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Anno LXXVI - N.3/4 Marzo/Aprile 2009 - Poste Italiane S.p.a.- Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in L. 27.02.2004 n.46) - Art.1 Comma 2 - DCB Roma 3-4 3-4 marzo-aprile 2009 marzo-aprile 2009 Mensile di carattere religioso-missionario dellʼOrdine dei Frati Minori Conventuali MarApr09.qxp:Mag 2004.qxd 23/02/09 16:29 Pagina 1

3-4 marzo-aprile 2009 … · gli auguri che ci avete mandato. Per quanto riguarda le prossime offerte che vi mandere-mo in questo nuovo anno, fatemi sapere dove cʼè più bisogno,

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Mensile di carattere religioso-missionario dellʼOrdine dei Frati Minori Conventuali

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I confratelli del

Kazakhstan

Carissimo P.G.Batti-sta, ti esprimiamo

la nostra riconoscenzaper la preziosa rivistadel Missionario France-scano che puntualmen-te ci arriva ed è letta coninteresse. Troviamo ilsorriso di migliaia dibambini che prodiga-mente e con amore aiu-tate costantementeattraverso il Centro Mis-sionario. Un auguriosincero quindi da partenostra accompagnatodalla promessa di pre-gare per voi e per lavostra bella missione.Un abbraccio a te econfratelli collaboratori.

I vostri confratelli delKazakhstan.

fr. Roberto, fr. Pavel,fr. Aleksei

Carissimo P. Gianbat-tista, ti ringrazio per

gli auguri che ci avetemandato. Per quantoriguarda le prossimeofferte che vi mandere-mo in questo nuovoanno, fatemi saperedove cʼè più bisogno,sia per la carità che perle SS.Messe che faretecelebrare in terra di mis-sione. Vi prego di tener-mi aggiornato se potete.Con affetto sincero.

Francesco e

la nostra associazione

Cari fratelli e Benefat-tori dal Centro mis-

sionario, comincia unnuovo anno che simostra pieno di difficoltàeconomiche, guerre,povertà, divisioni fami-liari e grandi fallimenti.Non dobbiamo temerese ci mettiamo sotto laprotezione di Dio cheguarda con amore tuttele sue creature.

Noi, frati del Centrosociale di Roman,abbiamo fiducia nellasua immensa bontà esperiamo che anchequestʼanno Dio ci pren-derà per mano tramitevoi e tanti benefattoriche sempre hannosaputo rispondere allenecessità dei poveri.

Vi auguriamo buonanno e chiediamo nellenostre preghiere a Dioper voi, di sostenervinella vostra meraviglio-sa missione di evangeli-zazione e di carità.

Santo Padre France-sco prega per noi.

Pace si Bine!Centrul Social Roman

Adozioni a

distanza

SS.Messe

in Missione

Dalla

Romania

Reverendo P. Gian-battista, la ringrazio

per la comunicazione ele confermo che mensil-mente verrà accreditatala quota per Pariacotoed in particolare per labambina Lenj Nilsa Val-verde Jachilla, che mi èstata affidata nelnovembre del 2004, tra-mite il parroco P. Gelin-do di Sabaudia.

Gent.mo P. Gianbatti-sta, La ringrazio per

le notizie che puntual-mente ricevo riguardo lafiglia da me adottata adistanza, Beth Wanjiku.Mi piacerebbe poteravere l'indirizzo di Bethper mettermi diretta-mente in contatto con leie poterla ringraziaredegli auguri e dei beipensieri che mi riempio-no di gioia nel riceverli.Distinti saluti

Caterina e Carmine

Carissimi, innanzitut-to grazie sinceramenteper la sensibilità e lʼat-tenzione verso i fratellipiù bisognosi, chedimostrate attraversolʼadozione a distanza.

Ciò che noi teniamoa far comprendere ainostri benefattori è cheadottando un singolobambino, si sostiene inrealtà lʼintera comunitàalla quale il bimboappartiene o il progettonel quale è inserito:scuole, centri nutrizio-

nali, centri medici ... Eʼunʼopera quindi ben piùvasta e profonda diquanto si creda. E ̓ unaiutare le comunitàlocali a raggiungere tra-guardi concreti e dura-turi nella lotta contro lapovertà, lʼabbandono,lʼanalfabetismo. Aiutareil singolo bambino è unfatto quindi reale e sim-bolico al tempo stesso,perché permetterà a luie alla sua comunità dicostruirsi un futuro didignità e diritti. E ̓ perquesto che preferiamoin genere evitare contat-ti diretti tra adottante eadottato.

Sono Giorgio figlio diVitalia Serra che,

recentemente, è venutaa mancare in seguito aduna feroce malattia. Soche mia madre, oltre adessere attiva presso ilgruppo missionariodella Parrocchia di S.Francesco a Cagliari,partecipava al vostroprogramma di adozionea distanza. Volendomantenere viva questasua attività beneficasono qui a chiedere dipoter proseguire nelfinanziamento dell'ado-zione da lei avviatapoter continuare a con-tribuire alla iniziativa.

Giorgio,Bollate(MI)

E ̓molto bello e signi-ficativo questo gesto.Grazie per la tua atte-zione che continuaquella della carissimaVitalia.

* lettere alla redazione

Le vostre offerte inviateper la celebrazione delleSS Messe furono affida-te ai confratelli in parten-za per la missione delMalawi. Per lʼanno incorso avremo modo diinformarvi riguardo laloro destinazione.Grazie per la vostraattenta generosità.

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di P. GBattista Buonamano il punto *

Conversione “metànoia”

contiene due movimenti

della persona da coniugare

insieme: cambiamento di

mentalità e cambiamento

di stili di vita.

I gravi problemi che

stiamo vivendo richiedono

un effettivo cambiamento

di mentalità che induca ad

adottare nuovi stili che

devono essere ispirati alla

sobrietà, alla temperanza,

al consumo critico...

per uscire dalla logica del

mero consumo.

Carissimi fratelli e amici delle missioni francescane, Carissimi fratelli e amici delle missioni francescane, “Il Signore, Crocef isso e Risorto, vi dia pace!”“Il Signore, Crocef isso e Risorto, vi dia pace!”

In questo anno della crisi economica mondiale, la nostra riflessio-ne quaresimale vuole concentrarsi sul “Cambiare stile di vita” chedeve essere il nostro impegno sociale e cristiano. Cosa si indende per“nuovi stili di vita? Sono modi di vivere dei “resistenti” cioè di coloroche non vogliono lasciarsi trascinare nell’irresistibile gioco di acqui-stare a tutti i costi, lasciarsi sopraffare, travolgere dai continui incita-menti al consumo… Di quanti si sono resi conto che il gioco è truc-cato e vogliono vederci chiaro. Anzi, vogliono cambiare le stesseregole del gioco. Non sarà facile, ma, mettendosi assieme ad altri, civogliono provare…

La parola greca che indica la conversione è “metànoia” che con-tiene due movimenti della persona da coniugare insieme: cambia-mento di mentalità, cambiamento di stili di vita.

I gravi problemi che stiamo vivendo richiedono un effettivo cam-biamento di mentalità che induca ad adottare nuovi stili di vita, comela ricerca del vero, del bello, del buono e la comunione con gli altriuomini. Tali stili di vita devono essere ispirati alla sobrietà, alla tem-peranza, al consumo critico... per uscire dalla logica del mero consu-mo.

Desidero offrire anche alcuni atteggiamenti sui quali poter medi-tare ed esercitarsi in questa Quaresima, ma anche dopo: il digiuno, lapenitenza, il silenzio, il ritorno alla Parola di Dio, la preghiera, la cari-tà operosa, cinque strade che la liturgia ci suggerisce.

Altri atteggiamenti, che se, interiorizzati, potranno provocare stilidi vita virtuosi, come segni eloquenti che il regno nuovo, il “Regno diDio” è già operante in mezzo a noi, sono: La semplicità, nello stiledelle Beatitudini. La sobrietà e la temperanza, urgenti per non “sof-focare” la vita spirituale. La gratitudine, che ci fa riscoprire con occhisemplici i benefici immensi che Dio ci ha donato e costantementedona. L’umiltà, che ci fa vivere una vita come esistenza donata e checi pone al “servizio della vita” e non al dominio. La disponibilità alsacrificio o rinuncia per una buona ragione fondata e cosciente afavore di qualcuno, di qualcosa, che farà crescere me e l’altro. La soli-darietà e la mondialità, perché c’è un legame tra l’uomo e le creatureed ancor più tra tutti gli uomini. E’ il Vangelo che ci aiuta a scoprirel’unità tra gli uomini che porta alla fraternità universale. Dunque lasolidarietà è un atteggiamento dell’anima che ci porta a dire: “ogniuomo è mio fratello”.

Benedetto XVI, a conclusione del suo messaggio per la Quaresi-ma scrive: “La Quaresima sia pertanto valorizzata in ogni famiglia ein ogni comunità cristiana per allontanare tutto ciò che distrae lo spi-rito e per intensificare ciò che nutre l’anima aprendola all’amore diDio e del prossimo”.

Buon cammino quaresimale e buona PasquaBuon cammino quaresimale e buona Pasqua

Conversione a “nuovi stili

di vita”

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p.3 Il Punto

p.5 Editoriale

p.6 Anno paolino

p.8 Notizie

p.10 Messaggio Quaresima

p.12 Pasqua

p.14 Esperienze missionarie

p.17 Animazione missionaria

p.18 I Frati vadano per il mondo

p.20

p.22

p.24

p.26 Lettera del Generale

p.28 Formazione

di Gianbattista Buonamano

di Ernesto Piacentini

a cura della redazione

di Benedetto XVI

a cura della redazione

di Fr. Emilian

di P. Ferdinando Severi

di fr. Patrick Kisanga

di Jaroslaw Bartkiewicz

Conversione a nuovi stili di vita

Non uccidere...

Notizie francescane e dal mondo

Parrocchia S.Marco e S.Giuseppe - Roma

Romania

P. Ferdinando racconta

Zambia

Dalla Bulgaria

anno LXXVI n°3/4Marzo/Aprile 2009

Rivista di carattere religioso-missionario dellʼOrdine Frati Minori ConventualiMensile - Reg. Trib. di Tivoli n. 17/2005 del 15.11.2005 - Sped.in abb. post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) - Art.1, comma 2 - DCB RomaDirettore editoriale: P.G.Battista BuonamanoDirettore responsabile: P. Ernesto PiacentiniSegretaria di redazione: Annamaria IacorossiRedattori: G.Buonamano, G.DʼAngelo.Hanno collaborato: E.Piacentini, L.Fanin, Eugenio e Elisa-betta, Fr.Emilian, F.Grasselli, J.Bartkiewicz, D.Valsangiaco-mo, P.Kisanga, M.Tasca.

Finito di stampare nel mese di marzo 2009

di Luciano Fanin Le prime fatiche missionarie di Paolo

Il valore del digiuno

di Edoardo Scognamiglio

di Eugenio ed Elisabetta

La Pasqua, inizio di un giorno nuovo

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copertina:Professione religiosa deigiovani frati del Kenya

Nel rispetto della Legge 675/96, custodiremo i Suoidati personali e li utilizzeremo per aggiornarLa sullenostre iniziative promozionali. Se Lei desiderasseopporsi al trattamento dei dati che La riguardano,ai sensi dell’art.13 della legge 675/96, potrà scriverein ogni momento al IMF, P.za S.Maria, 1 - 00039Zagarolo (Rm), chiedendo l’aggiornamento, la veri-fica o la cancellazione dei Suoi dati.

di Francesco Grasselli La scelta dei poveri

di P. Marco Tasca VIII Centenario Regola

Dal Venezuela

Direzione, redazione e

amministrazione:

P.zza S.Maria, 1 - 00039 ZAGAROLO (Rm)Tel e Fax: 06.9575214 - Cell. 3478055696E-mail: [email protected]

Quota associativa:

Per il 2009: ordinaria Euro 12, dʼamicizia Euro 16, sostenitore Euro 26.

Conto Corrente Postale n° 580001 intestato a Il Missionario FrancescanoP.za S.Maria, 1 00039 ZAGAROLO (Rm)

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centro nazionale missionario

francescano

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Mediagraf s.p.a. stab. di Roma SO.GRA.RO.

Via I.Pettinengo 39 - 00159 Roma

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TTutte le polemiche qui in Italia per il casoEluana, i tragici eventi per le guerra nelmondo e in Palestina, a Gaza, ripropongono

continuamente il problema del rispetto e della difesadella vita. La voce della Chiesa non è ascoltata. Viene da domandarsi quale sia oggi la cultura nellaquale si muove l’uomo e se veramente egli desidera ecerca la pace. Vi è una crisi di cultura che fa pensaread una distruzione generale… Ci domandiamoancora come il cristiano può contribuire a favorire ecostruire la pace nel mondo.

