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Lo spazio giovani di Voce Misena - febbraio 2013 + “Com’è bello invece dare e ricevere fiducia. La fiducia come atteggiamento in sé che poi si concretizza in fiducia in noi stessi, nell’umanità, nel mondo, nell’altro, nell’amata e nell’amato, nei figli, in Dio. Sì, è su questa capacità di aver fiducia che accomuna tutte le donne e tutto gli uomini che si fonda la fiducia in Dio, perché se non ci fidiamo di chi vediamo tutti i giorni come potremo fidarci di chi non vediamo?” Con queste parole il nostro Vescovo ci accompagna in questi giorni di cammino verso la Pasqua, parole affidate alla nostra diocesi nella lettera sulla fede che i sacerdoti stanno portando nelle case durante la visita e la benedizione delle famiglie. Parole scritte durante il Natale scorso, che non si poteva prevedere diventassero così attuali e illuminanti visto quello che è successo in queste ultime settimane: la decisione di Papa Benedetto XVI di lasciare il pontificato tra qualche giorno. La nostra fiducia ha subito e subisce uno scossone, un terremoto; nel nostro cuore abbiamo vacillato quasi ci mancasse per un momento la terra sotto i piedi, la terra “buona”, quella del Cielo. Come è possibile avere ancora fiducia se anche chi custodisce le nostre anime, il nostro pastore, non riesce a portare fino in fondo la sua missione? Come possiamo averla negli uomini “normali” se anche chi pensiamo sia più forte di noi decide di abbandonare? Potremmo provare a rovesciare la domanda: e se Papa Benedetto avesse invece riposto la sua fiducia nei fedeli, in noi, dandoci prova di un amore per la Chiesa così smisurato e delicato che le sue forze non gli permettono più di custodire, confidando con speranza e fiducia che il suo popolo e colui che verrà dopo sapranno sostenerlo e rianimarlo? Ecco allora che la fiducia non viene a mancare, anzi diventa la protagonista; un Papa, un uomo, che affida al suo popolo prima che ad un altro la capacità di sostenere la Chiesa, sostenerci l’un l’altro, e sostenerlo nella preghiera; non una fiducia che vacilla allora ma che, nell’attesa, dà il coraggio e la forza alla nostra fede di “accettare di essere messi in discussione da questa verità attraverso l’ascolto di un Dio che parla, che interpella l’uomo, che lo chiama.” Francesca Vici È ormai noto a tutti che la Quaresima è quel pe- riodo di quaranta giorni che precede la Pasqua. Come ogni tradizione cristiana che si rispet- ti il numero quaranta non è casuale: quaranta è il numero di anni durante i quali il popolo di Israele ha vagato nel deserto prima di giungere alla terra promessa, quaranta giorni e quaranta notti è il tempo del diluvio universale, di Mosè che rimane sul monte Sinai, di Giona che annun- cia la distruzione di Ninive, di Gesù che rimane nel deserto tentato dal diavolo; un cammino già tracciato da tanti uomini prima di noi che at- traverso la parola di Dio, la Bibbia, non fanno altro che guidarci nel tempo di preparazione alla Pasqua. Il tempo di Quaresima inizia con il mercoledì delle ceneri con il rito della cenere sparsa sul capo dei fedeli, un simbolo austero del nostro cammino spirituale che ci aiuta a ricono- scere che il nostro corpo, formato dalla polvere, ritornerà tale, un sacrificio reso al Dio della vita in unione con la morte del suo Figlio. Tutto que- sto non avrebbe senso se non fosse riportato all’evento cardine della nostra fede: la Risurre- zione di Gesù; saremo polvere ma con la ferma speranza che i nostri corpi saranno trasformati, news come il Suo. Se da un lato il periodo quaresima- le è il tempo caratteristico del digiuno e della rinuncia dall’altro è anche il tempo del combat- timento delle tentazioni. A questo proposito ho in mente il video di un comico che narrando la vita di Gesù in cinque minuti imita il figlio di Dio che grida al Diavolo che gli respira sul collo: “dai su! Mollaaaaaaamiiiii!” perché vorrei che fosse così il cammino di questa Quaresima, un mollare tutto quello che ci respira sul collo e ci priva della nostra libertà. Piuttosto che privarsi di qualcosa in questi tempi già così difficili sarebbe bello reimpossessarsi di ciò che ci rendi uomini e figli di Dio. Gesù nel Vangelo risponde al dia- volo con la Parola di Dio, con ciò che ha di più caro, bello e vero; non sempre siamo in grado di rispondere con il Vangelo e mi piace pensa- re che basti rispondere a quel diavoletto che ci fiata sul collo con la Bellezza della nostra vita, con gesti semplici e capaci d’Amore, che parlino di Dio: saremo anche noi sfavillanti e rivestiti di bellezza il giorno di Pasqua proprio come Cristo Risorto! Sì, perché poi non è mai facile “mettere in circolo l’amore”, cambiare la quotidianità che spesso ci appare grigia e monotona a favore del bene. La chiesa come sempre ci viene in aiuto e papa Benedetto XVI nel messaggio per la quaresima ci ricorda che questo è il tempo in cui il Signore ci chiama alla fede e alla Carità: “La fede, dono e risposta, ci fa conoscere la verità di Cristo come Amore incarnato e crocifisso, piena e perfetta adesione alla volontà del Padre e infi- nita misericordia divina verso il prossimo; la fede radica nel cuore e nella mente la ferma convin- zione che proprio questo Amore è l’unica realtà vittoriosa sul male e sulla morte. La fede ci invita a guardare al futuro con la virtù della speranza, nell’attesa fiduciosa che la vittoria dell’amore di Cristo giunga alla sua pienezza. Da parte sua, la carità ci fa entrare nell’amore di Dio manifesta- to in Cristo, ci fa aderire in modo personale ed esistenziale al donarsi totale e senza riserve di Gesù al Padre e ai fratelli. Infondendo in noi la carità, lo Spirito Santo ci rende partecipi della dedizione propria di Gesù: filiale verso Dio e fraterna verso ogni uomo.” Vi auguro una santa Quaresima… all’insegna della Bellezza! Claudia Castaldo MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2013 Tutta la vita cristiana è un rispondere all’amore di Dio. La prima risposta è appunto la fede come accoglienza piena di stupore e gratitudine di un’inaudita iniziativa divina che ci precede e ci solle- cita. Il «sì» della fede segna l’inizio di una luminosa storia di amicizia con il Signore che riempie e dà senso pieno a tutta la nostra esistenza. Aprirci al suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare con Lui, in Lui e come Lui; solo allora la nostra fede diventa veramente «operosa per mezzo della carità». L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscen- dere, portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. In sostanza, tutto parte dall’Amore e tende all’Amore. L’amore gratuito di Dio ci è reso noto mediante l’annuncio del Vangelo. Se lo accogliamo con fede, riceviamo quel primo ed indispensa- bile contatto col divino capace di farci «innamorare dell’Amore», per poi dimorare e crescere in questo Amore e comunicarlo con gioia agli altri. Benedetto XVI pillole di V i s i t a i l si t o d el l a P G r i n n o v a t o e d a g g i o r n a t o : ) w w w . p a s t o r a l e g i o v a n i l e s e n i g a l l i a . i t Avete riposato abbastanza le vostre corde? per maggiori info: Marco Basili 334 8373581 - Giulia Pasquini 348 0523296 Siamo pronti per ripartire con voci nuove e “vecchie”!! Ti aspettiamo Venerdì 9 novembre ore 21,15 alla Casa della Gioventù. Accorrete numerosi...Marco e Giulia vi aspettano e hanno bisogno di voi!! È ripartito il CORO GIOVANI DIOCESANO per info Contattare Giulia Pasquini e Marco Basili

