4. L’ANALISI DEL POTENZIALE PRODUTTIVO
A. IL QUADRO DELL’AGRICOLTURA ROMANA SECONDO I DATI DEL REGISTRO IMPRESE
a cura di Aurora Cavallo, Emanuele Blasi, Davide Marino in collaborazione con l’Area Studi e Sistemi Informativi
della Camera di Commercio di Roma
INTRODUZIONE
Il presente lavoro traccia una fotografia del settore primario dell’area romana attraverso l’analisi dei dati del
Registro Imprese della Camera di Commercio di Roma. Il database esaminato è particolarmente utile al fine di
costituire un quadro informativo per le analisi sullo stato della struttura delle imprese agroalimentari romane, con
particolare riferimento al capitale umano e al quadro delle relazioni di filiera dell’area.
Dopo una sintesi sulla tipologia di dati del Registro Imprese, è discussa una disamina delle imprese per tipologia
produttiva nel comparto agricolo e in quello dell’industria agroalimentare, cui segue la discussione dei risultati
dell’analisi con riferimento al capitale umano dell’area e alla forma giuridica prevalente. L’analisi si completa con
confronti di dettaglio tra i risultati provinciali e il livello nazionale. Il lavoro termina con alcune considerazioni di
sintesi. Il quadro offerto può costituire un elemento utile per lo sviluppo di azioni d’intervento finalizzate a
migliorare la qualità del capitale umano e a rafforzare la competitività delle imprese.
I DATI DEL REGISTRO IMPRESE
Il Registro Imprese è un registro pubblico gestito localmente dalla Camera di Commercio in cui sono riportate tutte
le informazioni riguardanti la vita delle imprese. L’obbligatorietà dell’iscrizione e delle denunce di variazione,
insieme alla fruibilità per via telematica dei dati, rendono il Registro Imprese una fonte utile per ottenere dati sui
caratteri del contesto imprenditoriale di una data area. Il Registro Imprese si articola in una sezione ordinaria, una
sezione speciale e nel Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative. Come noto, alla sezione ordinaria
devono obbligatoriamente iscriversi tutte le imprese, eccezion fatta per i piccoli imprenditori, gli imprenditori
agricoli, le società semplici e gli artigiani, che sono tenuti a iscriversi nella sezione speciale dello stesso Registro.
I dati in esso contenuti riguardano la consistenza delle sedi d’impresa registrate per comune, per settore di attività
economica e per forma giuridica, unitamente a informazioni anagrafiche su sesso, nazionalità ed età delle persone
titolari di carica in impresa, raccolti nell’anno 2010.
Le informazioni relative ai settori in cui sono attive le aziende iscritte al Registro sono raccolte per codice di attività
economica ATECO che è la classificazione in uso presso i Registri Imprese tenuti dalle 103 Camere di Commercio
italiane. La classificazione delle attività economiche ATECO è una tipologia di classificazione adottata dall’Istituto
Nazionale di Statistica italiano (Istat) per le rilevazioni statistiche nazionali di carattere economico, la sigla è la
traduzione italiana della Nomenclatura delle Attività Economiche (NACE) definita dall’Eurostat e, a livello
nazionale, adattata dall’Istat alle caratteristiche specifiche del sistema economico italiano. Le varie attività
economiche sono raggruppate in sezioni (1 lettera), sottosezioni (2 lettere), divisioni (2 cifre), gruppi (3 cifre), classi
156
LO SCENARIO ECONOMICO
(4 cifre), categorie (5 cifre) e sottocategorie (6 cifre).
È opportuno evidenziare alcune caratteristiche del data base preso in esame. In primo luogo, l’oggetto d’indagine
è rappresentato dalle localizzazioni delle imprese, i luoghi in cui è condotta l’attività produttiva: è un dato
particolarmente adatto per comprendere cosa il territorio produce e dove operano i titolari delle imprese. In questa
direzione, allo stesso titolare sono imputabili più registrazioni all’interno del Registro e più localizzazioni. Peraltro,
nel caso di imprese agricole che si iscrivono al Registro Imprese è assai frequente che riportino una sede legale
dell’azienda che per motivi amministrativi, di opportunità od organizzativi non coincide con quella operativa, nel
caso della nostra provincia è diffuso il caso di aziende che, secondo i dati del Registro Imprese, hanno sede a Roma
ma che nella realtà operano in altri comuni. Ancora, si ricorda che nel compilare le schede per l’iscrizione al Registro
frequentemente gli imprenditori riportano informazioni generiche a proposito del proprio ambito di attività; tali dati
sono ugualmente contabilizzati, ma nelle tabelle che seguono, rientrano nella categoria delle imprese generiche.
Infine, si rileva che per comodità di raccolta e di lettura delle informazioni, date le finalità eminentemente di studio
del presente lavoro, si è scelto di aggregare per macro categorie di riferimento l’insieme dei dati disponibili.
IL COMPARTO AGROALIMENTARE ROMANO SECONDO I DATI DEL REGISTRO IMPRESE
Il database contabilizzato comprende 64.7931 imprese, includendo aziende che operano nell’industria, commercio
e agricoltura del comparto agroalimentare2, per l’anno 2010. Tra queste, il commercio ricopre il peso maggiore,
comprendendo una quota pari a poco più del 70% del totale, con 47.025 imprese. In generale, nel periodo preso in
esame sono scomparse 12.552 imprese, pari a poco meno del 20%, sul totale di tutti i settori dell’agroalimentare. Ai
fini della presente indagine, tuttavia, si è scelto di considerare le imprese coinvolte nella produzione agricola e quelle
dell’industria agroalimentare, escludendo il commercio. Nel seguito, quando si farà riferimento genericamente a
imprese agroalimentari, si considerano la componente primaria e quella dell’industria agroalimentare.
Nella provincia di Roma le imprese agricole e quelle agroalimentari sono poco più di 17.000 di cui poco meno
dell’ottanta per cento sono aziende agricole e le restanti si dividono tra silvicoltura, pesca e acquacoltura e industrie
alimentari e bevande.
Del complesso delle imprese agroalimentari la quota di aziende non attive, o con procedure d’inattivazione in
corso, è pari al 19%, il dettaglio dello stato delle imprese è riportato in Tabella 1.
Tabella 1
Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010
157
LO SCENARIO ECONOMICO
IMPRESE NELL’AGROALIMENTARE NELLA PROVINCIA DI ROMA
STATO IMPRESE (UNITÀ) IMPRESE (%)
Attive 52.241 81Sospese 4 0Inattive 7.202 11Con Procedure concorsuali 2.625 4In Scioglimento o Liquidazione 2.721 4
Totale 64.793 100
1 In questo contesto, le localizzazioni sono state equiparate a entità d’impresa, includendo aziende che operano nell’industria, commercio e agricoltura del comparto agroalimentare.
2 Nel dettaglio, si fa riferimento ai seguenti codici ATECO: A01, A03, C10, C11, G46.
Si rilevano nel database un totale di 13.391 imprese agricole3, di queste il 43% sono orientate verso la produzione
di colture non permanenti, di cui le orticole rappresentano una quota pari al 30%, poco meno del 40% praticano
coltivazioni arboree, tra cui il 33% è costituito da vigneti e il 17% da oliveti. Il 14% circa sono aziende zootecniche,
il 2% sono aziende selvicolturali, mentre una quota pari a poco più del 0,70% sono aziende “generiche”, ovvero casi
in cui conduttori non hanno specificato l’indirizzo produttivo; infine si registra la presenza di 34, pari allo 0,25%,
imprese vivaistiche.
I dati di dettaglio sono riportati in Tabella 2. Tra le aziende con indirizzo produttivo prevalente coltivazioni
permanenti si registrano 5.823 imprese, di queste 1.526 imputazioni, il 26% circa, non possono essere catalogate in
nessuna sottocategoria poiché i produttori non hanno specificato l’orientamento. Le restanti 4.297 imprese si sono
registrate come segue: 1.962 nella categoria coltivazioni di seminativi, mentre le orticole in pieno campo e protette
sono praticate in 1.736 aziende. Le imprese specializzate nella coltivazione di tabacco sono 7, mentre si contano
592 imprese tra floricoltura, foraggio e altre colture non permanenti.
Tra le coltivazioni arboree si sono registrate 5.263 imprese di cui: 2.444 non hanno specificato appartenenza a
sottocategorie, ovvero il 46% del totale arboricoltura, 1.777 si sono registrate come aziende vitivinicole e 925 come
olivicole, 8 producono frutta di origine tropicale e subtropicale, 49 agrumi, 12 pomacee e drupacee, 43 sono
specializzate nella coltivazione di altri alberi da frutta compresa la frutta in guscio4.
La zootecnia romana, secondo i dati del Registro Imprese, comprende 1.903 imprese, di cui 126 aziende generiche,
804 allevamenti specializzati in bovini e bufale da latte per la produzione di latte crudo, 14 allevamenti di bovini e
bufalini da carne, 202 allevamenti di cavalli e altri equini, 436 ovicaprini, 26 suini, 66 polli, infine 229 aziende di
altra zootecnia5.
Particolarmente rilevante nel database è la quota d’imprese che non hanno specificato il proprio orientamento
produttivo, pari a oltre il 31% delle aziende agricole romane sul totale delle imprese per tutte le sottocategorie in
cui non è presente il dettaglio. La quota è in proporzione più elevata per le aziende specializzate in produzioni
vegetali, in media pari a circa il 36% delle imprese iscritte, con percentuale più alta per le aziende specializzate in
colture arboree, mentre scende al 6% tra le aziende zootecniche.
In generale, i dati del Registro Imprese ci consegnano il quadro di un’agricoltura provinciale che si caratterizza per
la produzione di seminativi e di colture arboree che insieme rappresentano i 4/5 della produzione, segue il peso
della produzione zootecnica con circa il 14% delle imprese iscritte, le produzioni vitivinicole con il 13,2% delle
imprese iscritte, il 7% di aziende olivicole.
158
LO SCENARIO ECONOMICO
3 Codice ATECO 01, gruppo 1.4 Rispettivamente cod. 121, 126, 122, 123, 124, 125.5 Per altra zootecnia s’intende la somma delle sottocategorie: cunicoltura, animali da pelliccia, apicoltura, bachicoltura e altri.
Tabella 2
Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010
L’industria agroalimentare è classificata secondo i codici ATECO all’interno della categoria C10 e C11. I dati del
Registro Imprese fanno riferimento, per la provincia di Roma, a un totale di 2.910 imprese, escluse le aziende
dell’industria enologica. Sul totale una settantina di aziende non ha specificato la propria attività produttiva
all’interno di sottocategorie. I dati sono riportati in Tabella 3 e, informa più sintetica, nel grafico in Figura 1. In primo
luogo, è necessario sottolineare il ruolo ricoperto dall’industria della panificazione e pastificazione, pari a quasi il 70%
del totale delle imprese. Emerge con chiarezza anche il ruolo ricoperto dall’industria per la lavorazione della carne
pari al 27% dell’intero settore, i mattatoi sono in provincia di Roma pari a 234 imprese, di queste solo quattro si
occupano della lavorazione delle carni avicole. Segue per importanza relativa il comparto della zootecnia da latte e
dei derivati pari al 13% dell’agroindustria a netto, la cui produzione vede coinvolte 112 aziende, di cui solo 3 si
occupano della produzione di gelati, le restanti, fatta eccezione per tre che non hanno dichiarato la propria
sottocategoria di appartenenza, si occupano di trattamento igienico del latte e di produzioni lattiero casearie.
Leggendo i dati, in termini di rapporti verticali e d’integrazione nelle filiere produttive, spicca - oltre al ruolo
dell’industria per la panificazione e pastificazione - il ruolo ricoperto dalle aziende di lavorazione di zucchero,
spezie, cacao, confetteria, caffè, tè, infusi, condimenti, su un totale di 125 aziende. In entrambi i casi si tratta di
imprese che lavorano prodotti provenienti in larga parte dall’area extra provinciale e perlopiù distanti dall’ambito
159
LO SCENARIO ECONOMICO
LE AZIENDE AGRICOLE DELLA PROVINCIA PER ORIENTAMENTO PRODUTTIVO
ORIENTAMENTO PRODUTTIVO IMPRESE (UNITÀ) IMPRESE (%)
Generico 97 0,72Coltivazioni non permanenti 5.823 43,48di cui Generiche 1.526 26,20di cui Seminativi 1.962 33,70di cui Orticole 1.736 29,80di cui Tabacco 7 0,10di cui Altre non permanenti 592 10,20
Coltivazioni permanenti 5.263 39,30di cui Generiche 2.444 46,44di cui Uva da vino 1.777 33,76di cui Semi oleosi (Olivo) 925 17,58di cui Agrumi 49 0,93di cui Pomacee e drupacee 12 0,23di cui Altra frutticoltura 43 0,82di cui Frutta tropicale 8 0,15
Vivai 34 0,25Allevamenti 1.903 14,21di cui Generiche 126 6,62di cui Bovini e bufalini da latte 804 42,25di cui Bovini e bufalini da carne 14 0,74di cui Equini 202 10,61di cui Ovicaprini 436 22,91di cui Suini 26 1,37di cui Avicoli 66 3,47di cui Altri allevamenti 229 12,03
Selvicoltura 271 2,02
Totale 13.391 100,00
agricolo. In questa direzione, sarebbe particolarmente utile confrontare i dati censuari relativi all’area provinciale
per l’agricoltura con quelli del Registro Imprese per l’industria agroalimentare al fine di ottenere un quadro di
dettaglio sui rapporti di filiera nel contesto provinciale. Questo vale in misura particolare per l’industria frantoiana
e molitoria, come pure per le aziende di trasformazione dell’uva.
Tabella 3
Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010
Le stesse considerazioni valgono nel caso della produzione di bibite analcoliche e acque minerali all’interno del
comparto dell’industria enologica, in cui le aziende che producono vino (71) ricoprono un peso del 2,3% rispetto
alle aziende produttrici di bibite e acque minerali pari a 1,6%. Nel comparto enologico spicca il dato relativo ai
birrifici e agli impianti per lavorazione del malto (10 imprese), comparto in crescita nel contesto generale dell’area.
160
LO SCENARIO ECONOMICO
LE IMPRESE AGROALIMENTARI PER INDIRIZZO PRODUTTIVO
INDIRIZZI PRODUTTIVI IMPRESE (UNITÀ) IMPRESE (%)
Generiche 70 2,28Lavorazione e conservazione frutta e ortaggi 72 2,35Industria frantoiaria 93 3,03Industria molitoria 47 1,53Produzione panetteria e pasta 2.029 66,09di cui generiche 206 - di cui panetteria e pasticceria 1.132 - di cui produzione biscotti e pasticceria conservata 82 - di cui produzione paste alimentari e altri 409 - Lavorazione zucchero e spezie 125 4,07Produzione latte e lavorazione derivati 112 3,65Mattatoi 234 7,62di cui di carne avicola 4 - Lavorazione prodotti ittici 32 1,04Preparati di carne e piatti pronti 96 3,13
TOTALE (C10) 2.910 94,79
Industria enologica (C11) 160 5,21di cui generiche 9 - di cui produzione di vini da tavola, vqprd e spumanti 71 - di cui produzione di distillati 19 - di cui produzione di malto 2 - di cui produzione di birra 8 - di cui produzione di bibite analcoliche e acque minerali 51 -
TOTALE INDUSTRIA AGROALIMENTARE (C10 + C11) 3.070 100,00
Figura 1
Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010
La produzione di vino e di alcolici6 è operata da un totale di 160 imprese, delle quali oltre il 44% è rappresentato
da aziende specializzate per la produzione di vini da tavola, vini di qualità prodotto in regione determinata
(v.q.p.r.d.) e spumanti. Poco meno del 32% del gruppo è costituito da aziende per la produzione di bibite
analcoliche e acque minerali. Le restanti sono distillerie (12% circa), oltre ad aziende per la produzione di malto e
birra pari a poco più del 6%, unitamente a una piccola quota di aziende generiche. In questa direzione, è
particolarmente utile approfondire, nei capitoli che seguono l’analisi dei rapporti interni alle filiere, con particolare
attenzione a quella dei cereali, olio, vino, carne e latte.
Nella Tabella 4 si è scelto di sintetizzare il quadro dell’agroalimentare romano secondo i dati del Registro Imprese
dettagliando le tipologie produttive per localizzazione tra il comune di Roma e l’intera provincia. Si sottolinea
ancora una volta come i dati vadano letti in termini indicativi relativamente alla distribuzione spaziale delle imprese
sul territorio, dal momento che nel database di riferimento le localizzazioni sono l’oggetto dell’indagine e con esse
si intende i luoghi dove è condotta l’attività produttiva, che non necessariamente coincidono con le imprese o i
conduttori aziendali. In questo senso, i dati in Tabella 4 evidenziano il ruolo attrattore di Roma, che tende a
sovrastimare la presenza di aziende agricole nella capitale a causa del fatto che frequentemente le imprese vi
collocano la sede legale che spesso è diversa da quella operativa dove ha luogo l’attività agricola. Procediamo con
l’esame di dettaglio dei risultati. Intanto, a Roma si concentrano il 38% delle imprese agroalimentari, mentre nel
161
LO SCENARIO ECONOMICO
2,28 2,35 3,031,53
66,09
4,07 3,65
7,62
1,043,13
5,21
0,00
10,00
20,00
30,00
40,00
50,00
60,00
70,00
Generiche Lavorazione econservazione
frutta eortaggi
Industriafrantoiaria
Industriamolitoria
Produzionepanetteria e
pasta
Lavorazionezucchero e
spezie
Produzionelatte e
lavorazionederivati
Mattatoi Lavorazioneprodotti ittici
Preparati dicarne e piatti
pronti
Industriaenologica
(C11)
L’INDUSTRIA AGROALIMENTARE ROMANA PER COMPARTO
6 Codici da 11.01.00 a 11.07.00.
resto della provincia si registrano 62% aziende. Spicca, la presenza nella capitale del 35% delle imprese attive nel
primario, evidentemente sovrastimata per i motivi poc’anzi accennati. Rilevante è il ruolo dell’industria alimentare
che si concentra nel capoluogo per poco meno del 60%, come l’industria delle bevande pari a circa il 65%.
Tabella 4
Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010
Nella Figura 2, a margine dell’analisi delle imprese agroalimentari per localizzazione si è scelto di rappresentare il
peso relativo ricoperto dalle singole tipologie nell’intera provincia. Il comparto agroalimentare vede la prevalenza
del peso delle imprese agricole pari a circa l’ottanta per cento del totale, seguito dall’industria alimentare pari a
poco più del 16%, un ruolo minoritario spetta alla pesca e alla selvicoltura, come all’industria delle bevande,
comprensiva dell’enologia.
Può essere utile nel commentare i dati riportati in Tabella 4 e in Figura 2 sottolineare la rilevanza del dato del
primario romano, tenuto conto che i dati rappresentano un insieme parziale. In questa direzione, una spiegazione
giunge dalla conoscenza delle peculiari caratteristiche della proprietà fondiaria, prevalentemente di grandi
dimensioni a carattere estensivo e concentrata nelle mani delle famiglie aristocratiche e degli enti ecclesiastici fino
agli interventi di Riforma fondiaria e di bonifica degli anni ’50. Tale caratteristica rappresenta, pur all’interno di un
quadro eterogeneo per singole macro zone, un elemento dominante sugli assetti e sulle stratificazioni territoriali
dell’area ed è la chiave di lettura attraverso cui esaminare gli sviluppi del comparto agricolo romano fino a oggi.
Figura 2
Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010
162
LO SCENARIO ECONOMICO
LOCALIZZAZIONE AZIENDE PER AREA E TIPOLOGIA PRODUTTIVA
PRODUZIONI SELVICOLTURA PESCA E INDUSTRIE INDUSTRIA TOTALEAGRICOLE ACQUACOLTURA ALIMENTARI DELLE BEVANDE LOCALIZZAZIONI
(Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%)
Roma 4.934 34,9 102 37,6 46 16,0 1.723 59,2 103 64,4 6.908 38,9Extra Roma 9.205 65,1 169 62,4 242 84,0 1.187 40,8 57 35,6 10.860 61,1
Totale provincia 14.139 100,0 271 100,0 288 100,0 2.910 100,0 160 100,0 17.768 100,0
79%
2%2%
16%
1%
Produzioni agricole
Selvicoltura
Pesca e acquacoltura
Industrie alimentari
Industria delle bevande
LE IMPRESE AGROALIMENTARI PER TIPOLOGIA PRODUTTIVA
LE PECULIARITÀ DELLE IMPRESE AGROALIMENTARI ROMANE SECONDO I DATI DEL REGISTRO IMPRESE:
CAPITALE UMANO E FORME GIURIDICHE
Conoscere le caratteristiche del capitale umano agricolo è di fondamentale importanza per ottenere un quadro
articolato del potenziale produttivo dell’area romana.