Eutanasia e Testamento BiologicoIl problema dell’eutanasia fu agitato in varie nazio-ni ed in particolare nel Parlamento Europeo nel1985. Si era affrontato il problema della mortebuona e della morte indolore, fino al suicidio per pro-cura e alla soppressione di ogni vita che non abbia piùutilità sociale o sia di peso alla collettività. Ed essatornò poi alla ribalta quando il Presidente dellaRepubblica Italiana in risposta ad un malato che glichiedeva il “permesso di morire” aveva risposto cheesprimeva solidarietà e comprensione per la tragicasofferenza dei malati, e chiedeva inoltre, a chi dove-va decidere il da farsi in simili condizioni, tantacomprensione ed una “non frettolosa riflessione”. Inquesti giorni si è parlato, nelle varie sedi degli Orga-ni legislativi competenti, del così detto “testamentobiologico” con il quale il malato potrebbe decidere ilmodo di finire i suoi giorni.

Testamento biologicoAttraverso il testamento biologico il malato potrebbe: - Indicare in anticipo le cure accettate o rifiutate nelcaso in cui il paziente non è in grado di intendere o divolere.- Nominare un fiduciario che diventerà l'esecutoretestamentario nel caso in cui il paziente fosse impos-sibilitato a decidere.- Modificare le decisioni ogni volta che il cittadinolo decida. - Chiedere che non venga attuato accanimentoterapeutico.

Cosa deve fare il medico- Non rispettare la volontà del paziente nel momen-to in cui questa non corrisponda alla deontologia pro-fessionale. Il medico è per la vita non per la morte- Scegliere secondo scienza e coscienza, ma senza l'ob-bligo di spiegare, nella cartella clinica perché nonrispetta le volontà del malato, se questi chiedesse diinterrompere la vita.

NON UCCIDEREEutanasia

GuerreNuova Evangelizzazione

Giudizio morale su eutanasia e testamento biologicoIl Concetto di eutanasia sia negativa o passiva(rinuncia alla terapia), sia positiva o attiva (affret-tare l’evento mortale) è immorale e non rientra nelcompito del medico o del rianimatore impegnato suidiversi fronti della morte.E’ indebito in questo senso il tentativo di dare giusti-ficazione e plausibiltà a certe dolorose storie indivi-duali spostando il discorso sul piano generale e suldiritto a morire.Oggi si tenta, qui in Italia, di dare carattere di rico-noscimento legale alla eutanasia. Come è avvenutoanni fa in Olanda, legalizzando, come richiamatosopra, la morte buona, morte bianca, morte indolore,morte con dignità fino al suicidio per procura ed allasoppressone di ogni vita che non abbia più utilitàsociale. Si tenta di far prevalere la cultura della mortein nome della civiltà.

Rievangelizzare la culturaOccorre allora un’opera di rievangelizzazione cherimetta al centro la vita, la pace, la legge naturalesempre presupposta dalla grazia e dal modello cristia-no di società!Le armi e i cannoni venivano definiti ultima ratioregum: la violenza, la distruzione e la morte sonol'ultimo argomento di un re per riportare la pace nellasocietà. Oggi a Gaza e in altre nazioni si sta in guer-ra. Ma non bisognerebbe mai arrivare all'uso dellaviolenza e della guerra perché come diceva Pio XII:tutto è perduto con la guerra, tutto è salvo con la pace.Ma noi viviamo oggi in un contesto culturale in cuipredomina la cultura della morte, non la cultura dellavita.Giovanni Paolo Il consigliava un atteggiamento cheporterebbe decisamente alla pace. Diceva infatti che sedue persone sono in guerra con la spada in mano eduno di loro getta la spada a terra anche l’avversarionon sapendo contro chi usare la propria la getterebbevia, e ci sarebbe allora la pace.

E.P

editoriale *di P. Ernesto Piacentini

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LE PRIME FATICHE LE PRIME FATICHE

MISSIONARIE MISSIONARIE

DD II PPAAOO LLOO

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*anno paolino di P. Luciano Fanin

Sulle strade dell’Arabia e a GerusalemmeSulle strade dell’Arabia e a Gerusalemme

DDopo la sorprendente e inattesa esperienza di Damasco, -e a seguire il battesimo e l’incontro con quella comuni-

tà dei credenti in Cristo -, Paolo non si reca subito a Gerusa-lemme dagli apostoli, ma in Arabia (cf. Gal 1,17). Si tratta,probabilmente della regione a sud di Damasco, nel regno deiNabatei, costellata da centri abitati di un certo rilievo. Tutta-via di questo periodo della sua vita ci sono giunte solo pochenotizie. Ciò non esclude però che l’apostolo abbia compiutoin questa area geografica le sue prime esperienze missionariee di annuncio del vangelo, anche se con probabilità senzatroppo successo, dato che non se ne parlerà in seguito.

Successivamente fa ritorno al punto di partenza. Lo affer-ma chiaramente: «E poi ritornai a Damasco» (Gal 1,17): l’apo-stolo quindi era partito da questa città e qui vi ritorna. Unatale precisazione concorda con quanto Luca riferirà negliAtti, luogo dove sappiamo aveva compiuto i suoi primi passida «uomo nuovo», segnato definitivamente dalla novità delSignore risorto. Tuttavia dopo tre anni, per sfuggire dall’et-narca del re Areta che cercava di catturarlo – con probabilitàsu istigazione della sinagoga (cf At 9,22-24) – Paolo dovràlasciare la città. La fuga ha del rocambolesco. Ed è lui stessoa informarci sull’accaduto: «A Damasco, il governatore del reAreta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturar-mi; ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e cosìsfuggii dalla sue mani» (2Cor 11,32-33).

Da Damasco si reca, così, a Gerusalemme per incontraree conoscere Pietro. Questo primo e significativo incontro hala durata di quindici giorni, e come lui stesso racconta, «degliapostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello delSignore» (Gal 1,18-19). Sappiamo che Giacomo non era unodei dodici, ma faceva parte dei familiari e parenti di Gesù eavrebbe a breve assunto un ruolo di primo piano nella comu-nità di Gerusalemme.

A ben pensarci, questo è stato probabilmente per Paolo unperiodo interlocutorio, di paziente attesa e di attenta rifles-sione. Gli Atti lo testimoniano, presentando e parlando dellasua fatica a trovare una collocazione all’interno della comuni-tà cristiana. Per quale motivo? nonostante la fraterna media-zione di Barnaba, un giudeo – cristiano originario di Cipromolto stimato dalla comunità, i giudei di Gerusalemme nonsi fidano di lui, a causa del suo passato nel giudaismo sicura-mente conosciuto ai più. Inoltre era respinto dagli ebrei dilingua greca che egli cercava di convincere riguardo alla mes-sianicità di Gesù. E proprio per questo essi stessi tenterannoaddirittura di eliminarlo, di ucciderlo (At 9,26-29).

Di fronte a queste evidenti difficoltà che rischiavano dicoinvolgere la comunità giudeo – cristiana che in Gerusa-lemme finora aveva goduto al proprio interno di una certatranquillità, si consiglia a Paolo di partire. La destinazionesarà la sua patria, Tarso (At 10,30). Paolo lo annota in Gal1,21: «in seguito mi recai nelle regioni della Siria e della Cilicia».

Passeranno ben 14 anni prima che Paolo si riveda a Geru-salemme (cf Gal 2,1). Il motivo non va cercato in una voluta

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ed intenzionale presa di distanza da quella chiesa, ma piut-tosto nel fatto di una evidente minaccia e serio pericolo perla sua vita ed esistenza, come poi i fatti del linciaggio e del-l’arresto nel cortile del tempio dimostreranno (At 22,22-24).

L’annuncio alle gentiL’annuncio alle genti

IIntanto il messaggio cristiano iniziava a far breccia anchetra i pagani. Luca negli Atti ricorda che dopo la lapida-

zione di Stefano a Gerusalemme i credenti in Cristo di cul-tura ellenistica iniziano ad essere osteggiati e perseguitati.Per questa ragione lasciano la città, disperdendosi nelle areevicine (cf At 8,1-5) e giungendo fino in Fenicia, a Cipro e adAntiochia di Siria.

Inizialmente l’annuncio del vangelo era stato rivolto sola-mente ai giudei che si trovavano nella diaspora, ma dispersinelle zone più vicine (11,19). Successivamente però la«buona novella» fu portata anche ai greci di Antiochia, «e ungran numero credette e si convertì al Signore» (At 11,20-21).Quando la chiesa di Gerusalemme venne a conoscenza diquesta novità, decise di inviare sul luogo Barnaba per pren-dere consapevolezza della sorprendente situazione.

Di fronte ad una adesione alla fede sincera e convinta,questi li incoraggia a perseverare, accorgendosi che in quellacomunità che si stava consolidando, si prospettava un’ampiapossibilità di evangelizzazione. Spinto da questa lieta sorpre-sa, Barnaba si reca a Tarso. Porta con sé Paolo, ed insieme perun anno intero si dedicano alla istruzione e alla formazionedei credenti. Ed annota l’autore degli Atti che è proprio adAntiochia che si incomincerà a chiamare i credenti in Cri-sto con il nome che diverrà caratteristico in seguito di «cri-stiani» (At 11,26).

Un episodio emblematico Un episodio emblematico

NNel frattempo avviene un fatto significativo: il centurio-ne Cornelio, il primo pagano a cui viene annunciato il

vangelo di Cristo viene battezzato. Sarà lo stesso apostoloPietro a dover superare alcuni pregiudizi personali e benradicati in lui, che di per sé impedivano e frenavano un ebreocome lui ad aprirsi alla novità di Dio, al di fuori delle fron-tiere di Israele (At 11,10).

Sarà Pietro, dunque, ad accogliere questa «primizia» del-l’evangelo rivolto ai pagani e dovrà rendere ragione ai fedelidi origine ebraica di questa sua inaspettata e sorprendentedecisione. In quanto costoro protestavano e rifiutavano deci-samente per questa accoglienza nella comunità cristiana deinon-circoncisi (At 11,1-18), ritenendola non solo fuoriluogo, ma inaccettabile. Attraverso tale sottolineatura, sivuole evidenziare che le obiezioni che verranno in seguitoposte allo stesso operato di Paolo per coloro che tra i paganiaderivano alla fede in Gesù (cf At 15,1.5; 21,21-25), già inantecedenza Pietro le aveva affrontate e risolte. L’apostolocon l’aiuto dello Spirito Santo ne dà spiegazione e ragione difronte ai dubbi e all’inquietudine della chiesa nascente. Ormaila porta è aperta! Cadranno così anche le ultime resistenze!

Mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne

ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per

il Vangelo(1 Cor 9,19-23)

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*notizie francescane e dal mondo a cura della redazione

GHANA Il Custode Provinciale ringrazia

Sabato 24 gennaio è stato celebrato nella Chie-sa di Cristo Re, Effiakuma (Takoradi - Ghana)il funerale di P. Emilio Gallo e di P. Peter Kuu-pine della Custodia del Ghana. Una follanumerosa ha partecipato da ogni parte delGhana.La presenza di molti vescovi, sacerdoti e reli-giosi ha testimoniato il bene fatto da P. Emilioe P. Peter per la chiesa locale.La sepoltura dei due frati è avvenuta a Salt-pond nel centro di spiritualità dove la custodiaha il suo cimitero.La custodia vuole esprimere un ringraziamen-to a tutti i Frati che spiritualmente hanno presoparte a questo momento di dolore e assicura ilricordo nella preghiera. Un grazie anche per lenumerose email e lettere ricevute da varie partidell'ordine come segno di partecipazione.

AFRICA Un fondo per combattere la povertà nei paesi di

Sahel e Sahara

I 28 paesi della comunità degli stati del Sahel e delSahara (Cen-Sad) hanno chiesto la creazione diun fondo per combattere la povertà nel Nord Afri-ca. I rappresentanti hanno adottato la proposta,presentata dall’Organizzazione per l’agricoltura el’alimentazione (Fao), durante la XVII sessione delconsiglio esecutivo, e sottolineato, in un comunica-to diffuso al termine dell’incontro, “l’urgenza conla quale va affrontato il problema della sicurezzaalimentare, della gestione di risorse naturali e idri-che per lo sviluppo economico e sociale dell’interaregione”. Il consiglio è intervenuto inoltre sullasituazione politica in Medioriente, chiedendo l’av-vio di “un’inchiesta internazionale indipendentesui recenti fatti di Gaza, allo scopo di processare iresponsabili alla Corte penale internazionale(Cpi)”. Fondata nel 1998 a Tripoli, la Cen-Sadmira alla creazione di una zona di libero scambiotra i 28 paesi membri dell’Africa nord-occidenta-le, dal Marocco al Kenya. (Misna)

ASSISI Giornata di digiuno e preghiera per la pace

Si è rinnovato il 24 gennaio 2009 l'appuntamento

annuale sulla scia dell'incontro ad Assisi voluto daGiovanni Paolo II nel 2002. Una giornata di incontro, preghiera, riflessione edigiuno per la pace, stimolata sempre dal messaggiodel papa del 1 gennaio, Giornata Mondiale dellaPace. Giornata intensa e ricca quella vissuta dai pel-legrini.Il programma è stato rispettato grazie ai due bravirelatori Adriano Sella e Giuliana Martirani, all'ani-mazione del gruppo polifonico della Famiglia Saladi Como, alla disponibilità dei presenti, dei pellegri-ni e dei frati del Sacro Convento.Circa 200 persone erano presenti all'iniziativa, pro-venienti da varie parti d'Italia.

