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Министерство культуры Российской Федерации Кемеровский государственный университет культуры и искусств Социально-гуманитарный институт Кафедра иностранных языков ИТАЛЬЯНСКИЙ ЯЗЫК «L’ARTE LIRICA» Хрестоматия по чтению специальных текстов для студентов 1–2-го курсов направления 070100 «Музыкальное искусство», специализации «Академическое пение» Кемерово 2011 Copyright ОАО «ЦКБ «БИБКОМ» & ООО «Aгентство Kнига-Cервис»

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    LARTE LIRICA

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    LO SVILUPPO DEL TEATRO MUSICALE IN ITALIA

    La fioritura madrigalistica in Italia

    Nel Quattrocento si nota la fioritura di musiche profane e popolari, dei canti carnavaleschi. Questi canti erano poesie, cantate al tempo di carnevale, in cui il popolo partecipava, come attore e spettatore, sui carri che erano palcoscenici ambulanti. I pi in voga erano i trionfi, di carattere guerresco, e le canzoni a ballo di vario argomento; ci sono pervenuti pi di 400 canti (celebri quelli di Lorenzo de' Medici). Affini ai canti carnascialeschi erano altre forme: la frottola,componimento di soggetto amoroso, in forma di balata con accompagnamento strumentale (liuto, viola) e la villotta (a quattro voci). Il compito della musica divenne quello di nterpretare i sentimenti e le passioni della gente comune. La musica profana, e in particolare quella strumentale, conquistava posizioni sempre pi elevate. Una nuova epoca nata.

    I caratteri propri del Rinascimento trovarono la loro pi pura espressione nella pittura di Raffaello Sanzio (Santi) e nella musica di Giovanni Palestrina (15251594). La forma musicale che venne maggiormente coltivata nel Cinquecento, fu il madrigale, la pi tipica forma della lirica musicale italiana di questo periodo. Generalmente a cinque voci, era di argomento amoroso, ma anche satirico e burlesco, accompagnato da ritornelli strumentali. I madrigale fu prediletto dai compositori veneti e coltivato presso le corti. Tra i compositori pi insigni il bresciano Luca Marenzio (15531599), autore di molti volumi di madrigali a quattro, cinque, sei voci. Una forma particolare del madrigale che costituisce uno dei precedenti del melodramma, il madrigale drammatico o dialogato, spesso raffigurante scene comiche. In questo genere primeggi il modenese Orazio Vecchi (15501605); fra le sue composizioni madrigalesche, celebre l'"Amfiparnaso" a cinque voci, tratto da una commedia dell'arte. Agli inizi del Seicento, vede la luce il madrigale concertato, in cui si univano una pi voci e strumenti. Massimo esponente di questa nuova forma il cremonese Claudio Monteverdi

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    (15671643), i cui otto libri di madrigali rappresentano il apogeo e la sintesi di tutta la produzione in questo campo. _______________________________________________________________ 1 Lorenzo di Medici , . 2 Giovanni Palestrina . 3 Luca Morenzo .

    Le origini del teatro musicale italiano

    Fino al 1594 gli spettacoli, in cui aveva parte la musica, furono sacre rappresentazioni, drammi sacri e favole pastorali con brani musicali, feste di corte con musica e comedie con musicali intermedi. Ma encore non cera uno spettacolo teatrale, composto interamente di unazione drammatica, tutta accompagnata da musica, e di musica che doveva commentare il soggetto, i sentimenti e fin le parole.

    Un primo esperimento di un tale spettacolo si ebbe nel carnevale del 15941595 quando reppresentata a Firenze in una casa private la Dafne . Lautore dei versi fu Ottavio Rinuccini , la musica era di Corsi e di Giacomo Peri, contrapunntista e cantore squisito. Essi facevano parte della famosa Camerata Fiorentina che sul finir del Cinquecento riuniva letterati, artisti, dilettanti, nobili fiorentini e intendeva di rinnovare larte musicale, riconduce alle fonti della tragedia greca. Essi si radunavano in casa di Bardi e di Corsi. La musica della Dafne perduta, soltanto due brevi frammenti erano trovati nel Conservatorio di Bruxelles. Nel 1600 a Firenze fu rappresentata lEuridice dove assist Claudio Monteverdi che con grande interesse ascolt questopera. La tragedia di Rinuccini non divisa in atti, ma inscene e si compone quasi tutta di lunghi recitative di una semplicit estrema; non ha sinfina n preludio.Magnifico fu lapparato scenico. Seguirono poi altre opera di Caccini e di Galli a Firenze, a Bologna e in alter citt dItalia, a Mantova fu rappresentato l Orfeo di Monteverdi nel 1607, ma appunto a Firenze, la sera del 6 ottobre 1600, nacque lopera italiana.

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    Claudio Monteverdi fece un passo avanti, egli la dot di un linguaggio musicale pi perfetto per esprimere tutte le passione drammatiche.

    1 O. Rinuccini , . 2 Corsi, Giacomo Peri . 3 La Camerata Fiorentina , , 1580 .

    La nascita del melodrama a Firenze

    Fin dagli ultimi anni del Cinquecento a Firenze, in casa di Giovanni Bardi e poi in quella di Jacopo Corsi si riuniva la cosiddetta Camerata Fiorentina, un gruppo di intellettuali che intendevano risuscitare la tragedia greca e creare la forma in cui musica e testo drammatico avrebbero potuto unirsi. Essi crearono lo stile del "recitar cantando" basato sulla monoda con accompagnamento strumentale. Questo nuovo stile monodico cre il recitativo e l'aria. Vincenzo Galilei, umanista, compositore e teorico, accademico della Crusca fu una delle figure dominanti nel gruppo della Camerata fiorentina. Unendo la pratica alla teoria, egli music l'episodio di Ugolino dalla "Divina Commedia" di Dante Alighieri ("Inferno", Canto 33), per voce sola con accompagnamento di viola.

    Jacopo Peri e Giulio Caccini furono i primi esponenti del nuovo stile: continuando il tentativo del Galilei, il Caccini stabil definitivamente uno stile di canto recitativo ("quasi in armona favellare"). Jacopo Peri con il poeta Rinuccini cre il dramma recitativo con la "Dafne" (159495), che fu eseguita durante il carnevale nel 1598 in casa di Jacopo Corsi, un nobile fiorentino, amatore di arte e compositore; la sua casa era sempre aperta ai letterati, poeti e musicisti J. Corsi appartenne alla Camerata Fiorentina e contribu alla "Dafne" come compositore, con due brani (music ultime due scene). L'entusiasmo per questa scoperta musicale (il dramma recitativo) fu enorme e venne poi definita "recitar" o "favellar cantando". (Purtroppo, la "Dafne" perduta e di essa sappiamo soltanto che fu rappresentata in casa di Corsi dapprima, e poi, fu ripetuta nel 1599 alla corte dei Medici.) A questo primo esperimento segu l'"Euridice", rappresentata al Palazzo Pitti il 6 ottobre 1600, perch la data della nascita dell'opera. Era nato cos il melodramma, quasi interamente

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    recitativo, con brevi pezzi melodici, pochi cori e tenue accompagnamento strumentale; ma pur essendo quasi una semplice declamazione del testo, esso si diffuse subito in tutte le citt italiane, dovunque accolto con entusiasmo. In breve tempo le conquiste della Camerata Fiorentina e il canto monodico fecero progressi grandissimi. Spetta a Monteverdi il merito di avere perfezionato e reso popolare la nuova forma dell'arte, liberandola dallo stile puramente recitativo e assegnanto alla musica una funzione veramente artistica. La sua opera principale l Orfeo, rappresentato a Mantova nel 1607. Monteverdi fu anche un innovatore nel campo della tecnica musicale e della strumentazione. 1 Giovanni Bardi . 2 Crusca ( 1583 ), - .

    Usi teatrali del Seicento a Venezia

    Nel 1637 con la participazione di Monteverdi fu creato a Venezia il primo teatre musicale (il San Cassiano ), aperto al pubblico con il pagamento dun biglietto dingresso. Fra due anni si aprirono altri due teatri con spettacoli di musica, poi il numero dei teatri lirici a Venezia crebbe fino a sedici.

    I compositori prediletti dei teatri veneziani erano Monteverdi, Cavalli, Cesti, Caldara, Legrenzi. Il carattere del teatro musicale veneziano si differenzia dal teatro dei fiorentini, le favole mitologiche cedono a poco poco il posto ai soggetti storici. Il pubblico nuovo che ora frequentava il teatro, voleva appassionarsi e commuoversi alle vicende dellazione drammatica, e lo spettacolo doveva essere presentare la vita reale. Il melodrama continu a svilupparsi. Accanto al recitative si sviluppa la frase melodica che prende la forma di aria; i cori non hanno pi una grande importanza e si sostituiscono dal canto monodico, dagli a soli .

    I teatri di Venezia erano di propriet privata, sotto il controllo dellAutorit Pubblica. I manifesti dovevano affiggersi in due luoghi: sulla Piazetta e a Rialto, nel centro di Venezia, e gli strillonni annuziavano dello spettacolo per via.

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    Non vi era a teatro alcuna distinzioni di posti, n alcuna guardia sorvegliava la sala. Allingresso del teatro si trovavano numerosi venditori di mele e pere cotte, di fritelle, liquori. Lilluminazione della sala era scarsa. Un fanale a olio che la illuminava veniva, appena salzava il sipario. Restavano accesi soltanto due doppieri di legno ai lati proscenio.

    Tutta lattenzione era concentrate al palcoscenico con lo splendore delle decorazioni e complicatezza dei meccanismi. Le spese delle rappresentazioni non erano molte: nulla, nei primi tempi, si pagava ai librettisti, ai quali bastava la gloria. Pochissimo ricevevano i compositori e i cantanti (solo alla fine della stagione).

    A Venezia, oltre ai teatri pubblici e private, cerano molti teatrini di marionette, nei quali si davano intere opera di musica, eseguite dalle marionette, ma cantante (internamente) anche da virtuosi eccellenti. Il teatro musicale divent una passione generale, e la diffusione dellopera musicale fu enorme. _______________________________________________________________

    1 Autorit Pubblica . 2 Piazetta . 3 Rialto , .

    IL TEATRO MUSICALE A VENEZIA E A ROMA NEL SEICENTO

    II teatro musicale a Venezia

    Un avvenimento importante nel 1637 che doveva avere una grande influenza sullo sviluppo del melodramma: il primo teatro d'opera, aperto al pubblico a Venezia,costruito da una famiglia patrizia i Tron. Fu questo il San Cassiano, inaugurato con opera "Andromeda". II teatro d'opera conosce subito una fortuna straordinaria, tanto che altre famiglie patrizie si dedicarono alla stessa impresa; nel 1639 s'inaugurarono ancora due teatri lirici. Prima della fine del secolo Venezia contava ben sedici teatri d'opera. I "palchetti" (invenzione veneziana) veniano affittati per una stagione per tutto l'anno, ed erano frequentati dalla nobilt.

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    Gli impresari dovettero rivolgersi a Monteverdi per ottenere da lui opere. La sua prima opera "Orfeo" fu rappresentata con gran successo. Nel 1608 Monteverdi compose la sua seconda opera "Arianna" e nel 1613 egli si trasfer a Venezia.

    La stagione d'autunno del teatro S. Mois a Venezia s'inaugura con una ripresa trionfale di "Arianna" di Monteverdi; il successo cosi grande che 1'opera si dove ripetere ancora l'anno seguente.