21 grammi PG senigallia Febbraio 2013

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21 grammi PG senigallia febbraio 2013

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Lo spazio giovani di Voce Misena - febbraio 2013

+“Com’è bello invece dare e ricevere fiducia. La fiducia come atteggiamento in sé che poi si concretizza in fiducia in noi stessi, nell’umanità, nel mondo,

nell’altro, nell’amata e nell’amato, nei figli, in Dio. Sì, è su questa capacità di aver fiducia che accomuna tutte le donne e tutto gli uomini che si fonda la fiducia in Dio, perché se non ci fidiamo di chi vediamo tutti i giorni come potremo fidarci di chi non vediamo?”Con queste parole il nostro Vescovo ci accompagna in questi giorni di cammino verso la Pasqua, parole affidate alla nostra diocesi nella lettera sulla fede che i sacerdoti stanno portando nelle case durante la visita e la benedizione delle famiglie.Parole scritte durante il Natale scorso, che non si poteva prevedere diventassero così attuali e illuminanti visto quello che è successo in queste ultime settimane: la decisione di Papa Benedetto XVI di lasciare il pontificato tra qualche giorno.La nostra fiducia ha subito e subisce uno scossone, un terremoto; nel nostro cuore abbiamo vacillato quasi ci mancasse per un momento la terra sotto i piedi, la terra “buona”, quella del Cielo.Come è possibile avere ancora fiducia se anche chi custodisce le nostre anime, il nostro pastore, non riesce a portare fino in fondo la sua missione? Come possiamo averla negli uomini “normali” se anche chi pensiamo sia più forte di noi decide di abbandonare?Potremmo provare a rovesciare la domanda: e se Papa Benedetto avesse invece riposto la sua fiducia nei fedeli, in noi, dandoci prova di un amore per la Chiesa così smisurato e delicato che le sue forze non gli permettono più di custodire, confidando con speranza e fiducia che il suo popolo e colui che verrà dopo sapranno sostenerlo e rianimarlo?Ecco allora che la fiducia non viene a mancare, anzi diventa la protagonista; un Papa, un uomo, che affida al suo popolo prima che ad un altro la capacità di sostenere la Chiesa, sostenerci l’un l’altro, e sostenerlo nella preghiera; non una fiducia che vacilla allora ma che, nell’attesa, dà il coraggio e la forza alla nostra fede di “accettare di essere messi in discussione da questa verità attraverso l’ascolto di un Dio che parla, che interpella l’uomo, che lo chiama.”

Francesca Vici

È ormai noto a tutti che la Quaresima è quel pe-riodo di quaranta giorni che precede la Pasqua. Come ogni tradizione cristiana che si rispet-ti il numero quaranta non è casuale: quaranta è il numero di anni durante i quali il popolo di Israele ha vagato nel deserto prima di giungere alla terra promessa, quaranta giorni e quaranta notti è il tempo del diluvio universale, di Mosè che rimane sul monte Sinai, di Giona che annun-cia la distruzione di Ninive, di Gesù che rimane nel deserto tentato dal diavolo; un cammino già tracciato da tanti uomini prima di noi che at-traverso la parola di Dio, la Bibbia, non fanno altro che guidarci nel tempo di preparazione alla Pasqua. Il tempo di Quaresima inizia con il mercoledì delle ceneri con il rito della cenere sparsa sul capo dei fedeli, un simbolo austero del nostro cammino spirituale che ci aiuta a ricono-scere che il nostro corpo, formato dalla polvere, ritornerà tale, un sacrificio reso al Dio della vita in unione con la morte del suo Figlio. Tutto que-sto non avrebbe senso se non fosse riportato all’evento cardine della nostra fede: la Risurre-zione di Gesù; saremo polvere ma con la ferma speranza che i nostri corpi saranno trasformati,