ASSISINuovo Custode del

Sacro Convento

Giuseppe Piemon-tese, 62 anni, è ilnuovo custode delSacro Convento diAssisi. Succede a P.Vincenzo Coli, cheha coperto il ruolo con due mandati non con-secutivi. P. Giuseppe, che proviene dalla Pro-vincia di Puglia, così commenta la sua nomina: "Il repentino cambiamento di rotta, che l'Ob-bedienza ha impresso alla mia vita … mi hanaturalmente portato a riascoltare l'esortazio-ne che il Serafico Padre diceva ai frati: «Inco-minciamo, fratelli, a servire il Signore Dionostro, perché finora abbiamo combinatopoco». Vengo in Assisi come pellegrino perché, nellavicinanza a San Francesco, possa imparare adamare e servire il Signore, insieme ai fratelliche mi verranno donati. L'ottavo centenariodella Regola sarà il tempo e la traccia di que-sto nuovo percorso di grazia. Mi è di confortola consapevolezza che non sarò certo io ilcustode, ma sarà il Serafico Padre S. Francescoa custodire me e i fratelli… Un cammino checome comunità vivremo insieme alla Chiesa.A lode di Cristo! Il Signore ci dia la Pace!"

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ROMA Commissione

internazionaleMissioni

La Commissioneha tenuto la suaprima riunione dal27 al 30 gennaio2009, fraterna-

mente accolta dalla Comunità S. Massimiliano Kolbedi Via S. Teodoro. I membri, provenienti dalle settefederazioni o conferenze dell’Ordine, si sono dapprimapresentati per una conoscenza reciproca e per esporrela situazione dell’animazione missionaria nelle diversegiurisdizioni. Si è poi presa in esame la bozza del“Direttorio delle missioni”, preparata dall’appositacommissione incaricata lo scorso anno dal MinistroGenerale. E’ stata l’occasione per un confronto e dialogo tra lediverse culture e sensibilità presenti nella nostra famiglia religiosa sul tema “missione ed evangelizzazio-ne oggi”. I lavori della Commissione sono proseguiti alla ricerca dei mezzi più efficaci per far conosce-re ed accogliere tra i frati e le comunità la ricchezza delle riflessioni e proposte emerse nel primo Con-vegno Missionario dell’Ordine in India nel 2006. Non è mancato un breve pellegrinaggio ai luoghi pao-lini in questo anno dedicato all’Apostolo delle genti.L’incontro è stato per tutti i partecipanti, impegnati nel servizio di animazione missionaria e di sostegnoalle missioni dell’Ordine, una ricca esperienza di “fraternità interculturale”.

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Preoccupazione per le popolazioni profughenel nord dello Sri Lanka

Più di 350.000 civili Tamil sono letteralmen-te intrappolati nella regione settentrionale diVanni. Il conflitto che vede opposte le ForzeArmate dello Sri Lanka (SLAF) e le Tigridella Liberazione Tamil Eelam (LTTE) nelnord dello Sri Lanka, ha di fatto costretto lapopolazione civile in un’area molto piccolacompletamente circondata dai combattimen-ti. Molti civili sono vittime delle raffiche di arti-glieria, dei bombardamenti aerei e di attacchicon le mine Claymore da parte delle forzegovernative e delle LTTE. I pesanti bombar-damenti hanno reso impossibile gli approvvi-gionamenti di cibo, di medicine così come gliinterventi sanitari di emergenza. Di conse-guenza tutta la regione è colpita da gravicarenze di cibo. C’è la necessità di evacuare i bambini, ledonne e gli anziani dall’area dei combatti-menti. Diverse parti hanno fatto pressione sulGoverno affinché venga subito aperto erispettato un corridoio di sicurezza per con-sentire ai civili intrappolati di lasciare la zonadelle ostilità e di mettersi in salvo e gli opera-tori umanitari potrebbero a loro volta accede-re all’area del conflitto per soccorrere i civiliche ne abbiano bisogno. Il governo dovrebbe garantire che venganotrattati in modo umano; una particolareattenzione dovrebbe essere riservata ad impe-dire un’ulteriore intensificarsi delle violenzeed alla cura dei civili malati che hanno rag-giunti questi campi. Nel mese di settembre 2008, il governo delloSri Lanka ha chiesto alle agenzie delleNazioni Unite e alle Organizzazioni nongovernative presenti a Vanni di lasciare laregione; solo al Comitato Internazionaledella Croce Rossa (ICRC) è stato concessodi restare nell’area.

BELEM - PORTOGALLOConcluso il Forum Sociale Mondiale

Crisi economica, finanziaria, sociale, ecologica. L'al-ba del 2009 si mostra tutt'altro che tranquilla, ementre a Davos Capi di stato e manager discutonosulla tempesta perfetta che si è scatenata le acquedella finanza internazionale, a Belem migliaia diorganizzazioni e centinaia di reti sociali si sono dateappuntamento per riorganizzarsi e rispondere ad unsistema economico in pieno fallimento. Le proposte dal nono Forum Sociale sono molte, eparlano di ripensare l'intera società e l'economia,come ha spiegato Euclides Mance, economista bra-siliano, tra i 'padri' dell'economia solidaria dell'A-merica Latina "L'economia solidale è l'unico com-parto che in questo momento non sta subendo lacrisi, ma la sta vivendo come un'opportunità".Mance ha lanciato una sfida alle Nazioni Unite: "Se davvero dobbiamo combattere la crisi, soprattut-to quella alimentare, dobbiamo chiedere all'Onu dismettere di regalare soldi alle imprese multinazio-nali per i loro aiuti alimentari, ma investire più risor-se nell'agricoltura familiare e nell'economia solida-le. Ma sono i numeri quelli che più spiegano il suc-cesso di questa edizione: 35 mila sono stati i parte-cipanti registrati al forum.

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*messaggio quaresima

“Gesù, dopo aver digiunato “Gesù, dopo aver digiunato

quaranta giorni e quarantaquaranta giorni e quaranta

notti, alla fine ebbe fame”notti, alla fine ebbe fame”

di Benedetto XVI

deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo averdigiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fineebbe fame” (Mt 4,1-2). Come Mosè prima di rice-vere le Tavole della Legge (cfr Es 34,28), comeElia prima di incontrare il Signore sul monteOreb (cfr 1 Re 19,8), così Gesù pregando e digiu-nando si preparò alla sua missione, il cui inizio fuun duro scontro con il tentatore.

PossiamoPossiamo domandarci domandarci quale valore e qualesenso abbia per noi cristiani il privarci di un qual-cosa che sarebbe in se stesso buono e utile per ilnostro sostentamento. Le Sacre Scritture e tutta latradizione cristiana insegnano che il digiuno è digrande aiuto per evitare il peccato e tutto ciò chead esso induce. Per questo nella storia della salvez-za ricorre più volte l’invito a digiunare. Già nelleprime pagine della Sacra Scrittura il Signorecomanda all’uomo di astenersi dal consumare ilfrutto proibito: “Tu potrai mangiare di tutti glialberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza delbene e del male non devi mangiare perché, nel giornoin cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire” (Gn2,16-17). Commentando l’ingiunzione divina, sanBasilio osserva che “il digiuno è stato ordinato in

Paradiso”, e “il primo comando in tal senso è stato datoad Adamo”. Egli pertanto conclude: “Il ‘non devimangiare’ è, dunque, la legge del digiuno e dell’asti-nenza” (cfr Sermo de jejunio: PG 31, 163, 98). Poi-ché tutti siamo appesantiti dal peccato e dalle sueconseguenze, il digiuno ci viene offerto come unmezzo per riannodare l’amicizia con il Signore.Così fece Esdra prima del viaggio di ritorno dall’e-silio alla Terra Promessa, invitando il popolo riuni-to a digiunare “per umiliarci - disse - davanti alnostro Dio” (8,21). L’Onnipotente ascoltò la loropreghiera e assicurò il suo favore e la sua protezio-ne. Altrettanto fecero gli abitanti di Ninive che,sensibili all’appello di Giona al pentimento, pro-clamarono, quale testimonianza della loro sinceri-tà, un digiuno dicendo: “Chi sa che Dio non cambi,si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi nonabbiamo a perire!” (3,9). Anche allora Dio vide leloro opere e li risparmiò.

Nel Nuovo TestamentoNel Nuovo Testamento, Gesù pone in luce laragione profonda del digiuno, stigmatizzando l’at-teggiamento dei farisei, i quali osservavano conscrupolo le prescrizioni imposte dalla legge, ma illoro cuore era lontano da Dio. Il vero digiuno, ripe-te anche altrove il divino Maestro, è piuttosto com-

Cari fratelli e sorelle!Cari fratelli e sorelle!

All’inizio della Quaresima, che costituisce uncammino di più intenso allenamento spirituale, laLiturgia ci ripropone tre pratiche penitenzialimolto care alla tradizione biblica e cristiana - lapreghiera, l’elemosina, il digiuno - per disporci acelebrare meglio la Pasqua e a fare così esperienzadella potenza di Dio che, come ascolteremo nellaVeglia pasquale, “sconfigge il male, lava le colpe,restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflit-ti. Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, pro-muove la concordia e la pace” (Preconio pasquale).Nel consueto mio Messaggio quaresimale, vorreisoffermarmi quest’anno a riflettere In particolaresul valore e sul senso del digiuno. La Quaresimainfatti richiama alla mente i quaranta giorni didigiuno vissuti dal Signore nel deserto prima diintraprendere la sua missione pubblica. Leggiamonel Vangelo: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel

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piere la volontà del Padre celeste, il quale “vede nelsegreto, e ti ricompenserà” (Mt 6,18). Egli stesso nedà l’esempio rispondendo a satana, al termine dei40 giorni passati nel deserto, che “non di solo panevivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca diDio” (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizza-to a mangiare il “vero cibo”, che è fare la volontà delPadre (cfr Gv 4,34). Se pertanto Adamo disobbe-dì al comando del Signore “di non mangiare delfrutto dell’albero della conoscenza del bene e del male”,col digiuno il credente intende sottomettersi umil-mente a Dio, confidando nella sua bontà e miseri-cordia.

Troviamo la pratica del digiunoTroviamo la pratica del digiuno molto pre-sente nella prima comunità cristiana (cfr At 13,3;14,22; 27,21; 2 Cor 6,5). Anche i Padri della Chie-sa parlano della forza del digiuno, capace di tenerea freno il peccato,reprimere le bra-mosie del “vecchioAdamo”, ed aprirenel cuore del cre-dente la strada aDio. Il digiuno èinoltre una praticaricorrente e racco-mandata dai santidi ogni epoca. Scri-ve san Pietro Cri-sologo: “Il digiuno èl’anima della pre-ghiera e la misericor-dia la vita del digiu-no, perciò chi pregadigiuni. Chi digiu-na abbia misericordia. Chi nel domandare desidera diessere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chivuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiu-da il suo a chi lo supplica” (Sermo 43: PL 52, 320.332).

Ai nostri giorniAi nostri giorni, la pratica del digiuno pareaver perso un po’ della sua valenza spirituale e averacquistato piuttosto, in una cultura segnata dallaricerca del benessere materiale, il valore di unamisura terapeutica per la cura del proprio corpo.Digiunare giova certamente al benessere fisico, maper i credenti è in primo luogo una “terapia” percurare tutto ciò che impedisce loro di conformarese stessi alla volontà di Dio. Nella Costituzioneapostolica Pænitemini del 1966, il Servo di DioPaolo VI ravvisava la necessità di collocare il digiu-no nel contesto della chiamata di ogni cristiano a

“non più vivere per se stesso, ma per colui che lo amò ediede se stesso per lui, e … anche a vivere per i fratel-li” (cfr Cap. I). La Quaresima potrebbe essereun’occasione opportuna per riprendere le normecontenute nella citata Costituzione apostolica,valorizzando il significato autentico e perenne diquest’antica pratica penitenziale, che può aiutarci amortificare il nostro egoismo e ad aprire il cuoreall’amore di Dio e del prossimo, primo e sommocomandamento della nuova Legge e compendio ditutto il Vangelo (cfr Mt 22,34-40).

La fedele pratica del digiunoLa fedele pratica del digiuno contribuisceinoltre a conferire unità alla persona, corpo edanima, aiutandola ad evitare il peccato e a crescerenell’intimità con il Signore. S.Agostino, che benconosceva le proprie inclinazioni negative e le defi-niva “nodo tortuoso e aggrovigliato” (Confessioni, II,

10.18), nel suotrattato L’utilitàdel digiuno, scrive-va: “Mi dò certo unsupplizio, ma perchéEgli mi perdoni; dame stesso mi castigoperché Egli mi aiuti,per piacere ai suoiocchi, per arrivare aldiletto della sua dol-cezza” (Sermo 400,3, 3: PL 40, 708).Privarsi del cibomateriale chenutre il corpo faci-lita un’interioredisposizione ad

ascoltare Cristo e a nutrirsi della sua parola di sal-vezza. Con il digiuno e la preghiera permettiamo aLui di venire a saziare la fame più profonda chesperimentiamo nel nostro intimo: la fame e sete diDio.