Lo sviluppo del capitale umano, tra gli altri effetti, si coniuga con l’innovazione organizzativa, contribuendo a
modificare i rapporti consolidati che intercorrono tra gli attori, pubblici e privati, e condizionando lo sviluppo del
sistema agro-alimentare. In questa direzione, si è scelto di prendere in esame, unitamente ai caratteri del capitale
umano in ambito agricolo, il quadro dell’agroalimentare romano per classi di natura giuridica. Tali dati possono
costituire un utile parametro per valutare la capacità delle imprese dell’area di aprirsi verso strategie di sviluppo
esterne all’azienda, basate su forme di collaborazione e integrazione con altre strutture agricole aggregate in forma
societaria.
In Tabella 5 sono presi in esame i dati del Registro Imprese con riferimento alla situazione anagrafica delle imprese.
La tabella sintetizza il quadro di riferimento per conduttori aziendali per sesso. In primo luogo, si nota come sul
totale delle imprese agroalimentari della provincia di Roma il 37% delle aziende sia condotto da donne, una
percentuale leggermente superiore si registra nel caso delle aziende agricole, quota che scende al 34% nel caso
delle imprese alimentari. Nella distribuzione per classi di età, nel comparto agricolo, le fasce più rappresentate sono
quelle da 30 a 70 anni di età, con la prevalenza di quella compresa tra 50 e 69 anni in cui ricadono il 40% dei
conduttori dell’intera provincia. I conduttori di età superiore ai 70 raggiungono una percentuale pari al 20%, ma
quello che più sorprende è la quota di imprenditori agricoli giovani pari al 5%. Nel caso dell’industria alimentare
una quota pari a più del 44% degli imprenditori ricade nella fascia di età compresa tra 30 e 50 anni, mentre
conduttori più anziani sono poco più del 14% del totale. Tali dati forniscono il quadro di un settore agroalimentare
territoriale che presenta trend nettamente positivi se paragonati al contesto nazionale (Istat, 2011), confermando il
carattere di dinamicità di larga parte dell’agricoltura romana.
Tabella 5
163
LO SCENARIO ECONOMICO
IMPRENDITORI PER CLASSI DI ETÀ E SESSO
PROVINCIA DI ROMA CLASSE DI ETÀ SESSOn.c. da 18 a da 30 a da 50 a >=70 Totale Femmine Maschi Totale
29 anni a 49 anni 69 anni anni complessivo complessivo
COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI 3 446 3.119 3.599 1.824 8.991 3.384 5.607 8.991ANIMALI, CACCIA E SERVIZICONNESS
SILVICOLTURA ED UTILIZZO 17 54 38 13 122 15 107 122DI AREE FORESTALI
INDUSTRIE ALIMENTARI 4 32 332 312 113 793 270 523 793
INDUSTRIA DELLE BEVANDE 2 3 3 8 2 6 8
Totale complessivo 7 495 3.507 3.952 1.953 9.914 3.671 6.243 9.914
Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010
In questa direzione, si è scelto di eseguire alcuni confronti con l’andamento degli stessi dati registrati a livello nazionale
dall’ultima indagine censuaria (Istat, 2011). Particolarmente rilevante è il ruolo della giovane imprenditoria nell’area
romana, sia per l’area provinciale con esclusione della capitale in cui raggiunge quota 5,4%, a fronte della media
nazionale del 2,5%, nell’area del capoluogo la media degli imprenditori di età inferiore ai 30 anni scende al 3,7%.
Lo stesso trend particolarmente positivo, in controtendenza con i dati nazionali, si registra nel caso della presenza
di imprenditori di età compresa tra 30 e 50 anni che costituiscono la quota più rappresentata nel contesto agricolo
romano.
Nel seguito del lavoro si è scelto di andare a considerare il ruolo ricoperto dagli imprenditori anziani con più di 70
anni di età, che nella media provinciale rappresentano il 20% del totale, a fronte della quota del 26% nell’area della
capitale. Osservando i dati censuari relativi alla classe di età del conduttore agricolo si nota come sia in aumento il
peso percentuale dei conduttori aventi più di 60 anni, che passa dal 53% al 55%, mentre si riducono quelli fino a
40 anni, dal 12 a 7% (Istat, 2011).
164
LO SCENARIO ECONOMICO
IMPRENDITORI PER CLASSI DI ETÀ E SESSO
ROMA CLASSE DI ETÀ SESSOn.c. da 18 a da 30 a da 50 a >=70 Totale Femmine Maschi Totale
29 anni a 49 anni 69 anni anni complessivo complessivo
COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI 97 704 1.082 691 2.574 1.027 1.547 2.574ANIMALI, CACCIA E SERVIZICONNESS
SILVICOLTURA ED UTILIZZO 2 2 10 5 19 5 14 19DI AREE FORESTALI
INDUSTRIE ALIMENTARI 1 13 135 145 71 365 98 267 365
INDUSTRIA DELLE BEVANDE 1 1 1 1
Totale complessivo 1 112 842 1.237 767 2.959 1.130 1.829 2.959
IMPRENDITORI PER CLASSI DI ETÀ E SESSO
EXTRA ROMA CLASSE DI ETÀ SESSOn.c. da 18 a da 30 a da 50 a >=70 Totale Femmine Maschi Totale
29 anni a 49 anni 69 anni anni complessivo complessivo
COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI 3 349 2.415 2.517 1.133 6.417 2.357 4.060 6.417ANIMALI, CACCIA E SERVIZICONNESS
SILVICOLTURA ED UTILIZZO 15 52 28 8 103 10 93 103DI AREE FORESTALI
INDUSTRIE ALIMENTARI 3 19 197 167 42 428 172 256 428
INDUSTRIA DELLE BEVANDE 1 3 3 7 2 5 7
Totale complessivo 6 383 2.665 2.715 1.186 6.955 2.541 4.414 6.955
Figura 2
In Tabella 6 sono riassunte le informazioni del Registro Imprese relativamente alla tipologia di forma giuridica
prevalente nel comparto agroalimentare romano. In questo senso, il dato può fornire indicazioni sulla capacità delle
imprese di avviare percorsi di sviluppo condivisi con altre imprese al fine di migliorare la propria efficienza
nell’utilizzo dei fattori produttivi unitamente a una maggiore competitività sui mercati.
I dati in Tabella 6 fanno desumere come la forma giuridica prevalente nel primario romano sia l’impresa individuale,
per quanto le società di capitale rappresentino una quota pari al 7,3% del tutto rilevante in ambito agricolo. La
stessa quota sale al 14% nell’area del capoluogo e scende al 2,8% nel resto della provincia.
Volendo operare confronti con il quadro nazionale (Istat, 2011b) si consideri che la quasi totalità delle unità
produttive in agricoltura è rappresentata da aziende individuali (97,1%), mentre le aziende costituite in forma di
società costituiscono il 2,9% del complesso delle unità agricole italiane. Il dato delle aziende che presentano forma
societaria (la somma delle società di persone e quelle di capitale), nel caso di Roma è pari a 15,6%, nel caso del
resto della provincia scende a 7,6%, comunque nettamente più alto della media Italia. Il dato romano è
particolarmente positivo se si considera che, riguardo alle maggiori dimensioni economiche, le società
generalmente presentano valori medi aziendali e rapporti caratteristici notevolmente superiori a quelli riferiti
all’intero universo delle aziende. Si consideri altresì che la somma delle imprese individuali nel caso dell’agricoltura
provinciale è pari al 81,5% e nel caso del solo capoluogo scende a 65,6%, mentre lo stesso dato a livello nazionale
racchiude la quasi totalità delle imprese (Istat, 2011).
Tabella 6
165
LO SCENARIO ECONOMICO
IMPRENDITORIA Media provincia 37 % FEMMINILE Media Italia (Istat, 2011) 33,3 % Roma 40 %
} GIOVANI Media provincia 5 % IMPRENDITORI Media Italia (Istat, 2011) 2,5 % (< 30 anni) Roma 3,7 %
} IMPRENDITORIA Media provincia 37,6 %tra i 30 e 50 anni Media Italia (Istat, 2011) 18,6 % Roma 27 %
}
CONFRONTO DI DATI SULL’AGRICOLTURA PROVINCIALE CON I TREND NAZIONALI
LE IMPRESE AGROALIMENTARI ROMANE PER FORMA GIURIDICA
PROVINCIA DI ROMA CLASSE DI NATURA GIURIDICA
SOCIETÀ SOCIETÀ IMPRESE ALTRE TOTALEDI CAPITALE PERSONE INDIVIDUALI FORME
(Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%)
COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI ANIMALI 1297 9,2 902 6,4 11502 81,5 438 3,1 14.139 100,1CACCIA E SERVIZI CONNESSI
SILVICOLTURA ED UTILIZZO DI 87 32,1 40 14,8 129 47,6 15 5,5 271 100,0AREE FORESTALI
PESCA E ACQUACOLTURA 41 14,2 41 14,2 113 39,2 93 32,3 288 100,0
INDUSTRIE ALIMENTARI 1134 39,0 869 29,9 845 29,0 62 2,1 2.910 100,0
INDUSTRIA DELLE BEVANDE 121 75,6 19 11,9 10 6,3 10 6,3 160 100,0
TOTALE 2.680 15,1 1.871 10,5 12.599 70,9 618 3,5 17.768 100,0
Fonte: ns elaborazioni su dati Camera di Commercio di Roma 2010
ALCUNE CONSIDERAZIONI DI SINTESI
L’analisi dei dati del Registro Imprese fornisce un quadro complessivamente positivo del comparto agricolo
romano, specie se confrontato con l’andamento degli stessi indici a livello nazionale. In questo senso, tanto l’analisi
dei caratteri del capitale umano quanto lo studio delle forme di natura giuridica prevalenti possono ricoprire un
ruolo importante nella stima del potenziale produttivo dell’area. In questa direzione, può essere utile circostanziare
i motivi per i quali, pur entro i limiti dati dalla tipologia dei dati di origine e in attesa dei risultati censuari, gli esiti
dell’analisi condotta sono segnatamente positivi. Alcuni degli effetti connessi agli indicatori capitale umano e forma
giuridica sono correlati alla possibilità di conseguire economie di scala o di scopo in grado di ridurre i costi e di
aumentare la redditività delle imprese, e di abbassare la soglia degli investimenti necessari all’introduzione di
innovazioni, o ancora all’ingresso in nuove aree, connesse alla trasformazione e alla commercializzazione. Peraltro,
tali dati si possono coniugare, con adeguate politiche di intervento a livello territoriale con la crescita professionale
degli operatori, indispensabile per la competitività delle imprese, e la permanenza dei giovani.
166
LO SCENARIO ECONOMICO
LE IMPRESE AGROALIMENTARI ROMANE PER FORMA GIURIDICA
PROVINCIA DI ROMA CLASSE DI NATURA GIURIDICA
SOCIETÀ SOCIETÀ IMPRESE ALTRE TOTALEDI CAPITALE PERSONE INDIVIDUALI FORME
(Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%)
COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI ANIMALI 989 20,0 505 10,2 3236 65,6 204 4,1 4934 100,0CACCIA E SERVIZI CONNESSI
SILVICOLTURA ED UTILIZZO DI 57 55,9 18 17,6 20 19,6 7 6,9 102 100,0AREE FORESTALI
PESCA E ACQUACOLTURA 25 54,3 4 8,7 2 4,3 15 32,6 46 100,0
INDUSTRIE ALIMENTARI 806 46,8 502 29,1 391 22,7 24 1,4 1723 100,0
INDUSTRIA DELLE BEVANDE 85 82,5 10 9,7 2 1,9 6 5,8 103 100,0
TOTALE 1.962 28,4 1.039 15,0 3.651 52,9 256 3,7 6.908 100,0
LE IMPRESE AGROALIMENTARI ROMANE PER FORMA GIURIDICA
EXTRA ROMA CLASSE DI NATURA GIURIDICA
SOCIETÀ SOCIETÀ IMPRESE ALTRE TOTALEDI CAPITALE PERSONE INDIVIDUALI FORME
(Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%) (Unità) (%)
COLTIVAZIONI AGRICOLE EPRODUZIONI DI PRODOTTI ANIMALI 308 3,3 397 4,3 8266 89,8 234 2,5 9205 100,0CACCIA E SERVIZI CONNESSI
SILVICOLTURA ED UTILIZZO DI 30 17,8 22 13,0 109 64,5 8 4,7 169 100,0AREE FORESTALI
PESCA E ACQUACOLTURA 16 6,6 37 15,3 111 45,9 78 32,2 242 100,0
INDUSTRIE ALIMENTARI 328 27,6 367 30,9 454 38,2 38 3,2 1187 100,0
INDUSTRIA DELLE BEVANDE 36 63,2 9 15,8 8 14,0 4 7,0 57 100,0
TOTALE 718 6,6 832 7,7 8.948 82,4 362 3,3 10.860 100,0
Come noto, nella politica agraria dell’Unione Europea sono da lungo tempo presenti provvedimenti a favore
dell’insediamento di giovani agricoltori. Essi dovrebbero tendere a favorire l’entrata di giovani nel settore, ma
alcuni studi hanno mostrato come spesso l’esito di tali provvedimenti sia di anticipare la sostituzione nella gestione
aziendale dei figli che già lavorano in azienda (Carbone et al., 2005, Corsi, 2009).
Nella particolare fase congiunturale che stiamo attraversando è richiesta alle aziende agricole una maggiore capacità
di interpretare le istanze provenienti dal mercato, di progettare gli sviluppi di medio e lungo periodo e di sviluppare
strumenti necessari a valutare i risultati economici delle scelte fatte. In questa direzione, la capacità di confrontarsi
con le altre fasi della filiera - in particolare trasformazione e commercializzazione, dove si concentra in misura
crescente il valore aggiunto (Corsi, 2009) - è un punto chiave per gli sviluppi delle imprese e dei singoli comparti.
Il valore del capitale umano e la capacità imprenditoriale, infatti, si possono considerare prerequisiti di scelte
produttive che consentano, attraverso l’introduzione d’innovazione, di accrescere la competitività delle produzioni
sui mercati di sbocco. In questo senso, anche se all’interno di un quadro eterogeneo e probabilmente mutevole i
dati dell’area romana presentano aspetti d’indubbio interesse, specie se confrontati con il contesto nazionale.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
• Istat (2011), Dati in breve, report dei dati provvisori del 6° Censimento Generale dell’Agricoltura, Roma.
• Istat (2011b), I risultati economici delle imprese agricole, scaricabile on line sul sito:
http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20110214_00/testointegrale20110214.pdf.
• Corsi A., Carbone A., Sotte F. (2005), “Quali fattori influenzano il ricambio generazionale?”,
Agriregionieuropa, n. 2, 9-12
• Corsi A. (2009), “Giovani e capitale umano in agricoltura”, Agriregionieuropa, n. 16, anno 5, 2009.
B. IL PROFILO DELL’AGRICOLTURA DELLA PROVINCIA DI ROMA NEL CENSIMENTO 2010
a cura di Aurora Cavallo, Emanuele Blasi e Davide Marino
INTRODUZIONE
Il presente lavoro è stato redatto utilizzando i risultati definitivi del VI Censimento Generale dell’Agricoltura allo
scopo di offrire un contributo di conoscenza e di approfondimento sulle caratteristiche del primario nella provincia
di Roma. Prima di procedere con l’analisi dei dati censuari è necessario affrontare alcune brevi considerazioni di
carattere metodologico. In primo luogo, va rilevata la scarsa confrontabilità dei dati del Censimento 2010 con i
risultati della precedente indagine censuaria. I dati del VI Censimento generale dell’agricoltura 2010 fanno
riferimento al campo di osservazione comunitario previsto dal Regolamento (CE) n. 1166/2008 del Parlamento
Europeo e del Consiglio. Tale campo di osservazione è parzialmente diverso da quello utilizzato nel 2000. In
particolare, hanno fatto parte del campo di osservazione del VI Censimento dell’agricoltura tutte le aziende con
almeno 1 ettaro di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e le aziende con meno di 1 ettaro di SAU che soddisfano le
167
LO SCENARIO ECONOMICO
condizioni poste nella griglia di soglie fisiche regionali stabilite dall’Istat tenendo conto delle specializzazioni
regionali degli ordinamenti produttivi1 , nonché le aziende zootecniche, purché allevino animali, in tutto o in parte,
per la vendita. Mentre, non è stata applicata alcuna soglia minima per le aziende agricole operanti nei comparti
florovivaistico, viticolo e ortofrutticolo, in considerazione della loro possibile rilevanza economica anche per
superfici limitate.
La precedente indagine censuaria, invece, aveva identificato per la selezione delle aziende agricole il campo di
osservazione dell’Eurostat, che prevedeva un ulteriore criterio economico, relativo al valore dei prodotti venduti,
con una soglia minima di 4 milioni di lire. Un’altra differenza significativa riguarda il settore zootecnico: nel 2000
erano rilevati anche i capi allevati per autoconsumo, mentre nel 2010 i piccoli allevamenti a carattere familiare non
sono entrati a far parte dell’indagine censuaria.
L’unità di rilevazione dell’ultimo Censimento è l’azienda agricola e zootecnica definita come una “unità tecnico-
economica, costituita da terreni, anche in appezzamenti non contigui, ed eventualmente da impianti e attrezzature
varie, in cui si attua, in via principale o secondaria, l’attività agricola e zootecnica ad opera di un conduttore –
persona fisica, società, ente - che ne sopporta il rischio sia da solo, come conduttore coltivatore o conduttore con
salariati e/o compartecipanti, sia in forma associata”. Inoltre, è considerata unità di rilevazione anche l’azienda
zootecnica priva di terreno agrario. Per quanto concerne l’epoca di riferimento dei dati si sottolinea che:
• fanno riferimento all’annata agraria 1° novembre 2009 – 31 ottobre 2010 i dati relativi a informatizzazione
dell’azienda, utilizzazione dei terreni, metodi di produzione agricola e degli allevamenti, lavoro ed attività
connesse, contoterzismo, contabilità, ricavi, autoconsumo, commercializzazione dei prodotti aziendali;
• ffanno riferimento alla data del 24 ottobre 2010 i dati relativi a: forma giuridica, forma di conduzione,
superficie totale, superficie agricola utilizzata, corpi, consistenza degli allevamenti.
Il lavoro è suddiviso si articola come segue: il primo capitolo fornisce un’analisi descrittiva dell’agricoltura della
provincia di Roma nel Censimento 2010, esso fornisce il quadro delle tendenze strutturali e approfondisce
l’andamento dei principali ordinamenti produttivi. Il secondo capitolo prende in esame il quadro della specializzazione
produttiva dei Comuni della provincia per le principali coltivazione e allevamenti e fornisce un quadro delle
dinamiche intercensuarie degli indici di specializzazione.
B.1. LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELL’AGRICOLTURA PROVINCIALE
I dati del VI Censimento mostrano a livello provinciale un quadro strutturale caratterizzato da una forte
diminuzione delle aziende agricole, le quali, tuttavia, gestiscono superfici maggiori rispetto al precedente
Censimento seguendo l’andamento osservato a livello nazionale. Il fenomeno è conseguenza di un processo
pluriennale di concentrazione e di superfici coltivate e di allevamenti in un numero sensibilmente inferiore di
aziende agricole.
Secondo i dati dell’ultima indagine censuaria 2010 nella provincia di Roma operano 21.631 aziende agricole che
occupano una SAT di 249.124,01 ettari e su una SAU pari a 175.977.87 ettari. Il precedente censimento aveva
registrato 51.397 aziende su una superficie di 287.544,82 ettari, con una SAU di 193.092,35.
168
LO SCENARIO ECONOMICO
1 Nel caso del Lazio la dimensione aziendale minima è identificata in 0,3 ettari.
Come evidenziato dall’andamento rappresentato in Figura 1, la flessione della dotazione strutturale dell’area romana
nell’ultimo decennio ha riguardato 29.766 unità, pari al 58% delle aziende agricole, a fronte di una diminuzione del
10% delle superfici. Va rilevato rispetto alle precedenti rilevazioni censuarie la tendenza alla riduzione delle
strutture agricole: se nell’intervallo censuario 1980 e 1990 era pari al 2,7% delle imprese e al 5,68% delle superfici,
nel decennio successivo ha riguardato il 16,5% delle aziende e il 19,7 delle superfici.
Figura 1
Il confronto con il territorio laziale mostra come la flessione del numero di imprese sia inferiore rispetto alla
tendenza registrata nell’area romana, avendo riguardato il 48% delle aziende a fronte di una flessione del 13% delle
superfici. La stessa dinamica negativa più contenuta a livello regionale era stata osservata nell’intervallo censuario
1980-1990.
Le aziende agricole della provincia di Roma rappresentano il 22%, nel 2000 costituivano poco meno del 28% di
quelle dell’intera Regione, mentre la superficie agricola provinciale è pari oggi al 27% di quella del Lazio e il dato
si è mantenuto costante rispetto al 2000.
La tendenza alla riduzione strutturale presenta un andamento eterogeneo per zone altimetriche. Infatti, come
evidenziato in Figura 2, nelle aree di collina e di montagna le aziende sono diminuite rispettivamente del 62% nelle
aree collinari, in cui la scomparsa ha riguardato oltre 25.000 unità (25.340) e del 64% nelle aree montane, in cui la
flessione ha interessato 4.333 aziende, mentre in pianura la flessione ha riguardato solo 93 aziende attestandosi sul
3%, a fronte del virulento processo di uscita che nell’area provinciale è pari al 50% delle aziende. Gli stessi dati
aziendali, a livello regionale registrano una flessione complessiva del 48%, pari al 53% di aziende scomparse nelle
aree montane, al 50% nella fascia collinare e al 27% delle aziende che ricadevano in aree di pianura. Il dato mostra
come l’agricoltura provinciale specializzata collocata nella fascia costiera è riuscita a resistere al processo di raziona-
lizzazione che investe il settore primario a livello regionale e nazionale.