    Nel 1641 Monteverdi che ha 74 anni conduce avanti la composizione di due opere: "Le nozze di Enea con Lavinia" e "Il ritorno di Ulisse in patria" che sono messe nello stesso anno. L'attivit di Monteverdi in questo periodo e grandissima, egli presenta al teatro Grimani (S. S. Giovanni e Paolo) suo ultimo capolavoro: "L'incoronazione di Poppea", ottenendo un tal successo che l'opera dovette essere ripresa pi volte negli anni seguenti fino al 1646. Il successore (e forse anche allievo) di Claudio Monteverdi a Venezia fu Francesco Cavalli (16021676), uno dei maggiori operisti del Seicento. Egli continu le tendenze dell'opera veneziana con caratteristiche proprie. Svolgendo un'intensa attivit in campo teatrale, F. Cavalli avra conosciuto le idee fondamentali della Camerata Fiorentina. Nel 1639 Cavalli scrisse la sua prima opera scenica "Le nozze di Teti e Peleo" (qui appare per la prima volta il nome d'opera). Nella prima opera del Cavalli si notano le forme e anche i difetti dei fiorentini; e opera ricca di brani musicali. Una delle sue migliori opere e la "Didone", rappresentata sulle scene del teatro a San Cassiano. Francesco Cavalli cap che la musica nel teatro doveva abbandonare a poco a poco la polifona per accettare monoda, rinunziare allo stile madrigalesco, e perfezionare il nuovo stile recitativo. Il Cavalli cre il suo stile recitativo pieno di vita e di espressione. Nelle sue opere troviamo gi le forme dell'aria tripartita.

    Francesco Cavalli compose 40 opere. _______________________________________________________________

    1 San Cassiano ( XIV ), e. 2 Santi Giovanni e Paolo Grimani .

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    La scuola di canto romana

    II teatro musicale a Roma fu importato da Firenze e assomigli a quello, ma vi si notano saggi di genere comico e popolare, e dall'altro lato, hanno luogo i drammi di soggetto semisacro, ma di tipo teatrale. II teatro romano era protetto dai patrizi romani Barberini ed altri, grande influsso ebbero i pontefici. I due papi Innocenzo XI e XII proibirono le rappresentazioni, e un teatro era dietro I'ordine del Papa demolito. Gli spettacoli dei teatri romani dovettero i loro successi non al valore musicale, ma alla sontuosit dell'addobbo scenico alla esaltazione di tutti per il nuovo genere d'arte. In gran voga a Roma erano i cantanti.

    Fin dall'inizio del teatro musicale rinomatissima fu la scuola di canto romana, fu scritto a Roma il primo "Metodo di canto", e a Giulio Caccini spettano le "Nuove musiche".

    Tra le cantanti romane pi celebri del Seicento erano Vittoria Archilei,Anna Renzi, Cecca dal Padule, Maria la Pia e molte altre, ma due sopra tutte hanno raggiunto una grande fama ed hanno lasciato maggior ricordo di s nella storia: Leonora Baroni e Adriana Basile. II poeta inglese Milton celebr la Baroni con tre epigrammi latini "Ad Leonoram Romae canentem".

    Anche fra uomini vi erano cantanti splendidi. Le donne furono ammesse al teatro pi tardi e varie furono allontanate. I sopranisti romani erano spesso grandi artisti e interpretavano benissimo le parti di donne. Molti eccellenti cantanti vantavano i teatri romani nel Seicento. Come dovevano essere le scuole di canto che preparavano tali cantanti? Le notizie sono scarse. Era celebre la scuola di canto di Roma, diretta da V. Mazzochi, professore e maestro di capella di San Pietro. Gli allievi vi imparavano a cantare sotto ludito del maestro e davanti a uno specchio per non fare inconveniente, studiavano le lettere, suonavano il clavicembalo, si esercitavano nella composizione di qualche salmo, canzonetta o motteto.

    Il melodrama teatrale pass da Venezia non solo a Roma ma anche a Napoli nella seconda met del Seicento, e il teatro lirico napoletano fu linizio di una nuova fase. _______________________________________________________________1 Giulio Caccini , .

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    2 Leonora Baroni , IX. 3 Adriana Basile ( ).

    LOPERA ITALIANA NEL SETTOCENTO

    La Scala nel Settecento e Ottocento

    II teatro alla Scala cominci a vivere, come noto, il 3 aprile 1778. Negli anni 17781790 alla Scala erano rappresentate 70 opere di diversi autori (25 composte appositamente per la Scala) fra cui "Il matrimonio segreto" di Cimarosa "II Barbiere di Siviglia" di Paisiello. In quei tempi i cittadini andavano al teatro d'opera per divertirsi. La Scala del Settecento, e in parte anche dell'Ottocento, fu un centro di ritrovo dei milanesi, funzionava da salotto per la societ aristocratica, da ristorante, sala da gioco e da ballo. I palchi della Scala erano di propriet privata, e ogni proprietario ci si sentiva come a casa sua, anzi, ci aveva la chiave del palco. La padrona del palco teneva conversazione, offriva la cena. La tenda del palco s'alzava spesso soltanto per ascoltare 1aria preferita o per giudicare della bellezza di una nuova ballerina. Poi ad una certa ora i servitori bussavano timidamente alla porta per annunciare che lo spettacolo era finito e che bisognava andarsene. Nel ridotto del teatro fino a notte tarda si giocava a carte.

    Nei primi anni la Scala rimaneva aperta tutto l'anno, alternando l'opera seria e buffa con balli, commedie e feste. Ci venivano anche i saltimbanchi e i funamboli. Una compagna comica, per attirare il pubblico, aveva dato alla Scala una caccia al toro. Le ultime bizzarie del Settecento galante...

    Alla Scala si gioca alle carte e gi si parla delle idee nuove. Nello stesso salotto sono seduti insieme il celebre poeta Giuseppe Parini, un pensatore rivoluzionario come Cesare Beccaria e gli avventurieri internazionali. II teatro era un po' simbolo di questo mondo.

    L'Ottocento non ha cambiato quasi niente. Per affermarsi come artisti, i musicisti italiani vanno all'estero. Rossini e Bellini vanno a Parigi e a Vienna, Verdi a Parigi, a Londra, a Pietroburgo. Solamente dopo le grandi prime verdiane dell'"Otello'' (1887) e del "Falstaff" (1893) il centro musicale europeo si sposta alla Scala. II nuovo periodo della vita del teatro apre Arturo Toscanini con le sue riforme. II teatro era ancora propriet dei palchettisti,

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    come cento anni fa; agli spettacoli si chiacchierava liberamente. Il sovrintendente era rappresentante di una delle famiglie nobili, Guido Visconti. Toscanini impone i nuovi ordini.Tutta laristocrazia costretta ad arrivare in orario, a stare al buio, a rinunciare ai bis, a sentire opera nuove e difficili:Wagner, e i compositori della Giovane Scuole verista Mascagni, Puccini ed altri. Con Toscanini inizia la rinascita democratica del teatro. _______________________________________________________________

    1 Cesare Beccaria , , . 2 Arturo Toscanini XIX .

    L'opera seria e la fioritura del l'opera buffa a Napoli

    La scuola musicale napoletana rappresenta la terza fase (dopo quella fiorentina e veneziiana) e nel Settecento ha la posizione dominante. L'opera napoletana si presenta sotto il duplice aspetto di "opera seria" e di "opera buffa". L'opera seria si riduce a una successione di arie inframezzate da recitativi, con qualche coro e pezzo d'insieme.

    La musica diventa lo scopo e il dramma un pretesto. II concetto convenzionale e stereotipato, l'aria notevolmente sviluppata sotto molteplici aspetti (aria di carattere, di sentimento, di bravura, arietta, cavatina, cabaletta), e grande importanza assume il virtuosismo canoro.

    Gli spettatori napoletani nel Settecento s'interessavano soltanto dell'aria, il recitativo and perdendo d'importanza e divenne insignificante. Le altre parti del melodramma passarono in seconda linea, rari divennero i cori e pi che altro a scopo puramente decorativo, i pezzi d'insieme, quasi limitati ai duetti, pochissimi essendo i terzetti, meno ancora i quartetti, semplice la strumentazione, spesso di soli archi, destinata quasi esclusivamente all'accompagnamento del canto. Questi erano gli elementi di un'opera seria, che bastavano ad allettare un pubblico per tutta la sera e per una intera stagione.

    Nacque cos un particolare stile vocale virtuosistico, consistente nel cantare lunghi passaggi musicali su una sola sillaba (vocalizzare) con trilli e abbellimenti. Di solito tali passaggi non venivano scritti dal compositore, ma improvvisati dallo stesso cantante. Nel melodramma fiorentino domina il

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    poeta e in quello veneziano il musicista: il melodramma napoletano fa primeggiare il cantante, e il periodo del bel canto. L'azione nell'opera seria preferisce gli eroi della storia antica: Enea, Romolo, Attilio e Alessandro di Macedonia sono riprodotti in centinaia di opere. Al soggetto il pubblico badava cos poco che era contento, se lo stesso libretto gli ricompariva pi volte dinanzi, purch accompagnato di musica nuova. Una cosa per interessava: cio che l'azione, a dispetto della verit e della storia, avesse lieto fine. Certo vi erano dei libretti seri come quelli del Metastasio, ma non erano molti.

    Mentre il pubblico del Seicento aveva dimostrato un grande interessamento per l'apparato scenico, per i meccanismi, per tutto ci che appariva d'effetto, il pubblico del Settecento non lo apprezzava affatto e questo fu eliminato quasi del tutto. Tra i compositori pi eminenti ricoderemo Alessandro Scarlatti, Nicola Piccinni, Giovanni Pergolesi. _______________________________________________________________

    1 Pietro Metastasio XVII .

    Lopera buffa

    Il Settecento e il secolo che conobbe la grandiosa fioritura dell'opera buffa, la quale si distacco dall'opera seria e fiori prima a Napoli e poi in Europa. L'opera buffa corrispose allora e per molto tempo anche poi, ad un bisogno di un po' di buon umore, di un po' di gaiezza. I teatri l'accolsero subito, e i compositori della scuola napoletana, crearono veri capolavori dell'opera buffa. Il 28 agosto del 1733 si rappresentava in un teatro napoletano 1'opera seria di Pergolesi "Il prigionier superbo", ma secondo l'uso si intromise un intermezzo comico dello stesso autore, che era intitolato "La serva padrona". Questo piccolo intermezzo fu accolto con trionfo ed ebbe una grande importanza nell'evoluzione del teatro musicale; 1'intermezzo si elev a opera buffa. Nella seconda met del Settecento 1'opera buffa raggiunge l'apogeo della sua evoluzione. Giovanni Paisiello la rende pi fine, pi semplice e pura, le sue melodie sono pi vivaci e brillanti. Fra molte opere buffe, scritte da lui, il primo posto tiene il "Matrimonio Segreto" che finora non ha perduto il suo valore musicale, la sua freschezza.

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    Nicola Piccinni coadiuv lo sviluppo dell'opera buffa con le sue opere "La Cecchina". "La molinara", "II mondo di luna", ecc. Il Settecento termina con il trionfo dell'opera buffa su quella seria, era il periodo classico dell'opera buffa italiana.

    L'opera buffa continu per buona parte nel secolo XIX a dilettare i pubblici dei teatri italiani, finch da un lato il mutamento dei tempi e del gusto, d'altro lato l'invasione dell'operetta francese la fece sparire quasi del tutto. Si deve fare eccezione per il sempre vivo "Barbiere di Siviglia" di G. Rossini, il "Don Pasquale" di Donizetti e qualch'altra ancora. _______________________________________________________________ 1 Santa Croce .

