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BEAtI A PASQUA GIOvANNI PAOLO II E GIOvANNI XXIII IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO DI NUORO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO SETTIMANALE DELLA COMUNITÀ DIOCESANA Abbonamento annuo: ITALIA 25,00 • EUROPA 100,00; • RESTO DEL MONDO 120,00; - UNA COPIA 0,80 C/CP N. 10770089 Direzione - Redazione - Amministrazione: P.zza Vitt. Emanuele, 8 - 08100 Nuoro - Tel. 0784.36.755 - Fax 0784.20.84.29 E-mail: [email protected] - (Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 comma 20/B L. 662/96 Filiale di Nuoro) ANNO 88 - N. 36 - NUORO 13 OTTOBRE 2013 L’Italia non soddisfa neppure i migranti Il Cameroun della missionaria nuorese La musico- canto terapia per fermare il Parkinson A PAGINA 3 A PAGINA 7 A PAGINA10 CHECCO E MIRELLA VI INVITANO PER LE VOSTRE RICORRENZE: MATRIMONI - BATTESIMI - CRESIME - COMUNIONI - LAUREE ALLA CUCINA OGLIASTRINA DEL BUONGUSTAIO ANTIPASTI: TERRA e MARE PRIMI: Culurgiones (specialità vera) - Ravioli - Risotti - Al- tri primi a scelta SECONDI: Capretto - Agnello - Porcetto - Vitella - Gri- gliate di pesce di ogni qualità DOLCI: Sebadas - Chiacchiere e altre specialità SALE PER CONVEGNI E ANCHE BUFFET PRANZI E CENE PERSONALIZZATI PRANZI D’ASPORTO SU ORDINAZIONE Assisi- Roma, Roma-Assisi, andata e ritorno. Un Santo e un Papa, ad ottocento anni di distanza. San Fran- cesco è andato a Roma per essere “confermato” dal succes- sore di Pietro, e Papa Francesco – il primo successore di Pie- tro che ha scelto di chiamarsi come il “poverello” – viene ad Assisi per “confermare” nella fede la sua Chiesa. E lo fa con un gesto clamoroso, non però nel senso in cui lo inter- pretano i media, ma entrando – anche questa una prima volta di un Papa – nella Sala della Spoliazione, il luogo dove San Francesco ha abbandonato i beni terreni, per spie- gare “di che cosa deve spogliarsi la Chiesa”. Non solo la Chiesa, ma tutti i cristiani, perché la Chiesa siamo tutti noi. Così – come aveva fatto nel suo primo discorso al Sera- fico – abbandona il testo scritto per parlare per circa dieci minuti a braccio. Parte da Francesco, e a Francesco si rivol- gerà con una sorta di preghiera speciale nell’omelia della Messa: tre invocazioni, più il “rilancio” di una preghiera per Assisi, per l’Italia, per il mondo. Ripercorriamo alcune tappe del terzo viaggio del Papa in Italia, per la festa del suo Patrono: un itinerario di 30 chilo- metri, a piedi e in “papamobile”, per toccare 12 luoghi francescani, con momenti pubblici ed altri privati e molto intimi, come il pranzo con i poveri al Centro di accoglienza della Caritas, la sosta silenziosa in preghiera sulla tomba di San Francesco o a Santa Chiara “a tu per tu” con il Croci- fisso di San Damiano. Nel tardo pomeriggio, il “bagno di folla” con i giovani, a Santa Maria degli Angeli, preceduto dalla preghiera alla Porziuncola: quasi una “Gmg” umbra con 12mila ragazzi che quasi straripavano dalle transenne. Quando Gesù è risorto “era bellissimo, non aveva nel suo corpo né lividi né ferite”, ma “ha voluto conservare le piaghe e le ha portate in cielo”. È la frase più toccante del primo discorso del Papa, al Serafico, dove il Papa si è in- trattenuto per 45 minuti con i bambini disabili e si è la- sciato “provocare” da una donna, la direttrice dell’Istituto, Francesca Di Maolo. Pellegrinaggio diocesano in Terra Santa Luoghi e parole della vita di Gesù Cristo A PAGINA 3 I MAGAZZINI Via Deffenu, 86 Nuoro CONFEZIONI ABBIGLIAMENTO CLASSICO ED ELEGANTE CONTIENE I. P. NUOVA TRAGEDIA NELLA FUGA VERSO L'EUROPA Oltre 300 africani muoiono nel naufragio di Lampedusa A PAGINA 3 Il Santo Padre ad Assisi dove è vissuto il poverello da cui ha preso il nome Il Papa nella terra di San Francesco La prima volta di un Pontefice nella Sala della Spoliazione per indicare la scelta che deve fare la Chiesa A PAGINA 2

