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4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO A. IL QUADRO DELL’AGRICOLTURA ROMANA SECONDO I DATI DEL REGISTRO IMPRESE a cura di Aurora Cavallo, Emanuele Blasi, Davide Marino in collaborazione con l’Area Studi e Sistemi Informativi della Camera di Commercio di Roma INTRODUZIONE Il presente lavoro traccia una fotografia del settore primario dell’area romana attraverso l’analisi dei dati del Registro Imprese della Camera di Commercio di Roma. Il database esaminato è particolarmente utile al fine di costituire un quadro informativo per le analisi sullo stato della struttura delle imprese agroalimentari romane, con particolare riferimento al capitale umano e al quadro delle relazioni di filiera dell’area. Dopo una sintesi sulla tipologia di dati del Registro Imprese, è discussa una disamina delle imprese per tipologia produttiva nel comparto agricolo e in quello dell’industria agroalimentare, cui segue la discussione dei risultati dell’analisi con riferimento al capitale umano dell’area e alla forma giuridica prevalente. L’analisi si completa con confronti di dettaglio tra i risultati provinciali e il livello nazionale. Il lavoro termina con alcune considerazioni di sintesi. Il quadro offerto può costituire un elemento utile per lo sviluppo di azioni d’intervento finalizzate a migliorare la qualità del capitale umano e a rafforzare la competitività delle imprese. I DATI DEL REGISTRO IMPRESE Il Registro Imprese è un registro pubblico gestito localmente dalla Camera di Commercio in cui sono riportate tutte le informazioni riguardanti la vita delle imprese. L’obbligatorietà dell’iscrizione e delle denunce di variazione, insieme alla fruibilità per via telematica dei dati, rendono il Registro Imprese una fonte utile per ottenere dati sui caratteri del contesto imprenditoriale di una data area. Il Registro Imprese si articola in una sezione ordinaria, una sezione speciale e nel Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative. Come noto, alla sezione ordinaria devono obbligatoriamente iscriversi tutte le imprese, eccezion fatta per i piccoli imprenditori, gli imprenditori agricoli, le società semplici e gli artigiani, che sono tenuti a iscriversi nella sezione speciale dello stesso Registro. I dati in esso contenuti riguardano la consistenza delle sedi d’impresa registrate per comune, per settore di attività economica e per forma giuridica, unitamente a informazioni anagrafiche su sesso, nazionalità ed età delle persone titolari di carica in impresa, raccolti nell’anno 2010. Le informazioni relative ai settori in cui sono attive le aziende iscritte al Registro sono raccolte per codice di attività economica ATECO che è la classificazione in uso presso i Registri Imprese tenuti dalle 103 Camere di Commercio italiane. La classificazione delle attività economiche ATECO è una tipologia di classificazione adottata dall’Istituto Nazionale di Statistica italiano (Istat) per le rilevazioni statistiche nazionali di carattere economico, la sigla è la traduzione italiana della Nomenclatura delle Attività Economiche (NACE) definita dall’Eurostat e, a livello nazionale, adattata dall’Istat alle caratteristiche specifiche del sistema economico italiano. Le varie attività economiche sono raggruppate in sezioni (1 lettera), sottosezioni (2 lettere), divisioni (2 cifre), gruppi (3 cifre), classi 156 LO SCENARIO ECONOMICO

4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

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Page 1: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO

A. IL QUADRO DELL’AGRICOLTURA ROMANA SECONDO I DATI DEL REGISTRO IMPRESE

a cura di Aurora Cavallo, Emanuele Blasi, Davide Marino in collaborazione con l’Area Studi e Sistemi Informativi

della Camera di Commercio di Roma

INTRODUZIONE

Il presente lavoro traccia una fotografia del settore primario dell’area romana attraverso l’analisi dei dati del

Registro Imprese della Camera di Commercio di Roma. Il database esaminato è particolarmente utile al fine di

costituire un quadro informativo per le analisi sullo stato della struttura delle imprese agroalimentari romane, con

particolare riferimento al capitale umano e al quadro delle relazioni di filiera dell’area.

Dopo una sintesi sulla tipologia di dati del Registro Imprese, è discussa una disamina delle imprese per tipologia

produttiva nel comparto agricolo e in quello dell’industria agroalimentare, cui segue la discussione dei risultati

dell’analisi con riferimento al capitale umano dell’area e alla forma giuridica prevalente. L’analisi si completa con

confronti di dettaglio tra i risultati provinciali e il livello nazionale. Il lavoro termina con alcune considerazioni di

sintesi. Il quadro offerto può costituire un elemento utile per lo sviluppo di azioni d’intervento finalizzate a

migliorare la qualità del capitale umano e a rafforzare la competitività delle imprese.

I DATI DEL REGISTRO IMPRESE

Il Registro Imprese è un registro pubblico gestito localmente dalla Camera di Commercio in cui sono riportate tutte

le informazioni riguardanti la vita delle imprese. L’obbligatorietà dell’iscrizione e delle denunce di variazione,

insieme alla fruibilità per via telematica dei dati, rendono il Registro Imprese una fonte utile per ottenere dati sui

caratteri del contesto imprenditoriale di una data area. Il Registro Imprese si articola in una sezione ordinaria, una

sezione speciale e nel Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative. Come noto, alla sezione ordinaria

devono obbligatoriamente iscriversi tutte le imprese, eccezion fatta per i piccoli imprenditori, gli imprenditori

agricoli, le società semplici e gli artigiani, che sono tenuti a iscriversi nella sezione speciale dello stesso Registro.

I dati in esso contenuti riguardano la consistenza delle sedi d’impresa registrate per comune, per settore di attività

economica e per forma giuridica, unitamente a informazioni anagrafiche su sesso, nazionalità ed età delle persone

titolari di carica in impresa, raccolti nell’anno 2010.

Le informazioni relative ai settori in cui sono attive le aziende iscritte al Registro sono raccolte per codice di attività

economica ATECO che è la classificazione in uso presso i Registri Imprese tenuti dalle 103 Camere di Commercio

italiane. La classificazione delle attività economiche ATECO è una tipologia di classificazione adottata dall’Istituto

Nazionale di Statistica italiano (Istat) per le rilevazioni statistiche nazionali di carattere economico, la sigla è la

traduzione italiana della Nomenclatura delle Attività Economiche (NACE) definita dall’Eurostat e, a livello

nazionale, adattata dall’Istat alle caratteristiche specifiche del sistema economico italiano. Le varie attività

economiche sono raggruppate in sezioni (1 lettera), sottosezioni (2 lettere), divisioni (2 cifre), gruppi (3 cifre), classi

156

LO SCENARIO ECONOMICO

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(4 cifre), categorie (5 cifre) e sottocategorie (6 cifre).

È opportuno evidenziare alcune caratteristiche del data base preso in esame. In primo luogo, l’oggetto d’indagine

è rappresentato dalle localizzazioni delle imprese, i luoghi in cui è condotta l’attività produttiva: è un dato

particolarmente adatto per comprendere cosa il territorio produce e dove operano i titolari delle imprese. In questa

direzione, allo stesso titolare sono imputabili più registrazioni all’interno del Registro e più localizzazioni. Peraltro,

nel caso di imprese agricole che si iscrivono al Registro Imprese è assai frequente che riportino una sede legale

dell’azienda che per motivi amministrativi, di opportunità od organizzativi non coincide con quella operativa, nel

caso della nostra provincia è diffuso il caso di aziende che, secondo i dati del Registro Imprese, hanno sede a Roma

ma che nella realtà operano in altri comuni. Ancora, si ricorda che nel compilare le schede per l’iscrizione al Registro

frequentemente gli imprenditori riportano informazioni generiche a proposito del proprio ambito di attività; tali dati

sono ugualmente contabilizzati, ma nelle tabelle che seguono, rientrano nella categoria delle imprese generiche.

Infine, si rileva che per comodità di raccolta e di lettura delle informazioni, date le finalità eminentemente di studio

del presente lavoro, si è scelto di aggregare per macro categorie di riferimento l’insieme dei dati disponibili.

IL COMPARTO AGROALIMENTARE ROMANO SECONDO I DATI DEL REGISTRO IMPRESE

Il database contabilizzato comprende 64.7931 imprese, includendo aziende che operano nell’industria, commercio

e agricoltura del comparto agroalimentare2, per l’anno 2010. Tra queste, il commercio ricopre il peso maggiore,

comprendendo una quota pari a poco più del 70% del totale, con 47.025 imprese. In generale, nel periodo preso in

esame sono scomparse 12.552 imprese, pari a poco meno del 20%, sul totale di tutti i settori dell’agroalimentare. Ai

fini della presente indagine, tuttavia, si è scelto di considerare le imprese coinvolte nella produzione agricola e quelle

dell’industria agroalimentare, escludendo il commercio. Nel seguito, quando si farà riferimento genericamente a

imprese agroalimentari, si considerano la componente primaria e quella dell’industria agroalimentare.

Nella provincia di Roma le imprese agricole e quelle agroalimentari sono poco più di 17.000 di cui poco meno

dell’ottanta per cento sono aziende agricole e le restanti si dividono tra silvicoltura, pesca e acquacoltura e industrie

alimentari e bevande.

Del complesso delle imprese agroalimentari la quota di aziende non attive, o con procedure d’inattivazione in

corso, è pari al 19%, il dettaglio dello stato delle imprese è riportato in Tabella 1.

Tabella 1

Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010

157

LO SCENARIO ECONOMICO

IMPRESE NELL’AGROALIMENTARE NELLA PROVINCIA DI ROMA

STATO IMPRESE (UNITÀ) IMPRESE (%)

Attive 52.241 81Sospese 4 0Inattive 7.202 11Con Procedure concorsuali 2.625 4In Scioglimento o Liquidazione 2.721 4

Totale 64.793 100

1 In questo contesto, le localizzazioni sono state equiparate a entità d’impresa, includendo aziende che operano nell’industria, commercio e agricoltura del comparto agroalimentare.

2 Nel dettaglio, si fa riferimento ai seguenti codici ATECO: A01, A03, C10, C11, G46.

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Si rilevano nel database un totale di 13.391 imprese agricole3, di queste il 43% sono orientate verso la produzione

di colture non permanenti, di cui le orticole rappresentano una quota pari al 30%, poco meno del 40% praticano

coltivazioni arboree, tra cui il 33% è costituito da vigneti e il 17% da oliveti. Il 14% circa sono aziende zootecniche,

il 2% sono aziende selvicolturali, mentre una quota pari a poco più del 0,70% sono aziende “generiche”, ovvero casi

in cui conduttori non hanno specificato l’indirizzo produttivo; infine si registra la presenza di 34, pari allo 0,25%,

imprese vivaistiche.

I dati di dettaglio sono riportati in Tabella 2. Tra le aziende con indirizzo produttivo prevalente coltivazioni

permanenti si registrano 5.823 imprese, di queste 1.526 imputazioni, il 26% circa, non possono essere catalogate in

nessuna sottocategoria poiché i produttori non hanno specificato l’orientamento. Le restanti 4.297 imprese si sono

registrate come segue: 1.962 nella categoria coltivazioni di seminativi, mentre le orticole in pieno campo e protette

sono praticate in 1.736 aziende. Le imprese specializzate nella coltivazione di tabacco sono 7, mentre si contano

592 imprese tra floricoltura, foraggio e altre colture non permanenti.

Tra le coltivazioni arboree si sono registrate 5.263 imprese di cui: 2.444 non hanno specificato appartenenza a

sottocategorie, ovvero il 46% del totale arboricoltura, 1.777 si sono registrate come aziende vitivinicole e 925 come

olivicole, 8 producono frutta di origine tropicale e subtropicale, 49 agrumi, 12 pomacee e drupacee, 43 sono

specializzate nella coltivazione di altri alberi da frutta compresa la frutta in guscio4.

La zootecnia romana, secondo i dati del Registro Imprese, comprende 1.903 imprese, di cui 126 aziende generiche,

804 allevamenti specializzati in bovini e bufale da latte per la produzione di latte crudo, 14 allevamenti di bovini e

bufalini da carne, 202 allevamenti di cavalli e altri equini, 436 ovicaprini, 26 suini, 66 polli, infine 229 aziende di

altra zootecnia5.

Particolarmente rilevante nel database è la quota d’imprese che non hanno specificato il proprio orientamento

produttivo, pari a oltre il 31% delle aziende agricole romane sul totale delle imprese per tutte le sottocategorie in

cui non è presente il dettaglio. La quota è in proporzione più elevata per le aziende specializzate in produzioni

vegetali, in media pari a circa il 36% delle imprese iscritte, con percentuale più alta per le aziende specializzate in

colture arboree, mentre scende al 6% tra le aziende zootecniche.

In generale, i dati del Registro Imprese ci consegnano il quadro di un’agricoltura provinciale che si caratterizza per

la produzione di seminativi e di colture arboree che insieme rappresentano i 4/5 della produzione, segue il peso

della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle

imprese iscritte, il 7% di aziende olivicole.

158

LO SCENARIO ECONOMICO

3 Codice ATECO 01, gruppo 1.4 Rispettivamente cod. 121, 126, 122, 123, 124, 125.5 Per altra zootecnia s’intende la somma delle sottocategorie: cunicoltura, animali da pelliccia, apicoltura, bachicoltura e altri.

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Tabella 2

Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010

L’industria agroalimentare è classificata secondo i codici ATECO all’interno della categoria C10 e C11. I dati del

Registro Imprese fanno riferimento, per la provincia di Roma, a un totale di 2.910 imprese, escluse le aziende

dell’industria enologica. Sul totale una settantina di aziende non ha specificato la propria attività produttiva

all’interno di sottocategorie. I dati sono riportati in Tabella 3 e, informa più sintetica, nel grafico in Figura 1. In primo

luogo, è necessario sottolineare il ruolo ricoperto dall’industria della panificazione e pastificazione, pari a quasi il 70%

del totale delle imprese. Emerge con chiarezza anche il ruolo ricoperto dall’industria per la lavorazione della carne

pari al 27% dell’intero settore, i mattatoi sono in provincia di Roma pari a 234 imprese, di queste solo quattro si

occupano della lavorazione delle carni avicole. Segue per importanza relativa il comparto della zootecnia da latte e

dei derivati pari al 13% dell’agroindustria a netto, la cui produzione vede coinvolte 112 aziende, di cui solo 3 si

occupano della produzione di gelati, le restanti, fatta eccezione per tre che non hanno dichiarato la propria

sottocategoria di appartenenza, si occupano di trattamento igienico del latte e di produzioni lattiero casearie.

Leggendo i dati, in termini di rapporti verticali e d’integrazione nelle filiere produttive, spicca - oltre al ruolo

dell’industria per la panificazione e pastificazione - il ruolo ricoperto dalle aziende di lavorazione di zucchero,

spezie, cacao, confetteria, caffè, tè, infusi, condimenti, su un totale di 125 aziende. In entrambi i casi si tratta di

imprese che lavorano prodotti provenienti in larga parte dall’area extra provinciale e perlopiù distanti dall’ambito

159

LO SCENARIO ECONOMICO

LE AZIENDE AGRICOLE DELLA PROVINCIA PER ORIENTAMENTO PRODUTTIVO

ORIENTAMENTO PRODUTTIVO IMPRESE (UNITÀ) IMPRESE (%)

Generico 97 0,72Coltivazioni non permanenti 5.823 43,48di cui Generiche 1.526 26,20di cui Seminativi 1.962 33,70di cui Orticole 1.736 29,80di cui Tabacco 7 0,10di cui Altre non permanenti 592 10,20

Coltivazioni permanenti 5.263 39,30di cui Generiche 2.444 46,44di cui Uva da vino 1.777 33,76di cui Semi oleosi (Olivo) 925 17,58di cui Agrumi 49 0,93di cui Pomacee e drupacee 12 0,23di cui Altra frutticoltura 43 0,82di cui Frutta tropicale 8 0,15

Vivai 34 0,25Allevamenti 1.903 14,21di cui Generiche 126 6,62di cui Bovini e bufalini da latte 804 42,25di cui Bovini e bufalini da carne 14 0,74di cui Equini 202 10,61di cui Ovicaprini 436 22,91di cui Suini 26 1,37di cui Avicoli 66 3,47di cui Altri allevamenti 229 12,03

Selvicoltura 271 2,02

Totale 13.391 100,00

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agricolo. In questa direzione, sarebbe particolarmente utile confrontare i dati censuari relativi all’area provinciale

per l’agricoltura con quelli del Registro Imprese per l’industria agroalimentare al fine di ottenere un quadro di

dettaglio sui rapporti di filiera nel contesto provinciale. Questo vale in misura particolare per l’industria frantoiana

e molitoria, come pure per le aziende di trasformazione dell’uva.

Tabella 3

Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010

Le stesse considerazioni valgono nel caso della produzione di bibite analcoliche e acque minerali all’interno del

comparto dell’industria enologica, in cui le aziende che producono vino (71) ricoprono un peso del 2,3% rispetto

alle aziende produttrici di bibite e acque minerali pari a 1,6%. Nel comparto enologico spicca il dato relativo ai

birrifici e agli impianti per lavorazione del malto (10 imprese), comparto in crescita nel contesto generale dell’area.

160

LO SCENARIO ECONOMICO

LE IMPRESE AGROALIMENTARI PER INDIRIZZO PRODUTTIVO

INDIRIZZI PRODUTTIVI IMPRESE (UNITÀ) IMPRESE (%)

Generiche 70 2,28Lavorazione e conservazione frutta e ortaggi 72 2,35Industria frantoiaria 93 3,03Industria molitoria 47 1,53Produzione panetteria e pasta 2.029 66,09di cui generiche 206 - di cui panetteria e pasticceria 1.132 - di cui produzione biscotti e pasticceria conservata 82 - di cui produzione paste alimentari e altri 409 - Lavorazione zucchero e spezie 125 4,07Produzione latte e lavorazione derivati 112 3,65Mattatoi 234 7,62di cui di carne avicola 4 - Lavorazione prodotti ittici 32 1,04Preparati di carne e piatti pronti 96 3,13

TOTALE (C10) 2.910 94,79

Industria enologica (C11) 160 5,21di cui generiche 9 - di cui produzione di vini da tavola, vqprd e spumanti 71 - di cui produzione di distillati 19 - di cui produzione di malto 2 - di cui produzione di birra 8 - di cui produzione di bibite analcoliche e acque minerali 51 -

TOTALE INDUSTRIA AGROALIMENTARE (C10 + C11) 3.070 100,00

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Figura 1

Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010

La produzione di vino e di alcolici6 è operata da un totale di 160 imprese, delle quali oltre il 44% è rappresentato

da aziende specializzate per la produzione di vini da tavola, vini di qualità prodotto in regione determinata

(v.q.p.r.d.) e spumanti. Poco meno del 32% del gruppo è costituito da aziende per la produzione di bibite

analcoliche e acque minerali. Le restanti sono distillerie (12% circa), oltre ad aziende per la produzione di malto e

birra pari a poco più del 6%, unitamente a una piccola quota di aziende generiche. In questa direzione, è

particolarmente utile approfondire, nei capitoli che seguono l’analisi dei rapporti interni alle filiere, con particolare

attenzione a quella dei cereali, olio, vino, carne e latte.

Nella Tabella 4 si è scelto di sintetizzare il quadro dell’agroalimentare romano secondo i dati del Registro Imprese

dettagliando le tipologie produttive per localizzazione tra il comune di Roma e l’intera provincia. Si sottolinea

ancora una volta come i dati vadano letti in termini indicativi relativamente alla distribuzione spaziale delle imprese

sul territorio, dal momento che nel database di riferimento le localizzazioni sono l’oggetto dell’indagine e con esse

si intende i luoghi dove è condotta l’attività produttiva, che non necessariamente coincidono con le imprese o i

conduttori aziendali. In questo senso, i dati in Tabella 4 evidenziano il ruolo attrattore di Roma, che tende a

sovrastimare la presenza di aziende agricole nella capitale a causa del fatto che frequentemente le imprese vi

collocano la sede legale che spesso è diversa da quella operativa dove ha luogo l’attività agricola. Procediamo con

l’esame di dettaglio dei risultati. Intanto, a Roma si concentrano il 38% delle imprese agroalimentari, mentre nel

161

LO SCENARIO ECONOMICO

2,28 2,35 3,031,53

66,09

4,07 3,65

7,62

1,043,13

5,21

0,00

10,00

20,00

30,00

40,00

50,00

60,00

70,00

Generiche Lavorazione econservazione

frutta eortaggi

Industriafrantoiaria

Industriamolitoria

Produzionepanetteria e

pasta

Lavorazionezucchero e

spezie

Produzionelatte e

lavorazionederivati

Mattatoi Lavorazioneprodotti ittici

Preparati dicarne e piatti

pronti

Industriaenologica

(C11)

L’INDUSTRIA AGROALIMENTARE ROMANA PER COMPARTO

6 Codici da 11.01.00 a 11.07.00.

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resto della provincia si registrano 62% aziende. Spicca, la presenza nella capitale del 35% delle imprese attive nel

primario, evidentemente sovrastimata per i motivi poc’anzi accennati. Rilevante è il ruolo dell’industria alimentare

che si concentra nel capoluogo per poco meno del 60%, come l’industria delle bevande pari a circa il 65%.

Tabella 4

Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010

Nella Figura 2, a margine dell’analisi delle imprese agroalimentari per localizzazione si è scelto di rappresentare il

peso relativo ricoperto dalle singole tipologie nell’intera provincia. Il comparto agroalimentare vede la prevalenza

del peso delle imprese agricole pari a circa l’ottanta per cento del totale, seguito dall’industria alimentare pari a

poco più del 16%, un ruolo minoritario spetta alla pesca e alla selvicoltura, come all’industria delle bevande,

comprensiva dell’enologia.

Può essere utile nel commentare i dati riportati in Tabella 4 e in Figura 2 sottolineare la rilevanza del dato del

primario romano, tenuto conto che i dati rappresentano un insieme parziale. In questa direzione, una spiegazione

giunge dalla conoscenza delle peculiari caratteristiche della proprietà fondiaria, prevalentemente di grandi

dimensioni a carattere estensivo e concentrata nelle mani delle famiglie aristocratiche e degli enti ecclesiastici fino

agli interventi di Riforma fondiaria e di bonifica degli anni ’50. Tale caratteristica rappresenta, pur all’interno di un

quadro eterogeneo per singole macro zone, un elemento dominante sugli assetti e sulle stratificazioni territoriali

dell’area ed è la chiave di lettura attraverso cui esaminare gli sviluppi del comparto agricolo romano fino a oggi.

Figura 2

Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010

162

LO SCENARIO ECONOMICO

LOCALIZZAZIONE AZIENDE PER AREA E TIPOLOGIA PRODUTTIVA

PRODUZIONI SELVICOLTURA PESCA E INDUSTRIE INDUSTRIA TOTALEAGRICOLE ACQUACOLTURA ALIMENTARI DELLE BEVANDE LOCALIZZAZIONI

(Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%)

Roma 4.934 34,9 102 37,6 46 16,0 1.723 59,2 103 64,4 6.908 38,9Extra Roma 9.205 65,1 169 62,4 242 84,0 1.187 40,8 57 35,6 10.860 61,1

Totale provincia 14.139 100,0 271 100,0 288 100,0 2.910 100,0 160 100,0 17.768 100,0

79%

2%2%

16%

1%

Produzioni agricole

Selvicoltura

Pesca e acquacoltura

Industrie alimentari

Industria delle bevande

LE IMPRESE AGROALIMENTARI PER TIPOLOGIA PRODUTTIVA

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LE PECULIARITÀ DELLE IMPRESE AGROALIMENTARI ROMANE SECONDO I DATI DEL REGISTRO IMPRESE:

CAPITALE UMANO E FORME GIURIDICHE

Conoscere le caratteristiche del capitale umano agricolo è di fondamentale importanza per ottenere un quadro

articolato del potenziale produttivo dell’area romana.

Lo sviluppo del capitale umano, tra gli altri effetti, si coniuga con l’innovazione organizzativa, contribuendo a

modificare i rapporti consolidati che intercorrono tra gli attori, pubblici e privati, e condizionando lo sviluppo del

sistema agro-alimentare. In questa direzione, si è scelto di prendere in esame, unitamente ai caratteri del capitale

umano in ambito agricolo, il quadro dell’agroalimentare romano per classi di natura giuridica. Tali dati possono

costituire un utile parametro per valutare la capacità delle imprese dell’area di aprirsi verso strategie di sviluppo

esterne all’azienda, basate su forme di collaborazione e integrazione con altre strutture agricole aggregate in forma

societaria.

In Tabella 5 sono presi in esame i dati del Registro Imprese con riferimento alla situazione anagrafica delle imprese.