    LOPERA ITALAIANA NELLOTTOCENTO A NEL NOVECENTO

    La riforma di Rossini nel teatro lirico

    Gioacchino Rossini partecip con 1'opera italiana ai progressi dell'arte musicale; il cantante, conservando sempre una importantissima parte, fu costretto a sottomettersi alle leggi d'una verit drammatica pi seria. L'espressione del sentimento per mezzo della meloda fu completata dalla variazione degli accompagnamenti dellorchestra che pi attivamente intervenne alla descrizione delle passioni e limit la libert e la fantasa del cantante. A differenza dei suoi predecessori, Rossini diede molta importanza all'orchestra, che, secondo lui, non doveva limitarsi al puro accompagnamento, ma svolgere una propria funzione indipendente, cre per essa i suoi famosi "crescendo". Combatt sempre contro il dominio dei cantanti, obbligandoli a cantare solo le cadenze e le fioriture da lui prescritte. Il cantante si senti obbligato a rispettare meglio il pensiero del compositore, seguirlo nelle sue melode, ma nello stesso tempo la meloda non cessava di fluire limpida e luminosa, ella lasciava al cantante il tempo di respirare, di dare sfogo alla sua immaginazione. Questa rivoluzione musicale ed altri ragioni fecero sparire i sopranisti dall'opera italiana.

    Rossini li aveva rimpiazzati per le sue opere con i contralti femminili. E come nel secolo XVIII fioriva una schiera di mirabili virtuose che

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    propagavano le creazioni dei maestri italiani, cosi nel secolo XIX si formo un gruppo di cantanti celebri che eseguivano le opere della nuova scuola musicale.

    La rivoluzione di Rossini sta nella sua stessa musica. Con questo mezzo egli liber il palcoscenico dalle parrucche incipriatee vi port la vita stessa. Prendete qualsiasi dei suoi personaggi pi famosi, come Figaro, Don Basilio, Guglielmo Tell, ecc; sono personaggi vivi, reali e realisticamente ritratti... La rivoluzione musicale, iniziata da Rossini, seguiva il suo corso per opera di Bellini, di Donizetti e soprattutto di Verdi.

    L'opera romantica italiana

    Il movimento del romanticismo sviluppato sotto l'influsso della lotta liberatrice delle masse popolari, legata alla Grande Rivoluzione Francese, contro il feudalesimo e contro il giogo nazionale.

    Nella musica del romanticismo prevaleva la tendenza progressista. Nelle opere dei compositori romantici (di questa tendenza) si esprimevano le idee patriottiche e democratiche, la protesta contro il giogo nazionale e sociale. La fioritura dell'opera romantica eroica e dell'opera popolare suscit l'interesse alla vita del popolo, alla cultura nazionale, al passato storico, alle leggende e ai canti popolari.

    Accanto ai temi della patetica eroica e passione rivoluzionaria risuonavano i temi della solitudine e della nostalga di cose e persone lontane nel tempo e nello spazio. Il legame con le aspirazioni progressiste sociali, l'interesse alla vita della gente semplice, all'arte popolare definirono il realismo dell'arte dei migliori esponenti della music romantica.

    Le ricerche dell'espressione pittoresca, la soluzione dei compiti nuovi nell'espressione psicologica determinarono grandi successi innovatori del romanticismo nel campo del'armona, della strumentazione, della forma musicale, ecc. Ancora nel Settecento apparirono le tendenze che preannunciavano il romanticismo. Come tendenza musicale il romanticismo si form nell'inizio dell'Ottocento, nel primo decennio e si svillupp nella prima met di questo secolo. Nella prima met dell'Ottocento il romanticismo dominava in Italia. Riflettendo l'entusiasmo eroico, il romanticismo italiano si

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    realizz nell 'opera, genere musicale di una grandissima forza emotiva. I compositori pi celebri di questo periodo erano Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti e Vincenzo Bellini.

    Gioacchino Rossini con il suo ingegno inventivo e la variet di forma diede un'ondata vivificatrice all'opera italiana, dandole un nuovo impulso e destando stupore nel mondo per la sua audacia. La sua orchestra possiede una vivacit inesauribile, un bel colorito strumentale e fa uso di conosciutissimi effetti di crescendo. II teatro musicale si ispira spesso a testi di origine romantica, ma spesso li risolve attraverso una musica di classica compostezza. Un caso tipico quello di "Gulglielmo Tell" di G. Rossini, dove tutto romantico tranne la chiara compostezza della musica.

    Tratti romantici sono notevoli nei "Puritani" di V. Bellini, e soprattutto nella "Lucia di Lammermoor" di G. Donizetti, un'opera tipica del romanticismo italiano. Le opere di V. Bellini sono piene di pure, soavi e bellissime melode con una grande potenza emotiva; la sua opera "Norma" e la pi forte opera tragica della prima met dell'Ottocento. Le opere serie di G. Donizetti offrono pagirle mirabili per la forza melodica ed espressivit drammatica.

    L'opera italiana del Risorgimento, soprattuto le opere di Rossini, Bellini, Donizetti, e le opere del giovane Verdi, portarono un grandissimo contributo alla cultura mondiale.

    I COMPOSITORI ITALIANI DALLSETTECENTO AL NOVECENTO

    Alessandro Scarlatti (16601725)

    Alessandro Scarlatti e il pi grande compositore italiano del Settecento e rappresentante della scuola musicale napoletana, cominci i suoi studi musicali a Roma sotto Giacomo Carissimi, celebre maestro di musica. Inizio l'attivit di compositore nel 1679 e fra cinque anni si stabil a Napoli come maestro di cappella reale.

    Alessandro Scarlatti domin il melodramma e la cantata da camera. Egli una grande figura del melodramma italiano. A. Scarlatti compose 65

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    melodrammi, creando quel tipo d'opera che sar poi definito "napoletano". Tra le sue opere le pi importanti sono: "Rosaura", "Tigrane", "Telemaco", "Il trionfo dell'onore" (commedia semicomica), "Marco Attilio Regolo", "La clemenza di Tito", ma soprattutto "Griselda" (1721), ultima sua opera teatrale.

    L'aria col da capo, il recitativo secco, la sinfona d'apertura in tre parti (allegro adagio allegro conclusivo in ritmo di danza) sono caratteristici per le sue opere. Oltre a ci A. Scarlatti compose circa 600 cantate da camera, circa 20 oratori, messe, motteti, ecc. lasciando una profonda traccia anche nella musica strumentale.

    Nella cantata Scarlatti fu autore insuperabile; sotto il suo influsso Hndel scrisse cantate italiane (nello stile di A. Scarlatti) e Bach compose spesso l'aria scarlattiana.

    La numerosa famiglia degli Scarlatti, una delle pi famose nella storia della musica, diede al mondo accanto ad Alessandro e Domenico vari altri musicisti famosi.

    Giovanni Paisiello

    (17401816)

    Paisiello pu essere considerato il vero iniziatore dell'opera buffa itliana. Studi al Conservatorio a Capuana, giovanissimo, compose messe, mottetti, ecc. Appena uscito dal Conservatorio, in due anni Paisiello compose undici opere, tra serie e buffe tutte trionfalmente accolte sulle scene di Bologna, Parma, Venezia e Napoli.

    Nel 1776 fu invitato alla corte di Russia. E questo il suo periodo pi felice e il pi notevole per la sua attivit artistica. In Russia Paisiello compose "II Barbiere di Siviglia" (1782), "La serva padrona" su libretto gi musicato dal Pergolese, con qualche aggiunta. "Il barbiere di Siviglia, ovvero La precauzione inutile," opera giocosa in due atti fu rappresentata con successo per la prima volta a Pietroburgo nel Teatro Imperiale nel 1782.

    La malatta della moglie forz tornare Paisiello in Italia. A Napoli Paisiello scrisse due opere pi rinomate "La bella molinara" (1788) e la commedia musicale "Nina o la pazza per amore" (1789). Quest'ultima opera ebbe un successo enorme, pi tardi chiamata "La Sonnambula" del XVIII secolo, e si disse che la Nina era pazza per amore e il pubblico pazzo per la "Nina".

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    Nel 1802 Paisiello fu invitato a Parigi. Qui scrisse l'opera "Proserpina" che ebbe successo mediocre. Tornato a Napoli, Paisiello fu abbandonato da tutti e mor in indigenza nel 1816.

    Domenico Cimarosa (17491801)

    Domenico Cimarosa di Aversa (nato nel 1749), ingegno originale e versatile, fu anche disegnatore e poeta, patriota ardente, partecip alla rivoluzione napoletana nel 1799. Fu arrestato e condannato alla morte, ma fu salvato, grazie all'aiuto dei marinai russi che si trovarono in quel tempo nel porto di Napoli. Dovette emigrare. Esord coll'opera "Le stravaganze del conte". Nel 1775 la fama di Cimarosa si era gi sparsa dappertutto. Con lui la struttura dell' opera buffa si perfezion, e le sue forme divennero pi snelle, egli vi introdusse i cosiddetti "parlanti", la arricch di terzetti e quartetti. Nel 1787 Cimarosa fu chiamato alla Corte di Russia.Nel suo viaggio di ritorno dalla Russia Cimarosa scrisse "Il matrimonio segreto", il quale alla prima esecuzione in Vienna nel 1792 si dov ripetere una seconda volta da capo al fine.L'opera fu ridata subito dopo a Napoli per centodieci serenello spazio di cinque mesi. A proposito del "Matrimonio segreto" Giuseppe Verdi cos si esprimeva: "Essa vera commedia musicale e li c' tutto quello che un'opera buffa deve avere". Nel "Matrimonio segreto", un capolavoro di Cimarosa, vi tale freschezza di ispirazione, tale squisita eleganza di forme che pu considerarsi un vero gioiello. Il "Matrimonio segreto" ebbe subito trionfali successi a Vienna, a Parigi, Napoli. Quest'opera continua a meravigliare anche i pubblici moderni per la sua immutata freschezza.

    E una delle pi riuscite opere buffe del repertorio italiano, sia per il libretto brioso, sia per la musica, piena di grazia settecentesca. I personaggi e le situazioni hanno un loro palpito di vita, un loro carattere semplice, che interessa e diverte lo spettatore. Tra le arie pi note ricorderemo quella di Paolino e quella di Carolina (soprano), piena di contrasti e di vivace arguzia. Fra le opere posteriori al suo capolavoro sono da ricordare le "Astuzie femminili". Domenico Cimarosa scrisse moltissime altre opere buffe e serie, eccellendo in quelle buffe.

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    Di questo melodista rimasero circa cento opere buffe e serie, oltre molti oratori, cantate, composizioni di musica sacra, sinfonica e da camera. Il suo stile facile, semplice, vivace. Domenico Cimarosa fu tra i primi ad adoperare nell'opera buffa i terzetti e i quartetti e a migliorarne l'armonizzazione e la strumentazione; scrisse anche musica strumentale.

    Nel 1801 trovandosi a Venezia per l'esecuzione della sua ultima opera "Artemisia", mor improvvisamente a cinquanta due anni.

    Nicola Piccinni

    (17281800)

    Nicola Piccinni era nato a Bari nel 1728. Egli studi al Conservatorio di Napoli, e nel 1754 fece rappresentare il suo primo lavoro "Le donne dispettose" nel teatro dei Fiorentini che ebbe un gran successo. Seguirono subito altre opere: "Le gelose", "Zenobia". Egli cooper allo sviluppo dell'opera buffa, ne miglior le forme, vi introdusse il rondo, ne rese pi varia la strumentazione. Ma il successo pi notevole nel genere buffo fu quello della "Cecchina" (1760). Nell'opera seria il capolavoro di Piccini fu l'"Olimpiade", la quale segn un passo notevole. La famosa aria di Megacle "Se cerca se dice" e il duetto "Nei giorni tuoi felici" ebbero quasi un secolo di popolarit.

