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www.risparmiolandia.it La storia di DOKI, il cagnolino parlante - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER 3 - “Cuoco” Dindondolo e la dieta del cuccioletto

3 - "Cuoco" Dindondolo e la dieta del cuccioletto

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La storia di DOKI, il cagnolino parlante

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La storia di DOKI, il cagnolino parlante - FIABA DI MAURO NERI- ILLUSTRAZIONI DI FULBER

3 - “Cuoco” Dindondoloe la dieta

del cuccioletto

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La storia di DOKI, il cagnolino parlante

Il dubbio venne a Dindondolo sette giorni dopo. Sette giorni durante i qua-li, tre volte al dì, lo spauracchio scalda-va un po’ di latte sul fuoco, lo metteva in una tazzina e lo offriva come pappa prelibata al piccolo Doki.

E il cuccioletto di cane gradiva, ec-come se gradiva! Scondinzolava felice fin da quando il sacrestano apriva il frigorifero, prendeva la brocca del lat-te e riempiva un pentolino. Guaiva poi impaziente, mentre il latte s’intiepidiva sulla fiamma e abbaiava festoso mentre lo spaventapasseri si piegava sulle gi-nocchia per appoggiare la tazza a terra.

Eppure, allo scadere del settimo giorno, Dindondolo si ritrovò a rimu-ginare attorno a un piccolo problema: – Vuoi vedere che il mio cuccioletto si è stufato di bere sempre e solo latte tiepido e non ha il coraggio di dirmelo? Chissà che idea si sarà fatta, il pove-rino, del suo nuovo “papà adottivo”! Penserà che sono monotono, che sono capace solo di preparare latte cal-do, che non ho fantasia, che... No no! Bisogna che vada a chiedere aiuto ad Abbecedario!

Abbecedario?!? Cosa c’entrava il ma-estro della Scuola del Villaggio col pro-blema culinario di Dindondolo? Sicuro che c’entrava, perché... State a sentire!

– Abbecedario, ho bisogno di te! – esclamò lo spauracchio sacrestano en-trando come una furia nell’aula scola-stica mentre il maestro stava leggendo un libro di storia.

– Cos’è, vuoi forse iscriverti alla

Scuola serale?– No, niente Scuola serale. Ho solo

bisogno di un libro della tua biblioteca...– Un libro di lettura?– Un libro di ricette!– Oh mamma mia: vuoi fare con-

correnza alla nostra Pasticcia coi suoi pranzetti? Oppure a Casoletta coi suoi biscotti?

– No, dovresti cercarmi un libro che mi spieghi le nozioni di base del far da mangiare... Ad esempio che mi dica come si prepara una pastasciutta op-pure un arrotolato col sugo, un pastic-cio di melanzane o un risotto ai quattro formaggi...

– “Nozioni semplici di buona cucina” – esclamò il maestro alzandosi in piedi, avvicinandosi a uno scaffale colmo di libri e prendendone uno con la coper-tina rossa. – Questo è il libro che fa per te e... buon appetito!

Dindondolo cominciò subito a sfogliare il grosso libro, ancora mentre stava facendo ritorno a casa, e giun-to nella piazza del Villaggio aveva già deciso quale sarebbe stata la cena del suo piccolo Doki... Risotto ai funghi!

Passarono alcuni giorni senza che di Dindondolo e del suo cagnolino si sapesse qualcosa. Un sabato sera, mentre Casoletta stava riordinando piattini e tazze, la porta a vetri della sua Cioccolateria... Dling Dlong... si aprì e fece il suo ingresso il sacrestano con una faccia triste e lunga due chilometri!

– Ci sono problemi, buon Dindondo-lo? – domandò Casoletta cominciando ad asciugare cucchiaini e forchettine.

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“Cuoco” Dindondolo e la dieta del cuccioletto

– Ho bisogno di un consiglio, ma ho vergogna a parlartene!

– Fra amici non bisogna mai avere vergogna, soprattutto se non s’è fatto nulla di male! Problemi con il tuo Doki immagino, vero?

– Già... Penso proprio di non essere adatto a fare il “papà adottivo”!