La tabella sintetizza il quadro di riferimento per conduttori aziendali per sesso. In primo luogo, si nota come sul

totale delle imprese agroalimentari della provincia di Roma il 37% delle aziende sia condotto da donne, una

percentuale leggermente superiore si registra nel caso delle aziende agricole, quota che scende al 34% nel caso

delle imprese alimentari. Nella distribuzione per classi di età, nel comparto agricolo, le fasce più rappresentate sono

quelle da 30 a 70 anni di età, con la prevalenza di quella compresa tra 50 e 69 anni in cui ricadono il 40% dei

conduttori dell’intera provincia. I conduttori di età superiore ai 70 raggiungono una percentuale pari al 20%, ma

quello che più sorprende è la quota di imprenditori agricoli giovani pari al 5%. Nel caso dell’industria alimentare

una quota pari a più del 44% degli imprenditori ricade nella fascia di età compresa tra 30 e 50 anni, mentre

conduttori più anziani sono poco più del 14% del totale. Tali dati forniscono il quadro di un settore agroalimentare

territoriale che presenta trend nettamente positivi se paragonati al contesto nazionale (Istat, 2011), confermando il

carattere di dinamicità di larga parte dell’agricoltura romana.

Tabella 5

163

LO SCENARIO ECONOMICO

IMPRENDITORI PER CLASSI DI ETÀ E SESSO

PROVINCIA DI ROMA CLASSE DI ETÀ SESSOn.c. da 18 a da 30 a da 50 a >=70 Totale Femmine Maschi Totale

29 anni a 49 anni 69 anni anni complessivo complessivo

COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI 3 446 3.119 3.599 1.824 8.991 3.384 5.607 8.991ANIMALI, CACCIA E SERVIZICONNESS

SILVICOLTURA ED UTILIZZO 17 54 38 13 122 15 107 122DI AREE FORESTALI

INDUSTRIE ALIMENTARI 4 32 332 312 113 793 270 523 793

INDUSTRIA DELLE BEVANDE 2 3 3 8 2 6 8

Totale complessivo 7 495 3.507 3.952 1.953 9.914 3.671 6.243 9.914

Page 9: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010

In questa direzione, si è scelto di eseguire alcuni confronti con l’andamento degli stessi dati registrati a livello nazionale

dall’ultima indagine censuaria (Istat, 2011). Particolarmente rilevante è il ruolo della giovane imprenditoria nell’area

romana, sia per l’area provinciale con esclusione della capitale in cui raggiunge quota 5,4%, a fronte della media

nazionale del 2,5%, nell’area del capoluogo la media degli imprenditori di età inferiore ai 30 anni scende al 3,7%.

Lo stesso trend particolarmente positivo, in controtendenza con i dati nazionali, si registra nel caso della presenza

di imprenditori di età compresa tra 30 e 50 anni che costituiscono la quota più rappresentata nel contesto agricolo

romano.

Nel seguito del lavoro si è scelto di andare a considerare il ruolo ricoperto dagli imprenditori anziani con più di 70

anni di età, che nella media provinciale rappresentano il 20% del totale, a fronte della quota del 26% nell’area della

capitale. Osservando i dati censuari relativi alla classe di età del conduttore agricolo si nota come sia in aumento il

peso percentuale dei conduttori aventi più di 60 anni, che passa dal 53% al 55%, mentre si riducono quelli fino a

40 anni, dal 12 a 7% (Istat, 2011).

164

LO SCENARIO ECONOMICO

IMPRENDITORI PER CLASSI DI ETÀ E SESSO

ROMA CLASSE DI ETÀ SESSOn.c. da 18 a da 30 a da 50 a >=70 Totale Femmine Maschi Totale

29 anni a 49 anni 69 anni anni complessivo complessivo

COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI 97 704 1.082 691 2.574 1.027 1.547 2.574ANIMALI, CACCIA E SERVIZICONNESS

SILVICOLTURA ED UTILIZZO 2 2 10 5 19 5 14 19DI AREE FORESTALI

INDUSTRIE ALIMENTARI 1 13 135 145 71 365 98 267 365

INDUSTRIA DELLE BEVANDE 1 1 1 1

Totale complessivo 1 112 842 1.237 767 2.959 1.130 1.829 2.959

IMPRENDITORI PER CLASSI DI ETÀ E SESSO

EXTRA ROMA CLASSE DI ETÀ SESSOn.c. da 18 a da 30 a da 50 a >=70 Totale Femmine Maschi Totale

29 anni a 49 anni 69 anni anni complessivo complessivo

COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI 3 349 2.415 2.517 1.133 6.417 2.357 4.060 6.417ANIMALI, CACCIA E SERVIZICONNESS

SILVICOLTURA ED UTILIZZO 15 52 28 8 103 10 93 103DI AREE FORESTALI

INDUSTRIE ALIMENTARI 3 19 197 167 42 428 172 256 428

INDUSTRIA DELLE BEVANDE 1 3 3 7 2 5 7

Totale complessivo 6 383 2.665 2.715 1.186 6.955 2.541 4.414 6.955

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Figura 2

In Tabella 6 sono riassunte le informazioni del Registro Imprese relativamente alla tipologia di forma giuridica

prevalente nel comparto agroalimentare romano. In questo senso, il dato può fornire indicazioni sulla capacità delle

imprese di avviare percorsi di sviluppo condivisi con altre imprese al fine di migliorare la propria efficienza

nell’utilizzo dei fattori produttivi unitamente a una maggiore competitività sui mercati.

I dati in Tabella 6 fanno desumere come la forma giuridica prevalente nel primario romano sia l’impresa individuale,

per quanto le società di capitale rappresentino una quota pari al 7,3% del tutto rilevante in ambito agricolo. La

stessa quota sale al 14% nell’area del capoluogo e scende al 2,8% nel resto della provincia.

Volendo operare confronti con il quadro nazionale (Istat, 2011b) si consideri che la quasi totalità delle unità

produttive in agricoltura è rappresentata da aziende individuali (97,1%), mentre le aziende costituite in forma di

società costituiscono il 2,9% del complesso delle unità agricole italiane. Il dato delle aziende che presentano forma

societaria (la somma delle società di persone e quelle di capitale), nel caso di Roma è pari a 15,6%, nel caso del

resto della provincia scende a 7,6%, comunque nettamente più alto della media Italia. Il dato romano è

particolarmente positivo se si considera che, riguardo alle maggiori dimensioni economiche, le società

generalmente presentano valori medi aziendali e rapporti caratteristici notevolmente superiori a quelli riferiti

all’intero universo delle aziende. Si consideri altresì che la somma delle imprese individuali nel caso dell’agricoltura

provinciale è pari al 81,5% e nel caso del solo capoluogo scende a 65,6%, mentre lo stesso dato a livello nazionale

racchiude la quasi totalità delle imprese (Istat, 2011).

Tabella 6

165

LO SCENARIO ECONOMICO

IMPRENDITORIA Media provincia 37 % FEMMINILE Media Italia (Istat, 2011) 33,3 % Roma 40 %

} GIOVANI Media provincia 5 % IMPRENDITORI Media Italia (Istat, 2011) 2,5 % (< 30 anni) Roma 3,7 %

} IMPRENDITORIA Media provincia 37,6 %tra i 30 e 50 anni Media Italia (Istat, 2011) 18,6 % Roma 27 %

}

CONFRONTO DI DATI SULL’AGRICOLTURA PROVINCIALE CON I TREND NAZIONALI

LE IMPRESE AGROALIMENTARI ROMANE PER FORMA GIURIDICA

PROVINCIA DI ROMA CLASSE DI NATURA GIURIDICA

SOCIETÀ SOCIETÀ IMPRESE ALTRE TOTALEDI CAPITALE PERSONE INDIVIDUALI FORME

(Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%)

COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI ANIMALI 1297 9,2 902 6,4 11502 81,5 438 3,1 14.139 100,1CACCIA E SERVIZI CONNESSI

SILVICOLTURA ED UTILIZZO DI 87 32,1 40 14,8 129 47,6 15 5,5 271 100,0AREE FORESTALI

PESCA E ACQUACOLTURA 41 14,2 41 14,2 113 39,2 93 32,3 288 100,0

INDUSTRIE ALIMENTARI 1134 39,0 869 29,9 845 29,0 62 2,1 2.910 100,0

INDUSTRIA DELLE BEVANDE 121 75,6 19 11,9 10 6,3 10 6,3 160 100,0

TOTALE 2.680 15,1 1.871 10,5 12.599 70,9 618 3,5 17.768 100,0

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Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010

ALCUNE CONSIDERAZIONI DI SINTESI

L’analisi dei dati del Registro Imprese fornisce un quadro complessivamente positivo del comparto agricolo

romano, specie se confrontato con l’andamento degli stessi indici a livello nazionale. In questo senso, tanto l’analisi

dei caratteri del capitale umano quanto lo studio delle forme di natura giuridica prevalenti possono ricoprire un

ruolo importante nella stima del potenziale produttivo dell’area. In questa direzione, può essere utile circostanziare

i motivi per i quali, pur entro i limiti dati dalla tipologia dei dati di origine e in attesa dei risultati censuari, gli esiti

dell’analisi condotta sono segnatamente positivi. Alcuni degli effetti connessi agli indicatori capitale umano e forma

giuridica sono correlati alla possibilità di conseguire economie di scala o di scopo in grado di ridurre i costi e di

aumentare la redditività delle imprese, e di abbassare la soglia degli investimenti necessari all’introduzione di

innovazioni, o ancora all’ingresso in nuove aree, connesse alla trasformazione e alla commercializzazione. Peraltro,

tali dati si possono coniugare, con adeguate politiche di intervento a livello territoriale con la crescita professionale

degli operatori, indispensabile per la competitività delle imprese, e la permanenza dei giovani.

166

LO SCENARIO ECONOMICO

LE IMPRESE AGROALIMENTARI ROMANE PER FORMA GIURIDICA

PROVINCIA DI ROMA CLASSE DI NATURA GIURIDICA

SOCIETÀ SOCIETÀ IMPRESE ALTRE TOTALEDI CAPITALE PERSONE INDIVIDUALI FORME

(Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%)

COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI ANIMALI 989 20,0 505 10,2 3236 65,6 204 4,1 4934 100,0CACCIA E SERVIZI CONNESSI

SILVICOLTURA ED UTILIZZO DI 57 55,9 18 17,6 20 19,6 7 6,9 102 100,0AREE FORESTALI

PESCA E ACQUACOLTURA 25 54,3 4 8,7 2 4,3 15 32,6 46 100,0

INDUSTRIE ALIMENTARI 806 46,8 502 29,1 391 22,7 24 1,4 1723 100,0

INDUSTRIA DELLE BEVANDE 85 82,5 10 9,7 2 1,9 6 5,8 103 100,0

TOTALE 1.962 28,4 1.039 15,0 3.651 52,9 256 3,7 6.908 100,0

LE IMPRESE AGROALIMENTARI ROMANE PER FORMA GIURIDICA

EXTRA ROMA CLASSE DI NATURA GIURIDICA

SOCIETÀ SOCIETÀ IMPRESE ALTRE TOTALEDI CAPITALE PERSONE INDIVIDUALI FORME

(Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%)

COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI ANIMALI 308 3,3 397 4,3 8266 89,8 234 2,5 9205 100,0CACCIA E SERVIZI CONNESSI

SILVICOLTURA ED UTILIZZO DI 30 17,8 22 13,0 109 64,5 8 4,7 169 100,0AREE FORESTALI

PESCA E ACQUACOLTURA 16 6,6 37 15,3 111 45,9 78 32,2 242 100,0

INDUSTRIE ALIMENTARI 328 27,6 367 30,9 454 38,2 38 3,2 1187 100,0

INDUSTRIA DELLE BEVANDE 36 63,2 9 15,8 8 14,0 4 7,0 57 100,0

TOTALE 718 6,6 832 7,7 8.948 82,4 362 3,3 10.860 100,0

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Come noto, nella politica agraria dell’Unione Europea sono da lungo tempo presenti provvedimenti a favore

dell’insediamento di giovani agricoltori. Essi dovrebbero tendere a favorire l’entrata di giovani nel settore, ma

alcuni studi hanno mostrato come spesso l’esito di tali provvedimenti sia di anticipare la sostituzione nella gestione

aziendale dei figli che già lavorano in azienda (Carbone et al., 2005, Corsi, 2009).

Nella particolare fase congiunturale che stiamo attraversando è richiesta alle aziende agricole una maggiore capacità

di interpretare le istanze provenienti dal mercato, di progettare gli sviluppi di medio e lungo periodo e di sviluppare

strumenti necessari a valutare i risultati economici delle scelte fatte. In questa direzione, la capacità di confrontarsi

con le altre fasi della filiera - in particolare trasformazione e commercializzazione, dove si concentra in misura

crescente il valore aggiunto (Corsi, 2009) - è un punto chiave per gli sviluppi delle imprese e dei singoli comparti.

Il valore del capitale umano e la capacità imprenditoriale, infatti, si possono considerare prerequisiti di scelte

produttive che consentano, attraverso l’introduzione d’innovazione, di accrescere la competitività delle produzioni

sui mercati di sbocco. In questo senso, anche se all’interno di un quadro eterogeneo e probabilmente mutevole i

dati dell’area romana presentano aspetti d’indubbio interesse, specie se confrontati con il contesto nazionale.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

• Istat (2011), Dati in breve, report dei dati provvisori del 6° Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma.

• Istat (2011b), I risultati economici delle imprese agricole, scaricabile on line sul sito:

http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20110214_00/testointegrale20110214.pdf.

• Corsi A., Carbone A., Sotte F. (2005), “Quali fattori influenzano il ricambio generazionale?”,

Agriregionieuropa, n. 2, 9-12

• Corsi A. (2009), “Giovani e capitale umano in agricoltura”, Agriregionieuropa, n. 16, anno 5, 2009.

B. IL PROFILO DELL’AGRICOLTURA DELLA PROVINCIA DI ROMA NEL CENSIMENTO 2010

a cura di Aurora Cavallo, Emanuele Blasi e Davide Marino

INTRODUZIONE

Il presente lavoro è stato redatto utilizzando i risultati definitivi del VI Censimento Generale dell’Agricoltura allo

scopo di offrire un contributo di conoscenza e di approfondimento sulle caratteristiche del primario nella provincia

di Roma. Prima di procedere con l’analisi dei dati censuari è necessario affrontare alcune brevi considerazioni di

carattere metodologico. In primo luogo, va rilevata la scarsa confrontabilità dei dati del Censimento 2010 con i

risultati della precedente indagine censuaria. I dati del VI Censimento generale dell’agricoltura 2010 fanno

riferimento al campo di osservazione comunitario previsto dal Regolamento (CE) n. 1166/2008 del Parlamento

Europeo e del Consiglio. Tale campo di osservazione è parzialmente diverso da quello utilizzato nel 2000. In

particolare, hanno fatto parte del campo di osservazione del VI Censimento dell’agricoltura tutte le aziende con

almeno 1 ettaro di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e le aziende con meno di 1 ettaro di SAU che soddisfano le

167

LO SCENARIO ECONOMICO

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condizioni poste nella griglia di soglie fisiche regionali stabilite dall’Istat tenendo conto delle specializzazioni

regionali degli ordinamenti produttivi1 , nonché le aziende zootecniche, purché allevino animali, in tutto o in parte,

per la vendita. Mentre, non è stata applicata alcuna soglia minima per le aziende agricole operanti nei comparti

florovivaistico, viticolo e ortofrutticolo, in considerazione della loro possibile rilevanza economica anche per

superfici limitate.

La precedente indagine censuaria, invece, aveva identificato per la selezione delle aziende agricole il campo di

osservazione dell’Eurostat, che prevedeva un ulteriore criterio economico, relativo al valore dei prodotti venduti,

con una soglia minima di 4 milioni di lire. Un’altra differenza significativa riguarda il settore zootecnico: nel 2000

erano rilevati anche i capi allevati per autoconsumo, mentre nel 2010 i piccoli allevamenti a carattere familiare non

sono entrati a far parte dell’indagine censuaria.

L’unità di rilevazione dell’ultimo Censimento è l’azienda agricola e zootecnica definita come una “unità tecnico-

economica, costituita da terreni, anche in appezzamenti non contigui, ed eventualmente da impianti e attrezzature

varie, in cui si attua, in via principale o secondaria, l’attività agricola e zootecnica ad opera di un conduttore –

persona fisica, società, ente - che ne sopporta il rischio sia da solo, come conduttore coltivatore o conduttore con

salariati e/o compartecipanti, sia in forma associata”. Inoltre, è considerata unità di rilevazione anche l’azienda

zootecnica priva di terreno agrario. Per quanto concerne l’epoca di riferimento dei dati si sottolinea che:

• fanno riferimento all’annata agraria 1° novembre 2009 – 31 ottobre 2010 i dati relativi a informatizzazione

dell’azienda, utilizzazione dei terreni, metodi di produzione agricola e degli allevamenti, lavoro ed attività

connesse, contoterzismo, contabilità, ricavi, autoconsumo, commercializzazione dei prodotti aziendali;

• ffanno riferimento alla data del 24 ottobre 2010 i dati relativi a: forma giuridica, forma di conduzione,

superficie totale, superficie agricola utilizzata, corpi, consistenza degli allevamenti.

Il lavoro è suddiviso si articola come segue: il primo capitolo fornisce un’analisi descrittiva dell’agricoltura della

provincia di Roma nel Censimento 2010, esso fornisce il quadro delle tendenze strutturali e approfondisce

l’andamento dei principali ordinamenti produttivi. Il secondo capitolo prende in esame il quadro della specializzazione

produttiva dei Comuni della provincia per le principali coltivazione e allevamenti e fornisce un quadro delle

dinamiche intercensuarie degli indici di specializzazione.

B.1. LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELL’AGRICOLTURA PROVINCIALE

I dati del VI Censimento mostrano a livello provinciale un quadro strutturale caratterizzato da una forte

diminuzione delle aziende agricole, le quali, tuttavia, gestiscono superfici maggiori rispetto al precedente

Censimento seguendo l’andamento osservato a livello nazionale. Il fenomeno è conseguenza di un processo

pluriennale di concentrazione e di superfici coltivate e di allevamenti in un numero sensibilmente inferiore di

aziende agricole.

Secondo i dati dell’ultima indagine censuaria 2010 nella provincia di Roma operano 21.631 aziende agricole che

occupano una SAT di 249.124,01 ettari e su una SAU pari a 175.977.87 ettari. Il precedente censimento aveva

registrato 51.397 aziende su una superficie di 287.544,82 ettari, con una SAU di 193.092,35.

168

LO SCENARIO ECONOMICO

1 Nel caso del Lazio la dimensione aziendale minima è identificata in 0,3 ettari.

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Come evidenziato dall’andamento rappresentato in Figura 1, la flessione della dotazione strutturale dell’area romana

nell’ultimo decennio ha riguardato 29.766 unità, pari al 58% delle aziende agricole, a fronte di una diminuzione del

10% delle superfici. Va rilevato rispetto alle precedenti rilevazioni censuarie la tendenza alla riduzione delle

strutture agricole: se nell’intervallo censuario 1980 e 1990 era pari al 2,7% delle imprese e al 5,68% delle superfici,

nel decennio successivo ha riguardato il 16,5% delle aziende e il 19,7 delle superfici.

Figura 1

Il confronto con il territorio laziale mostra come la flessione del numero di imprese sia inferiore rispetto alla

tendenza registrata nell’area romana, avendo riguardato il 48% delle aziende a fronte di una flessione del 13% delle

superfici. La stessa dinamica negativa più contenuta a livello regionale era stata osservata nell’intervallo censuario

1980-1990.

Le aziende agricole della provincia di Roma rappresentano il 22%, nel 2000 costituivano poco meno del 28% di

quelle dell’intera Regione, mentre la superficie agricola provinciale è pari oggi al 27% di quella del Lazio e il dato

si è mantenuto costante rispetto al 2000.

La tendenza alla riduzione strutturale presenta un andamento eterogeneo per zone altimetriche. Infatti, come

evidenziato in Figura 2, nelle aree di collina e di montagna le aziende sono diminuite rispettivamente del 62% nelle

aree collinari, in cui la scomparsa ha riguardato oltre 25.000 unità (25.340) e del 64% nelle aree montane, in cui la

flessione ha interessato 4.333 aziende, mentre in pianura la flessione ha riguardato solo 93 aziende attestandosi sul

3%, a fronte del virulento processo di uscita che nell’area provinciale è pari al 50% delle aziende. Gli stessi dati

aziendali, a livello regionale registrano una flessione complessiva del 48%, pari al 53% di aziende scomparse nelle

aree montane, al 50% nella fascia collinare e al 27% delle aziende che ricadevano in aree di pianura. Il dato mostra

come l’agricoltura provinciale specializzata collocata nella fascia costiera è riuscita a resistere al processo di raziona-

lizzazione che investe il settore primario a livello regionale e nazionale.

169

LO SCENARIO ECONOMICO

-70%

-60%

-50%

-40%

-30%

-20%

-10%

0%

Numero Aziende Regione Lazio Numero Aziende Prov. Roma Sup. tot Regione Lazio Sup. tot Prov. Roma

AZIENDE E SUPERFICIE TOTALE (VARIAZIONI % 2000-2010)

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Figura 2

Nel precedente intervallo censuario la perdita di aziende agricole in pianura aveva riguardato il 53% delle aziende

passando dalle 8.039 unità del 1990 al 3.779 del 2000, mentre in collina la flessione riguardava il 12% circa delle

aziende e il 19% delle superfici agricole e in montagna il 9% delle aziende e il quasi il 145 delle superfici. Il

confronto mostra la parziale inversione di tendenza delle aziende intensive presenti nelle aree pianeggianti

dell’area romana.

Figura 3

170

LO SCENARIO ECONOMICO

-70%

-60%

-50%

-40%

-30%

-20%

-10%

0%

Montagna Collina Pianura

AZIENDE PER ZONE ALTIMETRICHE - PROV. ROMA (VARIAZIONE % 2000-2010)

-25%

-20%

-15%

-10%

-5%

0%

5%

10%

15%

Montagna Collina Pianura

SUPERFICIE TOTALE PER ZONE ALTIMETRICHE - PROV. ROMA (VARIAZIONE % 2000-2010)

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Il dato censuario relativo alle superfici, preso in esame nei dati in Figura 3, mostra come la contrazione delle aree

coltivate a livello provinciale complessivo pari al 10% si è concentrata nelle zone collinari per il 23%, con poco più

di 35.000 ettari, e in percentuale minima nelle aree montane con l’1%, pari a poco meno di 450 ettari; diversamente

le aree di pianura hanno registrato un incremento del 9% delle superfici agricole, pari a 6679 ettari. Anche in questo

caso si conferma l’andamento positivo del primario nella provincia di Roma in confronto con il dato regionale, per

il quale la flessione delle aree coltivate riguarda il 17% delle superfici collinari con 89.806 ettari, il 13% delle arre

montane con 36517 ettari e l’1% delle aree in pianura con n perdita di 2.217 ettari.

Gli andamenti descritti mostrano un cambiamento del peso delle zone altimetriche nell’agricoltura della provincia

di Roma, come evidenziano le Figure 4 e 5, le quali sintetizzano rispettivamente la composizione delle aziende e

della superficie agricola totale (SAT)2 per fasce altimetriche.

Figura 4

Figura 5

171

LO SCENARIO ECONOMICO

11,05%

72,38%

16,57%

Montagna

Collina

Pianura

COMPOSIZIONE DELLE AZIENDE AGRICOLE PER ZONE ALTIMETRICHE - PROV. ROMA 2010

21,69%

46,75%

31,56%

Montagna

Collina

Pianura

COMPOSIZIONE DELLE AZIENDE AGRICOLE PER ZONE ALTIMETRICHE - PROV. ROMA 2010

2 Area complessiva dei terreni dell’azienda formata dalla Superficie Agricola Utilizzata (SAU), da quella coperta da arboricoltura da legno, da boschi, dalla superficie agricola non utilizzata, nonché dall’area occupata da parchi e giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali, cortili, situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l’azienda.

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Le 21.631 aziende provinciali si collocano per quasi il 73% in aree collinari, con 15.657 unità, mentre una

percentuale di poco superiore al 10%, vale a dire 2.390 aziende, sono in aree montuose, e il 16% circa delle imprese

è situato in aree pianeggianti. Lo stesso dato nel 2000, fa registrare una flessione del numero di unità in collina, in

cui erano presenti poco meno dell’80 delle aziende, a fronte della diminuzione delle aziende in montagna che

erano pari a quasi il 15% del totale. Mentre, fa riportare ancora una volta, un elemento di positiva inversione di

tendenza il sostanziale incremento delle aziende in pianura, che nel 2000 erano il 6,3% del totale, con un aumento

del 38%. Il dettaglio relativo all’andamento delle superfici mostra come i circa 250.000 ettari di SAT si localizzino

per il 46% in collina, con una diminuzione ulteriore rispetto al precedente Censimento quando lo stesso dato era

pari al 56%; seguono le aree coltivate in pianura con 78.615 ettari, il 31% del totale, con un incremento rilevante

rispetto al 2000 quando in pianura erano localizzate poco più del 24% degli ettari complessivamente coltivati. In

montagna si situano oltre il 21% delle superfici con 54.045 ettari.

B.2. LA DIMENSIONE AZIENDALE

Secondo l’ultima indagine censuaria la superficie media aziendale nella provincia di Roma è aumentata, il

fenomeno s’inserisce nel già accennato processo di razionalizzazione in corso e avviatosi già a partire dagli anni ‘80.