    Passato da Napoli a Parigi, chiamato dalla Corte di Francia, prese parte nella famosa lotta artistica con Glck. Si costituirono due partiti accaniti l'uno contro l'altro: i glckisti ed i piccinnisti. E il conflitto occup la societ parigina per parecchi anni. Artisticamente la contesa aveva questa base: nel melodramma fin dove si deve concedere la prevalenza alla poesia? Fin dove alla musica? Il Piccinni, alla meloda pura, confideva massimamente in essa per rendere con intensa rapidit passioni e situazioni, il Glick sentiva il bisogno di forme pi analitiche, spezzando spesso la fluente andatura melodica per rispetto alla espressione drammatica. II sistema di Glck trionf allora e continu poi sempre a dominare nel melodramma. L'opera pi famosa, composta dal Piccinni, durante la sua permanenza a Parigi fu "Didone" (1773). Tornato a Napoli nel 1791, ebbe dapprima onori alla corte del re Ferdinando, ma poi cadde in disgrazia della Corte perch sospettato di giacobinismo e fini miseramente la vita a 74 anni.

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    Luigi Cherubini (17601842)

    Luigi Cherubini nacque a Firenze nel 1760. II padre, suonatore di cembalo, fu il suo primo maestro. A tredici anni Cherubini scriveva una "Messa solenne" a quattri voci e orchestra. Nel 1778 egli si trasfer a Bologna. Dal 1780 al 1788 compose fra le altre opere "Quinto Fabio", "Armida", "La finta principessa", "Ifigenia in Aulide" che fu l ultima sua opera, eseguita in Italia. Nel 1788 si stabil definitivamente a Parigi, dove present le opere: la"Lodoiska" che ebbe gran successo, "Medee" ("Medea") che Brahms defini "la vetta suprema della musica drammatica", "Pigmalione", ecc. "Le due giornate" sono state rappresentate nel 1800 a Parigi. Con i suoi capolavori (specialmente "Medee") Cherubini si colloca tra Glck e Beethoven, ricollegandosi al primo per la severit dello stile e per la rinuncia alla melodiosa aria italiana a favore di un declamato-arioso, al secondo per l'accentuato sinfonismo. Come direttore d'orchestra cooper alla diffusione della musica italiana all'estero. Ma la sua celebrit la deve come teorico e sinfonista, scrisse pure molta musica sacra: messe, requiem, cantate, ecc. Luigi Cherubini fu invitato a Vienna, dove furono eseguite le sue due opere la "Fanisca" e la "Lodoisca" che riportarono anche l'approvazione di Beethoven. Cherubini divenne popolare come autore di molti canti rivoluzionari all'epoca del la Grande Rivoluzione francese.

    Cherubini fu nominato professore di composizione al Conservatorio di Parigi.Nel 1821 gli venne affidata la direzione del nuovo conservatorio che mantenne fino al febbraio 1842, poche settimane prima della sua morte. A 75 anni scrisse le mille pagine di musica dell' "Ali-Baba" che suscitarono entusiasmo. Le opere di Cherubini si distinguono per una pi ricca strumentazione. Cherubini trasform l'opera mitologica nell'opera classica eroica, scrisse inni rivoluzionari per il coro con orchestra e fu uno dei pi grandi compositori nell'epoca della Grande Rivoluzione francese. Mor nel 1842, e nel 1869 gli fu eretto un monumento a Santa Croce di Firenze.

    1 Santa Croce .

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    Gioacchino Rossini (17921868)

    Nacque a Pesaro da famiglia povera. Suo padre era suonatore du corno e di tromba in orchestra; sua madre era cantante. Gioacchino rimase sette anni a Pesaro, poi pass a Bologna in compagna di sua madre Anna Rossini che aveva una bella voce, cantava al teatro e volle che anche Gioacchino studiasse musica. Nel 1792, Gioacchino Rossini entr al Conservatorio di Bologna all'et di quattordic anni. Nel 1810 debutt a Venezia con "La cambiale di matrimonio", farsa in un atto accolta con successo, cui segu il trionfo alla Scala di Milano nel 1812 con "La pietra del paragone", opera giocosa in due atti su: forma, questa, in cui espresse pienamente il proprio talento, nonostante l'esordio, ancora da studente nel 1806, fosse stato "Demetrio e Polibio", opera di genere serio, messa in scena a Roma solo nel 1812. E proprio con un'opera seria, il "Tancredi", rappresentata nel 1813, Rossini appena ventenne e gi famoso in Italia conquist le platee di Vienna. Nello stesso anno compose anche una delle sue pi grandi opere comiche, "L'italiana in Algeri", messa in scena a Venezia.

    Con "Elisabetta, regina d'Inghilterra", presentata a Napoli nel 1815, inizia il periodo napoletano del compositore, alla guida dei teatri reali della citt fino al 1817. Nel 1816, in meno di tre settimane, Rossini scrisse "Il barbiere di Siviglia" per il teatro Argentina di Roma,, ispirato a quello gi musicato da Paisiello, tratto dall'omonima commedia del 1775 di Pierre Augustin Beaumarchais. I tempi stretti portarono inevitabilmente ad un fiasco della prima, ma le rappresentazioni successive confermarono il valore della composizione, che otterr il plauso di Verdi: " Non posso che credere'Il Barbiere di Siviglia, per abbondanza di idee, per verve comica e per verit di declamazione, la pi bella opera buffa che esista".

    Nel 1817 il compositore torna all'opera comica con "La Cenerentola", presentata a Roma, e, nello stesso anno, compone la semiseria "La gazza ladra", messa in scena a Milano. Intanto a Napoli Rossini aveva presentato l'"Otello", tratto dal modello shakespeariano. Pi gradita al pubblico conservatore napoletano, l'opera seria fu il genere che in quegli anni Rossini rinnov con il "Mos in Egitto" (1818), "La donna del lago", ancora su libretto di Tottola, "Maometto II" (1820). Nel 1822, invece, alla conclusione della sua

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    attivit in Italia, il compositore torn alla tradizione settecentesca con "Semiramide", rappresentata a Venezia nel 1823. Trasferitos a Parigi nel 1824, Rossini inizi con il rielaborare in francese il "Maometto II" e il "Mois" e, dopo qualche anno di silenzio, compose, direttamente in lingua, il "Comte Ory" messe in scena all'Opra nel 1828.

    All'apice del successo, il musicista dette il proprio addio al teatro con un'ultima opera, il "Guglielmo Tell", ispirato alla tragedia "Wilhelm Tell", rappresentata all'Acadmie Royale de Musique di Parigi nel 1829, capolavoro di perfezione, destinato ad influenzare il teatro francese e quello italiano, di cui Donizetti scrisse "Rossini ha composto il primo ed il terzo atto, Dio il secondo....".Il silenzio compositivo di Rossini fu interrotto da lavori sporadici, tra cui lo "Stabat Mater" del 1841, la "Petite messe solennelle" del 1863 e un gruppo di pezzi da camera, per pianoforte, e per voce e pianoforte, raccolti sotto il nome di "Pchs de vieillesse" (Peccati di vecchiaia). Gioacchino Rossini mor a Parigi nel 1868.

    Vincenzo Bellini

    (18011835)

    Vincenzo Bellini, il cigno catanese, nacque a Catania nel 1801 in una famiglia di musicisti. Vincenzo a cinque anni suonava il cembalo e a sette anni componeva. Diciotenne amesso al Conservatorio di Napoli, dove ebbe per maestro lo Zingarelli, creatore di opera teatrali. Studiando al Conservatorio, Bellini music un vecchio libretto Adelson e Salvini ; lopera venne eseguita con sucesso nel carnevale del 1825 al teatro del Conservatorio. Nel 1826 esord al Teatro San-Carlo di Napoli con lopera Bianca e Fernando , avendo fra gli interpreti cantanti illustri come Rubini e Lablanche. Lopera fu applaudita e fece buona impressione al Donizetti.

    La sua prima opera matura Il pirata ebbe strepitoso sucesso al Teatro alla Scala, e il clbre tenore Rubini esegu la parte principale. Ora la fortuna e il genio di Bellini seguono insieme. Le sue opera La straniera , I Capuleti e I Montecchi , la deliziosa Sonnambula sono accolte trionfalmente.

    La Norma invece, il perfetto capolavoro, fu un vero fiasco; quella sera, il 26 dicembre 1831 il pubblico della Scala ascolt mal volotieri la

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    solenne e tenera musica dellopera. Ben presto per lopera conquist e affascin il pubblico dItalia, di Londra e di Parigi. Vi sono episode imeravigliosi nello spartito: il coro dei Druidi nella foresta di Irminsul, la commovente scena dei fanciulli nel second atto. Il finale della Norma cos drammatico, cos patetico che ispir Wagner a comporre il finale del suo Tristano. Ma tutto e vinto dalla bellissima romanza: Casta diva che inargenti queste sacre antiche piante .

    Il compositore continuava il suo cammino di gloria; dal febbraio allagosto 1833 fu a Londra,poi a Patigi. La sua opera I puritani ebbe pure un grande sucesso nel 1835. Ma nello stesso anno, al culmine della sua fama il compositori mor in una villa presso a Parigi (a Puteaux). La triste notizia addolor musicisti e amatori di musica; quell giorno tutti i teatri a Parigi furono chiusi. Quaranta anni dopo, le ceneri di Bellini furono riportate a Catania. Nel 1924 la casa a Catania, dove nacque Bellini, venne dichiarata monumento nazionale.

    Legato alla tradizione italiana del bel canto, Bellini seppe farne una trasfigurazione romantica. Lirico per il carattere del suo talento e romantico per la sua concezione del mondo,Bellini, esprimeva nella sua musica le speranza del popolo italiano che soffriva sotto il giogo austriaco e lottava per la liberazione della sua patria. Nelle opera di Bellini, nellinno dei Puritani , come nel coro Guerra, guerra! della Norma ritroviamo linflusso delle idee di libert. La cabaletta Suoni la tromba da I puritani fu definite la marsigliese italiana.

    Le opere di Bellini portarono ad una fioritura interpreti famosi, come la Malibran, la Pasta, le due Grisi e il grande Rubini, il cantante belliani per eccelenza. Le difficolt del canto belliano esigono degli interpreti di eccezione: quali Maria Callas, Montcerrat Caballe.

    1 I druidi ( , ). 2 Irminsul ( ). 3 M. Callas, M. Caballe ().

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    Giuseppe Verdi (18131901)

    Nato a Le Roncole di Busseto, in provincia di Parma, il 10 ottobre 1813 da una famiglia umile, Giuseppe Verdi apprese le prime nozioni sulla musica dall'organista della chiesa locale. Trasferitosi a Milano, non fu ammesso al Conservatorio perch aveva superato i limiti di et e si form alla scuola di Vincenzo Lavigna, maestro del Teatro alla Scala.

