come Ligabue-Zuc-chero-Nomadi-Spagna-ecc, se escludiamo la scu-deria de “I Dischi del Mulo” (CSI, Ustmamò,AFA...), gli ultimi episodi di rilievo na-zionale sono stati i Giardini di Mirò e relativo

entourage, l’exploit pop del Nucleo, i progetti fuoriusciti dai desaparecidos del Maffia, il socia-lismo tascabile degli Offlaga Disco Pax e poco altro. Dopodiché le luci si sono un po’ spente in-torno e c’è stato un dilagare di cover, tribute band, locali e circoli che si sono adattati per sopravvive-re al nuovo clima, forse qualche gestore si è pure approfittato per puro calcolo. Non si può negare che nel frattempo un indecente momento politico-sociale italiano ha del tutto tarpato le ali alla crea-tività, all’intraprendenza, alla crescita. Il musici-sta, l’operatore culturale, come il ricercatore, come chi lavora in teatro, come chi fa cinema... la deriva culturale che sta investendo il nostro(?) pa-ese è sempre più profonda, lo strabordare di reali-ty, format, vippismi d’arrembaggio, ipocrisie e oscurantismi vari, hanno puntato le luci sulla con-fezione del prodotto più che sulla bontà del pro-dotto stesso. Sono poi sorte nuove burocrazie, tecnicismi, cavilli, divieti e proibizioni che hanno reso impossibile e controproducente organizzare, proporre, osare o lanciarsi in avventure artistiche. Reggio non appare immune a questa infezione che ha indebolito le difese culturali, anche qui im-perano i nuovi usi e costumi italici con annessi e connessi. La curiosità e il coraggio hanno ricevu-to una bella mazzata dai Signori dei Media, da addetti al settore sempre più pavidi, dal populi-smo culturale. Da quanto tempo vediamo i PR delle discoteche coinvolti nelle decisioni sulle po-litiche culturali di partiti e amministrazioni? Quanto è misurabile lo strapotere delle Organiza-tion che sempre più occupano, colonizzano e tra-sformano i luoghi dove poco prima si tenevano concerti? Quali radio effettivamente alternative ai network? Da quanto assistiamo alla chiusura di locali tra il silenzio e l’inermità della città? Intan-to vediamo gli ipermercati affollati per i vari tro-nisti, amici della De Filippi, isolani famosi: SIGN OF THE TIMES. Segni malauguranti, tempi sfre-giati, strabordare e dilagare che tutto copre e tutto appiana dal macro al micro, dal global al local. Forse proprio questo ambiente ormai ostile, sbrai-tante, delirante porta al rinchiudersi a riccio in nicchie rassicuranti, protette dalla rete, riserve in-diane o blog ultraspecialistici, massonerie d’avan-guardia, ma quanto di questa carboneria ragio-nante influisce sui meccanismi del quotidiano, quanto influenza le politiche culturali di una città, quanto fa scena e quanto è osceno? Epifenomeno o Ipofenomeno? Cosa appare? Trasferirsi definiti-vamente sulla rete? Trasferirsi all’estero? O pren-dere pesci in faccia da un pubblico lobotomizza-to? Meglio una sconfitta con onore, annunciata e accettata, o meglio una resistenza disperata? Ar-rendersi al fascismo culturale e allo sbraitare dei cantori del nulla, al fascismo del silenzio ancora più mortificante? Concedere vittoria a canzoni melense e grandi bastardi o ritornare a combattere sui palchi con watt, parole e idee? Io sono per la sfida e la lotta a oltranza, per il mi-metismo, per le strategie e la guerriglia, sono per il risveglio delle cellule dormienti... nei quartieri di Reggio città, così come nella bassa, sulle rive del Po e sui crinali d’appennino. Meglio il marti-rio in nome della libertà delle sette notte piuttosto che il marchio infamante della X (Factor).

35aprile 2011notiziario anpi

di Riccardo Bertani

Quando nel giugno del 1940 l’Italia dichiarò guerra alla Fran-cia e alla Gran Bretagna, il regime fascista e con minor foga quello monarchico intrapresero una grande campagna pro-

pagandistica contro l’Inghilterra, non trascurando nemmeno ironiche critiche alla stessa lingua inglese. Infatti, proprio nel 1940, uscì, con l’autorizzazione del ministero della Cultura popolare, per conto della casa editrice romana “ La voce sul mondo” un opuscoletto intitolato Vocabolario inglese segreto, dove l’autore Enrico Ragusa, voluta-mente ironizzava sull’etimologia di alcuni vocaboli della lingua in-glese, dai quali sosteneva si potessero facilmente evincere i caratteri di avidità, rozzezza ed inciviltà che caratterizzavano il popolo della “Perfida Albione”, antica locuzione ripresa dal regime fascista per indicare la spregiudicatezza politica della Gran Bretagna e la sua ap-partenenza alla cricca delle “nazioni plutocratiche”. Lo scopo dell’autore di questa curiosa ricerca linguistica fu quello di dimostrare “scientificamente”, attraverso una sorta di bizzarra antropologia del linguaggio, i caratteri psicologici negativi e contraddittori del popolo inglese, che in quel momento storico, guidato da Winston Churchill, si opponeva al regime fascista, alleato della Germania di Hitler.Nella presentazione dell’opuscolo, il Ragusa sottolinea la doviziosa ricchezza della lingua italiana, dove ogni parola, pur nella diversità dei significati, salvo rare eccezioni, mantiene sempre un senso

inscindibile legato alla propria origine. Non altrettanto avviene nella lingua inglese, come testualmente sostiene: “ I sinonimi inglesi e le omonimie ci lasciano stupefatti, essendo per noi non solo contrastanti, ma poiché riuniscono significati assolutamente inassociabili, ci sembrano anzi ripugnanti tra loro”. Ecco in proposito alcuni esempi: il sostantivo Plum, significa prugna, susina, zibibbo, ma anche milionario, assimilando metaforicamente la ricchezza a qualcosa di succoso, alla capacità dell’uomo si raccogliere dentro di se tutto il succo che gli è possibile contenere; l’aggettivo mean significa basso, vile, spilorcio, mentre con funzioni di sostantivo plurale indica mezzi finanziari, facoltà; swear, significa allo stesso tempo giurare, attestare, bestemmiare imprecare, tanto che per gli inglesi giurare equivale a spergiurare; la stessa cosa succede per traduce, con significato di diffamare tradurre, noi italiani conosciamo bene il senso riposto in questa parola, perché tutte le volte che gli inglesi ci hanno tradotto, ci hanno diffamato. In materia religiosa non c’è da aspettarsi molto se quack è il ciarlatano e quaker il quacchero, ossia uno dei migliori campioni fra le innumerevoli sette dei protestanti. Gli inglesi si sa sono un popolo di aristocratici e una delle parole che si dovrebbe salvare dalla doppiezza di questi significati è gentleman, gentiluomo, ma in effetti non è così, dal momento che gentle, con valore di aggettivo significa gentile, mentre come sostantivo significa verme. L’ambiguità la troviamo anche in ambito familiare, Mother si traduce madre, ma anche muffa o feccia e mai nessuna lingua ha osato questa confusione per tale santa parola.Concludendo queste dissertazioni sulla lingua inglese, il Ragusa testualmente recita: “Questa è la grande storia dell’Inghilterra. La storia si dice semplicemente story, ma story significa pure frottola”. Enrico Ragusa (Palermo 1984, Roma 1990) fu un personaggio estroverso e controcorrente: pazzo di professione, inquilino senza fissa dimora, girovago ozioso su tutte le strade del mondo, con la grande vocazione di saper dir male degli altri, come egli stesso amava definirsi. Dunque, nella circostanza, un raffinato interprete delle necessità del regime di dipingere il mondo britannico come il regno della più conclamata ipocrisia, immagine nella quale si sarebbe dovuto rispecchiare il sentimento degli italiani. Il suo opuscolo di sole 15 pagine, di cui ho rinvenuto una copia tra i libri della mia biblioteca, fu certamente più efficace della pur brillanti tavole satiriche che Enrico De Seta, dalle pagine del Balilla, giornaletto distribuito gratuitamente alle scuole elementari, indirizzava contro gli inglesi. Ricordo ancora la tiritera con cui si aprivano le strisce settimanali: Per paura della guerra – Re Giorgetto d’Inghilterra – chiede aiuto e protezione – al ministro Ciurcillone”. Seguiva la narrazione di un episodio di fantasia dove gli inglesi avevano sempre la peggio e gli italiani vincevano, con l’aiuto dei camerati tedeschi. Senonchè i personaggi inglesi risultarono talmente simpatici da produrre l’effetto contrario a quello voluto, tanto che le pubblicazioni furono interrotte.

Riccardo Bertani

giudicava ironicamente la lingua ingleseQuando la propaganda fascista

36 aprile 2011notiziario anpi

memoria

Dopo il lungo corteo fino al cippo che ri-corda i partigiani ca-duti, il corso centrale del paese, e le strade adiacenti, si sono riempiti di cittadini che hanno caloro-samente applaudito l’oratore ufficiale della manifestazione, l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, che ha esor-dito sottolinenando con vivo apprez-zamento le parole lette poco prima dai ragazzi delle scuole davanti al monumen-to ai caduti. Parole che “hanno messo in risalto i valori scaturiti Resistenza e validi oggi e per il futuro”. A proposito di scuola, Prodi ha colto l’occasione per un invito a “non disprezzare la scuola di Stato”, con chiaro riferi-mento a dichiarazioni di assai altro tenore di Berlusconi.Non è poi mancato l’accenno all’ironia con cui in molte parti del mondo, in occasione dei suoi viaggi, gli tocca di sentire rife-rimenti non proprio lusinghieri alla condotta dell’attuale presi-dente del Consiglio. Pieno successo anche del pranzo partigiano, con circa 300 commensali, allietato dalle canzoni del coro “AAA Millevoci”. Emozione particolare ha destato l’esecuzione di un canto popolare di fine Ottocento introdotto anni fa a Fabbrico dal compianto Lino Ferretti, Gioachi, e rielaborato da Baracchi, uno degli animatori del coro.

Foto di Claudio Messori e Valerio Bianchi

66° DELLA BATTAGLIA DI FABBRICO

Vivi applausi per Romano Prodi

Nonostante la pioggia battente, grande è stata la partecipazione popolare alla commemorazione, il. 27 febbraio u.s., del 66° anniversario della battaglia di Fabbrico.

Domencia 13 febbraio sono stati ricordati dalle autorità – fra cui il sindaco di Albinea Antonel-la Incerti e dall’ANPI di Reggio Emilia rappre-sentata da Alessandro Fontanesi – a 66 anni dal fatto, avvenuto il 9 febbraio 1945, i 21 ostag-gi prelevati dai tedeschi dal carcere di Parma e fucilati per rappresaglia in seguito ad azioni partigiane avvenute sulla notte del 7.Furono fucilati i reggiani Fausto Abbati e Ste-fano Mazzacani da Casalgrande, Lino Ghido-ni da Albinea, da altre province vicine: Bruno Affanni, Mirco Andreoli, Athos Bolzani, Lino Bottali, Marcello Cavazzini, Elio Dresda, Eugenio Fontana, Servente Gabelli, Arnaldo Ghirelli, Umberto Guareschi, Silvio Monica, Angelo Padovani, Ettore Plathbec, Flaminio Ragazzi, Paride Sacco, Antonio Schiavi, Bruno Ghinolfi e un altro sconosciuto.

GRANDE PARTECIPAZIONE POPOLARE AL

In ricordo dei martiri di villa Cadè

66° anniversario dell’eccidio Villa Cadè, Reggio Emilia

9 febbraio 1945

Un momento della commemorazione, Alessandro Fontanesi al microfono

37aprile 2011notiziario anpi

Sessant’anni or sono era in corso una delle più dure ed epiche lot-te dei lavoratori reggiani: l’occupazione delle OMI “Reggiane” per salvare il grande stabilimento industriale e con esso il lavoro per circa 5.000 dipendenti. Iniziata nell’ottobre 1950, la lotta si sarebbe dolorosamente conclusa nell’ottobre successivo con la chiusura. Sia prima che durante l’occupazione diversi degli ope-rai diventarono giornalisti attorno all’esperienza di “Voce opera-ia” e poi “Per la salvezza delle Reggiane”. Ricordiamo Learco Benna, Giordano Canòva, Luciano Guidotti, Giuseppe Socini (che era anche segretario della sezione comunista di fabbrica).

memoriaCerti reggiani, per esempio

Roma, 1954. Campari è il morettino fra Togliatti e Papà Cervi. Ben riconoscibili, da sinistra: il sen. Silvio Fantuzzi, Luigi Longo, Onder Boni, la sua segretaria, Vivaldo Salsi, Nilde Iotti, Gino Prandi, Cesare Campioli, Ennio Cervi

AUGUSTO CAMPARI IL FIGLIO DI BRACCIANTICHE “INVENTÒ” I GIORNALINI DI FABBRICA

38 aprile 2011notiziario anpi

memoria

Augusto Campari, bracciante dopo aver terminato le scuole ele-mentari a Santa Maria della Fossa, poi operaio e partigiano, fu in pratica l’animatore, e redattore a sua volta, dei due organi di stam-pa. Sotto la guida di Loris Malaguzzi, aveva anche già iniziato una attività giornalistica come corrispondente delle pagine reggia-ne de “Il Progresso d’Italia” (Malaguzzi ne era il direttore), quo-tidiano “indipendente” (vicino al Pci) che si stampava a Bologna. Campari venne ben presto chiamato in Via delle Botteghe oscure, alla sede centrale del Pci, con l’incarico di estendere l’esperien-za reggiana dei giornali di fabbrica a tanti altri stabilimenti del Triangolo industriale, Genova, Milano, Torino. Fu l’inizio di un percorso di vita davvero straordinario a stretto contatto coi vertici del Pci, con intellettuali e artisti di primo piano e in una contem-poranea immersione nelle diverse realtà del Paese. Tra l’altro quei giornali di fabbrica furono vere e proprie fucine di quadri dirigenti (Antonio Pizzinato e Aris Accornero, per esempio).