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come il Suo. Se da un lato il periodo quaresima-le è il tempo caratteristico del digiuno e della rinuncia dall’altro è anche il tempo del combat-timento delle tentazioni. A questo proposito ho in mente il video di un comico che narrando la vita di Gesù in cinque minuti imita il figlio di Dio che grida al Diavolo che gli respira sul collo: “dai su! Mollaaaaaaamiiiii!” perché vorrei che fosse così il cammino di questa Quaresima, un mollare tutto quello che ci respira sul collo e ci priva della nostra libertà. Piuttosto che privarsi di qualcosa in questi tempi già così difficili sarebbe bello reimpossessarsi di ciò che ci rendi uomini e figli di Dio. Gesù nel Vangelo risponde al dia-volo con la Parola di Dio, con ciò che ha di più caro, bello e vero; non sempre siamo in grado di rispondere con il Vangelo e mi piace pensa-re che basti rispondere a quel diavoletto che ci fiata sul collo con la Bellezza della nostra vita, con gesti semplici e capaci d’Amore, che parlino di Dio: saremo anche noi sfavillanti e rivestiti di bellezza il giorno di Pasqua proprio come Cristo Risorto! Sì, perché poi non è mai facile “mettere in circolo l’amore”, cambiare la quotidianità che spesso ci appare grigia e monotona a favore del

bene. La chiesa come sempre ci viene in aiuto e papa Benedetto XVI nel messaggio per la quaresima ci ricorda che questo è il tempo in cui il Signore ci chiama alla fede e alla Carità: “La fede, dono e risposta, ci fa conoscere la verità di Cristo come Amore incarnato e crocifisso, piena e perfetta adesione alla volontà del Padre e infi-nita misericordia divina verso il prossimo; la fede radica nel cuore e nella mente la ferma convin-zione che proprio questo Amore è l’unica realtà vittoriosa sul male e sulla morte. La fede ci invita a guardare al futuro con la virtù della speranza, nell’attesa fiduciosa che la vittoria dell’amore di Cristo giunga alla sua pienezza. Da parte sua, la carità ci fa entrare nell’amore di Dio manifesta-to in Cristo, ci fa aderire in modo personale ed esistenziale al donarsi totale e senza riserve di Gesù al Padre e ai fratelli. Infondendo in noi la carità, lo Spirito Santo ci rende partecipi della dedizione propria di Gesù: filiale verso Dio e fraterna verso ogni uomo.” Vi auguro una santa Quaresima… all’insegna della Bellezza!

Claudia Castaldo

MESSAGGIO DEL SANTO PADREBENEDETTO XVIPER LA QUARESIMA 2013 Tutta la vita cristiana è un rispondere all’amore di Dio. La prima risposta è appunto la fede come accoglienza piena di stupore e gratitudine di un’inaudita iniziativa divina che ci precede e ci solle-cita. Il «sì» della fede segna l’inizio di una luminosa storia di amicizia con il Signore che riempie e dà senso pieno a tutta la nostra esistenza.Aprirci al suo amore significa lasciare che Egli viva in noi e ci porti ad amare con Lui, in Lui e come Lui; solo allora la nostra fede diventa veramente «operosa per mezzo della carità».L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscen-dere, portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio.In sostanza, tutto parte dall’Amore e tende all’Amore. L’amore gratuito di Dio ci è reso noto mediante l’annuncio del Vangelo. Se lo accogliamo con fede, riceviamo quel primo ed indispensa-bile contatto col divino capace di farci «innamorare dell’Amore», per poi dimorare e crescere in questo Amore e comunicarlo con gioia agli altri.

Benedetto XVI

pillole di

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Avete riposato abbastanzale vostre corde?

per maggiori info: Marco Basili 334 8373581 - Giulia Pasquini 348 0523296

Siamo pronti per ripartire con voci nuove e “vecchie”!!

Ti aspettiamo Venerdì 9 novembre ore 21,15 alla Casa della Gioventù.

Accorrete numerosi...Marco e Giulia vi aspettano e hanno bisogno di voi!!

È ripartito il CORO GIOVANI DIOCESANOper info Contattare Giulia Pasquini e Marco Basili

Lo spazio giovani di Voce Misena - febbraio 2013

Chi è Cristo per papa Benedetto? È questa la domanda che è nata in me sentendo il suo an-nuncio. Mi sono chiesto come può quest’uomo sentirsi cosi libero di vivere fino in fondo la Sua chiamata non curandosi di tutti i commenti ed i pensieri che la sua risposta avrebbe genera-to? Rileggo ora le sue parole e riscopro tutta la bellezza, anzi lo stupore di chi ha sempre ama-to la chiesa, di un uomo che ha mostrato che l’umiltà e il coraggio nascono da una certezza: “solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere ama-ti”. I sentimenti scaturiti dalla sua scelta sono

stati molti, stupore, sorpresa ammirazione, ma uno su tutti ha prevalso: la gratitudine. Quella di averlo sentito sempre vicino, come un padre fa con un figlio. La gratitudine di avermi inse-gnato che il potere è autentico solo se diventa servizio, solo se diventa amore. La gratitudine di avermi mostrato che la libertà ha un volto ed è quello di Cristo che ama la Sua chiesa. Che la ragione se usata con lucidità e messa al vaglio della preghiera, può portare a gesti difficili ma che illuminano la coscienza di ogni uomo. Voglio dirti grazie, solo grazie. Voglio dirti che ti sono vicino. Dalla fumata bianca a twitter e da twitter

ad un annuncio immenso fatto nella semplicità del quotidiano, quante cose ci sarebbero da rac-contare su di te. La passione per la musica, la meraviglia dei tuoi scritti su Gesù. Le udienze del mercoledì che riempivano il cuore, il viaggio a Cuba e quella stanchezza che ricopriva il tuo volto a Madrid. Ma solo ora, alla luce di questo gesto, tutto assume una forma ancora più chiara. La chiesa è di Cristo e come tu ci hai detto Lui la illuminerà, ma di sicuro questa chiesa perde con te un uomo coraggioso e che ha realizzato la vo-cazione dell’amore. La vocazione che non vuole il proprio bene, ma quello degli altri. “La fede è

un dono che ci è dato perché sia condiviso; è un talento ricevuto perché porti frutto; è una luce che non deve rimanere nascosta, ma illuminare tutta la casa. E’ il dono più importante che ci è stato fatto nella nostra esistenza e che non possiamo tenere per noi stessi”. Grazie santo padre per avere condiviso questo dono con noi. Per sempre ricorderemo la tua umiltà, ricorde-remo il tuo coraggio e per sempre ti saremo riconoscenti. Noi preghiamo per te ma tu caro Padre continua a pregare per noi. Le vogliamo tutti bene e continueremo a farlo.