L’evoluzione del quadro strutturale mostra rilevanti trasformazioni, conseguenti a un processo pluriennale di

concentrazione dei terreni agricoli in un numero sensibilmente minore di aziende. Come mostrano i dati nelle

figure 6 e 7, la SAT media delle aziende romane è aumentata passando a 11,52 ettari e la Superficie Agricola

Utilizzata (SAU)3 media è pari a 8,14 ettari. Lo stesso dato era pari a 5,41 per la SAT nella precedente indagine

censuaria e 3,73 ettari di SAU media aziendale, con un incremento pari rispettivamente al 53% e al 54% delle

dimensioni medie aziendali.

In primo luogo, si rileva come la classe di dimensione di SAU più rappresentata è quella delle aziende di piccole

dimensioni (fino a 5 ettari) che nel complesso costituiscono il 65% delle imprese romane e occupano il 9% della SAU

provinciale. Nel dettaglio, la quota delle aziende comprese tra 1 e 2 ettari è rappresentata da 4.991 aziende pari a circa

il 35% del totale, esse occupano appena il 3% della SAU complessiva. Le aziende comprese tra 2 e 5 ettari

rappresentano il 30% del totale e occupano poco meno del 6% della SAU totale. Le strutture agricole di dimensioni

medio piccole, comprese tra 5 e 10 ettari sono il 14% circa e occupano il 6% della SAU totale. Ancora, le aziende

comprese tra 10 e 50 ettari costituiscono il 15% del totale con poco più del 21% della SAU. Infine, le aziende di grandi

dimensioni, tra i 50 e i 100 ettari rappresentano oltre il 2,7 del totale delle imprese e gestiscono il 7,7 delle superfici

complessive oltre i 100 ettari, sono poco più del 2% del totale ma occupano più del 50% della SAU complessiva

provinciale. Il confronto con il precedente intervallo censuario mostra i segni di un accentuato processo di razionaliz-

zazione. A fronte di una riduzione del 37% circa delle aziende, passate da poco più di 20.000 unità a circa 13.000, sono

le aziende di piccolissime dimensioni a registrare una pesante emorragia. Si sottolinea, infatti, la scomparsa delle micro

aziende e delle aziende di piccolissime dimensioni, quelle comprese tra 1 e 2 ettari che nel 2000 costituivano poco

più del 46% del totale, a fronte dell’attuale 35%, e occupavano il 6,3% della SAU, rispetto al 3% circa di oggi. La stessa

flessione si registra per le aziende di dimensioni medio piccole fino a 20 ettari, come sintetizzato nei dati di Tabella 1.

I processi avviatisi a partire dagli anni ’80 conoscono un’ulteriore accelerazione nell’ultimo decennio.

172

LO SCENARIO ECONOMICO

3 Costituisce l’insieme dei terreni investiti a seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli e castagneti da frutto. Essa costituisce la superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole.

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Figura 6

Figura 7

Tabella 1

173

LO SCENARIO ECONOMICO

0,00

2,00

4,00

6,00

8,00

10,00

12,00

14,00

Aziende -Superficie

totale 2000

Aziende - Superficie

totale 2010

Aziende - SAU 2000 Aziende - SAU 2010

SUPERFICIE TOTALE E SAU - PROV. ROMA (MEDIA AZIENDALE IN ETTARI)

0

5

10

15

20

2000 Sup. tot. 2010 Sup. tot. 2000 SAU 2010 SAU

SUPERFICIE TOTALE E SAU, ESCLUSE LE AZIENDE INFERIORI AD UN ETTARO (MEDIE AZIENDALE IN ETTARI)

AZIENDE E SUPERFICI PER CLASSI DI SAU - VARIAZIONI INTERCENSUARIE PERCENTUALI

2000-2010 1990-2000CLASSE SAU AZIENDE SUPERFICI AZIEND SUPERFICI

0,01 - 0,99 ettari -72,01% -67,30% -18,23% -17,73%

1-1,99 ettari -52,73% -52,40% -22,76% -21,84%

2-2,99 ettari -45,53% -45,90% -32,63% -33,17%

3-4,99 ettari -30,25% -32,10% -34,48% -33,36%

5-9,99 ettari -16,31% -15,91% -29,96% -30,26%

10-19,99 ettari -6,02% -2,04% -35,64% -32,96%

20-29,99 ettari 24,18% 17,79% -27,95% -30,87%

30-49,99 ettari 20,72% 11,24% -14,62% -19,40%

50-99,99 ettari 35,74% 24,13% -27,41% -28,00%

100 ettari e più 12,20% -3,19% -16,99% -8,81%

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Dall’altra parte le aziende di dimensioni medie e medio grandi, comprese tra 20 e 100 ettari tendono a crescere, in

media del 27% circa, con il picco di oltre 35% per le unità comprese tra 50 e 100 ettari. Lo stesso incremento

conoscono le superfici di riferimento più contenute solo per le aziende di oltre 100 ettari. Il dato è particolarmente

positivo se confrontato con la precedente rilevazione censuaria, che aveva fatto registrare la flessione di tutte le

classi di SAU e delle relative superfici. Tale andamento può essere visualizzato con maggiore efficacia andando a

guardare i grafici delle Figure 8 e 9 che sintetizzano le variazioni percentuali registrate negli ultimi due intervalli

censuari nelle classi di aziende rispettivamente per SAT e SAU.

Figura 8

Figura 9

Come si vede la dimensione media aziendale è cresciuta notevolmente nell’ultimo decennio, in conseguenza della

riduzione del numero di aziende attive (-37%), a cui ha fatto riscontro una diminuzione della superficie coltivata

più contenuta del 5,9%. Si sottolinea che gli stessi dati a livello nazionale fanno registrare una flessione del 32,2%

delle aziende e del 2,3% delle superfici. In generale, è verosimile che gli impatti delle politiche agricole da una

174

LO SCENARIO ECONOMICO

-80,00%

-60,00%

-40,00%

-20,00%

0,00%

20,00%

40,00%

1990-2000

2000-2010

Tito

lo a

sse

2-2,99 ettari

5-9,99 ettari

10-19,99 ettari

20-29,99 ettari

30-49,99 ettari

50-99,99 ettari

1-1,99 ettari

3-4,99 ettari

100 ettari e

più

0,01 - 0,99 etta

ri

CLASSI DI SUPERFICIE TOTALE IN ETTARI (VARIAZIONI PERCENTUALI INTERCENSUARIE)

-80,00%

-60,00%

-40,00%

-20,00%

0,00%

20,00%

40,00%

Tito

lo a

sse

1990-2000

2000-2010

2-2,99 ettari

5-9,99 ettari

10-19,99 ettari

20-29,99 ettari

30-49,99 ettari

50-99,99 ettari

1-1,99 ettari

3-4,99 ettari

100 ettari e

più

0,01 - 0,99 etta

ri

CLASSI DI SUPERFICIE TOTALE IN ETTARI (VARIAZIONI PERCENTUALI INTERCENSUARIE)

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parte e l’andamento dei mercati dall’altra abbiano concorso a determinare l’uscita delle piccole aziende dal settore,

favorendo la concentrazione dell’attività agricola in unità di maggiore dimensione.

Anche la dimensione media aziendale in termini di SAT tende ad aumentare, tuttavia, in valore assoluto, la SAT

complessiva diminuisce del 7,3 %, in linea con il dato nazionale pari a -8%, segnale di un processo di ricomposizione

fondiaria che ha trasferito alle aziende agricole attive nel 2010 prevalentemente superfici agricole utilizzate dalle

aziende cessate insieme ai terreni non utilizzati o investiti a boschi annessi a esse, diversamente da quanto accaduto

a livello nazionale, dove al trasferimento dei terreni agricoli si è accompagnato in misura sensibilmente inferiore

quello delle aree non coltivate.

B.3. LE TIPOLOGIE IMPRENDITORIALI

La conduzione diretta del coltivatore4 si conferma la forma dominante nell’agricoltura provinciale, pur se con una

flessione rispetto al 2000 quando interessava il 98,26% delle aziende a fronte dell’attuale 96,53%, tale tipologia

imprenditoriale lavora oggi il 55,21% delle superfici, mentre nel 2000 gestiva il 56,18 dei terreni, come si vede nelle

Figure 10 e 11. La conduzione con salariati5 interessa il 3% delle aziende e poco meno del 30% delle superfici, anche

in questo caso si registra una tendenza alla specializzazione, poiché nel 2000 tale tipologia riguardava il 1,68% delle

imprese e il 43,61% delle superfici. Pressoché irrilevante, nel quadro della numerosità delle aziende ma con

un’importante quota di superfici, il 17% sono le aziende condotte con altre forme6. In generale, il confronto con il

precedente intervallo censuario mostra una struttura fondiaria risulta più flessibile rispetto al passato, grazie al

maggior ricorso a forme di possesso dei terreni diversificate e orientate in misura crescente verso l’affitto o la

gestione a titolo gratuito. Il confronto con i dati nazionali, peraltro, accentua le peculiari tendenze evolutive

dell’area romana. Se infatti, la distribuzione delle aziende e della SAU per forma di conduzione rimane

essenzialmente immutata rispetto a dieci anni fa, e quindi confrontabile con i trend provinciali, si segnala un

aumento rilevante della quota di SAU relativa a “altra forma di conduzione”, la quale tuttavia a livello nazionale

supera appena il 5% a fronte del 17% romano, probabile conseguenza anche di una più precisa rilevazione nel 2010

delle superfici condotte da comuni o enti gestori di proprietà collettive, che nella provincia rivestono un ruolo

particolarmente importante.

175

LO SCENARIO ECONOMICO

4 Il conduttore presta egli stesso lavoro manuale nell’azienda da solo o con l’aiuto di familiari, indipendentemente dall’entità del lavoro fornito da eventuale manodopera salariale, che può anche risultare prevalente rispetto a quella prestata dal conduttore e dai suoi familiari. La conduzione diretta del coltivatore si suddivide ulteriormente nelle seguenti forme: • con sola manodopera familiare, quando le giornate lavorative impiegate nell’azienda sono dovute esclusivamente al

conduttore, ai suoi familiari o agli altri parenti;• con manodopera familiare prevalente, se le giornate di lavoro prestate dal conduttore e dai suoi familiari o dagli altri parenti sono in numero uguale o maggiore di quelle prestate dall’altra manodopera aziendale (salariati fissi, braccianti, ecc.);• con manodopera extra familiare prevalente, se le giornate di lavoro prestate dal conduttore, e dagli altri parenti, risultano inferiori a quelle dell’altra manodopera aziendale (salariati fissi, braccianti, ecc.).

5 Il conduttore impiega per i lavori manuali dell’azienda esclusivamente manodopera fornita da operai a tempo indeterminato o a tempo determinato (salariati fissi, braccianti, giornalieri e simili) e/o compartecipanti, mentre la sua opera e quella dei familiari è rivolta, in generale, alla direzione dell’azienda nei riguardi dei vari aspetti tecnico-organizzativi.

6 Forma di conduzione non assimilabile a quella diretta del coltivatore o con salariati, tra cui soccida, conduzione a colonia parziaria appoderata (mezzadria), conduzione a colonia parziaria non appoderata.

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Figura 10

Figura 11

Il cambiamento strutturale in atto nel settore agricolo è confermato dai dati relativi alle distribuzioni delle aziende

e delle relative superfici per forma giuridica che, rispetto al 2000, mettono in luce un aumento degli investimenti

nel settore da parte di società di persone o di capitali e di cooperative. Se oggi, da una parte aumenta lievemente

la quota di superfici gestite da aziende individuali passando dal 60,16% del 2000 all’attuale 63,11%, con 134.832

ettari, dall’altra le società di persone e di capitale che nel 2000 pesavano per poco più del 11% della SAT nel 2010

occupano quasi il 20% delle superfici. La quota di superfici gestite da cooperative resta pressoché invariata, e

aumenta leggermente quella delle aziende degli enti pubblici, che nel 2000 gestivano poco più dell’11% delle arre

a fronte dell’attuale 12,65%. I dati sono sintetizzati in Figura 12.

176

LO SCENARIO ECONOMICO

96,53%

3,00% 0,47%

conduzione diretta delcoltivatore

conduzione con salariati

altra forma di conduzione

FORME DI CONDUZIONE DELLE AZIENDE (NUMERO DI AZIENDE)

55,21%

28,11%

16,68%

conduzione diretta delcoltivatore

conduzione con salariati

altra forma di conduzione

FORME DI CONDUZIONE DELLE AZIENDE (SUPERFICIE TOTALE)

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Figura 12

Secondo il VI Censimento dell’agricoltura poco meno dell’80% delle aziende romane sono condotte su soli terreni

di proprietà, nel 2000 la stessa percentuale era pari al 92%. Le aziende in affitto rappresentano oggi il 6,5% delle

imprese, erano il 4,23% nella precedente indagine censuaria, mentre le aziende che producono su aree concesse a

titolo gratuito sono il 2,6% del totale, le forme di possesso parte in proprietà e parte in affitto sono il 6,5% del totale

e occupano il 15% circa delle superfici coltivate. In termini di SAU le tre categorie di possesso sono così distribuite:

le aziende in proprietà occupano il 57% della SAU complessiva, quelle in affitto il 16%.

B.4. LE PRINCIPALI COLTIVAZIONI PRATICATE

La superficie investita a seminativi nella provincia di Roma si è pressoché dimezzata nel corso dell’ultimo

intervallo censuario, come mostrano i dati in Figura 13 le aziende interessate sono infatti passate da 13.292 del 2000

alle attuali 6.642. Il dato segue nel 2010 il trend regionale, dove la flessione è pari al 48% essendo passati da 80.116

a 41.481 unità. Tuttavia, è interessante rilevare come alla scomparsa delle aziende non si sia accompagnata la

flessione delle superfici, le quali invece, per l’area romana fanno registrare un seppur lieve incremento dello 0,6%,

poco più di 600 ettari. Il dato è incoraggiante se confrontato con il quadro regionale, in cui le superfici sono

diminuite di quasi il 6%, ma è ancora più positivo se paragonato con gli andamenti letti dalle precedenti rilevazioni

censuarie, nell’intervallo 1990-2000, infatti, la flessione delle superfici investite a seminativi aveva interessato quasi

il 23% delle aree con una perdita di oltre 27.000 ettari per la sola provincia di Roma.

177

LO SCENARIO ECONOMICO

19,71%

12,65%

1,38%

63,11%

3,15%

azienda individuale

società

amministrazione o ente pubblico

società cooperativa

altro

SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE PER FORMA GIURIDICA

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Figura 13

I dati relativi al frumento, in Figura 14 in termini assoluti mostrano la scomparsa di 862 aziende che coltivano grano

duro, pari a quasi il 42% del totale, e di 159 aziende che producevano frumento tenero con una riduzione del 27%

circa. Il dato relativo alle superfici vede accompagnarsi alla perdita di quasi 7.000 ettari di grano duro, un

incremento di 450 ettari di frumento tenero. Anche in questo caso il dato è particolarmente positivo se confrontato

con il decennio precedente che aveva visto una flessione di 6.000 e 7.000 ettari rispettivamente per tenero e duro,

ma con una tenuta in termini percentuali del tenero la cui flessione aveva di poco superato il 20% a fronte di oltre

il 70% del grano duro.

Figura 14

Le aziende a cereali (2.040 unità) rappresentano il 30% del totale a seminativi, e occupano il 16% della SAU.

Le ortive sono praticate in 1515 aziende, costituiscono il 22% del totale, in termini di superfici rappresentano il

178

LO SCENARIO ECONOMICO

-60,00%

-50,00%

-40,00%

-30,00%

-20,00%

-10,00%

0,00%

10,00%

Aziende Lazio Aziende Roma Superficie Lazio Superficie Roma

AZIENDE E SUPERFICIE A SEMINATIVI (VARIAZIONI % 2000-2010)

-60,00%

-40,00%

-20,00%

0,00%

20,00%

40,00%

Titolo asse

Aziende Frumento duro

Aziende Frumento tenero

Superficie Frumento duro

Superficie Frumento tenero

AZIENDE E SUPERFICIE A FRUMENTO (VARIAZIONI % 2000-2010) -PROV. ROMA

Page 24: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

2,3% della SAU. Rispetto alla precedente rilevazione censuaria si registra un leggero incremento delle superfici dai

3.983,73 ettari del 2000 agli attuali 4.206,80. Le colture foraggere avvicendate7 interessano il 50% delle imprese

romane e il 25% della SAU con 44.927,10 ettari, nel 2000 la SAU occupata da colture foraggere avvicendate era di

circa 10.000 ettari, con un incremento di oltre il 22%.

In Figura 15, la sintesi relativa alle coltivazioni legnose mostra i segni di una marcata riduzione dell’arboricoltura

che perde complessivamente oltre 12.000 ettari, con punte maggiori in termini assoluti per l’olivo, scompaiono

quasi 5.400 ettari pari a più del 24%, ma con dati relativi particolarmente negativi per i fruttiferi che perdono poco

meno del 40% delle superfici (4.001 ettari) e della vite con oltre il 35% (3.377 ettari). Anche per le colture arboree

vale la pena guardare al confronto con i dati 1990-2000 quando la flessione aveva interessato nel complesso più di

16.000 ettari, ma oltre il 50% della scomparsa delle aree investite a vite, e oltre il 31% dei fruttiferi e di poco più

del 4% dell’olivo.

Figura 15

Nel complesso quindi la SAU provinciale, pari a 175.562 ettari, è destinata per il 51% a seminativi, che occupano

oltre 90.000 ettari, per il 17% a colture arboree a cui sono investiti poco meno di 30.000 ettari. La restante parte è

occupata da prati permanenti e pascoli per il 32% pari a 55.730 ettari, come mostra la Figura 16.

179

LO SCENARIO ECONOMICO

7 Coltivazioni erbacee seminative destinate all’alimentazione animale, in avvicendamento con altre colture e che occupano, quindi, la stessa superficie per meno di cinque anni. Includono i prati avvicendati e gli erbai. I prati avvicendati sono coltivazioni foraggere che occupano il terreno per più annate agrarie consecutive fino a un massimo di cinque anni. Sono costituiti generalmente da leguminose, pure o in miscuglio a condizione che le leguminose rappresentino almeno l’80% del miscuglio; in questo gruppo sono compresi l’erba medica, e altri prati avvicendati quali monofiti di lupinella, sulla, trifoglio ladino, trifoglio pratense, altri trifogli, vecce, trigonella o fieno greco. Gli Erbai sono coltivazioni foraggere annuali costituiti generalmente da cereali puri o in miscuglio; in questo gruppo sono inclusi mais in erba e a maturazione cerosa, altri erbai monofiti di cereali (avena, frumento, triticale, orzo, panico, sorgo) in erba e a maturazione cerosa, colza, polifiti di graminacee, miscugli di graminacee e leguminose, altri miscugli.

-45,00%

-40,00%

-35,00%

-30,00%

-25,00%

-20,00%

-15,00%

-10,00%

-5,00%

0,00%

Vite

Fruttiferi

olivo

SUPERFICIE A COLTIVAZIONI LEGNOSE (VARIAZIONI % 2000-2010) - PROV. ROMA

Page 25: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Figura 16

Il confronto con i dati del V Censimento, in Figura 17, mostra come si sia mantenuta pressoché costante la quota

investita a prati e pascoli, mentre sia diminuita di 5 punti la percentuale di superficie occupata dalle colture arboree,

a fronte di un incremento del 4% dei seminativi. Va detto che rispetto al 1990 si era mantenuto costante il peso dei

seminativi, mentre la quota dei prati era inferiore e pari al 29% della SAU complessiva e quella dell’arboricoltura

era pari al 24%, quest’ultimo dato è ancora più rilevante se letto relativamente all’ultima flessione delle superfici

investite a coltivazioni legnose che negli ultimi vent’anni hanno perso il 7% delle superfici.

Le coltivazioni biologiche sono praticate nel 2% delle aziende e il 6,4% della SAU.

Figura 17

B.5. GLI ALLEVAMENTI

Il comparto zootecnico si è ulteriormente ridotto nel corso dell’ultimo decennio. Come evidenziato in Figura 18

nella provincia di Roma sono scomparse 1.810 aziende, una quota superiore al 37%, tuttavia i dati relativi mostrano

come gli allevamenti dell’area romana abbiano resistito in misura migliore alle difficoltà del comparto a livello

180

LO SCENARIO ECONOMICO

32%

17%

51%Prati permanenti e pascoli

Coltivazioni legnose

Seminativi

COMPOSIZIONE DELLA SAU 2010

31%

22%

47%Prati permanenti e pascoli

Coltivazioni legnose

Seminativi

COMPOSIZIONE DELLA SAU 2000

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regionale, dove sono uscite dal mercato oltre il 51% delle imprese zootecniche, pari a 15,345 unità. Il processo di

ritiro delle aziende si inserisce in un trend già particolarmente negativo che aveva visto scomparire nell’intervallo

1990-2000 rispettivamente il 29 e il 28% delle aziende zootecniche della provincia di Roma e del Lazio.

Figura 18

In Figura 19 è riassunto il dettaglio dei principali allevamenti. Come si vede particolarmente accentuato è il ritiro

delle aziende suinicole e avicole, che scompaiono rispettivamente per l’87% e 82%, ovvero 940 e 1.421 imprese.

Particolarmente rilevante è pure la flessione dell’ovinicoltura, con il 47% di allevamenti in meno, 635 unità, e del

ridimensionamento delle aziende con allevamenti di bovini con 344 aziende scomparse pari a poco meno del 20%

del totale. Le aziende bufaline sono oggi 11 con poco meno un migliaio (969) di capi allevati. La zootecnia biologica

è praticata da 119 aziende, pari a poco meno del 4% del totale. Tra queste prevalgono nettamente gli allevamenti

bovini con il 65% del totale.

Figura 19

181

LO SCENARIO ECONOMICO

-60%

-50%

-40%

-30%

-20%

-10%

0%

Roma 1990-2000 Lazio 1990-2000 Roma 2000-2010 Lazio 2000-2010

AZIENDE CON ALLEVAMENTI (VARIAZIONI % 1990-2000; 2000-2010)

-100%

-80%

-60%

-40%

-20%

0%

Bovini Ovini Suini Avicoli

AZIENDE PER I PRINCIPALI ALLEVAMENTI (VARIAZIONI % 2000-2010)

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B.6. LE GIORNATE DI LAVORO

Su fronte del lavoro agricolo pur conservando la struttura tradizionale dell’agricoltura romana, dall’ultima indagine

censuaria emergono alcuni segnali di cambiamento a testimonianza di un settore in lenta ma chiara evoluzione

socio-economica. Le trasformazioni gestionali e strutturali già descritte - incremento delle dimensioni medie

aziendali, aumento delle forme societarie, incremento della quota di superfici in affitto - ha avuto impatti sulla

composizione e sull’intensità del lavoro agricolo. Il totale delle giornate di lavoro dedicate all’agricoltura della

provincia di Roma nel confronto tra i due intervalli censuari, Figure 20 e 21, mostra una minore incidenza del lavoro

del conduttore, passato dal 55 al 52%, tra le altre categorie aumenta la quota della manodopera salariata, sia a tempo

determinato che indeterminato passando rispettivamente dal 7 all’11% e dal 5 all’8%. È poi significativa la

riduzione del 4% peso percentuale del coniuge del conduttore, mentre resta costante il contributo degli altri

familiari. I dati del ricorso alla manodopera extra familiare nel complesso mostrano alcune trasformazioni in corso

e sembrano confermare la tendenza alla specializzazione del primario dell’area romana.

Figura 20

Figura 21

182

LO SCENARIO ECONOMICO

52%

14%

15%

8%

11%

conduttore

coniuge che lavora in azienda

altri familiari e parenti delconduttore che lavorano in azienda

altra manodopera aziendale atempo indeterminato

altra manodopera aziendale atempo determinato

COMPOSIZIONE % DELLE GIORNATE DI LAVORO PER CATEGORIA DI MANODOPERA AZIENDALE 2010

54%

18%

16%

5%7%

conduttore

coniuge che lavora in azienda

altri familiari e parenti delconduttore che lavorano in aziend

altra manodopera aziendale atempo indeterminato

altra manodopera aziendale atempo determinato

COMPOSIZIONE % DELLE GIORNATE DI LAVORO PER CATEGORIA DI MANODOPERA AZIENDALE 2000

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Le variazioni percentuali per classi di giornate di manodopera aziendale, prese in esame nella Figura 22, mostrano

con chiarezza le trasformazioni in atto sia con riferimento alla fase congiunturale in atto, come all’evoluzione dei

caratteri strutturali delle aziende romane che hanno condotto a una ulteriore marcata riduzione delle giornate di

lavoro, diminuite nell’ultima rilevazione censuaria del 38%. Nel dettaglio si riducono sensibilmente, rispetto al

decennio precedente, le classi di dimensioni minori, fino a 50 giorni di quasi il 70%, taglio marcato è pure quello

che interessato le classi da 50 a 100 e da 100 a 200 giornate rispettivamente di quasi 60% e del 44%, ancora valori

segnatamente negativi interessano le classi intermedie da 200 a 100 giornate, mentre tendono a ridursi rispetto al

passato le classi di dimensioni maggior, probabilmente a conferma del processo di concentrazione fondiaria e di

specializzazione che interessa il primario nell’area romana.