Nato nel 1922 e vissuto fino all’adolescenza nel “ghetto” proleta-rio di Santa Maria della Fossa, tra Bagnolo e Novellara, raggiunse poi uno zio a Milano trovando lavoro prima come garzone da un fornaio poi come operaio. Chiamato alle armi all’inizio della seconda guerra mondiale, si trova in Jugoslavia l’8 settembre ‘43, torna a casa riesce poi a fug-gire da un forzoso arruolamento nell’esercito della RSI riprenden-do a collaborare con le SAP di San Tommaso della Fossa. Anche se, scrive Campari stesso, “non avevo la stoffa del guerrigliero”.A guerra finita eccolo operaio alle “Reggiane”, ed ecco la lunga stagione di funzionario del Pci (con l’immancabile passaggio alla mitica scuola delle Frattocchie) e del Pds, in vari ruoli (continuò anche in quello di giornalista con articoli su “l’Unità”, “La Veri-tà”, “Emilia”, “Il Calendario del popolo”). Di questa lunga vicen-da Campari rende conto in un avvincente dattiloscritto destinato alle nipoti (ma che sarebbe auspicabile venisse al più presto dato alle stampe, proprio come suggerito dalla lettera di Aldo Tortorella che pubblichiamo qui accanto).Terminato alcuni anni addietro, il testo è stato depositato presso l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano. Nel 2006 Rai Educational ha ottenuto la liberatoria per poterlo utilizzare nei suoi programmi. Campari da alcuni anni, dopo la lunga esperienza nazionale, è tor-nato a vivere da dove era partito. Non proprio a Santa Maria della Fossa, ma nelle vicinanze, a Bagnolo in Piano. Dove tra l’altro, da pensionato operoso, è stato tra i fondatori di quella C.T.L. (Co-operativa Tempo Libero) che è una vera e propria moderna Casa del Popolo, secondo la tradizione inaugurata oltre un secolo fa da Camillo Prampolini.

Antonio Zambonelli

Tra i primi lettori dell’autobiografia di Campari c’è stato anche Aldo Tortorella. Ecco il suo com-mento.

Caro Campari,ho letto la tua bella autobiografia, scrit-ta per le nipoti. E’ in realtà un lavoro che va ben oltre l’ambito familiare. Tu dai conto della vita di un operaio e di un funzionario comunista italiano: e oggi è questa materia non solo poco nota, ma spesso disprezzata. Si vede dal tuo libro di quale umanità fosse fatto quel movi-mento operaio e comunista cui insieme abbiamo partecipato.Con affetto Aldo Tortorella

Donne dipendenti delle “Reggiane” in posa sul trattore “R-60” prodotto durante l’occupazione. Campari lo battezzò, in un suo articolo, La vacca di ferro. Cinque anni dopo divenne il titolo del poema di Franco Cigarini dedicato all’epica lotta

39aprile 2011notiziario anpi

La Rosta Vecchia è un quartiere della città di Reggio Emilia che si trova nel perimetro via-le Risorgimento (zona Ospedale Santa Maria Nuova), via Benedetto Croce, via Che Guevara e via Passo Buole.Dopo l’8 settembre 1943, fra alcuni residenti di via Bedogni e via Perretti si è costituito un nu-cleo partigiano che ha operato nelle formazioni sappiste e garibaldine.I punti di ritrovo principale era al n. 5 di via Bedogni dove abitavano i partigiani Eaco Ca-telli, Armando Rossi, Anna Manfredi, Domeni-co Manfredi ai quali si univano Eries Mainini e Angiolino, la sorella Edda Mainini, Carlo Magnani, Renato e Nino Vacondio, Bedogni Irmo di via Perretti, Alfredo Cerioli, Sergio e Giovanni Garofoli, le staffette Oriele Vacondio e Alberta Rossi, i sappiti Achille Montanari e Albino Manfredi.Una parte ha operato nel capoluogo, nelle SAP (Squadre di azione patriottica), altri solo saliti in montagna entrando nelle formazioni Gari-baldine.Fra i partigiani Garibaldini merita un ricordo particolare Domenico Manfredi, nome di bat-

taglia Enrico. Nato il 14 agosto 1927. Appena sedicenne cercò di nascosto dai suoi familiari il modo di far parte e partecipare alle azioni dei gruppi che agivano clandestinamente in pianu-ra contro i nazifascisti. Non riuscendo a farsi accettare, data la sua giovane età, Domenico durante il coprifuoco seguì un partigiano e lo sorprese mentre scriveva frasi contro la guerra e il nazifascismo e rivolgendosi allo stesso gli disse: “Adesso non dirai che non è vero, ora so tutto e voglio uscire alla sera con voi”.Domenico venne quindi accettato e dopo aver partecipato ad alcune azioni sappiste nella pia-nura, chiese di esser inviato a combattere nelle formazioni partigiane della montagna. Ai primi di luglio del 1944 si arruolò nella 144a Brigata Garibaldi che operava tra la Statale del Cerreto e il torrente Enza. Partecipò volontariamente a varie azioni di pattuglia, sempre pronto ad eseguire ogni ordine che gli veniva impartito. Questo suo atteggiamento meravigliò e com-mosse il suo comandante. Purtroppo la sua attività partigiana è stata di breve durata. Il 29 luglio, venuti a conoscen-za che i tedeschi si accingevano a sferrare un fortissimo attacco alle posizioni partigiane che avevano liberato buona parte dell’Appennino reggiano, alcuni partigiani, fra cui Domenico, uscirono di pattuglia per ispezionare la statale del Cerreto. Nei pressi dello Sparavalle i par-tigiani sostarono per dissetarsi ad una piccola sorgente. Fu allora che un reparto tedesco li sorprese ed aprì contro il gruppo una violen-ta sparatoria. Nello scontro che seguì moriro-no alcuni partigiani, diversi furono feriti, fra i quali anche Domenico ad un braccio. Poteva salvarsi come gli altri ma il suo cuore generoso lo indusse ad accogliere le invocazioni di aiu-to di un suo compagno ferito ad una gamba. Tornò indietro, lo sorresse trasportandolo in un disperato tentativo di salvarlo. Purtroppo furo-no catturati entrambi e portati a Castelnuovo Monti e rinchiusi per due giorni in una cantina della casa Capanni.In seguito vennero trasferiti nelle carceri di Ciano d’Enza. Da allora di Domenico e del suo compagno non si seppe più nulla. In ricordo del giovanissimo partigiano è stata intestata la bi-blioteca comunale di Rosta Nuova.

Anacleto Mescoli

«Fra i partigiani Garibaldini merita un ricordo particola-re Domenico Manfredi, nome di battaglia Enrico. Nato il 14 agosto 1927. Appena sedicenne cercò di nascosto dai suoi fami-liari il modo di far parte e par-tecipare alle azioni dei gruppi che agivano clandestinamente in pianura contro i nazifascisti. Non riuscendo a farsi accettare, data la sua giovane età, Dome-nico durante il coprifuoco seguì un partigiano e lo sorprese men-tre scriveva frasi contro la guer-ra e il nazifascismo e rivolgen-dosi allo stesso gli disse: “Ades-so non dirai che non è vero, ora so tutto e voglio uscire alla sera con voi”…».

memoria

40 aprile 2011notiziario anpi

Domenica 20 marzo a Cervarolo sono sta-te commemorate le vittime della ferocia nazista consumata in una gelida giornata di inizio primavera del 1944.Per ricordare quella tragedia pubblichia-mo alcuni stralci dell’intervento di Erne-sto D’Andrea tenuto a Cervarolo in oc-casione della cerimonia commemorativa e la testimonianza di Natalina Maestri, citata dallo stesso D’Andrea nel suo in-tervento, fatta davanti a giudici del tribu-nale militare di Verona, dov’è in corso il processo ai responabili della strage.Tanti cittadini hanno partecipato alla ceri-monia. Sono intervenuti il vice sindaco di Villa Minozzo, Erica Beltrami, mentre la rievocazione è stata curata dagli studenti della scuola media “Galileo Galilei”. Le foto sono di Gianni Marconi, che rin-granziamo per la disponibilità.

[…] A Cervarolo 24 persone innocenti –

tra cui anche una persona paralizzata ed il parroco, don Giovanni Battista Pigozzi, che venne umiliato, denudato e deriso – trovarono la morte per mano di una mente folle e criminale, che venne aiutata, ed è inutile nasconderlo, perché è la semplice verità che risulta dagli atti processuali, dalle spie fedeli a Benito Mussolini.Il rispetto e la difesa della Costituzione italiana, nata prima di tutto dalle lotte partigiane, come ci ricorda un grande giu-rista quale è stato Pietro Calamandrei, è il primo e fondamentale passo per evitare il rischio di un brusco ritorno a un paese privo di equilibri istituzionali, a un paese privo delle libertà fondamentali. […] Nel mondo in cui viviamo, e soprat-tutto oggi, in un periodo di consusmi-smo sfrenato che molto spesso induce l’animo umano più a guardare l’interesse personale che non l’interese collettivo, è indispensabile per evitare “guasti alla

democrazia e all’osservanza delle leggi” che ciascuno di noi svolga il proprio ruolo nella società con il massimo impegno e rifiuntando ogni tentativo di corruzione.Giorgio Ambrosoli, che è stato assas-sinato nel 1979 a Milano, perché aveva cercato, senza corrompersi, di non far fal-lire alcune banche italiane, in una lettera indirizzata alla moglie, prima di essere ucciso, scriveva: “è indubbio che pagherò molto a caro prezzo l’incarico di liquida-tore: lo sapevo prima di accettarlo e quin-di non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per l’Italia”. E prima di essere ucciso Am-brosoli dichiarava che: “tutti noi dobbia-mo assumerci, senza essere condizionati e senza alcuna titubanza, la responsabilità del ruolo che ciascuno di noi ricopre nella società”.

67° anniversario della

strage di CervaroloD’Andrea: “HA ANCORA SENSO PARLARE OGGI DI ANTIFASCISMO? IO RITENGO DI SI…”

memoria

41aprile 2011notiziario anpi

[…] Gli insegnanti, ad esempio, hanno il dovere di raccontare che la libertà e la democrazia sono state conquistate con il sacrificio di persone oneste e coraggiose che hanno combattuto per ridare dignità ad un paese ferito e martoriato.[…] E ai giovani, che si avvicinano alla politica e alle istituzioni, per la prima vol-ta, dico, con molta sincerità, che si deve avere il coraggio anche di dire no (!!!) al partito in cui si milita, quando ci si ren-de conto che si scontra con la volontà del cittadino.[…] I rappresentanti delle istituzioni pub-bliche, ad esempio, devono favorire in ogni modo e forma la memoria collettiva su questi tragici eventi che hanno colpito anche una borgata come Cervarolo.[…] Dobbiamo porci una domanda: ha senso parlare ancora oggi di antifascismo, dopo oltre sessant’anni dalla caduta del regime fascista?Io ritengo di sì, in particolare oggi quan-do si mette in discussione la credibilità di alcune istituzioni democratiche, come la credibilità della stessa Corte costituzio-nale che ha il compito di controllare che le leggi siano giuste ed uguali per tutti i

cittadini.[…] Nel momento in cui si assiste al ten-tativo di relegare ad una questione mar-ginale e di poca rilevanza la scuola pub-blica, anch’essa riconosciuta nella nostra Costituzione, vi è l’obbiettivo di creare un’istruzione di serie "A", a cui possono accedere solo in pochi, ed un’istruzione di serie "B".[…] E allora io sono profondamente con-vinto che ci sia ancora bisogno, ma tan-to bisogno, dei valori e di quella cultura che caratterizzano l’antifascismo; perché l’antifascismo è sinonimo di democrazia.[…] Chi vi sta parlando è un avvocato il quale, inisieme ad altri avvocati, si sta impegnando per ottenere una sentenza di condanna di quei criminali nazisti che hanno provocato tanto dolore a Cervarolo il 20 marzo del 1944 e di cui ancora oggi non si pentono.Qualcuno potrebbe osservare che è solo una sentenza, un pezzo di carta a fronte di tante vittime che sono stati strappati alla vita terrena ingiustamente. Io però mi sento di rispondere che sarà una sentenza comunque importante, che servirà per scrivere l’ultimo capitolo di un

libro di storia, mai concluso prima d’oggi. È un capitolo di storia che tutti i giovani potranno leggere e studiare.[…] Ma il processo è importante anche per l’aspetto culturale e didattico che svolge rispetto alle giovani generazioni affinche queste tragedie non accadano piu’.