    A contatto con l'ambiente culturale milanese, Verdi scelse la strada del teatro in musica e present la sua prima opera "Oberto, conte di San Bonifacio" al pubblico scaligero nel 1839, con un discreto successo. Nel 1840 segu l'opera buffa "Un giorno di regno" che si rivel un fiasco, ma, su insistenza dell'impresario Bartolomeo Merelli chi aveva gi firmato due contratti con il compositore, Verdi scrisse il "Nabucco", con cui trionf alla Scala nel 1842. Il talento verdiano fu confermato dalla successiva opera "I lombardi alla prima crociata", rappresentata nel 1843 ed animata dalla stessa tensione alla potenza dello spettacolo, grandioso e a toni forti. Una novit giunse con "Ernani", l'opera presentata a La Fenice di Venezia l'anno successivo, in cui il compositore introdusse motivi dedicati all'approfondimento psicologico dei personaggi, dal carattere appassionato, che ben si adattava al clima dello slancio patriottico destinato a culminare nei moti del 1848. L' attivit prolifica di Verdi, che poi defin quel primo periodo di creazione, che lo impose sulle scene delle principali citt italiane e ne costru la fama internazionale, come "anni di galera", produsse "I due Foscari", rappresentati a Roma nel 1844; "Alzira", inaugurata al San Carlo di Napoli nel 1845; "Giovanna d'Arco", presentata alla Scala lo stesso anno; "Attila", proposta a Venezia nel 1846; "Macbeth", la prima opera del compositore su modello shakespeariano, rappresentata al teatro La Pergola di Firenze nel 1847.

    Il prestigio del musicista fu consolidato dalla situazione politica che ne fece il portavoce del fervore patriottico: la vetta pi alta di quello spirito si concretizza ne "La battaglia di Legnano", eseguita a Roma nel 1849 in pieno clima repubblicano. Segu "Luisa Miller", rappresentata a Napoli l'anno successivo e "Stiffelio", presentata nel 1850. La capacit di Verdi di padroneggiare le possibilit del melodramma, di raccontare con la musica gli

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    snodi della vicenda e le sfumature dei personaggi, si svilupp nella "trilogia popolare" dei capolavori: "Rigoletto", rappresentato a Venezia nel 1851, tra le massime opere verdiane per equilibrio della composizione; "Il trovatore", in scena a Roma nel 1853, in cui il gesto musicale esalta l'azione drammatica; "La traviata", presentata lo stesso anno a Venezia,, incentrata sull'individualit e scandita dall'intensit del ritmo. _______________________________________________________________

    1 La Fenice diVenezia . 2 San Carlo (. ).

    GIACOMO PUCCINI (18581924)

    Nato a Lucca nel 1858 da una famiglia di musicisti, Giacomo Puccini frequent il conservatorio di Milano dal 1880 al 1883 sotto la guida d'Amilcare Ponchielli. Nella citt lombarda ottenne la fama di "sinfonista" prima per sue proprie composizioni, secondo la moda diffusa tra i giovani dell'epoca, ed ebbe modo, grazie all'attivit del Teatro alla Scala d'intraprendere la carriera di operista. Le prime due opere, "Le Willis" (1884) e "Edgar" (1889), su libretto di Franco Fontana, non ebbero particolare fortuna. "Le Willis", rivista dopo una prima rappresentazione al teatro Dal Verme di Milano, e messa in scena alla Scala nel 1885 in due atti con il titolo "Le Villi"; "Edgar", invece, venne ritirata.

    Il capolavoro arriv alla terza opera, "Manon Lescaut" (1893), in cui i caratteri essenziali della composizione di Puccini, che fondeva intensit lirica ed emotiva con una ricca orchestrazione, erano gi chiari. In questi anni, il compositore spost la propria residenza ed inizi a collaborare con Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, i librettisti che interpretarono con maggior finezza la sua sensibilit. Nel 1896 "La Bohme", opera di taglio verista, con personaggi tratti dalla realt quotidiana, lontani dall'eroismo, fu presentata al Teatro Regio di Torino con la direzione d'Arturo Toscanini ed apr a Puccini la strada per la notoriet in Europa. Nel 1900, con "Tosca", il compositore speriment il dramma verista a tinte fosche, con scene violente e ritmo sostenuto, mentre nel 1904 con "Madama Butterfly" ancora su libretto di Giuseppe Giacosa torn al personaggio della fanciulla innamorata ed infelice, destinata ad una

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    triste sorte per la propria ingenuit, nell'ambientazione esotica del Giappone. La prima scaligera fu fischiata, ma la successiva rappresentazione a Brescia segn il trionfo del compositore. Con "La fanciulla del West", rappresentata a New York nel 1910, la cui ambientazione americana determin la scelta di ritmi sperimentali, Puccini raggiunse l'apogeo della propria fama internazionale. Seguirono l'operetta "La rondine" e gli atti unici "Il tabarro", "Suor Angelica", "Gianni Schicchi", chi ha il titolo di "Trittico" nel 1918. Negli ultimi anni di vita, il compositore si dedic alla "Turandot", rimasta incompiuta per la morte sopraggiunta nel 1924 a causa di un tumore alla gola, in seguito, terminata da Franco Alfano sulla base degli appunti di Puccini. La prima rappresentazione dell'opera d'ambientazione cinese tratta su favola che segnava il rinnovamento del linguaggio pucciniano, ebbe luogo a Milano nel 1926. ______________________________________________________________

    1 A. Ponchielli XIX , . 2 L. Illica e G. Giacosa , . .

    Ruggero Leoncavallo

    Ruggero Leoncavallo compositore italiano, nato a Napoli nel 1857, figlio di un magistrato, inizia privatamente a studiare il pianoforte, per poi entrare nel 1866 al Conservatorio di San Pietro di Napoli, dove si diploma nel 1874. Contemporaneamente si iscrive alla facolt di lettere dell'universit di Bologna; si laurea all'et di 20 anni, dopo aver anche finito la partitura dell'opera storica "Chatterton", che verr rappresentata solo nel 1896 e raggiuse la fama. Si mantiene insegnando privatamente il pianoforte e suonando nei caff concerto in Francia e in Inghilterra, quando suo zio, direttore della Stampa al Ministero degli Esteri, lo invita in Egitto dove dal 1882 attivo per qualche anno presso la corte. Ma la guerra anglo-egiziana costringe Leoncavallo a lasciare l'Egitto e a trasferirsi in Francia: qui, grazie al baritono Maurel, entra in contatto con l'editore Ricordi, da cui ottiene la commissione per una trilogia, il "Crepusculum", che nelle intenzioni del compositore deve comprendere "I Medici", "Savonarola" e "Cesare Borgia". Leoncavallo riuscir solo a comporre "I Medici", che andr in scena senza troppo successo nel 1893.

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    Nel frattempo, stimolato dal successo di "Cavalleria rusticana" di Mascagni, Leoncavallo si dedica febbrilmente alla stesura di una nuova opera. In 5 mesi di lavoro a Vacallo, in Svizzera, mette a punto musica e testo dei "Pagliacci".Il libretto tratto da un processo tenuto dal padre durante l'infanzia del musicista: i "Pagliacci" si presenta cos non come una vicenda verosimile, ma vera.Inoltre si presta a far rivivere il vecchio trucco del teatro nel teatro: Leoncavallo, non ancora soddisfatto, fa precedere l'opera da un prologo dove si enuncia un vero e proprio manifesto del verismo musicale; l'opera, presentata nel 1892 al Teatro Dal Verme di Milano, un clamoroso successo.

    Da quel momento in poi il nome del compositore si diffonde anche all'estero e questo nonostante il fatto che il musicista non riesca a replicare quella fortunata combinazione. Prova anche a scrivere una sua "Bohme", diversa da quella di Puccininella sua conduzione verista e nell'attenzione maggiore posta sui personaggi di Marcello e Musetta: il risultato ottimo, ma la fortuna della "Bohme" di Puccini mette in ombra quella di Leoncavallo. Il compositore ritrova il consenso con "Zaz" del 1900, un'opera che racconta dall'interno l'ambiente teatrale e che verr portata su tutti i palcoscenici del mondo dalla sua affezionata sostenitrice Emma Carelli. l'ultima opera in cui il compositore provvede in prima persona alla stesura del libretto: subito dopo il musicista decide di conquistare palcoscenici europei e, sempre nel 1900, manda in scena a Parigi "Maja".

    Ma la Germania il paese in cui pubblico e critica sembrano meglio disposti verso il musicista: nel 1904 va in scena "Der Roland von Berlin", che gli conquista i favori di Guglielmo II e alcune altissime onorificenze. Dopo un periodo dedicato allo studio dell'operetta, Leoncavallo torna all'opera nel 1916 con "Goffredo Mameli", un lavoro di intento patriottico scritto per avvalorare la sua conversione all'interventismo, accompagnata dal gesto dannunziano della restituzione delle onorificenze ricevute da Guglielmo II. Negli ultimi anni di vita si dedica ad altre opere minori o, addirittura come nel caso di "Prometeo", mai rappresentate: la morte lo coglie a Montecatini mentre al lavoro su un libretto desunto dalla cronaca nera sarda, "Tormenta" nel 1919._ _______________________________________________________________

    1 Pietro Mascagni XIX . 2 Emma Carrelli (), XIX .

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    LARTE LIRICO IN ITALIA

    VOCE E CANTO

    L'estensione della voce umana e suddivisa in sei categorie: basso, baritono, tenore per le voci di uomo; contralto, mezzosoprano, soprano per le voci di donna. Ciascuna categoria comprende circa due ottave.

    Ogni uomo ha un timbro individuale, per mezzo del quale possiamo riconoscere la persona senza vederla. Nelle voci esistono due registri principali: registro di petto e registro di testa. Si distinguono alcune specie di t e n o r i:

    Tenore drammatico (o potente) espressivo, forte e sonoro nei toni medi del suo volume, e nei toni alti brillante (Raul in Ugonotti di Mayerbeer).. Tenore lirico, con timbro morbido dolce (Lenskij). Primo tenore ha lo stesso volume del tenore drammatico, ma il suo timbro pi dolce e la sua voce pi agile (Don Jos in Carmen di Bizet, Rodolfo nella Boheme di Puccini).

    Primo tenore nell'opera buffa o tenore leggiero ha volume pi piccolo, un timbro pi dolce, meno virile, capace di esprimere sentimenti delicati, anzich forti passioni (Almaviva).

    Tenorino canta i pi alti toni di falsetto. Ci sono due specie di b a r i t o n i: baritono alto (drammatico e lirico);

    baritono ordinario o comune. II baritono drammatico (che si chiama anche baritono verdiano) potente, grave ed espressivo nei toni alti (Rigoletto).

    II baritono lirico ha un timbro pi dolce, leggiero e soave. II baritono comune o ordinario ha un tono pi basso e un tono pi alto del baritono drammatico. I suoi toni alti sono brillanti e virili.

    Le voci basse possono essere: basso cantante, basso nobile o basso profondo e basso baritono. Il basso cantante ha un timbro morbido, leggiero e brillante (Leporello nel Don Giovanni di Mozart). Il basso profondo o basso nobile una voce grave, robusta e potente (Boris Godunov). Il basso baritono un basso cantante con altezza di baritono. Le voci femminili possono essere: soprano, mezzosoprano, contralto.

    II soprano, oppure soprano lirico ha una voce soave, dolce, espressiva e leggiera, pi forte del soprano leggiero Margherita in Faust di Gounod).

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    II soprano leggiero ha una tecnica virtuosa nell'esecuzione di passaggi rapidi, scale, trilli,ecc (Rosina). Certe cantanti sono soprano lirico leggiero con le qualit dei due soprani (Violetta). II soprano drammatico nel suo volume ha uno o due toni pi bassi degli altri soprani. II soprano drammatico potente, decisivo (Aida, Tosca). II soprano lirico-drammatico unisce le qualit dei due soprani.

    II mezzosoprano tiene il mezzo fra il soprano e il contralto. In tutto il suo registro pieno e capace di esprimere vari sentimenti (Carmen).