Una nota di dettaglio è relativa alle caratteristiche dell’imprenditoria agricola. Sul totale delle aziende dell’area

romana il 7,6% sono laureati, a livello regionale la stessa quota è pari al 5,7%. La percentuale di diplomati tra

conduttori aziendali nella provincia è pari al 26%. Il quadro dei conduttori agricoli per classi di età si caratterizza

per la presenza di poco meno del 10% di agricoltori sotto i 40 anni di età, in linea con la media nazionale. Prevale

la quota di imprenditori con 65 anni e oltre che rappresentano il 38,5% del totale, tra le altre classi i conduttori tra

40 e 50 sono il 16%, quelli di età compresa tra 50 e 60 anni sono il 22%, quelli tra 6 e 64 anni sono il 13%.

Figura 22

B.7 I SISTEMI DI IRRIGAZIONE E IL CONTOTERZISMO

Le aziende della provincia di Roma che praticano l’irrigazione rappresentano il 13% del totale, con una netta

prevalenza dei sistemi a pioggia che interessano il 42% delle aziende romane. Rispetto al 2000 il dato sull’irrigazione

è aumentato di poco meno di un punto percentuale, attestandosi su un livello costante dopo l’incremento del 1990

quando le aziende irrigue rappresentavano il 22% del totale. È invece diminuito l’utilizzo di sistemi a pioggia a

fronte di quelli a goccia, oggi presenti nel 21% delle imprese a fronte del 13% del 2000.

183

LO SCENARIO ECONOMICO

-80%

-70%

-60%

-50%

-40%

-30%

-20%

-10%

0%

2000-2010

1990-2000

101-200 giorni

301-500 giorni

501-1000 giorni

1001-2500 giorni

2501 giorni e più

51-100 giorni

201-300 giorni

fino a 50 giorni

CLASSI DI GIORNATE DI MANODOPERA AZIENDALE (VARIAZIONI % INTERCENSUARIE)

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Si sottolinea, infine, che hanno effettuato il contoterzismo8 poco meno del 12% delle imprese dell’area romana, tra

questa si nota la netta prevalenza del contoterzismo passivo praticato nell’11% delle realtà agricole. Sul totale delle

3.441.177 giornate di lavoro svolte nella provincia, il contoterzismo riguarda poco più dell’1% del totale.

B.8 CONSIDERAZIONI DI SINTESI

Il quadro dell’agricoltura romana presenta alcuni aspetti d’interesse anche a fronte di un contesto congiunturale

particolarmente complesso e di una evoluzione rispetto alla precedente indagine censuaria difficile per diversi

comparti.

La prima constatazione è, in linea con il quadro nazionale, il rallentamento rispetto al decennio precedente e agli

anni ’90 il processo di restringimento sia della superfici totale che della SAU.

La principale dinamica strutturale che emerge dai risultati censuari è quella della ricomposizione fondiaria, tali

processi tuttavia, in linea con il quadro nazionale sono dovuti a maggiori variazioni negative delle aziende rispetto

alle variazioni della SAU.

In generale, all’emorragia delle imprese, concentrata nelle aziende di minori dimensioni, si è accompagnato

l’aumento delle dimensioni medie, dato che conferma il progressivo processo di ammodernamento del primario

romano, all’interno di trasformazioni nelle modalità, nelle forme e nelle funzioni delle aziende stesse e nell’evoluzione

dei complessi rapporti tra risorse agricole e risorse territoriali, in particolar modo in ambito metropolitano.

Le strutture agricole romane, pur continuando a basarsi su unità aziendali di tipo individuale o familiare in cui il

conduttore gestisce direttamente l’attività agricola su terreni di sua proprietà o dei suoi familiari, mostra

significativi segnali di cambiamento connessi alla forma di possesso diversificate e orientate sempre più all’uso di

superfici in affitto e alle stesse caratteristiche della forma giuridica, per cui si ravvisa una crescita degli investimenti

nel settore da parte di società di persone o di capitali.

Il quadro evolutivo della composizione della SAU evidenzia come si sia mantenuta pressoché costante la quota

investita a prati e pascoli, mentre sia diminuita di 5 punti la percentuale di superficie occupata dalla colture arboree,

a fronte di un incremento del 4% dei seminativi.

L’utilizzazione della SAU per coltura mostra trasformazioni particolarmente pesanti sulle coltivazioni legnose, con

flessioni considerevoli dei fruttiferi e della vite, ma in controtendenza con il decennio precedente anche per l’olivo.

Nell’ultimo decennio il comparto zootecnico ha subito la negativa influenza della forte concorrenza internazionale,

delle regolamentazioni di mercato e delle periodiche crisi dovute ad emergenze sanitarie. Il numero delle aziende

zootecniche è diminuito a un ritmo maggiore rispetto alle aziende agricole in complesso, resta uno dei settori più

in sofferenza del primario romano.

Elementi d’interesse sono rappresentati dalle caratteristiche dei conduttori romani, che presentano livelli d’istruzione

maggiore e ampiezza delle classi di età inferiore maggiori rispetto alla media regionale.

184

LO SCENARIO ECONOMICO

8 Per contoterzismo attivo si intende l’attività svolta in altre aziende agricole con l’utilizzo di mezzi meccanici di proprietà o di comproprietà dell’azienda con propria manodopera aziendale. Per contoterzismo passivo si intende l’utilizzo in azienda di mezzi meccanici e relativa manodopera forniti da terzi, cioè da altre aziende agricole, da organismi associativi o da imprese di esercizio e di noleggio.

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B.9 L’AGRICOLTURA NEL COMUNE DI ROMA NEL CENSIMENTO 2010

a cura di Paolo Gramiccia, Romina Polverini, Davide Marino9, Aurora Cavallo e Emanuele Blasi

Nel quadro delle trasformazioni che investono le aree urbane e i sistemi agro ambientali entro cui esse si collocano,

l’area metropolitana romana presenta delle specificità del tutto peculiari. I dati dell’ultima indagine censuaria

mostrano risultati in assoluta controtendenza rispetto al contesto provinciale e agli stessi trend regionali e nazionali,

anche per questi motivi si è scelto di dedicare un approfondimento di dettaglio alle evoluzione del primario nella

capitale.

Il rapporto tra la città e il sistema agricolo entro cui essa è andata sviluppandosi è caratterizzato da un sostanziale

equilibrio fino agli anni ’50, quando si avvia un’espansione urbanistica senza precedenti per ampiezza e rapidità. I

due terzi della città, infatti, si sono sviluppati dal dopoguerra a oggi, in questo stesso periodo la popolazione passa

da poco più di 1.650.000 abitanti agli attuali 2.777.979 (Istat, 2012). Dal primo novecento fino al secondo conflitto

mondiale si assiste da un lato a un aumento del valore della terra in conseguenza dell’urbanizzazione e delle opere

di bonifica dell’Agro Romano e dall’altro al frazionamento della proprietà nobiliare a favore di nuove società di tipo

capitalistico, tali trasformazioni hanno avuto negli anni esiti rilevanti sui caratteri strutturali del primario romano.

Fino alla fine degli anni ’80 l’espansione urbana ha marciato a un ritmo di oltre mille ettari l’anno, con pesanti

effetti sul territorio agricolo. Nel complesso, oggi, considerando anche l’area di Fiumicino, la superficie urbanizzata

è pari al 43%, a fronte del 39% di aree agricole e del 18% ricoperto da aree boschive e verde ripariale. L’insieme

delle dinamiche evolutive che riguardano le superfici agricole, partire dagli anni ’80 a oggi sono sintetizzate in

Tabella 1.

Tabella 1

L’ultimo Censimento, tuttavia, fa registrare andamenti nettamente nuovi. Come si può vedere la superfici coltivata

nel Comune di Roma tra il 2000 e il 2010 è aumentata, in netta controtendenza con il contesto provinciale, con gli

andamenti registrati a livello regionali e con il trend osservato nel quadro nazionale.

185

LO SCENARIO ECONOMICO

9 I dati e le elaborazioni discusse nel presente capitolo sono stati forniti dal Dipartimento Tutela Ambiente e del Verde, U.O. Promozione dell’Agricoltura (direttore: dott. Paolo Gramiccia), in collaborazione con l’Ufficio di Statistica e Censimento di Roma Capitale.

EVOLUZIONE DELLA SAT E DELLA SAU NEI CENSIMENTI DAL 1982 AL 2010, LAZIO, PROVINCIA DI ROMA E COMUNE DI ROMA (DATI IN ETTARI)

ANNI E SUPERFICI LAZIO PROVINCIA DI ROMA COMUNE DI ROMA

SAT 1982 1.244.221,13 368.677,06 92.732,46SAU 1982 877.885,46 269.252,63 75.817,54SAT 1990 1.211.791,08 346.369,24 81.868,07SAU 1990 831.598,51 247.898,21 64.246,74SAT 2000 1.039.009,08 277.960,68 51.670,66SAU 2000 720.747,56 191.778,33 37.034,87SAT 2010 901.466,65 249.124,01 57.959,63SAU 2010 638.601,83 175.977,87 43.271,39

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Tabella 2

L’incremento registrato è interessa 6.236 ettari, di quasi il 17% della SAU, incremento di pari entità si registra anche

per la SAT che aumenta di 6.289 ettari pari al 12% in più rispetto alla precedente indagine censuaria. Andiamo a

prendere in esame le trasformazioni intervenute sul tessuto produttivo cosa, in dati sono riportati in Tabella 2.

Anche in questo caso, evidentemente in nettissima controtendenza con il contesto provinciale, come con i dati

regionali e nazionali, nel Comune di Roma negli ultimi dieci anni sono state censite 763 aziende agricole in più, il

40% rispetto al 2010. Oggi a Roma ci sono 2.656 aziende agricole.

Figura 1

Se da una parte, e questo vale anche per le superfici l’intervallo censuario tra il 1990 e il 2000, alla tendenziale

dinamica di contrazione di superfici e tessuto produttivo, si era sommato l’effetto della trasformazione dei confini

amministrativi con il comune di Fiumicino che nel 1992 si è separato dalla Capitale, e questo rende il dato

2000/2010 non direttamente confrontabile con il periodo precedente.

Va, tuttavia, evidenziato che l’incremento è realmente sorprendente anche guardando ai contesti metropolitani

italiani e mediterranei, in cui la quota di aree coltivate negli ultimi dieci anni è in netta flessione. L’andamento

della quota di aziende è riassunto nel grafico di Figura 1. Il confronto dei dati dell’ultimo decennio di aziende e

superfici è riassunto in Tabella 3, come si vede al dimezzamento delle imprese nell’area provinciale con la flessione

del 63% del aziende e del 9% della SAU, si accompagna il netto incremento registrato nella Capitale.

186

LO SCENARIO ECONOMICO

AZIENDE AGRICOLE CENSITE DAL 1982 AL 2010, LAZIO, PROVINCIA DI ROMA E COMUNE DI ROMA (UNITÀ)

ANNO LAZIO PROVINCIA DI ROMA COMUNE DI ROMA

1982 232.908 69.786 5.5331990 221.985 66.386 5.1392000 189.505 51.397 1.8932010 98.216 21.631 2.656

AZIENDE AGRICOLE 1982-2010 - COMUNE DI ROMA

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Tabella 3

Il grafico in Figura 2 prende in esame le caratteristiche delle aziende romane per classe di dimensioni. Come si può

osservare poco meno del 25% delle imprese capitoline è rappresentato da micro aziende, tale quota resta, tuttavia

inferiore rispetto al dato provinciale dove le aziende di piccole dimensioni rappresentano il 32% circa del totale, si

tenga conto in tale valutazione delle modifiche intervenute alle procedure statistiche di raccolta dei dati10. Si nota

come la distribuzione delle aziende per classi di superfici sia relativamente più omogenea di quanto osservato a

livello provinciale. Nella Capitale, infatti, le aziende comprese tra 1 e 5 ettari rappresentano circa il 34% del totale,

quelle tra 5 e 10 ettari poco meno del 10%, quelle di medie dimensioni tra 10 e 50 ettari sono il 10%, infine le

aziende di dimensioni medio grandi e grandi comprese tra i 50 e oltre i 100 ettari, sono complessivamente meno

del 4% del totale. Il grafico seguente, in figura 3 considera le superfici per classe di dimensione delle aziende.

Come si vede le imprese di grandi dimensioni, quelle oltre i 100 ettari, pur rappresentando meno del 2% delle

aziende romane occupano una SAU pari a oltre il 40% di quella complessiva. Le aziende tra i 50 e 100 ettari

coltivano più del 10% delle superfici, mentre quelle comprese tra i 10 e i 50 ettari nell’insieme possiedono il 24%

dell’aree agricole. Le imprese tra 5 e 10 ettari hanno il 7% circa della SAU e quelle fino 5 ettari occupano poco più

dell’11% della SAU totale.

187

LO SCENARIO ECONOMICO

AZIENDE, SUPERFICIE (SAT) E SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU) (IN HA) - ROMA CAPITALE EPROVINCIA 2000/2010

TERRITORIO AZIENDE SAT SAU

Roma 2.656 1.893 763 40,3 57.959 51.729 6.230 12,0 43.271 37.042 6.229 16,8Capitale

Provincia di 21.631 59.950 -38.319 -63,9 249.124 287.544 - 38.420 -13,4 175.977 193.092 -17.114 -8,9Roma

2010

2000

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AZI

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2000

/10

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2010

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2010

2000

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LUTE

2000

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VARI

AZI

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I %

10 In particolare, hanno fatto parte del campo di osservazione del VI Censimento dell’agricoltura tutte le aziende con almeno 1 ettaro di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e le aziende con meno di 1 ettaro di SAU che soddisfano le condizioni poste nella griglia di soglie fisiche regionali stabilite dall’Istat tenendo conto delle specializzazioni regionali degli ordinamenti produttivi, nonché le aziende zootecniche, purché allevino animali, in tutto o in parte, per la vendita. Mentre, non è stata applicata alcuna soglia minima per le aziende agricole operanti nei comparti florovivaistico, viticolo e ortofrutticolo, in considerazione della loro possibile rilevanza economica anche per superfici limitate.

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Figura 2

Figura 3

Il dettaglio del confronto intercensuario delle aziende per classi di superfici mostra come nel decennio esaminato,

siano aumentate le aziende di piccole dimensioni, fino a due ettari e quelle con un’estensione compresa tra i 20 e

30 ha. Il confronto evolutivo è riportato in Figura 4.

188

LO SCENARIO ECONOMICO

AZIENDE PER CLASSE DI SUPERFICIE (DATI IN %) - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010 – ROMA E PROVINCIA

SAU PER CLASSI DI SUPERFICIE (DATI IN %) - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010 – ROMA E PROVINCIA

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Figura 4

Dati di particolare interesse per comprendere i caratteri strutturali delle aziende capitoline sono quelli relativi alle

forme giuridiche. I dati sono in Tabella 4.

Tabella 4

Come si può vedere la quota di aziende individuali è largamente predominante, superando l’88%, ma lo stesso dato

è sensibilmente inferiore rispetto all’area provinciale, segno di progressivo processo di modernizzazione del

primario della Capitale. La quota di aziende gestite da società di persone è complessivamente pari, infatti, pari a

189

LO SCENARIO ECONOMICO

L’EVOLUZIONE DELLE AZIENDE PER CLASSI DI SUPERFICIE (DATI IN %) - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010,ROMA CAPITALE

Azi

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AZIENDE PER FORMA GIURIDICA ROMA CAPITALE E PROVINCIA - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010

TERRITORIO FORMA GIURIDICA TOTALESOCIETÀ DI PERSONE

Unità

Roma 2.339 107 46 129 10 5 5 13 2 2.656CapitaleProvincia di 20.700 364 117 273 51 40 46 36 4 21.631Roma

%

Roma 88,1 4,0 1,7 4,9 0,4 0,2 0,2 0,5 0,1 100,0CapitaleProvincia di 95,7 1,7 0,5 1,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,0 100,0Roma

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quasi il 6%, a fronte del dato provinciale di poco superiore al 2%. La quota di società di capitali pari a 129 unità, in

altre parole, a quasi il 5% del totale delle imprese, si consideri che in provincia lo stesso dato è interessa l’1,3% delle

aziende.

Figura 5

Sia nella Provincia che nel Comune di Roma la forma di conduzione prevalente è quella diretta del coltivatore, che

interessa poco meno del 90% delle imprese capitoline, a fronte del 96,5 di quelle provinciali. Sebbene con pesi

diversi, a Roma di una certa significatività anche la conduzione con salariati che interessa più del 9% delle aziende,

a fronte del 3% in provincia circa, i dai relativi sono in Figura 5.

Figura 6

In Figura 6 sono riassunti i dati relativi alle aziende per titolo di possesso, quasi l’80% delle aziende di Roma sono

di proprietà, mentre l’8,8% sono in affitto, in provincia gli stessi dati sono pari rispettivamente al 79% e al 6,5%.

I caratteri gestionali e strutturali descritti - incremento delle dimensioni medie aziendali, aumento delle forme

societarie, incremento della quota di superfici in affitto - ha impatti sulla composizione e sull’intensità del lavoro

agricolo. Con riguardo al lavoro, gli scostamenti tra l’area metropolitana e il resto della provincia sono pure rilevanti,

in media, infatti, un capo azienda di Roma Capitale lavora 103,9 giornate, in Provincia la media è di 87,8.

190

LO SCENARIO ECONOMICO

AZIENDE PER FORMA CONDUZIONE ROMA CAPITALE E PROVINCIA - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010

AZIENDE PER TITOLO DI POSSESSO DEI TERRENI PROVINCIA E COMUNE DI ROMA, 2010

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Tabella 5

L’incidenza dell’imprenditoria femminile è rilevante, a ulteriore conferma del ruolo peculiare che l’agricoltura

riveste nella Capitale. Sul totale delle 2.656 aziende agricole 766 sono condotte da donne, in questo caso il dato è

leggermente inferiore alla quota provinciale che è pari al 31%.Completa il quadro legate all’analisi dei caratteri

anagrafici degli imprenditori agricoli, il dettaglio sul titolo di studio dei conduttori agricoli, sintetizzato in Tabella 6.

Tabella 7

Come si vede oltre poco meno del 13% dei conduttori è laureato, in provincia la stessa quota interessa è pari a quasi

la metà con poco più del 7% degli imprenditori. Il 34% degli agricoltori romani è in possesso di un diploma come

si può vedere sommando le diverse tipologie, lo stesso dato in provincia riguarda il 30% circa degli imprenditori.

Il quadro evolutivo della composizione della SAU, nel confronto intercensuario è riassunto in Tabella 7. Come si

può osservare, l’incremento delle superfici coltivate si è distribuito in modo abbastanza omogeneo tra le diverse

colture. La superficie destinata alle coltivazioni legnose agrarie cresce in 10 anni del 78%, segue in termini di

crescita, l’arboricoltura da legno che aumenta del 45,5%, rilevante è pure l’incremento registrato dai seminativi pari

a poco meno del 15%. Tra questi ultimi prevalgono foraggere avvicendate e cereali per la produzione di granella,

mentre tra le coltivazioni legnose agrarie l’olivo e la vite.

191

LO SCENARIO ECONOMICO

IMPRENDITORI AGRICOLI SECONDO IL GENERE - COMUNE E PROVINCIA DI ROMA 2010

TERRITORIO MASCHI FEMMINE TOTALE

Roma Capitale 1.890 766 2.656Prov. RM 14.873 6.758 21.631

%

Roma Capitale 71,2 28,8 100,0

Prov. RM 68,8 31,2 100,0

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TOTA

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TITOLO DI STUDIO DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI - COMUNE E PROVINCIA DI ROMA (2010)

Roma Capitale 22 561 825 8 60 71 769 44 296 2.656

Prov. RM 335 6.329 6.909 62 738 341 5.266 155 1.496 21.631

%

Roma Capitale 0,8 21,1 31,1 0,3 2,3 2,7 29,0 1,7 11,1 100,0

Prov. RM 1,5 29,3 31,9 0,3 3,4 1,6 24,3 0,7 6,9 100,0

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Tabella 7

Le aziende che praticano coltivazioni biologiche, tra i due intervalli censuari è passato da 44 a 100 unità, ovvero dal

2,3 al 3,8% delle aziende.

Il dettaglio legato alle coltivazioni praticate per superfici e per azienda è riportato rispettivamente nelle Tabelle 8 e

9. I seminativi sono la quota prevalente, essi rappresentano infatti per la sola area di Roma quasi il 38% della

complessiva superfici coltivata a livello provinciale. Spicca, ancora in termini di superfici, la produzione di patata,

quasi il 73% dell’intera provincia, di barbabietola, di piante industriali e delle stesse foraggere. Le coltivazioni

arboree sono praticate su 3.209 ettari a Roma, e rappresentano il 10% circa delle superfici a coltivazioni legnose

della provincia. Tra queste in termini assoluti prevale l’olivo, con 1.726 ettari, segue la vite con 911 ettari. La quota

di agrumi seppure irrilevante in termini assoluti, assume un valore importante se paragonata alle superfici

provinciali di cui rappresenta oltre il 74%. Considerevole il ruolo giocato dalle colture protette, specie se

confrontato con il dato della provincia, e degli stessi prati pascoli che con 5.712 ettari ricoprono una percentuale

superiore al 10% dell’intera provincia.

Tabella 8

192

LO SCENARIO ECONOMICO

LE COLTIVAZIONI: EVOLUZIONE DELLE SUPERFICI CONFRONTI INTERCENSUARI (DATI IN ETTARI)

COLTIVAZIONI SUPERFICI 2000 SUPERFICI 2010 DIFFERENZE ASSOLUTE 2010-2000

Seminativi 29.971,49 34.296,54 4.325,05Coltivazioni legnose agrarie 1.798,10 3.209,42 1.411,32Orti familiari 44,69 53,24 8,55Prati permanenti e pascolo 5.227,87 5.712,19 484,32SAU 37.042,15 43.271,39 6.229,24Arboricoltura da legno 112,83 164,16 51,33Boschi 9.726,03 9.858,42 132,39Superficie agraria non utilizzata 1.663,97 2.336,61 672,64Altra Superficie 3.184,21 2.317,65 - 866,56Superficie totale 51.729,19 57.948,23 6.219,04

SUPERFICIE SECONDO L'UTILIZZAZIONE DEI TERRENI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA (CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)

SUPERFICIE (SAT)

SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU)

SEMINATIVI

Roma Capitale 43.271 34.296 11.943 753 167 59 19 1.723 700 122 50 16.548

Prov. di Roma 175.977 90.386 29.197 1.474 230 59 130 3.273 4.206 441 178 44.927

Rm/Prov.RM (%) 24,6 37,9 40,9 51,1 72,9 100,0 14,6 52,6 16,6 27,9 28,0 36,8

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Page 38: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Tabella 9

Al fine di completare il dato sull’utilizzazione dei terreni nelle Tabelle 10 e 11 è riassunto il quadro delle colture

agrarie praticate per numero di aziende.

Tabella 10

193

LO SCENARIO ECONOMICO

SUPERFICIE SECONDO L'UTILIZZAZIONE DEI TERRENI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA (CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)

SUPERFICIE (SAT)

SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU)

SEMINATIVI Coltivazioni legnose agrarie

Roma Capitale 373 1.835 3.209 911 1.726 91 363 89 23 2 53 5.712

Provincia di Roma 984 5.281 29.445 7.205 16.633 122 5.208 190 79 5 415 55.730

Rm/Prov.RM 37,9 34,8 10,9 2,7 10,4 74,7 7,0 46,9 30,1 40,6 12,8 10,2

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NUMERO DI AZIENDE SECONDO L'UTILIZZAZIONE DEI TERRENI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA(CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)

SUPERFICIE (SAT)

SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU)

SEMINATIVI

Roma 2.647 2.644 1.559 571 60 81 2 1 74 277 40 26 923 15 214

Provincia di Roma 21.557 21.547 6.642 2.040 242 209 2 14 175 1.515 234 98 3 329 67 1.018

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Page 39: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Tabella 11

Al fine di evidenziare il quadro della distribuzione della SAU per tipo di coltura in Figura 7 e 8 sono sintetizzati i

dati dei seminativi e delle colture arboree in percentuale delle superfici, confrontati con gli andamenti provinciali.

Figura 7

194

LO SCENARIO ECONOMICO

NUMERO DI AZIENDE SECONDO L'UTILIZZAZIONE DEI TERRENI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA(CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)

SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE (SAT)

SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU)

Coltivazioni Legnose Agrarie

Roma 1.685 515 1.377 31 250 57 6 3 487 414 15 595 506 1.473 3 73 6

Provincia 17.403 5.114 15.495 185 4.199 132 36 11 4.197 4.033 140 3.355 4.588 10.229 12 392 18di Roma

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SEMINATIVI: LE SUPERFICI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA (DATI IN %)

Page 40: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Figura 8

A concludere il quadro dell’agricoltura romana la sintesi dei dati relativi al comparto zootecnico, nelle Tabelle 12 e 13.

Pur nella difficile fase congiunturale che affronta la zootecnia laziale, di cui quella romana, come si può vedere dai

dati riportati in seguito, ricopre un peso di primaria importanza, con particolare riguardo al ruolo delle aziende

zootecniche da latte, il 20% circa di quelle provinciali, ma anche i bufalini con oltre il 27% delle aziende della

provincia e la stessa ovinicoltura che pesa per il 20 sul quadro provinciale.