Al tempo stesso, il digiuno ci aiuta a prenderecoscienza della situazione in cui vivono tanti nostrifratelli. Nella sua Prima Lettera san Giovanniammonisce: “Se uno ha ricchezze di questo mondo evedendo il suo fratello in necessità gli chiude il propriocuore, come rimane in lui l’amore di Dio?” (3,17).Digiunare volontariamente ci aiuta a coltivare lostile del Buon Samaritano, che si china e va in soc-corso del fratello sofferente (cfr Enc. Deus caritasest, 15). Scegliendo liberamente di privarci di qual-cosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamen-te che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo.

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* quaresima pasqua

Proprio per mantenere vivo questo atteggiamentodi accoglienza e di attenzione verso i fratelli, inco-raggio le parrocchie ed ogni altra comunità adintensificare in Quaresima la pratica del digiunopersonale e comunitario, coltivando altresì l’ascoltodella Parola di Dio, la preghiera e l’elemosina.Questo è stato, sin dall’inizio, lo stile della comuni-tà cristiana, nella quale venivano fatte speciali col-lette (cfr 2 Cor 8-9; Rm 15, 25-27), e i fedeli eranoinvitati a dare ai poveri quanto, grazie al digiuno,era stato messo da parte (cfr Didascalia Ap., V,20,18). Anche oggi tale pratica va riscoperta edincoraggiata, soprattutto durante il tempo liturgicoquaresimale.

Da quanto ho detto emerge con grande chia-rezza che il digiuno rappresenta una pratica asceti-ca importante, un’arma spirituale per lottare controogni eventuale attaccamento disordinato a noistessi. Privarsi volontariamente del piacere del ciboe di altri beni materiali, aiuta il discepolo di Cristoa controllare gli appetiti della natura indebolitadalla colpa d’origine, i cui effetti negativi investonol’intera personalità umana. Opportunamente esor-ta un antico inno liturgico quaresimale: “Utamurergo parcius, / verbis, cibis et potibus, / somno, iocis et

Laa domenica è il primo giorno dopo il saba-to, il giorno nuovo, il giorno della luce. È ildies Domini, il giorno del Signore risorto.

Da qui il senso cristiano della gioia e della festa,della grande speranza: Cristo è risorto dai morti.

La Pasqua è l’inizio di un modo nuovo attra-verso cui il Risorto ci accompagna nel tempo eopera in mezzo a noi. Il suo corpo si è trasfigurato:è completamente pieno di luce, avvolto dal baglio-re e dal potere dello Spirito. È un corpo di carne,ma spiritualizzato. Celebrare la Pasqua significaattendere anche per noi il giorno della risurrezio-ne. Si tratta di cambiare prospettiva, di vedere tutto– il senso delle cose, della vita, come della morte –alla luce del Risorto, con i suoi occhi che sono pienidi vita, di Spirito. Fare festa per la Pasqua di Gesù,vuol dire annunciare ai fratelli e alle sorelle chesono intorno a noi la grande novità della risurre-zione. Si tratta di dare l’annuncio del Vangelo conla fede, con la gioia, con la testimonianza della vita.Perché solo così può nascere la Chiesa, può darsi

La Pasqua, inizio di un giorno nuovo

arctius / perstemus in custodia - Usiamo in modo piùsobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimania-mo con maggior attenzione vigilanti”. Cari fratelli esorelle, a ben vedere il digiuno ha come sua ultimafinalità di aiutare ciascuno di noi, come scriveva ilServo di Dio Papa Giovanni Paolo II, a fare di sédono totale a Dio (cfr Enc. Veritatis splendor, 21).La Quaresima sia pertanto valorizzata in ognifamiglia e in ogni comunità cristiana per allonta-nare tutto ciò che distrae lo spirito e per intensifi-care ciò che nutre l’anima aprendola all’amore diDio e del prossimo. Penso in particolare ad unmaggior impegno nella preghiera, nella lectio divi-na, nel ricorso al Sacramento della Riconciliazio-ne e nell’attiva partecipazione all’Eucaristia,soprattutto alla Santa Messa domenicale.

Con questa interiore disposizioneCon questa interiore disposizione entria-mo nel clima penitenziale della Quaresima. Ciaccompagni la B. V. Maria, Causa nostrae laetitiae,e ci sostenga nello sforzo di liberare il nostro cuoredalla schiavitù del peccato per renderlo sempre più“tabernacolo vivente di Dio”. Con questo augurio,mentre assicuro la mia preghiera perchè ogni cre-dente e ogni comunità ecclesiale percorra un pro-ficuo itinerario quaresimale, imparto di cuore atutti la Benedizione Apostolica.

comunione tra fratelli e sorelle.

1. Cristo risorto non è un’illusione!1. Cristo risorto non è un’illusione!L’incredulità di Tommaso ci aiuta a scoprire il

vero volto di Cristo. Il Risorto è la speranza di unfuturo migliore, uniti a lui diventiamo apostoli dipace e messaggeri di una gioia che non teme ildolore. Se in Tommaso possiamo riscontrare idubbi e le incertezze di tanti cristiani di oggi, lepaure e le delusioni di innumerevoli nostri con-temporanei, con lui possiamo anche riscoprire conconvinzione rinnovata la fede in Cristo morto erisorto per noi. Ciascuno di noi può essere tenta-to dall’incredulità di Tommaso. Il male e le ingiu-stizie, specie quando colpiscono gli innocenti ed inparticolare i bambini, non mettono forse a duraprova la nostra fede? Eppure paradossalmente,proprio in questi casi, l’incredulità di Tommaso ciè utile e preziosa, perché ci aiuta a purificare ognifalsa concezione di Dio e ci conduce a scoprirne ilvolto autentico: il volto di un Dio che, in Cristo, si

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di Edoardo Scognamiglio

è caricato delle piaghe dell’umanità ferita.   Tommaso riceve dal Signore il dono di una

fede provata dalla passione e morte di Gesù e que-sto dono lo trasmette a sua volta alla Chiesa. Lafede che era quasi è rinata grazie al contatto con lepiaghe di Cristo, ferite che non ha nascosto, ma hamostrato e continua a indicarci nelle pene e nellesofferenze di ogni essere umano. Proprio quellepiaghe, dapprima ostacolo alla fede per Tommasodiventano prova di un amore vittorioso. Solo unDio che ci ama fino a prendere su di sé le nostreferite e il nostro dolore,soprattutto quello inno-cente, è degno di fede.

2. La Pasqua non è2. La Pasqua non èun semplice ricordoun semplice ricordo

Gesù non è un per-sonaggio del passato.Egli vive, e come viven-te cammina innanzi anoi; ci chiama a seguirelui, il vivente, e a trovarecosì anche noi la viadella vita. QuandoGesù per la prima voltaaveva parlato ai disce-poli della croce e dellarisurrezione, essi, scen-dendo dal monte dellaTrasfigurazione, sidomandavano che cosavolesse dire “risuscitaredai morti” (Mc 9,10).

A Pasqua ci ralle-griamo perché Cristo non è rimasto nel sepolcro, ilsuo corpo non ha visto la corruzione; appartiene almondo dei viventi, non a quello dei morti; ci ralle-griamo perché egli è l’Alfa e al contempo l’Ome-ga, esiste quindi non soltanto ieri, ma oggi e per l’e-ternità (cf. Eb 13,8). Ma in qualche modo la risur-rezione è collocata talmente al di fuori del nostroorizzonte, così al di fuori di tutte le nostre espe-rienze che, ritornando in noi stessi, ci troviamo aproseguire la disputa dei discepoli: “In che cosaconsiste propriamente il risuscitare”? “Che cosasignifica per noi? Per il mondo e la storia nel loroinsieme?”. La risurrezione di Cristo non è la riani-mazione di un cadavere. È la più grande mutazio-ne, il salto assolutamente più decisivo verso unadimensione totalmente nuova, che nella lunga sto-ria della vita e dei suoi sviluppi mai si sia avuta: un

salto in un ordine completamente nuovo, cheriguarda noi e concerne tutta la storia.

3. Il canto dell’Alleluia3. Il canto dell’AlleluiaAlleluia, alleluia, alleluia. È questo il canto che

risuona nell’assemblea dei fedeli la notte di Pas-qua. È il canto della vita, della luce, della risurre-zione. La luce del re eterno ha vinto le tenebre delmondo. Esulti la santa Chiesa, esulti l’assembleadegli angeli, un inno glorioso risuoni per le accla-mazioni del popolo in festa. Cristo è la luce! Cri-

sto è la vita! Lasciamoci avvol-

gere completamentedalla luce del fuoco cheabbiamo preparato eacceso: il Cristo scendenelle tenebre degli infe-ri per annientare lamorte nelle sue profon-dità. Egli porta la vitafin dove regna la morte,negli abissi del peccatoe del male.

Cantiamo sempreAlleluia, alleluia, alle-luia: per i nuovi battez-zati, per quanti sarannorigenerati dal fuocodello Spirito e dall’ac-qua della vita. Cantia-mo la lode al Signoreper i moribondi, perquanti si preparano aincontrare Cristo in

modo definitivo, oggi. Sia ancora intonato il cantodi ringraziamento per le nostre famiglie, per ildono della fede, per la comunità che formiamo.Perché il Cristo è presente in mezzo a noi con ilsuo corpo glorioso. Perché la Pasqua è la festa dellavita, è l’inizio di una fraternità nuova, riconciliata,ove non si guardano più i peccati di prima, ma lanuova relazione in Cristo. Egli, il Risorto, ci diceche siamo tutti fratelli e ci dona la sua Pasqua.Alleluia, alleluia, alleluia: perché niente è più comeprima. Il Risorto è la risposta del Padre – il sì defi-nitivo di Dio – al male degli uomini, al no dell’u-manità. Cristo, nostra speranza, risuscitato daimorti – e più non muore – è il segno dello strapo-tere di Dio sulla morte e sul male. Il nostro desti-no, allora, è alla vita, alla comunione eterna.

Perciò, Alleluia, alleluia, alleluia!

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raggiato la nostra esperienza.

Vi ricordate di Zulimar, la ragazza di 14anni scappata di casa per farsi una baracca conil fidanzatino? Come avevamo previsto, è subi-to rimasta incinta e a novembre è nato il bam-bino, battezzato prima di Natale. Anche noiabbiamo avuto la gioia di essere padrini di Bat-tesimo di Diana, una bimba di 12 anni del Pro-getto Alejandro, battezzata con 5 dei suoi fra-

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DAL VENEZUELA

IIn ottobre sono venuti a visitarci P. Gianbat-tista, direttore del Centro MissionarioNazionale; Nadia e Cristian, una coppia di

Padova in viaggio di nozze desiderosi di fareuna esperienza con una famiglia missionaria.Per noi è stato bello avere la possibilità di con-frontarsi con degli italiani e la gente della cap-pella li ha accolti con calore, in particolare ibambini del progetto Alejandro, per i qualihanno donato tantissimo materiale scolastico esportivo e a cui Nadia, specializzanda in pedia-tria, ha effettuato una visita medica.

Le nostre attività Le nostre attività C’è stato un po’ di ricambio nei bambini del

Progetto Alejandro. A Natale abbiamo orga-nizzato per loro una festa con un regalino e ungiorno in piscina. I giovani della Jo.Cri.Fehanno rinnovato la loro promessa di impegnocristiano, il giorno della festa di Cristo Re: sem-bra un gruppo ormai abbastanza compatto ematuro. Una di loro, Karina, è entrata in postu-landato dalle Clarisse, nonostante le opposizio-ni, anche fisiche, del padre alcolizzato. Le Cla-risse il 29 novembre hanno celebrato i 25 annidella loro presenza qui in Venezuela e qualchegiorno prima anche i frati hanno festeggiato iloro 30 anni. Sono state occasioni di festa pertutta la comunità arricchite dalla presenza delNunzio Apostolico in Venezuela, Mons. Gia-cinto Berloco che ha molto apprezzato ed inco-

Carissimi amici, Carissimi amici, il Signore vi diail Signore vi dia

pacepace!!

Eccoci qui, in questoanno, che per noi,

ahimé, sarà l’ultimoqui a Guanare.

In estate, dopo treanni di missione

in Venezuela, ritorneremo in Italia

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di Eugenio ed Elisabetta

tellini, per i quali ci siamo incaricati di trovare ipadrini.