Ernesto D’Andrea

Foto di Gianni Marconi

67° anniversario della

strage di Cervarolo

Giacomo Notari, Enrico Bini e Ernesto D’Andrea

Uno studente della scuola “Galilei”

67° anniversario

memoria

42 aprile 2011notiziario anpi

“IO CHIEDO AL TRIBUNALE SOLO GIUSTIZIA… NIENTE ALTRO”NATALINA MAESTRI, AVEVA 13 ANNI.

“Alla mattina del 20 marzo del 1944 era appena diventato giorno ed il paese di Cervarolo era già circondato dai nazisti. non si poteva più muovere nessuno di noi.I nazisti hanno cominciato a buttare giù le porte, a buttare fuori tutta la nostra roba (vestiti, tavoli, sedie e altro ancora), quello che gli serviva lo caricavano sulle camionette…Mio papà voleva andare a nascondersi in soffitta per non farsi catturare dai te-deschi, ma io e mia mamma gli abbiamo detto di non andare perché se ti trovano dopo ti uccidono… verso le 8 del matti-no i nazisti hanno cominciato a portare nell’aia di Cervarolo tutti gli uomini del paese… anche Rovali Antonio e Borea Cesare che erano infermi, li hanno trasci-nati nell’aia come se fossero animali… alle nostre mamme i nazisti avevano det-to di dare ai nostri genitori un fagottino con del cibo, perché li avrebbero portati in Germania… ma non era vero. […]

Questi uomini, con in mano il fagottino, rimasero in piedi nell’aia, senza mai po-tersi sedere tutto il giorno… nel frattempo io e mia mamma siamo andati in fondo al paese di Cervarolo e davanti alla porta della famiglia Costi abbiamo visto, diste-si per terra, già ammazzati sia Costi Lino che Costi Ennio… i loro corpi riversi in quel modo sull’asfalto, con il freddo che c’era, facevano tanta, tanta e dico tanta tristezza… i nazisti li avevano uccisi la mattina… io e mia mamma abbiamo ini-ziato a piangere e ci siamo dette adesso ci uccidono tutti… ma i nostri papà erano ancora là in piedi nell’aia di Cervarolo… con il fagottino pieno di pane in mano… ‘poverini’ pensavo… con loro c’era an-che il prete don Giovanni Battista Pigozzi […] Verso le 6 di sera il paese di Cerva-rolo iniziava già a bruciare… noi erava-mo stati allontanati dai nazisti… ma da lontano ad un certo punto abbiamo visto il paese bruciare e sentito i colpi delle mi-

tragliatrici… Dopo siamo tornati a Cervarolo…ave-vano ammazzato tutti, avevano bruciato anche i corpi dei nostri cari famigliari…Siamo rimasti disperati con la roba che avevamo addosso, le nostre case tutte bruciate, non avevamo più niente per vi-vere… abbiamo dovuto chiedere l’elemo-sina… io piangevo perché mi vergogna-vo, piangevo perché non volevo chiedere l’elemosina… ma dopo tutti ci hanno aiu-tato… ci hanno dato i vestiti… ci hanno dato qualche cosa da mangiare…dopo ci hanno costruito due baracche in legno e abbiamo vissuto in queste barecche di le-gno per un bel po’ di tempo…Io chiedo al tribunale solo giustizia… niente altro”.

Natalina Maestri

La commozione dei familiari delle vittime della strage

memoria

43aprile 2011notiziario anpi

I caduti di San Michele: Ottorino Vecchi di Scandiano, Guido Signorelli di Rio Saliceto, Annibale Bruschi e Angelo Grassi di Piacenza, Luigi Brandolisi e Renato Corradini di La Spezia, Elio Sesenna di Fiorenzuola e un altro giovane rimasto sconosciuto.

I caduti del Torrazzo: Aristide Carboni,Carlo Formentini, i fratelli Otello e Oreste Gibertoni, Evres Lazzaretti, Primo Malaguti, Emilio Mattioli, Licinio Tedeschi, Armando Stor-chi e Imerio Tondelli.

Domenica 13 febbraio sono stati ricordati dal sindaco di Sant’Ilario Marcello Moretti, da quello di Piacenza Roberto Reggi e dall’assessore provinciale Antonietta Acerenza, a 66 anni dal fatto, avvenuto il 14 febbraio 1945, i 20 ostaggi prele-

66° anniversario degli eccidi del Torrazzo e di San Michele della Fossa (Bagnolo in Piano)

66° anniversario dell’eccidio di Ponte Cantone (Calerno)

Una delegazione, partita da piazza Garibaldi, ha raggiunto il monumento che ricorda i fucilati dai tedeschi a San Michele.Successivamente è partito il corteo con i gonfaloni e la ban-da musicale che si è fermato davanti al Torrazzo, in centro a Bagnolo.A ricordare i caduti per mano fascista il sindaco di Ba-gnolo Paola Baraldi, l’assessore Cristiano Ruggia del Comitato provinciale della Resistenza di La Spezia e Alessandro Frignoli, vice presidente dell’ANPI provinciale. Preceduta da un inter-vento dell’assessore alla cultura di Bagnolo Daniele Ferrari, la compagnia teatrale MaMiMò ha letto alcune lettere di condan-nati a morte della Resistenza e il ricordo delle molte rappresa-glie fasciste.

IN RICORDO DEGLI ECCIDI

IN RICORDO DEI MARTIRI14 febbraio 1945

vati dai tedeschi dal carcere di Parma e fucilati per rappre-saglia in seguito ad azioni partigiane compiute sulla notte del 12. Alunni e alunne della V classe della scuola elemen-tare “Italo Calvino” di Calerno hanno poi recitato testimo-nianze raccolte tra i familiari dei caduti.

Furono fucilati: Nello Avanzi, Pierino Avanzi, Corrado Barresi, Giuseppe Bellini, Giacomo Bernardelli, Guido Botti, Bruno Faustini, Raimondo Fermi, Antonio Gandolfi, Egidio Gardini, Renzo Melloni, Franco Molinari, Amos Montecchi, Aldo Pasqua, Giulio Resmini, Nicola Cosimo Salvo, Angiolino Tanzi, Ore-ste Tosini, Luigi Viglio, Paride Zanatti.

memoria

Il 13 febbraio scorso si sono svolte a Bagnolo le celebrazioni per il 66° anniversario degli eccidi del Torraz-zo e di San Michele avvenuti rispet-tivamente il 14 febbraio e il 3 marzo 1945.

44 aprile 2011notiziario anpi

L’OLANDESE MONARCHICO DI SINISTRA

E GARIBALDINO REGGIANO A FIANCO DI EROS

FRITZ SNAPPER,

Notizie su di un carteggio del post Liberazione tra Fritz l’Olandese e Didimo Ferrari.

Ufficiale dell’esercito olandese durante la seconda guerra mondiale, Fritz Snapper è morto nel 2007. In

Italia era capitato durante la 2a guerra mondiale in modo assai avventuroso dopo essere stato prigioniero

dei tedeschi in seguito alla rapida e violenta occupazione nazista dell’Olanda (9-14 maggio 1940).

Dopo l’8 settembre ‘43 (e dopo vari av-venturosi spostamenti ancora in corso di accertamento in sede di ricerca storica) en-trò in contatto con elementi della Resisten-za modenese. Fu così tra i primi partigiani operanti sull’Appennino nell’alta valle del Secchia. Nel reggiano operò poi come uf-ficiale di collegamento del Comando unico reggiano col comando della Divisione Mo-dena montagna, sotto il nome di copertura di Francesco. Del tutto particolare il suo rapporto con le formazioni garibaldine e col commissario generale Eros, come emerge chiaramente dai numerosi rapporti da lui stilati e firmati (estate ‘44-aprile 1945)con-servati presso l’archivio di Istoreco. Meno nota la corrispondenza che intrattenne an-che negli anni del dopo Liberazione, e dopo il suo rientro in Olanda, con lo stesso Eros.Siamo qui in grado di renderne conto con qualche esempio pescato dal carteggio per-sonale di Didimo Ferrari messoci a disposi-zione dalla figlia Anna. Ritornato in Olanda e ripreso servizio come ufficiale (sarà poi smobilitato in settembre ‘46 e reintegrato nel suo precedente lavoro all’Ufficio stati-stico centrale come dirigente del settore fi-nanziario), Snapper dovette lasciar trascor-rere vari mesi prima di riprendere i contatti con Eros. La prima lettera, da Hilversum, è del 1 luglio 1946. Singolare l’indirizzo del destinatario, che dà l’idea, assieme alla notizia di aver ritrovato la propria moglie “Che è stata internata in quello campo ter-ribile di Bergen Belsen”, del caos da cui a fatica l’Europa stava uscendo. La lettera è firmata, come tutte quelle che seguiranno, col nome di Frantz.

“Al Dodimi Ferrari (nome di battaglia du-rante la lotta partigiana EROS Commissa-rio generale di guerra di Reggio Emilia)per indirizzoFederazione Communista di Reggio Emi-lia-Italia”.“Caro Eros,finalmente ho l’opportunità di scriverti. Ho ritrovato quest’indirizzo mentre final-mente il collegamento postale fra Olanda e Italia è ripreso”. Questo l’incipit di una

lettera scritta in un abbastanza comprensi-bile italiano imparato “sul campo” durante i mesi della Resistenza in Italia. Snapper, di madre lingua fiamminga, conosceva bene sia il tedesco che l’inglese, lingue che gli furono utili proprio da partigiano e per il ruolo particolare da lui avuto. Doveva avere dimestichezza anche con il francese, come fanno pensare alcuni francesismi che com-paiono nelle lettere del dopo Liberazione (es. “amusante” per “divertente”).“Mi dispiace tanto – scrive fra l’altro – che lo sforzo della tua bella patria durante la lotta contro il nazifascismo non è apprecia-to (sic) e che adesso l’Italia è trattata come un paese ex fascista e non come un paese che ha cacciato via con mezzi di se stesso il fascismo”.E subito dopo chiede notizie, come in un empito di rimpatriata psicologica, dei “vec-chi compagni della lotta di anni scorsi, Miro, Monti, Luigi, Gianni, Zorro, Sintoni, Gino ...”. Nomi di battaglia, rispettivamen-te, di Riccardo Cocconi, Augusto Berti, Pio Montermini, Giovanni Farri, Pietro Galassi-ni, Fausto Pattacini e Otello Salsi.In una lettera di alcuni mesi dopo accennerà anche a “Rosina, la nostra compagna corra-giosa che è stata incarcerata tanto tempo”. Si riferiva a Rosina Becchi, brutalmente e ripetutamente torturata da sgherri nazisti (a Busana e a Ciano) e fascisti nostrani (a Villa Cucchi), Medaglia d’Argento al V.M. Dà poi notizia di una costituenda ANPI in Olanda, allo scopo di riunire “gli Italiani che hanno combattuto in Olanda contro gli tedeschi e gli Olandesi che sono stati parti-giani in Italia”. Al riguardo chiede il parere di Eros nel suo simpatico italiano “Che pen-sa te di questa cosa?”.Annuncia di essere in procinto di scrivere un libro “nella lingua olandese della lotta partigiana in Reggio ed Emilia per infor-mare i miei compatriotti della lotta parti-giana in Italia e la coraggio che io ho visto dei Garibaldini nel Emilia”.Sarà ora interessante verificare se poi quel libro sia stato scritto e se sia in qualche modo reperibile, ed eventualmente traduci-bile in italiano. Va detto che l’apprezzamen-

to per i garibaldini non era genericamente rivolto a tutti i partigiani, ma derivante pro-prio da una forte affinità che Snapper ebbe nei mesi della lotta di liberazione con i par-tigiani “rossi” e con Eros personalmente. Ciò che emerge con tutta evidenza anche dai carteggi coevi, in parte pubblicati da Guerrino Franzini nella sua Storia della re-sistenza reggiana (pp. 829, 833).Ma nonostante la sua simpatia nei confronti degli ideali comunisti, riconfermata anche nelle lettere del dopo liberazione, Snapper manifesta ad Eros il proprio attaccamento all’ istituto monarchico dell’Olanda per la decisa posizione antinazista della famiglia reale e poi anche perché, scrive il 9 dicem-bre ’46, dopo la vittoria repubblicana negli USA, “non ho mai amato i repubblicani. Non ne l’Italia di 1944-45 e non nel Ame-rica di 1946”. Circa il suo attaccamento alla casa reale olandese, Snapper scriverà (13.02.1947) “oggi è nata in Olanda una piccola prin-cipessa. Come tu sai io sono un uomo di sinistra, però monarchista. Ma tu sai che la casa di Orange è sempre stata una casa progressiva, dunque oggi abbiamo grande festa per celebrare que [che] per la prima volta dopo la liberazione è nata una prin-cipessa sulla suole [sul suolo] libero olan-dese.Nella lettera scritta il 22.04.1947 (l’ultima, tra quelle in nostre mani) Snapper ringrazia Eros per il materiale (foto e documenti vari relativi alla resistenza reggiana) inviatogli per il libro a cui sta lavorando. Per la pub-blicazione del quale libro si doveva però aspettare fino a che “la situazione della car-ta sarà amegliorata”.Augurandoci, in conclusione, che la penuria di carta nell’Olanda del 1947 sia stata rapi-damente superata e che il libro di Snapper sia stato pubblicato, continueremo a cercar-lo per scoprire, dopo quello russo di Ana-toli Tarassov e inglese di Roy Farran e del capitano Lees, anche lo sguardo “olandese” sulla Resistenza reggiana.