3 Il Papa nella terra di San Francesco · intimi, come il pranzo con i poveri al Centro di accoglienza della Caritas, la sosta silenziosa in preghiera sulla tomba di San Francesco

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Page 1: 3 Il Papa nella terra di San Francesco · intimi, come il pranzo con i poveri al Centro di accoglienza della Caritas, la sosta silenziosa in preghiera sulla tomba di San Francesco

BEAtIA PASQUA

GIOvANNI PAOLO IIE GIOvANNI XXIII

IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CPO DI NUOROPER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTOSETTIMANALE DELLA COMUNITÀ DIOCESANA

Abbonamento annuo: ITALIA € 25,00 • EUROPA € 100,00; • RESTO DEL MONDO € 120,00; - UNA COPIA € 0,80C/CP N. 10770089 Direzione - Redazione - Amministrazione: P.zza Vitt. Emanuele, 8 - 08100 Nuoro - Tel. 0784.36.755 - Fax 0784.20.84.29

E-mail: [email protected] - (Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 comma 20/B L. 662/96 Filiale di Nuoro)

ANNO 88 - N. 36 - NUORO 13 OTTOBRE 2013

L’Italianon soddisfa

neppurei migranti

Il Cameroundella

missionarianuorese

La musico-canto

terapiaper fermareil Parkinson

A PAGINA 3

A PAGINA 7

A PAGINA10

CHECCO E MIRELLA VI INVITANOPER LE VOSTRE RICORRENZE:

MATRIMONI - BATTESIMI - CRESIME - COMUNIONI - LAUREEALLA CUCINA OGLIASTRINA DEL BUONGUSTAIO

• ANTIPASTI: TERRA e MARE• PRIMI: Culurgiones (specialità vera) - Ravioli - Risotti - Al-

tri primi a scelta• SECONDI: Capretto - Agnello - Porcetto - Vitella - Gri-

gliate di pesce di ogni qualità• DOLCI: Sebadas - Chiacchiere e altre specialità

SALE PER CONVEGNI E ANCHE BUFFETPRANZI E CENE PERSONALIZZATI

PRANZI D’ASPORTO SU ORDINAZIONE

Assisi-Roma, Roma-Assisi, andata e ritorno. Un Santo eun Papa, ad ottocento anni di distanza. San Fran-

cesco è andato a Roma per essere “confermato” dal succes-sore di Pietro, e Papa Francesco – il primo successore di Pie-tro che ha scelto di chiamarsi come il “poverello” – vienead Assisi per “confermare” nella fede la sua Chiesa. E lo facon un gesto clamoroso, non però nel senso in cui lo inter-pretano i media, ma entrando – anche questa una primavolta di un Papa – nella Sala della Spoliazione, il luogodove San Francesco ha abbandonato i beni terreni, per spie-gare “di che cosa deve spogliarsi la Chiesa”. Non solo laChiesa, ma tutti i cristiani, perché la Chiesa siamo tutti noi.

Così – come aveva fatto nel suo primo discorso al Sera-fico – abbandona il testo scritto per parlare per circa dieciminuti a braccio. Parte da Francesco, e a Francesco si rivol-gerà con una sorta di preghiera speciale nell’omelia dellaMessa: tre invocazioni, più il “rilancio” di una preghieraper Assisi, per l’Italia, per il mondo.

Ripercorriamo alcune tappe del terzo viaggio del Papa inItalia, per la festa del suo Patrono: un itinerario di 30 chilo-metri, a piedi e in “papamobile”, per toccare 12 luoghifrancescani, con momenti pubblici ed altri privati e moltointimi, come il pranzo con i poveri al Centro di accoglienzadella Caritas, la sosta silenziosa in preghiera sulla tomba diSan Francesco o a Santa Chiara “a tu per tu” con il Croci-fisso di San Damiano. Nel tardo pomeriggio, il “bagno difolla” con i giovani, a Santa Maria degli Angeli, precedutodalla preghiera alla Porziuncola: quasi una “Gmg” umbracon 12mila ragazzi che quasi straripavano dalle transenne.

Quando Gesù è risorto “era bellissimo, non aveva nelsuo corpo né lividi né ferite”, ma “ha voluto conservare lepiaghe e le ha portate in cielo”. È la frase più toccante delprimo discorso del Papa, al Serafico, dove il Papa si è in-trattenuto per 45 minuti con i bambini disabili e si è la-sciato “provocare” da una donna, la direttrice dell’Istituto,Francesca Di Maolo.