– Perché? Dai, raccontami cos’è successo – disse Casoletta facendo se-dere Dindondolo al tavolo più vicino e mettendogli davanti un piatto colmo di bignè alla crema pasticciera e al budino di cioccolato.

– Il mio piccolo Doki sta morendo... – sussurrò il povero spauracchio e un lacrimone gli scese lungo la guancia.

– Il cucciolo è malato?!? – strillò Ca-soletta. – Ma allora bisogna chiamare Quantobasta perché lo visiti e poi...

– No, non è malato nel senso di ave-re la febbre oppure il mal di pancia... e nemmeno sta morendo sul serio... Io volevo solo dire che sta morendo di fame, poverino!

– Morir di fame nella Valle di Rispar-miolandia? È im-pos-si-bi-le! – senten-ziò la spauracchia.

– E invece è possibilissimo, se hai per padrone un incapace come il sottoscritto!

A quel punto Casoletta capì che doveva saperne un po’ di più di quel che stava succedendo. Si sedette allora accanto all’amico e lo sottopose a un vero e proprio interrogatorio.

– Cosa dai da mangiare al piccolino? – All’inizio e per la prima settimana

l’ho nutrito col latte tiepido tre volte a giorno.

– E fin qui tutto bene! Poi?– Poi ho pensato che forse Doki do-

veva essersi stufato di mangiare sem-pre la solita sbobba, così mi son fatto prestare un libro di cucina da maestro Abbecedario... e finalmente mi sono sbizzarrito!

– Sbizzarrito a far che cosa?– A preparare i manicaretti più

succulenti e buoni che si possa imma-ginare...

– Dimmi alcuni di questi piatti, for-za! – disse Casoletta, che sapeva già ahimè quali risposte avrebbe sentito...

– Polenta e ossibuchi, ad esempio, oppure cotolette in umido con pata-te al forno... minestrone di verdure e maccheroni al ragù, filetti di trota alla piastra e prosciutto col melone...

– E Doki? Cos’ha fatto il tuo cagno-lino?

Dindondolo si mise la testa fra le mani, appoggiò i gomiti sul tavolo e scoppiò a piangere: – È proprio sfortu-nato... Sigh! Sigh!... il mio piccolo Doki...

– Sfortunato per che cosa?– Ma perché gli è capitato come

padrone un cuoco pasticcione! Gli ossibuchi erano ancora mezzi crudi, le cotolette in umido erano dure come il cuoio, il minestrone di verdure non sa-peva da niente, mentre in compenso i maccheroni al ragù erano così salati da sembrar cotti nell’acqua di mare... Doki è stato bravo, dai? Ha annusato per be-nino tutti i piatti che gli ho proposto, ha dato anche una leccatina qui e là e poi è tornato in cuccia a stomaco vuoto!

– E tu... tu... tu non gli hai dato

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nient’altro da mangiare? – esclamò Casoletta facendosi andar di traverso la camomilla che stava bevendo.

– Scusami, sai?, ma il piccoletto del latte s’era stufato e quanto al resto...

– Stop! – urlò Casoletta perdendo quasi la pazienza, ma poi si trattenne e riprese a parlare sottovoce e con più calma... – Stop, fa’ silenzio e ascoltami! Il fatto che a Doki il tuo latte tiepido non piacesse più, te l’ha fatto capire lui in qualche modo o te lo sei messo in testa tu?

Dindondolo ci pensò su alcuni se-condi e poi... – No, l’ho capito io dal suo sguardo un po’ malinconico... «Basta latte, per piacere!» sembravano dire quegli occhioni buoni...

– A parte che tutti i cucciolotti hanno occhi buoni e uno sguardo un po’ malinconico quando sono affamati, Doki è ancora troppo piccolo e non sa parlare. Quindi, il fatto che si sia stan-cato del latte è solo frutto della tua fantasia, caro Dindondolo! Anche per-ché tutti i cuccioli bevono latte tiepido, finché sono piccoli, ricòrdalo!

Lo spauracchio smise di piangere, tirò su col naso e si girò a guardare Casoletta. – Mi stai forse dicendo che mi sono sbagliato? Che ho fatto quasi morir di fame il mio cucciolino solo perché non ho capito quel che gli piace mangiare?

Casoletta fece un rapido cenno di assenso con la testa e...