Antonio Zambonelli

memoria

45aprile 2011notiziario anpi

Nel leggere sulla “Gazzetta di Reggio”, gli articoli sul viaggio della memoria a Berlino del 2011, le impressioni positive degli studenti (anch’io ho partecipato a due viaggi, ad Auschwitz e Berlino), mi hanno sollecitato a scrivere le mie espe-rienze e impressioni di un viaggio fatto in Germania Ovest nel 1955, sono ricordi che non si dimenticano e che ti segnano la vita in positivo.Allora ragazzo di 14 anni, mai andato fuori Reggio,ad eccezione di essere an-dato quattro o cinque volte ad Ancona a trovare mio padre rinchiuso in quelle carceri solo per avuto la colpa di esser stato un partigiano comunista (nel post Liberazione prestò servizio nella polizia partigiana), ma non avevo mai visitato la città perché mia madre non aveva soldi per fermarci.Un giorno l’ANPI provinciale propose ai miei genitori di mandarmi assieme ad altri ragazzi di altre città italiane in visita in Germania per un mese, su invito di una organizzazione antinazista denominata VVA, (Associazione perseguitati antina-zisti), per dimostrare a noi ragazzi italiani che il popolo tedesco non erano stato tutto nazista,come allora molti sostenevano.Partimmo nel giugno alla volta di Milano, dove c’era il concentramento di tutti i ra-gazzi e accompagnatori, siamo stati ospiti per una notte al convitto scuola dell’AN-

PI, noi quattro o cinque di Reggio siamo arrivati verso le 12.00, dopo aver siste-mato le nostre cose nelle camere, siamo andati a fare un giro per la città.Potete immaginare quale stupore quali sensazioni abbiamo provato, vedere una città cosi grande con enormi palazzi, le tranvie, tante macchine, poi il Duomo così maestoso, la galleria Centrale, il Ca-stello Sforzesco ecc.Il mattino seguente partimmo in treno de-stinazione Monaco di Baviera, dove ci fu il primo scarico; eravamo tutti preoccu-pati perché andavamo ospiti in casa di fa-miglie che non conoscevamo e che parla-vano un’altra lingua a noi sconosciuta ed essendo a loro sconosciuta la nostra, mai stati all’estero. Ma eravamo anche curiosi di arrivare; cosi arrivammo a Stoccarda, Norimberga, Francoforte sul Meno, alcu-ne cittadine meno note poi su verso Nord, Kassel ultima tappa, dove scesi io con al-tri nove ragazzi.Alla stazione centrale, ancora semi di-strutta dalla guerra (Kassel fu rasa al suolo) a riceverci c’erano le famiglie e i responsabili della organizzazione.Io fui scelto dalla famiglia di Ernst Ul-brich. Dopo le prime strette di mano e i baci, andammo a casa e incominciai a conoscere gli altri componenti, poi im-parai dall’accompagnatore che non era una famiglia come le altre, perché la fam.

Ulbrich, di Marì la moglie e della nipote Ingrid era stata distrutta dalla guerra. Cosi il nonno di Ingrid, Ernst e la zia Marì si misero insieme per poter allevare la nipo-te ed evitare di metterla in un orfanotrofio e formare invece una famiglia normale.Nei giorni seguenti incominciammo a fare gite turistiche per visitare castelli, fiumi, foreste molto verdi e ben curate, villaggi, musei, ecc. in centro della città e nella periferia ed altre cittadine vicine. Nel pomeriggio, al ritorno, tutti insieme ci trovavamo nella sede della organizza-zione con le famiglie per parlare di tante cose soprattutto della guerra della pace e delle nostre famiglie, delle avventure dei nostri padri partigiani.Per comunicare con gli amici tedeschi l’accompagnatore venuto con noi dall’Ita-lia faceva da interprete. Qualcuno dei te-deschi sapeva qualche parola di italiano.Ernst, due giorni alla settimana, si assen-tava da casa, dagli incontri con gli altri, per poi apparire sotto sera con una borsa piena di roba. Dove andasse lo imparai nel viaggio di ritorno, sempre dall’ac-compagnatore: dato che Kassel a quei tempi era vicino al confine con la Germa-nia Est, lui passava il confine per vie tra-verse perché non aveva il lascia passare, in quanto comunista e antinazista (il par-tito comunista nella Germania Ovest era stato messo fuori legalità, perciò era clan-

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46 aprile 2011notiziario anpi

destino) e aveva contatti con compagni dell’organizzazione antinazista dell’Est, i quali lo rifornivano di uova da vendere in Kassel, per mantenere l’organizzazione e il partito comunista. Altra cosa che vorrei ricordare: nel programma dei nostri gior-ni cera compresa una visita al campo di concentramento di Buchenwald, ma sic-come era in territorio orientale, le autori-tà non ci diedero il permesso, con nostro grande rammarico. Due sere prima della partenza per l’Italia ci trovammo tutti insieme per festeggiare in una piccola birreria, tra un piatto, una bevuta, incominciammo a cantare can-zoni partigiane poi siamo arrivati a Ban-diera rossa, L’Internazionale; a un certo punto arrivò la polizia ci fece smettere di cantare, prese le generalità dei tedeschi e ci mandò tutti a casa. Partimmo da Kassel contenti perché dopo un mese si ritornava a casa, ma con una grande amarezza di dover lasciare perso-ne così buone premurose nei nostri con-fronti.Il concentramento di tutti era fissato a Monaco, per poi andare a far visita prima del rientro in Italia al campo di concentra-

mento di Dachau.Al campo doveva riceverci e accompa-gnarci nella visita il Borgomastro del pa-ese, ma all’ultimo momento ha disdetto l’impegno, perché, sapemmo da un prete italiano che si offrì di accompagnarci, il Borgomastro era vicino alle idee naziste.Deponemmo una corona di fiori alla lapi-de a ricordo dei morti del campo, poi in-cominciò la visita all’interno del campo, la curiosità di tutti noi era di sapere come mai un prete italiano si trovava in quel luogo: ci spiegò che da quando il campo diventò campo di concentramento, diven-ne il campo di prigionia più grosso della Germania per religiosi di fede cristiana, anche Lui fu fatto prigioniero e manda-to a Dachau. Nel 1955 c’erano ancora numerose baracche, alcune ristrutturate, dentro ci vivevano ancora persone che erano state torturate, che avevano subito esperimenti scientifici sul loro corpo, (il campo era anche noto per i dottori inca-ricati a fare questo tipo di lavoro). Alcu-ni dopo essere stati liberati tornati a casa non anno trovato più nessun famigliare, la casa distrutta, cosi, dato che queste persone ricevevano una piccola pensione

dall’ONU sono ritornati indietro, alcuni si sono sposati, alcuni erano italiani. Il par-roco fu incaricato di occuparsi di queste persone.Poi ci fece notare al centro del campo la baracca dei prigionieri russi, anco-ra com’era del ’45, se ricordo bene, era la n. 17. I russi avevano un trattamento speciale, mangiavano una volta al giorno, non potevano uscire dalla baracca se no venivano fucilati. Intorno alla baracca da altri prigionieri facevano coltivare l’orto e seminare fiori, ma per i russi era vietato raccogliere la verdura, molti per fame di notte si azzardavano dalle finestre a pren-dere verdura cosi, venivano uccisi. Poi arrivammo alla camera a gas costruita un anno prima della liberazione del campo. Potete immaginare il nostro stupore, la nostra disapprovazione, la commozione era tanta, incontenibile; poi i forni cre-matori, sentire le spiegazioni del parroco di come si svolgevano i lavori era ancora più orribile più mostruoso. Pensare che una mente umana potesse arrivare a tanto! Questa visita al campo ci fece riflettere e discutere tanto durante il rientro in Italia. La prima cosa che ci è venuta in mente

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47aprile 2011notiziario anpi

erano le condizioni dei prigionieri; io questo ricordo lo porto ancora dentro di me come se la visita l’avessi appena fatta. Questa visita ha rappresentato il culmine del viaggio.Arrivati a casa tutti erano curiosi di sapere; i nostri genitori, gli amici, l’ANPI, ecc. Dato che io facevo già parte della FGCI di villa Ospizio, organizzammo alcune serate d’in-contro con i giovani e la gente, allestimmo anche una piccola mostra fotografica, questa poi fu esposta anche alla festa provinciale dell’Unità.A quei tempi ancora non si parlava della me-moria forse perché la guerra era da poco con-clusa, ma in me era forte il desiderio di far conoscere ad altri le esperienze fatte e quello che avevo visto. Sarà anche per questo che nel mio piccolo ancora oggi collaboro con l’ANPI. Faccio appello ai giovani di oggi che partecipano ai viaggi della memoria, di essere anche loro impegnati a divulgare le loro esperienze.Io poi continuai a tenere i contatti con la fa-miglia Ulbrich e con l’organizzazione. Invi-tai alcuni di loro a venire a Reggio, ma dato l’età avanzata non vennero, ma invitarono mio padre e mia madre ad andare da loro, dove furono ricevuti con festeggiamenti: tut-ti li volevano ospitarli, riuscirono ad andare anche a Buchenwald.Oggi per questioni anagrafiche queste fami-glie non ci sono più, ma ho ancora contatti con persone tedesche per esempio con Eva Watschkow di Berlino, che non conobbe mai suo padre, ufficiale tedesco della Luftwaffe, ucciso a villa Rossi di Albinea perché cer-cò di disertare assieme ad altri quattro suoi commilitoni per unirsi ai partigiani Il piano falli, ma prima del tentativo di disertare, ebbe incontri con mio padre per passargli armi e munizioni da portare in montagna. La figlia venuta a conoscenza di questo fatto volle ve-nire a Reggio ad incontrare mio padre, per sapere del suo. Ecco perché questi viaggi questi incontri sono necessari. Perché la memoria è fonda-mentale per la formazione di uomini e donne, di giovani e ragazze consapevoli e portatori di valori veri.

Luciano Cattini

13 febbraio 2011

“Se non ora quando”. La voce delle donne in piazza per una cultura diversa

avvenimenti

La manifestazione voluta dalle donne per rivendicare dignità e diritti, per prendere le distanze dai festini di Arcore e respingerne i disvalori. Sul palco la vice presidente dell’ANPI Fiorella Ferrarini

Oltre 3.000 persone hanno aderito alla manifestazione “Se non ora quando?” svoltasi a Reggio domenica 13 febbraio. A rispondere all’ap-pello non sono state soltanto le donne: la grande sfida era, probabil-mente, proprio questa. Infatti, genitori, figli, anziani erano in piazza per dire di no alla mercificazione del corpo della donna e manifestare per la sua dignità. Dalle 15, piazza Martiri del 7 luglio era già gremita. L’evento organiz-zato dalle donne per le donne, la manifestazione voluta per rivendicar-ne dignità e diritti, per prendere le distanze dai festini organizzata ad Arcore da Silvio Berlusconi. Ad aprire l’evento sono state le donne del comitato organizzatore, che hanno sottolineato come l’appuntamento non rappresenti un evento isolato: “Questa giornata per noi è solo l’inizio, per continuare a parla-re di donne e di uomini, di dignità, di rispetto”. E mentre la partecipa-zione cresceva, sul palco – presente anche Fiorella Ferrarini dell’ANPI reggiana – si alternavano voci diverse. Erano testimonianze di lavora-trici, studenti, uomini delle istituzioni e della società: “Le Spettinate” (gruppo di attrici reggiane), una lavoratrice della GFE (da mesi in lotta con i colleghi per il proprio posto di lavoro) e altri. (gb)

Foto di Angelo Bariani

48 aprile 2011notiziario anpi

L’adesione dell’ANPI

“Se non ora quando”. La voce delle donne in piazza per una cultura diversa

Alcune attrici della compagnia Le Spettinate

Castellarano CENA ANPI PER IL 150°:

Giovedì sera 17 marzo, l’ANPI di Castel-larano ha festeggiato il 150° dell’Unità d’Italia con una “cena partigiana” al Cir-colo Arci di via Chiaviche 59.Duecento persone, oltre ai volontari, han-no raccolto l’invito per una serata che ha voluto festeggiare sia il momento fon-dante della nostra nazione sia contribuire all’attività dell’ANPI. All’iniziativa han-no collaborato attivamente anche Auser e SPI. Il Comune di Castellarano ha dato il patrocinio.Dopo cena, canti popolari col gruppo “Amici del coro”.