195

LO SCENARIO ECONOMICO

COLTIVAZIONI ARBOREE: LE SUPERFICI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA (DATI IN %)

Page 41: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Tabella 12

Tabella 13

Andando a sintetizzare le macrodinamiche che caratterizzano l’agricoltura romana nell’ultimo intervallo censuario,

non si può non sottolineare ancora una volta il dato relativo all’incremento delle superfici e delle aziende, tratto del

tutto peculiare, ancor più se si considera il metropolitano. Le aziende agricole dal 2000 al 2010 passano da 1.893 a

2.656, con un incremento del 40,3%. Ancora in termini di superfici, si osserva come dal 2000 al 2010 sia aumenta

la quota di SAT rispetto alla superficie comunale passando dal 40,2% al 54,0%. In valori assoluti la SAT aumenta

del 12%, in controtendenza rispetto al dato provinciale. Nel decennio 2000/2010 la quota di SAU rispetto alla SAT

passa dal 71,6% al 74,7% e n valori assoluti la SAU passa da 37.042 a 43.271 ettari. l’incremento è pari al 16,8%.

L’evoluzione del quadro strutturale mostra rilevanti La forma giuridica predominante sia nel 2000 che nel 2010 è

196

LO SCENARIO ECONOMICO

NUMERO DI AZIENDE SECONDO LE TIPOLOGIE DI ALLEVAMENTO ROMA CAPITALE E PROVINCIA (CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)

BOVINI

Bovini di età Bovini da inferiore a uno a meno Bovini di due anni e più un anno di due anni

Bovini di due annie più: femmine

Roma Capitale 170 129 105 107 117 92 95 142 47 138 60 28 74 36

Prov. Roma 1.449 896 687 725 747 446 598 1.253 353 1.224 395 178 368 557

Roma/Prov.RM 11,7 14,4 15,3 14,8 15,7 20,6 15,9 11,3 13,3 11,3 15,2 15,7 20,1 6,5

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NUMERO DI AZIENDE SECONDO LE TIPOLOGIE DI ALLEVAMENTO - ROMA CAPITALE E PROVINCIA(CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010) - RISPOSTE MULTIPLE

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Roma Capitale 3 2 3 1 136 121 28 143 134 105 68 56

Provincia di Roma 11 6 6 4 1.292 1.191 270 695 656 425 371 224

Roma/Prov.RM 27,3 33,3 50,0 25,0 10,5 10,2 10,4 20,6 20,4 24,7 18,3 25,0

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l’azienda individuale seppur in leggero calo (si passa dall’89,6% all’88,0%). In aumento le società semplici che dal

2,6% sono arrivate al 4%. La forma di conduzione prevalente sia nel 2000 che nel 2010 rimane quelle diretta del

coltivatore, in leggero aumento rispetto a 10 anni fa, a scapito di quella con salariati.

Vale, infine, la pena rilevare come nel quadro dei processi di modernizzazione del primario capitolino mostra come

sia in aumento significativo l’uso di internet da parte delle aziende (dall’1,6% al 15,3%), e sia cresciuto il numero

di aziende che hanno un sito web (dall’1,3% al 4,0

C. DINAMICHE DI SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI ROMA

a cura di Emanuele Blasi, Aurora Cavallo e Davide Marino

Descritti i mutamenti riferiti agli aspetti socio-strutturali del comparto agricolo provinciale nel suo complesso, in

questo capitolo sono descritte ed analizzate alcune dinamiche di specializzazione produttiva che hanno

caratterizzato i comuni della provincia.

L’analisi e il commento dei dati è stata impostata secondo quando proposto nella pubblicazione “Il sistema Agricolo

Roma: Dinamica e specializzazione della provincia a livello comunale: Un’analisi dei dati censuari sulle caratteristiche

strutturali delle aziende agricole”.1 Coerentemente con quanto illustrato nella precedente pubblicazione le dinamiche

di sviluppo registrate nel periodo intercensuario nei 121 comuni della provincia di Roma sono state individuate

attraverso la definizione del grado di specializzazione produttiva, riassunto attraverso l’Indice di Specializzazione (ISP).

Questo indice consente di definire un gradiente continuo di variazione dei livelli di specializzazione in un

intervallo compreso tra -1 e +1, dove a -1 corrisponde una condizione di “massima” non specializzazione, a 0 una

condizione di specializzazione equivalente a quella di riferimento e a +1 una situazione di “massima” specializza-

zione. Tale indice è frutto di un’analisi di comparazione e restituisce le differenze tra i tratti produttivi rilevati in

un generico comune con l’insieme dei comuni circoscritti nella provincia di Roma. In altri termini il valore

dell’indice di specializzazione così ricavato esprime una caratterizzazione adimensionale di specializzazione relativa

al contesto di riferimento e non fornisce elementi distintivi di carattere tecnico strutturale assoluti.

In questa analisi le variabili messe a confronto per il calcolo dell’ISP sono la SAU espressa in ettari (ha) per le

coltivazioni erbacee, (frumento, cereali, ortive, foraggere) e le coltivazioni arboree (vite, olivo e fruttiferi); e la

presenza di bestiame espressa in numero di UBA2 per le diverse tipologie di allevamento, specificatamente, bovini

e bufalini, vacche e bufale, suini, ovini, caprini, equini, avicoli3.

Lasciando ad altri testi la definizione puntuale e formale della costruzione dell’ISP, l’indice in questo lavoro è

generato rapportando tra loro i rapporti di SAU o UBA destinate ad una specifica tipologia di coltura o allevamento,

con la SAU o le UBA generiche presenti nello stesso territorio comunale, con i risultati di un rapporto analogo

ricavato con i dati relativi all’intero contesto provinciale.

197

LO SCENARIO ECONOMICO

1 Arcuri E. (2004) Il Sistema Agricolo Roma. Dinamica e specializzazione della provincia a livello comunale. Un’analisi dei dati censuari sulle caratteristiche strutturali delle aziende agricole, AGRA editrice, Roma.

2 Per UBA si intende unità di bestiame adulto, equivalente ad una vacca lattifera. I parametri utilizzati per convertire i capi allevati in UBA, che tengono conto delle esigenze nutritive e relative alle varie specie e categorie di bestiame, sono i seguenti: bovini e bufalini nel complesso 0,85, vacche e bufale 1, suini 0,4, ovini 0,15, equini 1, avicoli 0,01.

3 La classificazione delle coltivazioni e degli allevamenti riprende quella utilizzata dall’ISTAT per la restituzione dei dati del VI Censimento Generale dell’Agricoltura.

Page 43: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Utilizzando i dati provenienti dal 6° Censimento Generale dell’Agricoltura sono state quindi ricostruite le

condizioni di specializzazione per le 7 coltivazioni e le 7 tipologie di allevamento dei 121 comuni. Per una più

agevole lettura ogni comune è stato in seguito classificato come appartenente ad una delle seguenti classi di

specializzazione in base al valore dell’ISP:

1- forte non specializzazione (comuni con ISP compreso tra -1 e -0,5)

2- debole non specializzazione (comuni con ISP compreso tra -0,5 e 0)

3- debole specializzazione (comuni con ISP compreso tra 0 e 0,5)

4- forte specializzazione (comuni con ISP compreso tra 0,5 e 1).

Seguendo questa distinzione in classi, nelle Tabelle 1-2-3-4 sono riportate contestualmente la percentuale dei

comuni e la relativa percentuale di SAU/UBA per ogni tipologia produttiva analizzata. Rispettivamente per quanto

riguarda le coltivazioni erbacee (Frumento, Cereali, Ortive, Foraggere) le coltivazioni Arboree (Vite, Olivo,

Fruttiferi), gli allevamenti principali (Bovini e Bufalini, Vacche e Bufale, Suini, Ovini) e gli allevamenti secondari

(Caprini, Equini, Avicoli).

Tabella 1

Tabella 2

Tabella 3

198

LO SCENARIO ECONOMICO

COLTURE ERBACEE

SPECIALIZZAZIONE FRUMENTO CEREALI ORTIVE FORAGGERE% COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU

forte non specializzazione 58% 2% 58% 2% 72% 4% 50% 3%debole non specializzazione 22% 10% 17% 14% 12% 19% 19% 13%debole specializzazione 20% 88% 24% 80% 8% 12% 31% 84%forte specializzazione 0% 0% 2% 4% 7% 65% 0% 0%

COLTURE ARBOREE

SPECIALIZZAZIONE VITE OLIVO FRUTTIFERI% COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU

forte non specializzazione 58% 5% 26% 4% 45% 10%debole non specializzazione 17% 17% 21% 19% 22% 11%debole specializzazione 9% 11% 35% 29% 14% 16%

ALLEVAMENTI PRINCIPALI

SPECIALIZZAZIONE BOVINI E BUFALINI VACCHE E BUFALE SUINI OVINI% COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU

forte non specializzazione 17% 0% 22% 0% 83% 2% 38% 5%debole non specializzazione 29% 11% 25% 12% 10% 21% 17% 10%debole specializzazione 50% 62% 51% 64% 3% 2% 33% 64%forte specializzazione 3% 26% 2% 24% 4% 74% 12% 21%

Page 44: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Tabella 4

Questa prima visione d’insieme mostra come per alcune tipologie di attività agricola e zootecnica le classi di forte

specializzazione concentrino la maggior parte della superficie agricola o del bestiame in un numero esiguo di

comuni.

Per le coltivazioni erbacee segue questo andamento in maniera marcata la diffusione delle ortive, con il il 65% della

superficie dell’intera provincia concentrata in 9 comuni, specificatamente Anguillara Sabazia e Trevignano Romano

dell’area collinare a nord di Roma, Cerveteri e Ladispoli lungo il litorale nord, Fiumicino, Nettuno e Anzio lungo

il litorale sud e poi Ariccia e Genzano di Roma nella parte di collina litoranea a sud di Roma.

Caso analogo per quanto riguarda la concentrazione e specializzazione della coltivazione della vite dove i 20 comuni

appartenenti alla classe di forte specializzazione, di cui 16 concentrati nell’areale dei Castelli Romani, detengono

il 66% della SAU a vite della provincia.

Differentemente le tipologie di coltivazione di carattere più estensivo, come frumento, cereali e foraggere

presentano pochi casi di forte specializzazione ed un elevata concentrazione della SAU (intorno all’80% della SAU

provinciale) in un numero elevato di comuni caratterizzati da debole specializzazione.

Anche la distribuzione delle unità di bestiame all’interno delle diverse tipologie di allevamento nei comuni della

provincia mostra una condizione di minore concentrazione per le principali tipologie zootecniche, fatto salvo il caso

degli allevamenti avicoli e suinicoli. I primi concentrano il 75% delle UBA in 4 comuni fortemente specializzati, tra

questi il solo comune di Nettuno detiene 14.259 UBA delle 19.621 UBA avicole complessive. Per i suini, in modo

analogo, in 5 comuni specializzati ricadono il 74% delle UBA, concentrate a loro volta per circa il 60% nel comune

di Anguillara Sabazia.

Per maggior chiarezza, nelle tabelle 5-6 e 7-8 sono riportati i valori di SAU e UBA destinate alle differenti tipologie

di coltivazioni e allevamento nei soli comuni appartenenti alle classi a debole e forte specializzazione.

La lettura di questo dato valida la condizione di specializzazione comunale fornendo un parametro con cui

individuare l’effettivo peso che i differenti comuni assumono nell’ambito delle tipologie colturali e zootecniche

analizzate. Osservando le tabelle è possibile distinguere i casi dove a condizioni di forte specializzazione equivale

una rilevanza di tipo reale rispetto a quelli in cui ad una elevata specializzazione corrisponde una struttura

produttiva poco rilevante.

199

LO SCENARIO ECONOMICO

ALLEVAMENTI SECONDARI

SPECIALIZZAZIONE CAPRINI EQUINI AVICOLI% COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU

forte non specializzazione 49% 5% 9% 5% 88% 1%debole non specializzazione 12% 29% 23% 27% 6% 23%debole specializzazione 15% 18% 32% 35% 3% 1%forte specializzazione 24% 49% 37% 33% 3% 75%

Page 45: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

200

LO SCENARIO ECONOMICO

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Page 46: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

201

LO SCENARIO ECONOMICO

Fon

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202

LO SCENARIO ECONOMICO

Fon

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203

LO SCENARIO ECONOMICO

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Page 49: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

L’evidente e differente condizione di distribuzione e caratterizzazione delle specializzazioni produttive nel

territorio provinciale è fortemente influenzata dalla marcata differenziazione socioeconomica e ambientale dei

comuni della provincia. Come riportato nella Tabella 9 una semplice analisi di tipo descrittivo sull’insieme dei dati

comunali conferma questa situazione di forte eterogeneità, anche mettendo semplicemente a confronto tra loro

solo i 121 valori comunali che riguardano la presenza delle imprese, le estensioni della SAU complessiva e la

presenza delle UBA ed escludendo da questi i valori relativi al caso estremo del comune di Roma.

Tabella 9

Fonte: ns. Elaborazioni su Dati VI Censimento Generale dell’Agricoltura, ISTAT 2010

Il valore di dispersione di questi valori è identificato dal coefficiente di variazione espresso in percentuale, tale

indice mostra lo scostamento medio dei valori osservati nei 121 rispetto al valore medio, identificando una

condizione di estrema dispersione dei dati che sottende ad una scarsa rappresentatività della media come

parametro affidabile di confronto4.

L’alta diversificazione delle principali caratteristiche socioeconomiche e strutturali sottende ad una altrettanto

eterogenea caratterizzazione per quanto riguarda la presenza e la connotazione delle attività agricolo-zootecniche

nella provincia. Per tale ragione la restituzione di un dato sintetico cartograficamente contestualizzato può essere

utile a commentare condizioni di specializzazione produttiva per gruppi di comuni contigui.

Un’osservazione della specializzazione produttiva su base cartografica permette di osservare il variare di tale

parametro in gruppi di comuni contigui dove è più probabile che si rilevino condizioni socio-economiche ed

ambientali simili. La descrizione del fenomeno della specializzazione per cluster di comuni meglio si presta a

fornire una lettura idonea a tracciare possibili sinergie di sviluppo di filiere su base intercomunali, evitando di

formulare commenti troppo condizionati dalle caratteristiche di un singolo comune5.

Per leggere in modo critico gli ISP e fornire indicazioni utili alla formulazione di commenti in una chiave di

impostazione strategica di politiche per il mantenimento o sviluppo dell’agricoltura nel territorio provinciale, di

seguito sono stati confrontate le caratteristiche di specializzazione dei comuni registrate nei due ultimi censimenti

e restituite secondo la stessa impostazione metodologica finora illustrata.

Sulla base di tale rappresentazione è possibile individuare contestualmente l’emergere di condizioni polarizzate di

mutamento nell’utilizzo del suolo agrario e dell’intensività degli allevamenti, superando i limiti dell’osservazione

delle dinamiche all’interno dei singoli comuni per il solo 2010. Il confronto dei valori dell’ISP 2010 con quelli del

2000, ha dunque lo scopo di validare se la condizione di specializzazione tipologica rilevata con i dati dell’ultimo

204

LO SCENARIO ECONOMICO

ETEROGENEITÀ DELLE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI ROMA

NUMERO AZIENDE AZIENDE OGNI SAU (ha) UBA (uba)100 ABITANTI

Valore Minimo 5,00 0,12 5,83 0,11 Valore Massimo 1.213,00 18,25 10.300,75 14.453,20 Media 158,13 3,42 1.105,89 663,56 Coeff. Var. % 119 106 125 276Comune Roma 2.656,00 0,10 43.271,39 22.917,38

4 I valori denotano un’estrema dispersione dei dati che sottende ad una scarsa rappresentatività della media come parametro affidabile di confronto. A titolo di esempio nel caso del numero di aziende i dati dei singoli comuni si allontanano in media di 188 unità rispetto al valore medio (158,13).

5 Per l’osservazione delle caratteristiche di specializzazione comunale si rimanda all’allegato “ARM_Statistiche Comunali”

Page 50: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

censimento è da considerarsi una conferma della condizione rilevata nel 2000 oppure delinea una nuova condizione

di specializzazione o non specializzazione. A differenza della lettura limitata al 2010 tale confronto consente di

classificare la condizione di specializzazione comunale anche in una logica di tipo temporale, rilevando quattro

differenti condizioni, ovvero i comuni verranno in questo caso classificati in:

• Comune specializzato, (ISP 2000 +; ISP 2010 +);

• Comune neo specializzato (ISP 2000 -; ISP 2010 +);

• Non specializzato (ISP 2000-; ISP 2010 -)

• Comune despecializzato (ISP 2000+; ISP 2010-)

C.1 FRUMENTO

I dati di specializzazione comunale relativi alla SAU investita a frumento duro e frumento tenero nel 2010

evidenziano come nessun comune della provincia riesca a distinguersi nella classe di massima specializzazione,

mentre 24 su 121 mostrano un ISP compreso tra 0 e 0,5.

Comparando questo risultato con i valori di ISP del 2000 (Mappa 1) si deduce che la specializzazione a frumento

sta interessando i territori di altri 7 comuni, situati prevalentemente a ridosso del comune di Roma e comunque

all’interno di areali che hanno mantenuto la loro specializzazione. In particolare la coltivazione del frumento si sta

espandendo in zone collinari ad eccezione della SAU specializzata di Ardea (circa 600 ha) situata in pianura. I

comuni neospecializzati interessano complessivamente 2.193,03 ha che si aggiungono agli attuali 16.672 ha delle aree

specializzate, mentre non risultano esserci casi rilevanti di perdita di SAU specializzata, caso che interessa in modo

pressocchè isolato solamente la superficie coltivata a frumento negli 8 comuni evidenziati in arancione nella mappa,

che raggruppano al loro interno meno dell’1% della superficie provinciale dedicata alla coltivazione del frumento.

Mappa 1

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

205

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE FRUMENTO (DURO E TENERO) - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 51: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.2 CEREALI

I dati di specializzazione comunale relative alla SAU investita a cereali nel 2010 evidenziano che 22 comuni

ricadono nella classe di debole specializzazione, occupando una superficie totale di 5.738 ha. L’area interessa la

quasi totalità della pianura della provincia per poi estendersi nelle aree collinari. Nel gruppo dei comuni

specializzati soltanto i comuni di Labico e Colleferro, ubicati in collina, mostrano una caratteristica di forte

specializzazione.

Rispetto al 2000 mantengono specializzazione positiva 22 comuni che complessivamente distribuiscono il 75%

della SAU nelle aree pianeggianti dell’agro romano e nell’area collinare a ridosso della provincia di Frosinone e a

nord con la provincia di Viterbo.

La superficie dei 9 comuni neospecializzati, di circa 700 ha, si distribuisce lungo i confini dell’area specializzata ed

allo stesso tempo 12 comuni passano ad una condizione di despecializzazione per i cereali, “sottraendo” circa 500

ha dalle superfici prevalentemente dall’area collinare a est di Roma e dal comune di Fiumicino.

Mappa 2

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

206

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE CEREALI.- INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 52: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.3 ORTIVE

La condizione rilevata nel 2010 e confrontata con quella del 2000 evidenzia che 3.200 ha, dei 4.200 complessivamente

dedicati all’orticoltura nella provincia, ricadono all’interno delle aree specializzate e tipicamente vocate di 18

comuni, prevalentemente concentrati nell’area litorale e dei castelli romani.

Rispetto al 2000, 6 comuni perdono la loro caratteristica di specializzazione ma riportando valori di superficie

del tutto irrilevanti, complessivamente pari a circa un ettaro. Caso diverso per quanto riguarda l’unico comune

neospecializzato rispetto al 2000; l’annessione di Civitavecchia conta altri 66 ha di SAU su cui sviluppare

meccanismi di diversificazione colturale e produttiva.

Mappa 3

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

207

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE ORTIVE - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 53: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.4 FORAGGERE

Come già accennato i dati relativi alla specializzazione comunale per le foraggere evidenziano come l’81% (36.316 Ha)

della SAU sia stata caratterizzata nel 2010 da una debole specializzazione. Tra i possibili commenti, uno in particolare

sembra essere interessante, rispetto al confronto con la condizione del 2000, 8 comuni, maggiormente distribuiti

nell’area collinare a sud di Roma, si sono neospecializzati rispetto alla tendenza provinciale e presentano una SAU

complessiva di circa 1.352. Allo stesso modo 8 comuni, diffusi in modo discontinuo nel territorio provinciale ma

comunque limitrofi ad aree a elevata specializzazione, presentano una condizione di despecializzazione che, in egual

misura, interessa 1.385 ettari.

Mappa 4

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

208

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE FORAGGERE - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 54: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.5 VITE

Gli indici ISP nel 2010 evidenziano come la viticoltura specializzata si collochi nell’area dei Castelli Romani ad

eccezione di Cerveteri e Nettuno. Comparando il risultato con il 2000 si evince che i comuni in una condizione di

specializzazione sono 27 ed interessano circa il 74% della superficie coltivata a vite della provincia. Rispetto al 2010

entrano a far parte dei comuni specializzati a vite, Ladispoli (57 ha) a nord, Pomezia e Ardea (293 ha) a sud e

Montelibretti e Moricone (143 ha) nell’area collinare interna reatina.

La superficie a vite nei 4 comuni neospecializzati (Pomezia, Arcinazzo Romano, Nerola e Nemi) occupa circa 267

ha mentre quella situata negli 8 comuni despecializzati è pari a 63 ha.

Mappa 5

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

209

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE VITE- INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 55: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.6 OLIVICOLTURA

La superficie complessivamente investita ad olivo della provincia al 2010 si distribuisce per circa il 50% in 22

comuni, tutti appartenenti all’area collinare e montana a est e a sud di Roma. La comparazione degli ISP del 2000

e 2010 evidenzia come nella condizione di comune specializzato appartengano ben 55 comuni, anche in questo caso

localizzati nell’areale collinare e montuoso, che interessano complessivamente 11.732 ha pari a circa il 70% della

SAU olivicola totale della provincia.

Anche osservando le tendenze di specializzazione nell’arco intercensuario, il fenomeno dei comuni neospecializza-

ti si concentra in zone caratterizzate da forte specializzazione, annettendo circa 1.000 ettari di SAU. Questi si

distribuiscono in 8 comuni per la quasi totalità contigui a comuni specializzati ed anche in questo caso tutti

concentrati nell’areale collinare interno e montuoso.

Lo stesso fenomeno di collocazione spaziale riguarda anche le superfici a olivo dei comuni che invece escono dalla

condizione di specializzazione e transitano nella classe della despecializzazione. Perdono la loro connotazione di

specializzazione circa 150 ettari distribuiti in 5 comuni, geograficamente appartenenti alle aree vocate a olivo della

provincia.

Mappa 6

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

210

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE OLIVO - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 56: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.7 FRUTTIFERI

La condizione di forte specializzazione per i fruttiferi rilevata al 2010 identificava 22 comuni e 3.286 ettari di

superficie, al confronto con il 2000 i comuni specializzati diventano 29 interessando ulteriori 590 ha di SAU.

La tendenza alla despecializzazione interessa i comuni a sud della provincia, Rocca Priora e Albano Laziale

nell’area dei castelli, Olevano, San Vito, Rocca di Cave e Gavignano nell’area a confine con le provincie di

Frosinone e Latina e a est il comune di Rignano Flaminio. Nonostante il numero consistente di comuni che hanno

perso il loro carattere di specializzazione a fruttiferi, ad una superficie despecializzata di circa 70 ettari corrisponde

una SAU neospecializzata di circa 240 ettari. L’areale di specializzazione a est di Roma annette 3 nuovi comuni,

Nerola, Monteflavio e Monterotondo, attribuendosi la maggiore quota di superficie delle SAU a fruttiferi (189 ha).

Mappa 7

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

211

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE FRUTTIFERI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 57: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.8 BOVINI E BUFALINI

Gli indici di specializzazione produttiva del 2010 rilevano solo 4 comuni fortemente specializzati, 2 localizzati in

pianura a sud-ovest e 2 nella collina interna a nord della provincia, dove è presente il 26% delle UBA totali, pari a

13.635.

Il confronto dei dati ISP del 2000-2010, invece, evidenzia 37 comuni specializzati nei quali sono presenti 43.056

UB , pari all’83% del totale delle UBA di capi bovini e bufalini presenti nell’intera provincia.

I Comuni specializzati tendono a formare un’unica grande area che si estende dalla zona litoranea fino all’area

collinare interna della Provincia.

Al margine delle aree specializzate, nelle aree montane a confine con la provincia di Rieti e Frosinone, si denota

una forte presenza di comuni neo specializzati, 19 su 21, che aggiungono 2.626 UBA alle UBA dei comuni

specializzati sopra citati. Anche nella parte nord del territorio i comuni di Canale Monterano e Civitavecchia (683

UBA) ampliano l’area di specializzazione in un’areale già connotato come specializzato.

Il fenomeno della despecializzazione interessa 13 comuni diffusi lungo tutto il territorio provinciale, tra questi

assume particolare rilevanza il dato relativo ai comuni di Anguillara Sabazia (980 UBA) a nord, Colleferro (393 UBA)

e Artena a sud (882,80 UBA).