169
LO SCENARIO ECONOMICO
-70%
-60%
-50%
-40%
-30%
-20%
-10%
0%
Numero Aziende Regione Lazio Numero Aziende Prov. Roma Sup. tot Regione Lazio Sup. tot Prov. Roma
AZIENDE E SUPERFICIE TOTALE (VARIAZIONI % 2000-2010)
Figura 2
Nel precedente intervallo censuario la perdita di aziende agricole in pianura aveva riguardato il 53% delle aziende
passando dalle 8.039 unità del 1990 al 3.779 del 2000, mentre in collina la flessione riguardava il 12% circa delle
aziende e il 19% delle superfici agricole e in montagna il 9% delle aziende e il quasi il 145 delle superfici. Il
confronto mostra la parziale inversione di tendenza delle aziende intensive presenti nelle aree pianeggianti
dell’area romana.
Figura 3
170
LO SCENARIO ECONOMICO
-70%
-60%
-50%
-40%
-30%
-20%
-10%
0%
Montagna Collina Pianura
AZIENDE PER ZONE ALTIMETRICHE - PROV. ROMA (VARIAZIONE % 2000-2010)
-25%
-20%
-15%
-10%
-5%
0%
5%
10%
15%
Montagna Collina Pianura
SUPERFICIE TOTALE PER ZONE ALTIMETRICHE - PROV. ROMA (VARIAZIONE % 2000-2010)
Il dato censuario relativo alle superfici, preso in esame nei dati in Figura 3, mostra come la contrazione delle aree
coltivate a livello provinciale complessivo pari al 10% si è concentrata nelle zone collinari per il 23%, con poco più
di 35.000 ettari, e in percentuale minima nelle aree montane con l’1%, pari a poco meno di 450 ettari; diversamente
le aree di pianura hanno registrato un incremento del 9% delle superfici agricole, pari a 6679 ettari. Anche in questo
caso si conferma l’andamento positivo del primario nella provincia di Roma in confronto con il dato regionale, per
il quale la flessione delle aree coltivate riguarda il 17% delle superfici collinari con 89.806 ettari, il 13% delle arre
montane con 36517 ettari e l’1% delle aree in pianura con n perdita di 2.217 ettari.
Gli andamenti descritti mostrano un cambiamento del peso delle zone altimetriche nell’agricoltura della provincia
di Roma, come evidenziano le Figure 4 e 5, le quali sintetizzano rispettivamente la composizione delle aziende e
della superficie agricola totale (SAT)2 per fasce altimetriche.
Figura 4
Figura 5
171
LO SCENARIO ECONOMICO
11,05%
72,38%
16,57%
Montagna
Collina
Pianura
COMPOSIZIONE DELLE AZIENDE AGRICOLE PER ZONE ALTIMETRICHE - PROV. ROMA 2010
21,69%
46,75%
31,56%
Montagna
Collina
Pianura
COMPOSIZIONE DELLE AZIENDE AGRICOLE PER ZONE ALTIMETRICHE - PROV. ROMA 2010
2 Area complessiva dei terreni dell’azienda formata dalla Superficie Agricola Utilizzata (SAU), da quella coperta da arboricoltura da legno, da boschi, dalla superficie agricola non utilizzata, nonché dall’area occupata da parchi e giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali, cortili, situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l’azienda.
Le 21.631 aziende provinciali si collocano per quasi il 73% in aree collinari, con 15.657 unità, mentre una
percentuale di poco superiore al 10%, vale a dire 2.390 aziende, sono in aree montuose, e il 16% circa delle imprese
è situato in aree pianeggianti. Lo stesso dato nel 2000, fa registrare una flessione del numero di unità in collina, in
cui erano presenti poco meno dell’80 delle aziende, a fronte della diminuzione delle aziende in montagna che
erano pari a quasi il 15% del totale. Mentre, fa riportare ancora una volta, un elemento di positiva inversione di
tendenza il sostanziale incremento delle aziende in pianura, che nel 2000 erano il 6,3% del totale, con un aumento
del 38%. Il dettaglio relativo all’andamento delle superfici mostra come i circa 250.000 ettari di SAT si localizzino
per il 46% in collina, con una diminuzione ulteriore rispetto al precedente Censimento quando lo stesso dato era
pari al 56%; seguono le aree coltivate in pianura con 78.615 ettari, il 31% del totale, con un incremento rilevante
rispetto al 2000 quando in pianura erano localizzate poco più del 24% degli ettari complessivamente coltivati. In
montagna si situano oltre il 21% delle superfici con 54.045 ettari.
B.2. LA DIMENSIONE AZIENDALE
Secondo l’ultima indagine censuaria la superficie media aziendale nella provincia di Roma è aumentata, il
fenomeno s’inserisce nel già accennato processo di razionalizzazione in corso e avviatosi già a partire dagli anni ‘80.
L’evoluzione del quadro strutturale mostra rilevanti trasformazioni, conseguenti a un processo pluriennale di
concentrazione dei terreni agricoli in un numero sensibilmente minore di aziende. Come mostrano i dati nelle
figure 6 e 7, la SAT media delle aziende romane è aumentata passando a 11,52 ettari e la Superficie Agricola
Utilizzata (SAU)3 media è pari a 8,14 ettari. Lo stesso dato era pari a 5,41 per la SAT nella precedente indagine
censuaria e 3,73 ettari di SAU media aziendale, con un incremento pari rispettivamente al 53% e al 54% delle
dimensioni medie aziendali.
In primo luogo, si rileva come la classe di dimensione di SAU più rappresentata è quella delle aziende di piccole
dimensioni (fino a 5 ettari) che nel complesso costituiscono il 65% delle imprese romane e occupano il 9% della SAU
provinciale. Nel dettaglio, la quota delle aziende comprese tra 1 e 2 ettari è rappresentata da 4.991 aziende pari a circa
il 35% del totale, esse occupano appena il 3% della SAU complessiva. Le aziende comprese tra 2 e 5 ettari
rappresentano il 30% del totale e occupano poco meno del 6% della SAU totale. Le strutture agricole di dimensioni
medio piccole, comprese tra 5 e 10 ettari sono il 14% circa e occupano il 6% della SAU totale. Ancora, le aziende
comprese tra 10 e 50 ettari costituiscono il 15% del totale con poco più del 21% della SAU. Infine, le aziende di grandi
dimensioni, tra i 50 e i 100 ettari rappresentano oltre il 2,7 del totale delle imprese e gestiscono il 7,7 delle superfici
complessive oltre i 100 ettari, sono poco più del 2% del totale ma occupano più del 50% della SAU complessiva
provinciale. Il confronto con il precedente intervallo censuario mostra i segni di un accentuato processo di razionaliz-
zazione. A fronte di una riduzione del 37% circa delle aziende, passate da poco più di 20.000 unità a circa 13.000, sono
le aziende di piccolissime dimensioni a registrare una pesante emorragia. Si sottolinea, infatti, la scomparsa delle micro
aziende e delle aziende di piccolissime dimensioni, quelle comprese tra 1 e 2 ettari che nel 2000 costituivano poco
più del 46% del totale, a fronte dell’attuale 35%, e occupavano il 6,3% della SAU, rispetto al 3% circa di oggi. La stessa
flessione si registra per le aziende di dimensioni medio piccole fino a 20 ettari, come sintetizzato nei dati di Tabella 1.
I processi avviatisi a partire dagli anni ’80 conoscono un’ulteriore accelerazione nell’ultimo decennio.
172
LO SCENARIO ECONOMICO
3 Costituisce l’insieme dei terreni investiti a seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli e castagneti da frutto. Essa costituisce la superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole.
Figura 6
Figura 7
Tabella 1
173
LO SCENARIO ECONOMICO
0,00
2,00
4,00
6,00
8,00
10,00
12,00
14,00
Aziende -Superficie
totale 2000
Aziende - Superficie
totale 2010
Aziende - SAU 2000 Aziende - SAU 2010
SUPERFICIE TOTALE E SAU - PROV. ROMA (MEDIA AZIENDALE IN ETTARI)
0
5
10
15
20
2000 Sup. tot. 2010 Sup. tot. 2000 SAU 2010 SAU
SUPERFICIE TOTALE E SAU, ESCLUSE LE AZIENDE INFERIORI AD UN ETTARO (MEDIE AZIENDALE IN ETTARI)
AZIENDE E SUPERFICI PER CLASSI DI SAU - VARIAZIONI INTERCENSUARIE PERCENTUALI
2000-2010 1990-2000CLASSE SAU AZIENDE SUPERFICI AZIEND SUPERFICI
0,01 - 0,99 ettari -72,01% -67,30% -18,23% -17,73%
1-1,99 ettari -52,73% -52,40% -22,76% -21,84%
2-2,99 ettari -45,53% -45,90% -32,63% -33,17%
3-4,99 ettari -30,25% -32,10% -34,48% -33,36%
5-9,99 ettari -16,31% -15,91% -29,96% -30,26%
10-19,99 ettari -6,02% -2,04% -35,64% -32,96%
20-29,99 ettari 24,18% 17,79% -27,95% -30,87%
30-49,99 ettari 20,72% 11,24% -14,62% -19,40%
50-99,99 ettari 35,74% 24,13% -27,41% -28,00%
100 ettari e più 12,20% -3,19% -16,99% -8,81%
Dall’altra parte le aziende di dimensioni medie e medio grandi, comprese tra 20 e 100 ettari tendono a crescere, in
media del 27% circa, con il picco di oltre 35% per le unità comprese tra 50 e 100 ettari. Lo stesso incremento
conoscono le superfici di riferimento più contenute solo per le aziende di oltre 100 ettari. Il dato è particolarmente
positivo se confrontato con la precedente rilevazione censuaria, che aveva fatto registrare la flessione di tutte le
classi di SAU e delle relative superfici. Tale andamento può essere visualizzato con maggiore efficacia andando a
guardare i grafici delle Figure 8 e 9 che sintetizzano le variazioni percentuali registrate negli ultimi due intervalli
censuari nelle classi di aziende rispettivamente per SAT e SAU.
Figura 8
Figura 9
Come si vede la dimensione media aziendale è cresciuta notevolmente nell’ultimo decennio, in conseguenza della
riduzione del numero di aziende attive (-37%), a cui ha fatto riscontro una diminuzione della superficie coltivata
più contenuta del 5,9%. Si sottolinea che gli stessi dati a livello nazionale fanno registrare una flessione del 32,2%
delle aziende e del 2,3% delle superfici. In generale, è verosimile che gli impatti delle politiche agricole da una
174
LO SCENARIO ECONOMICO
-80,00%
-60,00%
-40,00%
-20,00%
0,00%
20,00%
40,00%
1990-2000
2000-2010
Tito
lo a
sse
2-2,99 ettari
5-9,99 ettari
10-19,99 ettari
20-29,99 ettari
30-49,99 ettari
50-99,99 ettari
1-1,99 ettari
3-4,99 ettari
100 ettari e
più
0,01 - 0,99 etta
ri
CLASSI DI SUPERFICIE TOTALE IN ETTARI (VARIAZIONI PERCENTUALI INTERCENSUARIE)
-80,00%
-60,00%
-40,00%
-20,00%
0,00%
20,00%
40,00%
Tito
lo a
sse
1990-2000
2000-2010
2-2,99 ettari
5-9,99 ettari
10-19,99 ettari
20-29,99 ettari
30-49,99 ettari
50-99,99 ettari
1-1,99 ettari
3-4,99 ettari
100 ettari e
più
0,01 - 0,99 etta
ri
CLASSI DI SUPERFICIE TOTALE IN ETTARI (VARIAZIONI PERCENTUALI INTERCENSUARIE)
parte e l’andamento dei mercati dall’altra abbiano concorso a determinare l’uscita delle piccole aziende dal settore,
favorendo la concentrazione dell’attività agricola in unità di maggiore dimensione.
Anche la dimensione media aziendale in termini di SAT tende ad aumentare, tuttavia, in valore assoluto, la SAT
complessiva diminuisce del 7,3 %, in linea con il dato nazionale pari a -8%, segnale di un processo di ricomposizione
fondiaria che ha trasferito alle aziende agricole attive nel 2010 prevalentemente superfici agricole utilizzate dalle
aziende cessate insieme ai terreni non utilizzati o investiti a boschi annessi a esse, diversamente da quanto accaduto
a livello nazionale, dove al trasferimento dei terreni agricoli si è accompagnato in misura sensibilmente inferiore
quello delle aree non coltivate.
B.3. LE TIPOLOGIE IMPRENDITORIALI
La conduzione diretta del coltivatore4 si conferma la forma dominante nell’agricoltura provinciale, pur se con una
flessione rispetto al 2000 quando interessava il 98,26% delle aziende a fronte dell’attuale 96,53%, tale tipologia
imprenditoriale lavora oggi il 55,21% delle superfici, mentre nel 2000 gestiva il 56,18 dei terreni, come si vede nelle
Figure 10 e 11. La conduzione con salariati5 interessa il 3% delle aziende e poco meno del 30% delle superfici, anche
in questo caso si registra una tendenza alla specializzazione, poiché nel 2000 tale tipologia riguardava il 1,68% delle
imprese e il 43,61% delle superfici. Pressoché irrilevante, nel quadro della numerosità delle aziende ma con
un’importante quota di superfici, il 17% sono le aziende condotte con altre forme6. In generale, il confronto con il
precedente intervallo censuario mostra una struttura fondiaria risulta più flessibile rispetto al passato, grazie al
maggior ricorso a forme di possesso dei terreni diversificate e orientate in misura crescente verso l’affitto o la
gestione a titolo gratuito. Il confronto con i dati nazionali, peraltro, accentua le peculiari tendenze evolutive
dell’area romana. Se infatti, la distribuzione delle aziende e della SAU per forma di conduzione rimane
essenzialmente immutata rispetto a dieci anni fa, e quindi confrontabile con i trend provinciali, si segnala un
aumento rilevante della quota di SAU relativa a “altra forma di conduzione”, la quale tuttavia a livello nazionale
supera appena il 5% a fronte del 17% romano, probabile conseguenza anche di una più precisa rilevazione nel 2010
delle superfici condotte da comuni o enti gestori di proprietà collettive, che nella provincia rivestono un ruolo
particolarmente importante.
175
LO SCENARIO ECONOMICO
4 Il conduttore presta egli stesso lavoro manuale nell’azienda da solo o con l’aiuto di familiari, indipendentemente dall’entità del lavoro fornito da eventuale manodopera salariale, che può anche risultare prevalente rispetto a quella prestata dal conduttore e dai suoi familiari. La conduzione diretta del coltivatore si suddivide ulteriormente nelle seguenti forme: • con sola manodopera familiare, quando le giornate lavorative impiegate nell’azienda sono dovute esclusivamente al
conduttore, ai suoi familiari o agli altri parenti;• con manodopera familiare prevalente, se le giornate di lavoro prestate dal conduttore e dai suoi familiari o dagli altri parenti sono in numero uguale o maggiore di quelle prestate dall’altra manodopera aziendale (salariati fissi, braccianti, ecc.);• con manodopera extra familiare prevalente, se le giornate di lavoro prestate dal conduttore, e dagli altri parenti, risultano inferiori a quelle dell’altra manodopera aziendale (salariati fissi, braccianti, ecc.).
5 Il conduttore impiega per i lavori manuali dell’azienda esclusivamente manodopera fornita da operai a tempo indeterminato o a tempo determinato (salariati fissi, braccianti, giornalieri e simili) e/o compartecipanti, mentre la sua opera e quella dei familiari è rivolta, in generale, alla direzione dell’azienda nei riguardi dei vari aspetti tecnico-organizzativi.
6 Forma di conduzione non assimilabile a quella diretta del coltivatore o con salariati, tra cui soccida, conduzione a colonia parziaria appoderata (mezzadria), conduzione a colonia parziaria non appoderata.
Figura 10
Figura 11
Il cambiamento strutturale in atto nel settore agricolo è confermato dai dati relativi alle distribuzioni delle aziende
e delle relative superfici per forma giuridica che, rispetto al 2000, mettono in luce un aumento degli investimenti
nel settore da parte di società di persone o di capitali e di cooperative. Se oggi, da una parte aumenta lievemente
la quota di superfici gestite da aziende individuali passando dal 60,16% del 2000 all’attuale 63,11%, con 134.832
ettari, dall’altra le società di persone e di capitale che nel 2000 pesavano per poco più del 11% della SAT nel 2010
occupano quasi il 20% delle superfici. La quota di superfici gestite da cooperative resta pressoché invariata, e
aumenta leggermente quella delle aziende degli enti pubblici, che nel 2000 gestivano poco più dell’11% delle arre
a fronte dell’attuale 12,65%. I dati sono sintetizzati in Figura 12.
176
LO SCENARIO ECONOMICO
96,53%
3,00% 0,47%
conduzione diretta delcoltivatore
conduzione con salariati
altra forma di conduzione
FORME DI CONDUZIONE DELLE AZIENDE (NUMERO DI AZIENDE)
55,21%
28,11%
16,68%
conduzione diretta delcoltivatore
conduzione con salariati
altra forma di conduzione
FORME DI CONDUZIONE DELLE AZIENDE (SUPERFICIE TOTALE)
Figura 12
Secondo il VI Censimento dell’agricoltura poco meno dell’80% delle aziende romane sono condotte su soli terreni
di proprietà, nel 2000 la stessa percentuale era pari al 92%. Le aziende in affitto rappresentano oggi il 6,5% delle
imprese, erano il 4,23% nella precedente indagine censuaria, mentre le aziende che producono su aree concesse a
titolo gratuito sono il 2,6% del totale, le forme di possesso parte in proprietà e parte in affitto sono il 6,5% del totale
e occupano il 15% circa delle superfici coltivate. In termini di SAU le tre categorie di possesso sono così distribuite:
le aziende in proprietà occupano il 57% della SAU complessiva, quelle in affitto il 16%.
B.4. LE PRINCIPALI COLTIVAZIONI PRATICATE
La superficie investita a seminativi nella provincia di Roma si è pressoché dimezzata nel corso dell’ultimo
intervallo censuario, come mostrano i dati in Figura 13 le aziende interessate sono infatti passate da 13.292 del 2000
alle attuali 6.642. Il dato segue nel 2010 il trend regionale, dove la flessione è pari al 48% essendo passati da 80.116
a 41.481 unità. Tuttavia, è interessante rilevare come alla scomparsa delle aziende non si sia accompagnata la
flessione delle superfici, le quali invece, per l’area romana fanno registrare un seppur lieve incremento dello 0,6%,
poco più di 600 ettari. Il dato è incoraggiante se confrontato con il quadro regionale, in cui le superfici sono
diminuite di quasi il 6%, ma è ancora più positivo se paragonato con gli andamenti letti dalle precedenti rilevazioni
censuarie, nell’intervallo 1990-2000, infatti, la flessione delle superfici investite a seminativi aveva interessato quasi
il 23% delle aree con una perdita di oltre 27.000 ettari per la sola provincia di Roma.
177
LO SCENARIO ECONOMICO
19,71%
12,65%
1,38%
63,11%
3,15%
azienda individuale
società
amministrazione o ente pubblico
società cooperativa
altro
SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE PER FORMA GIURIDICA
Figura 13
I dati relativi al frumento, in Figura 14 in termini assoluti mostrano la scomparsa di 862 aziende che coltivano grano
duro, pari a quasi il 42% del totale, e di 159 aziende che producevano frumento tenero con una riduzione del 27%
circa. Il dato relativo alle superfici vede accompagnarsi alla perdita di quasi 7.000 ettari di grano duro, un
incremento di 450 ettari di frumento tenero. Anche in questo caso il dato è particolarmente positivo se confrontato
con il decennio precedente che aveva visto una flessione di 6.000 e 7.000 ettari rispettivamente per tenero e duro,
ma con una tenuta in termini percentuali del tenero la cui flessione aveva di poco superato il 20% a fronte di oltre
il 70% del grano duro.
Figura 14
Le aziende a cereali (2.040 unità) rappresentano il 30% del totale a seminativi, e occupano il 16% della SAU.
Le ortive sono praticate in 1515 aziende, costituiscono il 22% del totale, in termini di superfici rappresentano il
178
LO SCENARIO ECONOMICO
-60,00%
-50,00%
-40,00%
-30,00%
-20,00%
-10,00%
0,00%
10,00%
Aziende Lazio Aziende Roma Superficie Lazio Superficie Roma
AZIENDE E SUPERFICIE A SEMINATIVI (VARIAZIONI % 2000-2010)
-60,00%
-40,00%
-20,00%
0,00%
20,00%
40,00%
Titolo asse
Aziende Frumento duro
Aziende Frumento tenero
Superficie Frumento duro
Superficie Frumento tenero
AZIENDE E SUPERFICIE A FRUMENTO (VARIAZIONI % 2000-2010) -PROV. ROMA
2,3% della SAU. Rispetto alla precedente rilevazione censuaria si registra un leggero incremento delle superfici dai
3.983,73 ettari del 2000 agli attuali 4.206,80. Le colture foraggere avvicendate7 interessano il 50% delle imprese
romane e il 25% della SAU con 44.927,10 ettari, nel 2000 la SAU occupata da colture foraggere avvicendate era di
circa 10.000 ettari, con un incremento di oltre il 22%.