Pellegrinaggiodiocesano

in Terra SantaLuoghi e

paroledella vita diGesù CristoA PAGINA 3

I MAGAZZINI

Via Deffenu, 86Nuoro

CONFEZIONIABBIGLIAMENTO

CLASSICO ED ELEGANTE

CONTIENE I. P.

NUOVA TRAGEDIANELLA FUGA VERSO L'EUROPA

Oltre 300 africanimuoiono nel naufragio

di LampedusaA PAGINA 3

Il Santo Padre ad Assisi dove è vissuto il poverello da cui ha preso il nome

Il Papa nella terra di San FrancescoLa prima volta di un Pontefice nella Sala della Spoliazione per indicare la scelta che deve fare la Chiesa

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L’ORTOBENE 7DOMENICA 13 OTTOBRE 2013

VITA ECCLESIALE

Il 27 aprile 2014 – Dome-nica II di Pasqua, dellaDivina Misericordia –

sarà il giorno fortemente desi-derato della canonizzazione didue Papi che hanno segnato lastoria della Chiesa e del mon-do negli ultimi cinquant’anni,entrando nel cuore di credentie non credenti. Sorge una do-manda: perché proprio in quel-la festa? Perché non prima?Perché prolungare l’attesa e ildesiderio di milioni di fedeliper ulteriori sette mesi?

La risposta la troviamo nel-la mente e nel cuore di PapaFrancesco, che ha scelto comemotto del suo ministero “Mi-serando et eligendo” e nella re-cente intervista a “La CiviltàCattolica” ha dichiarato prio-ritaria per la Chiesa “la capa-cità di curare le ferite e di ri-

scaldare il cuore dei fedeli”, in-dicando ripetutamente ai con-fessori il dovere di essere “an-zitutto ministri di misericor-dia”. Papa Francesco si sentein piena sintonia con i suoidue predecessori, vedendo inessi dei grandi testimoni edevangelizzatori della miseri-cordia divina. Per questo, pro-prio per questo, vuole che laloro elevazione alla gloria deglialtari avvenga in quel giornoche, per volontà di GiovanniPaolo II, è la celebrazione so-lenne della Misericordia di Diomanifestatasi nella passione,morte e risurrezione di Gesù.

Ma che cosa accomuna Gio-vanni XXIII e Giovanni PaoloII come Papi della misericor-dia? Ecco: in modi diversi, constili differenti, in momenti sto-rici mutati, quei due Papi han-

no saputo rappresentare al vi-vo i mille colori dell’amore delPadre che attende il figlio pro-digo e poi gli corre incontro perabbracciarlo. Se GiovanniXXIII ha manifestato la tene-rezza di Dio – come dimentica-re quel discorso della luna chesi affaccia dal cielo per vedere isuoi figli: 11 ottobre 1962 –Giovanni Paolo II ha reso pre-sente la forza dell’amore diquel Pastore che instancabilepercorre le strade del mondofino allo stremo della propriavita per raccogliere i suoi figlidispersi. Se Giovanni XXIIIassume i tratti del volto di Ge-sù che chiama: “Venite a mevoi tutti che siete affaticati eoppressi”, Giovanni Paolo IImanifesta l’immagine di quelpastore che lascia le novanta-nove pecore nell’ovile per an-

dare decisamente a cercare sututte le strade del mondo lapecora che si è perduta e poise la carica sulle spalle per ri-portarla all’ovile.

Due uomini, due Papi chehanno segnato la storia. Per-sonalità grandi, diverse, ep-pure collegate dal filo d’orodella testimonianza della mi-sericordia di Dio, amore cheperdona, che unisce, che faChiesa. Sintetizzabili in duemomenti. 11 ottobre 1962,giorno dell’inizio del ConcilioVaticano II: Papa Giovannisaluta il suo popolo: “Cantan-do, sospirando, piangendo,ma sempre pieni di fiducianel Cristo che ci aiuta e che ciascolta, continuiamo a ri-prendere il nostro cammino.Addio, figlioli”. Morirà ottomesi dopo il 3 giugno 1963,

mentre il popolo, segnato dal-l’amore misericordioso del Pa-dre celeste di cui ha intravi-sto il volto in quello del “Papabuono” invade piazza SanPietro, inginocchiandosi suisampietrini bagnati per ac-compagnarlo all’ovile eterno.

2 aprile 2005: GiovanniPaolo II, morente, sente lapresenza della grande follache in piazza San Pietro pregaper lui: è consapevole di essereil buon pastore che ha raccoltoaccanto a sé le sue pecorelle:“Vi ho cercato. Adesso voi sie-

te venuti da me. E di questovi ringrazio”. Tutto è compiu-to: il gregge è stretto accanto alui. Ora il pastore è felice: “La-sciatemi andare alla casa delPadre”.