Mappa 8

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

212

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE BOVINI E BUFALINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 58: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.9 VACCHE E BUFALE

Come nel caso precedente il confronto degli ISP del 2000-2010 rileva la forte concentrazione delle UBA provinciali

nei comuni specializzati, per vacche e bufale il 78 % delle UBA provinciali si concentra nei 30 comuni specializzati

e ampiamente distribuiti nelle aree pianeggianti e collinari della provincia e in numero minora nelle aree montane

a sud-est.

I comuni neospecializzati interessano perlopiù le aree montane e vanno a sommare le proprie 3.327 UBA alle

27.704 UBA dei comuni specializzati. Questo dato è molto interessante perché, oltre a colmare la differenza con le

UBA despecializzate tra il 2000 e il 2010 (2.186 UBA) mostra che questa tipologia di allevamento nella provincia di

Roma incrementa e riqualifica la presenza della zootecnia in aree montuose.

L’espansione di questa tipologia di allevamento potrebbe essere indotto dal fenomeno conversione produttiva tra

vacche e bufale dovuto al caso delle quote latte. A sostegno di questa lettura è doveroso sottolineare che la quasi

totalità dei comuni neospecializzati ricade nelle aree montuose a confine con la provincia di Frosinone e Latina,

areali dove è sviluppata la filiera casearia.

Mappa 9

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

213

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE VACCHE E BUFALE- INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 59: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.10 SUINI

Come risulta evidente dal materiale cartografico relativo al confronto ISP 2000-2010, l’intera provincia è

caratterizzata da una diffusa non specializzazione del comparto suinicolo, e che all’interno dei 3 comuni

specializzati, il solo comune di Anguillara Sabazia concentra 2.230 delle 2.756 UBA dei comuni specializzati, pari

al 57% delle UBA totali dell’intera provincia.

Mappa 10

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

214

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE SUINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 60: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.11 OVINI

I 14 comuni al 2010 fortemente specializzati nell’allevamenti di ovini concentravano solo il 20% delle UBA ovine.

Prendendo in considerazione invece il confronto 2000-2010 i comuni specializzati diventano 32 e raggruppano circa

l’ 80% delle 16.665 UBA provinciali.

Il confronto degli indici di neospecializzazione e despecializzazione produttiva evidenzia altresì come la dinamica

sia diffusa nei comuni che ricadono prevalentemente nelle aree collinari e montuose della provincia.

I comuni neo specializzati sono 17 e vanno ad aggiungere 967 UBA alle 13.008 UBA dei comuni specializzati,

mentre i comuni despecializzati interessano soltanto 458 UBA. Tale dato mostra come nonostante esista un

fenomeno complessivo di riduzione degli allevamenti ovini a cavallo dei due censimenti, questo tipo di zootecnia

estensiva rimane una caratterizzazione delle aree interne della provincia, offrendo in tali aree diversi casi di nuova

specializzazione rispetto all’intero territorio provinciale.

Mappa 11

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

215

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE OVINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 61: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.12 CAPRINI

La cartografia indica una situazione abbastanza eterogenea nel territorio provinciale, dove non si rilevano rilevanti

comprensori intercomunali diffusamente specializzati nell’allevamento caprino. Il confronto dei dati ISP 2000-2010

rileva come il 15% dei comuni ricada nella categoria di specializzazione, interessando 200 UBA, equivalenti al 37%

del totale delle UBA caprine dell’intera provincia.

La specializzazione produttiva interessa l’area collinare e montana della provincia, dove si rilevano 22 casi di neo-

specializzazione che pesano per 153 UBA, contro le circa 8 UBA appartenenti all’insieme dei comuni despecializ-

zaziati. Di fatto i comuni neospecializzati offrono il 50% di UBA rispetto ai comuni specializzati, ovvero il 30% delle

UBA complessivamente presenti nella provincia.

Per quanto poco rilevante in termini assoluti, questo dato sulla distribuzione delle UBA tra comuni neospecializ-

zati e specializzati mostra come esista una potenziale tendenza alla parziale sostituzione o affiancamento, tra

allevamento ovino e caprino in diversi comuni della fascia collinare e montuosa provinciale.

Mappa 12

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

216

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE CAPRINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 62: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.13 EQUINI

I dati ottenuti dal confronto degli ISP del 2000 e del 2010 individuano 46 Comuni specializzati nell’allevamento

equino con la presenza del 51% delle UBA equine totali.

Dalla cartografia si nota come l’area orientale della provincia sia caratterizzata dalla presenza di 37 comuni neo

specializzati che aggiungono 1.001 UBA alle 3.148 UBA dei comuni specializzati.

Anche in questo caso, analogamente a quanto evidenziato con i caprini, il cavallo sembra resistere alla generale

flessione della zootecnia, restando una tipologia di allevamento diffusa in aree omogenee dal punto di vista

pedoclimatico-ambientale, dove spesso sono più presenti ed accessibili pascoli naturali e aree demaniali.

Molto probabilmente il mantenimento delle razze equine in queste aree è in parte determinato dall’utilizzo del

mulo per le operazioni di esbosco e per lo svolgimento di attività forestali in senso lato e, contestualemtne, dallo

sviluppo nell’ultimo decennio di attività di tipo agrituristico in ambienti naturalisticamente interessanti, molto

conosciuti ed apprezzati dagli abitanti della città di Roma (p.e. Monti della Tolfa, Catena dei Lucretili e Monti

Simbruini).

Mappa 13

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

217

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE EQUINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 63: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

C.14 AVICOLI

Il 95% del territorio provinciale è caratterizzato da aree soggette a non specializzazione e despecializzazione del-

l’allevamento avicolo. Dai dati ISP 2000-2010 si evidenzia come i comuni specializzati contano solo 244 UBA,

mentre il numero più rilevante della provincia è presente nei comuni neo specializzati dove si contano 14.546 UBA

pari al 75% del totale.

Gli indici ISP del 2010 evidenziano come i comuni soggetti a forte specializzazione siano 4 e confermano che il 97

% delle UBA specializzate pari a 14.259 UBA è localizzata in un unico comune, neospecializzato, Nettuno.

Mappa 14

Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010

218

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP COMUNALE AVICOLI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE

Page 64: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

D. IL QUADRO DELL’AGRICOLTURA ROMANA SECONDO I DATI RICA

a cura di Aurora Cavallo, Emanuele Blasi, Davide Marino

INTRODUZIONE

Obiettivo di questo lavoro è di tracciare un quadro d’insieme sullo stato dell’agricoltura nella provincia di Roma,

partendo dall’esame del campione dati RICA. Sul campione in esame sono state condotte alcune elaborazioni al

fine di evidenziare l’evoluzione delle caratteristiche strutturali delle aziende unitamente all’andamento dei più

importanti indicatori economici e dei relativi indici più significativi. Il quadro offerto può contribuire a tracciare un

quadro evolutivo del potenziale produttivo delle imprese nell’ultimo decennio e sull’andamento economico dei

principali comparti agricoli del primario in provincia di Roma.

È opportuno evidenziare che il quadro che si traccia attraverso il campione RICA, nelle tabelle di seguito proposte,

fa riferimento alle imprese cosiddette “professionali” e i dati in esse indicati rappresentano un’utile fonte

informativa dell’andamento economico dell’agricoltura provinciale, in particolare di quella realtà composta dalle

imprese più attive e dinamiche che più contribuiscono alla produzione agricola dell’area romana.

Il lavoro si articola come segue: ad una breve disamina delle caratteristiche dei dati RICA, segue una sintesi delle

caratteristiche del campione romano. Successivamente sono discussi gli aspetti strutturali e i caratteri economici

delle aziende agricole appartenenti al campione oggetto di studio. Si procede poi a un’analisi evolutiva della

produttività, della redditività e delle performance produttive dell’agricoltura romana, attraverso la disamina di

alcuni indici. Il lavoro si chiude con alcune considerazioni di sintesi.

I principali indicatori strutturali ed economici elaborati sono esposti sotto forma di tabelle, mentre alcuni termini

tecnici ed economici sono riportati in un glossario a conclusione del lavoro.

I DATI RICA

La rete comunitaria d’informazione contabile agricola (EU-RICA) è stata istituita nel 1965 allo scopo di raccogliere

informazioni necessarie a misurare l’evoluzione dei redditi degli imprenditori agricoli e il funzionamento delle

imprese del settore primario. Tali dati rappresentano una fonte informativa, unica e insostituibile, che consente di

raccogliere informazioni omogenee e confrontabili sulla situazione economica dell’agricoltura nell’Unione Europea

(UE), di ausilio per programmare e valutare lo sviluppo della politica agricola comune. L’Istituto Nazionale di

Economia Agraria (INEA) è l’organo ufficiale di collegamento tra lo Stato italiano e l’UE, che ha il compito della

gestione della RICA. A livello nazionale, la RICA si basa su un campione ragionato di aziende, strutturato in modo

da rappresentare le diverse tipologie produttive e dimensionali presenti sul territorio italiano. Le aziende agricole

che partecipano alla RICA (Campo di osservazione RICA) sono selezionate secondo un piano di campionamento

redatto in ciascuno Stato12. Al fine di identificare le aziende che costituiscono l’ossatura portante dell’agricoltura

219

LO SCENARIO ECONOMICO

12 È utile ricordare che fino al 2002 il campione RICA era costituito da aziende che aderivano su base volontaria alle rilevazioni contabili, dal 2003 le aziende RICA sono selezionate in maniera casuale dall’Istat attraverso una rigorosa metodologia di campionamento statistico, ottenendo così informazioni statisticamente rappresentative dell’agricoltura nazionale e regionale.

Page 65: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

comunitaria, si è scelto di comprendere nel campione solo le aziende con almeno un ettaro di superficie agricola

utilizzata (SAU) o la cui produzione presenta un valore di almeno 2.500 euro. In considerazione della diversa

situazione strutturale dell’agricoltura comunitaria i limiti di dimensione economica sono differenti per ciascun

paese e fissati da appositi regolamenti.

Il campo di osservazione RICA rappresenta un sottoinsieme di quello europeo, poiché esclude una ulteriore fascia

di aziende sulla base della loro dimensione economica. Nel dettaglio, la dimensione economica, fino all’esercizio

contabile 2009 compreso, è stata espressa in Unità di Dimensione Economica (UDE), data dall’ammontare del

Reddito Lordo Standard (RLS) complessivo, ottenuto come sommatoria del RLS di ciascuna attività produttiva

presente in azienda; per il periodo dal 2001 al 200913, una UDE corrisponde a 1200 e. Nella sostanza, sono incluse

nel campione aziendale RICA le sole aziende agricole la cui dimensione economica è tale da fornire all’agricoltore

un’attività economica principale e un livello di reddito sufficiente per il sostentamento della sua famiglia.

Si sottolinea che i dati RICA, per quanto siano frequentemente impiegati in studi comparativi, possono presentare

problemi di rappresentatività sia spaziale, sia temporale. È utile ricordare, in ogni caso, che la RICA nasce per

rispondere a finalità di assistenza tecnica e non come fonte statistica (Abitabile e Scardera, 2008).

IL CAMPIONE PER LA PROVINCIA DI ROMA

L’analisi dei dati ha coinvolto nove annualità comprese nel periodo 2000-2009, offrendo un numero abbastanza

ampio di osservazioni e di dati strutturali ed economici relativi ad annate agrarie differenti. Il campione provinciale

della RICA è composto da circa centocinquanta aziende. Nell’ultimo anno la ripartizione delle aziende del

campione per classe di Orientamento Tecnico Economico (OTE) è la seguente: poco più del 30% sono

specializzate nella produzione di seminativi, l’11% circa è rappresentato da aziende vitivinicole, l’8% da aziende

olivicole, il 13% da aziende che producono orticole. Le aziende zootecniche sono rappresentate per il 23%, di cui

per il 10% circa da aziende ovicaprine, una quota pari a circa 8% da aziende specializzate in bovini da latte e poco

meno del 3% da aziende di bovini da carne. Infine, il 3% delle aziende del campione presentano un carattere misto

e non specializzato tra coltivazioni e allevamenti.

Durante l’elaborazione dei dati è stato tenuto conto del fatto che la stratificazione stabilita nel piano di selezione

ha previsto l’accorpamento di alcuni OTE e di alcune classi di UDE. Questa stratificazione è stata conservata nel

disegno campionario 2008 e 2009 (INEA, 2010), pertanto nella valutazione dei risultati occorre considerare

l’esiguità e la differente composizione del campione a partire dal 2007, tale elemento concorre a spiegare alcuni

parametri evolutivi variabili osservati nell’evoluzione del campione stesso.

In Tabella 1 è presentato il quadro d’insieme del campione di aziende per i diversi anni. È opportuno evidenziare

che ai fini della presente indagine e allo scopo di migliorare la leggibilità dei risultati sono state condotte alcune

aggregazioni tra i principali comparti produttivi.

220

LO SCENARIO ECONOMICO

13 A partire dall’esercizio contabile 2010, escluso dal presente studio, la dimensione economica è espressa in euro di Reddito Lordo Standard.

Page 66: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Tabella 1

Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, in valore assoluto

IL QUADRO EVOLUTIVO DEI PRINCIPALI CARATTERI STRUTTURALI ED ECONOMICI

DELLE IMPRESE ROMANE

Nelle tabelle che seguono sono riassunti i risultati delle elaborazioni condotte, evidenziando in particolare alcune

caratteristiche strutturali, come la SAU e gli UBA per OTE, oltre ai più importanti indicatori economici PLV, RLS

e RN e i relativi indici più significativi. A questo proposito va sottolineato, ancora una volta, come nel campione

RICA oggetto di studio tendano a prevalere nettamente aziende di grandi dimensioni.

Allo scopo di ottenere una fotografia dell’evoluzione del settore primario dell’area in Tabella 2 è offerto un quadro

evolutivo della rappresentatività per OTE del campione. Come si è già avuto modo di evidenziare i dati di

riferimento sono raccolti al fine di costruire un campione ragionato di aziende, strutturato in modo da rappresentare

le diverse tipologie produttive e dimensionali presenti sul territorio. In questo senso, i cambiamenti intervenuti

nella composizione del campione possono fornire indicazioni sulle trasformazioni del primario romano. Nel

dettaglio, si registra l’incremento di peso dei seminativi, che dal rappresentare il 13% dell’agricoltura romana al

principio del decennio, pesano oggi per oltre il 30%, l’incremento è quasi tutto dovuto al ruolo, che in particolare

nell’ultimo anno hanno ricoperto in gran parte le colture sarchiate e orticole di pieno campo.

Il ruolo ricoperto nell’universo campionario dall’orticoltura è in flessione, essendo passato da poco meno del 20%

all’attuale 14%. Tra le colture arboree, che dal 50% circa raggiungono oggi il 30%, particolarmente rilevante risulta

221

LO SCENARIO ECONOMICO

COMPOSIZIONE DEL CAMPIONE DI AZIENDE PER TIPOLOGIA PRODUTTIVA

OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

13 - Cerali, oleaginose e proteaginose 3 9 14 26 13 17 13 16 4 5Seminativi 14 - Altri seminativi 17 16 17 17 20 18 37 32 23 25

Totale Aziende specializzate nei seminativi 20 25 31 43 33 35 50 48 27 30Orticole 20 - Ortofloricoltura 29 62 41 11 21 24 21 22 14 13

31- Viticoltura 8 14 16 11 17 16 15 16 13 1132 - Frutticoltura e agrumicoltura 12 16 13 14 8 11 17 16 6 4

Coltivazioni 33 - Olivicoltura 41 57 49 33 11 9 7 12 9 8arboree 34 - Altre coltivazioni permanenti 13 35 34 19 15 10 19 17 10 5

Totale Aziende specializzate nelle 74 122 112 77 51 46 58 61 38 28

coltivazioni permanenti41 - Bovini da latte 10 9 11 13 9 10 7 10 7 842 - Bovini da allevamento e da ingrasso 1 0 6 1 3 3 3 5 3 3

Zootecnia 43 - Bovini da latte, allevamento e ingrasso 0 0 0 0 1 1 1 1 0 044 - Ovini, caprini e altri erbivori 3 6 9 3 8 7 12 13 10 10Totale Aziende zootecniche specializzate 14 15 26 17 21 21 23 29 20 2160 - Policolturali con coltivazioni diverse 14 15 20 5 4 9 8 7 4 2

Altri 71 - Poliallevamento ad orientamento erbivori 0 0 0 0 1 0 0 0 0 172 - Poliallevamento ad orientamento granivori 0 0 0 0 0 0 0 0 0 081 - Seminativi ed erbivori 0 0 0 5 6 6 10 6 0 082 - Diverse combinazioni coltvazioni e allevamenti 0 0 0 0 0 1 1 2 1 0Totale aziende non specializzate 14 15 20 10 11 16 19 15 5 3

Totale aziende 151 239 230 159 139 143 172 176 105 96

Page 67: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

la contrazione dell’olivicoltura, che è passata dal pesare nel 2000 per il 27% all’8% di oggi, a fronte dell’incremento

della viticoltura che dal 5% del 2000 costituisce oggi una quota pari all’11% dell’agricoltura romana. In netto

miglioramento la posizione della zootecnia specializzata passata dal 9% degli inizi del decennio all’attuale 22%,

l’incremento è dovuto pressoché totalmente al comparto ovicaprino che dal 2% è cresciuto costantemente nel

periodo di rilevamento fino a ricoprire il 10% di peso relativo. Vale la pena di evidenziare la flessione della rappre-

sentatività delle aziende miste non specializzate, da poco meno del 10% del 2000 all’attuale 3%. Tale dato potrebbe

essere letto come tendenza del primario romano nella direzione di una maggiore specializzazione. In linee generali,

va detto che tale tendenza potrebbe confermare un trend, già osservato nel decennio precedente, e peraltro, in

parte confermato dai primi risultati censuari (Istat, 2011), secondo cui a fronte di una sostanziale riduzione

generalizzata del numero di imprese e superfici, le aziende professionali crescono per numero e per dimensioni,

anche in termini economici. A valle di tali riflessioni, tuttavia, è opportuno ricordare come occorra mantenere una

certa prudenza nella lettura di tali risultati dovuta alle caratteristiche strutturali del campione RICA prese in esame

nel paragrafo 2.

Tabella 2

Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, in valore assoluto

Di seguito si procede con l’esame delle variazioni registrate sul campione RICA in termini di variazione delle

superfici coltivate e dei capi allevati nell’ultimo decennio per orientamento produttivo. Nella Tabella 3 è offerto un

quadro di sintesi che mostra l’evoluzione registrata nel campione delle dimensioni aziendali in termini di superfici

coltivate per attività produttiva. Dall’osservazione dei dati emerge in maniera inequivocabile la consistente e

significativa crescita della dimensione media aziendale, registrata con l’attuazione del campione casuale e avvenuta

in termini fisici e, soprattutto, economici. I dati RICA ci consegnano l’immagine di un’agricoltura provinciale che

in media per quasi tutti i comparti vede le aziende crescere in misura considerevole passando nel periodo di

riferimento dai 14 a 47 ettari. Procediamo valutando le variazioni per singola attività produttiva. Particolarmente

interessante è il caso della cerealicoltura, comparto in cui le aziende sono passate da una media di 20 ettari circa di

222

LO SCENARIO ECONOMICO

EVOLUZIONE DELLA RAPPRESENTATIVITÀ DEI COMPARTI AGRICOLI NELLA DISTRIBUZIONE DEL CAMPIONE

OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Cerali, oleaginose e proteaginose 2% 4% 6% 16% 9% 12% 8% 9% 4% 5%Seminativi Altri seminativi 11% 7% 7% 11% 14% 13% 22% 18% 22% 26%

Totale seminativi 13% 10% 13% 27% 24% 24% 29% 27% 26% 31%Orticole Ortofloricoltura 19% 26% 18% 7% 15% 17% 12% 13% 13% 14%

Viticoltura 5% 6% 7% 7% 12% 11% 9% 9% 12% 11%Frutticoltura e agrumicoltura 8% 7% 6% 9% 6% 8% 10% 9% 6% 4%

Coltivazioni Olivicoltura 27% 24% 21% 21% 8% 6% 4% 7% 9% 8%arboree Altre coltivazioni permanenti 9% 15% 15% 12% 11% 7% 11% 10% 10% 5%

Totale coltivazioni permanenti 49% 51% 49% 48% 37% 32% 34% 35% 36% 29%Bovini da latte 7% 4% 5% 8% 6% 7% 4% 6% 7% 8%

Zootecnia Bovini da allevamento e da ingrasso 1% 0% 3% 1% 2% 2% 2% 3% 3% 3%Ovini, caprini e altri erbivori 2% 3% 4% 2% 6% 5% 7% 7% 10% 10%Totale zootecnia specializzata 9% 6% 11% 11% 15% 15% 13% 16% 19% 22%

Altre Non specializzate 9% 6% 9% 6% 8% 11% 11% 9% 5% 3%

Totale aziende 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%

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superfici coltivate ai recenti 85 ettari; lo stesso trend è seguito dai seminativi in genere. Le aziende ortofloricole

coltivano in media oggi 5 ettari dai 3 del 2000. Le aziende vitivinicole hanno visto nello stesso periodo aumentare

la propria area coltivata del 25% circa, mentre le imprese olivicole addirittura del 70%. Le aziende zootecniche da

latte sono passate dai 12 ettari coltivati nel 2000 agli attuali 78 e quelle da carne dai 43 ai 147. Nella lettura di tali

dati va, tuttavia, tenuto conto delle caratteristiche del campione RICA già citate e va osservata nell’evoluzione

degli aspetti strutturali particolare prudenza.

In generale, la fotografia che la RICA rappresenta dell’agricoltura della provincia di Roma è di un contesto

produttivo in condizioni nettamente migliori della media regionale registrata dall’Istat nell’ultimo censimento

(Istat, 2011). In questa direzione, se la media aziendale del Lazio registrata nel 2010 è di 6,6 ettari a fronte del dato

RICA provinciale di 47 ettari, la variazione nel decennio trascorso è pari al 70% nel caso romano e del 75% laziale.

A fronte di un incremento regionale da circa 3,5 ettari agli attuali 6,6 ettari, la provincia di Roma registra però il

passaggio dai 14 ettari agli attuali 47 ettari. In questa direzione, può essere utile rivolgere l’attenzione al contesto

nazionale: secondo l’ultima rilevazione censuaria le dimensioni medie aziendali sono pari a poco meno di 8 ettari a

fronte dei 5,5 ettari del 2000. Nella Figura 1 sono sintetizzati i confronti per aree.

Tabella 3

Fonte: ns elaborazioni su dati RICA (2009), dati in ettari

Figura 1

Fonte: dati RICA e Istat (2011)

Nel caso della zootecnia, in Tabella 4 è sintetizzata l’evoluzione temporale del numero di capi (espresso in UBA,

Unità di Bestiame Adulto). Anche in tale ambito si registra un incremento delle dimensioni aziendali, pur tuttavia,

va rilevato come si sia assistito a una crescita costante fino al 2006, anno dopo il quale va evidenziato l’incremento

223

LO SCENARIO ECONOMICO

L’EVOLUZIONE DELLE SUPERFICI PER OTE SECONDO I DATI RICA

OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

13 - Cerali, oleaginose e proteaginose 19 30 29 70 114 156 111 138 331 85Seminativi14 - Altri seminativi 23 7 7 52 40 38 96 48 85 86

Orticole 20 - Ortofloricoltura 3 3 2 2 2 3 5 6 5 531- Viticoltura 9 9 8 8 7 7 11 15 11 12

Coltivazioni 32 - Frutticoltura e agrumicoltura 5 5 5 5 6 6 8 8 10 10arboree 33 - Olivicoltura 5 5 5 4 9 9 16 13 13 17

34 - Altre coltivazioni permanenti 3 6 6 5 7 8 6 5 5 541 - Bovini da latte 12 13 14 54 53 30 35 52 37 7842 e 43 Bovini da carne 43 - 27 29 16 92 162 97 147 147

Zootecnia43 - Bovini da latte, allevamento e ingrasso - - - - - - - - - - 44 - Ovini, caprini e altri erbivori 19 23 27 64 83 203 104 91 65 6960 - Policolturali con coltivazioni diverse 9 11 9 80 150 166 142 51 10 5

Media campione 14 11 13 34 44 65 63 48 65 47

LA VARIAZIONE DELLE DIMENSIONI MEDIE AZIENDALI NEL DECENNIO

2000 2010

Dati Rica provincia di Roma 14 ha 47 haCensimento Istat (Lazio) 3,8 ha 6,6 haCensimento Istat (Italia) 5,5 ha 7,9 ha

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di dimensione in termini di numerosità di capi allevati delle aziende di bovini da latte, con poco meno di 125 UBA,

comparto questo che storicamente ha rappresentato uno dei punti di forza dell’agricoltura provinciale, e delle

aziende ovicaprine che si attestano sugli 80 UBA.

Il RLS rappresenta la differenza tra il valore standard della produzione e delle diverse attività produttive e l’importo

standard di alcuni costi specifici. I dati relativi, riportati in Tabella 3, comincia un lento declino fino al 2008 fase in

cui sembra registrarsi una ripresa, dovuta in misura particolare agli allevamenti di bovini da latte e ovicaprini.