Foto che di Gabriele Ronchetti

«LA RESISTENZA FU UN NUOVO RISORGIMENTO»

avvenimenti

Sul palco si riconoscono Eletta Bertani e Fiorella Ferrarini

Loredana Cavazzini

La sala gremita

I volontari

49aprile 2011notiziario anpi

Hermes Grappi in Istoreco durante il Direttivo del giugno 2009

HERMES GRAPPI25/07/1925-06/03/2011

Un ragazzo del 1943Lo ricordano Giannetto Magnanini e Vanni Ermanno Orlandini

Hermes Grappi l’ho conosciuto subito dopo la Liberazione.Un giorno, con Franco Iotti, usciti dalla fab-brica Lombardini ci recammo, in tuta blu, alla sede del Fronte della Gioventù di Reg-gio Emilia, in via Boiardi al civico 4.Nella sede vedemmo un giovane dietro ad una scrivania, tutto assorto a leggere i gior-nali; era Amus Fontanesi che alzando testa ci vide e disse: “Ecco la classe operaia”.Poco dopo rincontrai Hermes, alto, magro, con capelli neri, un po’ spettinato; sorrise con occhi interrogativi a me giovane opera-io con l’istruzione di 5a elementare; lui con maggiore istruzione, io cresciuto in mezzo ad operai antifascisti convinti, lui in rappor-to con il movimento clandestino di Cavria-go.Eravamo parte delle migliaia di ragazzi sui vent’anni che dopo l’8 settembre del 1943 erano sotto le forche caudine dei fascisti della Repubblica sociale italiana, pronti per essere chiamati alle armi a fianco dello stra-niero. Ragazzi che tra il gennaio e il marzo del 1944 venivano arruolati con prepotenza e ricatti e minacciati di morte, come pure i familiari se non ci presentavamo.A migliaia ci trovammo nel Fronte della Gioventù, prima con negli occhi la paura e la morte, poi pieni di entusiasmo per andare oltre con speranza e certezza nell’avvenire.Dopo qualche decennio costituimmo su proposta di Hermes e Pino Ferrari, il sodali-

zio “I ragazzi del ’43-45”.Ogni tanto ci incontravamo attorno ad un ta-volo, oltre ad un buon pranzo ma non c’era nulla di nostalgico, non parlavamo mai del nostro passato ma ci interrogavamo sul pre-sente e sull’avvenire, per capire come si muoveva il mondo, l’Italia e soprattutto le forze democratiche in Italia.Discussioni e confronti aperti, ma con re-ciproca stima sulle diverse interpretazioni.C’era Hermes, Pino Ferrari, Amus Fonta-nesi, chi scrive, Ugo Benassi, Alessandro Carri, Enrico Lelli e altri, volevamo sapere l’uno dall’altro brevi accenni e vicende fa-miliari ma ci si rituffava subito sui grandi temi politici, mondiali, nazionali e locali.Hermes aveva un profondo senso dell’ami-cizia, aveva rapporti costanti con la gente.Aveva una forte personalità, attento, com-prensivo, dialogante, a volte rigido e irre-movibile anche su aspetti particolari.Hermes ha fatto tante cose nella sua lunga vita; militante delle associazioni giovanili democratiche a livello provinciale, naziona-le e sul piano europeo, presente nel circolo di cultura negli anni ’50, dirigente ANPI e di Istoreco.Militante di base del PCI, poi dirigente pro-vinciale, presente nel ruolo di amministra-tore pubblico a livello cittadino, provinciale e regionale, dirigente tecnico, amministra-tivo in cariche pubbliche e private, impren-ditore, consulente finanziario e molti viaggi nel mondo.Tra noi due vi sono state anche discussioni su certi aspetti della politica degli anni ’50, mai risolti.Ma io ho sempre valutato che Hermes aves-se un fiuto politico acuto.Ricordo un pranzo tra noi due e Giovanni Berlinguer, fratello di Enrico, in una pau-sa di un’assemblea calda. Giovanni allora candidato alla guida del partito, ci lesse un breve intervento che stava per consegnare alla stampa nazionale.Per me andava benissimo, Hermes, invece, fece due puntualizzazioni subito raccolte da Berlinguer che corresse la sua dichiarazio-ne scritta. Hermes aveva notevoli intuizioni politiche.Infine, voglio ricordare un incontro di qual-che mese fa a Marola.Sollecitai una sua testimonianza per una ri-cerca che ho in corso. Mise sulle ginocchia il registratore e lesse lentamente ciò che aveva scritto. Disse che era soddisfatto di ciò che aveva fatto, dei riconoscimenti rice-vuti come dirigente aziendale in vari campi economici e finanziari.Disse che tutto ciò che gli veniva ricono-sciuto era merito dell’esperienza che aveva fatto nel partito comunista come funziona-rio a tempo pieno.Grazie a quel lavoro, aveva imparato a co-

noscere le persone con i loro pregi e difetti.Aveva soprattutto imparato a lavorare e trattare con la gente e ad avere perseveranza negli obiettivi che incontrava nella vita.Hermes resta in me come l’amico critico e fraterno della mia vita.

Giannetto Magnanini

Anch’io ho conosciuto Hermes in diverse occasioni e ne rimasi sempre ben impressio-nato per l’attenzione con la quale ascoltava e con la disposizione ad interloquire sui pic-coli problemi locali, rilevandone la giusta dimensione, come sui grandi problemi del paese e del mondo.Come sindaco di Albinea (1987/1992) invi-tavo Hermes, assieme ai compagni più an-ziani del Comune, a partecipare ai periodici incontri che tenevo con loro alla domenica mattina nel mio ufficio, per ascoltare i loro rilievi critici al mio e nostro lavoro e per sentire il giudizio che loro davano alle ini-ziative, di vario genere, dai lavori pubblici all’assistenza, al rapporto con gli altri partiti e all’utilizzo delle risorse disponibili.Hermes non faceva sconti sui rilievi critici, così come, senza piaggeria, apprezzava an-che le cose buone che riuscivamo a fare, ma spronava sempre a fare meglio e guardare avanti.Era una specie di comitato dei saggi che Hermes mi suggerì di mettere in atto e che, infatti, mi servì molto sotto tutti i punti di vista anche quando, senza giri di parole il rilievo critico era piuttosto diretto e severo.Ricordo con piacere l’entusiasmo con il quale Hermes accolse l’invito che gli ri-volsi per raccontare agli studenti una sto-ria da egli vissuta al Gattaglio, ove abitava durante il fascismo. Un operaio antifascista gli spiegò tutto sulla dittatura e gli parlò di Prampolini e Gramsci. Quei racconti segna-rono la sua formazione politica e lo portaro-no in età matura alla resistenza partigiana e all’adesione al PCI.Quel racconto è stampato in una pubblica-zione di Istoreco di qualche anno fa e fa par-te di quella narrazione storica minore oggi purtroppo presuntuosamente snobbata, ma che resta un veicolo utile per la formazione culturale delle nuove generazioni.In questi ultimi anni ho collaborato con lui nel Comitato dei garanti di Istoreco, apprez-zandone la qualità spiccia e mai ipocrita che ha consentito di cementare una sincera ami-cizia e reciproca stima. Come per ognuno di noi, la vita ha alti e bassi, ma Hermes l’ha vissuta sempre con intensità, specie sul pia-no politico e sempre al fianco dei lavoratori e degli oppressi. Ultimamente aveva sostenuto la lotta della FIOM e sempre per un mondo migliore e più giusto.

Vanni Ermanno Orlandini

50 aprile 2011notiziario anpi

LUIGI RONCHETTI (EDISON) 21/06/1926-06/032011Il 6 marzo u.s., all’età di 84 anni è venuto a mancare il Partigiano Luigi Ronchet-ti Edison, originario di Campogalliano (MO).Giovanissimo sale in montagna, entrando nelle fila del conosciuto distaccamento “Zambonini” della 145a BGT Garibaldi e partecipa a tutte le numerose battaglie avvenute nel nostro Appennino.Dopo la guerra aderisce attivamente all’ANPI. Fa il casaro a San Faustino di Rubiera e, nel 1959, sposa Angela Mus-sini di Scandiano, dove si trasferisce, e dalla quale avrà due figlie Valeria e Mari-sa. Lavorerà poi come muratore fino alla pensione. Un uomo onesto, gran lavoratore, dedito alla famiglia, di carattere piuttosto schivo e di poche parole.Rimasto vedovo ha vissuto a Scandiano con la figlia Marisa.Ha avuto il funerale civile che voleva, con la bandiera dell’ANPI e la banda mu-sicale che suonava le canzoni partigiane.In suo onore, le figlie Marisa e Valeria e il genero Maurizio Becchi sottoscrivono generosamente per il Notiziario.Unendo il nostro dolore a quello dei fa-migliari, rivolgiamo loro le più sentite condoglianze.

ANPI Scandiano

BRUNO FANI30/11/1923-11/02/2011L’11 febbraio u.s. è deceduto Bruno Fani, partigiano della 145a BGT Garibaldi, in-dimenticabile attivista, anche come foto-grafo, dell’ANPI. La sorella Franca nel ricordarlo con profondo rimpianto, offre pro Notiziario. In sua memoria offre an-che Albertina Bagnacani.

ALDO ROMEI24/09/1922-27/12/2010Il 27 dicembre 2010 è mancato all’affetto della sua famiglia e di coloro che gli han-no voluto bene Aldo Romei, contadino e antifascista. Aldo Romei, nasce a Quattro Castella (RE) il 24 settembre 1922, vive la giovinezza alla Colombaia di Garfa-gnolo (Castelnovo ne’ Monti), arruolato di leva nel 1942, viene assegnato al fronte occidentale; dopo 1’8 settembre 1943, a seguito degli “sbandamenti”, raggiunge (a piedi ed a volte salendo in corsa e sal-tando dai treni) nuovamente il suo paese. Fino al termine del periodo bellico colla-bora attivamente con la Resistenza; mem-bro delle SAP, pur non imbracciando più le armi, rischia la vita diverse volte man-tenendo i “contatti” e trasmettendo ver-balmente messaggi fra le diverse squadre partigiane, fedele collaboratore del Parti-giano Milan (detto Magnan) di Costa de’ Grassi, si muove, essendone un perfetto conoscitore, nel territorio dell’appennino reggiano, a nord del fiume Secchia tra Castelnovo ne’ Monti, Vetto D’Enza, Ra-miseto e Busana riferendo dei movimenti del nemico. Il 17 novembre 1944 perde il fratello Giuseppe (nome di battaglia Fiero), arruolato fra le file partigiane, nell’eccidio di Legoreccio; tale fatto “se-gna” (per lui e la sua famiglia), con un ricordo amaro e indelebile, tutta la sua esistenza. Ancora più motivato nella sua azione patriottica, vive “alla macchia” per proteggere la sua famiglia e agisce spesso in autonomia ed in solitudine a fa-vore della comunità contadina delle fra-zioni e dei vari piccoli agglomerati abitati della zona quando, la notte, ripara diversi collegamenti elettrici salendo al buio sui pali danneggiati dai nazifascisti e per tali azioni viene assiduamente, ma invano, ri-

cercato dagli stessi. Dopo il 1945 intraprende varie esperienze lavorative, si trasferisce a Genova, crea la sua famiglia con la sua amata Livia e vive serenamente nell’onestà e nel lavoro du-rante tutta la sua esistenza.

ROBERTO REDEGHIERI (BARACCA)Dopo alcuni mesi di malattia, il 16 feb-braio 2011, è mancato all’affetto dei suoi cari Roberto Redeghieri Baracca di Villa Cella. Convinto antifascista insignito del diploma di combattente per la libertà dal presidente Sandro Pertini. Lo ricordano con affetto la moglie Iside, i figli Deanna, Ivan, Ombretta e i nipoti tutti.

51aprile 2011notiziario anpi

BRUNO MANZOTTI - BRUNA PECCHINI

ANNIVERSARIIl 25 febbraio ricorreva l’8° anniversario della scomparsa di Bruno Man-zotti, antifascista, deporta-to dopo l’8 settembre 1943 in un campo di prigionia in Germania. I figli Marzia e Flavio con le loro famiglie lo ricordano con tanto af-

fetto assieme alla madre Bruna Pecchini, staffetta partigiana, scompar-sa il 6 dicembre scorso. Nell’occasione sottoscrivono pro “Notiziario”.

GUIDO BORGHI

IN MEMORIAPer ricordare Guido Borghi, scomparso il 5 febbraio 1991, la moglie Idima Grisanti e i fi-gli Gian Paolo, Tiziano e William sottoscrivo-no pro Notiziario.

ULISSE GILIOLI (ORAZIO)

4° ANNIVERSARIONel 4° anniversario della scomparsa del Par-tigiano Ulisse Gilioli Orazio, avvenuta il 22 marzo 2007, la moglie Simona e la figlia Si-monetta, nel ricordarlo con immutato affetto e rimpianto, offrono pro Notiziario.

GIULIO GUIDOTTI

8° ANNIVERSARIOIl 16 aprile ricorre l’8° anniversario della scom-parsa del Partigiano Giulio Guidotti, apparte-nente alla divisione “Dalmazia” dell’esercito di liberazione della Jugoslavia. Nel ricordarlo con infinito affetto, la moglie Selene, il figlio Gianni, la nuora Donatella, i nipoti Lisa e Mar-

co, i cognati, le cognate, e i parenti tutti sottoscrivono pro Notiziario.