Due pastori, due testimonidella misericordia di Dio: nes-sun buon pastore può morirein solitudine; le braccia amo-rose del Padre celeste lo accol-gono, innalzato fino al cielodalle braccia dei suoi figli aiquali ha annunciato l’amoreinfinito di Dio.

Vincenzo Rini

Beati ad aprileGiovanni Paolo IIe Giovanni XXIII

Dietro invito del mio Superiore,don Vito Spagnolo della

Società San Paolo, dal 16 aprile 2013al 12 giugno sono stata in Cameroun.Prima 10 giorni nella città di Bafous-sam e successivamente a Soukpen.

Soukpen è un villaggio che si trovaad una ventina di chilometri daBafoussam, sulle rive del fiumeNoun, e per arrivarci si passa perstradine di campagna e si attraversa-no piccoli villaggi dove la gente vivein casette fatte con mattoni di fango.

È a Soukpen che Maria Negretto,Annunziatina come me della Fami-glia Paolina e missionaria in Came-roun da 43 anni, ha creato un Centrodi Accoglienza, Formazione e Riedu-cazione per giovani usciti dal carcereche si impegnano per tre anni in unprogetto agricolo e di allevamentoche dà poi loro la possibilità di unpiù facile reinserimento nella società.

Sono partita da Fiumicino con Ca-terina Spadafora del gruppo di Ro-ma e ad Istanbul si sono uniti a noiVeronica, una ragazza della città diVenezia, e un collaboratore di Mariache rientrava nella sua terra dopo ilsoggiorno di un mese in Italia.

Insieme abbiamo preso il volo perDouala, dove abbiamo fatto sostapresso un centro missionario perchéarrivate poco dopo la mezzanotte eal mattino abbiamo preso l’autobusper Bafoussam.

Douala è una grande città con ae-roporto internazionale e il suo portoè uno dei più importanti dell’Africa,è una metropoli in continua espan-sione e dal clima insopportabile, latemperatura è sempre superiore ai30 gradi.

A Bafoussam sono stata ospite diMaria Negretto e con lei ho parteci-pato alle celebrazioni liturgiche dellaCattedrale vicina alla sua abitazio-

ne, ho visitato il Centro di Salute diBaleng-Lafè da lei fondato, il carceredi Bafoussam, la chiesa dei PadriDehoniani, i vari uffici più importan-ti, i market, i mercati della frutta,delle verdure, delle stoffe e dell’abbi-gliamento.

Ho visitato con Caterina e Veroni-ca le località di Bandjoun, Foumbot eFoumban, sede del sultano e moltocaratteristica per i lavori artigianali.

La casa di Maria è come una pic-cola Nazareth in cui regnano Gesù ela Madonna, Regina degli Apostoli.Al centro di essa c’è infatti una pic-cola cappella in cui Gesù è semprepresente. Maria passa diverse ore delmattino e della sera davanti al San-tissimo Sacramento, da Lui attendeconsigli e a Lui affida la sua opera eogni iniziativa perché sia secondo ilsuo cuore. L’ho vista sempre attentaa mettere i fiori freschi del suo cortiledavanti a Gesù, alla Vergine e al no-stro Fondatore, il Beato Giacomo Al-berione, che lo si scorge subito appe-na si entra nella sua casa perchémesso di fronte alla porta d’ingressoquasi per accoglierti e darti il benve-nuto nella nuova terra che Mariaama molto.

Benvenuta in Cameroun!Si prova una grande emozione al

pensiero che si cammina su un conti-nente nuovo visto prima solo su unacarta geografica o su internet e ilpensiero va subito al Signore per rin-graziarlo di averci assistito in unviaggio tanto lungo non privo di ri-schi e per averci offerto la grandepossibilità di poter fare un’esperienzadi missione con una grande missio-naria come Maria, in Africa dal 1969.

Bafoussam, si trova a trecento chi-lometri da Douala, ed è situata nellaregione degli altopiani dell’ovest delCameroun, conta sui 383.000 abitanti.

Grazie all’altitudine che va daimille ai millecinquecento metri, godedi un clima temperato. La maggio-ranza della popolazione si dedica al-l’agricoltura, per il sostentamentodella famiglia e per il commercio che,nei vari settori, è molto sviluppato,insieme all’artigianato. Tutti ti salu-tano: Bonjour ma soeur!

Alle 5.45 ci si ritrova in chiesa perle lodi e per la santa messa, il parro-co dà l’annuncio del nostro arrivo etutti battono le mani in segno di ac-coglienza. Finita la messa c’è chi siferma in preghiera davanti al taber-nacolo, gli altri escono e fuori si vedeun grande movimento: tutti corrono.