David Cianci

UNA PAROLA TRA LE ALTRE

PASTORALE

Tutti in questo periodo hanno avuto modo di sentir parlare almeno una volta del “concor-sone” per il personale docente della scuola italiana. Si sono appena svolte infatti le prove scritte che vedono più di 80.000 aspiranti concorrere per circa 11.000 posti. Una possibilità su otto: non male, direte voi. In realtà per molti di questi “concorrenti” ci si trova di fronte all’ennesima prova da superare per districarsi nel sottobosco dell’insegnamento. Una vera e propria Odissea. Ma non nello spazio: questa – purtroppo - è la realtà. Ma andiamo per ordine.Fino alla fine del secolo scorso (!), chi voleva insegnare nella scuola (parlerò della secondaria perché la primaria ha regole leggermente diverse) doveva abilitarsi con i concorsi che veni-vano banditi dal Ministero dell’Istruzione. Parallelamente c’era la possibilità (per chi avesse già insegnato come precario) di frequentare corsi abilitanti ed essere ammesso in ruolo senza concorso. Con l’inizio del nuovo millennio viene istituita la Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (la SSIS), della durata di due anni (poi chiusa nel 2009): un corso abilitante al termine del quale era possibile entrare nelle famose “Graduatorie”, gli elenchi (ancora esistenti) divisi per disciplina grazie ai quali si può aspirare ad un incarico. Dalla fine della SSIS i docenti precari sono quindi disposti in graduatorie parallele: un grup-po ancora in attesa dal “concorsone” del 2000, un altro reduce dai vecchi corsi abilitanti, e ancora una graduatoria degli abilitati SSIS. Quest’anno grandi cambiamenti: viene attivato il Tirocinio Formativo Attivo, della durata di un anno, e viene bandito il nuovo attuale con-corso. Risultato: per i futuri docenti è sempre più difficile trovare una via chiara da seguire.E in questo continuo peregrinare da una graduatoria all’altra, da un incarico all’altro, c’è il discorso della didattica, che dovrebbe essere il più importante per chi ha come obiettivo quello di insegnare, ma che rischia di essere dimenticato. Solo la didattica infatti rende il lavoro dell’insegnante affascinante, permette di stare a contatto con menti giovani ed esige sempre idee nuove, per comunicare così con fantasia ed entusiasmo, elementi essenziali nel percorso educativo.

Giovanni Frulla

VICARIA

Anche quest’anno i promotori della Casa della Gioventù hanno promosso un’interessante ini-ziativa, la serata Musica e Parole. Quest’anno ancora più sentita perché programmata in vista dell’uscita della Pastorale Giovanile a Genova. Città di alcuni tra i più grandi cantautori italiani.Sabato 2 febbraio dunque è stata realizzata questa serata, essenzialmente una serata di ascolto, ascolto di parole in musica e parole in versi. Un gruppo, composto da giovani animati da una grande passione e competenza per la musica, ha presentato pezzi musicali in gran parte italiani, di autori genovesi, come De André, Gino Paoli e Fossati. Con alcuni di questi pazzi, alcuni anche in dialetto genovese, hanno voluto introdurci a questo viaggio in una delle città storiche della nostra Italia. Il tutto intervallato dalla lettura di poesie che facevano da contrafforte alla musica ascoltata.Al di là della scelta tematica di quest’anno, la serata Musica e Parole ha qualcosa di veramente suggestivo.Innanzitutto credo che ci sia la felice intuizione di poter gustare la capacità artistiche di alcuni giovani che con molto entusiasmo e preparazione si cimentano in questa esibizione. Da sottoli-neare è la bravura e la competenza con cui hanno riarrangiato alcuni pezzi, anche i più ricercati e meno popolari.Altrettanto piacevole è la lettura di poesie di autori famosi (o alcune anche degli stessi ragazzi presenti alla serata) che aiutano a entrare in un clima di ascolto e di intimità. L’ascolto dei versi di poeti più o meno famosi ha anche il piacevole effetto di potersi avvicinare alla sensibilità di chi le ha scelte, potendo ritrovare nei versi ascoltati sentimenti e emozioni che riconosciamo anche negli amici che le hanno scelte e lette.Questa serata lascia spazio alle parole, o meglio, crea spazio dentro di noi per le parole, sia quelle cantate e accompagnate da musiche avvolgenti e gradevoli, sia quelle recitate, da voci più o meno teatralmente esperte. E così l’ascolto musicale, a cui siamo più abituati, permette alle belle parole della bella musica di creare un varco, nel quale poi possono insinuarsi anche le belle parole dei poeti.C’è ancora spazio nel nostro cuore per le belle parole, ben vengano tutte le occasioni in cui le lasciamo entrare.

Chiara Canonici

“Cari amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi… Andate! Cristo ha bisogno anche di voi.”Questo il messaggio di Papa Benedetto XVI per la XVI GMG diocesana: un accorato invito a te-stimoniare la nostra fede con gioia e coraggio facendo conoscere Cristo e il suo immenso amore anche ai “lontani”, ad aprire il cuore al dialogo e all’accoglienza dei fratelli, nella sempli-cità e nel rispetto.La GMG del 24 marzo, che ci apprestiamo a vi-vere tutti insieme, giovani e famiglie, parrocchie, movimenti e associazioni presenti nella diocesi, vuole essere un momento di incontro, di festa, di canti e di danze in cui conoscere e far conoscere alla città la bellezza dell’essere Chiesa, di cammi-nare insieme, di fare comunione.Nell’anno della fede, inaugurato ad Ottobre, in cui siamo chiamati ad intensificare la riflessione sulla fede e a rinvigorire la nostra adesione al Vangelo, anche la GMG diventa occasione per sentirsi parte di una Chiesa dinamica, vicina alle esigenze di tutti e che si manifesta sotto mol-teplici aspetti; non a caso il pomeriggio sarà animato da cosiddetti laboratori di fede: cinque stand, in Piazza del Duca, preparati e allestiti da gruppi di giovani vicariali provenienti da diverse realtà associative e parrocchiali che hanno come