ROMEO VIANI

9° ANNIVERSARIOIl 17 maggio 2002 ricorre il 9° anniversario della scomparsa di Romeo Viani. Lo ricordano sempre con affetto la moglie Lidia Valeriani, i figli Mauro e Silvano, la nuora Deanna e la nipote Federica. In suo onore offrono pro No-tiziario.

ENRICO VESCOVINI

IN MEMORIAPer onorare la memoria dell’indimenticabile studente Enrico Vescovini, deceduto in seguito ad un incidente stradale, i genitori dott. Enzo e dott.ssa Donata, e la famiglia Cavazzini Fer-nando offrono pro Notiziario.

FRANCESCO BENEDETTI (FOLGORE)

10° ANNIVERSARIOIl 14 marzo ricorreva il 10° anniversario della scomparsa di Francesco Benedetti Folgore, Partigiano decorato con la Croce al merito, che, adolescente, non esitò ad abbracciare la lotta antifascista per liberare l’Italia. La moglie Marisa, le figlie Lina, Rita, i nipoti e i generi lo

ricordano con tanto amore e sottoscrivono pro Notiziario. Lo ricordano anche, con immutato affetto, i cognati Ermanno Pignatti e Marta Casoli e sottoscrivono pro Notiziario.

ANTONIO BRENNO COSTETTI (VOLPE)

IN MEMORIAPer onorare la memoria, in occasione del 25 Aprile, del Partigiano Antonio Brenno Costetti Volpe. “Papà, noi tutti ti ricordiamo e seguia-mo i tuoi insegnamenti di onestà e rispetto per il prossimo. Sei sempre nei nostri cuori” Mo-resca, Franca, Robin e Bruna.

AMARENZIO MONTANARI (MIRCO) -MARINA NOTARI

IN MEMORIAI figli Mirco e Rino con le rispettive famiglie e i ni-poti Marco, Sofia e Fran-cesca, in occasione del 25 Aprile, ricordano Ama-renzio Montanari Mirco, comandante del distacca-mento “Rolando Iotti” di Roncocesi della 76a BGT

SAP, insieme alla moglie, scomparsa il 5 dicembre 2008, e sottoscri-vono pro Notiziario.

ALDO MUSSINI (EROS)

9° ANNIVERSARIOIn occasione del 25 Aprile, nell’anniversario della scomparsa di Aldo Mussini, avvenuta il 19 aprile 2002, il Partigiano Eros del distac-camento “Rolando Iotti” di Roncocesi, appar-tenente alla 76a BGT SAP, e in ricordo del suo impegno politico e del suo attivismo sociale, la moglie Velia Verzelloni, la figlia Maela, il

genero Rino e i nipoti Marco, Sofia, con affetto e rimpianto, sottoscri-vono pro Notiziario.

52 aprile 2011notiziario anpi

GINO FURGHIERI (BRUNELLO)

13° ANNIVERSARIOSono trascorsi ormai 13 anni dalla tua scom-parsa, avvenuta il 13 marzo 1998, ma non siamo qui a ricordare solo il tuo anniversario, ma bensì a ricordare tutti i momenti vissuti in-sieme. Insieme a te che eri una persona piena di giusti valori e ricca di generosità, e che ci

servono ancora come aiuto prezioso. Non ti dimenticheremo mai. In tua memoria sottoscriviamo pro Notiziario.

Dimma, Katia, Nicoletta, Mario.WALTER BORCIANI

2° ANNIVERSARIONel 2° anniversario della scomparsa di Walter Borciani, avvenuta il 12 maggio 2009 lo ricor-dano i fratelli Paolo e Teobaldo, sottoscriven-do pro Notiziario.Arruolato nel Regio esercito nel 1940, dopo l’8 settembre 1943 torna a casa e diviene par-

tigiano combattente con il nome di battaglia Pacagnone della 76a BGT SAP. Walter è stato indimenticabile componente del “113”, il gruppo sempre a disposizione dell’ANPI provinciale.

ROMUALDO SBERVIGLIERI (ALDO)

13° ANNIVERSARIOPer onorare la memoria del padre Partigiano Romualdo Sberveglieri Aldo, della 144a BGT Garibaldi, deceduto il 7 febbraio 1998, la figlia Ciria, insieme alla famiglia, offre pro Notizia-rio.

OLDANO PATERLINI (ENOS)

9° ANNIVERSARIOIl 12 aprile ricorreva il 9° anniversario della scomparsa del Partigiano Oldano Paterlini Enos. Lo ricorda la moglie Iones e sottoscrive

pro Notiziario.

AFRO CREMA

2° ANNIVERSARIOIl 17 febbraio scorso ricorreva il 2° anniver-sario della perdita del caro Partigiano Afro Crema di Rio Saliceto, comandante di distac-camento della 37a BGT GAP, operante in pia-nura. Lo vogliono ricordare come uomo stima-to e benvoluto da tutto il paese, per l’impegno

sociale disinteressatamente profuso per tutta la sua vita a favore dei più deboli. La moglie Luciana Pallicelli e i figli Claudio e Luciano offrono a favore del Notiziario.

GIUSEPPE CARBONI

11° ANNIVERSARIOA 11 anni dalla scomparsa, avvenuta il 27 apri-le 2000, del Partigiano Giuseppe Carboni, lo ri-cordano con amore immutato la moglie Lina, le figlie Rossella e Daniela, il genero Ermanno e le nipoti Giulia ed Elena. In sua memoria sot-toscrivono pro Notiziario..

ELENA RICCO’ (NELLA)

6° ANNIVERSARIOIl 4 aprile ricorreva il 6° anniversario del-la scomparsa di Elena Riccò Nella. Il figlio Marco, la nuora Marina e la carissima nipote Roberta la ricordano con immutato affetto e amore sottoscrivendo pro Notiziario.

IDIMO LUSETTI (IVANO)

6° ANNIVERSARIOIl 7 aprile ricorreva il 6° anniversario della scomparsa del Partigiano Idimo Lusetti Ivano. La figlia Ermelinda sottoscrive pro Notiziario.

IVO GUIDETTI (FERMO)

5° ANNIVERSARIOIn ricordo del Partigiano Ivo Guidetti Fermo, deceduto il 21 marzo 2006, di Roncocesi, i fa-migliari sottoscrivono pro Notiziario.

FRANCESCO NERONI

10° ANNIVERSARIOA 10 anni dalla morte, la moglie Pompilia Fer-rari, le figlie Gilda e Giuliana, i nipoti Andrea e Francesco, ricordano con immutato affetto il caro Francesco Neroni e in sua memoria offro-no pro Notiziario.

OLIMPO GIOVANARDI

1°ANNIVERSARIOIL 22 gennaio u.s ricorreva il 1° anniversario della scomparsa del Partigiano Olimpo Giova-nardi. La moglie Nedda Ferrari, con famiglia, offre pro Notiziario.

53aprile 2011notiziario anpi

WOLMER VERZELLONI - WILMA GALAVERNI

IN MEMORIAPer onorare la memoria dei coniugi Wolmer Ver-zelloni e Wilma Galaver-na, in occasione del 25 Aprile, Velia Verzelloni, Maela Mussini e famiglia, ricordandoli con tanto af-fetto, sottoscrivono pro Notiziario.

ESTER BEDOGNI - BRENNO GALLONI

IN MEMORIAPer onorare la memoria della madre Ester Bedo-gni, deceduta il 19 maggio 2003, e del fratello Bren-no, Marisa Galloni offre pro Notiziario.

MARIA SCHIATTI IN BAGNACANI - ATTILIO BAGNACANI

IN RICORDOIn memoria della mamma Maria Schiatti e del padre Attilio Bagnacani, i figli Albertina, Romeo e Arto sottoscrivono pro Notiziario.

ILDE PASTORINI- GIUSEPPE FERRETTI

ANNIVERSARIIl 5 aprile ricorreva il 36° anniversario della morte di Giuseppe Ferretti di Villa Cadè. Lo ricordano assieme alla moglie Ilde Pastorini, deceduta il 28 novembre 2010, i con-suoceri Clara e Umberto

offrendo pro Notiziario.

ANTONIO LIGABUE (TONI)

IN MEMORIANell’anniversario del 25 Aprile, giorno della Liberazione dal fascismo, Franca e Iosanna Bartoli, assieme a Gina Chiesi Rocchi, ricor-dano con affetto l’amico Antonio Ligabue Toni, recentemente scomparso, e sottoscrivono per il Notiziario.

JAMES MALAGUTI - IDA DONELLI

ANNIVERSARIRicorrono rispettivamente il 14° e il 4° anniversario della scomparsa dei coniu-gi James Malaguti e Ida Donelli. Lui, comandante partigiano e uomo politico impegnato nel movimento della sinistra; staffetta par-

tigiana lei; padre e madre affettuosissimi, ricordati con affetto da quanti li hanno conosciuti. Oggi, in questa Italia tradita e umiliata c’è ancora bisogno di loro, dei partigiani, dell’ANPI e di quanti si impegnano per ricordare, difendere e portare avanti i valori irrinunciabili della Resi-stenza, della libertà, dell’onestà, dei valori morali e della solidarietà fra tutte le genti. Il figlio Claudio Malaguti li ricorda a nome di parenti, amici e compagni e sottoscrive pro Notiziario.

LORIS CONFETTI (GIULIO) - ENERMERE BEGGI

IN MEMORIAPer ricordare i genitori Lo-ris Confetti Giulio, Parti-giano della 76a BGT SAP, ed Enermere Beggi, i figli Ileana e Mauro sottoscri-vono pro Notiziario.

ADORNO TAGLIAVINI (EMORE)ADRIANA ORLANDINI

IN MEMORIAIn occasione del 25 Aprile, giorno della Liberazione, per onorare la memoria del Partigiano Adorno Ta-gliavini Emore, della 144a BGT Garibaldi, e della moglie Adriana Orlandini, i figli Mirca ed Emore of-

frono pro Notiziario.

NELLO BIZZARRI (BRENNO) - ALBERTINA ROSSINI (BRUNA)

IN MEMORIAIn memoria dei genitori Nello Bizzarri Brenno del-la 37a BGT GAP e Alberti-na Rossini Bruna della 77a BGT SAP. Per il 25 Aprile, festa del-la Liberazione, vi ricordo con tanto amore e immen-

sa riconoscenza per i forti ideali che mi avete trasmesso e in vostro onore offro per il Notiziari ANPI. Vostra figlia Annusca.

54 aprile 2011notiziario anpi

WALTER REVEBERI (FRESA)

17° ANNIVERSARIOIl 7 aprile ricorreva il 17° anniversario della scomparsa del Partigiano Walter Reverberi Fresa, ispettore di battaglione con il grado di sottotenente, appartenente alla 145a BGT Ga-ribaldi. La moglie Laura Cavazzoni, nel ricordarlo con

immutato affetto, sottoscrive pro Notiziario.

CARLO CAMELLINI (DISASTER)

12° ANNIVERSARIOIl 6 aprile ricorreva il 12° anniversario della scomparsa del Partigiano Carlo Camellini Di-sater, della 144a BGT Garibaldi. La moglie Loredana Reverberi e i figli Fausto e Giorda-no, in sua memoria offrono pro Notiziario.

AUGUSTINA FERRARINI (TINA)

6° ANNIVERSARIOIl 25 aprile di sei anni fa ci ha lasciato Augu-stina Ferrarini (Tina) della 76a BGT SAP. La figlia, il figlio, la nipote, il genero e la nuora ricordano che il suo primo valore fu la liber-tà. Per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario.

ERO BENADUSI

21° ANNIVERSARIONel 21° anniversario della scomparsa del com-pagno Ero Benadusi, la moglie Franca e la fi-glia Lorena lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

MARIO BAGNACANI

4° ANNIVERSARIOIl 3 maggio ricorre il 4° anniversario della scomparsa di Mario Bagnacani. Nell’occasio-ne la moglie Dimma, i figli Claudio e Silvia, il nipote Simone lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

VIVALDO GARAVALDI (BIBO)

20° ANNIVERSARIOIl 26 aprile 2011 ricorre il 20° anniversario del-la scomparsa del Partigiano Vivaldo Garavaldi Bibo, viceintendente del I BTG della 76a BGT SAP e per tanti anni attivo nell’apparato della federazione del PCI. E’ stato presidente per 15 anni dell’AVIS provinciale e per divenirne poi

presidente onorario. La figlia Linda lo ricorda con tanto affetto assieme al fratello Mario Garavaldi Vecio, medaglia di bronzo al v.m., ucciso il 23 aprile 1945 a San Rigo di Rivalta.

BRUNA MAMMI in MENOZZI

IN MEMORIAIn ricordo di Bruna Mammi, il marito Bruno Menozzi, con la famiglia, sottoscrivono pro Notiziario.

ORLANDO ROSSI

6° ANNIVERSARIOPer ricordare il marito Orlando Rossi, decedu-to il 19 marzo 2005, la moglie Giovanna Muz-zi, con la famiglia, lo ricorda con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

NATALE DELMONTE

IN MEMORIAPer ricordare Natale Delmonte, sindacalista, la sorella Angiolina sottoscrive pro Notiziario.