In Figura 15, la sintesi relativa alle coltivazioni legnose mostra i segni di una marcata riduzione dell’arboricoltura
che perde complessivamente oltre 12.000 ettari, con punte maggiori in termini assoluti per l’olivo, scompaiono
quasi 5.400 ettari pari a più del 24%, ma con dati relativi particolarmente negativi per i fruttiferi che perdono poco
meno del 40% delle superfici (4.001 ettari) e della vite con oltre il 35% (3.377 ettari). Anche per le colture arboree
vale la pena guardare al confronto con i dati 1990-2000 quando la flessione aveva interessato nel complesso più di
16.000 ettari, ma oltre il 50% della scomparsa delle aree investite a vite, e oltre il 31% dei fruttiferi e di poco più
del 4% dell’olivo.
Figura 15
Nel complesso quindi la SAU provinciale, pari a 175.562 ettari, è destinata per il 51% a seminativi, che occupano
oltre 90.000 ettari, per il 17% a colture arboree a cui sono investiti poco meno di 30.000 ettari. La restante parte è
occupata da prati permanenti e pascoli per il 32% pari a 55.730 ettari, come mostra la Figura 16.
179
LO SCENARIO ECONOMICO
7 Coltivazioni erbacee seminative destinate all’alimentazione animale, in avvicendamento con altre colture e che occupano, quindi, la stessa superficie per meno di cinque anni. Includono i prati avvicendati e gli erbai. I prati avvicendati sono coltivazioni foraggere che occupano il terreno per più annate agrarie consecutive fino a un massimo di cinque anni. Sono costituiti generalmente da leguminose, pure o in miscuglio a condizione che le leguminose rappresentino almeno l’80% del miscuglio; in questo gruppo sono compresi l’erba medica, e altri prati avvicendati quali monofiti di lupinella, sulla, trifoglio ladino, trifoglio pratense, altri trifogli, vecce, trigonella o fieno greco. Gli Erbai sono coltivazioni foraggere annuali costituiti generalmente da cereali puri o in miscuglio; in questo gruppo sono inclusi mais in erba e a maturazione cerosa, altri erbai monofiti di cereali (avena, frumento, triticale, orzo, panico, sorgo) in erba e a maturazione cerosa, colza, polifiti di graminacee, miscugli di graminacee e leguminose, altri miscugli.
-45,00%
-40,00%
-35,00%
-30,00%
-25,00%
-20,00%
-15,00%
-10,00%
-5,00%
0,00%
Vite
Fruttiferi
olivo
SUPERFICIE A COLTIVAZIONI LEGNOSE (VARIAZIONI % 2000-2010) - PROV. ROMA
Figura 16
Il confronto con i dati del V Censimento, in Figura 17, mostra come si sia mantenuta pressoché costante la quota
investita a prati e pascoli, mentre sia diminuita di 5 punti la percentuale di superficie occupata dalle colture arboree,
a fronte di un incremento del 4% dei seminativi. Va detto che rispetto al 1990 si era mantenuto costante il peso dei
seminativi, mentre la quota dei prati era inferiore e pari al 29% della SAU complessiva e quella dell’arboricoltura
era pari al 24%, quest’ultimo dato è ancora più rilevante se letto relativamente all’ultima flessione delle superfici
investite a coltivazioni legnose che negli ultimi vent’anni hanno perso il 7% delle superfici.
Le coltivazioni biologiche sono praticate nel 2% delle aziende e il 6,4% della SAU.
Figura 17
B.5. GLI ALLEVAMENTI
Il comparto zootecnico si è ulteriormente ridotto nel corso dell’ultimo decennio. Come evidenziato in Figura 18
nella provincia di Roma sono scomparse 1.810 aziende, una quota superiore al 37%, tuttavia i dati relativi mostrano
come gli allevamenti dell’area romana abbiano resistito in misura migliore alle difficoltà del comparto a livello
180
LO SCENARIO ECONOMICO
32%
17%
51%Prati permanenti e pascoli
Coltivazioni legnose
Seminativi
COMPOSIZIONE DELLA SAU 2010
31%
22%
47%Prati permanenti e pascoli
Coltivazioni legnose
Seminativi
COMPOSIZIONE DELLA SAU 2000
regionale, dove sono uscite dal mercato oltre il 51% delle imprese zootecniche, pari a 15,345 unità. Il processo di
ritiro delle aziende si inserisce in un trend già particolarmente negativo che aveva visto scomparire nell’intervallo
1990-2000 rispettivamente il 29 e il 28% delle aziende zootecniche della provincia di Roma e del Lazio.
Figura 18
In Figura 19 è riassunto il dettaglio dei principali allevamenti. Come si vede particolarmente accentuato è il ritiro
delle aziende suinicole e avicole, che scompaiono rispettivamente per l’87% e 82%, ovvero 940 e 1.421 imprese.
Particolarmente rilevante è pure la flessione dell’ovinicoltura, con il 47% di allevamenti in meno, 635 unità, e del
ridimensionamento delle aziende con allevamenti di bovini con 344 aziende scomparse pari a poco meno del 20%
del totale. Le aziende bufaline sono oggi 11 con poco meno un migliaio (969) di capi allevati. La zootecnia biologica
è praticata da 119 aziende, pari a poco meno del 4% del totale. Tra queste prevalgono nettamente gli allevamenti
bovini con il 65% del totale.
Figura 19
181
LO SCENARIO ECONOMICO
-60%
-50%
-40%
-30%
-20%
-10%
0%
Roma 1990-2000 Lazio 1990-2000 Roma 2000-2010 Lazio 2000-2010
AZIENDE CON ALLEVAMENTI (VARIAZIONI % 1990-2000; 2000-2010)
-100%
-80%
-60%
-40%
-20%
0%
Bovini Ovini Suini Avicoli
AZIENDE PER I PRINCIPALI ALLEVAMENTI (VARIAZIONI % 2000-2010)
B.6. LE GIORNATE DI LAVORO
Su fronte del lavoro agricolo pur conservando la struttura tradizionale dell’agricoltura romana, dall’ultima indagine
censuaria emergono alcuni segnali di cambiamento a testimonianza di un settore in lenta ma chiara evoluzione
socio-economica. Le trasformazioni gestionali e strutturali già descritte - incremento delle dimensioni medie
aziendali, aumento delle forme societarie, incremento della quota di superfici in affitto - ha avuto impatti sulla
composizione e sull’intensità del lavoro agricolo. Il totale delle giornate di lavoro dedicate all’agricoltura della
provincia di Roma nel confronto tra i due intervalli censuari, Figure 20 e 21, mostra una minore incidenza del lavoro
del conduttore, passato dal 55 al 52%, tra le altre categorie aumenta la quota della manodopera salariata, sia a tempo
determinato che indeterminato passando rispettivamente dal 7 all’11% e dal 5 all’8%. È poi significativa la
riduzione del 4% peso percentuale del coniuge del conduttore, mentre resta costante il contributo degli altri
familiari. I dati del ricorso alla manodopera extra familiare nel complesso mostrano alcune trasformazioni in corso
e sembrano confermare la tendenza alla specializzazione del primario dell’area romana.
Figura 20
Figura 21
182
LO SCENARIO ECONOMICO
52%
14%
15%
8%
11%
conduttore
coniuge che lavora in azienda
altri familiari e parenti delconduttore che lavorano in azienda
altra manodopera aziendale atempo indeterminato
altra manodopera aziendale atempo determinato
COMPOSIZIONE % DELLE GIORNATE DI LAVORO PER CATEGORIA DI MANODOPERA AZIENDALE 2010
54%
18%
16%
5%7%
conduttore
coniuge che lavora in azienda
altri familiari e parenti delconduttore che lavorano in aziend
altra manodopera aziendale atempo indeterminato
altra manodopera aziendale atempo determinato
COMPOSIZIONE % DELLE GIORNATE DI LAVORO PER CATEGORIA DI MANODOPERA AZIENDALE 2000
Le variazioni percentuali per classi di giornate di manodopera aziendale, prese in esame nella Figura 22, mostrano
con chiarezza le trasformazioni in atto sia con riferimento alla fase congiunturale in atto, come all’evoluzione dei
caratteri strutturali delle aziende romane che hanno condotto a una ulteriore marcata riduzione delle giornate di
lavoro, diminuite nell’ultima rilevazione censuaria del 38%. Nel dettaglio si riducono sensibilmente, rispetto al
decennio precedente, le classi di dimensioni minori, fino a 50 giorni di quasi il 70%, taglio marcato è pure quello
che interessato le classi da 50 a 100 e da 100 a 200 giornate rispettivamente di quasi 60% e del 44%, ancora valori
segnatamente negativi interessano le classi intermedie da 200 a 100 giornate, mentre tendono a ridursi rispetto al
passato le classi di dimensioni maggior, probabilmente a conferma del processo di concentrazione fondiaria e di
specializzazione che interessa il primario nell’area romana.
Una nota di dettaglio è relativa alle caratteristiche dell’imprenditoria agricola. Sul totale delle aziende dell’area
romana il 7,6% sono laureati, a livello regionale la stessa quota è pari al 5,7%. La percentuale di diplomati tra
conduttori aziendali nella provincia è pari al 26%. Il quadro dei conduttori agricoli per classi di età si caratterizza
per la presenza di poco meno del 10% di agricoltori sotto i 40 anni di età, in linea con la media nazionale. Prevale
la quota di imprenditori con 65 anni e oltre che rappresentano il 38,5% del totale, tra le altre classi i conduttori tra
40 e 50 sono il 16%, quelli di età compresa tra 50 e 60 anni sono il 22%, quelli tra 6 e 64 anni sono il 13%.
Figura 22
B.7 I SISTEMI DI IRRIGAZIONE E IL CONTOTERZISMO
Le aziende della provincia di Roma che praticano l’irrigazione rappresentano il 13% del totale, con una netta
prevalenza dei sistemi a pioggia che interessano il 42% delle aziende romane. Rispetto al 2000 il dato sull’irrigazione
è aumentato di poco meno di un punto percentuale, attestandosi su un livello costante dopo l’incremento del 1990
quando le aziende irrigue rappresentavano il 22% del totale. È invece diminuito l’utilizzo di sistemi a pioggia a
fronte di quelli a goccia, oggi presenti nel 21% delle imprese a fronte del 13% del 2000.
183
LO SCENARIO ECONOMICO
-80%
-70%
-60%
-50%
-40%
-30%
-20%
-10%
0%
2000-2010
1990-2000
101-200 giorni
301-500 giorni
501-1000 giorni
1001-2500 giorni
2501 giorni e più
51-100 giorni
201-300 giorni
fino a 50 giorni
CLASSI DI GIORNATE DI MANODOPERA AZIENDALE (VARIAZIONI % INTERCENSUARIE)
Si sottolinea, infine, che hanno effettuato il contoterzismo8 poco meno del 12% delle imprese dell’area romana, tra
questa si nota la netta prevalenza del contoterzismo passivo praticato nell’11% delle realtà agricole. Sul totale delle
3.441.177 giornate di lavoro svolte nella provincia, il contoterzismo riguarda poco più dell’1% del totale.
B.8 CONSIDERAZIONI DI SINTESI
Il quadro dell’agricoltura romana presenta alcuni aspetti d’interesse anche a fronte di un contesto congiunturale
particolarmente complesso e di una evoluzione rispetto alla precedente indagine censuaria difficile per diversi
comparti.
La prima constatazione è, in linea con il quadro nazionale, il rallentamento rispetto al decennio precedente e agli
anni ’90 il processo di restringimento sia della superfici totale che della SAU.
La principale dinamica strutturale che emerge dai risultati censuari è quella della ricomposizione fondiaria, tali
processi tuttavia, in linea con il quadro nazionale sono dovuti a maggiori variazioni negative delle aziende rispetto
alle variazioni della SAU.
In generale, all’emorragia delle imprese, concentrata nelle aziende di minori dimensioni, si è accompagnato
l’aumento delle dimensioni medie, dato che conferma il progressivo processo di ammodernamento del primario
romano, all’interno di trasformazioni nelle modalità, nelle forme e nelle funzioni delle aziende stesse e nell’evoluzione
dei complessi rapporti tra risorse agricole e risorse territoriali, in particolar modo in ambito metropolitano.
Le strutture agricole romane, pur continuando a basarsi su unità aziendali di tipo individuale o familiare in cui il
conduttore gestisce direttamente l’attività agricola su terreni di sua proprietà o dei suoi familiari, mostra
significativi segnali di cambiamento connessi alla forma di possesso diversificate e orientate sempre più all’uso di
superfici in affitto e alle stesse caratteristiche della forma giuridica, per cui si ravvisa una crescita degli investimenti
nel settore da parte di società di persone o di capitali.
Il quadro evolutivo della composizione della SAU evidenzia come si sia mantenuta pressoché costante la quota
investita a prati e pascoli, mentre sia diminuita di 5 punti la percentuale di superficie occupata dalla colture arboree,
a fronte di un incremento del 4% dei seminativi.
L’utilizzazione della SAU per coltura mostra trasformazioni particolarmente pesanti sulle coltivazioni legnose, con
flessioni considerevoli dei fruttiferi e della vite, ma in controtendenza con il decennio precedente anche per l’olivo.
Nell’ultimo decennio il comparto zootecnico ha subito la negativa influenza della forte concorrenza internazionale,
delle regolamentazioni di mercato e delle periodiche crisi dovute ad emergenze sanitarie. Il numero delle aziende
zootecniche è diminuito a un ritmo maggiore rispetto alle aziende agricole in complesso, resta uno dei settori più
in sofferenza del primario romano.
Elementi d’interesse sono rappresentati dalle caratteristiche dei conduttori romani, che presentano livelli d’istruzione
maggiore e ampiezza delle classi di età inferiore maggiori rispetto alla media regionale.
184
LO SCENARIO ECONOMICO
8 Per contoterzismo attivo si intende l’attività svolta in altre aziende agricole con l’utilizzo di mezzi meccanici di proprietà o di comproprietà dell’azienda con propria manodopera aziendale. Per contoterzismo passivo si intende l’utilizzo in azienda di mezzi meccanici e relativa manodopera forniti da terzi, cioè da altre aziende agricole, da organismi associativi o da imprese di esercizio e di noleggio.
B.9 L’AGRICOLTURA NEL COMUNE DI ROMA NEL CENSIMENTO 2010
a cura di Paolo Gramiccia, Romina Polverini, Davide Marino9, Aurora Cavallo e Emanuele Blasi
Nel quadro delle trasformazioni che investono le aree urbane e i sistemi agro ambientali entro cui esse si collocano,
l’area metropolitana romana presenta delle specificità del tutto peculiari. I dati dell’ultima indagine censuaria
mostrano risultati in assoluta controtendenza rispetto al contesto provinciale e agli stessi trend regionali e nazionali,
anche per questi motivi si è scelto di dedicare un approfondimento di dettaglio alle evoluzione del primario nella
capitale.
Il rapporto tra la città e il sistema agricolo entro cui essa è andata sviluppandosi è caratterizzato da un sostanziale
equilibrio fino agli anni ’50, quando si avvia un’espansione urbanistica senza precedenti per ampiezza e rapidità. I
due terzi della città, infatti, si sono sviluppati dal dopoguerra a oggi, in questo stesso periodo la popolazione passa
da poco più di 1.650.000 abitanti agli attuali 2.777.979 (Istat, 2012). Dal primo novecento fino al secondo conflitto
mondiale si assiste da un lato a un aumento del valore della terra in conseguenza dell’urbanizzazione e delle opere
di bonifica dell’Agro Romano e dall’altro al frazionamento della proprietà nobiliare a favore di nuove società di tipo
capitalistico, tali trasformazioni hanno avuto negli anni esiti rilevanti sui caratteri strutturali del primario romano.
Fino alla fine degli anni ’80 l’espansione urbana ha marciato a un ritmo di oltre mille ettari l’anno, con pesanti
effetti sul territorio agricolo. Nel complesso, oggi, considerando anche l’area di Fiumicino, la superficie urbanizzata
è pari al 43%, a fronte del 39% di aree agricole e del 18% ricoperto da aree boschive e verde ripariale. L’insieme
delle dinamiche evolutive che riguardano le superfici agricole, partire dagli anni ’80 a oggi sono sintetizzate in
Tabella 1.
Tabella 1
L’ultimo Censimento, tuttavia, fa registrare andamenti nettamente nuovi. Come si può vedere la superfici coltivata
nel Comune di Roma tra il 2000 e il 2010 è aumentata, in netta controtendenza con il contesto provinciale, con gli
andamenti registrati a livello regionali e con il trend osservato nel quadro nazionale.
185
LO SCENARIO ECONOMICO
9 I dati e le elaborazioni discusse nel presente capitolo sono stati forniti dal Dipartimento Tutela Ambiente e del Verde, U.O. Promozione dell’Agricoltura (direttore: dott. Paolo Gramiccia), in collaborazione con l’Ufficio di Statistica e Censimento di Roma Capitale.
EVOLUZIONE DELLA SAT E DELLA SAU NEI CENSIMENTI DAL 1982 AL 2010, LAZIO, PROVINCIA DI ROMA E COMUNE DI ROMA (DATI IN ETTARI)
ANNI E SUPERFICI LAZIO PROVINCIA DI ROMA COMUNE DI ROMA
SAT 1982 1.244.221,13 368.677,06 92.732,46SAU 1982 877.885,46 269.252,63 75.817,54SAT 1990 1.211.791,08 346.369,24 81.868,07SAU 1990 831.598,51 247.898,21 64.246,74SAT 2000 1.039.009,08 277.960,68 51.670,66SAU 2000 720.747,56 191.778,33 37.034,87SAT 2010 901.466,65 249.124,01 57.959,63SAU 2010 638.601,83 175.977,87 43.271,39
Tabella 2
L’incremento registrato è interessa 6.236 ettari, di quasi il 17% della SAU, incremento di pari entità si registra anche
per la SAT che aumenta di 6.289 ettari pari al 12% in più rispetto alla precedente indagine censuaria. Andiamo a
prendere in esame le trasformazioni intervenute sul tessuto produttivo cosa, in dati sono riportati in Tabella 2.
Anche in questo caso, evidentemente in nettissima controtendenza con il contesto provinciale, come con i dati
regionali e nazionali, nel Comune di Roma negli ultimi dieci anni sono state censite 763 aziende agricole in più, il
40% rispetto al 2010. Oggi a Roma ci sono 2.656 aziende agricole.
Figura 1
Se da una parte, e questo vale anche per le superfici l’intervallo censuario tra il 1990 e il 2000, alla tendenziale
dinamica di contrazione di superfici e tessuto produttivo, si era sommato l’effetto della trasformazione dei confini
amministrativi con il comune di Fiumicino che nel 1992 si è separato dalla Capitale, e questo rende il dato
2000/2010 non direttamente confrontabile con il periodo precedente.
Va, tuttavia, evidenziato che l’incremento è realmente sorprendente anche guardando ai contesti metropolitani
italiani e mediterranei, in cui la quota di aree coltivate negli ultimi dieci anni è in netta flessione. L’andamento
della quota di aziende è riassunto nel grafico di Figura 1. Il confronto dei dati dell’ultimo decennio di aziende e
superfici è riassunto in Tabella 3, come si vede al dimezzamento delle imprese nell’area provinciale con la flessione
del 63% del aziende e del 9% della SAU, si accompagna il netto incremento registrato nella Capitale.
186
LO SCENARIO ECONOMICO
AZIENDE AGRICOLE CENSITE DAL 1982 AL 2010, LAZIO, PROVINCIA DI ROMA E COMUNE DI ROMA (UNITÀ)
ANNO LAZIO PROVINCIA DI ROMA COMUNE DI ROMA
1982 232.908 69.786 5.5331990 221.985 66.386 5.1392000 189.505 51.397 1.8932010 98.216 21.631 2.656
AZIENDE AGRICOLE 1982-2010 - COMUNE DI ROMA
Tabella 3
Il grafico in Figura 2 prende in esame le caratteristiche delle aziende romane per classe di dimensioni. Come si può
osservare poco meno del 25% delle imprese capitoline è rappresentato da micro aziende, tale quota resta, tuttavia
inferiore rispetto al dato provinciale dove le aziende di piccole dimensioni rappresentano il 32% circa del totale, si
tenga conto in tale valutazione delle modifiche intervenute alle procedure statistiche di raccolta dei dati10. Si nota
come la distribuzione delle aziende per classi di superfici sia relativamente più omogenea di quanto osservato a
livello provinciale. Nella Capitale, infatti, le aziende comprese tra 1 e 5 ettari rappresentano circa il 34% del totale,
quelle tra 5 e 10 ettari poco meno del 10%, quelle di medie dimensioni tra 10 e 50 ettari sono il 10%, infine le
aziende di dimensioni medio grandi e grandi comprese tra i 50 e oltre i 100 ettari, sono complessivamente meno
del 4% del totale. Il grafico seguente, in figura 3 considera le superfici per classe di dimensione delle aziende.