La boulangerie si riempie, il pa-ne c’è in abbondanza, tutti lo pren-dono, i grandi vanno ai campi o almercato o nei vari uffici, i bambinie i ragazzi vanno a scuola, arrivanosulle moto che sfrecciano in conti-nuazione senza fermarsi, la prece-denza è la loro, bisogna lasciarlepassare, si fermano solo se si facenno loro per la richiesta di unpassaggio. Nessuno porta il casco el’autista non si prende nessuna re-sponsabilità in caso di incidente, sisale a proprio rischio e pericolo. Lemoto servono come taxi per il tra-sporto anche di intere famiglie perstrade impervie.

Tutti hanno fretta e non c’è tempoper pensare ai pericoli, l’importante èarrivare a destinazione.

Il carcere di Bafoussam è so-vraffollato, può contenere 650 dete-nuti ma ce ne sono il doppio.

Grazie all’intervento di Mariapresso le autorità locali le condizionidi vita dei prigionieri sono migliorate.

Dopo aver messo piede per la pri-ma volta nel carcere provò moltacompassione e disse a se stessa: “Nonposso mica lasciare gente in questecondizioni, con la rogna, i capelli lun-ghi, le pulci, tutto sporco, niente ac-qua né sapone, né cibo” ed ha inizia-to ad andare con frequenza in quelluogo di sofferenza e riesce a portareacqua potabile in tutta la prigione e

a nutrire correttamente i prigionieridue volte la settimana. Rimango col-pita dalla tenerezza con cui Maria siaccosta a ciascuno di essi, per tuttiha un saluto, una parola di incorag-giamento e a tutti porge la mano conlo stesso amore che può avere unamamma.

Io rimango un po’ impaurita, nonho mai visto così tanti giovani rin-chiusi in un carcere, per lo più perfurto, non ho il coraggio di dare lorola mano, preferisco salutarli con unsorriso e prego Gesù e Maria per-ché li aiuti. Nei loro volti c’è soffe-renza, rassegnazione, ma anche vo-glia di fare qualcosa: c’è chi è impe-gnato in cucina, chi prepara le borsee chi cuce.

Maria fa nascere in loro la spe-ranza di una vita nuova, diversa, cheanche per loro è riservata perché nontutto finisce in quelle quattro squal-lide pareti che sono il carcere. La si-tuazione può cambiare realmente, co-me è successo per diversi giovani dicui Maria si è già presa cura, perchél’amore di Dio vince sempre.

Separati dai grandi ci sono i ra-gazzi e anche da loro ci fermiamo persalutarli. Il clima è più disteso, com-muovono i loro canti e il loro sorriso.Con loro c’è una suora alla quale èstato dato il permesso, come a noi,di poter entrare per la loro formazio-ne umana e religiosa. Li vedo ben di-sposti ad accoglierci, Maria parla conloro in francese in modo molto affet-tuoso e nonostante siano in carcere lisento come messi al sicuro dalla si-tuazione di disagio che hanno vissutofuori. Spesso, infatti, i ragazzi sonoesposti ad abusi sessuali e ad altreforme di abusi minorili.

È necessario che ora qualcuno liprepari al dopo carcere, a come do-vranno riaffrontare la realtà una vol-ta usciti dalla prigione e questo èproprio l’assillo di Maria: la preoccu-pazione del dopo carcere che non puòavvenire in maniera repentina, è ne-cessario un passaggio intermedio incui sia data loro la possibilità di una

formazione non solo umana e religio-sa ma anche lavorativa.

Il mercato è affollatissimo.È il luogo dell’incontro dove si va

anche solo per parlare e vedere glialtri: la stessa trattativa sul prezzo èstrumento di dialogo e di confronto.

Tutti vogliono offrirti qualcosa ecercano di attirare in tutti i modi lanostra attenzione. Noi portiamo leborse e pensano che abbiamo moltisoldi perché bianchi.

Con gli adulti anche i bambini sonocoinvolti in questo lavoro. I loro pro-dotti sono sistemati per terra o in sem-plici baracche fatte con lamiere e suglialimenti ricade la polvere che vienesollevata dal veloce passaggio delle au-to o delle moto sulla terra rossa.

Nella permanenza a Bafoussamdue volte Maria ci porta con la suamacchina al centro sanitario di Ba-leng situato alla periferia della città.