Prima di Natale siamo andati a visitare dueprogrammi del governo per i bambini abban-donati, qui a Guanare. Il programma Amigo sifa carico di 60 bambini provenienti da famigliepovere e problematiche: li va a prendere a casatutte le mattine per portarli a scuola, offre loropranzo e merenda, li fa giocare nel pomeriggioe li riporta a casa la sera. Speriamo di inserire inquesto programma alcuni bimbi del Barrio cheavrebbero proprio bisogno di allontanarsi dafamiglie impossibili. L’altro è l’orfanatrofio, abi-tato al momento solo da 9 bambini, con unaeducatrice e una cuoca. Un posto desolante checi ha stretto il cuore: una piccola casetta dovestanno tutti ammassati senza fare niente, senzaun giardino per giocare e senza un futuro, vistoche non ci sono famiglie venezuelane che liadottino. Rimangono lì fino a 17 anni poi ven-gono abbandonati al loro destino. A volte inItalia, nel lungo iter pre adottivo, una famigliaviene ”scartata” perché non ha una casa abba-stanza grande o un reddito adeguato o tutte le“carte perfettamente in regola”. E’ giusto sce-gliere con cura le famiglie adottive e accompa-gnarle in questo cammino, ma se i nostri assi-stenti sociali e tribunali vedessero in che con-dizioni vivono questi bambini, si renderebberoconto che sarebbero felicissimi di essere adotta-ti anche da una famiglia con una casa troppopiccola…

Proprio in questi giorni è morto il SignorNicola, un emigrato italiano ed un benefattoredella nostra comunità. Originario della Basili-cata, è venuto qui a soli 17 anni con la classicavaligia di cartone e solo un bigliettino con ilnome di un parente da cercare a Caracas. Sen-tirlo parlare e raccontare i suoi primi anni quiera bellissimo. Però poi partivano le riflessioni eun velo di malinconia scendeva sui nostri pen-sieri. Non è stato facile per nessuno dellemigliaia di emigranti, magari sempre vissuti nelloro paesello di campagna, affrontare almeno40 giorni in nave e sbarcare in luoghi così diver-si per clima, cultura e lingua. Costretti a lascia-re tutto (dove il tutto era la famiglia ed il loropaese visto che in realtà non lasciavano altroperché, poverissimi, non avevano niente) sisono rimessi in discussione e la maggior parte si

è rifatto una vita, una famiglia, una posizionesociale e ha prodotto ricchezza per questo paesee per loro stessi. Ci ha colpito la sua morte per-ché nei suoi racconti di gioventù spesso noivedevamo i “nuovi disperati” che da altri posti(l’Africa, l’Asia, l’America Latina) vengono inItalia, in Europa e noi siamo troppo spesso ten-tati di negare a loro quelle possibilità che sonostate date ai nostri padri. La sua storia, una dellecentinaia di migliaia di storie di emigrazione, ciha insegnato che a tutti va data la possibilità di“scappare” dalla povertà e dalle guerre per pro-vare a costruire qualcosa di nuovo.

Prima di salutarviPrima di salutarviA giugno scadono la nostra convenzione

missionaria e il nostro visto e quindi, dopo que-sti tre anni, prevediamo il nostro rientro a Mila-no. A parte le nostre sensazioni al riguardo, dicui parleremo un'altra volta, condividiamo convoi l’incertezza per il futuro di questa missioneal Barrio La Importancia: sembra infatti cheper ora nessuna famiglia sia pronta e disposta apartire al posto nostro. Questi sei mesi pertan-to saranno tutti impegnati a capire con la nostracomunità di S. Antonio de Padua in che modoi progetti potranno andare avanti affidandosisolo sulle risorse (almeno dal punto di vistaumano) locali.

Pace e Bene

Eugenio ed Elisabetta con Teresa e Sara

Sopra, Elisabetta visita una famiglia del barrio.Pagina accanto, (sotto) Eugenio con un gruppodi bambini; (sopra) la famiglia Di Giovine con lacoppia in visita.

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di Doris Valsangiacomo* animazione missionaria

DDORISORIS dal Venezueladal VenezuelaLavorando con i più poveri, ho capito che esiste

una povertà più terribile di quella materiale, cioè la mancanza di Dio...

Mi è venuta l’idea di Imitare S. MassimilianoKolbe, facendo in modo che la gente, attraversol’incontro con Dio e la sua Madre Santissima,

possa trovare l’aiuto migliore...

ÈÈun piacere salutare, mediante questa rivista, ilettori italiani e condividere alcune esperienze

di italiani immigrati in Venezuela.Mio padre, Mario Valsangiacomo, e mia madre,

Maria Atanasio, nati a Sapri (SA), avevano già duebambine quando, negli anni ‘50, decisero di emi-grare in Venezuela per “cercar fortuna”; dopo tantedifficoltà riuscirono a trovar casa e stabilità econo-mica. Poi ebbero altri 5 figli, ma la quarta, Carlota,a 4 anni partì per il cielo.

Il desiderio dei miei genitori era tornare nellaloro amata Italia e cominciarono inviando le lorofiglie a studiare all’Università di Firenze. Anch’ioebbi la fortuna di studiare Farmacia in Italia, misono laureata e poi trovai lavoro, così ognuna di noisi sistemò. Solo io non mi sono sposata ... Dioaveva un altro piano per me... Non avevo più fre-quentato la Chiesa da quando avevo 17 anni,quando arrivai in Italia, e la solitudine, il vuoto pro-fondo e la mancanza di un senso della vita mi por-tarono a chiedere al Dio della mia infanzia di farmifelice e io avrei fatto la sua volontà perché la mianon era arrivata a niente di concreto. Non so dire

come mi fosse venuta una tale preghiera, ma so chemia madre pregava tanto per me.

Era il 22 marzo 1986, avevo 31 anni, quando hodonato me stessa a Dio. Mi sentivo veramentemolto felice, Dio si era fatto presente nella mia vitain un modo che io consideravo sorprendente.Questo incontro col Dio dell’amore tolse il vuotoche c’era nella mia anima, guarì le mie ferite, donòun nuovo valore alla mia vita e mise il suo amorenel mio cuore. Allora, ho sentito di non avere altrodesiderio che fare la sua santa volontà.

Questo desiderio mi portò a capire che dovevolasciar tutto, lavoro, casa, amici e la mia amata Ita-lia, per seguire Lui, Gesù Cristo, avendo comemodello le orme di San Francesco d’Assisi. Viverepoveramente, in mezzo ai poveri e portare la Paro-la di Dio, cosa che ci rende veramente felici.In Venezuela, grazie al sostegno di mio fratelloLuigi e di mia madre, mi sono dedicata a lavorarecon i più poveri, ed ho capito che esiste una pover-tà più terribile di quella materiale, cioè la mancan-za di Dio nella loro vita.

Mi è venuta l’idea di imitare S. MassimilianoKolbe, facendo in modo che la gente, attraversol’incontro con Dio e la sua Madre Santissima,potesse trovare il miglior aiuto per capire e risolve-re i loro problemi. Con la mia famiglia abbiamodeciso di pubblicare un bollettino mensile a colori,intitolato “Maria Madre della Chiesa”. All’inizio,nel 2000, erano appena mille foglietti, ora siamoarrivati a 20 mila. Il bollettino è distribuito soprat-tutto nella città dove abitiamo, San Cristobal, cheha più di 500 mila abitanti, ma lo inviamo anchein altre città del Venezuela.

Vorrei che ogni parrocchia editasse il suo pro-prio bollettino. In questo senso ho avuto una pron-ta risposta dal P. Pietro Buonamassa. Lui ha fon-dato “El Caballero de la Inmaculada”, iniziandocon mille foglietti e arrivando ora a 15 mila. Unaltro sacerdote diocesano di Maracaibo ha fonda-to il bollettino “Marianapolis”, pensando a P.Kolbe, e, prossimamente, un altro sacerdotecomincerà con un nuovo bollettino intitolato“Totus tuus”. Sento che questa, per ora, è la miamissione, utilizzare la stampa come mezzo perarrivare a tante persone, e dedico il tempo che miresta alla preghiera, che è la prima e più importan-te missione che tutti possiamo realizzare.

Mi auguro che il Signore continui a far scende-re la sua grazia su tutti voi e vi permetta di diven-tare sempre più docili alla sua santa volontà.

Doris ValsangiacomoDoris durante una giornata MI.

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animazione missionaria *

PPARROCCHIAARROCCHIA S.GS.GIUSEPPEIUSEPPE DADA CCOPOP..

RROMAOMA

Domenica 25 gennnaio la parrocchia S. Giu-seppe da Copertino ha vissuto una giornata di ani-mazione missionaria. Sone state animate le SS.Messe delle ore 10,00 e 12,00. Il parroco, donMauro e la signora Clara hanno coinvolto tutta lacomunità per la buona riuscita dalla giornata, sonostati presenti P. Valentino Maragno e P. Gbattista.La parrocchia, già da molti anni, ha una particola-re attenzione missionaria verso il Cile, ne sostienei progetti e le adozioni a distanza. Dopo la cele-brazione ci siamo ritrovati nel salone parrochialeper un momento di agape fraterna.

Parrocchia S. Marco Ev. RomaParrocchia S. Marco Ev. RomaGGRUPPORUPPO MMISSIONARIOISSIONARIO

Tanta è la storia di questa realtà della ParrochiaSan Marco a Roma, retta dai frati minori conven-tuali.

Perchè una vendita missionaria. Per rendereconcreta l'attività di un gruppo che nasce con lavoglia di essere più sensibile ai problemi delle mis-sioni e sale per la comunità intera.

Nel corso di questi anni il gruppo ha cavalcatovarie attività, per sostenere economicamente lemissioni collegate, raccogliendo gli sforzi di varierealtà parrocchiali.

Oggi la vendita missionaria è composta princi-palmente da: Laboratorio Missionario: signore chelavora incessantemente tutto l'anno, creando conricami tovalie, lenzuola, asciugamani, e tanti sim-patici oggetto di “artigiano taglio e cucito”.

Commercio Equo e solidale: un banco di prodot-ti alimentari ed artigianato provenienti dalla filie-ra equa e solidale, ed in minima parte anche diret-tamente dalle missioni. Porta Portese: Una vera epropria sezione curata da un valente gruppo di

persone che raccoglie oggetti di vario genere (maanche libri, giornali, riviste) liberamente donati erivenduti in un caleidoscopio pieno di colori;Decoupage: lavorazioni artigianali prettamentenatalizie. A questo si aggiungono spesso offerte didolci, frutta, o lavoretti fatti a mano dai vari grup-pi giovanili e di catechismo della parrocchia.

Il gruppo conosce bene le realtà missionarie alui vicine. In tale senso approdondisce e sensibiliz-za la comunità offrendo fotografie, racconti, storiedelle missioni, interessandosi direttamente al lavo-ro svolto dalle comunità gemellate. Questo perchèsiamo convinti che il rapporto tra il nostro mondoe quello delle missioni sia sempre più vicino se loscambio delle informazioni è costante nel tempo,e se i progetti sostenuti sono di pieno dominiodella comunità cristiana, che alla fine rischi solo diinnamorarsi dell'iniziativa.

"Il nostro lavoro è gratuito perchè crediamo in unmondo migliore", questa è la nostra “mission”, que-sto è il pensiero che anima il gruppo missionario.

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di fr. Emilian* i frati vadano per il mondo

raccontarvene uno solo, successo in questoperiodo, nella nostra regione.

Un bambino di dodici anni si è impicca-to. Tutti lo ricordano come un alunno model-lo, molto sensibile e appassionato di compu-ter. Proprio per comprargli un computer lamadre era partita per l’Italia promettendo diritornare dopo tre mesi con i soldi necessari.Dopo quattro mesi il papà compra, con i soldiinviati, un bel computer per il suo bambino.Ma né il computer, né le telefonate hannomai potuto sostituire la presenza materna. Inun giorno è successa la tragedia. Nell’ora digeografia, il bambino ha fissato a lungo unagrande mappa attaccata al muro: guardava l’I-talia e misurava le distanze. In effetti, nonsembra così lontana dalla Romania. Avrebbedovuto aspettare il ritorno della madre per

ancora qualche mese. Invece ha detto a tutti di avertrovato la soluzione per riportare presto la mammaa casa. Nessuno gli ha chiesto quale fosse la solu-zione. L’intero villaggio ha saputo e vissuto la tra-gedia solo quando ha sentito gli urli del padre cheha trovato il figlio impiccato in cucina…

Spesso le telefonate, i pacchi, i soldi guadagna-ti con i sacrifici all’estero non riescono, in patria, ariempire il vuoto affettivo.

Questo è solo un esempio… purtroppo ve nesono altri. Noi ci troviamo quasi incapaci di aiuta-re questi bambini e le loro famiglie divise in duepaesi.

Emigrazione romenaEmigrazione romenaLa Romania è entrata nell’Unione Europea.

Esiste davvero una crescita economica nel paese,c’è sempre più gente che vive meglio. Ma esistono

Cos’è la povertà?Cos’è la povertà?“La povertà è fame. La povertà è vivere senza un tetto. La povertà è essere ammalati e non avere soldi per pagare il medico. La povertà è non potere andare a scuola e non sapere leggere. La povertà è non avere un lavoro, è timore del futuro,è vivere giorno per giorno… Non chiedermi cosa è la povertà perché l'hai incontrata nella mia casa. Guarda il tetto e conta il numero dei buchi. Guarda i miei utensili e gli abiti che indosso. Guarda intorno a te, cosa vedi. Quello che vedi è la povertà, la vivo io e la vive anche la mia famiglia di sette figli…”

Se vai nel Villaggio Olimpico e chiedi cosa è lapovertà, riceverai le stesse risposte.

L’altra povertàL’altra povertàQuella di cui vorrei parlarvi oggi è un’altra

povertà, con la quale noi frati del Centro Sociale diRoman ci confrontiamo attualmente, quella chespinge la gente fuori dai loro paesi per il lavoro.

Milioni di romeni lavorano all’estero nel tenta-tivo di assicurare una vita migliore alle loro fami-glie. Molti di loro però lasciano a casa i bambini,spesso affidati ai nonni, ai parenti o addirittura aivicini. Una tale realtà comporta tanti problemisociali, emozionali, affettivi, psicologici.