    II contralto la voce pi bassa di donna con volume di due ottave, e il suo registro basso e grave (Azucena).

    Cantanti famosi dellOttocento

    Nell'inizio dell'Ottocento dopo la riforma di Rossini nel teatro lirico, i sopranisti furono sostituiti dai contralti femminili che si esibivano nelle opere di Rossini, Bellini e Donizetti. Tali sono:Melanotte, la Colbran, la Pasta, la Malibran, ecc.

    La Cafferini Elisabeta (Veneta) fu celebre nell'opera buffa. Ella brill in Italia e nei principali centri d'Europa dal 1796 al 1815. La sua voce di contralto limpida e pieghevolissima saliva al fa e discendeva in fino al la.

    Adelaide Melanotte, dotata di una splendida voce di contralto e mezzo-soprano, canto con grande successo su tutte le principali scene d'Italia. Per la sua arte perfetta, per il canto affascinante e pieno di profonda espressione fu una delle cantanti pi ricercate dell'epoca sua. Aveva un contralto potente, facile e puro. La Malanotte fu interprete prediletta di molte opere di Rossini che scrisse per lei il "Tancredi" (1813); della celebre cavatina "Di tanti palpiti" essa fece una creazione indimenticabile.

    La Grassini apparve sulle scene della Scala nel carnevale del 179394 e divenne ben presto la pi celebre cantante. Nella "Gazzetta Musicale" di Milano nel 1892 un critico musicale scriveva che nella soave aria di Orazia (dell'opera "Orazi e Curiazi" di Cimarosa) "Quelle pupille tenere" e nella famosa ultima cantilena di Romeo nessun'altra virtuosa poteva mai uguagliarla per la deliziosa emissione dei suoni, per l'accento espressivo, per l'imponente suo fraseggiare. I famosi compositori della fine del Settecento e dell'inizio

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    dell'Ottocento scrivevano per lei diverse opere, fra cui "Giulietta e Romeo" (1796) di N. Zingarelli. Contralto perfetto, la Grassini poteva cantare anche le parti di soprano leggero. Dotata di una bellissima voce, entusiasmo il pubblico di tutti i principali teatri con il suo possesso di scena e l'incomparabile accento drammatico.

    La Marcolini poss edeva la voce di contralto, estesa al fa diesis, e un talento comico impareggiabile. Rossini le affid molte parti delle sue opere ("Tancredi", ecc.) e scrisse per lei "La pietra del paragone" (1812), "L'Italiana in Algeri" e altre. Le arie di bravura che ella aveva cantato ai finali di quelle opere restano a testimonianza della rara agilit della sua voce, del suo brio.

    Giuseppina Fodor brill sulle scene dal 1815 al 1830. Debutt a Pietrburgo, si esib a Parigi, Londra, Vienna, Stoccolma, ecc. A Parigi trionf al Teatro italiano (1816) (gestito allora da Angelica Catalani) come Rosina del "Barbiere di Siviglia" di G. Rossini. Una volta si esib in quel teatro nella "Semiramide" di G. Rossini. Assistevano molti compositori: Rossini, Cherubini, Paer. Ad un tratto, alla fine del secondo atto, la sua voce si arresta, e l'attrice non pot articolare una sillaba. Si abbassa il sipario. Tutti i suoi amici erano desolati. Rossini piangeva come un fanciullo. Ma ben presto la voce riapparve e risuono pi bella e pi soave che mai. Ella condusse a termine la sua parte, ma aveva abusato delle sue forze e da quella sera non cant pi. Dovette rinunciare alle scene e si dedic all'insegnamento del canto.

    Angelica Catalani, contralto anch'essa, fu rinomatissima in quell'epoca. Studi il canto a Roma e fra due anni esord alla Fenice di Venezia (1796) nella "Lodoiska" di Mayr. A diciassette anni la Catalani era gi l'idolo della corte di Potrogallo. Cant poi a Parigi, Londra e in altre citt. A Parigi assunse la direzione del Teatro italiano. Era famosa per la facilit, con cui eseguiva le scale cromatiche, ponendo su ciascuna nota un trillo. Le piaceva pure picchiettare la nota, un martellato grazioso. Aveva una voce limpida di una estensione meravigliosa, si da arrivare al sol sopracuto . La sua respirazione ben condotta le permetteva di dare alla frase melodica il necessario accento con un suono sempre vivo e pastoso, era impareggiabile negli effetti di contrasto. Fu per sempre pi a posto come cantante di concerto che sulle scene.

    Isabella Colbran (spagnola) moglie di Rossini, Sthendal diceva nel suo libro La vita di Rossini che mai vi fu cantante celebre, altrettanto belle.Ella

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    era primadonna dei teatri napoletani San Carlo e Fondo, cantava anche a Roma, Milano, Venezia e Torino. Rossini scrisse per lei le parti di Desdemona nell'"Otello" (1816), Armida nella "Semiramide", Elisabetta nell'opera "Elisabetta, regina d'Inghilterra". In quest'ultima parte Colbran ebbe un vero trionfo. Stendhal scrive a proposito: "Ella apparve a Napoli nel 1815 nella parte di Elisabetta dall'opera di Rossini dello stesso nome, e l'immaginazione piu esaltata... non avrebbe potuto figurarsi una Elisabetta piu bella e maestosa". _______________________________________________________________ 1 Nicola Zingarelli XVIII . 2 Frederic de Sthendal XIX , - .

    Lina Cavalieri

    Lina Cavalieri, il cui vero nome era Natalina Cavalieri (Onano, 24 dicembre 1874 Firenze, 7 febbraio 1944), stata un soprano e attrice cinematografica italiana.Dal 1887 alla fine del XIX secolo, si afferm clamorosamente prima a Roma, poi nel resto d'Italia ed in Europa, come canzonettista di caff-concerto, rivaleggiando perfino con La Bella Otero.La Bella Otero fu affascinata dalla sua bellezza e dalla sua grazia. Nonostante le sue origini modeste (era stata fioraia e piegatrice di giornali), aveva il portamento ed i modi della gran dama.Gabriele d'Annunzio le dedic il romanzo Il piacere (1899) definendola la massima testimonianza di Venere in Terra.Giunta al culmine della popolarit, la Cavalieri si trasform in cantante lirica, debuttando nel 1900 ne La Bohmedi Giacomo Puccini al Teatro San Carlo di Napoli. Ebbe ancora enorme successo e da allora si dedic alla nuova carriera.

    Cant in quasi tutti i maggiori teatri d'opera del mondo. I suoi mezzi canori come soprano lirico erano piuttosto limitati, ma al pubblico interessava pi vederla che udirla, per la splendida bellezza, l'eleganza del portamento, le acconciature sontuose. Nel puritanesimo della scena lirica, la Cavalieri portava una eccitante atmosfera di raffinata sensualit.Famoso per audacia rest il bacio appassionato che diede ad Enrico Caruso sul palcoscenico del Metropolitan Opera di New York, al termine del gran duetto d'amore della

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    Fedora .Da allora la Cavalieri fu soprannominata negli Stati Uniti the kissing primadonna (la primadonna che bacia). Nel 1914 esord anche nel cinema con Manon Lescaut e fino al 1920 interpret altri sette film; ma sullo schermo era deludente.Nel 1920 diede il suo addio alle scene dicendo: mi ritiro dall'arte senza chiasso dopo una carriera forse troppo clamorosa . Negli ultimi anni si ritir con Arnaldo Pavone nella villa Cappucina presso Rieti. Mor sotto un bombardamento aereo.La sua vita fu rievocata da Gina Lollobrigida nel film La donna pi bella del mondo (1955). ______________________________________________________________

    1 Bella Otero (Belle poque) XX . 2 Gabriele Annunzio , XIX .

    Maria Garcia Malibran

    (18081836)

    Ella fu d'origine andalusa, figlia d'arte, nacque a Parigi. Studio il canto con il padre Manuel Garcia. Alla scuola di Manuel Garcia, che fiori a Parigi ai primi dell'Ottocento, sommi cantanti e compositori appresero l'arte di dire cantando e le norme dell'articolazione, del fraseggio, dei suoni legati, filati, staccati, martellati; delle fioriture, dei trilli, delle cadenzee degli stili. E vi conobbero le regole del ben respirare, vocalizzare ed eseguire musica.

    Maria Malibran esord a sedici anni, per caso, come prima donna in sostituzione di Giuditta Pasta, eseguendo la parte di Rosina nell'opera "II barbiere di Siviglia" all'Opera di Londra. Poi (a diciassette anni) part con il padre e la famiglia in Nord America, a New York, dove estese il suo repertorio alle opere di G. Rossini: "Otello", "Cenerentola", "Semiramide". In soli sei giorni sotto l'implacabile ferula paterna aveva imparato la parte di Desdemona. In questa occasione si stacc dal padre e nel 1826 sposo il commerciante francese Malibran per liberarsi dalla ferrea disciplina paterna.

    Ma proprio a tale padre e tale disciplina la Malibran deve la sua eccelenza artistica, il fuoco sacro della sua arte. Maria Malibran rest sempre una fiera Garcia, andalusa: innamorata dellavventura e del rischio; fucile in spalla, scorrazzava sul suo destiero per i campi.

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    G. Lauri-Volpi nel suo libro "Voci parallele" definisce la voce di Malibran "trivalente", che si estendeva dal contralto al mezzosoprano e al soprano. E questa trivalenza di registri non alterava la omogeneit, l'intensit, l'agilit dei suoni. Quindi non gi tre voci, ma una sola voce su tre registri.

    M. Malibran am la musica di Bellini e divenne una delle interpreti pi originali di "Sonnambula" e "Norma". Ritorn a Parigi nel 1828 e gli esponenti del romanticismo con a capo Victor Hugo videro in quell 'ardente cantante ci che ancora mancava al giovane romanticismo: il canto. La Malibran fu veramente per loro la musa melodrammatica. Il suo passaggio dal repertorio rossiniano a quello belliniano (dopo il 1830) rese inevitabile il confronto con Giuditta Pasta, la sua grande rivale. Nella "Sonnambula" tutto fa pensare che avesse partita vinta. Il Herv Florimond disse: "E stata la pi sublime interprete della "Sonnambula". La Malibran seppe immedesimarsi in quel carattere della pastorella Amina, da tradurre perfettamente sulla scena i teneri affetti che l'agitavano con una voce temperata dalla passione pi pura e dalla verit.... L'entusiasmo del pubblico fu indicibile. Ferita gravemente in un incidente di equitazione, continu a cantare pur con un presentimento della fine; mori giovanissima nel 1836, a soli 28 anni. La Malibran fu pure valente pianista e distinta compositrice; compose arie, romanze, canzonette.

    Ferita gravemente in un incidente di equitazione, continuo a cantare pur con un preseniamento della fine; mor giovanissima nel 1836, a soli 28 anni. _______________________________________________________________

    1 Giuditta Pasta () XIX . 2 Giacomo Lauri-Volpi XX . 3 Herv Florimond XIX .

    Giuditta Pasta (17971865)

    Giuditta Pasta fu artista classica per elevatezza di stile, per potenza ed estensione di voce, per eificacia di azione drammatica.

    Nacque a Como nel 1797 e studi al Conservatorio di Milano. L'estensione della voce di Giuditta Pasta come quella di Malibran era straordinaria. Da un la sotto le righe esse potevano salire fino a do diesis

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    e magari a un re acuto, estensione che permetteva loro di cantare con eguale facilit la musica di soprano e quella di contralto. Pasta poteva unire con facilit la voce di petto alla voce di testa,per ravvivare il colore d'una frase adoperava il falsetto.