Partecipiamo alla santa messacon il personale del centro e poi visi-tiamo l’ufficio di Maria, il reparto dimaternità, il laboratorio di analisi ele casette dove vengono ricoverati imalati più gravi, specialmente quelliterminali ai quali Maria non fa man-care le cure palliative per renderemeno duri gli ultimi giorni di vita.

Vedo arrivare tante donne in atte-sa alle quali l’infermiera fa educazio-ne sanitaria per prepararle al parto.

“Cura sì ma anche formazione” di-ce sempre Maria. “Il segreto per de-bellare la lebbra, l’AIDS e le tantemorti di bambini è stato quello del-l’educazione sanitaria”.

Dalla sala parto portano fuori unbellissimo bambino, è appena natoe questo miracolo si ripete in conti-nuazione.

Il Centro sanitario di Baleng cheva avanti con persone del posto cheMaria ha formato e che lei chiamasuoi figli è una grande fortuna per ipiù poveri che possono fare sul postole anali mediche senza dover spo-starsi alla capitale Yaoundè, rispar-miandosi un viaggio di più 300 km.

(1 - CONTINUA)

Il racconto africano dell’annunziatina di Nuoro, Nina Melas,che ha trascorso due mesi nel centro di accoglienza e formazione

realizzato nel 1969 dalla Società San Paolo

Cameroun, tra i malati e carceratidella missionaria Maria Negretto

Papa Francescoha scelto

la seconda domenicadi Pasqua

per la canonizzazionedei suoi duepredecessori

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L’ORTOBENE 7DOMENICA 20 OTTOBRE 2013

VITA ECCLESIALE

D OMENICA 6 ottobre, presso il cen-tro polivalente di Macomer messo

gentilmente a disposizione dalla localeAmministrazione comunale, si è svolto il III Conve-gno regionale dei catechisti.L’appuntamento biennale per tutti i catechisti del-

la Sardegna è stato promosso ed organizzato dall’Uf-ficio Catechistico Regionale, espressione della Confe-renza episcopale isolana e del suo de-legato per l’annuncio, la catechesi ela dottrina della fede S. E. Mons.Ignazio Sanna.Circa 600 i catechisti partecipanti,

entusiasti, attenti e desiderosi di for-marsi sempre più e meglio per il de-licato ministero di trasmissione ededucazione della fede. Maestro e re-latore del Convegno è stato Mons.Guido Benzi, direttore dell’UfficioCatechistico Nazionale, che rilan-ciando quanto Papa Francesco hadetto ai catechisti riuniti qualchegiorno fa a Roma per il Congresso internazionale hasuggerito loro come il catechista oggi può essereautentico testimone della fede a beneficio di chi in-contra e di quanti gli sono affidati.Dopo la relazione mattutina c’è stato un vivace

scambio di interventi tra l’assemblea ed il relatore,occasione di chiarimenti e confronti fra diversi ca-techisti ed esperienze in atto nelle parrocchie del-le Diocesi sarde tale per cui il Convegno regionalediviene sempre più occasione preziosa di incontro,dibattito e crescita fra le differenti realtà eccle-siali dell’isola.

Nel pomeriggio i convegnisti si sono divisi inquattro gruppi di studio, ciascuno con una diversatematica: la formazione dei catechisti (animato dadon Ubaldo Montisci, sdb); la catechesi di inizia-zione cristiana (animato da don Luigi Delogu); la

catechesi e la famiglia (animato dadon Marco Statzu e don Corrado Me-lis); la catechesi degli adulti (animatoda don Paolo Pala). Finiti i lavori neigruppi si è proceduto alla condivisio-ne sintetica dei risultati e al rilan-cio operativo da parte di don GuidoBenzi, anche lui visibilmente soddi-sfatto per la buona riuscita dellagiornata e per la vivace e partecipeinterazione dei catechisti.A conclusione di tutto, vertice della

vita cristiana e quindi anche del Con-vegno, si è celebrata l’Eucaristia, ren-

dimento di grazie alla SS.ma Trinità per tutte le Suemisericordie e rendimento di grazie, in questo conte-sto, per il dono della fede, per il dono della trasmis-sione della fede, per il dono di tanti appassionati ca-techisti che svolgono il loro ministero con generosità,gratuità, impegno e dedizione... testimoni del Cristoche incontrano e di cui mediano l’incontro per altri.Il Vescovo, in comunione con i Confratelli Vescovi,

ha inviato i catechisti verso le strade dell’annuncio edella catechesi, rimandando poi alle singole Diocesil’impegno di rinnovare il mandato per tutti coloroche saranno portatori della Buona Notizia.