Tanti brutti avvenimenti degli ultimi tre annihanno sconvolto totalmente il nostro paese. Vorrei

ROMANIA

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IILL PROBLEMAPROBLEMA DEIDEI MINORIMINORI ININ RROMANIAOMANIA

Nel 2007, lo 0,55% dei piccoli romeni si trova inistitutiistituti: 21.847 in istituti statali e 4.752 in centri pri-vati. Dal 1997 al 2007, il numero di minori sottrattialle istituzioni e sottoposti a tutela di serviziservizi di tipodi tipofamiliarefamiliare è aumentato molto, arrivando a 47.194.

In uno studio del 2005, sulla situazione dei giova-ni che lasciano il sistema di protezione sociale, risultache ogni anno 4.500-5.000 giovani, compiuti i 18anni, hanno l’obbligo di lasciare il centrolasciare il centro. Solo chidecide di continuare a studiare può rimanere fino a 26anni. La percentuale dei più piccoli negli istituti è di4,12%, segno che le misure alternative adottatecominciano a funzionare, anche se il numero resta altoa causa di povertà, mancanza d’istruzione ed espe-rienza da parte dei genitori, disoccupazione, malattie,alcoolismo.

Spesso i giovani cresciuti nei centri hanno difficol-tà a trovare lavoro e diventano facilmente vittime vittime disfruttamento sessuale e criminalità. Le infrazioniinfrazionicompiute da minorenni sono aumentate e si sonodiversificate nella tipologia di reato. Nel 2005, sul59.105 denunce, 11.400 erano a carico di minori:l’80% per furti, 12% per rapina, il 3,59% per violenzafisica e lo 0,6% per prostituzione. Le ultime statistichedell’Amministrazione Nazionale delle Carceri rileva-no che vi sono 901 bambini in prigioneprigione, di cui 529nei 29 penitenziari di massima sicurezza per adulti,145 in quelle per minorenni e giovani.

Un’altra piaga è l’impiego di minori nel mondo dellavoro in condizioni di sfruttamentosfruttamento, con gravi con-seguenze sullo sviluppo e la salute dei piccoli lavora-tori. Secondo le ultime stime dell’Istituto Nazionale diStatistica del 2004, nel Paese, i minori che lavoranosono circa 70.000. Provengono da famiglie numerose,con una posizione sociale ed economica difficile e conuno scarso livello d’istruzione. In particolare, il feno-meno è prevalente nelle zone rurali, ma è presenteanche nell’ambito urbano. Sono sia bambini rom chechiedono l’elemosina insieme ai loro genitori, siaminori provenienti da famiglie povere.

L’abbandono della scuola, il basso livello di istru-zione, l’esclusione sociale, gli abusi fisici e psichici rap-presentano, al contempo, causa ed effetto dello sfrut-tamento dei minori, elementi che dimostrano lanecessità di misure e interventi più efficienti per com-battere questa grave realtà.

tuttora profonde discrepanze sociali. Dei 22milioni di abitanti, guardando ai dati indicatidai sindacati un milione e mezzo vive inestrema povertà e quasi sei milioni vivono allimite. Un salariato con al mese circa 200euro è un padre povero, un marito povero cheha dei bambini poveri.

Con questi dati, possiamo facilmentecomprendere i motivi della forte emigrazioneromena. Si stima infatti che due milioni diromeni lavorerebbero all’estero, in particolarein Spagna, Italia, Irlanda, Germania, Belgio eAustria. Molti hanno bambini che li aspetta-no e quando hanno i documenti, soldi suffi-cienti ed un alloggio chiedono il ricongiungi-mento familiare. Altri lavorano in nero mamandano comunque a casa soldi e pacchisperando così di fare felici i figli. La realtà èinvece come vi abbiamo raccontato, molto piùcomplessa e triste..

L’ispettorato scolastico di Neamt (nostraregione) - segnala che 10.000 alunni hannouno o entrambi i genitori che lavorano all’e-stero ed avverte gli insegnanti di prestareattenzione al loro comportamento, per poterprevenire altre tragedie. Dall’altra parte glipsicologi indicano i disturbi comportamenta-li di questi bambini.

Il desiderio di vivere meglio ci spinge aquesto passo che qualche volta finisce tragica-mente. In Romania esisteva tanto tempo fa,un detto: “meglio povero e felice con i mieiche ricco ed infelice da solo”…adesso dimen-ticato.

Pace si Bine!

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di P. Ferdinamdo Severi

no nella provincia attigua del nord Sumatra. Furo-no quelli gli anni delle continue vendette dei mili-tari contro i ribelli e viceversa; tortura e morteerano all’ordine del giorno… spesso il frate mis-sionario doveva correre per distribuire latte edenaro alle famiglie dei profughi giavanesi le cuicase erano state date alle fiamme.

Centro di RiabilitazioneCentro di RiabilitazioneIn questa situazione pericolosa causata dalla

guerriglia, il Signore mi diede coraggio e protezio-ne durante i lunghi viaggi (200-300 km) verso ivillaggi dell’interno per raccogliere i disabili,bimbi, ragazzi, adulti con esiti di poliomelite odifetti congeniti agli arti e poi portarli al nostrocentro di riabilitazione a Pematang Siantar, nellaprovincia del nord Sumatra, a 600 km dalla miaParrocchia del Sacro Cuore.

Sono stati più di mille i bimbi, i ragazzi, adulti,tutti di religione musulmana, riabilitati in 15 anni.Posso dire con orgoglio di essere stato il primooperatore sociale che nella provincia di Aceh siprese cura dei disabili, provvedendo alla loro riabi-litazione fisica con l’aiuto di esperti in chirurgia

* i frati vadano per il mondo

GGrazie a Dio, penso di avere realizzato inAceh i progetti che più stavano a cuore almio arcivescovo di Medan. I miei 1120

fedeli sparsi in cinque stazioni della mia Parrocchiadi Banda Aceh ora, in bella collaborazione col loroparroco e i loro dirigenti laici, sono assidui allaSanta Messa domenicale.

Durante i sedici anni in Aceh, il Signore mi hasempre accompagnato. Sono stati gli anni difficilidella guerriglia contro il governo centrale di Gia-carta per l’indipendenza della provincia di Aceh.Guerriglia che durava da 30 anni e che negli annitra il 1996 e il 2004 diventò molto violenta: le stra-de di comunicazione insicure, decine di autobusdati alle fiamme, frequenti i rapimenti, dati allefiamme villaggi di montagna occupati dagli immi-grati dall’isola di Giava, che per i ribelli rappresen-tavano il Governo di Giacarta, sfruttatore secondoloro delle grandi ricchezze del sottosuolo di Aceh(gas liquido) e la ricchezza delle loro foreste. Ciòmentre la popolazione della provincia viveva ingrande povertà.

Questa situazione di guerriglia ridusse anche ilnumero dei nostri fedeli cattolici, che si trasferiro-

“Dopo 16 anni di

lavoro nella

provincia di Aceh,

Sumatra, mi viene

offerto un periodo di

riposo in Italia, ciò

tenendo anche conto

dei miei

74 anni”.

Il 25 gennaio

P. Ferdinando

è ritornato

in Indonesia.

P. FERDINANDO

da 40 anni missionario in Indonesia racconta

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ortopedica e plastica, volontari dall’Olanda.Fino al 2004, il Governo di Banda Aceh non si

era mai preoccupato di questo, causa la mancanzadi fondi e di un Centro di Riabilitazione nella pro-vincia. Del resto le autorità religiose musulmanenon gradivano che i loro disabili fossero portati inun Centro di Riabilitazione tenuto dai cristiani.

Comunque sento il dovere di ringraziare leautorità civili della provincia di Banda Aceh, chemi difendevano ed apprezzavano questa miaopera sociale, poi convinti che la mia opera nonaveva lo scopo di fare proselitismo, ma solo quellodi ridare la gioia di vivere ai disabili, tacitamentemi lasciarono fare.

Lo TsunamiLo TsunamiL’ultima grande prova venne con l’evento del

maremoto e tsunami del 26 dicembre 2004: 220mila annegati nella sola provincia di Aceh. Io,mentre correvo tra una grande folla, inseguitodalla marea sempre crescente verso una zona ele-vata della città di Meulabh, riuscii a salire conmolti altri sul secondo piano di una Moschea.Sono state le preghiere dei miei mille bambini eragazzi musulmani riabilitati che mi prepararonoun posto nella loro Moschea!

Ma questo non era tutto. Ritiratasi la marea,emerse l’immane disastro: 220 mila annegati e piùdi 80 mila abitazioni spazzate via… Anche unasessantina dei miei fedeli annegati, gli altri andatipoi profughi fuori provincia. Così pure le abitazio-ni di legno dei tre lebbrosari che io curavo, situatepresso il mare, erano state spazzate via senzalasciare traccia. Il buon Dio mi diede sufficienteforza e coraggio per iniziare daccapo. Con l’aiutodegli amici italiani e della Caritas tedesca e ame-ricana, riuscimmo a procurare a ciascuna delle 110famiglie di fratelli lebbrosi un’abitazione in mura-tura.

Abitazioni per profughiAbitazioni per profughiContemporaneamente con l’aiuto finanziario

della Caritas Antoniana, della benemerita Asso-ciazione “Albero della Vita” e della Caritas diCesena, siamo riusciti a provvedere nuove abita-zioni per i fedeli cattolici profughi fuori provincia,per farli rientrare in Parrocchia. Un’impresa dura-ta tre anni causa la difficoltà di trovare lotti di ter-reno per le costruzioni. I musulmani non gradi-scono i cristiani come vicini di casa!

La nostra scuola - asilo, elementari, medie eliceo – dopo sei mesi di stasi causa le riparazionidel complesso scolastico, poté radunare nuova-mente i suoi 400 allievi dispersi da quell’immanedisastro naturale, anche grazie all’aiuto della bene-

merita Fondazione “Patrizio Paoletti”.Merita di essere ricordato un beneficio procu-

rato dallo tsunami: l’accordo di pace tra i guerri-glieri e il Governo di Giacarta firmato ad Helsin-ki il 15 agosto del 2006. Tanto il Governo che iribelli credettero bene far pace per lavorare insie-me per la ricostruzione della Provincia. Da notareche il 15 agosto, data dell’accordo, è la Festa diMaria Assunta a cui era consacrata da tempo l’In-donesia.

Alcuni ricordiAlcuni ricordiDopo il primo giorno di apertura della scuola,

dopo lo Tsunami, nel luglio del 2005, scrivevo:“…dei 400 allievi prima dello tsunami, sono emersisolo una trentina. Una madre stava davanti allaporta di entrata dell’aula scolastica della prima ele-mentare con il suo bambino. Mi diceva piangendo:Due dei miei tre figli sono annegati nello tsunami. Almio dolore per la loro perdita, si aggiunge anche lapena di non aver potuto dare a quei miei figli unaadeguata sepoltura. I loro corpicini furono certo getta-ti sul camion dei militari e buttati con molti altri nellefosse comuni…”.

Scrivevo ancora: “…un’altra madre col suo bam-bino (in quel primo giorno di scuola) stava alla portadell’aula scolastica di seconda elementare. Il bimbopiangeva. Sua madre mi disse: Vuole tornare a casaperché non ci sono più i suoi compagni”.

Solo al ricordo di quei giorni è difficile tratte-nere le lacrime. Gloria a Dio che diede a tutti laforza di ricominciare.

Dopo tre anni di lavoro intenso a riparare idanni causati dallo tsunami nonostante che leforze ed il respiro mi venissero meno, nel luglioscorso non ho voluto lasciare Aceh per l’Italiasenza avere prima eretto, davanti alla facciata dellamia chiesa del Sacro Cuore in Banda Aceh, unpiccolo monumento con la lapide marmorea inmemoria dei cari bimbi ed adulti della Parrocchiaannegati nello tsunami. I loro nomi sono scritti inoro sulla lapide. Parleranno ai posteri del loroamore verso il buon Dio nonostante tutto.

P. Ferdinando Severi

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per sopravvivere. Alcuni di loro iniziano attivitàillegali, come rubare e prostituirsi per avere qual-cosa da mangiare.

Attività specificheAttività specifiche1) La maggior parte delle parrocchie gestisce uncentro nutrizionale per bambini denutriti o affettida Hiv/Aids.

2) Quasi tutte le parrocchie hanno costruito lescuole per provvedere gratuitamente alla promo-zione ed educazione dei bambini meno privilegia-ti. Troviamo difficoltà nel pagare gli insegnanti diqueste scuole perciò dipendiamo dalle donazionidei benefattori come voi.

Benefattori e lettori,Benefattori e lettori,saluti, gioia e pace a voi e a tutte le persone di

buona volontà, che ci seguite con grande respon-sabilità, in questo progetto esigente, la missionezambiana, e vi fate prossimi di tanti bisognosi col-piti da vari problemi.

Vangelo e opere socialiVangelo e opere sociali

NNoi frati minori conventuali stiamo lavorandoin Zambia dal 1931.

Oltre la predicazione della Buona Novella diGesù Cristo, ci siamo coinvolti in molte attivitàsociali a favore del popolo per liberare dalle forzedel male che rendono disumani gli uomini.