    Un giornale di quel tempo scriveva: "Corde basse un po'soffocate, corde medie leggermente velate, corde acute che vanno all'anima, abilit sorprendente, drammaticita sublime... Nel suo insieme un fenomeno assolutamente portentoso". Bellini scriveva al suo librettista Romani:

    "La nostra "Norma" fece un furore vero. Giuditta in voce e canta e declama in modo da strappare le lagrime... fa piangere anche me! E piansi infatti per tante emozioni che provai". Come noto, V. Bellini scrisse la "Norma" e "La Sonnambula" per la Pasta: Donizetti scrisse per lei la sua opera "Anna Bolena"; Pacini "Niobe". Un critico musicale descrive l'effetto che produsse l'esecuzione di Pasta sul celebre attore francese, Talma: "Una sera Talma si trovava in un palco di prima fila (alla rappresentazione del "Tancredi" di Rossini a Parigi). Egli che aveva recitato "Tancredi", che conosceva tutte le difficolt dell'arte tragica, rimase colpito fin dai primi passi, che fece sulla scena questa donna cos fiera e leggiadra. Egli ne segu attentamente i gesti, i piccoli movimenti del viso, le diverse tonalit della voce. Quando la signora Pasta pronuncio le parole: "O, patria! dolce ed ingrata patria! vi era nella sua voce, nel suo sguardo una tale potenza, un sentimento cos serio e cos vero che era impossibile resistere alla commozione. La Pasta, come la Malibran, aveva creato attorno a s un'atmosfera d'entusiasmo in Italia e fuori; stata anche in Russia a Pietroburgo e a Mosca ove canto "Norma", "Semiramide" e "Anna Bolena".

    Giuditta Pasta aveva un dono che la natura concede molto raramente, cio una profonda sensibilit che sapeva realizzare nella parte da rappresentare. Fu sublime nelle opere di Rossini e di Donizetti e in molte altre opere di quel tempo.

    Le voci maschili nelle opere di Rossini, Bellini, Donizetti

    Prima di Rossini non si solevano mai affidare parti importanti di opera seria alle voci di basso, delle quali si teneva pochissimo conto. Per questo

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    motivo Rossini fu obbligato a scrivere in chiave di tenore le parti nell' "Elisabetta".

    Siccome le parti di basso nei melodrammi (di quei tempi) erano insignificanti, man-cavano le voci di basso. Rossini sent il bisogno di scrivere per questo genere di voci alcune parti importanti e difficili come nelle opere: "La cenerentola", "Mos", "L'ltaliana in Algeri", "II barbiere di Siviglia", ecc.

    E apparve una schiera di bassi insigni ad eseguire le opere rossiniane come L. Lablanche D. Donzelli, R. Mirate, G.Mario, E. Tamberlick e tanti altri.

    Luigi Leblanche (17941858), uno dei bassi pi famosi, riform lo stile interpretativo nellopera lirica. Lablanche nato a Napoli nel 1794 e continu a cantare fino alla tarda et. Nel 1845 il Verdi lo chiamo a Londra per creare la parte di Massimiliano nellopera I Masnadieri . Il nome di questo cantante stato ripetuto per oltre mezzo secolo con venerazione ed entusiasmo. Un critico di quell tempo scriveva che la voce di Lablanche non oltrpassa lestensione normale di basso dal sol al mi. Le note suonano tutte ugualmente con la stessa intensit metallica, ugualmente robuste per forza di naturale vibrazione. Il suono sprigiona dal suo petto con la stessa facilit con cui uscirebbe da una grossa canna dorgano: una intonazione perfetta, una messa di voce sempre certa, una accentuazione musicale piena di buon gusto lunione perfetta della capacita di cantante a quella di attore Illustre maestro di canto, violinista e compositore tedesco H.Panofka che visse a Parigi e vi fondo unAcademia di canto, cosi descrive la sua impressione del canto di Leblanche: Di Lablanche vi dir soltanto una mia impressione: egli canta con tale facilit, sicurezza e disinvoltura, la sua voce ha tale musicalit naturale, che a me sembra che canti, quando parla. Il canto per lui cosi famigliare, come a noi la parola. La storia di Lablanche ormai nota a tutti: egli divenne cantante sensa saperlo. Infatti egli non ebbe mai bisogno di nessun maestro per disciplinare il suo poderoso volume di voce.

    D. Donzelli interpretava le parti delle opere di Bellini, Donizetti e di Verdi. La robustezza e telasticit delle corde vocali gli davano l'ampiezza sonora di un baritono, e 1'estensione massima di un tenore. Bellini scrisse per lui la parte di Pollione nella "Norma"; Rossini, Donizetti, e altri celebri

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    maestri composero per lui alcune opere. Heinrich Panofka in "Voci e cantanti" dice che la voce di Domenico Donzelli era di una rara forza drammatica. La sua estensione era dal si basso al la sopra le righe (chiave di sol ). E la vera estensione del tenore di forza.

    N. Moriani Il tenore N. Moriani sorprendeva l'uditorio con la dolcezza e la fluidit

    della sua voce, con il bel modo di canto. Fu impareggiabile interprete nelle opere di Rossini ("Otello", "Semiramide", "La gazza ladra"), Bellini ("La Sonnambula", "I Puritani"), Verdi ("I Lombardi" e "Un ballo in maschera"), ecc. Donizetti scrisse per lui la sua opera "Maria di Rudenz" (1838). Giuseppe Verdi disse di Napoleone Moriani: "Dei tanti artisti che ho sentito, quelli, di cui serbo il culto pi devoto e la memoria pi cara, sono la Frezzolini e il Moriani".

    R a f f a e l e M i r a t e era un altro celebre tenore del tempo. La sua voce era soave, sicura, flessibile, potente e gli permetteva di cantare ugualmente e senza il minimo sforzo tanto nella "Cenerentola" di Rossini quanto nel "Rigoletto" di Verdi. Dotato di una bellissima voce di tenore, esord a Napoli nel 1837 coll'opera "Torquato Tasso" di G. Donizetti, ottenendo splendido successo. Al teatro italiano a Parigi ebbe un completo trionfo nelle opere di Rossini ("Otello", "La gazza ladra"), Donizetti ("Lucia di Lammermoor", cantata per 182 rappresentazioni) e altre. G. Verdi scrisse per lui la parte del duca nel "Rigoletto" (cantato per 193 volte)

    Giovanni Mario (18101883), tenore, essord nel 1840 sulle scene del Teatro Italiano a Parigi nel'"Elisir d'amore" insieme con la Persiani , Tamburini e Lablache. Da quella sera in poi l'arte di Mario penetr nella coscienza del mondo musicale parigino e il suo nome cominci ad esser ripetuto con rispetto e ammirazione. Ogni nuova interpretazione segn per lui un nuovo successo e gli procur proposte e contratti per tutti i principali teatri d'Europa e d'America. Il suo modo di dire e di cantare si distaccava talmente da quello degli altri artisti, che l'impressione, che si provava udendolo la prima volta, era sfavorevole. Egli aveva suoni chiari e aperti, uno fraseggiare scandito, una sillabazione martellata che pareva smanierata, ma man mano che la sua voce penetrava nell'animo, si provava una dolcezza infinita. La sua arte consisteva specialmente nel dare alla parola cantata la sua perfetta espressione,

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    senza alterare la limpidezza del disegno melodico. La nobilt del gesto e dell'atteggiamento bastavano per attirare sopra di lui l'attenzione ammirativa del pubblico.

    Enrico Tamberlick (18201889) un altro tenore celebre. Egli era famoso per la declamazione cantata dei recitativi. Nelle opere di Rossini, in cui il recitativo ha una somma importanza, il Tamberlick non aveva rivali. Un'altra particolarit che dette a lui una celebrit quasi universale, fu il famoso do diesis di petto, nota strana e formidabile che il pubblico aspettava da lui con frenetica impazienza (egli fu il primo ad eseguire il do diesis acuto di petto).

    Ma Rossini, udendo una sera il Tamberlick nel'"Otello", dove quest'ultimo sostitu al la naturale, scritto nella partitura, il famoso do diesis nel duetto fra Otello e Jago "Morro ma vendicato", fugg dal teatro esclamando: "Questo un urlo che io non ho scritto e che fuori dell'umano!"

    Nel 1862, a Pietroburgo, prese parte alla prima esecuzione dell'opera verdiana "La forza del destino". Il Tamberlick fu 1'ultimo dei tenori del teatro italiano a Parigi.

    1 Fanni Persiani XIX (). 2 Antonio Tamburini XIX ().

    LE VOCI VERDIANE

    Soprani nelle opere di G. Verdi

    Nella met dell 'Ottocento, con la torrente delle opere verdiane, il periodo storico di canto di Bellini e Donizetti cambia indole e forma. Dal 1842, quando fu messo in scena il "Nabucco" al 1855 apparvero "I Lombardi"; "Ernani", "I due Foscari"; "Attila"; "Giovanna d'Arco", "I Masnadieri", "Luisa Miller", "Rigoletto","Il Trovatore", "La Traviata", "I Vespri Siciliani", ecc.

    Per eseguire queste opere occorrevano cantanti meritevoli, prodigiosi, perche le parti erano molto difficili, specialmente "I Lombardi" e "Il Trovatore". Fra le donne, interpreti delle opere di Verdi erano soprani: la Frezzolini, la Strepponi, la Brambilla, la Barbieri-Nini, la Patti, ecc:

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    Erminia Frezzolini (18181884) stata la prima a portare alla ribalta due opere di G. Verdi, scritte per lei, "I Lombardi" e "Giovanna d'Arco", ambedue con gran successo alla Scala di Milano. Cant in tutti i principali teatri d'Italia e all'estero, si sofferm lungamente a Parigi, dove Paganini la scritturo nella stagione del 1853 per il Teatro Italiano. Essa brill per purezza di voce, per canto soave, per efficacissima espressione e per la sua grande arte musicale e drammatica. Felice Romani scriveva a proposito dell 'esecuzione della "Beatrice di Tenda" di Bellini al Regio di Torino nel 1841 che nessuna al pari di lei, dopo la Malibran, era dotata di voce pi estesa, pi flessibile, pi melodiosa.

    G. Verdi mostrava una illimitata ammirazione per la Frezzolini e, nominandola, o sentendola nominare egli soleva portare la mano al cappello e scoprirsi leggermente il capo.

    Giuseppina Strepponi (18151897) studi al Conservatorio di Milano ed esord con tal successo che fu subito scritturata all'Opera italiana di Vienna. Cant in seguito a Roma, Firenze, Bologna, Venezia. Nel 1839 alla Scala di Milano interpret "Lucia di Lammermoor" e l"'Elisir d'amore" di Donizetti e "I Puritani" di Bellini. Con enorme successo cre la parte di Abigaille nel "Nabucco" di Verdi. Morta la Malibran, declinanti la Pasta i, appena agli inizi la Frezzolini, Giuseppina Strepponi divenne prima-donna. Milano ammiro in lei la purezza cristallina del timbro e l'impeccabile musicalita. Nel 1849 si ritir dalle scene, diventando la signora Verdi. Giuseppina Strepponi aveva voce limpida, penetrante, soave, azione efficace; a questi doti aggiungasi la virtuosit del canto, in cui si mostrata eccellente.