ERMINIO FILIPPINI - VALENTINA MANFREDINI

ANNIVERSARIUn’esistenza insieme di Amore e di lotta contro le avversità della vita e con-tro il regime nazifascista.Erminio, deceduto il 23 gennaio 1988, è stato pri-ma incarcerato, poi inter-nato nel Lager di Bolzano,

partigiano sia Lui che il fratello Franco, trucidato dai nazifascisti. Pri-mo Sindaco dopo la Liberazione di Luzzara, ancora Sindaco e Am-ministratore comunale poi, insegnante all’Istituto “Lorenzini” di tanti ragazzi “difficili”, segretario del PCI luzzarese, presidente dell’ospeda-le civile di Guastalla e della IPAB di Luzzara.Un grandissimo stimato Luzzarese. Valentina, la maestra Adriana, deceduta il 2 gennaio 2009, insegnante elementare fu inviata dai fascisti, coattamente, in Istria ad insegnare la lingua italiana nella regione occupata. A Luzzara ha inse-gnato ai suoi giovani allievi come fossero suoi figli, visto che la sorte glieli aveva negati. Nelle Sue lezioni vi albergavano valori di onestà e rettitudine, di Libertà e Democrazia che con Erminio ha condiviso e trasmesso con amore altruista al paese intero di Luzzara. Erminio e Adriana rimarranno indelebilmente nei cuori e nelle menti di tantissimi luzzaresi. Un esempio per tutti.L’ANPI di Luzzara e la cognata Tazia con i nipoti tutti Li ricordano con commozione ed affetto.

55aprile 2011notiziario anpi

RENATO ORLANDINI

2° ANNIVERSARIOPer ricordare Renato Orlandini nel 2° anni-versario della scomparsa, avvenuta il 2 marzo 2009, lo ricorda con grande rimpianto la mo-glie Rosanna Castellari in suo onore offre pro Notiziario.

DONATO PIAZZI (BAFFIN)

IN MEMORIAIn memoria del partigiano Donato Piazzi Baf-fin di Ramiseto la moglie Ada Costi offre pro Notiziario.

ATHOS BEDOGNI

7° ANNIVERSARIOPer ricordare il marito Athos Bedogni, scom-parso il 23 febbraio 2004, la moglie Adele Chiossi offre pro Notiziario.

RINO SORAGNI (MUSO)

50° ANNIVERSARIONel ricordo dell’indimenticabile Rino Soragni Muso, vicecomandante della valorosa 37a BGT GAP, medaglia d’argento al v.m., scomparso tragicamente il 18 marzo 1961, la moglie Enza Gemmi offre pro Notiziario.

PAQUALE RIVI

2° ANNIVERSARIOPer ricordare nel 2° anniversario della scom-parsa, avvenuta il 4 febbraio 2009, il fratello Pasquale che, bambino di 7 anni, portava mes-saggi per incarico del padre Luigi, Eros, Arrigo e Renzo offrono, in suo onore, pro Notiziario.

NADIA GANASSI

12° ANNIVERSARIOSono passati 12 anni da quel 2 marzo 1999, ma il ricordo resta sempre. Il papà Saverio, il figlio Mirco, la sorella Marina offrono pro Notiziario.

DOMENICA BERTIZZOLO

2° ANNIVERSARIOIl 12 gennaio u.s. ricorreva il 2° anniversario della scomparsa di Domenica Bertizzolo. Il marito Saverio Ganassi, unitamente ai figli Mirco e Marina e la nipote Fanny la ricordano offrendo pro Notiziario.

CESARE CARLINI

1° ANNIVERSARIOAd un anno dalla sua mancanza lo ricordiamo così: abbracciato alla sua bandiera dei partigia-ni: la moglie Velia, i figli, le nuore e i nipoti Carlini. In suo onore sottoscrivono pro Noti-ziario.

REMIGIO BAGNACANI (VITTORIO)

7° ANNIVERSARIONel 7° anniversario della scomparsa del Par-tigiano Remigio Bagnacani Vittorio, apparte-nente alla 77a BGT SAP, la moglie Laura Giu-ni, con la famiglia, in sua memoria offre pro Notiziario.

WERTER BIZZARRI

13° ANNIVERSARIOIn occasione del 13° anniversario della scom-parsa di Werter Bizzarri, ex internato militare, avvenuta il 5 gennaio 1998, la moglie Valenti-na Rinaldi e la nipote Annusca sottoscrivono pro Notiziario.

PRIMO MAREGGINI (BOMBA)MALVINA BENEVENTI

IN MEMORIAPer ricordare i coniugi Pri-mo Mareggino Bomba e Malvina Benedenti, i figli, il genero, le nuore, i nipoti e i pronipoti offrono pro Notiziario.

56 aprile 2011notiziario anpi

PAOLO DAVOLI (SERTORIO)

IN MEMORIAPer onorare la memoria del padre Partigiano Paolo Davoli Sertorio, medaglia d’argento al v.m., torturato e ucciso dai fascisti il 28 feb-braio 1945, la figlia Paolina Davoli sottoscrive pro Notiziario.

LINO BERTANI-VINA CAMPANINI

IN MEMORIAPer commemorare la me-moria dei genitori Lino Bertani e Vina Campanini, le figlie Carla e Vera, ri-cordandoli con immutato affetto, offrono pro Noti-ziario.

JONES ROCCHI-ANGELO VERZELLONI

IN MEMORIACon affetto Valerio Verzel-loni ricorda la scomparsa dei genitori, Jones Rocchi e Angelo Verzelloni, avve-nuta diversi anni fa. En-trambi lavoratori furono collaboratori nella lotta di Liberazione del nostro Pa-

ese per un futuro in una società progressista. I cognati Luigi Galaverna e Norma Rocchi si uniscono al ricordo e sottoscrivono pro Notiziario.

ADELMO BEGGI (PADELLA)-IOLANDA CROTTI

ANNIVERSARIValerio Beggi e la fami-glia vogliono ricordare, sottoscrivendo pro Noti-ziario, la scomparsa del padre Adelmo, Partigiano combattente con il nome di battaglia Padella, e del-la madre Iolanda Crotti,

che hanno lasciato un grande vuoto. L’affetto per loro rimane tuttora immutato.

GIOVANNI GOVI

IN MEMORIAA ricordo del marito Giovanni Govi e dei caduti per la libertà, Paola Torinelli offre pro Notiziario.

SERGIO FERRARINI (SPARTACO)

9° ANNIVERSARIOIl 18 maggio ricorre il 9° anniversario della scomparsa di Sergio Ferrarini Spartaco. Ti ricordiamo con dolorosa nostalgia e sottoscri-viamo pro Notiziario. Anna e Linda“Per sentieri segreti, per valli, / Senza casa, braccati, banditi… / Senza scarpe, affamati,

inseguiti, / Senza cielo, né nome, né gloria, / Senza sole, fra nebbie notturne, / Scarpinando per monti e torrenti / Noipuntammo a una sola vittoria: / Libertà per l’Italia e per noi!” (Avevamo vent’anni)

EMIDIO FRANCHI (MARCO) - ARMENTINA FANTINI (OLGA)

IN MEMORIAIn occasione del 25 Aprile, i figli ricordano con affet-to e rimpianto i genitori Partigiani Emidio Fran-chi Marco, deceduto l’8 luglio 1970, e Armentina Fantini Olga, scomparsa il 5 maggio 1999, entrambi

appartenenti della 76a BGT SAP “Angelo Zanti”, e in loro memoria sottoscrivono pro Notiziario.

MAURA FERRARI

6° ANNIVERSARIOIl 1° maggio ricorre il 6° anniversario della scomparsa di Maura Ferrari, figlia di Didimo Ferrari Eros commissario partigiano.Il marito Mario Peca, la sorella Anna con At-tilio, i nipoti Riccardo e Valerio Braglia non dimenticheranno mai il suo altruismo, i valori

di onestà, il suo sorriso e ottimismo, la speranza di un mondo migliore affinché gli obbiettivi di giustizia, di pace e di benessere… verso una meta dove splende perennemente il sole… rimangano come obiettivi per i suoi cari e per tutti.

FIORINDA CANTONI VED. FERRARI

13° ANNIVERSARIOIl 10 aprile ricorreva il 13° anniversario del decesso di Fiorinda Cantoni vedova di Didi-mo Ferrari Eros. Con tutto l’affetto che con-servano nel cuore, i nipoti Riccardo e Valerio Braglia, la figlia Anna, il genero Attilio la ri-cordano.

57aprile 2011notiziario anpi

i sostenitoriIl “Notiziario ANPI” è una voce della Resistenza e della democrazia. PER VIVERE HA BISOGNO DEL TUO AIUTO

notiziario

continua a pag. 60

- NEREO GRASSI – pro Notiziario ..........................................euro 20,00- ANNA FERRARI – in ricordo della sorella Maura ........................ " 100,00- NEALDA DONELLI – in memoria del marito Otello Dazzi ............ " 25,00- NEALDA DONELLI – in memoria dei cognati Deledda e Romano " 25,00- NEDDA FERRARI e FAM. – in memoria del marito Olimpo Giovanardi .................................................................... " 20,00- ROMANO CATELLANI e FAM – in ricordo dei genitori ................. " 50,00- AVE e DINA MORSELLI – in memoria di Angiolino Morselli (battaglia di Fosdondo 15 aprile 1945) ..................................... " 50,00 - VELIA INCERTI – in memoria del marito Cesare Carlini .............. " 50,00 - MARIA FERRETTI, ANPI Fabbrico – pro Notiziario ....................... " 30,00- SAVERIO GANASSI – pro Notiziario ............................................ " 100,00 - IVO MAREGGINI e F.LLI – in memoria dei genitori ...................... " 50,00 - ANPI BUSANA – pro Notiziario ................................................... " 57,60- EROS RIVI e F.lli – in memoria di Pasquale Rivi ......................... " 75,00 - ORNELLA FERRETTI – pro Notiziario ......................................... " 30,00- ENZA GEMMI – in memoria del marito Rino Soragni ................. " 50,00 Fam. GALAVERNI – pro Notiziario ............................................. " 25,00- ADELE CHIOSSI – in memoria del marito Athos Bedogni ............ " 50,00- ELEONORA OROSEI – in ricordo del marito Mario Masoni .......... " 150,00- ERIO LANZONI “VOLGA” – pro Notiziario ................................... " 25,00- ADA COSTI, Ramiseto – in ricordo del marito Donato Piazzi “Baffin” .............................................................. " 50,00- RINA PIVETTI – pro Notiziario .................................................... " 30,00- Fam. BENEDETTI – in memoria di Francesco Benedetti ............. " 50,00 - LUCIANO MARASTONI – pro Notiziario ...................................... " 10,00- RENZO SIRONI – pro Notiziario ................................................. " 20,00- UGO GUIDETTI – pro Notiziario .................................................. " 20,00- FRANCESCO MANTOVI – pro Notiziario ..................................... " 25,00- GIANFRANCO GATTAMELATI – pro Notiziario ............................. " 20,00- ANNAMARIA PATERLINI e FAM – in ricordo di Mario Catellani .... " 100,00- GIUSEPPE CODELUPPI – pro Notiziario ...................................... " 25,00- ROSANNA CASTELLARI – in ricordo del marito Renato Orlandini " 100,00 - ANGIOLINA DEL MONTE in BENASSI – in memoria del fratello Natale ..................................................................... " 20,00- VIRGINIA FRANCIA – in memoria dei suoi cari ........................... " 20,00- Fam. CARONI – in memoria di Nildo Caroni “Nebbia” ................ " 50,00- PAOLO e TEOBALDO BORCIANI – in memoria del fratello Walter . " 50,00- Fam. COSTETTI – in ricordo di Antonio Brenno “Volpe” ............. " 70,00 - GLI AMICI di una vita – onorano la memoria di Mario Catellani “Giorgio” ..................................................... " 130,00- ERMANNO PIGNATTI e MARTA CASOLI – in memoria di Francesco Benedetti “Folgore” ............................................. " 130,00- ERMANNO PIGNATTI – pro Notiziario ......................................... " 30,00- FRANCA FANI – in ricordo del fratello Bruno .............................. " 20,00- Fam.VESCOVINI e CAVAZZINI – in memoria di Enrico Vescovini . " 500,00- LIDIA VALERIANI – in memoria di Romeo Viani .......................... " 100,00- PAOLINA DAVOLI in memoria del padre Paolo ........................... " 80,00- GIANNI ANDREOLI, Correggio – pro Notiziario ............................ " 25,00- ANTONIO TIRELLI, Correggio – pro Notiziario ............................. " 25,00- BRUNA AGUZZOLI, Correggio – pro Notiziario ............................ " 25,00- VILIO FERRETTI (partigiano), Correggio – pro Notiziario ............. " 20,00- REDENTO BERNI, Correggio – pro Notiziario .............................. " 25,00- LIDIA LINI, Correggio – pro Notiziario ........................................ " 80,00- RINA LINI, Correggio – pro Notiziario ......................................... " 80,00- GIANNI GUIDOTTI – in memoria di Giulio Guidotti ...................... " 70,00- GAUDENZIO MONTANARI – a sostegno ..................................... " 50,00- ANDREA NASCIUTI – a sostegno ............................................... " 30,00- PAOLO COMASTRI – a sostegno ............................................... " 30,00- GIANNI CATELLANI – a sostegno ............................................... " 50,00- SIMONA COCCHI – in memoria del marito Ulisse Gilioli ............. " 100,00- Fam. ROMOLO FIORONI – a sostegno ....................................... " 30,00- MARZI/MANZOTTI – in memoria di Bruno e Bruna Manzotti ...... " 50,00- IRMES TEDESCHI, Campegine – a sostegno .............................. " 40,00