Come si vede le imprese di grandi dimensioni, quelle oltre i 100 ettari, pur rappresentando meno del 2% delle
aziende romane occupano una SAU pari a oltre il 40% di quella complessiva. Le aziende tra i 50 e 100 ettari
coltivano più del 10% delle superfici, mentre quelle comprese tra i 10 e i 50 ettari nell’insieme possiedono il 24%
dell’aree agricole. Le imprese tra 5 e 10 ettari hanno il 7% circa della SAU e quelle fino 5 ettari occupano poco più
dell’11% della SAU totale.
187
LO SCENARIO ECONOMICO
AZIENDE, SUPERFICIE (SAT) E SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU) (IN HA) - ROMA CAPITALE EPROVINCIA 2000/2010
TERRITORIO AZIENDE SAT SAU
Roma 2.656 1.893 763 40,3 57.959 51.729 6.230 12,0 43.271 37.042 6.229 16,8Capitale
Provincia di 21.631 59.950 -38.319 -63,9 249.124 287.544 - 38.420 -13,4 175.977 193.092 -17.114 -8,9Roma
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10 In particolare, hanno fatto parte del campo di osservazione del VI Censimento dell’agricoltura tutte le aziende con almeno 1 ettaro di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e le aziende con meno di 1 ettaro di SAU che soddisfano le condizioni poste nella griglia di soglie fisiche regionali stabilite dall’Istat tenendo conto delle specializzazioni regionali degli ordinamenti produttivi, nonché le aziende zootecniche, purché allevino animali, in tutto o in parte, per la vendita. Mentre, non è stata applicata alcuna soglia minima per le aziende agricole operanti nei comparti florovivaistico, viticolo e ortofrutticolo, in considerazione della loro possibile rilevanza economica anche per superfici limitate.
Figura 2
Figura 3
Il dettaglio del confronto intercensuario delle aziende per classi di superfici mostra come nel decennio esaminato,
siano aumentate le aziende di piccole dimensioni, fino a due ettari e quelle con un’estensione compresa tra i 20 e
30 ha. Il confronto evolutivo è riportato in Figura 4.
188
LO SCENARIO ECONOMICO
AZIENDE PER CLASSE DI SUPERFICIE (DATI IN %) - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010 – ROMA E PROVINCIA
SAU PER CLASSI DI SUPERFICIE (DATI IN %) - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010 – ROMA E PROVINCIA
Figura 4
Dati di particolare interesse per comprendere i caratteri strutturali delle aziende capitoline sono quelli relativi alle
forme giuridiche. I dati sono in Tabella 4.
Tabella 4
Come si può vedere la quota di aziende individuali è largamente predominante, superando l’88%, ma lo stesso dato
è sensibilmente inferiore rispetto all’area provinciale, segno di progressivo processo di modernizzazione del
primario della Capitale. La quota di aziende gestite da società di persone è complessivamente pari, infatti, pari a
189
LO SCENARIO ECONOMICO
L’EVOLUZIONE DELLE AZIENDE PER CLASSI DI SUPERFICIE (DATI IN %) - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010,ROMA CAPITALE
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AZIENDE PER FORMA GIURIDICA ROMA CAPITALE E PROVINCIA - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010
TERRITORIO FORMA GIURIDICA TOTALESOCIETÀ DI PERSONE
Unità
Roma 2.339 107 46 129 10 5 5 13 2 2.656CapitaleProvincia di 20.700 364 117 273 51 40 46 36 4 21.631Roma
%
Roma 88,1 4,0 1,7 4,9 0,4 0,2 0,2 0,5 0,1 100,0CapitaleProvincia di 95,7 1,7 0,5 1,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,0 100,0Roma
quasi il 6%, a fronte del dato provinciale di poco superiore al 2%. La quota di società di capitali pari a 129 unità, in
altre parole, a quasi il 5% del totale delle imprese, si consideri che in provincia lo stesso dato è interessa l’1,3% delle
aziende.
Figura 5
Sia nella Provincia che nel Comune di Roma la forma di conduzione prevalente è quella diretta del coltivatore, che
interessa poco meno del 90% delle imprese capitoline, a fronte del 96,5 di quelle provinciali. Sebbene con pesi
diversi, a Roma di una certa significatività anche la conduzione con salariati che interessa più del 9% delle aziende,
a fronte del 3% in provincia circa, i dai relativi sono in Figura 5.
Figura 6
In Figura 6 sono riassunti i dati relativi alle aziende per titolo di possesso, quasi l’80% delle aziende di Roma sono
di proprietà, mentre l’8,8% sono in affitto, in provincia gli stessi dati sono pari rispettivamente al 79% e al 6,5%.
I caratteri gestionali e strutturali descritti - incremento delle dimensioni medie aziendali, aumento delle forme
societarie, incremento della quota di superfici in affitto - ha impatti sulla composizione e sull’intensità del lavoro
agricolo. Con riguardo al lavoro, gli scostamenti tra l’area metropolitana e il resto della provincia sono pure rilevanti,
in media, infatti, un capo azienda di Roma Capitale lavora 103,9 giornate, in Provincia la media è di 87,8.
190
LO SCENARIO ECONOMICO
AZIENDE PER FORMA CONDUZIONE ROMA CAPITALE E PROVINCIA - CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010
AZIENDE PER TITOLO DI POSSESSO DEI TERRENI PROVINCIA E COMUNE DI ROMA, 2010
Tabella 5
L’incidenza dell’imprenditoria femminile è rilevante, a ulteriore conferma del ruolo peculiare che l’agricoltura
riveste nella Capitale. Sul totale delle 2.656 aziende agricole 766 sono condotte da donne, in questo caso il dato è
leggermente inferiore alla quota provinciale che è pari al 31%.Completa il quadro legate all’analisi dei caratteri
anagrafici degli imprenditori agricoli, il dettaglio sul titolo di studio dei conduttori agricoli, sintetizzato in Tabella 6.
Tabella 7
Come si vede oltre poco meno del 13% dei conduttori è laureato, in provincia la stessa quota interessa è pari a quasi
la metà con poco più del 7% degli imprenditori. Il 34% degli agricoltori romani è in possesso di un diploma come
si può vedere sommando le diverse tipologie, lo stesso dato in provincia riguarda il 30% circa degli imprenditori.
Il quadro evolutivo della composizione della SAU, nel confronto intercensuario è riassunto in Tabella 7. Come si
può osservare, l’incremento delle superfici coltivate si è distribuito in modo abbastanza omogeneo tra le diverse
colture. La superficie destinata alle coltivazioni legnose agrarie cresce in 10 anni del 78%, segue in termini di
crescita, l’arboricoltura da legno che aumenta del 45,5%, rilevante è pure l’incremento registrato dai seminativi pari
a poco meno del 15%. Tra questi ultimi prevalgono foraggere avvicendate e cereali per la produzione di granella,
mentre tra le coltivazioni legnose agrarie l’olivo e la vite.
191
LO SCENARIO ECONOMICO
IMPRENDITORI AGRICOLI SECONDO IL GENERE - COMUNE E PROVINCIA DI ROMA 2010
TERRITORIO MASCHI FEMMINE TOTALE
Roma Capitale 1.890 766 2.656Prov. RM 14.873 6.758 21.631
%
Roma Capitale 71,2 28,8 100,0
Prov. RM 68,8 31,2 100,0
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TOTA
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TITOLO DI STUDIO DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI - COMUNE E PROVINCIA DI ROMA (2010)
Roma Capitale 22 561 825 8 60 71 769 44 296 2.656
Prov. RM 335 6.329 6.909 62 738 341 5.266 155 1.496 21.631
%
Roma Capitale 0,8 21,1 31,1 0,3 2,3 2,7 29,0 1,7 11,1 100,0
Prov. RM 1,5 29,3 31,9 0,3 3,4 1,6 24,3 0,7 6,9 100,0
Tabella 7
Le aziende che praticano coltivazioni biologiche, tra i due intervalli censuari è passato da 44 a 100 unità, ovvero dal
2,3 al 3,8% delle aziende.
Il dettaglio legato alle coltivazioni praticate per superfici e per azienda è riportato rispettivamente nelle Tabelle 8 e
9. I seminativi sono la quota prevalente, essi rappresentano infatti per la sola area di Roma quasi il 38% della
complessiva superfici coltivata a livello provinciale. Spicca, ancora in termini di superfici, la produzione di patata,
quasi il 73% dell’intera provincia, di barbabietola, di piante industriali e delle stesse foraggere. Le coltivazioni
arboree sono praticate su 3.209 ettari a Roma, e rappresentano il 10% circa delle superfici a coltivazioni legnose
della provincia. Tra queste in termini assoluti prevale l’olivo, con 1.726 ettari, segue la vite con 911 ettari. La quota
di agrumi seppure irrilevante in termini assoluti, assume un valore importante se paragonata alle superfici
provinciali di cui rappresenta oltre il 74%. Considerevole il ruolo giocato dalle colture protette, specie se
confrontato con il dato della provincia, e degli stessi prati pascoli che con 5.712 ettari ricoprono una percentuale
superiore al 10% dell’intera provincia.
Tabella 8
192
LO SCENARIO ECONOMICO
LE COLTIVAZIONI: EVOLUZIONE DELLE SUPERFICI CONFRONTI INTERCENSUARI (DATI IN ETTARI)
COLTIVAZIONI SUPERFICI 2000 SUPERFICI 2010 DIFFERENZE ASSOLUTE 2010-2000
Seminativi 29.971,49 34.296,54 4.325,05Coltivazioni legnose agrarie 1.798,10 3.209,42 1.411,32Orti familiari 44,69 53,24 8,55Prati permanenti e pascolo 5.227,87 5.712,19 484,32SAU 37.042,15 43.271,39 6.229,24Arboricoltura da legno 112,83 164,16 51,33Boschi 9.726,03 9.858,42 132,39Superficie agraria non utilizzata 1.663,97 2.336,61 672,64Altra Superficie 3.184,21 2.317,65 - 866,56Superficie totale 51.729,19 57.948,23 6.219,04
SUPERFICIE SECONDO L'UTILIZZAZIONE DEI TERRENI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA (CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)
SUPERFICIE (SAT)
SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU)
SEMINATIVI
Roma Capitale 43.271 34.296 11.943 753 167 59 19 1.723 700 122 50 16.548
Prov. di Roma 175.977 90.386 29.197 1.474 230 59 130 3.273 4.206 441 178 44.927
Rm/Prov.RM (%) 24,6 37,9 40,9 51,1 72,9 100,0 14,6 52,6 16,6 27,9 28,0 36,8
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Tabella 9
Al fine di completare il dato sull’utilizzazione dei terreni nelle Tabelle 10 e 11 è riassunto il quadro delle colture
agrarie praticate per numero di aziende.
Tabella 10
193
LO SCENARIO ECONOMICO
SUPERFICIE SECONDO L'UTILIZZAZIONE DEI TERRENI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA (CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)
SUPERFICIE (SAT)
SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU)
SEMINATIVI Coltivazioni legnose agrarie
Roma Capitale 373 1.835 3.209 911 1.726 91 363 89 23 2 53 5.712
Provincia di Roma 984 5.281 29.445 7.205 16.633 122 5.208 190 79 5 415 55.730
Rm/Prov.RM 37,9 34,8 10,9 2,7 10,4 74,7 7,0 46,9 30,1 40,6 12,8 10,2
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NUMERO DI AZIENDE SECONDO L'UTILIZZAZIONE DEI TERRENI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA(CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)
SUPERFICIE (SAT)
SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU)
SEMINATIVI
Roma 2.647 2.644 1.559 571 60 81 2 1 74 277 40 26 923 15 214
Provincia di Roma 21.557 21.547 6.642 2.040 242 209 2 14 175 1.515 234 98 3 329 67 1.018
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Tabella 11
Al fine di evidenziare il quadro della distribuzione della SAU per tipo di coltura in Figura 7 e 8 sono sintetizzati i
dati dei seminativi e delle colture arboree in percentuale delle superfici, confrontati con gli andamenti provinciali.
Figura 7
194
LO SCENARIO ECONOMICO
NUMERO DI AZIENDE SECONDO L'UTILIZZAZIONE DEI TERRENI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA(CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)
SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE (SAT)
SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU)
Coltivazioni Legnose Agrarie
Roma 1.685 515 1.377 31 250 57 6 3 487 414 15 595 506 1.473 3 73 6
Provincia 17.403 5.114 15.495 185 4.199 132 36 11 4.197 4.033 140 3.355 4.588 10.229 12 392 18di Roma
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SEMINATIVI: LE SUPERFICI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA (DATI IN %)
Figura 8
A concludere il quadro dell’agricoltura romana la sintesi dei dati relativi al comparto zootecnico, nelle Tabelle 12 e 13.
Pur nella difficile fase congiunturale che affronta la zootecnia laziale, di cui quella romana, come si può vedere dai
dati riportati in seguito, ricopre un peso di primaria importanza, con particolare riguardo al ruolo delle aziende
zootecniche da latte, il 20% circa di quelle provinciali, ma anche i bufalini con oltre il 27% delle aziende della
provincia e la stessa ovinicoltura che pesa per il 20 sul quadro provinciale.
195
LO SCENARIO ECONOMICO
COLTIVAZIONI ARBOREE: LE SUPERFICI - ROMA CAPITALE E PROVINCIA (DATI IN %)
Tabella 12
Tabella 13
Andando a sintetizzare le macrodinamiche che caratterizzano l’agricoltura romana nell’ultimo intervallo censuario,
non si può non sottolineare ancora una volta il dato relativo all’incremento delle superfici e delle aziende, tratto del
tutto peculiare, ancor più se si considera il metropolitano. Le aziende agricole dal 2000 al 2010 passano da 1.893 a
2.656, con un incremento del 40,3%. Ancora in termini di superfici, si osserva come dal 2000 al 2010 sia aumenta
la quota di SAT rispetto alla superficie comunale passando dal 40,2% al 54,0%. In valori assoluti la SAT aumenta
del 12%, in controtendenza rispetto al dato provinciale. Nel decennio 2000/2010 la quota di SAU rispetto alla SAT
passa dal 71,6% al 74,7% e n valori assoluti la SAU passa da 37.042 a 43.271 ettari. l’incremento è pari al 16,8%.
L’evoluzione del quadro strutturale mostra rilevanti La forma giuridica predominante sia nel 2000 che nel 2010 è
196
LO SCENARIO ECONOMICO
NUMERO DI AZIENDE SECONDO LE TIPOLOGIE DI ALLEVAMENTO ROMA CAPITALE E PROVINCIA (CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010)
BOVINI
Bovini di età Bovini da inferiore a uno a meno Bovini di due anni e più un anno di due anni
Bovini di due annie più: femmine
Roma Capitale 170 129 105 107 117 92 95 142 47 138 60 28 74 36
Prov. Roma 1.449 896 687 725 747 446 598 1.253 353 1.224 395 178 368 557
Roma/Prov.RM 11,7 14,4 15,3 14,8 15,7 20,6 15,9 11,3 13,3 11,3 15,2 15,7 20,1 6,5
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NUMERO DI AZIENDE SECONDO LE TIPOLOGIE DI ALLEVAMENTO - ROMA CAPITALE E PROVINCIA(CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010) - RISPOSTE MULTIPLE
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Roma Capitale 3 2 3 1 136 121 28 143 134 105 68 56
Provincia di Roma 11 6 6 4 1.292 1.191 270 695 656 425 371 224
Roma/Prov.RM 27,3 33,3 50,0 25,0 10,5 10,2 10,4 20,6 20,4 24,7 18,3 25,0
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l’azienda individuale seppur in leggero calo (si passa dall’89,6% all’88,0%). In aumento le società semplici che dal
2,6% sono arrivate al 4%. La forma di conduzione prevalente sia nel 2000 che nel 2010 rimane quelle diretta del
coltivatore, in leggero aumento rispetto a 10 anni fa, a scapito di quella con salariati.
Vale, infine, la pena rilevare come nel quadro dei processi di modernizzazione del primario capitolino mostra come
sia in aumento significativo l’uso di internet da parte delle aziende (dall’1,6% al 15,3%), e sia cresciuto il numero
di aziende che hanno un sito web (dall’1,3% al 4,0
C. DINAMICHE DI SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA NEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI ROMA
a cura di Emanuele Blasi, Aurora Cavallo e Davide Marino
Descritti i mutamenti riferiti agli aspetti socio-strutturali del comparto agricolo provinciale nel suo complesso, in
questo capitolo sono descritte ed analizzate alcune dinamiche di specializzazione produttiva che hanno
caratterizzato i comuni della provincia.
L’analisi e il commento dei dati è stata impostata secondo quando proposto nella pubblicazione “Il sistema Agricolo
Roma: Dinamica e specializzazione della provincia a livello comunale: Un’analisi dei dati censuari sulle caratteristiche
strutturali delle aziende agricole”.1 Coerentemente con quanto illustrato nella precedente pubblicazione le dinamiche
di sviluppo registrate nel periodo intercensuario nei 121 comuni della provincia di Roma sono state individuate
attraverso la definizione del grado di specializzazione produttiva, riassunto attraverso l’Indice di Specializzazione (ISP).
Questo indice consente di definire un gradiente continuo di variazione dei livelli di specializzazione in un
intervallo compreso tra -1 e +1, dove a -1 corrisponde una condizione di “massima” non specializzazione, a 0 una
condizione di specializzazione equivalente a quella di riferimento e a +1 una situazione di “massima” specializza-
zione. Tale indice è frutto di un’analisi di comparazione e restituisce le differenze tra i tratti produttivi rilevati in
un generico comune con l’insieme dei comuni circoscritti nella provincia di Roma. In altri termini il valore
dell’indice di specializzazione così ricavato esprime una caratterizzazione adimensionale di specializzazione relativa
al contesto di riferimento e non fornisce elementi distintivi di carattere tecnico strutturale assoluti.
In questa analisi le variabili messe a confronto per il calcolo dell’ISP sono la SAU espressa in ettari (ha) per le
coltivazioni erbacee, (frumento, cereali, ortive, foraggere) e le coltivazioni arboree (vite, olivo e fruttiferi); e la
presenza di bestiame espressa in numero di UBA2 per le diverse tipologie di allevamento, specificatamente, bovini
e bufalini, vacche e bufale, suini, ovini, caprini, equini, avicoli3.
Lasciando ad altri testi la definizione puntuale e formale della costruzione dell’ISP, l’indice in questo lavoro è
generato rapportando tra loro i rapporti di SAU o UBA destinate ad una specifica tipologia di coltura o allevamento,
con la SAU o le UBA generiche presenti nello stesso territorio comunale, con i risultati di un rapporto analogo
ricavato con i dati relativi all’intero contesto provinciale.
197
LO SCENARIO ECONOMICO
1 Arcuri E. (2004) Il Sistema Agricolo Roma. Dinamica e specializzazione della provincia a livello comunale. Un’analisi dei dati censuari sulle caratteristiche strutturali delle aziende agricole, AGRA editrice, Roma.
2 Per UBA si intende unità di bestiame adulto, equivalente ad una vacca lattifera. I parametri utilizzati per convertire i capi allevati in UBA, che tengono conto delle esigenze nutritive e relative alle varie specie e categorie di bestiame, sono i seguenti: bovini e bufalini nel complesso 0,85, vacche e bufale 1, suini 0,4, ovini 0,15, equini 1, avicoli 0,01.
3 La classificazione delle coltivazioni e degli allevamenti riprende quella utilizzata dall’ISTAT per la restituzione dei dati del VI Censimento Generale dell’Agricoltura.
Utilizzando i dati provenienti dal 6° Censimento Generale dell’Agricoltura sono state quindi ricostruite le
condizioni di specializzazione per le 7 coltivazioni e le 7 tipologie di allevamento dei 121 comuni. Per una più
agevole lettura ogni comune è stato in seguito classificato come appartenente ad una delle seguenti classi di
specializzazione in base al valore dell’ISP:
1- forte non specializzazione (comuni con ISP compreso tra -1 e -0,5)
2- debole non specializzazione (comuni con ISP compreso tra -0,5 e 0)
3- debole specializzazione (comuni con ISP compreso tra 0 e 0,5)
4- forte specializzazione (comuni con ISP compreso tra 0,5 e 1).
Seguendo questa distinzione in classi, nelle Tabelle 1-2-3-4 sono riportate contestualmente la percentuale dei
comuni e la relativa percentuale di SAU/UBA per ogni tipologia produttiva analizzata. Rispettivamente per quanto
riguarda le coltivazioni erbacee (Frumento, Cereali, Ortive, Foraggere) le coltivazioni Arboree (Vite, Olivo,
Fruttiferi), gli allevamenti principali (Bovini e Bufalini, Vacche e Bufale, Suini, Ovini) e gli allevamenti secondari
(Caprini, Equini, Avicoli).