tema quello della fede e delle forme con le quali si è incarnata nelle diverse culture e popoli del mondo.Quello della GMG diocesana è un appuntamen-to bello e prezioso, un tempo privilegiato anche per il nostro Vescovo, in cui dialogare con i gio-vani, ascoltare le loro difficoltà nell’essere disce-poli di Cristo nel mondo, e in cui fare esperienza della fede genuina e autentica.Il pomeriggio è organizzato in modo che alla festa e alla gioia della piazza faccia seguito la processione per la vie del centro, altrettanto animata e partecipata, e il momento di preghiera in Cattedrale: giovani cristiani in cammino che vivono la dimensione della loro fede nel mondo (la piazza luogo dell’incontro e dello scambio), dove si fanno quotidianamente annunciatori di un messaggio di speranza, ma che sono radicati a quell’unica roccia che è Cristo e l’Eucaristia (l’arrivo in chiesa).Un percorso anche spirituale, oltre che uno spo-stamento da un luogo ad un altro, che vivremo proprio nella domenica che dà inizio alla Setti-mana Santa e che ci introduce al mistero di amo-re e di salvezza su cui di fonda il nostro Credo e che avrà compimento nella Santa Pasqua!

Giulia Vichi

SPAZIO SCUOLA

ODISSEA NELLO SPAzIO?PROfESSORI IN LOTTA PER UNA cATTEDRA

Lo spazio giovani di Voce Misena - febbraio 2013

“Ma chi ve lo fa fare?”. Questa è la classica frase che la maggior parte delle persone ci ha detto alla notizia del nostro matrimonio. E allora è proprio ora di rispondere a questa domandona: c’è l’ha fatto fare l’ardente desiderio di creare una nostra famiglia, che pone le fondamenta nell’Amore infinito di Dio; ce l’ha fatto fare la convinzione che il nostro Amore, se radicato in Dio, non avrà mai fine, ma durerà per sempre.La scelta di sposarci non è certo nata da un giorno all’altro; nel cammino che abbiamo per-corso insieme da fidanzati abbiamo posto da subito al centro la necessità di comprendere quale era il disegno di Dio per noi, consapevoli che soltanto seguendo il progetto del Signore avremmo potuto raggiungere la gioia vera.Nessuno, dice il Vangelo, ha un amore più grande di chi da’ la propria vita per i propri amici, per le persone alle quali vuole bene. Se abbiamo deciso di formare una famiglia è perché è bellissimo sapere che si può vivere in eterno avvolti dal nostro scambio d’amore, amore dato e amore ricevuto. Certamente non sarà facile e non sempre verrà spontaneo. Molte volte è più semplice vivere nella nostra libertà individuale, concentrandosi solo sul nostro io; ma noi sentivamo che la pienezza delle nostre vite si raggiungeva solo nella vita comune.Abbiamo così messo da parte il nostro io per lasciare spazio ad un progetto più grande, quello della vita dove si è due in uno.In questi primi mesi di matrimonio è stato bello scoprire giorno per giorno una nuova vita, fatta certamente di maggiori responsabilità e impegni, ma anche e soprattutto della gioia di condividere la nostra quotidianità insieme, gustando ogni novità in due…anzi, da un po’ in tre.Questa è stata la novità più bella del nostro matrimonio; stiamo coltivando un dono immenso, quello di una nuova vita, frutto tangibile del nostro Amore!

Giovanni e Diletta

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È di pochi giorni fa la notizia che in Francia l’As-semblea nazionale (la nostra Camera dei depu-tati) ha detto sì alla legge sulle nozze e l’adozio-ne di figli da parte di coppie gay. Ora la parola spetta al Senato che voterà il 2 aprile. E insieme a questa legge si portano avanti quelle che si chiamano “Disposizioni che mirano a rendere coerente il vocabolario del codice civile”. In po-che parole via il termine “madre” e “padre”, e quelli di “moglie” e “marito”: si passa a “genitore 1” e “genitore 2”. Per l’ordine? Probabilmente si seguirà quello alfabetico. I bambini chiameranno ancora i loro genitori mamma e papà, ma sui do-cumenti ufficiali, sui registri, entrambe le figure saranno indicate semplicemente come genitori, poi la differenza la lasciamo alla discrezione di ogni coppia. A questi fatti si ricollega la discus-sione sulla teoria del gender che in questo pe-riodo ha fatto molto discutere. Secondo questa teoria il genere maschile o femminile, è un pro-dotto culturale, dato da una serie di input sociali e culturali che ogni giorno agiscono sulla perso-na. Si nasce con un determinato sesso, ma poi si diventa uomini o donne in base a determinate circostanze. I concetti di maschilità e femminilità sono dinamici, relativi. Di fronte a questi argo-menti penso che bisogna valutare due aspetti: la dignità di ogni essere umano e la nostra natu-ra. Dietro alla teoria del gender si nasconde un pensiero ben più profondo: che la nostra perso-na e la nostra natura non ci è data come fatto precostituito, ma siamo noi a crearcela. Ci fac-ciamo da soli e quello che diventiamo dipende dalle situazioni che viviamo, dal contesto sociale che ci circonda. Siamo come Dio? Ci proviamo, ma ahimè, c’è sempre qualcosa che ci manca. La vita, la morte, l’essere uomo e l’essere donna: libertà, ognuno decide per sé. E si può pensare che aprire alle nozze gay, concedere l’adozione