– Ecco?!? Vedi?!? – riprese a sin-ghiozzare e a urlare il sacrestano. – Sono un padrone degenere! Sono uno

scriteriato, uno sciocco... dovrebbero arrestarmi, ecco quel che mi meriterei!

– Ma no, non disperarti – lo consolò l’amica, cercando di tranquillizzarlo. – Succede a molti genitori, sai?, di non capire quel che serve o non serve al proprio figlioletto! Succede all’inizio, ma poi uno si fa un po’ di esperienza e alla fine ne sa più di un medico o di un cuoco!

– Dici? – balbettò Dindondolo, tiran-do ancora su col naso.

– Dico e confermo! Anzi, sai che facciamo? Adesso prendo una bottiglia di buon latte fresco, ti riaccompagno a casa e prepariamo assieme una bella cenetta per il tuo piccolo amico.

– Posso però chiederti un grosso fa-vore, Casoletta – sussurrò il sacresta-no con un fil di voce, come se nessun altro dovesse ascoltare quel segreto.

– Dimmi e se posso...

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– Certo che puoi! Ti chiedo solo di non raccontare agli altri quel che è suc-cesso... No, non per me, mi starebbero le risatine e anche i rimbrotti degli amici, ma Doki forse non capirebbe e potrebbe perdere la fiducia nel suo “babbo adottivo”, non credi?

– Certo che ci credo! Quella dei mac-cheroni al ragù e del prosciutto e melo-ne rimarrà un nostro segreto, va bene?

Andava senz’altro bene: Dindondolo fece un gran sorriso e s’alzò dal tavolo.

Non vi sto a raccontare le feste che il piccolo Doki fece a Casoletta, quando la vide entrare in casa con una bottiglia di latte fresco in mano. E non vi dico i salti e gli scodinzolii mentre un pento-lino colmo di latte si stava scaldando sulla fiamma del fornello. E vi lascio immaginare quanto abbaiare festoso accompagnò il buon Dindondolo che si piegava per appoggiare a terra una grossa ciotola piena di latte fino all’orlo!

– Ci mettiamo un cucchiaino di zuc-chero? – propose lo spauracchio.

– Ma scherzi? Lo zucchero fa male, ai denti dei cuccioli, e il latte è ottimo anche così, te l’assicuro!

Doki lappò in un baleno l’intera ciotola e poi si girò muovendo la coda per volerne ancora. Casoletta prese un pezzetto piccolo di pane secco, lo inzuppò nel latte tiepido che era rimasto nella pentola e lo diede al cagnolino, che l’annusò, decise che era decisamente di suo gradimento e... Gnammm!... se lo mangiò in un sol boccone!

Andò avanti così per mezza mi-chetta, dopo di che... – Adesso basta, piccolo ingordo! – disse Casoletta, grattando il mento del cucciolo, che... Gruuuppp!... con un ruttino fece capire d’aver gradito quella cenetta deliziosa!

Quindi s’avvicinò alla cuccia rica-vata nel cassetto più basso del comò di Dindondolo, abbassò il pancino fin quasi a terra e... Pissshhh... fece pipì sul pavimento guardandosi attorno tutto soddisfatto e orgoglioso della sua impresa.

Casoletta sbarrò gli occhi, si girò a guardare l’amico sacrestano e... – Ma non gli hai insegnato che la pipì e an-che qualcos’altro bisogna farli sempre fuori di casa?

Dindondolo si piegò a guardarsi la punta delle scarpe e... – Quello della pipì è il secondo problema che mi dà pensiero... Ma come posso farlo capire al piccolino, se ancora non parla?

– Dobbiamo chiedere aiuto a chi se ne intende! – decretò a quel punto la spauracchia.

– E chi potrebbe essere quest’esperto in pipì di cagnolini?

– Senz’altro il contadino Gioacchino potrebbe esserci di aiuto. Domattina noi due e il piccolo Doki andremo a trovarlo, va bene?

Va benissimo, pensò Dindondolo pulendo per terra e mettendo poi il suo cucciolotto nel cassetto per la nanna.

E finalmente si ritornò a dormire tranquilli, in casa del nostro simpatico sacrestano!

(3. continua)

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