Tabella 1
Tabella 2
Tabella 3
198
LO SCENARIO ECONOMICO
COLTURE ERBACEE
SPECIALIZZAZIONE FRUMENTO CEREALI ORTIVE FORAGGERE% COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU
forte non specializzazione 58% 2% 58% 2% 72% 4% 50% 3%debole non specializzazione 22% 10% 17% 14% 12% 19% 19% 13%debole specializzazione 20% 88% 24% 80% 8% 12% 31% 84%forte specializzazione 0% 0% 2% 4% 7% 65% 0% 0%
COLTURE ARBOREE
SPECIALIZZAZIONE VITE OLIVO FRUTTIFERI% COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU
forte non specializzazione 58% 5% 26% 4% 45% 10%debole non specializzazione 17% 17% 21% 19% 22% 11%debole specializzazione 9% 11% 35% 29% 14% 16%
ALLEVAMENTI PRINCIPALI
SPECIALIZZAZIONE BOVINI E BUFALINI VACCHE E BUFALE SUINI OVINI% COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU
forte non specializzazione 17% 0% 22% 0% 83% 2% 38% 5%debole non specializzazione 29% 11% 25% 12% 10% 21% 17% 10%debole specializzazione 50% 62% 51% 64% 3% 2% 33% 64%forte specializzazione 3% 26% 2% 24% 4% 74% 12% 21%
Tabella 4
Questa prima visione d’insieme mostra come per alcune tipologie di attività agricola e zootecnica le classi di forte
specializzazione concentrino la maggior parte della superficie agricola o del bestiame in un numero esiguo di
comuni.
Per le coltivazioni erbacee segue questo andamento in maniera marcata la diffusione delle ortive, con il il 65% della
superficie dell’intera provincia concentrata in 9 comuni, specificatamente Anguillara Sabazia e Trevignano Romano
dell’area collinare a nord di Roma, Cerveteri e Ladispoli lungo il litorale nord, Fiumicino, Nettuno e Anzio lungo
il litorale sud e poi Ariccia e Genzano di Roma nella parte di collina litoranea a sud di Roma.
Caso analogo per quanto riguarda la concentrazione e specializzazione della coltivazione della vite dove i 20 comuni
appartenenti alla classe di forte specializzazione, di cui 16 concentrati nell’areale dei Castelli Romani, detengono
il 66% della SAU a vite della provincia.
Differentemente le tipologie di coltivazione di carattere più estensivo, come frumento, cereali e foraggere
presentano pochi casi di forte specializzazione ed un elevata concentrazione della SAU (intorno all’80% della SAU
provinciale) in un numero elevato di comuni caratterizzati da debole specializzazione.
Anche la distribuzione delle unità di bestiame all’interno delle diverse tipologie di allevamento nei comuni della
provincia mostra una condizione di minore concentrazione per le principali tipologie zootecniche, fatto salvo il caso
degli allevamenti avicoli e suinicoli. I primi concentrano il 75% delle UBA in 4 comuni fortemente specializzati, tra
questi il solo comune di Nettuno detiene 14.259 UBA delle 19.621 UBA avicole complessive. Per i suini, in modo
analogo, in 5 comuni specializzati ricadono il 74% delle UBA, concentrate a loro volta per circa il 60% nel comune
di Anguillara Sabazia.
Per maggior chiarezza, nelle tabelle 5-6 e 7-8 sono riportati i valori di SAU e UBA destinate alle differenti tipologie
di coltivazioni e allevamento nei soli comuni appartenenti alle classi a debole e forte specializzazione.
La lettura di questo dato valida la condizione di specializzazione comunale fornendo un parametro con cui
individuare l’effettivo peso che i differenti comuni assumono nell’ambito delle tipologie colturali e zootecniche
analizzate. Osservando le tabelle è possibile distinguere i casi dove a condizioni di forte specializzazione equivale
una rilevanza di tipo reale rispetto a quelli in cui ad una elevata specializzazione corrisponde una struttura
produttiva poco rilevante.
199
LO SCENARIO ECONOMICO
ALLEVAMENTI SECONDARI
SPECIALIZZAZIONE CAPRINI EQUINI AVICOLI% COM % SAU % COM % SAU % COM % SAU
forte non specializzazione 49% 5% 9% 5% 88% 1%debole non specializzazione 12% 29% 23% 27% 6% 23%debole specializzazione 15% 18% 32% 35% 3% 1%forte specializzazione 24% 49% 37% 33% 3% 75%
200
LO SCENARIO ECONOMICO
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14,4
Totale
97,2
Totale
265,9
Totale
2083
,2Totale
2032
Totale
224,15
Totale
1465
4,65
Deb
ole
spec
ializ
zazi
one
Fort
e sp
ecia
lizza
zion
eD
ebol
e sp
ecia
lizza
zion
eFo
rte
spec
ializ
zazi
one
Deb
ole
spec
ializ
zazi
one
Fort
e sp
ecia
lizza
zion
eC
APR
INI
EQU
INI
AV
ICO
LI
L’evidente e differente condizione di distribuzione e caratterizzazione delle specializzazioni produttive nel
territorio provinciale è fortemente influenzata dalla marcata differenziazione socioeconomica e ambientale dei
comuni della provincia. Come riportato nella Tabella 9 una semplice analisi di tipo descrittivo sull’insieme dei dati
comunali conferma questa situazione di forte eterogeneità, anche mettendo semplicemente a confronto tra loro
solo i 121 valori comunali che riguardano la presenza delle imprese, le estensioni della SAU complessiva e la
presenza delle UBA ed escludendo da questi i valori relativi al caso estremo del comune di Roma.
Tabella 9
Fonte: ns. Elaborazioni su Dati VI Censimento Generale dell’Agricoltura, ISTAT 2010
Il valore di dispersione di questi valori è identificato dal coefficiente di variazione espresso in percentuale, tale
indice mostra lo scostamento medio dei valori osservati nei 121 rispetto al valore medio, identificando una
condizione di estrema dispersione dei dati che sottende ad una scarsa rappresentatività della media come
parametro affidabile di confronto4.
L’alta diversificazione delle principali caratteristiche socioeconomiche e strutturali sottende ad una altrettanto
eterogenea caratterizzazione per quanto riguarda la presenza e la connotazione delle attività agricolo-zootecniche
nella provincia. Per tale ragione la restituzione di un dato sintetico cartograficamente contestualizzato può essere
utile a commentare condizioni di specializzazione produttiva per gruppi di comuni contigui.
Un’osservazione della specializzazione produttiva su base cartografica permette di osservare il variare di tale
parametro in gruppi di comuni contigui dove è più probabile che si rilevino condizioni socio-economiche ed
ambientali simili. La descrizione del fenomeno della specializzazione per cluster di comuni meglio si presta a
fornire una lettura idonea a tracciare possibili sinergie di sviluppo di filiere su base intercomunali, evitando di
formulare commenti troppo condizionati dalle caratteristiche di un singolo comune5.
Per leggere in modo critico gli ISP e fornire indicazioni utili alla formulazione di commenti in una chiave di
impostazione strategica di politiche per il mantenimento o sviluppo dell’agricoltura nel territorio provinciale, di
seguito sono stati confrontate le caratteristiche di specializzazione dei comuni registrate nei due ultimi censimenti
e restituite secondo la stessa impostazione metodologica finora illustrata.
Sulla base di tale rappresentazione è possibile individuare contestualmente l’emergere di condizioni polarizzate di
mutamento nell’utilizzo del suolo agrario e dell’intensività degli allevamenti, superando i limiti dell’osservazione
delle dinamiche all’interno dei singoli comuni per il solo 2010. Il confronto dei valori dell’ISP 2010 con quelli del
2000, ha dunque lo scopo di validare se la condizione di specializzazione tipologica rilevata con i dati dell’ultimo
204
LO SCENARIO ECONOMICO
ETEROGENEITÀ DELLE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI ROMA
NUMERO AZIENDE AZIENDE OGNI SAU (ha) UBA (uba)100 ABITANTI
Valore Minimo 5,00 0,12 5,83 0,11 Valore Massimo 1.213,00 18,25 10.300,75 14.453,20 Media 158,13 3,42 1.105,89 663,56 Coeff. Var. % 119 106 125 276Comune Roma 2.656,00 0,10 43.271,39 22.917,38
4 I valori denotano un’estrema dispersione dei dati che sottende ad una scarsa rappresentatività della media come parametro affidabile di confronto. A titolo di esempio nel caso del numero di aziende i dati dei singoli comuni si allontanano in media di 188 unità rispetto al valore medio (158,13).
5 Per l’osservazione delle caratteristiche di specializzazione comunale si rimanda all’allegato “ARM_Statistiche Comunali”
censimento è da considerarsi una conferma della condizione rilevata nel 2000 oppure delinea una nuova condizione
di specializzazione o non specializzazione. A differenza della lettura limitata al 2010 tale confronto consente di
classificare la condizione di specializzazione comunale anche in una logica di tipo temporale, rilevando quattro
differenti condizioni, ovvero i comuni verranno in questo caso classificati in:
• Comune specializzato, (ISP 2000 +; ISP 2010 +);
• Comune neo specializzato (ISP 2000 -; ISP 2010 +);
• Non specializzato (ISP 2000-; ISP 2010 -)
• Comune despecializzato (ISP 2000+; ISP 2010-)
C.1 FRUMENTO
I dati di specializzazione comunale relativi alla SAU investita a frumento duro e frumento tenero nel 2010
evidenziano come nessun comune della provincia riesca a distinguersi nella classe di massima specializzazione,
mentre 24 su 121 mostrano un ISP compreso tra 0 e 0,5.
Comparando questo risultato con i valori di ISP del 2000 (Mappa 1) si deduce che la specializzazione a frumento
sta interessando i territori di altri 7 comuni, situati prevalentemente a ridosso del comune di Roma e comunque
all’interno di areali che hanno mantenuto la loro specializzazione. In particolare la coltivazione del frumento si sta
espandendo in zone collinari ad eccezione della SAU specializzata di Ardea (circa 600 ha) situata in pianura. I
comuni neospecializzati interessano complessivamente 2.193,03 ha che si aggiungono agli attuali 16.672 ha delle aree
specializzate, mentre non risultano esserci casi rilevanti di perdita di SAU specializzata, caso che interessa in modo
pressocchè isolato solamente la superficie coltivata a frumento negli 8 comuni evidenziati in arancione nella mappa,
che raggruppano al loro interno meno dell’1% della superficie provinciale dedicata alla coltivazione del frumento.
Mappa 1
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
205
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE FRUMENTO (DURO E TENERO) - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.2 CEREALI
I dati di specializzazione comunale relative alla SAU investita a cereali nel 2010 evidenziano che 22 comuni
ricadono nella classe di debole specializzazione, occupando una superficie totale di 5.738 ha. L’area interessa la
quasi totalità della pianura della provincia per poi estendersi nelle aree collinari. Nel gruppo dei comuni
specializzati soltanto i comuni di Labico e Colleferro, ubicati in collina, mostrano una caratteristica di forte
specializzazione.
Rispetto al 2000 mantengono specializzazione positiva 22 comuni che complessivamente distribuiscono il 75%
della SAU nelle aree pianeggianti dell’agro romano e nell’area collinare a ridosso della provincia di Frosinone e a
nord con la provincia di Viterbo.
La superficie dei 9 comuni neospecializzati, di circa 700 ha, si distribuisce lungo i confini dell’area specializzata ed
allo stesso tempo 12 comuni passano ad una condizione di despecializzazione per i cereali, “sottraendo” circa 500
ha dalle superfici prevalentemente dall’area collinare a est di Roma e dal comune di Fiumicino.
Mappa 2
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
206
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE CEREALI.- INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.3 ORTIVE
La condizione rilevata nel 2010 e confrontata con quella del 2000 evidenzia che 3.200 ha, dei 4.200 complessivamente
dedicati all’orticoltura nella provincia, ricadono all’interno delle aree specializzate e tipicamente vocate di 18
comuni, prevalentemente concentrati nell’area litorale e dei castelli romani.
Rispetto al 2000, 6 comuni perdono la loro caratteristica di specializzazione ma riportando valori di superficie
del tutto irrilevanti, complessivamente pari a circa un ettaro. Caso diverso per quanto riguarda l’unico comune
neospecializzato rispetto al 2000; l’annessione di Civitavecchia conta altri 66 ha di SAU su cui sviluppare
meccanismi di diversificazione colturale e produttiva.
Mappa 3
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
207
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE ORTIVE - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.4 FORAGGERE
Come già accennato i dati relativi alla specializzazione comunale per le foraggere evidenziano come l’81% (36.316 Ha)
della SAU sia stata caratterizzata nel 2010 da una debole specializzazione. Tra i possibili commenti, uno in particolare
sembra essere interessante, rispetto al confronto con la condizione del 2000, 8 comuni, maggiormente distribuiti
nell’area collinare a sud di Roma, si sono neospecializzati rispetto alla tendenza provinciale e presentano una SAU
complessiva di circa 1.352. Allo stesso modo 8 comuni, diffusi in modo discontinuo nel territorio provinciale ma
comunque limitrofi ad aree a elevata specializzazione, presentano una condizione di despecializzazione che, in egual
misura, interessa 1.385 ettari.
Mappa 4
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
208
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE FORAGGERE - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.5 VITE
Gli indici ISP nel 2010 evidenziano come la viticoltura specializzata si collochi nell’area dei Castelli Romani ad
eccezione di Cerveteri e Nettuno. Comparando il risultato con il 2000 si evince che i comuni in una condizione di
specializzazione sono 27 ed interessano circa il 74% della superficie coltivata a vite della provincia. Rispetto al 2010
entrano a far parte dei comuni specializzati a vite, Ladispoli (57 ha) a nord, Pomezia e Ardea (293 ha) a sud e
Montelibretti e Moricone (143 ha) nell’area collinare interna reatina.
La superficie a vite nei 4 comuni neospecializzati (Pomezia, Arcinazzo Romano, Nerola e Nemi) occupa circa 267
ha mentre quella situata negli 8 comuni despecializzati è pari a 63 ha.
Mappa 5
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
209
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE VITE- INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.6 OLIVICOLTURA
La superficie complessivamente investita ad olivo della provincia al 2010 si distribuisce per circa il 50% in 22
comuni, tutti appartenenti all’area collinare e montana a est e a sud di Roma. La comparazione degli ISP del 2000
e 2010 evidenzia come nella condizione di comune specializzato appartengano ben 55 comuni, anche in questo caso
localizzati nell’areale collinare e montuoso, che interessano complessivamente 11.732 ha pari a circa il 70% della
SAU olivicola totale della provincia.
Anche osservando le tendenze di specializzazione nell’arco intercensuario, il fenomeno dei comuni neospecializza-
ti si concentra in zone caratterizzate da forte specializzazione, annettendo circa 1.000 ettari di SAU. Questi si
distribuiscono in 8 comuni per la quasi totalità contigui a comuni specializzati ed anche in questo caso tutti
concentrati nell’areale collinare interno e montuoso.
Lo stesso fenomeno di collocazione spaziale riguarda anche le superfici a olivo dei comuni che invece escono dalla
condizione di specializzazione e transitano nella classe della despecializzazione. Perdono la loro connotazione di
specializzazione circa 150 ettari distribuiti in 5 comuni, geograficamente appartenenti alle aree vocate a olivo della
provincia.
Mappa 6
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
210
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE OLIVO - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.7 FRUTTIFERI
La condizione di forte specializzazione per i fruttiferi rilevata al 2010 identificava 22 comuni e 3.286 ettari di
superficie, al confronto con il 2000 i comuni specializzati diventano 29 interessando ulteriori 590 ha di SAU.
La tendenza alla despecializzazione interessa i comuni a sud della provincia, Rocca Priora e Albano Laziale
nell’area dei castelli, Olevano, San Vito, Rocca di Cave e Gavignano nell’area a confine con le provincie di
Frosinone e Latina e a est il comune di Rignano Flaminio. Nonostante il numero consistente di comuni che hanno
perso il loro carattere di specializzazione a fruttiferi, ad una superficie despecializzata di circa 70 ettari corrisponde
una SAU neospecializzata di circa 240 ettari. L’areale di specializzazione a est di Roma annette 3 nuovi comuni,
Nerola, Monteflavio e Monterotondo, attribuendosi la maggiore quota di superficie delle SAU a fruttiferi (189 ha).
Mappa 7
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
211
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE FRUTTIFERI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.8 BOVINI E BUFALINI
Gli indici di specializzazione produttiva del 2010 rilevano solo 4 comuni fortemente specializzati, 2 localizzati in
pianura a sud-ovest e 2 nella collina interna a nord della provincia, dove è presente il 26% delle UBA totali, pari a
13.635.
Il confronto dei dati ISP del 2000-2010, invece, evidenzia 37 comuni specializzati nei quali sono presenti 43.056
UB , pari all’83% del totale delle UBA di capi bovini e bufalini presenti nell’intera provincia.
I Comuni specializzati tendono a formare un’unica grande area che si estende dalla zona litoranea fino all’area
collinare interna della Provincia.
Al margine delle aree specializzate, nelle aree montane a confine con la provincia di Rieti e Frosinone, si denota
una forte presenza di comuni neo specializzati, 19 su 21, che aggiungono 2.626 UBA alle UBA dei comuni
specializzati sopra citati. Anche nella parte nord del territorio i comuni di Canale Monterano e Civitavecchia (683
UBA) ampliano l’area di specializzazione in un’areale già connotato come specializzato.
Il fenomeno della despecializzazione interessa 13 comuni diffusi lungo tutto il territorio provinciale, tra questi
assume particolare rilevanza il dato relativo ai comuni di Anguillara Sabazia (980 UBA) a nord, Colleferro (393 UBA)
e Artena a sud (882,80 UBA).
Mappa 8
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
212
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE BOVINI E BUFALINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.9 VACCHE E BUFALE
Come nel caso precedente il confronto degli ISP del 2000-2010 rileva la forte concentrazione delle UBA provinciali
nei comuni specializzati, per vacche e bufale il 78 % delle UBA provinciali si concentra nei 30 comuni specializzati
e ampiamente distribuiti nelle aree pianeggianti e collinari della provincia e in numero minora nelle aree montane
a sud-est.
I comuni neospecializzati interessano perlopiù le aree montane e vanno a sommare le proprie 3.327 UBA alle
27.704 UBA dei comuni specializzati. Questo dato è molto interessante perché, oltre a colmare la differenza con le
UBA despecializzate tra il 2000 e il 2010 (2.186 UBA) mostra che questa tipologia di allevamento nella provincia di
Roma incrementa e riqualifica la presenza della zootecnia in aree montuose.
L’espansione di questa tipologia di allevamento potrebbe essere indotto dal fenomeno conversione produttiva tra
vacche e bufale dovuto al caso delle quote latte. A sostegno di questa lettura è doveroso sottolineare che la quasi
totalità dei comuni neospecializzati ricade nelle aree montuose a confine con la provincia di Frosinone e Latina,
areali dove è sviluppata la filiera casearia.
Mappa 9
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
213
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE VACCHE E BUFALE- INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.10 SUINI
Come risulta evidente dal materiale cartografico relativo al confronto ISP 2000-2010, l’intera provincia è
caratterizzata da una diffusa non specializzazione del comparto suinicolo, e che all’interno dei 3 comuni
specializzati, il solo comune di Anguillara Sabazia concentra 2.230 delle 2.756 UBA dei comuni specializzati, pari
al 57% delle UBA totali dell’intera provincia.
Mappa 10
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
214
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE SUINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.11 OVINI
I 14 comuni al 2010 fortemente specializzati nell’allevamenti di ovini concentravano solo il 20% delle UBA ovine.
Prendendo in considerazione invece il confronto 2000-2010 i comuni specializzati diventano 32 e raggruppano circa
l’ 80% delle 16.665 UBA provinciali.
Il confronto degli indici di neospecializzazione e despecializzazione produttiva evidenzia altresì come la dinamica
sia diffusa nei comuni che ricadono prevalentemente nelle aree collinari e montuose della provincia.
I comuni neo specializzati sono 17 e vanno ad aggiungere 967 UBA alle 13.008 UBA dei comuni specializzati,
mentre i comuni despecializzati interessano soltanto 458 UBA. Tale dato mostra come nonostante esista un
fenomeno complessivo di riduzione degli allevamenti ovini a cavallo dei due censimenti, questo tipo di zootecnia
estensiva rimane una caratterizzazione delle aree interne della provincia, offrendo in tali aree diversi casi di nuova
specializzazione rispetto all’intero territorio provinciale.
Mappa 11
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
215
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE OVINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.12 CAPRINI
La cartografia indica una situazione abbastanza eterogenea nel territorio provinciale, dove non si rilevano rilevanti
comprensori intercomunali diffusamente specializzati nell’allevamento caprino. Il confronto dei dati ISP 2000-2010
rileva come il 15% dei comuni ricada nella categoria di specializzazione, interessando 200 UBA, equivalenti al 37%
del totale delle UBA caprine dell’intera provincia.