    La Barbieri-Nini, Marianna (18201887) celebre soprano italiano. Allieva di G. Pasta, fu la prima interprete delle opere di Verdi "I due Foscari", "Il Corsaro", "Macbeth". Brill nel genere drammatico, dove ella trovava degli slanci appassionati che trasportavano l'uditorio. Fu impareggiabile nella "Lucrezia Borgia" di Donizetti, ove la sua potenza tragica era impressionante. Con quest'opera la Barbieri-Nini soleva comparire per la prima volta innanzi ai nuovi pubblici, perche ci le permetteva di cantare coperta dalla maschera la sua aria di sortita "Come e bello" e nascondere cos la bruttezza del volto. Quando alla fine dell'atto essa era obbligata a rivelare al pubblico le sue sembianze, questo ga vinto dalla virt straordinaria della cantante, non avvertiva pi, o quasi, la bruttezza della donna.

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    La Barbieri-Nini, scelta da Verdi per la parte difficilissima di lady Macbeth, ricorda, come lavorava il maestro cogli interpreti per ottener maggior effetto. Le prove del "Macbeth", fra pianoforte e orchestra salirono a pi di cento, poich il Verdi non mostravasi mai contento della esecuzione e richiedeva una migliore interpretazione dagli artisti. Erano due, per Verdi, i punti culminanti dell'opera: la scena del sonnambulismo e il duetto di lady Macbeth con Mister Macbeth (baritono). La sola scena del sonnambulismo assorb tre mesi di studio. Per tre mesi, mattina e sera, la Barbieri-Nini cerc d'imitare quelli che parlavano dormendo, che articolavano parole, come diceva il maestro, senza quasi muovere le labbra, lasciando immobili le altre parti del volto, gli occhi compresi... E il duetto col baritono, che comincia "Fatal mia donna", fu provato pi di centocinquanta volte per ottenere, come diceva Verdi, che fosse pi discorso che cantato. Il duetto ebbe un successo trionfale. Dappertutto, dove la Barbieri-Nini ha cantato alla Pergola (di Firenze), quel duetto bisogno ripeterlo due, tre volte, perfino quattro.

    Adelina Patti (18431919) nata da genitori italiani a Madrid. A soli sei anni cantava con relative perfezione i pezzi pi difficili delle opere da lei udite dalle maggiori cantatrici dell 'epoca L'anima della piccola Adelina, nata istintivamente alla musica,assorbiva al'atmosfera benefica delle grandi virtuose. Nel 1850 nella sua prima comparsa, innanzi al pubblico di New-York,aveva allora otto anni appena, essa meravigli l'uditorio cantando il rondo della "Sonnambula" e la famosa canzone LEco . Dagli otto ai sedici anni la piccola virtuosa studi assiduamente, ma era costretta di tanto in tanto a fare del le trionfali apparizioni in qualche concerto per conto dei suoi ingordi impresari. Il suo vero primo debutto, come primadonna, essa lo fece nella "Lucia di Lammermoor" il 24 novembre 1859 a New-York al Teatro del1'Opera italiana. Durante quella grandiosa stagione essa cant nelle opere "La Sonnambula", "Don Pasquale", "I Puritani", lElisir d'amore", "Marta", "Don Giovanni", "La Traviata', "Il Trovatore", "Rigoletto", "Ernani", "Mose", "Linda di Chamounix", ecc. Adelina Patti possedeva la voce pi perfetta come suono. Essa era veramente nata per cantare e per deliziare il mondo, e lo faceva per l'abitudine, con mediocre entusiasmo. Il suo intelletto bastava a tutto nell'esercizio dell'arte sua: il cuore non vi entrava per nulla. Eppure nella "Traviata" riusciva anche a commuovere: "Addio del passato" cantato dalla Patti, vi scendeva nell'anima come il pianto melodioso d'una fata; quelle sue

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    mirabili note sembravano dolorose ed erano carezzose. Nel "Barbiere di Siviglia" la voce di Patti diveniva di una festivit e d'una gaiezza incantevole. I suoi gorgheggi, d'impareggiabile purezza, sembravano il tintinno di un campanello d'argento.

    Adelina Patti ha avuto il dono della voce pi bella che forse sia mai esistita al mondo, ed stata, senza dubbio, la cantante lirica, che ha toccato pi da vicino le cime della perfezione assoluta.

    Il grande e primo viaggio artistico di Adelina Patti in Italia sollev entusiasmi fantastici. Nelle citt dove cantava la Patti, gli alberghi erano pieni di forestieri: vi furono sere, in cui molti, arrivati cogli ultimi treni, dovettero dormire per le strade e nelle piazze. Verdi in una lettera (27 dicembre 1877) scriveva: "Qui nulla di nuovo se non che vi furono tre recite della Patti con entusiasmo incredibile. Meritamente, per tura d'artista cos completa, che forse non vi stata mai uguale... Voce meravigliosa, stile di canto, purissimo. Artista stupenda con un charme e un naturale che nessuna ha". _______________________________________________________________

    1 Felice Romani XIX , . 2 La Pergola .

    Tenori nelle opere di G. Verdi

    Fra gli uomini, interpreti delle opere di G. Verdi, erano tenori famosi Fraschini, Tamagno, Stagno, Masini, ecc.

    Gaetano Fraschini (18161887) fu uno dei pi grandi esecutori del repertorio verdiano. G. Fraschini studi lettere, filosofa e volle dedicarsi alla medicina quando scopr una bella voce di tenore, e si diede all'arte lirica. Interpret a Bergamo il Rodrigo nel'"Otello" di G. Rossini; si esib al San Carlo di Napoli (18421848) dove incontr il favore del pubblico. Cant alla Scala e all'estero, specialmente a Londra dove fu dichiarato "il re dei tenori" del suo tempo. Fraschini eccelse nelle opere di Verdi ("Luisa Miller", "Il Trovatore", "Rigoletto"; "Oberto conte di S. Bonifazio", "I Lombardi", ecc.) e di altri compositori di quel felice periodo del melodramma italiano. Per lui

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    scrissero G. Donizetti ("Caterina Cornaro"), G. Verdi ("Alzira" e "Un ballo in maschera") e molti altri dei maggiori maestri. Dotato di una voce potente, di timbro delizioso e di straordinaria estensione, poteva cantare per circa trent'anni.

    Francesco Tamagno (18511905), celebre tenore italiano, nacque a Torino, in Piemonte. Suo padre era oste della Trattoria del Centauro, dove il canto era in onore quasi quanto il vino o il pesce fritto. Al liceo musicale il professore Pedrocchi vide in Francesco un possibile buon corista e nulla pi. Tuttavia si ricord di lui durante la stagione del Regio di Torino nel 1870, quando venne a mancare il secondo tenore del "Poliuto" di G. Donizetti e Tamagno esord in questopera a diciannove anni con gran successo. Un impresario di Milano, certo Rosani, lo fece studiare seriamente e lo sorresse nei primi passi, dopo il servizio militore, con un assegno mensile, ma la preparazione fu scarsa e mal condotta. Pero gi nel corso dei lunghi lavori tra il 1873 e 1887 la lucentezza dei suoni aveva conquistato il pubblico, sebbene in quegli anni fossero celebri i tenori Masini e Stagno, Gayarre, Campanini e Marconi.

    F. Tamagno esord a Palermo come primo tenore nel 1874 in "Un ballo in maschera" con successo enorme.

    Un pomeriggio d'ottobre del 1877, il Rosani vede passare in Galleria di Milano Giulio Ricordi e lo domanda: Vuoi sentire una meraviglia? Ci ho un tenore piemontese con una voce da sbalordire!

    Ricordi acconsente, e Tamagno canta per lui con voce di una potenza straordinaria, rafforzata dalla dizione chiarissima, talch tutte le parole spiccavano sillaba per sillaba. E Ricordi subito s'arrende: E vero, signor Rosani, vero; una voce che sbalordisce, ma credo che manchi un po' di studio. Tamagno fu scritturato alla Scala (nel 1877), dove cant in molti spettacoli. Dotato di acuti di formidabile squillo e potenza, Tamagno predilesse subito il repertorio verdiano ("Ernani," Simon Boccanegra", "La forza del destino", ecc.) Emerse ancora nel "Trovatore", "Don Carlos", "Aida".

    II celebre direttore d'orchestra Franco Faccio scrisse a Verdi a proposito dell'"Ernani": "Benissimo il Tamagno, dalla voce eccezionale". Cos comincia la leggenda di Tamagno, la sua collaborazione con Giuseppe Verdi che invit Tamagno a eseguire la parte di Otello nella sua nuova opera nel 1887. Verdi

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    scriveva a Faccio e a Boito: "Ed ora, mio caro Faccio, vi prego caldamente di far studiare a Tamagno la sua parte... Anche imparata la musica, vi sara molto da dire nell'interpretazione e nell'espressione".

    Appena cominciate le prove, si cap che l'insegnamento pi sicuro sarebbe venuto proprio da Verdi, il quale s'improvvis attore di singolare potenza ed esegu la scena della morte.

    Tamagno ascoltava e taceva. Sentiva che questa era la sua grande ora, l'attimo, in cui nel tenore poteva svegliarsi un grande artista. Il trionfo del 5 febbraio 1887 ebbe per lui un significato grandissimo.

    Con l'Otello Tamagno entrato nella storia del teatro. Ci che colp in lui, era ci che gli veniva negato: il talento d'attore. Nella seconda met del secolo XIX due tenori Roberto Stagno a Angelo Masini si contendecano il primate sulle scene italiane e straniere.

    Roberto Stagno (Vincenzo Andreoli) (18361897), celebre tenore drammatico. Esord a Lisbona nel 1865 nell'opera "Roberto il Diavolo" di Meyerbeer, sostituendo il grande tenore Tamberlick che ammalo. La voce bellissima di Stagno e la sua arte scenica vinsero il pubblico. Il trionfo fu straordinario. Da quella sera cominci la sua celebrit, e da quel momento egli adott il nome di Roberto. R. Stagno cant sulle scene primarie del mondo e fu ammirato non solo per le splendide qualit canore, ma anche per la squisit arte scenica, versatilit e la scrupolosa cura d'ogni minimo particolare riguardante il personaggio, ci che rendeva le sue interpretazioni storicamente ed esteticamente perfette. Eccelse nelle opere di Verdi ("Otello", "La Traviata"), Rossini ("II barbiere di Siviglia"), Bellini ("I Puritani"), Meyerbeer ("Africana"), ecc.

    Insieme a Gemma Bellincioni fu il primo interprete della "Cavalleria rusticana" di Mascagni e contribu al grandissimo successo dell'opera.

    La sua abilit vocale gli permetteva di andare dal "Barbiere" agli "Ugonotti", dai "Puritani" al "Roberto il Diavolo", dal "Lohengrin" all'"Otello".

    Angelo Masini (18441926) invece possedeva una voce dolce, soave, cristallina nella vocalizzazione. Esord nel 1868 nella "Norma" con un successo grandissimo. Cant nei principali teatri d'ltalia e dell'estero, fu al Cairo, a Lisbona, Londra, Vienna, per sei anni a Pietroburgo, in America, ecc,

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    ovunque trionfalmente accolto, per la finezza del suo canto e l'arte perfetta, specialmente per la sua voce d'un timbro soavissimo. La sua voce vi si insinuava fin dentro l'anima e portava il pubblico al delirio.

    Masini fu il cantante preferito di Verdi che lo apprezzava assai e lo voile interprete della sua "Messa da requiem" in tourne a Parigi, Londra e Vienna nel 1875. Masini eseguiva il repertorio lirico di tutte le scuole dai "Pescatori di perle" di Bizet al "Lohengrin" di Wagner; eccelse nelle opere di G. Verdi ("Rigoletto", "La Traviata", "Aida"), ecc. Ultima grande figura