alle coppie omosessuali, non sia un attacco alla famiglia, ma una libertà dovuta; poi ciascuno continui a fare quello che crede, ma nessuno deve sentirsi escluso. Giusto parlare di rispetto e di dignità di ogni essere umano.Ma come cristiani cosa possiamo affermare, allora? L’amore non è forse dono di sé che genera vita? Come affermare che siamo cre-ature, che la vita ci è donata e che non siamo noi a deciderne? Testimoniarlo nella vita di ogni giorno, certo, ma questo annuncio non ci coinvolge forse anche nelle vicende della comunità sociale? Noi non crediamo in qual-cosa per caso, ma perché siamo convinti che nella fede, nel vivere il Vangelo l’uomo trova la sua pienezza di vita, è profondamente rea-lizzato. C’è un limite a quest’annuncio? Non credo si voglia difendere qualcosa, bensì an-nunciare una bellezza che è verità. Che offesa è affermare che c’è una natura alla quale noi corrispondiamo? È rispetto tacere un’eviden-za per cui è solo dall’unione di un uomo e una donna che nasce la vita? Personalmente faccio fatica a credere che quello che sono dipende totalmente dall’esterno, che il conte-sto in cui vivo è più forte della mia persona e che senza di esso non ho una mia natura. Ri-tengo invece che la mia libertà si realizza solo quando sviluppo in pienezza quello che sono, secondo la mia natura. Credo che l’amore è dono, donarsi è liberante, e l’amore genera vita. D’altronde: «Quando Dio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e fem-mina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati» (Gn 5,1-2). Ma questa ormai è una vecchia storia.

Maria Savini

RIEMPI IL VUOTO QUELLI CHE...

Nel corso della storia e nonostante tutti i suoi mutamenti, la famiglia è stata, è e sarà sempre il nucleo fondamentale entro il quale generare ed educare le nuove generazioni di cittadini, di fedeli, di uomini e donne. L’importanza dell’istituzione della famiglia è tale da non poter immaginare una società dove questa non sia contemplata o, in qualche modo, valorizzata. Rimanendo nel contesto europeo ed italiano, la struttura della famiglia degli ultimi anni è molto diversa dal modello tradizionale e, soprat-tutto, è in continuo mutamento e trasformazione, così come la società in cui viviamo e con la quale ci troviamo a relazionarci/scontrarci tutti i giorni. Questi mutamenti sono stati così rilevanti che negli ultimi anni gli studiosi tendono più a parlare di “famiglie” piuttosto che di “famiglia”, alludendo alle molteplici tipologie e relazioni che si sono venute a creare (famiglie nucleari, ricostituite, allargate, …). I dati che emergono dalle più recenti indagini statistiche e sociologiche, non sono affatto buoni: i matrimoni civili e religiosi sono in calo, così come la natalità (seppur leggermente mitigata dai neonati con entrambi i genitori stranieri) mentre aumentano i divorzi e le unioni extra matrimoniali, ancora vere e proprie zone grigie nel panorama giuridico e legislativo. È sempre più difficile poi coniugare serenamente la vita familiare con quella lavorativa, specialmente per le donne che si trovano ancora troppo gravate da un eccessivo carico di lavoro dentro le mura di casa, lavoro non retribuito e molto dispendioso in termini di energia che va inevitabilmente a sovrapporsi all’esigenza di dover lavorare esternamente. Se tante appaiono essere le problematiche che colpiscono le famiglie, pochi, purtrop-po, risultano essere gli esempi virtuosi pro famiglia e pro natalità; in Italia c’è ancora una notevole

disparità nelle politiche sociali tra le regioni su queste tematiche. Occorre una seria progettazione politica sul medio-lungo termine per sviluppare tutte quelle soluzioni che possano invertire i trend di questi ultimi decenni e rimettere al centro dello sviluppo socio-economico la questione familiare. I problemi non si risolvono dando incentivi a pioggia o, seppur mirati, di lieve entità; occorre ragionare in ottica sistemica, con riforme efficienti ed integrate nel mercato del lavoro, nei servizi pubblici e privati offerti alle famiglie, nelle politiche per l’istruzione, in quelle per l’abitazione e in campo fiscale/tributario. Se alle famiglie sono dati quanti più strumenti e sussidi per svolgere al meglio la funzione educativa ed assistenziale, nel giro di una sola generazione, i benefici saranno estesi a tutta la collet-tività, con notevole ritorno economico, sociale e culturale; molti progressi vanno fatti anche nelle cosiddette politiche di genere, andando a rivedere modelli e teorie ormai superati e non più appli-cabili alle logiche sociali attuali. Considerata l’importanza della famiglia, sancita anche in più articoli della Costituzione italiana, la grande sfida che ci attende, come uomini, cittadini e credenti, è quella di rendere partecipato e di tenere acceso su più fronti il dibattito attorno alle politiche familiari, cercando soluzioni innovative per rispondere ai bisogni dei suoi componenti e alle mutevoli esigenze di una società che, cambiando molto repentinamente, contribuisce a disgregare valori fondanti come quello della famiglia, dell’educazione e del bene comune.

Diego Bossoletti

POLITICALLY (UN)CORRECT

Benvenuta! presentati ai lettori di 21 grammi…Sono Federica Franceschini, faccio parte dell’Associazione “Un Tetto” da più di dieci anni, attualmente sono membro del Consiglio di amministrazione dell’associazione e insieme ad altri volontari seguo i progetti che riguardano l’affidamento famigliare collaborando nell’equipe affido e nel gruppo di mutuo aiuto, con le famiglie che stanno facendo esperienza di accoglienza.

Ora ti chiediamo un po’ di storia dell’associazione... L’associazione “Un Tetto” è nata nel 1988, da un gruppo di giovani famiglie cresciute in ambito parrocchiale e sensibili alle tematiche dell’accoglienza: hanno dato vita all’associazione dopo aver incontrato situazioni e persone che avevano bisogno di essere sostenute, si sono lasciate interpellare. Gli obiettivi: la vicinanza ai

IN DIALOGO CON

deboli e ai piccoli, la promozione di una cultura dell’accoglienza e dell’affido famigliare, la cura e la promozione dei diritti dei bambini, vivere e proporre esperienze di affidamento famigliare di bambini e ragazzi che vivono in situazioni di difficoltà.

Quali sono le iniziative e i progetti rivolti in particolare al sostegno delle famiglie, bisognose e non?Nell’arco dei 25 anni le attività e i progetti sono stati vari, con una costante: l’attenzione ai piccoli e la speranza di offrire una vita buona a chi, per diversi motivi, non ne ha pienamente la possibilità. Le principali sono: esperienze di affidamento famigliare, l’avvio del Centro Pomeridiano Il Germoglio e la sua cogestione con la Cooperativa Casa della Gioventù, l’attivazione e la gestione di un gruppo di mutuo aiuto per famiglie che fanno esperienza di affido famigliare, accoglienza dei bambini della Bielorussia contaminati dalle radiazioni di Chernobyl, gemellaggio e accoglienza dei Ragazzi di Bucarest, l’organizzazione di seminari, corsi di formazione, convegni, campagne di sensibilizzazione dei diritti dei bambini.