Siamo coinvolti nella lotta alla povertà, malat-tia, ignoranza, ingiustizia e ci troviamo sopraffattidai pesi della vita quotidiana del popolo. Così qua-lunque cosa facciamo come frati è pensata per aiu-tare e supportare i fratelli e le sorelle zambiani aportare il carico della loro vita.

La nostra missione quella di consolare i cuorispezzati di chi è triste e nel dolore, incoraggiare,dare da mangiare agli affamati, educare e guarire imalati.

A causa dell Hiv/Aids, le famiglie sono statespezzate e ridotte al nulla a causa della morte deicapofamiglia, dai quali dipendevano. I bambiniche andavano a scuola hanno smesso e moltospesso sono abbandonati o lasciati con vecchiparenti che non possono provvedere a loro. Nonhanno nessuno a cui rivolgersi per chiedere aiuto.Il risultato è che molti bambini diventano “streetkids” (bambini di strada) che fanno i mendicanti

ZAMBIA

NNoi frati minori conventuali siamo in Zambia dal 1931. Oltre la predicazione dellaBuona Novella di Gesù Cristo, ci siamo coinvolti in molte attività sociali

di promozione umana... Prendersi cura è una missione di tutti!

di P. Patrick Chisambai* i frati vadano per il mondo

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3) Attraverso i donatori oltreoceano e alcuni loca-li, i bambini sono adottati per dare loro la possibi-lità di andare a scuola pagando per loro le tassescolastiche, le divise, libri ecc. all’inizio di ognianno scolastico. Noi provvediamo per i vestiti pergli orfani e i bambini provenienti da famigliepovere.

4) Nel settore delle scuole professionali abbiamostabilito il Centro Kolbe in Solwezi, dove abbia-mo: falegnameria, sartoria per disabili fisici perabilitarli al futuro. A Ndola gestiamo un Centroprofessionale che offre corsi di carpenteria, sarto-ria, corsi di computer per venire incontro allevedove e i giovani che hanno perso speranza diprogredire nella vita.

5) L’ultimo, ma non meno importante argomen-to è la ricerca dei fondi per assicurare che i nostrifrati in formazione continuino a studiare nei variistituti.

Lavorando insiemeLavorando insieme

VVorremmo ringraziarvi tutti soprattutto peraver realizzato insieme a noi la missione,

provvedendo il materiale come i soldi, vestiti emedicine, mettendoci in condizione di continuarea formare i nostri frati studenti ai vari livelli. Lavo-rando insieme abbiamo mostrato al mondo cheprendersi cura dei bisognosi e meno privilegiatinon sono solo parole e sentimenti, ma fatti, gesticoncreti. “Prendersi cura” dovrebbe essere unamissione di tutti. Noi ci siamo riusciti perché voiavete fatto la differenza: il vostro aiuto, anche sepiccolo, ha fatto molto più di quanto pensiate.

Dio vi benedica.

Centro Missionario e ZambiaCentro Missionario e Zambia

UUn’attenzione lunga e costante è quella cheintercorre tra noi e lo Zambia. Quando dico

noi, mi riferisco non solo al centro missionario maa tanti benefattori che da anni seguono la missio-ne zambiana.

Dal 1931, i frati missionari e oggi anche i loca-li hanno sempre avuto particolare attenzione versole loro realtà. La sensibilità di tutti voi ha permes-so il realizzarsi di tanti sogni. E’ questa la sintesiche viene riportata in queste due pagine dellaRivista.

La Scuola Little Daniel; Adozioni a Distanzadi tanti bambini; Bambini Sordomuti, Famiglie indisagio ... sono solo alcune delle attività specificheche sono costante oggetto delle nostre attenzioni.

Lavorare insieme, prendersi cura, deve conti-nuare ad essere il nostro impegno. Non è assisten-zialismo, ma contribuire allo sviluppo di piccoliprogetti e microrealizzazioni che stanno portandotanti frutti. Nelle terre di missione insieme al Van-gelo di Gesù bisogna far crescere anche nuovepossibilità attraverso l’educazione, la formazione,la medicina, offrendo ai locali la possibilità di svi-luppo e dignità.

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DALLA BULGARIATe Deum Laudamus

Cari lettori di Missionario Francescano,qualche volta ho condiviso la mia esperien-za missionaria in Bulgaria, dove la Chiesa

cattolica è in minoranza. La chiesa nella sua storia è stata tante volte per-

seguitata, soprattutto dal comunismo, e oggi man-cano le vocazioni. La mancanza dei sacerdoti, reli-giosi e religiose si nota nel servizio pastorale. Qual-che volta il sacerdote deve prendere cura delleanime e nello stesso tempo riparare le chiese inqualche posto.

VocazioniVocazioniVorrei condividere la gioia della nostra comuni-

tà francescana che nella penisola balcanica, nellasolennità dei Santi francescani, il 29 novembre2008, dopo 15 anni un giovane bulgaro, VentziNikolov, ha emesso i voti solenni. In questa occa-sione tutti insieme abbiamo cantato l’inno del TeDeum Laudamus, per l’inserimento totale all’ordi-ne alla comunità francescana. Fra Ventzi è nato aGitnitza, la parrocchia dove i nostri frati eranopresenti per l`attività pastorale.

La solenne celebrazione è avvenuta nella suaparrocchia nativa ed ha pronunciato i voti solenninelle mani del Ministro Provinciale P. MirosławBartos ofmconv. Hanno partecipato confratellivenuti dalla Polonia, dalla Bulgaria e sacerdotidelle varie parrocchie.

Fra Ventzi è entrato a far parte dell’Ordine nel2002, cominciando il postulantato a Lodz in Polo-nia, per proseguire con il noviziato e l’11 settembre2003 ha emesso i primi voti temporanei; in segui-to ha iniziato gli studi teologici nello stesso semi-nario di Lodz.

Ringraziando Dio per la vocazione di fra Vent-zi, nello stesso tempo preghiamo perché altri gio-vani lo seguano.

Incontro delle cultureIncontro delle cultureLa penisola balcanica ha bisogno della testimo-

nianza francescana ed evangelica e della pace. Inquesta realtà si incontrano diverse culture, religionie popoli, per questo motivo la testimonianza deveessere caratterizzata dalla semplicità evangelica diSan francesco che predica da otto secoli con laforza necessaria per questa penisola.

Spero che accogliendo con gioia l’invito diGesù sarà una bella testimonianza, un esempio eun invito per i giovani a donare la loro vita concoraggio a Cristo.

Pace e BeneFr. Jarosław M. Bartkiewicz OFM Conv

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XXIV XXIV

ASSEMBLEA NAZIONALE ASSEMBLEA NAZIONALE

MISSIONARIA FRANCESCANAMISSIONARIA FRANCESCANA

ASSISI 27/30 AGOSTO 2009ASSISI 27/30 AGOSTO 2009

TEMA:TEMA: Contro la povertàContro la povertà cambia stile di vitacambia stile di vita

Giovedì 27Pomeriggio: arrivi e sistemazioneore 19,30 cenaore 21,00 preghiera e presentazione

Venerdì 28ore 9,00 lodi e S. Messaore 10,00 formazione: P. Adriano Sella miss. Saverianoore 12,30 pranzoore 16,00 laboratoriore 19,30 cenaore 21,00 preghiera alla Tomba di S. Francesco

Sabato 29ore 9,00 lodi e S. Messaore 10,00 testimonianze e condivisioneore 12,30 pranzoore 16,00 testimonianze e condivisioneore 19,30 cenaore 21,00 fraternità

Domenica 30ore 8,30 incontro conclusivoore 10,30 Basilica Inferiore, S. Messa e mandatoore 12,30 pranzo e partenza

““Adottare uno stile di vita sobrio, Adottare uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle risorse, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle risorse,

sarà possibile instaurare un ordine giusto e sostenibilesarà possibile instaurare un ordine giusto e sostenibile” ” (Benedetto XVI)(Benedetto XVI)

L’ospitalità sarà presso le Suore Francescane Missionarie di Assisi e le Suore Francescane di Gesù Bambino.

Le attività si svolgeranno presso il Sacro Convento di S. Francesco - sala RomanicaLa quota di partecipazione è di 145,00 euro

Per informazioni e iscrizioni: centro Missionario: tel 06 9574214; fax 06 233298580; [email protected]

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di P. Marco Tasca

(continua...)

Vivere la regola nell’oggi della storiaVivere la regola nell’oggi della storia«Io ho fatto la mia parte: la vostra, Cristo

ve la insegni» (FF 1239). Ritengo che que-ste parole del nostro Fondatore riassumanouna verità fondamentale, tra l’altro ampia-mente emersa nel discorso che abbiamosviluppato nei capitoli precedenti: con unlinguaggio semplice e immediato, France-sco ci ricorda che, per quanto tutti condivi-diamo la medesima vocazione e missione,non vi è una maniera univoca di risponde-re alla chiamata del Signore. Ne segue checiascuno di noi è chiamato a ricercare nel-l’incontro con Cristo – “povero e crocifisso”,come ci ha insegnato il nostro seraficoPadre – la maniera concreta in cui espri-mere la propria sequela. Abbiamo aperto lanostra riflessione sottolineando come lacelebrazione di una ricorrenza importantequale quella dell’ottavo centenario delleorigini del carisma francescano richiedauna traduzione concreta del messaggio ori-ginale nell’oggi della nostra storia: un risvolto pra-tico, reale, che ci aiuti ad evitare che il centenariosia una sterile commemorazione di un avvenimen-to lontano nel tempo e in fondo alieno a ciascunodi noi. È per questa ragione che, dopo aver con voiriflettuto sui fondamenti evangelici del nostro cari-sma, vorrei concludere questa lettera offrendo a mee a voi tutti, miei cari fratelli, alcuni spunti che ciconsentano di attualizzare quanto abbiamo finorameditato.

In comunione d’amore con la Madre ChiesaIn comunione d’amore con la Madre Chiesa«Inoltre, impongo per obbedienza ai ministri che

chiedano al signor Papa uno dei cardinali della santaChiesa romana, il quale sia governatore, protettore ecorrettore di questa fraternità, affinché, sempre suddi-ti e soggetti ai piedi della medesima santa Chiesa, sta-bili nella fede (cf. Col 1,23) cattolica, osserviamo lapovertà, l’umiltà e il santo Vangelo del Signore nostroGesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso» (FF108-109).

A dispetto di quanto potrebbe suggerire laforma esteriore, che le fa risuonare come un ordi-ne perentorio imposto in virtù della santa obbe-dienza, queste parole di Francesco contenute nella

parte conclusiva della regola sono – se mi si con-sente la metafora – una vera e propria “dichiarazio-ne d’amore” del Poverello nei confronti della Chie-sa, che egli da sempre percepì come madre e nellaquale cercò rifugio fin dagli inizi del proprio cam-mino spirituale.

Francesco intuì che non si dà sequela di Cristoall’infuori del seno materno della Chiesa cattolica.Tale intuizione è tanto più significativa se rappor-tata alla situazione contingente nella quale France-sco visse: un’epoca in cui la Chiesa soffriva per ladilagante corruzione dei costumi del clero, siasecolare che regolare; un’epoca segnata dalla pre-senza di diversi cristiani che partendo dagli stessipresupposti del Poverello d’Assisi approdarono aconclusioni ben diverse, preferendo chiamarsi fuoridalla Chiesa percepita come un nemico da com-battere piuttosto che adoperarsi a risanarla dal suointerno, come fece Francesco.

Ma se all’epoca di Francesco la Chiesa vivevaun grave travaglio interiore ed era segnata da diffi-coltà interne ed esterne, oggi non attraversa unmomento migliore, almeno sotto certi punti divista: persistono infatti in diverse zone del mondopersecuzioni, aperte o latenti che siano; continua-

* lettera del Generale

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no a perpetrarsi gravi scandali da parte di alcuni tragli ecclesiastici; la scristianizzazione dilagante, rap-presenta un elemento di riflessione e di verificaineludibile, a cui spesso non si è adeguatamentepreparati; il confronto con i modelli culturalidominanti produce non di rado posizioni di chiu-sura dettate dal timore di perdere la propria iden-tità, piuttosto che favorire un dialogo franco e sere-no in cui ciascuno degli interlocutori si giova dellepeculiarità altrui senza barattare a buon mercato leproprie.

Tutto ciò potrebbe indurci alla sfiducia o ad unatteggiamento distruttivamente critico nei con-fronti della Chiesa, facendoci perdere di vista unarealtà fondamentale che il Concilio Vaticano II haribadito fortemen-te riportando alcentro della rifles-sione dei cristianila natura originariadella Chiesa, a untempo comunità(ekklesía) e comu-nione (koinonía),ovvero che laChiesa siamo noi!Per banale e scon-tata che possaapparire, quest’af-fermazione rischiadi cadere neldimenticatoio conconseguenze tantogravi quanto facil-mente prevedibili:se non ci sentiamoparte integrante eviva della Chiesanon ci sforzeremodi “riparare la casadel Signore”, pro-prio perché non la percepiamo come nostra.

L’esempio del Poverello a questo riguardo nonpuò rimanere lettera morta: noi che liberamenteabbiamo accolto l’invito a seguire Cristo ispiran-doci al suo modello di sequela siamo chiamati ariproporne l’atteggiamento di incondizionatoamore alla Chiesa.