La soddisfazione sperimentata e condivisa datutti i partecipanti ci fa comprendere che la stradadella comunione ecclesiale nella nostra Regionenon solo è possibile ma doverosa e foriera di fecon-dità spirituale, pastorale ed educativa.Gli appuntamenti regionali di prossima scaden-

za sono dati da un percorso di formazione per glianimatori delle equipe parrocchiali dei catechisti edil pellegrinaggio regionale in Terra Santa (sempreper catechisti) che si svolgerà la terza settimana diluglio 2014.

A cura dell’UCR

Il viaggio in Cameroun della nuorese Nina Melas prosegue a Soukpen,dopo aver lasciato la città di Bafoussam

A lezione di cristianesimocol sogno dell’italia

Le giornate dei ragazzi tra la scuola e la cura degli animaliARRIVATE a Soukpen inizia-mo un’altra avventura.I ragazzi ci accolgono sor-

ridenti. Il posto è bellissimo,tutto è naturale e i colori dellacampagna stupendi. L’Africaè veramente, mi son detta, ilcontinente dei colori. Non sen-to più le moto di Bafoussamma il cinguettio degli uccelli edegli altri animali di cui si oc-cupano i ragazzi stessi: galli-ne, oche, anatre, mucche, ca-prette, maialetti, cani…La nostra abitazione, la ca-

sa dei volontari, è nuova. Sia-mo le prime ad occuparla e sitrova in cima ad una collinapoco distante da quella deigiovani. Subito ci diamo da fa-re per prepararci le camere, lacappella e la cucina. Iniziamole grandi pulizie ma ci rendia-mo conto che l’acqua la dob-biamo usare con molta mode-razione, infatti ci accorgiamoche il livello del nostro serba-toio, che raccoglie acqua pio-vana, inizia a scendere e senon piove resteremo senz’ac-qua. Per fortuna ai piedi dellacollina c’è un pozzo di acquadi sorgente che Maria ha fattoscavare per dissetare anchegli abitanti dei villaggi vicini.Il pozzo è veramente un gran-de dono di Dio, da lì attingia-mo l’acqua per bere, per fareda mangiare, per lavare leverdure, per lavare i piatti, labiancheria… Vi lascio imma-ginare quante volte scendeva-mo per procurarcela!I ragazzi vengono subito a

trovarci e già ci fissano per ilgiorno seguente all’arrivo, alleore 14.00, l’incontro di cate-chesi. A quell’ora il sole è ve-ramente forte ma loro ci sonoabituati ed è abbastanza nor-male, siamo noi che ci dobbia-mo adattare.Ci dividiamo i compiti prin-

cipali: Caterina, che parla be-nissimo il francese, farà la ca-techesi ai ragazzi, Veronicaandrà alla scuola che Mariaha aperto per i bambini delvillaggio e li seguirà nelle atti-vità insieme ad altri due inse-gnanti camerunesi. Veronicaè una giovane di 24 anni, par-la il francese e l’inglese ed ha

un fortissimo spirito di adat-tamento. Io mi occuperò dellacucina.Non ho tanta familiarità

con i fornelli e il compito unpo’ mi spaventava, ma ho pen-sato che per 3 persone e conl’aiuto di Gesù e Maria ce l’a-vrei fatta. I posti a tavola,però, aumentavano di giorno

in giorno, perché i ragazzi aturno arrivavano in casa nelleore in cui avevamo fissato ilpranzo e la cena e quello cheavevo preparato per tre lo do-vevo dividere anche per sei.Più avanti ad una settimanadalla partenza si sono uniti anoi altri due italiani, Giulio eAndrea, venuti dal nostro pae-se per installare nel villaggio ipannelli solari e poter averedirettamente in casa l’acquadel pozzo e la corrente. Comevedete la famiglia cresceva eogni giorno sperimentavamocome il Signore non ci facevamancare nulla.Padre Appollinaire, parroco

a Foumbot, viene presto a tro-varci e dopo aver celebrato laSanta Messa ci lascia GesùEucaristia per l’adorazione eper la comunione. Ci prometteche sarebbe ritornato e questoci dava grande consolazione.Fissiamo l’ora di adorazio-

ne per le 17.00 e qualcuno deigiovani si unisce a noi in pre-

ghiera e con noi recita i salmiin italiano. L’Adorazione erail momento in cui i due Conti-nenti, Italia e Cameroun, sep-pure lontani, si univano e sifacevano vicini. Il nostro pen-siero raccoglieva tutti e tuttipresentavamo a Gesù. Con glistessi sentimenti recitavamoal mattino nella cappellina ilSanto Rosario alla VergineSanta. Dalle 14.00 e sino alleore 16.00, come fissato dai ra-gazzi, ci incontravamo per lacatechesi.Caterina, passando dagli