La specializzazione produttiva interessa l’area collinare e montana della provincia, dove si rilevano 22 casi di neo-
specializzazione che pesano per 153 UBA, contro le circa 8 UBA appartenenti all’insieme dei comuni despecializ-
zaziati. Di fatto i comuni neospecializzati offrono il 50% di UBA rispetto ai comuni specializzati, ovvero il 30% delle
UBA complessivamente presenti nella provincia.
Per quanto poco rilevante in termini assoluti, questo dato sulla distribuzione delle UBA tra comuni neospecializ-
zati e specializzati mostra come esista una potenziale tendenza alla parziale sostituzione o affiancamento, tra
allevamento ovino e caprino in diversi comuni della fascia collinare e montuosa provinciale.
Mappa 12
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
216
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE CAPRINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.13 EQUINI
I dati ottenuti dal confronto degli ISP del 2000 e del 2010 individuano 46 Comuni specializzati nell’allevamento
equino con la presenza del 51% delle UBA equine totali.
Dalla cartografia si nota come l’area orientale della provincia sia caratterizzata dalla presenza di 37 comuni neo
specializzati che aggiungono 1.001 UBA alle 3.148 UBA dei comuni specializzati.
Anche in questo caso, analogamente a quanto evidenziato con i caprini, il cavallo sembra resistere alla generale
flessione della zootecnia, restando una tipologia di allevamento diffusa in aree omogenee dal punto di vista
pedoclimatico-ambientale, dove spesso sono più presenti ed accessibili pascoli naturali e aree demaniali.
Molto probabilmente il mantenimento delle razze equine in queste aree è in parte determinato dall’utilizzo del
mulo per le operazioni di esbosco e per lo svolgimento di attività forestali in senso lato e, contestualemtne, dallo
sviluppo nell’ultimo decennio di attività di tipo agrituristico in ambienti naturalisticamente interessanti, molto
conosciuti ed apprezzati dagli abitanti della città di Roma (p.e. Monti della Tolfa, Catena dei Lucretili e Monti
Simbruini).
Mappa 13
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
217
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE EQUINI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
C.14 AVICOLI
Il 95% del territorio provinciale è caratterizzato da aree soggette a non specializzazione e despecializzazione del-
l’allevamento avicolo. Dai dati ISP 2000-2010 si evidenzia come i comuni specializzati contano solo 244 UBA,
mentre il numero più rilevante della provincia è presente nei comuni neo specializzati dove si contano 14.546 UBA
pari al 75% del totale.
Gli indici ISP del 2010 evidenziano come i comuni soggetti a forte specializzazione siano 4 e confermano che il 97
% delle UBA specializzate pari a 14.259 UBA è localizzata in un unico comune, neospecializzato, Nettuno.
Mappa 14
Fonte: ns. Elaborazione su Dati Censimento Generale Agricoltura, ISTAT 2000-2010
218
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP COMUNALE AVICOLI - INDICE DI SPECIALIZZAZIONE
D. IL QUADRO DELL’AGRICOLTURA ROMANA SECONDO I DATI RICA
a cura di Aurora Cavallo, Emanuele Blasi, Davide Marino
INTRODUZIONE
Obiettivo di questo lavoro è di tracciare un quadro d’insieme sullo stato dell’agricoltura nella provincia di Roma,
partendo dall’esame del campione dati RICA. Sul campione in esame sono state condotte alcune elaborazioni al
fine di evidenziare l’evoluzione delle caratteristiche strutturali delle aziende unitamente all’andamento dei più
importanti indicatori economici e dei relativi indici più significativi. Il quadro offerto può contribuire a tracciare un
quadro evolutivo del potenziale produttivo delle imprese nell’ultimo decennio e sull’andamento economico dei
principali comparti agricoli del primario in provincia di Roma.
È opportuno evidenziare che il quadro che si traccia attraverso il campione RICA, nelle tabelle di seguito proposte,
fa riferimento alle imprese cosiddette “professionali” e i dati in esse indicati rappresentano un’utile fonte
informativa dell’andamento economico dell’agricoltura provinciale, in particolare di quella realtà composta dalle
imprese più attive e dinamiche che più contribuiscono alla produzione agricola dell’area romana.
Il lavoro si articola come segue: ad una breve disamina delle caratteristiche dei dati RICA, segue una sintesi delle
caratteristiche del campione romano. Successivamente sono discussi gli aspetti strutturali e i caratteri economici
delle aziende agricole appartenenti al campione oggetto di studio. Si procede poi a un’analisi evolutiva della
produttività, della redditività e delle performance produttive dell’agricoltura romana, attraverso la disamina di
alcuni indici. Il lavoro si chiude con alcune considerazioni di sintesi.
I principali indicatori strutturali ed economici elaborati sono esposti sotto forma di tabelle, mentre alcuni termini
tecnici ed economici sono riportati in un glossario a conclusione del lavoro.
I DATI RICA
La rete comunitaria d’informazione contabile agricola (EU-RICA) è stata istituita nel 1965 allo scopo di raccogliere
informazioni necessarie a misurare l’evoluzione dei redditi degli imprenditori agricoli e il funzionamento delle
imprese del settore primario. Tali dati rappresentano una fonte informativa, unica e insostituibile, che consente di
raccogliere informazioni omogenee e confrontabili sulla situazione economica dell’agricoltura nell’Unione Europea
(UE), di ausilio per programmare e valutare lo sviluppo della politica agricola comune. L’Istituto Nazionale di
Economia Agraria (INEA) è l’organo ufficiale di collegamento tra lo Stato italiano e l’UE, che ha il compito della
gestione della RICA. A livello nazionale, la RICA si basa su un campione ragionato di aziende, strutturato in modo
da rappresentare le diverse tipologie produttive e dimensionali presenti sul territorio italiano. Le aziende agricole
che partecipano alla RICA (Campo di osservazione RICA) sono selezionate secondo un piano di campionamento
redatto in ciascuno Stato12. Al fine di identificare le aziende che costituiscono l’ossatura portante dell’agricoltura
219
LO SCENARIO ECONOMICO
12 È utile ricordare che fino al 2002 il campione RICA era costituito da aziende che aderivano su base volontaria alle rilevazioni contabili, dal 2003 le aziende RICA sono selezionate in maniera casuale dall’Istat attraverso una rigorosa metodologia di campionamento statistico, ottenendo così informazioni statisticamente rappresentative dell’agricoltura nazionale e regionale.
comunitaria, si è scelto di comprendere nel campione solo le aziende con almeno un ettaro di superficie agricola
utilizzata (SAU) o la cui produzione presenta un valore di almeno 2.500 euro. In considerazione della diversa
situazione strutturale dell’agricoltura comunitaria i limiti di dimensione economica sono differenti per ciascun
paese e fissati da appositi regolamenti.
Il campo di osservazione RICA rappresenta un sottoinsieme di quello europeo, poiché esclude una ulteriore fascia
di aziende sulla base della loro dimensione economica. Nel dettaglio, la dimensione economica, fino all’esercizio
contabile 2009 compreso, è stata espressa in Unità di Dimensione Economica (UDE), data dall’ammontare del
Reddito Lordo Standard (RLS) complessivo, ottenuto come sommatoria del RLS di ciascuna attività produttiva
presente in azienda; per il periodo dal 2001 al 200913, una UDE corrisponde a 1200 e. Nella sostanza, sono incluse
nel campione aziendale RICA le sole aziende agricole la cui dimensione economica è tale da fornire all’agricoltore
un’attività economica principale e un livello di reddito sufficiente per il sostentamento della sua famiglia.
Si sottolinea che i dati RICA, per quanto siano frequentemente impiegati in studi comparativi, possono presentare
problemi di rappresentatività sia spaziale, sia temporale. È utile ricordare, in ogni caso, che la RICA nasce per
rispondere a finalità di assistenza tecnica e non come fonte statistica (Abitabile e Scardera, 2008).
IL CAMPIONE PER LA PROVINCIA DI ROMA
L’analisi dei dati ha coinvolto nove annualità comprese nel periodo 2000-2009, offrendo un numero abbastanza
ampio di osservazioni e di dati strutturali ed economici relativi ad annate agrarie differenti. Il campione provinciale
della RICA è composto da circa centocinquanta aziende. Nell’ultimo anno la ripartizione delle aziende del
campione per classe di Orientamento Tecnico Economico (OTE) è la seguente: poco più del 30% sono
specializzate nella produzione di seminativi, l’11% circa è rappresentato da aziende vitivinicole, l’8% da aziende
olivicole, il 13% da aziende che producono orticole. Le aziende zootecniche sono rappresentate per il 23%, di cui
per il 10% circa da aziende ovicaprine, una quota pari a circa 8% da aziende specializzate in bovini da latte e poco
meno del 3% da aziende di bovini da carne. Infine, il 3% delle aziende del campione presentano un carattere misto
e non specializzato tra coltivazioni e allevamenti.
Durante l’elaborazione dei dati è stato tenuto conto del fatto che la stratificazione stabilita nel piano di selezione
ha previsto l’accorpamento di alcuni OTE e di alcune classi di UDE. Questa stratificazione è stata conservata nel
disegno campionario 2008 e 2009 (INEA, 2010), pertanto nella valutazione dei risultati occorre considerare
l’esiguità e la differente composizione del campione a partire dal 2007, tale elemento concorre a spiegare alcuni
parametri evolutivi variabili osservati nell’evoluzione del campione stesso.
In Tabella 1 è presentato il quadro d’insieme del campione di aziende per i diversi anni. È opportuno evidenziare
che ai fini della presente indagine e allo scopo di migliorare la leggibilità dei risultati sono state condotte alcune
aggregazioni tra i principali comparti produttivi.
220
LO SCENARIO ECONOMICO
13 A partire dall’esercizio contabile 2010, escluso dal presente studio, la dimensione economica è espressa in euro di Reddito Lordo Standard.
Tabella 1
Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, in valore assoluto
IL QUADRO EVOLUTIVO DEI PRINCIPALI CARATTERI STRUTTURALI ED ECONOMICI
DELLE IMPRESE ROMANE
Nelle tabelle che seguono sono riassunti i risultati delle elaborazioni condotte, evidenziando in particolare alcune
caratteristiche strutturali, come la SAU e gli UBA per OTE, oltre ai più importanti indicatori economici PLV, RLS
e RN e i relativi indici più significativi. A questo proposito va sottolineato, ancora una volta, come nel campione
RICA oggetto di studio tendano a prevalere nettamente aziende di grandi dimensioni.
Allo scopo di ottenere una fotografia dell’evoluzione del settore primario dell’area in Tabella 2 è offerto un quadro
evolutivo della rappresentatività per OTE del campione. Come si è già avuto modo di evidenziare i dati di
riferimento sono raccolti al fine di costruire un campione ragionato di aziende, strutturato in modo da rappresentare
le diverse tipologie produttive e dimensionali presenti sul territorio. In questo senso, i cambiamenti intervenuti
nella composizione del campione possono fornire indicazioni sulle trasformazioni del primario romano. Nel
dettaglio, si registra l’incremento di peso dei seminativi, che dal rappresentare il 13% dell’agricoltura romana al
principio del decennio, pesano oggi per oltre il 30%, l’incremento è quasi tutto dovuto al ruolo, che in particolare
nell’ultimo anno hanno ricoperto in gran parte le colture sarchiate e orticole di pieno campo.
Il ruolo ricoperto nell’universo campionario dall’orticoltura è in flessione, essendo passato da poco meno del 20%
all’attuale 14%. Tra le colture arboree, che dal 50% circa raggiungono oggi il 30%, particolarmente rilevante risulta
221
LO SCENARIO ECONOMICO
COMPOSIZIONE DEL CAMPIONE DI AZIENDE PER TIPOLOGIA PRODUTTIVA
OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
13 - Cerali, oleaginose e proteaginose 3 9 14 26 13 17 13 16 4 5Seminativi 14 - Altri seminativi 17 16 17 17 20 18 37 32 23 25
Totale Aziende specializzate nei seminativi 20 25 31 43 33 35 50 48 27 30Orticole 20 - Ortofloricoltura 29 62 41 11 21 24 21 22 14 13
31- Viticoltura 8 14 16 11 17 16 15 16 13 1132 - Frutticoltura e agrumicoltura 12 16 13 14 8 11 17 16 6 4
Coltivazioni 33 - Olivicoltura 41 57 49 33 11 9 7 12 9 8arboree 34 - Altre coltivazioni permanenti 13 35 34 19 15 10 19 17 10 5
Totale Aziende specializzate nelle 74 122 112 77 51 46 58 61 38 28
coltivazioni permanenti41 - Bovini da latte 10 9 11 13 9 10 7 10 7 842 - Bovini da allevamento e da ingrasso 1 0 6 1 3 3 3 5 3 3
Zootecnia 43 - Bovini da latte, allevamento e ingrasso 0 0 0 0 1 1 1 1 0 044 - Ovini, caprini e altri erbivori 3 6 9 3 8 7 12 13 10 10Totale Aziende zootecniche specializzate 14 15 26 17 21 21 23 29 20 2160 - Policolturali con coltivazioni diverse 14 15 20 5 4 9 8 7 4 2
Altri 71 - Poliallevamento ad orientamento erbivori 0 0 0 0 1 0 0 0 0 172 - Poliallevamento ad orientamento granivori 0 0 0 0 0 0 0 0 0 081 - Seminativi ed erbivori 0 0 0 5 6 6 10 6 0 082 - Diverse combinazioni coltvazioni e allevamenti 0 0 0 0 0 1 1 2 1 0Totale aziende non specializzate 14 15 20 10 11 16 19 15 5 3
Totale aziende 151 239 230 159 139 143 172 176 105 96
la contrazione dell’olivicoltura, che è passata dal pesare nel 2000 per il 27% all’8% di oggi, a fronte dell’incremento
della viticoltura che dal 5% del 2000 costituisce oggi una quota pari all’11% dell’agricoltura romana. In netto
miglioramento la posizione della zootecnia specializzata passata dal 9% degli inizi del decennio all’attuale 22%,
l’incremento è dovuto pressoché totalmente al comparto ovicaprino che dal 2% è cresciuto costantemente nel
periodo di rilevamento fino a ricoprire il 10% di peso relativo. Vale la pena di evidenziare la flessione della rappre-
sentatività delle aziende miste non specializzate, da poco meno del 10% del 2000 all’attuale 3%. Tale dato potrebbe
essere letto come tendenza del primario romano nella direzione di una maggiore specializzazione. In linee generali,
va detto che tale tendenza potrebbe confermare un trend, già osservato nel decennio precedente, e peraltro, in
parte confermato dai primi risultati censuari (Istat, 2011), secondo cui a fronte di una sostanziale riduzione
generalizzata del numero di imprese e superfici, le aziende professionali crescono per numero e per dimensioni,
anche in termini economici. A valle di tali riflessioni, tuttavia, è opportuno ricordare come occorra mantenere una
certa prudenza nella lettura di tali risultati dovuta alle caratteristiche strutturali del campione RICA prese in esame
nel paragrafo 2.
Tabella 2
Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, in valore assoluto
Di seguito si procede con l’esame delle variazioni registrate sul campione RICA in termini di variazione delle
superfici coltivate e dei capi allevati nell’ultimo decennio per orientamento produttivo. Nella Tabella 3 è offerto un
quadro di sintesi che mostra l’evoluzione registrata nel campione delle dimensioni aziendali in termini di superfici
coltivate per attività produttiva. Dall’osservazione dei dati emerge in maniera inequivocabile la consistente e
significativa crescita della dimensione media aziendale, registrata con l’attuazione del campione casuale e avvenuta
in termini fisici e, soprattutto, economici. I dati RICA ci consegnano l’immagine di un’agricoltura provinciale che
in media per quasi tutti i comparti vede le aziende crescere in misura considerevole passando nel periodo di
riferimento dai 14 a 47 ettari. Procediamo valutando le variazioni per singola attività produttiva. Particolarmente
interessante è il caso della cerealicoltura, comparto in cui le aziende sono passate da una media di 20 ettari circa di
222
LO SCENARIO ECONOMICO
EVOLUZIONE DELLA RAPPRESENTATIVITÀ DEI COMPARTI AGRICOLI NELLA DISTRIBUZIONE DEL CAMPIONE
OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Cerali, oleaginose e proteaginose 2% 4% 6% 16% 9% 12% 8% 9% 4% 5%Seminativi Altri seminativi 11% 7% 7% 11% 14% 13% 22% 18% 22% 26%
Totale seminativi 13% 10% 13% 27% 24% 24% 29% 27% 26% 31%Orticole Ortofloricoltura 19% 26% 18% 7% 15% 17% 12% 13% 13% 14%
Viticoltura 5% 6% 7% 7% 12% 11% 9% 9% 12% 11%Frutticoltura e agrumicoltura 8% 7% 6% 9% 6% 8% 10% 9% 6% 4%
Coltivazioni Olivicoltura 27% 24% 21% 21% 8% 6% 4% 7% 9% 8%arboree Altre coltivazioni permanenti 9% 15% 15% 12% 11% 7% 11% 10% 10% 5%
Totale coltivazioni permanenti 49% 51% 49% 48% 37% 32% 34% 35% 36% 29%Bovini da latte 7% 4% 5% 8% 6% 7% 4% 6% 7% 8%
Zootecnia Bovini da allevamento e da ingrasso 1% 0% 3% 1% 2% 2% 2% 3% 3% 3%Ovini, caprini e altri erbivori 2% 3% 4% 2% 6% 5% 7% 7% 10% 10%Totale zootecnia specializzata 9% 6% 11% 11% 15% 15% 13% 16% 19% 22%
Altre Non specializzate 9% 6% 9% 6% 8% 11% 11% 9% 5% 3%
Totale aziende 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%
superfici coltivate ai recenti 85 ettari; lo stesso trend è seguito dai seminativi in genere. Le aziende ortofloricole
coltivano in media oggi 5 ettari dai 3 del 2000. Le aziende vitivinicole hanno visto nello stesso periodo aumentare
la propria area coltivata del 25% circa, mentre le imprese olivicole addirittura del 70%. Le aziende zootecniche da
latte sono passate dai 12 ettari coltivati nel 2000 agli attuali 78 e quelle da carne dai 43 ai 147. Nella lettura di tali
dati va, tuttavia, tenuto conto delle caratteristiche del campione RICA già citate e va osservata nell’evoluzione
degli aspetti strutturali particolare prudenza.
In generale, la fotografia che la RICA rappresenta dell’agricoltura della provincia di Roma è di un contesto
produttivo in condizioni nettamente migliori della media regionale registrata dall’Istat nell’ultimo censimento
(Istat, 2011). In questa direzione, se la media aziendale del Lazio registrata nel 2010 è di 6,6 ettari a fronte del dato
RICA provinciale di 47 ettari, la variazione nel decennio trascorso è pari al 70% nel caso romano e del 75% laziale.
A fronte di un incremento regionale da circa 3,5 ettari agli attuali 6,6 ettari, la provincia di Roma registra però il
passaggio dai 14 ettari agli attuali 47 ettari. In questa direzione, può essere utile rivolgere l’attenzione al contesto
nazionale: secondo l’ultima rilevazione censuaria le dimensioni medie aziendali sono pari a poco meno di 8 ettari a
fronte dei 5,5 ettari del 2000. Nella Figura 1 sono sintetizzati i confronti per aree.
Tabella 3
Fonte: ns elaborazioni su dati RICA (2009), dati in ettari
Figura 1
Fonte: dati RICA e Istat (2011)
Nel caso della zootecnia, in Tabella 4 è sintetizzata l’evoluzione temporale del numero di capi (espresso in UBA,
Unità di Bestiame Adulto). Anche in tale ambito si registra un incremento delle dimensioni aziendali, pur tuttavia,
va rilevato come si sia assistito a una crescita costante fino al 2006, anno dopo il quale va evidenziato l’incremento
223
LO SCENARIO ECONOMICO
L’EVOLUZIONE DELLE SUPERFICI PER OTE SECONDO I DATI RICA
OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
13 - Cerali, oleaginose e proteaginose 19 30 29 70 114 156 111 138 331 85Seminativi14 - Altri seminativi 23 7 7 52 40 38 96 48 85 86
Orticole 20 - Ortofloricoltura 3 3 2 2 2 3 5 6 5 531- Viticoltura 9 9 8 8 7 7 11 15 11 12
Coltivazioni 32 - Frutticoltura e agrumicoltura 5 5 5 5 6 6 8 8 10 10arboree 33 - Olivicoltura 5 5 5 4 9 9 16 13 13 17
34 - Altre coltivazioni permanenti 3 6 6 5 7 8 6 5 5 541 - Bovini da latte 12 13 14 54 53 30 35 52 37 7842 e 43 Bovini da carne 43 - 27 29 16 92 162 97 147 147
Zootecnia43 - Bovini da latte, allevamento e ingrasso - - - - - - - - - - 44 - Ovini, caprini e altri erbivori 19 23 27 64 83 203 104 91 65 6960 - Policolturali con coltivazioni diverse 9 11 9 80 150 166 142 51 10 5
Media campione 14 11 13 34 44 65 63 48 65 47
LA VARIAZIONE DELLE DIMENSIONI MEDIE AZIENDALI NEL DECENNIO
2000 2010
Dati Rica provincia di Roma 14 ha 47 haCensimento Istat (Lazio) 3,8 ha 6,6 haCensimento Istat (Italia) 5,5 ha 7,9 ha
di dimensione in termini di numerosità di capi allevati delle aziende di bovini da latte, con poco meno di 125 UBA,
comparto questo che storicamente ha rappresentato uno dei punti di forza dell’agricoltura provinciale, e delle
aziende ovicaprine che si attestano sugli 80 UBA.