- OSTILIANA PIPERI – a sostegno ................................................ " 150,00- ILEANA CONFETTI – in memoria di Loris e Beggi Enermere ...... " 150,00- LORENA FONTANESI – per ricordare i nonni .............................. " 100,00- IDIMA GRISANTI e figli – in memoria di Borghi Guido ................ " 30,00- DOMENICO SIMONELLI – in ricordo dei fratelli Ulderico e Ercole ...................................................................... " 50,00- EMILIA GIAROLI – a sostegno .................................................... " 50,00- DANTINA IOTTI PLACINI – a sostegno ....................................... " 20,00- MUSSINI/ MONTANARI –per A. Montanari, M. Notari, A. Mussini, W.Verzellini e W.Galaverni " ....................................................... " 200,00- SERMIDE DONELLI – a sostegno ............................................... " 30,00- SERMIDE CUGINI MANGHI – a sostegno .................................... " 30,00- ADA COSTI – in memoria di Piazzi Donato ................................ " 50,00- MARINA POZZI – a sostegno ..................................................... " 10,00- MAURA ANTONIANI – a sostegno .............................................. " 10,00- ALCIDE BALLABENI – a sostegno .............................................. " 10,00- GAETANO CAVAZZOLI – a sostegno ........................................... " 20,00- DILLE RAVAZZI – a sostegno ..................................................... " 20,00- CLAUDIO MALAGUTI – in memoria dei genitori ......................... " 150,00- RENZO BARAZZONI – in memoria di Ulisse Gilioli “Orazio” ........ " 30,00- BRUNO MENOZZI e FAM. – in memoria della moglie Bruna Mammi .......................................................................... " 100,00- KATIA FURGHIERI – in memoria di Gino Furghieri ...................... " 50,00- GIOVANNA MUZZI – in memoria di Orlandi Rossi ....................... " 70,00- VALTER CROVEGLI – a sostegno ................................................ " 30,00- LAURA CAVAZZONI – in ricordo del marito Valter Riverberi “Fresia” ........................................................... " 50,00- LOREDANA REVERBERI e FIGLI – per Carlo Camellini “Disaster” .................................................. " 50,00- DIANA BASCHIERI, Scandiano – in memoria di Ezio Lorenzelli ... " 30,00- SAVINA CAPRARI – a sostegno ................................................. " 20,00- MIRCA TAGLIAVINI – in ricordo di Adorno e Adriana Tagliavini .... " 50,00- MARISA GALLONI – in memoria di Ester Bedogni e Bruno Galloni ........................................................................ " 20,00- RICCARDO CASANOVA, Busana – a sostegno ............................. " 20,00- ALBERTINA BAGNACANI, ROMEO, ARTO – in ricordo di Maria Schiatti e Attilio Bagnacani .......................... " 60,00- ALBERTINA BAGNACANI – in memoria di Bruno Fani ................. " 10,00- POMPILIA FERRARI e FAM. – in ricordo di Francesco Neroni....... " 50,00- Fam. REDEGHIERI – in memoria di Roberto Redeghieri ............. " 50,00- ERMELINDA LUSETTI – in ricordo di Idimo Lusetti “Ivano” ......... " 50,00- FAM.GUIDETTI – in memoria di Ivo Guidetti “Fermo” ................. " 200,00- CIRIA SBERVEGLIERI e FAM. – in ricordo del padre Romualdo ... "

50,00- LINDA GARAVALDI in memoria del padre Vivaldo e dello zio Mario ....................................................................... " 50,00- ANNUSCA BIZZARRI – a ricordo dei genitori Nello e Albertina Rossigni ................................................................. " 200,00- FRANCA CUCCHI e LORENA BENADUSI – in memoria di Ero Benadusi ..................................................... " 50,00- ROMEO OLIVA, Fabbrico – a sostegno ....................................... " 50,00- SILVIA BAGNACANI – in ricordo del padre Mario Bagnacani ....... " 120,00- NERO e MARIA FONTANESI – in memoria di Mario Castellani .... " 50,00- LUCIANA PALLICELLI e FIGLI – in ricordo di Afro Crema ............ " 80,00- CARMEN e COSETTA ALTARE – a sostegno ............................... " 100,00- IRIDE SILVI e DANIELA BARTOLI – in ricordo di Armando Bartoli ................................................................... " 50,00- MARCO FERRATI – in ricordo della madre Elena Riccò “Nella” .. " 30,00- EDGARDO e FRANCA BASCHIERI – in onore di Oldano Paterlini ...................................................... " 50,00- MARZIA e FLAVIO MANZOTTI – in memoria dei genitori ............ " 50,00- GERMANO NICOLINI – a sostegno ............................................. " 200,00- ASILO NIDO RODARI – a favore scuola infanzia in Palestina ...... " 80,00- PAOLO BORCIANI – a sostegno ................................................. " 20,00

58 aprile 2011notiziario anpi

USCITA 15 APRILE

In Vaticano si preparano all’elezione di un nuovo papa. Così, mentre fuori insieme alle candele dei fedeli, alle scommesse dei bookmakers e alle luci delle tv, San Pietro diventa il set più importante del Pianeta... all’interno, dentro le volte della Cappella Sistina i cardinali sono chiamati ad eleggere il nuovo pontefice. Dopo due fumate nere, le schede convergono su un nome inatteso: il cardinale Melville (Piccoli), fino ad allora rimasto nell’ombra. Ora è il lui il nuovo Eletto e i cardinali lo applaudono mentre Melville non sa nemmeno che nome scegliersi, è frastornato, si sente inadeguato e subisce il peso del suo predecessore. Quando le ante delle finestre di San Pietro si aprono perché il mondo possa riconoscerlo, crolla. Il nuovo Papa è profondamente depresso e per aiutarlo arriva il professor Brezzi (Moretti), uno psicanalista. Ovviamente Brezzi è ritenuto il migliore nel suo campo ma il compito è molto arduo. Le sedute sono prive di qualsiasi intimità, non si può chiedere al paziente nulla di personale e quando il medico domanda se Melville abbia problemi con la fede, quest’ultimo non ha paura e afferma: “Dio vede in me capacità che non ho. Dove sono, dottore? Le cerco e non le trovo”. Brezzi chiederà aiuto anche alla sua ex-moglie, interpretata da Margherita Buy, psicanalista pure lei. Ma la situazione precipita, l’aiuto dell’analisi non giova a Melville che

un giorno scompare. Il suo sogno, da sempre, era di diventare un attore. E, mentre i fedeli lo credono in ritiro spirituale, dentro l’enclave pontificia si organizzano messe in scene per nascondere il segreto... Brezzi attende il suo ritorno...Un grandissimo film, nato nella mente di Nanni Moretti molti anni fa, ma impossibile da realizzare per motivi di costi. Habemus Papam, otto milioni di euro di budget, ha scene di massa, ambientate tra l’ambasciata di Francia e una Cappella Sistina ricostruita a Cinecittà in scala identica all’originale, moltissime comparse, costumi imponenti e scenografie importanti. Il risultato è una pellicola sorprendente, “una commedia dolente“ – come l’ha definita il regista – un’analisi antropologica sullo smarrimento. L’infallibile che si scopre fallibile, proprio nelle suntuose vesti di chi non si può permettere di esserlo. Una quadriglia sentimentale in cui ogni personaggio incarna una paura. In Habemus Papam tutti sono prigionieri di un’ossessione – oltre che realmente rinchiusi dentro un luogo ben delimitato – il Papa dalla sua investitura; Brezzi dal suo talento (“Sarà veramente il migliore come tutti affermano?”); l’autorità ecclesiastica di una guida. Arriverà una soluzione o l’assoluzione? Intanto il film è papabile per il Festival di Cannes 2011.

Habemus Nanni e ne sentivamo

la mancanza!

Habemus Papam (Italia, 2011)Regia di Nanni Moretti con Nanni Moretti, Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Margherita Buy 110’, 01 Distribution, commedia/drammaticoUscita: 15 APRILE

Nella Stanza del figlio, Nanni Moretti, interpretava uno psicanalista. Dieci anni dopo, il ruolo è rimasto il medesimo ma il soggetto della sua indagine non è più un paziente qualunque. Si tratta del Papa appena eletto, depresso e atterrito dal pontificato: Habemus Papam.

59aprile 2011notiziario anpi

i sostenitoricontinua da pag. 58- LUIGI BEGGI – a sostegno nel suo 91° compleanno .................. " 20,00- TEOBALDO BORCIANI – a sostegno ........................................... " 10,00- ANTENORE MESSORI, Scandiano – a sostegno ......................... " 30,00- MARISA RONCHETTI – in ricordo del padre Luigi ....................... " 70,00- VALERIA RONCHETTI – in ricordo del padre Luigi ...................... " 70,00- LAILA e LUCIA GROSSI – per onorare il 25 Aprile ...................... " 50,00- GINA CHIESI ROCCHI, FRANCO e IOSANNA BARTOLI – in ricordo di Antonio Ligabue “Toni” .......................................... " 50,00- VIENNA e CLAUDIO BIZZARRI – in memoria di Giovanni Bizzarri ................................................ " 25,00- GIAN PAOLO ARTIOLI – per la madre Tina Ferrarini .................... " 250,00- EDGARDO e FRANCA BASCHIERI – in ricordo di Paterlini Oldano " 50,00- GIUSEPPINA NEGRI – a sostegno .............................................. " 20,00- MARIO ANDREOLI – contributo ................................................. " 10,00- VERA e CARLA BERTANI – in memoria dei genitori .................... " 60,00- BRUNO MENOZZI – a sostegno ................................................. " 30,00- ANGIOLINA LELLI – in ricordo del marito Primo Montecchi- ....... " 50,00- EVA WATSCHKOV, Berlino – in memoria di Oddino e Rosa Cattini ........................................................................... " 25,00- SECONDO e ADALGISA SPAGGIARI – a sostegno ....................... " 40,00- ANTONIO FABBRIS e IVANNA ROSSI – in memoria di Mario Catellani, ................................................... " 30,00- LAGHI DEL SOLE, ARCI MASSENZATICO – a sostegno ............... " 50,00

- ALFREDO GALAVERNI – a sostegno ........................................... " 30,00- VALERIO VERZELLONI – per ricordare i genitori ......................... " 30,00- LUIGI GALAVERNI – in memoria dei cognati Verzelloni ............... " 30,00- DILVA DAOLI – a sostegno ........................................................ " 40,00- SEZ.ANPI PISTELLI – a sostegno ............................................... " 200,00- PICCA RIGHI, Olmo di Gattatico – a sostegno ............................ " 20,00- GIOVANNI TEDOLDI, Poviglio – a sostegno ................................. " 20,00- PAOLA GOVI TORINELLI – in ricordo del marito Giovanni e dei caduti ................................................................ " 20,00- ANNA FIORANI e FAM. – in ricordo del marito Sergio Ferrarini “Spartaco” ...................................................... " 100,00- VALERIO BEGGI – in memoria dei genitori Adelmo Beggi e Iolanda Crotti .................................................. " 40,00- IVANA CAMELLINI e FAM. – In memoria dei genitori Erio Camellini e Rina Galassi ................................................... " 50,00 - AMOS CODELUPPI – a sostegno ............................................... " 100,00- ELLA FRANCHI E FRATELLO – in memoria dei genitori partigiani ............................................................... " 100,00- ENNIO PISTONI “TARO” – in memoria dei Caduti per la libertà ... " 30,00- SEZ. ANPI GUASTALLA – a sostegno ......................................... " 185,00- TAZIA BARBIERI e FAM. – in ricordo di Erminio Filippini e Valentina Manfredini ............................................................... " 100,00

- SEZ.ANPI di MONTECAVOLO ................................................euro 200,00- SEZ.ANPI di VEZZANO s/C. ..................................................." . 200,00- SEZ. ANPI “PISTELLI” REGGIO EMILIA...................................." . 300,00- SEZ. ANPI di SAN PELLEGRINO REGGIO EMILIA ....................." . 200,00- SEZ. ANPI di FABBRICO ......................................................." . 200,00- SEZ. ANPI di CAMPAGNOLA ................................................." . 200,00

- SEZ. ANPI di RIO SALICETO ................................................." . 200,00- SEZ. ANPI di SCANDIANO ......................................................" . 100,00 - GERMANO NICOLINI .............................................................." . 100,00- GIUSEPPE LINI ....................................................................." . 100,00- BRUNO GETI, Carpineti ........................................................" . 20,00

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