Tabella 4

Fonte: ns elaborazioni su dati RICA (2009), i dati sono espressi in Unità di Bestiame Adulto (UBA)

L’ANDAMENTO ECONOMICO DELLE IMPRESE ROMANE SECONDO I DATI RICA

Il quadro economico preso in esame si articola nell’analisi di due indicatori di dettaglio: l’andamento della

Produzione Lorda Vendibile (PLV) e del Reddito Netto (RN).

I dati in Tabella 5 mostrano l’evoluzione nel periodo di riferimento della PLV, che rappresenta la produzione che

può essere venduta dall’azienda al netto dei reimpieghi, comprensiva dei sostegni pubblici, e può essere assimilata

al volume d’affari (o fatturato lordo) delle imprese industriali. Anche in questo caso si registra nel decennio un

incremento di quasi il 35%, ma nell’analisi del periodo si nota un andamento variabile, segnato dalla crescita

costante fino al 2004, cui è seguito un calo nel 2006 e rialzi nel biennio successivo, fino all’ulteriore flessione nel

2009. Andando a esaminare il dato per comparto si nota l’evoluzione positiva per quasi tutti i settori, eccezion fatta

per la zootecnia da carne e in parte per gli ovicaprini. Nella sostanza la lettura dei dati economici relativi va

articolata in funzione della redditività delle aziende, in questo senso in Tabella 6 sono presentati i dati relativi al

reddito netto.

224

LO SCENARIO ECONOMICO

L’EVOLUZIONE DEI CAPI ALLEVATI PER OTE SECONDO I DATI RICA

OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

13 - Cerali, oleaginose e proteaginose 0 0 0 0 0 18 0 0 0 0Seminativi14 - Altri seminativi 0 1 1 2 0 6 9 0 0 0

Orticole 20 - Ortofloricoltura 0 0 0 0 0 0 0 0 0 031- Viticoltura 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

Coltivazioni 32 - Frutticoltura e agrumicoltura 0 0 0 0 1 1 1 1 0 0arboree 33 - Olivicoltura 0 0 0 0 1 0 1 1 0 0

34 - Altre coltivazioni permanenti 0 0 0 0 0 0 0 0 0 041 - Bovini da latte 41 68 74 162 195 79 105 110 89 12442 e 43 Bovini da carne 84 - 46 23 18 98 151 104 74 69

Zootecnia43 - Bovini da latte, allevamento e ingrasso - - - - - - - - - - 44 - Ovini, caprini e altri erbivori 72 42 50 71 167 245 134 126 79 9260 - Policolturali con coltivazioni diverse 9 8 2 53 126 111 74 27 0 0

Media aziende zootecniche 51 39 43 77 127 133 116 93 60 71

Page 70: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Tabella 5

Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, dati espressi in euro

Tabella 6

Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, dati espressi in euro

L’evoluzione dei redditi per comparto è estremamente variabile. Particolarmente rilevanti sono le fluttuazioni delle

commodities e dello stesso comparto orticolo, in un contesto nazionale e internazionale in cui l’andamento dei mercati

e il particolare periodo congiunturale hanno fatto segnare oscillazioni assai significative. In generale nel decennio in

esame si osservano andamenti positivi di gran parte dei comparti produttivi, a eccezione dell’ortofloricoltura per la

225

LO SCENARIO ECONOMICO

L’ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE LORDA VENDIBILE (PLV)

OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Cerali, oleaginose e 39.399 70.307 29.878 90.579 103.492 153.926 135.463 201.549 443.634 124.294

proteaginose Altri seminativi 45.639 62.021 37.730 83.286 318.856 88.434 153.416 89.281 133.460 138.804 Ortofloricoltura 281.331 143.310 63.037 183.581 230.498 174.621 306.874 188.711 300.960 133.710 Viticoltura 87.079 79.946 30.418 33.28 42.977 43.753 123.642 118.718 146.061 148.351 Frutticoltura e

26.210 71.674 41.560 20.336 33.339 42.803 43.526 43.785 77.904 131.950agrumicoltura Olivicoltura 18.978 26.127 16.134 12.133 30.922 25.149 83.883 60.407 58.224 60.627 Altre coltivazioni

14.471 43.631 28.277 23.604 22.021 18.993 26.532 28.129 29.259 26.389permanentiBovini da latte 114.990 236.098 146.551 327.914 270.936 134.733 240.536 240.613 228.281 286.251 Bovini da carne 220.546 - 47.22 18.208 43.320 206.097 268.990 188.814 94.327 51.193 Ovini, caprini e altri

154.042 108.984 61.170 125.350 282.307 297.321 210.422 212.950 111.906 120.572erbivori Policolturali con

47.065 107.327 56.377 294.140 355.963 335.968 269.444 155.267 109.694 71.500coltivazioni diverse

Media campione 95.342 94.943 50.579 110.219 157.694 138.345 169.339 138.929 157.610 117.604

L’ANDAMENTO DEI REDDITI NETTI

OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Cerali, oleaginose e21.559 36.348 14.549 48.212 47.494 69.278 62.102 112.673 194.976 56.881

proteaginose Altri seminativi 22.568 37.085 23.700 50.664 64.021 38.308 72.674 30.720 48.220 62.706 Ortofloricoltura 207.787 93.701 39.358 118.479 175.617 105.713 137.770 94.529 106.883 60.326 Viticoltura 41.212 40.022 16.502 14.211 23.916 22.735 60.966 45.409 82.751 74.623 Frutticoltura e

9.197 47.854 28.656 10.884 16.102 23.935 24.984 21.015 54.116 94.135agrumicoltura Olivicoltura 9.525 11.336 7.380 6.813 14.892 10.764 52.168 14.376 24.691 21.066 Altre coltivazioni

5.200 23.440 17.181 12.139 12.207 7.344 14.760 16.819 18.941 16.337permanentiBovini da latte 91.194 145.064 88.695 201.478 134.098 70.314 143.851 142.585 124.513 127.299 Bovini da carne 153.048 - 32.933 9.285 22.450 72.863 113.669 131.540 69.475 30.159 Ovini, caprini e altri

111.590 59.625 32.298 60.339 207.170 163.709 131.855 121.164 31.545 54.806erbivori Policolturali con

27.764 66.076 35.209 224.893 230.489 197.226 167.713 84.805 46.590 36.905coltivazioni diverse

Media campione 63.695 56.055 30.587 68.854 86.223 71.108 89.319 74.149 72.973 57.749

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quale andrebbero fatte considerazioni di dettaglio per singole filiere, della zootecnia bovina da carne e degli

ovicaprini. Allo scopo di migliorare la leggibilità delle elaborazioni si è scelto di rappresentare in grafici di sintesi

l’andamento per i principali comparti.

In generale, l’andamento riportato in figura sembra riflettere in misura adeguata il quadro generale espresso a

livello nazionale (INEA, 2011b). Questo è particolarmente vero nel caso dei seminativi e dell’orticoltura, mentre

alcune discrepanze vanno rilevate nel caso della frutticoltura, la quale secondo i dati RICA avrebbe registrato

nell’ultimo biennio incrementi sostanziali, che invece non sono stati osservati nell’analisi di altre fonti dati

nazionali, e che in generale appaiono sovrastimate in questo particolare momento congiunturale. Considerazioni

non troppo diverse valgono nel caso della vitivinicoltura, dal momento che in generale gli impianti dell’area romana

si caratterizzano per un livello qualitativo non elevato e per vigneti vetusti, che tendono a esprimere difficoltà in

termini di competitività sui mercati.

Figura 2

Figura 3

226

LO SCENARIO ECONOMICO

-

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Cerali,oleaginose eproteaginose

Altri seminativi

Ortofloricoltura

-

10.000

20.000

30.000

40.000

50.000

60.000

70.000

80.000

90.000

100.000

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Viticoltura

Frutticolturae agrumicoltura

Olivicoltura

Altrecoltivazionipermanenti

L'ANDAMENTO DEI REDDITI PER LE PRODUZIONI VEGETALI

L’ANDAMENTO DEI REDDITI PER L’ARBORICOLTURA

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Figura 4

IL POTENZIALE PRODUTTIVO DELLE AZIENDE DELLA PROVINCIA SECONDO I DATI RICA

Oggetto di questo paragrafo è l’analisi di dettaglio delle performance produttive del primario romano. La

sostenibilità dei comparti agricoli è frequentemente valutata attraverso la disamina dei risultati di due indici legati

rispettivamente al rapporto tra PLV e superfici coltivate e tra RN e PLV per orientamenti produttivi. In questa

direzione, nelle tabelle che seguono, sono riassunte le elaborazioni condotte nel campione RICA per la provincia

romana. Presupposto fondamentale dell’analisi è di non limitarsi all’interpretazione dei singoli coefficienti, ma

attraverso l’identificazione di valori di riferimento, esprimere un giudizio qualitativo con valutazioni del tipo

“positivo” o “negativo”.

Il rapporto tra PLV e SAU misura la produttività del fattore terra, esso costituisce un parametro fondamentale per

ottenere indicazioni sul grado di redditività delle aziende. In estrema sintesi, useremo questo indice come

indicatore dell’intensità produttiva, ovvero, della dinamicità delle aziende romane. Il confronto dei dati per

orientamento produttivo mostra come la più consistente capacità produttiva sia espressa dalla zootecnia da latte,

seguita dall’ortofloricoltura e dai seminativi. Tra le coltivazione arboree spiccano la frutticoltura e la viticoltura.

227

LO SCENARIO ECONOMICO

-

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Bovini da latte

Bovini da carne

Ovini, caprini ealtri erbivori

L'ANDAMENTO DEI REDDITI PER LA ZOOTECNIA

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Tabella 8

Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, il dato varia tra 0 e 1, più è alto maggiore è la redditività

Si è scelto quindi di valutare le performance produttive delle imprese del campione e di confrontare l’insieme degli

indicatori di performance economica al fine di ottenere un quadro evolutivo del potenziale produttivo espresso dal

primario nell’area provinciale. In Tabella 9 sono sintetizzati i risultati.

Oltre alle considerazioni che si riferiscono all’incidenza delle dotazioni strutturali delle aziende agricole romane,

vale la pena rilevare almeno altri due fattori. In primo luogo, l’evoluzione della ragione di scambio agricola, misurata

dal rapporto fra l’indice dei prezzi alla produzione e quello dei prezzi dei consumi intermedi che presenta un

costante deterioramento nel decennio in esame. Secondariamente, la notevole incidenza nell’analisi della

redditività delle imprese dei consumi intermedi: ad esempio sementi, concimi, mangimi, energia, servizi; essi,

secondo i dati RICA dell’Universo Italia (INEA, 2011), nel solo anno 2009 hanno inciso per una quota pari al 42,1%,

rilevanti sono anche gli incrementi registrati per la remunerazione del lavoro sia dipendente che autonomo e del

capitale d’impresa che, al lordo degli ammortamenti, ha assorbito il 27,1% del valore della produzione, infine, i

contributi e le sovvenzioni erogati dallo Stato, amministrazioni centrali e dall’UE hanno inciso per l’11,5% (INEA,

2011).

Nel dettaglio per comparto produttivo va evidenziata la tenuta dei cereali, con il netto calo registrato nella metà

del decennio, il dato è ancor più rilevante se confrontato con le flessioni registrate dalle colture sarchiate e dalle

orticole di pieno campo (altri seminativi), in nettissimo calo in tutto il periodo, in particolare nell’ultimo biennio.

Il caso del comparto orticolo è di particolare interesse rispetto all’intero quadro del primario romano, con

l’incremento di produttività registrato nel biennio 2004/05, il dato sulla redditività si mantiene costante nel periodo.

228

LO SCENARIO ECONOMICO

Seminativi

Orticole

Coltivazioni arboree

Zootecnia

Altri

OTE

13 - Cerali, oleaginose e proteaginose

14 - Altri seminativi20 - Ortofloricoltura31 - Viticoltura32 - Frutticoltura e agrumicoltura33 - Olivicoltura34 - Altre coltivazioni permanenti41 - Bovini da latte42 - Bovini da allevamento e

da ingrasso43 - Bovini da latte, allevamento

e ingrasso44 - Ovini, caprini e altri erbivori50 - Granivori60 - Policolturali con coltivazioni

diverse71 - Poliallevamento ad

orientamento erbivori72 - Poliallevamento ad

orientamento granivori81 - Seminativi ed erbivori82 - Diverse combinazioni

coltivazioni e allevamenti

2000

0,44

0,500,700,520,330,510,360,74

-

0,69

0,72-

0,64

-

-

0,510,60

2001

0,51

0,530,580,500,480,380,480,63

-

-

0,54-

0,52

0,71

-

0,52-

2002

0,45

0,600,530,530,540,390,540,600,65

0,73

0,51-

0,57

0,69

-

0,30-

2003

0,50

0,540,420,460,460,460,330,520,51

-

0,510,260,58

-

-

0,56-

2004

0,33

0,330,520,490,430,410,430,520,36

0,58

0,560,510,47

0,63

-

0,49-

2005

0,38

0,400,470,490,400,370,370,500,52

0,32

0,360,330,51

-

-

0,480,65

2006

0,36

0,450,360,430,420,430,470,510,36

0,32

0,490,370,47

-

-

0,560,57

2007

0,51

0,420,400,320,330,270,500,530,56

0,69

0,540,460,43

-

-

0,420,06

2008

0,39

0,390,450,440,720,470,570,530,61

-

0,390,490,52

-

-

- -

2009

0,36

0,460,460,420,700,500,540,470,59

-

0,510,060,52

-

-

- -

LA REDDITIVITÀ DELLE AZIENDE AGRICOLE ROMANE NELL’ESAME DEL RAPPORTO RN/PLV

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Tabella 9

In Tabella 10 si è scelto di valutare il grado di capitalizzazione delle imprese romane attraverso un indicatore ad hoc,

confrontabile con i dati relativi dell’Universo Italia per l’anno 2008 (INEA, 2011). La tabella mostra un contesto

particolarmente positivo per l’ambito ortofloricolo e per la zootecnia da latte, settori di spicco del primario romano,

mentre si possono evidenziare difficoltà nel caso dei seminativi. Il dato relativo alle colture arboree aggregato non

consente di effettuare considerazioni di dettaglio sui comparti olivicolo e vitivinicolo, mentre il dato sulle aziende

zootecniche policolturali, per le considerazioni già espresse, va considerato con estrema prudenza.

Tabella 10

Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, dati espressi in euro/ha

CONSIDERAZIONI DI SINTESI

L’esame dei dati RICA ha consentito di tracciare un quadro evolutivo dell’agricoltura che mostra segni di difficoltà

per l’area romana, in particolare nell’ultimo biennio, pur all’interno di un contesto particolarmente eterogeneo. In

229

LO SCENARIO ECONOMICO

IL POTENZIALE PRODUTTIVO ESPRESSO DALLE IMPRESE AGRICOLE DELL’AREA

OTE Biennio 2001/02 Biennio 2004/05 Biennio 2008/09

Produttività Redditività Performance Produttività Reditività Performance Produttività Redditività Performance (E/ha) produttiva produttiva produttiva

13-Cerali, oleaginose e 1.741 0,49 + 946 0,38 + 1.388 0,35 + proteaginose

14-Altri seminativi 11.488 0,57 +++ 5.846 0,36 ++ 4.981 0,43 +20-Ortofloricoltura 47.851 0,52 ++ 124.855 0,50 + 45.764 0,47 +31-Viticoltura 5.810 0,50 ++ 5.961 0,55 ++ 6.299 0,40 ++32-Frutticoltura e 12.902 0,57 +++ 6.002 0,31 +++ 11.832 0,70 +

agrumicoltura33-Olivicoltura 4.877 0,41 ++ 2.907 0,38 + 3.662 0,50 ++34-Altre coltivazioni 7.815 0,53 ++ 2.853 0,38 + 6.272 0,55 +

permanenti41-Bovini da latte 19.047 0,63 +++ 7.108 0,52 + 9.861 0,52 ++42-Bovini da allevamento - 1.196 0,46 582 0,60 +

e da ingrasso44-Ovini, caprini e altri 10.108 0,51 ++ 2.571 0,50 + 2.031 0,47 +

erbivori50-Granivori - 316.578 0,25 ++++ 35.485 0,28 -60-Policolturali con 17.204 0,56 +++ 9.248 0,53 ++ 15.111 0,64 +

coltivazioni diverse

IL GRADO DI CAPITALIZZAZIONE DELLE IMPRESE ROMANE

ORIENTAMENTI PRODUTTIVI CAMPIONE PROVINCIA DI ROMA UNIVERSO ITALIA

Seminativi e 11.224,50 e 15.507,00 Ortofloricoltura e 66.003,47 e 68.345,00 Coltivazioni permanenti e 20.217,79 e 27.089,00 Erbivori e 8.890,17 e 10.656,00 Granivori e 22.219,54 e 35.562,00 Aziende con policoltura e 39.799,46 e 16.823,00 Aziende con poliallevamento - e 14.870,00 Miste coltivazioni e allevamenti e 9.036,29 e 11.878,00

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generale, le performance produttive dell’area sono buone, in particolare se paragonate con l’andamento degli stessi

indici a livello nazionale. Tali risultati vanno altresì letti congiuntamente con gli esiti dell’indagine svolta

utilizzando i dati del Registro Imprese. In questo senso, l’approfondimento relativo al grado di capitalizzazione

delle imprese romane e al capitale umano attivo nel primario dell’area provinciale, pur all’interno di un contesto

particolarmente mutevole, forniscono risultati incoraggianti. In generale, la lettura va fatta per singoli comparti

produttivi, in questo senso le indagini di filiera discusse nei capitoli che seguono offrono utili spunti di

approfondimento. In questa sede, può essere utile ricordare come gli ultimi anni abbiano visto una generale

tendenza al ribasso per il contesto agricolo, cui ha contribuito significativamente il tema della volatilità dei prezzi.

Gli effetti di tali dinamiche sono particolarmente evidenti nelle situazioni produttive meno robuste dal punto di

vista strutturale e organizzativo e, in generale, per alcune colture, si pensi all’ortofrutta e ai seminativi. Va detto,

tuttavia, che se fino allo scorso decennio la diminuzione dei prezzi degli input agricoli anche se più lenta di quella

dei prezzi alla produzione, era compensata dagli incrementi fatti registrare dalla produttività agricola. Al contrario,

oggi si osserva come i prezzi degli input crescano in misura superiore rispetto a quelli dei prodotti agricoli e restano

alti per periodi più lunghi (INEA, 2011b). In questa particolare fase congiunturale, infatti, le variabili economiche

più importanti - la domanda di alimenti, l’evoluzione dei costi, la dinamica dei prezzi e, di conseguenza, la

formazione dei redditi - variano in accordo con dinamiche non controllabili da parte degli operatori del settore e

anche per questo sono particolarmente difficili da affrontare (INEA 2011). L’insieme di questi fattori può

contribuire a spiegare l’evoluzione dei dati sul potenziale produttivo delle imprese romane. In questa direzione, un

aspetto cruciale è legato alle caratteristiche strutturali delle imprese stesse, alle quali sono poste nuove sfide

connesse ad esempio ai nuovi ruoli che va assumendo l’agricoltura, come pure ai temi legati alla sostenibilità

ambientale che contribuiscono a determinare un quadro articolato e per certi aspetti nuovo per il nostro sistema

agroalimentare.

GLOSSARIO

• OTE (Orientamento Tecnico Economico): è determinato dall’incidenza percentuale del RLS delle varie

attività produttive rispetto al RLS totale dell’azienda.

• PLV (Produzione Lorda Vendibile): è la produzione che può essere venduta dall’azienda ed è pertanto

uguale alla produzione lorda totale meno la quota-parte riutilizzata nell’azienda stessa come mezzo di

produzione (reimpieghi aziendali). Secondo la metodologia contabile INEA, comprende anche i contributi

pubblici di qualsiasi natura (esclusi quelli in conto capitale): premi e sovvenzioni per coltivazioni, per

allevamenti, per i prodotti, per gli oneri (inclusi quelli finanziari); integrazioni di reddito (ad esempio, contributi

PAC); premi per calamità (esclusi gli indennizzi in conto capitale).

• RLS (Reddito Lordo Standard): è la differenza tra il valore standard della produzione delle varie attività

produttive e l’importo standard di alcuni costi specifici.

• RN (Reddito Netto): corrisponde alla remunerazione dell’imprenditore concreto per i fattori produttivi

apportati: è dato dalla Produzione Lorda Totale meno i costi variabili e i costi fissi.

• SAU (Superficie Agricola Utilizzata): è la superficie aziendale effettivamente coltivata; sono esclusi boschi,

orto familiare e tare.

• UBA (Unità Bestiame Adulto): è l’unità in base alla quale è espressa la consistenza media dell’allevamento

230

LO SCENARIO ECONOMICO

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con riferimento alla vacca da latte che vale 1 UBA.

• UDE (Unità di Dimensione Europea): è definita in base al RLS totale dell’azienda ed è espressa in classi di

dimensione economica.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

1. Abitabile C., Scardera A. (a cura di), (2008), La rete contabile agricola nazionale RICA – da rete di assistenza

tecnica a fonte statistica, Collana INEA - I metodi RICA, Roma.

2. INEA (2010), Il campione RICA: metodologia di calcolo dei pesi e analisi dell’affidabilità delle stime, RICA Italia,

INEA, Roma.

3. INEA (2011), RICA: Flash 2008, INEA, Roma.

4. INEA (2011b), Annuario dell’Agricoltura Italiana, INEA Roma.

5. Istat (2011), 6° Censimento generale dell’agricoltura, Risultati provvisori, Istat, Roma

E. IL QUADRO SECONDO I DATI AGEA

a cura di Enrico Arcuri

Le dichiarazioni per la domanda unica di pagamento PAC 2010 hanno evidenziato, secondo i dati AGEA, una

superficie totale di 189.808,4 ettari, dei quali 158.308,8 risultano direttamente produttivi, mentre 31.499,6

costituiscono pascoli non seminabili e boschi non ad uso forestale. La superficie totale è così suddivisa:

Figura 5

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

Nella voce Altro sono compresi 718,8 ettari di prati seminabili, 570,8 ettari di pesche e percoche, 168,1 ettari di

vivai, nonché piccole superfici destinate a pere, pioppeti o altre colture permanenti.

Per le Superfici seminabili, pari a 105.421,2 ettari, non disponiamo di una suddivisione maggiormente dettagliata.

Il patrimonio olivicolo si attesta a 16.795,3 ettari pari all’8,8% del totale.

231

LO SCENARIO ECONOMICO

55,5%

8,8%

4,3%

2,6%

12,2%

13%

3,6%

Superfici seminabili

Olivo

Vite

Altro

Uso forestale (boschi)

Pascolo non seminabile

Uso non agricolo

RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE PROVINCIA DI ROMA

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Gli Usi non agricoli costituiscono il 3,6% del totale, pari a 6.832,9 ettari, comprensivi anche di 644,9 ettari il cui uso

non è stato specificato. In particolare, va sottolineato che risulta prevalente la superficie occupata da fabbricati,

giardini ornamentali, cortili, strade, serre fisse, ecc. (3.619,1 ettari) su quella per tare ed incolti (capezzagne, cave,

terre sterili, ecc.) pari a 1.641,5 ettari e su quella occupata da acque (927,3 ettari).

È interessante vedere nel dettaglio come è composta la voce Vite che copre 8.122,2 ettari (4,3% del totale). Si

evidenzia, all’interno delle superfici vitate, la presenza di un 5,7% di impianti viticoli a doppia attitudine oppure a

destinazione da mensa.

Figura 6

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

La superficie agricola totale per titolo di possesso mostra una larga prevalenza della proprietà (49%) ed una

significativa quota di affitto (33%).

Figura 7

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEAFonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

Pur con le cautele con le quali è necessario trattare il dato AGEA riferito ai fascicoli aziendali, è possibile avanzare

una ripartizione percentuale delle aziende agricole per forma giuridica.

232

LO SCENARIO ECONOMICO

4,8%

94,3%

0,9%Vite

Vite da vino

Vite da mensa

RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA VITATA PROVINCIA DI ROMA

33%

49%

18%

Affitto

Proprietà

Altra forma

RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE PER TITOLO DI POSSESSOPROVINCIA DI ROMA

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Figura 8

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

I dati forniti da AGEA ci consentono di presentare alcune caratteristiche dell’agricoltura della provincia di Roma

su base comunale, evidenziando le variazioni attraverso il confronto tra il dato del 5° Censimento agricoltura 2000

e quello delle dichiarazioni AGEA 2010, pur nella consapevolezza che il primo è un dato di fonte statistica ed il

secondo un dato di fonte amministrativa. Vengono individuate quattro categorie per la classificazione dei valori

delle variazioni in termini di numero di aziende, superficie agricola totale (SAT) e superficie agricola utilizzata

(SAU) intervenute nei comuni della provincia di Roma nell’intervallo 2000-2010:

1) VERDE SCURO TENUTA DELLA STRUTTURA AGRICOLA;

2) VERDE CHIARO DEBOLE RIDUZIONE DELLA STRUTTURA AGRICOLA;

3) GRIGIO MEDIA RIDUZIONE DELLA STRUTTURA AGRICOLA;

4) ROSSO FORTE RIDUZIONE DELLA STRUTTURA AGRICOLA.