In concreto, visto che la Chiesa non è un’entitàastratta né una mera teoria sulla quale dibattere,

quest’atteggiamento si manifesta – oltreché nell’obbedienza al Magistero, nelle suevarie forme– in una piena integrazione nel cammino dellediverse chiese particolari nelle quali ci troviamo avivere e operare: non dobbiamo dimenticare che lavita religiosa è un carisma per la vita della Chiesa efruttifica solo in seno al popolo di Dio. (...)

ConclusioneConclusione«Finché ne abbiamo l’occasione propizia, facciamo delbene» (Gal 6,10).

Voglio concludere la mia riflessione con questeparole dell’apostolo Paolo che Francesco amavaripetere ai suoi frati, esortandoli a non desistere

nella continuaricerca dell’attua-zione della volontàdi Dio. L a s c i a -moci ammaestrareanche noi dallaParola di Dio edall’insegnamentodel Poverello, chefu ascoltatore assi-duo e diligente delmessaggio evange-lico al punto dafarne il midollo e ilmodello del pro-prio modo diincarnare la seque-la Christi.Ci accompagninel nostro cammi-no la protezionedel Signore, cheFrancesco amavaesprimere median-te le parole dellibro dei Numeri

22 con cui soleva benedire i suoi frati prima diinviarli in missione:

Il Signore ti benedica e ti protegga.Faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio.

Rivolga su di te il suo sguardo e ti doni pace.

Il Signore vi benedica tutti, fratelli miei carissimi.P. Marco Tasca, Ministro Generale

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OOltre al nascondimento dei trenta e più anni diNazaret, stupisce nell’esistenza di Gesù il

luogo e la condizione in cui il Padre celeste lo hacollocato: una delle regioni periferiche dell’imperoromano, membro di una famiglia modesta e di unpopolo fiero sì della sua religione e della sua storia,ma da tempo oppresso, diviso e in rapido declino.La nazione ebraica, che già da secoli aveva cessatodi esistere come entità autonoma, appena quaran-t’anni dopo la morte del Rabbi (Maestro) di Naza-ret cesserà anche di avere un territorio, una patria.È iscritta così nella stessa esistenza del Cristo lascelta dei poveri. Egli sperimenta l’umanità dalloro punto di vista, condividendo la sorte deglianawim del Signore, di quei tapini – tapeinos ingreco vuol dire proprio piccolo, debole, insignifi-cante – ai quali la stessa Madre del Signore dice diappartenere (Lc 1,48: “L’anima mia magnifica ilSignore… perché ha guardato la piccolezza – tentapeinosin – della sua serva”).

Lungo le strade Lungo le strade

Quando poi muove per le strade della Gali-lea… I Maestri di quel tempo stavano a Gerusa-lemme, dove aprivano Scuole alle quali accedeva-no discepoli da ogni parte della nazione e della dia-

spora giudaica. Venivano pagati, godevano digrande prestigio e avevano frequenti contatti conle autorità. Gesù è un Maestro insolito. Sceglie isuoi discepoli fra i pescatori del Lago. Non stanella grande città – la capitale –, ma camminalungo le strade polverose di una provincia disprez-zata. È seguito dalle folle, “stanche e sfinite comepecore senza pastore” (Mt 9,38). Parla un linguaggiosemplice, alla portata di tutti. Non è cercato e ono-rato dai potenti, ma da malati, ciechi, storpi, leb-brosi...

E chi finanzia la sua impresa apostolica? Alcu-ne donne… e non tutte di chiara reputazione:“C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano stateguarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria diMagdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Gio-vanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode,Susanna e molte altre, che li assistevano con i lorobeni” (Lc 8,2-3).

I ricchi, i potenti, i saggi lo cercano solo percontestarlo e, alla fine, per eliminarlo. C’è in Gesùla volontà manifesta di stare tra la gente, parlarecon la gente, vivere dove vive la gente, manifesta-re alla gente la novità del Regno che viene. “Tirendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, chehai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hairivelate ai piccoli” (Lc 10,21).

LA SCELTA DEI POVERI

di Francesco Grasselli* formazione

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Sulle orme di Gesù,Sulle orme di Gesù,la missione devela missione deve

sempre fare la scelsempre fare la scel--ta dei poveri,...ta dei poveri,...

“Scelta dei poveri”“Scelta dei poveri”significa stare dallasignifica stare dalla

loro parte, anche contro quelli cheloro parte, anche contro quelli chesembrano i nostri interessi... sembrano i nostri interessi...

Non possiamo mai condividereNon possiamo mai condividerescelte sociali e politiche che vannoscelte sociali e politiche che vanno

a salvaguardare i privilegi dela salvaguardare i privilegi delNord e abbandonare i poveri allaNord e abbandonare i poveri alla

loro sorte. loro sorte.

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Sulle orme di GesùSulle orme di Gesù

Sulle orme di Gesù, la missione deve semprefare la scelta dei poveri, di quella immensa massadi impoveriti dal nostro sfruttamento e dal nostroostentato consumismo, che grida vendetta alcospetto di Dio. “Scelta dei poveri” significa chenoi dobbiamo stare dalla loro parte, anche controquelli che sembrano i nostri interessi, perché noisiamo i “ricchi del mondo”. Non possiamo maicondividere scelte sociali e politiche che vanno asalvaguardare i privilegi del Nord del mondo, népossiamo sostenere ideologie, come quella neoli-berista, che in nome di pre-sunte “leggi economiche”abbandona i poveri alla lorosorte. Ricordiamo le autore-voli parole del ConcilioVaticano II: “Le gioie e le spe-ranze, le tristezze e le angoscedegli uomini d’oggi, dei poverisoprattutto e di tutti coloro chesoffrono, sono anche le gioie e lesperanze, le tristezze e le ango-sce dei discepoli di Cristo, enulla vi è di genuinamenteumano che non trovi eco nelloro cuore” (Gaudium et spesn. 1). L’ultima enciclica mis-sionaria, la Redemptorismissio, riprendendo le paro-le dell’episcopato latinoame-ricano a Puebla, ribadisceche “i poveri meritano un’at-tenzione preferenziale, qua-lunque sia la condizionemorale o personale in cui sitrovano. Fatti a immagine esomiglianza di Dio per esseresuoi figli, questa immagine èoffuscata e perfino oltraggiata.Perciò Dio prende le loro difese e li ama. Ne consegueche i poveri sono i primi destinatari della missione e laloro evangelizzazione è per eccellenza segno e provadella missione di Gesù” (n. 60).

I poveri ci evangelizzanoI poveri ci evangelizzano

Ma la “scelta dei poveri” ha anche un altrosenso per la Chiesa. “Ai poveri è annunciata labuona novella” ci dice Gesù, riecheggiando le paro-

le del profeta Isaia (Lc 7,22). Tra i segni che ilregno di Dio è già presente nel mondo – i ciechiriacquistano la vista, gli zoppi camminano, i leb-brosi sono purificati, i sordi odono e i morti risu-scitano – questo sembra il più ampio e il più dura-turo, e anche quello che in qualche modo tutti liriassume. La buona notizia di Gesù non è per iricchi e i potenti. Essi hanno altre sicurezze e altreaspirazioni. Solo i poveri si affidano ad essa e lapercepiscono come “buona notizia” per loro. Eccoallora che tutti noi cristiani abbiamo bisogno distare accanto ai poveri, agli oppressi, alle vittimedel mondo per avere una giusta percezione del

Vangelo. Quante volte sen-tiamo dirci dai missionari: “Ipoveri ci hanno evangelizzato!Mentre annunciamo ai poverila Parola, da essi riceviamo ildono di capirla e di accoglierlanella nostra vita”. “Non sono ipoveri che hanno bisogno dellaChiesa, è la Chiesa che ha biso-gno dei poveri” scriveva ilgrande David J. Bosch nellasua opera monumentale sullamissione (Trasforming mis-sion, 1997). Se ne deve convincere ognicristiano e ogni comunitàcristiana: i poveri sono imaestri del Vangelo.

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Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiriGiornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri

Nata dall’esperienza del cammino missionario dei giovani, è celebrata ogni anno il 24 marzo. “Ricordare e pre-gare per questi nostri fratelli e sorelle – vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici – caduti mentre svolgevano il loroservizio missionario è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa” (Benedetto XVI). La preghiera e il digiuno,sono due gesti per unirsi alla schiera dei missionari martiri del Vangelo e dell’amore di Dio, ai popoli per cuiessi hanno versato il proprio sangue che vivono ancora oggi discriminazione e persecuzione.

Il 24 marzo è il giorno anniversario dell’uccisione di mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salva-dor. Egli non fu un martire che cercava la morte violenta, ma l'accettò, non sfuggendo al suo destino. Non fuun esaltato, ma un profeta al fianco di chi aveva bisogno, di chi lottava per affrancarsi da repressioni, sfrutta-menti.

Una giornata in memoria dei missionari martiri, per i valori evangelici di giustizia, pace, libertà, fratellanza,che ci fa ripensare alla nostra vita, al nostro essere cristiani, alla coerenza delle nostre scelte. Le missionarie ei missionari uccisi ci stimolano a vivere il Vangelo seriamente e integralmente dando la nostra bella testimo-nianza nell’ambiente in cui viviamo e operiamo. I missionari uccisi per causa del Vangelo ci ricordano che nonè più tempo per attese vuote e incoscienti.

Il 24 marzo è una giornata di preghiera, digiuno e di riflessione personale e comunitaria. Con le offerte rac-colte dal digiuno si possono finanziare progetti in terra di missione.

per maggiori informazioni: www.operemissionarie.it

Missionari uccisi nel 2008Missionari uccisi nel 2008D.Pedro D. Orellana Hidalgo-Venezuela-DiocesanoPadre Jesus Reynaldo Roda-Filippine-OMI D. Michael K. Ithondeka-Kenya-DiocesanoFratel Joseph Douet-Francia-Fratelli dell’istruzione cristiana P. Brian Thorp-Kenya-Missionari di Mill Hill Mons. Paulos Faraj Rahho-Iraq-Arcivesc.Caldeo di Mosul D. Mariampillai Xavier Karunaratnam-Sri Lanka-Dioces.Don Julio Cesar Mendoza Acuma-Messico-DiocesanoP. Johnson Moyalan-India-Salesiano Don Jaime Ossa Toro-Colombia-Ist. Miss. estere di YarumalP. Thomas Pandippallyil-India-CarmelitanoD. Nilson José Brasiliano-Brasile-DiocesanoDon John Mark Ikpiki-Nigeria-DiocesanoD. Gerardo Manuel Miranda Avalos-Messico-DiocesanoD. Samuel Francis-India-DiocesanoMercy Bahadur-India-laicaDon Bernard Digal-India-DiocesanoPadre Otto Messmer-Kazakhstan-Gesuita Padre Victor Betancourt-Ecuador-GesuitaBoduin Ntamenya R.D.-Congo-laico

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PROPOSTE DI SOLIDARIETA’PROPOSTE DI SOLIDARIETA’

ADOZIONI E SOSTEGNO A DISTANZAADOZIONI E SOSTEGNO A DISTANZA. Attraverso i missionari, concui noi del Centro siamo in contatto nei 5 continenti, con una piccola dona-zione periodica puoi offrire a bambini e le loro famiglie un sostegno alimen-tare, sociale e sanitario, dare loro la possibilità di studiare...

FORMAZIONE DI GIOVANI MISSIONARIFORMAZIONE DI GIOVANI MISSIONARI. Con il vostro contributopotete consentire ad un giovane frate in missione di seguire la sua vocazionereligiosa/sacerdotale e ricevere adeguata formazione, dall’ingresso nell’Ordinee in tutte le tappe formative fino al sacerdozio.

Dalla Messa alla MissioneDalla Messa alla Missione

INTENZIONI SS MESSEINTENZIONI SS MESSE. Si può offrire un contributo per la celebrazionedelle sante Messe in terra di missione.

IISCRIZIONE ALLE SS MESSE PERPETUESCRIZIONE ALLE SS MESSE PERPETUE. Consiste nella iscrizione

alla Pia Opera delle Sante Messe PerpetuePia Opera delle Sante Messe Perpetue a beneficio delle missionidei frati minori conventuali. L’iscrizione è sia per i vivi che per i defunti.

ABBONAMENTO AABBONAMENTO A “IL MISSIONARIO FRANCESCANO”“IL MISSIONARIO FRANCESCANO”.

Mensile di formazione e informazione, che apre una finestra sul mondo della

missionarietà e racconta storie di evangelizzazione. Abbonati, rinnovaAbbonati, rinnovao regala l’abbonamento.o regala l’abbonamento.

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pp.590 - euro16,00Chi sono le aziende dallequali acquistiamo?Chi rappresentano? Cosafanno? Su cosa investono?Quali responsabilitàhanno verso il Sud delmondo? La nuova guida alConsumo critico,indaga cataloga e incrociale informazioni sul com-portamento delle impreseoffrendoci uno strumentofondamentale peracquistare in modo consa-pevole ed incidere da pro-tagonista sulle dinamicheeconomicheglobali.

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