In base al tipo di richieste che arrivano all’associazione, se e come e’ cambiata la famiglia in questi ultimi anni?Non so se siamo in grado di dire come sia cambiata la famiglia in questi ultimi anni, a noi arrivano famiglie con povertà di tipo relazionale, sociale, economico, situazioni che in sé hanno diverse problematiche che ricadono negativamente sui bambini della famiglia stessa; sicuramente sono aumentate le situazioni

di madri sole con figli a carico; d’altro lato negli ultimi anni è “rifiorita” un’apertura e di conseguenza la disponibilità di mettersi in gioco da parte di famiglie che hanno meno problemi o forse è meglio dire che hanno più risorse per affrontare la vita.

Quali sono i bisogni e le attenzioni piu’ urgenti che richiedono le famiglie del nostro territorio?Visto il momento di crisi che stiamo vivendo in generale, le difficoltà e i bisogni sono tanti. A noi arrivano situazioni che parlano principalmente di solitudine e nella solitudine ogni difficoltà diventa più grande da affrontare.

Se un giovane volesse dare il proprio contributo all’associazione, come potrebbe farlo?Potrebbe partecipare agli incontri di formazione e di sensibilizzazione che l’associazione organizza tre o quattro volte all’anno su tematiche di sostegno e affido famigliare; operativamente potrebbe provare a vivere un’esperienza di volontariato al Centro Il Germoglio e misurarsi concretamente nella relazione con bambini e ragazzi che provengono da situazioni famigliari di difficoltà.

Ringraziandoti per la disponibilità, ci auguriamo che l’associazione continui ad essere un punto di riferimento per tutte le famiglie che abbiano bisogno di sostegno, e che ci aiuti ad essere sempre attenti alla realtà che ogni giorno viviamo e sperimentiamo.

La mia libertà si realizza quando sviluppo in pienezza quello che sono, secondo la mia natura.

Lo spazio giovani di Voce Misena - febbraio 2013

STILI DI VITA

Durante la Quaresima siamo invitati a prepararci alla Resurrezione di Gesù Cristo compiendo un cammino di essenzialità e sobrietà. Convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della pro-pria vita: una vera e propria inversione di marcia, un’andare contro corrente, dove la corrente è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio che spesso ci trascina e ci domina. Ecco allora che siamo chiamati a far nostri alcuni atteggiamenti concreti che possono aiutarci in questo cammino. Sia a livello personale che comunitario, potremmo approcciarci a tutto quello che possediamo in modo sobrio ed etico, facendo in modo che dalla dipendenza si arrivi ad una relazione di utilità con esso. La nuova tecnologia (internet, facebook,…) ci porta spesso a celarci dietro uno schermo nelle relazioni umane: sarebbe molto meglio invece investire il nostro tempo nel dialogare di persona con chi ci è accanto, scambiandoci, invece di saluti virtuali, abbracci e sguardi di affetto. L’uso a volte improprio della macchina, perché sempre di fretta, ci porta a dimenticare le belle emozioni che viviamo all’aria aperta, luogo ideale dove poter esercitare il nostro pensiero e le nostre riflessioni. L’invito è quello dunque di mettere da parte tutto quello che effettivamente non ci serve, per dare spazio all’altro, sicuri che nell’altro troveremo il volto di Cristo, capace di rendere la nostra vita essenziale all’Amore.

Giulia Savini

Genova, Uscita PG 9 – 10 febbraio 2013

“Andate! Cristo ha bisogno anche di voi”

SANTO

Credo che la migliore sintesi su san Gabriele dell’Addolorata l’abbia data il beato Giovanni Paolo II durante la visita al santuario del Santo, parlando proprio ai giovani: “La gioia cristiana è la nota caratteristica di san Gabriele”. La sua vita si snoda nel breve arco di 24 anni. Nato ad Assisi il 1 Marzo 1838 è battezzato con il nome di Francesco. E’ figlio di Sante Possenti, avvocato umbro e governatore dello Stato Pontificio e di Agnese Frisciotti di Civitanova Marche. Già all’età di 4 anni rimane orfano della madre e nella vita soffrirà altri 4 lutti: 2 fratelli e 2 sorelle. Lui stesso scampa per ben 2 volte alla morte e preso dalla paura promette di farsi religioso anche se non ci riesce subito. Francesco nel frattempo impara a pregare imitando il padre ma questo non serve a frenare la sua esuberanza. Nonostante il suo caratterino egli è molto sensibile e generoso verso i poveri e non scende mai a compromessi morali. Il 22 agosto del 1856 durante la proces-sione della Ss.ma Icona della Madonna ha la locuzione interiore: “Questa vita non è fatta per te! Segui la tua vocazione”. Pochi giorni dopo, il 6 settembre, parte per il noviziato dei Passionisti a Morrovalle, sostando a Loreto per una giornata di preghiera accanto a Maria. Ha 18 anni quando sceglie la vita religiosa in modo radicale e irrevocabile. Brucia le tappe della santità senza gesta clamorose con una vita semplice e impegnata giorno dopo giorno segnata fortemente dalla struggente devozione alla Madonna Addolorata. Il 27 febbraio 1862 alle 6:30 del mattino muore con la visione della Madonna sorridendo e dicendo:“Maria, mamma mia, fa’ presto”. Il volto è bellamente trasfigurato. È beatificato nel 1908, santificato nel 1920. Nel 1926 è scelto come compatrono della gioventù cattolica italiana. Ecco alcuni pensieri tratti dalle sue lettere:Il giorno è giunto. L’onnipotente Iddio da gran tempo mi aspettava ed io ingrato facevo il sordo divagandomi ed offendendolo nel mondo, ma l’infinita misericordia di Dio ha saputo ben disporre le cose ed io oggi, giorno di Maria santissima addolorata, nostra protettrice e madre, con inesprimibile contento ho indossato questo sacro abito religioso assumendo il nome di Confratello Gabriele dell’Addolorata. La fede ci insegna che dobbiamo rimetterci alla volontà del Signore, il quale permette tutto a nostro bene. Pippo mio, non ti creder già che il mio amore per te sia svanito perché sono da te separato: no, te ne assicuro; anzi, esso, per grazia di Dio, si è purificato; e ti dico sinceramente che se di tutti io bramo la salute, della tua in modo spe-ciale sono sollecito, e se mi tieni per vero e sincero amico, ascolta di buon cuore ciò che con tutta l’affezione ti dico Non vorrai vincerti per amor di Maria?