In primo luogo, analizziamo la variazione del numero di aziende agricole:

Figura 9

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA.

233

LO SCENARIO ECONOMICO

MAPPA DELLE VARIAZIONI 2010/2000 NUMERO DI AZIENDE PROVINCIA DI ROMA

38%

1%

61%

Persona fisica

Persona giuridica

Ditta individuale

RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLE AZIENDE AGRICOLE PER FORMA GIURIDICA PROVINCIA DI ROMA

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Risulta che l’area metropolitana presenta una sostanziale tenuta del numero di aziende agricole dal 2000 al 2010,

contrassegnata dal colore verde più scuro, (probabile segnale di una rilevante frammentazione aziendale).

Figura 10

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

Come si evidenzia dal confronto tra questa mappa e quella precedente, la riduzione della superficie agricola totale

è meno accentuata. Risulta maggiore della variazione del numero delle aziende agricole solo nelle aree provinciali

poste in territori di medio-alta collina e montagna.

Il dato è ancora diverso con riguardo alla superficie agricola utilizzata. Pur mantenendo nel complesso una minore

riduzione della SAU rispetto a quanto registrato per il numero di aziende, emergono numerosi comuni ed aree nelle

quali la diminuzione di SAU è molto significativa (colorazione grigia o rossa).

Figura 11

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

234

LO SCENARIO ECONOMICO

MAPPA DELLE VARIAZIONI 2010/2000 SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE PROVINCIA DI ROMA

MAPPA DELLE VARIAZIONI 2010/2000 SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA PROVINCIA DI ROMA

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Per comprendere il significato dell’indice di specializzazione, partiamo dall’ipotesi per cui esso sia pari a zero nel

caso in cui il comune amministrativo, rispetto al totale della provincia, abbia un’incidenza nella singola coltivazione

uguale a quella che si registra rispettivamente per la SAU. Allo stesso modo, se il peso del comune sulla provincia

nella specifica coltivazione/allevamento è superiore/inferiore a quello complessivo della SAU/UBA esso è

specializzato/despecializzato. Con estremi pari a +1 (massima specializzazione) e -1 (massima despecializzazione).

Vengono individuate quattro categorie per la classificazione dei valori degli ISP dei comuni:

1) AZZURRO forte non specializzazione (con valori ISP compresi tra -1 e -0,5);

2) CELESTE debole non specializzazione (con valori ISP compresi tra -0,5 e 0);

3) CREMA debole specializzazione (con valori ISP compresi tra 0 e 0,5);

4) MARRONE forte specializzazione (con valori ISP compresi tra 0,5 e1).

Figura 12

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

L’indice di specializzazione dei comuni della provincia di Roma, per le superfici destinate alla coltivazione dei

seminativi, conferma quanto era stato evidenziato anche dal Censimento Istat 2000: una debole specializzazione

nelle aree di pianura e di collina litoranea, con un rilievo assunto da alcuni comuni della valle del Tevere e dell’area

casilino-prenestina.

Nelle due figure che seguono, l’indice di specializzazione mostra per l’olivo l’importanza della Sabina (con una

fascia vasta che va dalla valle del Tevere all’area prenestina) e per la vite si conferma la centralità dei Castelli

Romani e Cerveteri.

235

LO SCENARIO ECONOMICO

ISP INDICE DI SPECIALIZZAZIONE SEMINATIVI PROVINCIA DI ROMA

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Figura 13

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

Figura 14

Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA

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LO SCENARIO ECONOMICO

ISP INDICE DI SPECIALIZZAZIONE OLIVO PROVINCIA DI ROMA

ISP INDICE DI SPECIALIZZAZIONE VITE PROVINCIA DI ROMA

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F. L’ANDAMENTO DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI DI QUALITÀ DOP E IGP

NELLA PROVINCIA DI ROMA NEL PERIODO 2005-2010

a cura di Mario Adua

INTRODUZIONE

L’evoluzione dei prodotti agroalimentari di qualità DOP (Denominazione di origine controllata) e IGP (Indicazione

geografica protetta) nella provincia di Roma durante il periodo 2005-2010 viene studiata elaborando i dati

pubblicati dall’Istat (Istituto nazionale di statistica) e relativi alla specifica rilevazione statistica “Prodotti

agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG”.

Si tratta di una indagine statistica ufficiale di tipo amministrativo, svolta a cadenza annuale, che fornisce dati

provinciali. La rilevazione viene condotta in collaborazione con il MiPAAF (Ministero delle politiche agricole,

alimentari e forestali) presso gli Organismi di controllo delle DOP, IGP e STG.

SINTESI

Nel periodo 2005-2010, le aziende agricole romane che producono derrate vegetali e animali che, tal quali o trasformate,

costituiscono prodotti DOP e IGP aumentano da 70 a 149 (+79 unità, apri a +112,9%); contemporaneamente i

trasformatori del comparto crescono da 63 a 110 (+47 imprese, pari a +74,6%).

Gli allevamenti zootecnici interessati salgono da 11 a 66 (+55 strutture, pari a +500,0%). Risulta invece in calo la

superficie agricola investita nel comparto delle DOP e IGP; infatti gli ettari si riducono da 1.176 a 705 (-471 ettari,

pari a -40,1%).

La provincia di Roma è ricca di ben 20 prodotti DOP e IGP (vini esclusi) che comprendono 11 denominazioni

proprie del territorio (Pecorino Romano, Mozzarella di Bufala Campana, Ricotta Romana, Ricotta di Bufala

Campana, Vitellone bianco dell’Appennino Centrale, Abbacchio Romano, Olio extra vergine di oliva Sabina, Pane

casareccio di Genzano, Carciofo Romanesco del Lazio, Kiwi di Latina, Nocciola Romana) alle quali si aggiungono,

solo per la prima fase della filiera, altri 9 prodotti di origine.

A fronte di tanta potenzialità, si riscontra che:

• non tutti i prodotti sono attivi (ovvero effettivamente prodotti);

• fra i prodotti attivi, pochi presentano una consistenza rilevante.

Nel periodo esaminato, le DOP e IGP romane costituiscono una “piccola nicchia” che, pur se nel suo ambito cresce

molto, aumenta assai poco sia come consistenza in termini assoluti, sia rispetto ad altre province e regioni.

È opportuno precisare, inoltre, che non tutti i produttori assoggettati (di seguito indicati semplicemente come

produttori) producono in realtà effettivamente la denominazione di riferimento. Questa considerazione vale anche

per le voci allevamenti, superficie e trasformatori.

237

LO SCENARIO ECONOMICO

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L’ANDAMENTO DELLE DOP E IGP A ROMA E NEL LAZIO NEL PERIODO 2005-2010

Il confronto dell’evoluzione per il settore delle DOP e IGP di Roma e del Lazio viene svolto in base alle variazioni

sia assolute che percentuali. Considerando i settori più consistenti si evidenziano ancor meglio le differenze

riscontrate fra la provincia di Roma e la regione Lazio in complesso (Tavola 1). In particolare nel periodo 2005-2010,

per produttori, superfici, allevamenti e trasformatori, il confronto mette in luce i seguenti andamenti:

Tavola 1

Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010

PRODUTTORI

Carni fresche: Roma14, Lazio (+298 aziende agricole, pari a +248,3%)

Altri prodotti di origine animale: Roma (+30 aziende agricole, pari a +1.000,0%), Lazio (+105 aziende agricole,

pari a +3.500,0%)

Oli extra vergine di oliva: Roma (+29 aziende agricole, pari a +61,7%), Lazio (+202 aziende agricole, pari a +17,1%)

Totale: Roma (+79 aziende agricole, pari a +112,9%), Lazio (+569 aziende agricole, pari a +26,6%).

238

LO SCENARIO ECONOMICO

PROVINCIA DI ROMA PRODUTTORI ALLEVAMENTI SUPERFICIE TRASFORMATORI

SETTORI 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni

Assolute % Assolute % Assolute % Assolute %

Carni fresche - 28 28 - - 28 28 - - - - - 29 57 28 96,6Preparazioni di carni 5 3 -2 -40,0 5 3 -2 -40,0 - - - - 11 7 -4 -36,4Formaggi 3 2 -1 -33,3 3 2 -1 -33,3 - - - - - 2 2 -Altri prodotti di origineanimale 3 33 30 1.000,0 3 33 30 1.000,0 - - - - 3 7 4 133,3Ortofrutticoli e cereali 12 7 -5 -41,7 - - - - 110,06 34,88 -75,18 -68,3 2 2 - -Olii extra vergine di oliva 47 76 29 61,7 - - - - 1.066,29 670,30 -395,99 -37,1 15 27 12 80,0Aceti diversi dagli aceti di vino - - - - - - - - - - - - - 1 1 -Prodotti di panetteria - - - - - - - - - - - - 3 7 4 133,3

Totale 70 149 79 112,9 11 66 55 500,0 1.176,35 705,18 -471,17 -40,1 63 110 47 74,6

REGIONE LAZIO PRODUTTORI ALLEVAMENTI SUPERFICIE TRASFORMATORI

SETTORI 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni

Assolute % Assolute % Assolute % Assolute %

Carni fresche 120 418 298 248,3 120 420 300 250,0 - - - - 50 99 49 98,0Preparazioni di carni 26 17 -9 -34,6 26 17 -9 -34,6 - - - - 11 7 -4 -36,4Formaggi 764 616 -148 -19,4 783 619 -164 -20,9 - - - - 16 26 10 62,5Altri prodotti di origineanimale 3 108 105 3.500,0 3 108 105 3.500,0 - - - - 3 11 8 266,7Ortofrutticoli e cereali 48 169 121 252,1 - - - - 371,30 672,62 301,32 81,2 3 19 16 533,3Olii extra vergine di oliva 1.182 1.384 202 17,1 - - - - 3.953,18 4.132,06 178,88 4,5 66 127 61 92,4Aceti diversi dagli acetidi vino - - - - - - - - - - - - - 2 2 -Prodotti di panetteria - - - - - - - - - - - - 3 7 4 133,3

Totale 2.143 2.712 569 26,6 932 1.164 232 24,9 4.324,48 4.804,68 480,20 11,1 152 298 146 96,1

OPERATORI DEI PRODOTTI DI QUALITÀ DOP E IGP PER SETTORE A ROMA E NEL LAZIOANNI 2005 E 2010 (superficie in ettari)

14 Non presente nel 2005

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SUPERFICIE

Oli extra vergine di oliva: Roma (-396 ettari, pari a -37,1%), Lazio (+179 ettari, pari a +4,5%)

ALLEVAMENTI

Carni fresche: Roma 1, Lazio (+300 strutture, pari a +250,0%)

Altri prodotti di origine animale: Roma (+30 strutture, pari a +1.000,0%), Lazio (+105 strutture, pari a +3.500,0%)

Totale: Roma (+55 strutture, pari a +500,0%), Lazio (+232 strutture, pari a +24,9%).

TRASFORMATORI

Carni fresche: Roma (+28 imprese, pari a +96,6%), Lazio (+49 imprese, pari a +98,0%)

Altri prodotti di origine animale: Roma (+4 imprese, pari a +133,3%), Lazio (+8 imprese, pari a +266,7%)

Oli extra vergine di oliva: Roma (+12 imprese, pari a +80,0%), Lazio (+61 imprese, pari a +92,4%)

Totali: Roma (+47 imprese, pari a +74,6%), Lazio (+146 imprese, pari a +96,1%).

A livello percentuale si evidenzia come complessivamente i produttori e gli allevamenti aumentano più a Roma

che nel Lazio; viceversa, i trasformatori crescono più nel Lazio che a Roma. In termini assoluti, l’aumento di Roma

appare più limitato rispetto a quello regionale, specie per il numero dei produttori; per quanto riguarda la

superficie, mentre Roma cala, il Lazio aumenta.

239

LO SCENARIO ECONOMICO

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L’ANDAMENTO DELLE DOP E IGP NELLA PROVINCIA DI ROMA

L’analisi riguarda principalmente l’andamento dei tre settori più consistenti (Carni fresche, Altri prodotti di origine

animale e Oli extra vergine di oliva); si accenna solamente ad altri prodotti che, pur se tipicamente romani come il

Pane casareccio di Genzano, non riescono ancora a decollare.

CARNI FRESCHE

Il settore delle Carni fresche per la produzione zootecnica primaria (allevamento) è costituito unicamente dalla

DOP Abbacchio Romano che, non ancora riconosciuta nel 2005, conta a fine 2010, 28 produttori e altrettanti

allevamenti con una consistenza di 25,7 mila capi ovini da carne destinati alla DOP (Tavola 2).

Nel settore delle Carni fresche che, operano anche 57 trasformatori (erano 29 nel 2005) che, in 112 impianti,

lavorano oltre all’Abbacchio Romano, anche il Vitellone bianco dell’Appennino centrale.

Tavola 2

Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010

240

LO SCENARIO ECONOMICO

OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE CARNI FRESCHE (superficie in ettari)ANNI 2005 E 2010

OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %CARNI

2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA

PRODUTTORI (1) (2)

Aziende agricole - 28 120 418 2.722 6.287 28 298 3.565 - 248,3 131,0Allevamenti - 28 120 420 2.743 6.333 28 300 3.590 - 250,0 130,9Capi allevatiBovini - - 398 142 14.190 12.565 - -256 -1.625 - -64,3 -11,5Ovini - 25.676 - 93.957 - 904.801 25.676 93.957 904.801 - - -TRASFORMATORI (1) (3)

TotaleImprese 29 57 50 99 703 949 28 49 246 96,6 98,0 35,0Impianti n.d. 112 n.d. 182 n.d. 1.939 n.d. n.d. n.d. - - -MacellatoriImprese - - 7 14 89 93 - 7 4 - 100,0 4,5Impianti - - n.d. 14 n.d. 94 - n.d. n.d. - - -PorzionatoriImprese 24 52 37 79 566 788 28 42 222 116,7 113,5 39,2Impianti n.d. 55 n.d. 84 n.d. 899 n.d. n.d. n.d. - - -ElaboratoriImprese 29 53 43 78 616 820 24 35 204 82,8 81,4 33,1Impianti n.d. 57 n.d. 84 n.d. 946 n.d. n.d. n.d. - - -

TOTALE 29 85 170 517 3.425 7.236 56 347 3.811 193,1 204,1 111,3

(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione(2) - Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti(3) - Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione

n.d. - Dato non disponibile

Page 86: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

ALTRI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE

La Ricotta di Bufala Campana non viene prodotta nell’Agro Romano, pertanto il settore è costituito unicamente

dalla Ricotta Romana il cui sistema produttivo si basa su 33 produttori (erano 3 nel 2005) con altrettanti allevamenti

a cui fanno capo 19,6 mila ovini da latte (Tavola 3).

Sono presenti anche 7 trasformatori (erano 3 nel 2005) con 14 impianti di cui 7 caseifici e 7 stabilimenti per il

confezionamento.

Tavola 3

Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010

241

LO SCENARIO ECONOMICO

OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE ALTRI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE ANNI 2005 E 2010

OPERATORI ALTRIPRODOTTI DI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI%

ORIGINE ANIMALE 2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA

PRODUTTORI (1) (2)

Aziende agricole 3 33 3 108 47 193 30 105 146 1.000,0 3.500,0 310,6Allevamenti 3 33 3 108 47 196 30 105 149 1.000,0 3.500,0 317,0Bufalini - - n.d. 6.133 n.d. 18.575 - n.d. n.d. - - -Ovini n.d. 19.582 n.d. 34.004 n.d. 34.004 n.d. n.d. n.d. - - -TRASFORMATORI (1) (3)

TotaleImprese 3 7 3 11 14 28 4 8 14 133,3 266,7 100,0Impianti n.d. 14 n.d. 22 n.d. 54 n.d. n.d. n.d. - - -CaseificatoriImprese 3 7 3 11 3 17 4 8 14 133,3 266,7 466,7Impianti n.d. 7 n.d. 11 n.d. 17 n.d. n.d. n.d. - - -PreparatoriImprese - - - - 11 11 - - - - - -Impianti - - - - - 11 - - 11 - - -ConfezionatoriImprese - 7 - 11 - 26 7 11 26 - - -Impianti - 7 - 11 - 26 7 11 26 - - -OPERATORITotale n.d. 39 n.d. 117 n.d. 210 n.d. n.d. n.d. - - -di cui allevatori etrasformatori n.d. 1 n.d. 2 n.d. 11 n.d. n.d. n.d. - - -.811 193,1 204,1 111,3(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione(2) - Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti(3) - Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione

n.d. - Dato non disponibile

Page 87: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

OLI EXTRA VERGINE DI OLIVA

La filiera romana dell’Olio extra vergine di oliva comprende esclusivamente la DOP Sabina prodotta da 76

olivicoltori (+29 unità, pari a +61,7% rispetto al 2005) che coltivano 670 ettari (-396 ettari, pari a -37,1%) (Tavola 4).

Operano anche 27 trasformatori (+12 unità, pari a +80,0%) con 32 impianti di trasformazione che comprendono 10

frantoi e 22 stabilimenti di imbottigliamento. Complessivamente nel 2010 gli operatori della filiera sono 84, di cui

19 sono sia produttori sia trasformatori.

Tavola 4

Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010

GLI ALTRI SETTORI

Complessivamente fra formaggi, preparazioni di carni, ortofrutticoli e prodotti di panetteria sono attivi 12

produttori (erano 20 nel 2005) e 18 trasformatori (-2 unità rispetto al 2005) (Tavole 5, 6, 7 e 8).

Anche un prodotto romano tipico e conosciuto quale è il Pane casareccio di Genzano coinvolge appena 7 operatori.

242

LO SCENARIO ECONOMICO

OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE OLI EXTRA VERGINE (superficie in ettari)ANNI 2005 E 2010

OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %OLII

2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA

PRODUTTORI (1)

Aziende agricole 47 76 1.182 1.384 17.354 19.891 29 202 2.537 61,7 17,1 14,6Superficie olivicola 1.066,29 670,30 3.953,18 4.132,067 8.072,349 8.091,87 -396 179 20.020 -37,1 4,5 25,6TRASFORMATORIImprese 15 27 66 127 1.575 1.641 12 61 66 80,0 92,4 4,2Impianti n.d. 32 n.d. 183 n.d. 2.489 n.d. n.d. n.d. - - -MolitoriImprese 9 10 27 85 917 1.042 1 58 125 11,1 214,8 13,6Impianti n.d. 10 n.d. 85 n.d. 1.115 n.d. n.d. n.d. - - -ImbottigliatoriImprese 8 22 47 96 1.022 1.293 14 49 271 175,0 104,3 26,5Impianti n.d. 22 n.d. 98 n.d. 1.374 n.d. n.d. n.d. - - -OPERATORITotale n.d. 84 n.d. 1.463 n.d. 20.853 n.d. n.d. n.d. - - -di cui produttori e trasformatori n.d. 19 n.d. 48 n.d. 679 n.d. n.d. n.d. - - -

(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicata la superficie e/o l’impianto di trasformazione

n.d. - Dato non disponibile

Page 88: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

Tavola 5

Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010

Tavola 6

Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010

243

LO SCENARIO ECONOMICO

OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE FORMAGGI (superficie in ettari) - ANNI 2005 E 2010

OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %FORMAGGI

2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA

PRODUTTORI (1) (2)

Aziende agricole 3 2 764 616 17.546 32.432 -1 -148 14.886 -33,3 -19,4 84,8Allevamenti 3 2 783 619 20.690 35.496 -1 -164 14.806 -33,3 -20,9 71,6Capi allevatiBovini - - - - - 1.740.24 - - 1.740.24 - - -Bufalini - 1.090 - 55.739 - 240.778 1.090 55.739 240.778 - - -Ovini - - - 39.71 - 2.970.46 - 39.71 2.970.46 - - -Caprini - - - 1.000 - 3.053 - 1.000 3.053 - - -TRASFORMATORI (1) (3)

Imprese - 2 16 26 1.920 1.699 2 10 -221 - 62,5 -11,5Impianti - 3 n.d. 47 n.d. 2.936 3 n.d. n.d. - - -OPERATORITotale - 4 780 642 n.d. 33.927 4 -138 n.d. - -17,7 -di cui allevatori e trasformatori - - - - n.d. 204 - - n.d. - - -

(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione(2) - Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti(3) - Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione

n.d. - Dato non disponibile

OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE PREPARAZIONI DI CARNI - ANNI 2005 E 2010

OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %PREPARAZIONI DI

2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA

PRODUTTORI (1) (2)

Aziende agricole 5 3 26 17 5.017 3.917 -2 -9 -1.100 -40,0 -34,6 -21,9Allevamenti 5 3 26 17 5.807 5.048 -2 -9 -759 -40,0 -34,6 -13,1SuiniScrofe 350 25 2.335 1.299 673.823 668.696 -325 -1.036 -5.127 -92,9 -44,4 -0,8Posti ingrasso 7.000 6.000 71.410 49.730 8.244.825 8.654.528 -1.000 -21.680 409.703 -14,3 -30,4 5,0Oche - - - - - 6.970 - - 6.970 - - - TRASFORMATORI (1) (3)

Imprese 11 7 11 7 670 691 -4 -4 21 -36,4 -36,4 3,1Impianti n.d. 7 n.d. 7 n.d. 926 n.d. n.d. n.d. - - -Totale 16 10 37 24 5.687 4.608 -6 -13 -1.079 -37,5 -35,1 -19,0

(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione(2) - Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti(3) - Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione

n.d. - Dato non disponibile

CARNI

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Tavola 7

Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010

Tavola 8

Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010

CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI

In base alle informazioni ufficiali pubblicate dall’Istat è possibile sottolineare i seguenti aspetti:

• i prodotti agroalimentari di qualità DOP e IGP costituiscono nella provincia di Roma una “piccola nicchia”

peraltro suddivisa fra diversi settori e filiere;

• nel corso del periodo 2005-2010 si registra complessivamente un aumento degli operatori (+79 produttori e

+47 trasformatori) e una variazione della struttura (+55 allevamenti e -471 ettari);

244

LO SCENARIO ECONOMICO

OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE ORTOFRUTTICOLI E CEREALI (superficie in ettari)ANNI 2005 E 2010

OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %ORTOFRUTTICOLI

2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA

PRODUTTORI Aziende agricole 12 7 48 169 11.561 16.499 -5 121 4.938 -41,7 252,1 42,7Superficie 110,06 34,88 371,30 672,62 25.100,29 47.636,54 -75 301 22.536 -68,3 81,2 89,8TRASFORMATORI (1)

Imprese 2 2 3 19 620 949 - 16 329 - 533,3 53,1Impianti n.d. 2 n.d. 19 n.d. 978 n.d. n.d. n.d. - - -OPERATORITotale n.d. 8 n.d. 185 n.d. 16.982 n.d. n.d. n.d. - - -di cui produttori e trasformatori n.d. 1 n.d. 3 n.d. 466 n.d. n.d. n.d. - - -

(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicata la superficie e/o l’impianto di trasformazione

n.d. - Dato non disponibile

CEREALI

OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE PANETTERIA (superficie in ettari) - ANNI 2005 E 2010

OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %PRODOTTI DI

2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA

PRODUTTORI (1)

Aziende agricole - - - - 161 47 - - -114 - - -70,8Superficie - - - - 5.479,85 1.368,70 - - -4.111,15 - - -75,0TRASFORMATORI (1)

Imprese 3 7 3 7 29 34 4 4 5 133,3 133,3 17,2Impianti n.d. 7 n.d. 7 n.d. 40 n.d. n.d. n.d. - - -Totale Operatori - 7 - 7 - 81 7 7 81 - - -

(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione

n.d. - Dato non disponibile

PANETTERIA

Page 90: 4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO · 2013. 4. 18. · della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle imprese

• i dati assoluti (149 produttori, con 66 allevamenti e 1.176 ettari utilizzati, e 110 trasformatori), confermano le

caratteristiche di “piccola nicchia” delle DOP e IGP nel comparto agroalimentare romano;

• a fronte di ben 11 DOP e IGP che si possono produrre in toto nell’Agro Romano, i prodotti riconosciuti con

una filiera consistente in attività sono pochissimi;

• solamente l’Abbacchio Romano, la Ricotta Romana e l’Olio extra vergine di oliva Sabina si configurano come

prodotti di una certa entità, per quanto i valori assoluti permangono alquanto modesti;

• numerose DOP e IGP, che si possono produrre nella provincia di Roma, non decollano neanche nell’ambito

della nicchia che complessivamente rappresentano;

• a fronte di un gran numero di prodotti riconosciuti, che indica la potenzialità delle singole filiere DOP e IGP

nella provincia di Roma, la risposta dei produttori e dei trasformatori è, ad oggi, molto relativa;

• nonostante gli sforzi, anche economici della Regione, degli Enti locali e dell’ARSIAL (Azienda regionale per lo

Sviluppo e l’innovazione dell’Agricoltura del Lazio), sono pochi gli operatori che hanno imboccato con

decisione e convinzione la strada dei marchi europei;

• qualcosa non ha funzionato, ma molto si può ancora fare perché la qualità delle produzioni agroalimentari

rappresenta uno sbocco importante e determinante per la tenuta e lo sviluppo del settore agroalimentare

romano, laziale e nazionale.

245

LO SCENARIO ECONOMICO