episodi più significativi del-l’Antico Testamento agli avve-nimenti del Nuovo, con entu-siasmo trasmetteva l’amorealla Parola di Dio e suscitavail desiderio di prendere in ma-no la Bibbia, cosa che faceva-no volentieri e qualcuno haanche espresso il desiderio divoler essere battezzato. L’in-contro di catechesi si conclu-deva con la lezione di italia-no, perché i ragazzi sognanodi poter venire un giorno inItalia e volevano imparare lecose più importanti. Siamopartite con i verbi e poi alla fi-ne facevamo fare anche piccolidettati. Il vocabolario france-se-italiano che mi ero portataappresso mi è stato subito se-questrato. I ragazzi se lo pas-savano tra di loro e non face-vano altro che copiarsi le pa-role in italiano. Ho promessoche per Natale ne avrei man-dato uno per ciascuno e questoli ha resi molto felici.

Quando rientravano daicampi passavano a salutarci enon venivano mai a mani vuo-te, dentro le loro magliette cherivoltavano o dentro gli zai-netti c’erano sempre i mango,gli avocado o le papaie. Ioamavo ricambiare questi lorogesti tanto affettuosi con i bi-scotti che mi procuravo quan-do avevamo la possibilità diandare a Bafoussam.Ho insegnato dei ritornelli

in italiano che ripetevanospesso e che cantavano congioia nei momenti di catechesie di preghiera o mentre anda-vamo alla chiesetta del villag-gio, distante più di mezz’ora apiedi, per la celebrazione dellaParola.Mi porto nel cuore il loro

sorriso, i loro canti e in parti-colare quello dal titolo: “Venezchantons notre Dieu”, il lorodire sempre “grazie”, in italia-no s’intende. Tante volte hosentito dentro la gioia dellamamma che vede rientrare isuoi figli dal lavoro e può offri-re loro qualcosa di pronto damangiare; proprio a loro cuimancava per la maggioranzail calore di una vera famiglia,io mi sentivo di offrire tuttol’affetto che solo una veramamma sa donare.Li abbiamo accolti nella no-

stra casa senza pregiudizi, conl’amore, la pazienza e la mi-

sericordia che Gesù ci infon-deva e loro si sentivano liberidi raccontare le loro storie, diconfidare facilmente i loro sen-timenti, pensieri, desideri epaure. Ogni giorno questaapertura cresceva e ogni gior-no di più ci sentivamo partedella stessa famiglia: figli del-l’unico Padre che è nei cieli,fratelli di Gesù Cristo.Ora mi porto sempre ap-

presso un biglietto che mihanno inviato per posta in cuitra l’altro c’è scritto: “votrepresance ici nous a donnèbeaucoupe de joie” e questo èper me la più grande ricom-pensa.In conclusione non posso

non aggiungere che se ho vis-suto serenamente e gioiosa-mente questa grande e bellaesperienza lo devo a chi il Si-gnore e la Vergine Maria mihanno messo a fianco: Maria,Caterina e Veronica, e a tut-te le preghiere che ogni gior-no si levavano a Dio da partedel mio Superiore, le Annun-ziatine, i miei familiari, iparrocchiani di Santa Mariadella Neve insieme al Parro-co don Aldo e i miei colleghidi lavoro.Nel ringraziare tutti ag-

giungo che tutto è stato fattoper la gloria di Dio e l’amoreai fratelli.

(2 - FINE)

I N CO N T R I M E N S I L I

A S. Pietro di Sorressenso e valore

del matrimonioLE PROSSIME

DATE

1 0 N O V EM B R E :Mt 1,1-17: La genealogiadi Gesù Cristo figlio diDavide, figlio di Abra-mo ci permette di cono-scere la storia entro cuiGesù nasce e nella qua-le ci dobbiamo sentireimmersi. P. UgoLe opere di misericordiacorporale. P. Abate

2 4 N O V EM B R E :Matrimonio: È proprionecessario? P. Gianni

8 D I C E M B R E:Mt 1,18-25: L’Annuncia-zione a Giuseppe. SeGesù non è il figlio na-turale di Giuseppe, chiha generato Gesù? Itratti della singolarepaternità di Giuseppe.P. UgoLe opere di misericordiaspirituale. P. AbatePer informazioni:P. Bruno Tel. 079.824001 -Cell. 338.3725533 - e-mail:[email protected]

Il direttorenazionale Benzi:«Gli educatoripossono essere

autentici testimonidi fede

nelle comunità»

Le conclusioni del 3° convegnopromosso dall’Ufficio catechistico regionale

A Macomer 600 catechistisi formano per l’insegnamento