A.S.

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QUARESIMA…CON STILE!

LEGGO GUARDANDO

UNA LOTTA PER LA VITAdi Enzo BianchiPer questo tempo di quaresima proponiamo la lettura di “Una lotta per la vita” di Enzo Bian-chi, priore di Bose. Una guida preziosa che ci accompagna in quell’arte dimenticata della lotta spirituale, della scelta e della resistenza alla ten-tazione. Enzo Bianchi si pone come un fratello anziano che, alla luce del suo lungo cammino, dei maestri che l’anno preceduto, si rivolge a noi per offrirci la sua esperienza. Come scrive lo stesso Bianchi: “ In queste pagine, frutto di una riflessione personale e nate sotto forma di insegnamento orale, non troverai novità, né riferimenti alla letteratura o alla filosofia, ma solo un rimando ai padri che hanno elaborato l’insegnamento sulla lotta contro le tentazioni, unito alla mia lunga esperienza personale e di ascolto degli altri”. Un’immersione nel cuore dell’uomo per mettere luce ai nostri pensieri e ai nostri sentimenti, per conoscerli e scegliere il bene. Poi si passano in rassegna i vizi capitali: Bianchi ci svela come essi agiscono nel nostro cuore, da cosa nascono e come vincerli. Le no-stre relazioni, il nostro rapporto con il tempo, con le cose… in tutto noi possiamo scegliere il bene, ma per far questo dobbiamo prepararci alla lotta: “Quella spirituale è una lotta per la vita piena, una lotta il cui scopo è l’amore: saper amare meglio ed essere amati meglio”.

Maria Savini

DjANGO di Quentin Tarantino“Come ti chiami?”, “Django”, “Spelling?”, “D-J-A-N-G-O. La D è muta”, “Lo so”.Indimenticabile è questo scambio di battute nel nuovo film di Tarantino semplicemente perché si propone come un apice e come riassunto di tutta la sua ideologia, il gusto dell’avere guardato e fatto proprio il miglior cinema italiano e non solo ed il gusto nella citazione! Ovviamente per forza Franco Nero risponde “lo so” perché è lui il protagonista del film di Corbucci dal quale Quentin prende ispirazione e cita anche la co-lonna sonora. Django Unchained è esplosivo, è sanguinoso e audace, è pulp-rock, è da masticare in maniera rumorosa come un gustoso bubble gum; tutto il film è “un gioco” del regista che si diverte: nel rielaborare (non riscrivere) il genere spaghetti-western, nello scrivere i dialoghi , nel dirigere attori decisamente da premio Oscar, dell’imprimere quel suo stile inconfondibile e nello riscrivere la storia (come precedentemen-te in Bastardi senza Gloria) per il suo fine e per il suo messaggio. E allora via con la chitarra, le zoomate, i flashback, i flashforward, i rallenty, le canzoni, la violenza,l’ironia…Se vogliamo proprio tirare fuori qualcosa di opinabile è per “Brunilde” impiegata a scopo esclusivamente funzionale, che non reca con sé alcuna memoria delle precedenti eroine taran-tiniane. Come lui stesso affermò “Il mio cine-ma o si ama o si odia.” Sicuramente non si può ignorare.

Francesco Salvatori

PG CALCIO

Venerdì 8 Febbraio, nel gelido campo di Bellocchi, l’anticipo serale della 2° fase ha visto affrontarsi il Punto Giovane Calcio ed il Baldo Bar. Il PGCalcio, priva di punte, è riuscita a portare a casa uno splendido pa-reggio per 2 a 2, con due gol di un ispirato Paolo Carbonari #10 e un Luca Pesaresi in grandissima forma. Per la squadra si è trattata di una vittoria di “progetto”: una partita all’insegna dell’o-nestà, della sportività e del bel calcio. Quel calcio che (come si può leggere nel sito: pgcalcio.altervista.org/sito) “è divertimento perché è la nostra passione e siamo dispo-

sti a tutto pur di trarre emozioni da questo gio-co. Eppure tanti di noi sperimentano la critica, il litigio, l’incomprensio-

ne, l’esclusione”. Per un progetto che punta ad obiettivi alti come quello di portare in campo dei valori fondamentali come il sostegno, la cordialità, la collaborazione e l’accoglienza, per riscoprire il gusto del “fare due tiri a pallone”, la gara di Bellocchi è stata una splendida vitto-ria: gara ricca di episodi, bella ed entusiasmante, in cui non è mancato l’agonismo. Ma in cui non sono mai mancati onestà, spirito di squadra e fiducia nei confronti di tutti, arbitro compreso. Partita splendida conclusasi con tutti i giocatori al centro del campo a recitare il Padre Nostro.Ed ora per il PGCalcio continua il “sogno” del proseguimento nel campionato che ora ci vede con buone possibilità di accesso agli ottavi, un “record” per la squadra. Vi chiediamo di aiutarci e sostenerci, per continuare questa avventura. Seguiteci!

HANNO cOLLABORATO Claudia Castaldo, Francesca Vici, Maria Savini, David Cianci, Giulia Savini, Chiara Canonici, Chiara Pongetti, Diego Bossoletti, Matteo Guazzarotti, Francesco Salvatori, Giulia Vichi, Diletta Latini & Giovanni Priori, Giovanni Frulla.

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