Il RLS rappresenta la differenza tra il valore standard della produzione e delle diverse attività produttive e l’importo
standard di alcuni costi specifici. I dati relativi, riportati in Tabella 3, comincia un lento declino fino al 2008 fase in
cui sembra registrarsi una ripresa, dovuta in misura particolare agli allevamenti di bovini da latte e ovicaprini.
Tabella 4
Fonte: ns elaborazioni su dati RICA (2009), i dati sono espressi in Unità di Bestiame Adulto (UBA)
L’ANDAMENTO ECONOMICO DELLE IMPRESE ROMANE SECONDO I DATI RICA
Il quadro economico preso in esame si articola nell’analisi di due indicatori di dettaglio: l’andamento della
Produzione Lorda Vendibile (PLV) e del Reddito Netto (RN).
I dati in Tabella 5 mostrano l’evoluzione nel periodo di riferimento della PLV, che rappresenta la produzione che
può essere venduta dall’azienda al netto dei reimpieghi, comprensiva dei sostegni pubblici, e può essere assimilata
al volume d’affari (o fatturato lordo) delle imprese industriali. Anche in questo caso si registra nel decennio un
incremento di quasi il 35%, ma nell’analisi del periodo si nota un andamento variabile, segnato dalla crescita
costante fino al 2004, cui è seguito un calo nel 2006 e rialzi nel biennio successivo, fino all’ulteriore flessione nel
2009. Andando a esaminare il dato per comparto si nota l’evoluzione positiva per quasi tutti i settori, eccezion fatta
per la zootecnia da carne e in parte per gli ovicaprini. Nella sostanza la lettura dei dati economici relativi va
articolata in funzione della redditività delle aziende, in questo senso in Tabella 6 sono presentati i dati relativi al
reddito netto.
224
LO SCENARIO ECONOMICO
L’EVOLUZIONE DEI CAPI ALLEVATI PER OTE SECONDO I DATI RICA
OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
13 - Cerali, oleaginose e proteaginose 0 0 0 0 0 18 0 0 0 0Seminativi14 - Altri seminativi 0 1 1 2 0 6 9 0 0 0
Orticole 20 - Ortofloricoltura 0 0 0 0 0 0 0 0 0 031- Viticoltura 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
Coltivazioni 32 - Frutticoltura e agrumicoltura 0 0 0 0 1 1 1 1 0 0arboree 33 - Olivicoltura 0 0 0 0 1 0 1 1 0 0
34 - Altre coltivazioni permanenti 0 0 0 0 0 0 0 0 0 041 - Bovini da latte 41 68 74 162 195 79 105 110 89 12442 e 43 Bovini da carne 84 - 46 23 18 98 151 104 74 69
Zootecnia43 - Bovini da latte, allevamento e ingrasso - - - - - - - - - - 44 - Ovini, caprini e altri erbivori 72 42 50 71 167 245 134 126 79 9260 - Policolturali con coltivazioni diverse 9 8 2 53 126 111 74 27 0 0
Media aziende zootecniche 51 39 43 77 127 133 116 93 60 71
Tabella 5
Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, dati espressi in euro
Tabella 6
Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, dati espressi in euro
L’evoluzione dei redditi per comparto è estremamente variabile. Particolarmente rilevanti sono le fluttuazioni delle
commodities e dello stesso comparto orticolo, in un contesto nazionale e internazionale in cui l’andamento dei mercati
e il particolare periodo congiunturale hanno fatto segnare oscillazioni assai significative. In generale nel decennio in
esame si osservano andamenti positivi di gran parte dei comparti produttivi, a eccezione dell’ortofloricoltura per la
225
LO SCENARIO ECONOMICO
L’ANDAMENTO DELLA PRODUZIONE LORDA VENDIBILE (PLV)
OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Cerali, oleaginose e 39.399 70.307 29.878 90.579 103.492 153.926 135.463 201.549 443.634 124.294
proteaginose Altri seminativi 45.639 62.021 37.730 83.286 318.856 88.434 153.416 89.281 133.460 138.804 Ortofloricoltura 281.331 143.310 63.037 183.581 230.498 174.621 306.874 188.711 300.960 133.710 Viticoltura 87.079 79.946 30.418 33.28 42.977 43.753 123.642 118.718 146.061 148.351 Frutticoltura e
26.210 71.674 41.560 20.336 33.339 42.803 43.526 43.785 77.904 131.950agrumicoltura Olivicoltura 18.978 26.127 16.134 12.133 30.922 25.149 83.883 60.407 58.224 60.627 Altre coltivazioni
14.471 43.631 28.277 23.604 22.021 18.993 26.532 28.129 29.259 26.389permanentiBovini da latte 114.990 236.098 146.551 327.914 270.936 134.733 240.536 240.613 228.281 286.251 Bovini da carne 220.546 - 47.22 18.208 43.320 206.097 268.990 188.814 94.327 51.193 Ovini, caprini e altri
154.042 108.984 61.170 125.350 282.307 297.321 210.422 212.950 111.906 120.572erbivori Policolturali con
47.065 107.327 56.377 294.140 355.963 335.968 269.444 155.267 109.694 71.500coltivazioni diverse
Media campione 95.342 94.943 50.579 110.219 157.694 138.345 169.339 138.929 157.610 117.604
L’ANDAMENTO DEI REDDITI NETTI
OTE 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Cerali, oleaginose e21.559 36.348 14.549 48.212 47.494 69.278 62.102 112.673 194.976 56.881
proteaginose Altri seminativi 22.568 37.085 23.700 50.664 64.021 38.308 72.674 30.720 48.220 62.706 Ortofloricoltura 207.787 93.701 39.358 118.479 175.617 105.713 137.770 94.529 106.883 60.326 Viticoltura 41.212 40.022 16.502 14.211 23.916 22.735 60.966 45.409 82.751 74.623 Frutticoltura e
9.197 47.854 28.656 10.884 16.102 23.935 24.984 21.015 54.116 94.135agrumicoltura Olivicoltura 9.525 11.336 7.380 6.813 14.892 10.764 52.168 14.376 24.691 21.066 Altre coltivazioni
5.200 23.440 17.181 12.139 12.207 7.344 14.760 16.819 18.941 16.337permanentiBovini da latte 91.194 145.064 88.695 201.478 134.098 70.314 143.851 142.585 124.513 127.299 Bovini da carne 153.048 - 32.933 9.285 22.450 72.863 113.669 131.540 69.475 30.159 Ovini, caprini e altri
111.590 59.625 32.298 60.339 207.170 163.709 131.855 121.164 31.545 54.806erbivori Policolturali con
27.764 66.076 35.209 224.893 230.489 197.226 167.713 84.805 46.590 36.905coltivazioni diverse
Media campione 63.695 56.055 30.587 68.854 86.223 71.108 89.319 74.149 72.973 57.749
quale andrebbero fatte considerazioni di dettaglio per singole filiere, della zootecnia bovina da carne e degli
ovicaprini. Allo scopo di migliorare la leggibilità delle elaborazioni si è scelto di rappresentare in grafici di sintesi
l’andamento per i principali comparti.
In generale, l’andamento riportato in figura sembra riflettere in misura adeguata il quadro generale espresso a
livello nazionale (INEA, 2011b). Questo è particolarmente vero nel caso dei seminativi e dell’orticoltura, mentre
alcune discrepanze vanno rilevate nel caso della frutticoltura, la quale secondo i dati RICA avrebbe registrato
nell’ultimo biennio incrementi sostanziali, che invece non sono stati osservati nell’analisi di altre fonti dati
nazionali, e che in generale appaiono sovrastimate in questo particolare momento congiunturale. Considerazioni
non troppo diverse valgono nel caso della vitivinicoltura, dal momento che in generale gli impianti dell’area romana
si caratterizzano per un livello qualitativo non elevato e per vigneti vetusti, che tendono a esprimere difficoltà in
termini di competitività sui mercati.
Figura 2
Figura 3
226
LO SCENARIO ECONOMICO
-
50.000
100.000
150.000
200.000
250.000
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Cerali,oleaginose eproteaginose
Altri seminativi
Ortofloricoltura
-
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
60.000
70.000
80.000
90.000
100.000
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Viticoltura
Frutticolturae agrumicoltura
Olivicoltura
Altrecoltivazionipermanenti
L'ANDAMENTO DEI REDDITI PER LE PRODUZIONI VEGETALI
L’ANDAMENTO DEI REDDITI PER L’ARBORICOLTURA
Figura 4
IL POTENZIALE PRODUTTIVO DELLE AZIENDE DELLA PROVINCIA SECONDO I DATI RICA
Oggetto di questo paragrafo è l’analisi di dettaglio delle performance produttive del primario romano. La
sostenibilità dei comparti agricoli è frequentemente valutata attraverso la disamina dei risultati di due indici legati
rispettivamente al rapporto tra PLV e superfici coltivate e tra RN e PLV per orientamenti produttivi. In questa
direzione, nelle tabelle che seguono, sono riassunte le elaborazioni condotte nel campione RICA per la provincia
romana. Presupposto fondamentale dell’analisi è di non limitarsi all’interpretazione dei singoli coefficienti, ma
attraverso l’identificazione di valori di riferimento, esprimere un giudizio qualitativo con valutazioni del tipo
“positivo” o “negativo”.
Il rapporto tra PLV e SAU misura la produttività del fattore terra, esso costituisce un parametro fondamentale per
ottenere indicazioni sul grado di redditività delle aziende. In estrema sintesi, useremo questo indice come
indicatore dell’intensità produttiva, ovvero, della dinamicità delle aziende romane. Il confronto dei dati per
orientamento produttivo mostra come la più consistente capacità produttiva sia espressa dalla zootecnia da latte,
seguita dall’ortofloricoltura e dai seminativi. Tra le coltivazione arboree spiccano la frutticoltura e la viticoltura.
227
LO SCENARIO ECONOMICO
-
50.000
100.000
150.000
200.000
250.000
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
Bovini da latte
Bovini da carne
Ovini, caprini ealtri erbivori
L'ANDAMENTO DEI REDDITI PER LA ZOOTECNIA
Tabella 8
Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, il dato varia tra 0 e 1, più è alto maggiore è la redditività
Si è scelto quindi di valutare le performance produttive delle imprese del campione e di confrontare l’insieme degli
indicatori di performance economica al fine di ottenere un quadro evolutivo del potenziale produttivo espresso dal
primario nell’area provinciale. In Tabella 9 sono sintetizzati i risultati.
Oltre alle considerazioni che si riferiscono all’incidenza delle dotazioni strutturali delle aziende agricole romane,
vale la pena rilevare almeno altri due fattori. In primo luogo, l’evoluzione della ragione di scambio agricola, misurata
dal rapporto fra l’indice dei prezzi alla produzione e quello dei prezzi dei consumi intermedi che presenta un
costante deterioramento nel decennio in esame. Secondariamente, la notevole incidenza nell’analisi della
redditività delle imprese dei consumi intermedi: ad esempio sementi, concimi, mangimi, energia, servizi; essi,
secondo i dati RICA dell’Universo Italia (INEA, 2011), nel solo anno 2009 hanno inciso per una quota pari al 42,1%,
rilevanti sono anche gli incrementi registrati per la remunerazione del lavoro sia dipendente che autonomo e del
capitale d’impresa che, al lordo degli ammortamenti, ha assorbito il 27,1% del valore della produzione, infine, i
contributi e le sovvenzioni erogati dallo Stato, amministrazioni centrali e dall’UE hanno inciso per l’11,5% (INEA,
2011).
Nel dettaglio per comparto produttivo va evidenziata la tenuta dei cereali, con il netto calo registrato nella metà
del decennio, il dato è ancor più rilevante se confrontato con le flessioni registrate dalle colture sarchiate e dalle
orticole di pieno campo (altri seminativi), in nettissimo calo in tutto il periodo, in particolare nell’ultimo biennio.
Il caso del comparto orticolo è di particolare interesse rispetto all’intero quadro del primario romano, con
l’incremento di produttività registrato nel biennio 2004/05, il dato sulla redditività si mantiene costante nel periodo.
228
LO SCENARIO ECONOMICO
Seminativi
Orticole
Coltivazioni arboree
Zootecnia
Altri
OTE
13 - Cerali, oleaginose e proteaginose
14 - Altri seminativi20 - Ortofloricoltura31 - Viticoltura32 - Frutticoltura e agrumicoltura33 - Olivicoltura34 - Altre coltivazioni permanenti41 - Bovini da latte42 - Bovini da allevamento e
da ingrasso43 - Bovini da latte, allevamento
e ingrasso44 - Ovini, caprini e altri erbivori50 - Granivori60 - Policolturali con coltivazioni
diverse71 - Poliallevamento ad
orientamento erbivori72 - Poliallevamento ad
orientamento granivori81 - Seminativi ed erbivori82 - Diverse combinazioni
coltivazioni e allevamenti
2000
0,44
0,500,700,520,330,510,360,74
-
0,69
0,72-
0,64
-
-
0,510,60
2001
0,51
0,530,580,500,480,380,480,63
-
-
0,54-
0,52
0,71
-
0,52-
2002
0,45
0,600,530,530,540,390,540,600,65
0,73
0,51-
0,57
0,69
-
0,30-
2003
0,50
0,540,420,460,460,460,330,520,51
-
0,510,260,58
-
-
0,56-
2004
0,33
0,330,520,490,430,410,430,520,36
0,58
0,560,510,47
0,63
-
0,49-
2005
0,38
0,400,470,490,400,370,370,500,52
0,32
0,360,330,51
-
-
0,480,65
2006
0,36
0,450,360,430,420,430,470,510,36
0,32
0,490,370,47
-
-
0,560,57
2007
0,51
0,420,400,320,330,270,500,530,56
0,69
0,540,460,43
-
-
0,420,06
2008
0,39
0,390,450,440,720,470,570,530,61
-
0,390,490,52
-
-
- -
2009
0,36
0,460,460,420,700,500,540,470,59
-
0,510,060,52
-
-
- -
LA REDDITIVITÀ DELLE AZIENDE AGRICOLE ROMANE NELL’ESAME DEL RAPPORTO RN/PLV
Tabella 9
In Tabella 10 si è scelto di valutare il grado di capitalizzazione delle imprese romane attraverso un indicatore ad hoc,
confrontabile con i dati relativi dell’Universo Italia per l’anno 2008 (INEA, 2011). La tabella mostra un contesto
particolarmente positivo per l’ambito ortofloricolo e per la zootecnia da latte, settori di spicco del primario romano,
mentre si possono evidenziare difficoltà nel caso dei seminativi. Il dato relativo alle colture arboree aggregato non
consente di effettuare considerazioni di dettaglio sui comparti olivicolo e vitivinicolo, mentre il dato sulle aziende
zootecniche policolturali, per le considerazioni già espresse, va considerato con estrema prudenza.
Tabella 10
Fonte: ns elaborazioni su dati RICA, dati espressi in euro/ha
CONSIDERAZIONI DI SINTESI
L’esame dei dati RICA ha consentito di tracciare un quadro evolutivo dell’agricoltura che mostra segni di difficoltà
per l’area romana, in particolare nell’ultimo biennio, pur all’interno di un contesto particolarmente eterogeneo. In
229
LO SCENARIO ECONOMICO
IL POTENZIALE PRODUTTIVO ESPRESSO DALLE IMPRESE AGRICOLE DELL’AREA
OTE Biennio 2001/02 Biennio 2004/05 Biennio 2008/09
Produttività Redditività Performance Produttività Reditività Performance Produttività Redditività Performance (E/ha) produttiva produttiva produttiva
13-Cerali, oleaginose e 1.741 0,49 + 946 0,38 + 1.388 0,35 + proteaginose
14-Altri seminativi 11.488 0,57 +++ 5.846 0,36 ++ 4.981 0,43 +20-Ortofloricoltura 47.851 0,52 ++ 124.855 0,50 + 45.764 0,47 +31-Viticoltura 5.810 0,50 ++ 5.961 0,55 ++ 6.299 0,40 ++32-Frutticoltura e 12.902 0,57 +++ 6.002 0,31 +++ 11.832 0,70 +
agrumicoltura33-Olivicoltura 4.877 0,41 ++ 2.907 0,38 + 3.662 0,50 ++34-Altre coltivazioni 7.815 0,53 ++ 2.853 0,38 + 6.272 0,55 +
permanenti41-Bovini da latte 19.047 0,63 +++ 7.108 0,52 + 9.861 0,52 ++42-Bovini da allevamento - 1.196 0,46 582 0,60 +
e da ingrasso44-Ovini, caprini e altri 10.108 0,51 ++ 2.571 0,50 + 2.031 0,47 +
erbivori50-Granivori - 316.578 0,25 ++++ 35.485 0,28 -60-Policolturali con 17.204 0,56 +++ 9.248 0,53 ++ 15.111 0,64 +
coltivazioni diverse
IL GRADO DI CAPITALIZZAZIONE DELLE IMPRESE ROMANE
ORIENTAMENTI PRODUTTIVI CAMPIONE PROVINCIA DI ROMA UNIVERSO ITALIA
Seminativi e 11.224,50 e 15.507,00 Ortofloricoltura e 66.003,47 e 68.345,00 Coltivazioni permanenti e 20.217,79 e 27.089,00 Erbivori e 8.890,17 e 10.656,00 Granivori e 22.219,54 e 35.562,00 Aziende con policoltura e 39.799,46 e 16.823,00 Aziende con poliallevamento - e 14.870,00 Miste coltivazioni e allevamenti e 9.036,29 e 11.878,00
generale, le performance produttive dell’area sono buone, in particolare se paragonate con l’andamento degli stessi
indici a livello nazionale. Tali risultati vanno altresì letti congiuntamente con gli esiti dell’indagine svolta
utilizzando i dati del Registro Imprese. In questo senso, l’approfondimento relativo al grado di capitalizzazione
delle imprese romane e al capitale umano attivo nel primario dell’area provinciale, pur all’interno di un contesto
particolarmente mutevole, forniscono risultati incoraggianti. In generale, la lettura va fatta per singoli comparti
produttivi, in questo senso le indagini di filiera discusse nei capitoli che seguono offrono utili spunti di
approfondimento. In questa sede, può essere utile ricordare come gli ultimi anni abbiano visto una generale
tendenza al ribasso per il contesto agricolo, cui ha contribuito significativamente il tema della volatilità dei prezzi.
Gli effetti di tali dinamiche sono particolarmente evidenti nelle situazioni produttive meno robuste dal punto di
vista strutturale e organizzativo e, in generale, per alcune colture, si pensi all’ortofrutta e ai seminativi. Va detto,
tuttavia, che se fino allo scorso decennio la diminuzione dei prezzi degli input agricoli anche se più lenta di quella
dei prezzi alla produzione, era compensata dagli incrementi fatti registrare dalla produttività agricola. Al contrario,
oggi si osserva come i prezzi degli input crescano in misura superiore rispetto a quelli dei prodotti agricoli e restano
alti per periodi più lunghi (INEA, 2011b). In questa particolare fase congiunturale, infatti, le variabili economiche
più importanti - la domanda di alimenti, l’evoluzione dei costi, la dinamica dei prezzi e, di conseguenza, la
formazione dei redditi - variano in accordo con dinamiche non controllabili da parte degli operatori del settore e
anche per questo sono particolarmente difficili da affrontare (INEA 2011). L’insieme di questi fattori può
contribuire a spiegare l’evoluzione dei dati sul potenziale produttivo delle imprese romane. In questa direzione, un
aspetto cruciale è legato alle caratteristiche strutturali delle imprese stesse, alle quali sono poste nuove sfide
connesse ad esempio ai nuovi ruoli che va assumendo l’agricoltura, come pure ai temi legati alla sostenibilità
ambientale che contribuiscono a determinare un quadro articolato e per certi aspetti nuovo per il nostro sistema
agroalimentare.
GLOSSARIO
• OTE (Orientamento Tecnico Economico): è determinato dall’incidenza percentuale del RLS delle varie
attività produttive rispetto al RLS totale dell’azienda.
• PLV (Produzione Lorda Vendibile): è la produzione che può essere venduta dall’azienda ed è pertanto
uguale alla produzione lorda totale meno la quota-parte riutilizzata nell’azienda stessa come mezzo di
produzione (reimpieghi aziendali). Secondo la metodologia contabile INEA, comprende anche i contributi
pubblici di qualsiasi natura (esclusi quelli in conto capitale): premi e sovvenzioni per coltivazioni, per
allevamenti, per i prodotti, per gli oneri (inclusi quelli finanziari); integrazioni di reddito (ad esempio, contributi
PAC); premi per calamità (esclusi gli indennizzi in conto capitale).
• RLS (Reddito Lordo Standard): è la differenza tra il valore standard della produzione delle varie attività
produttive e l’importo standard di alcuni costi specifici.
• RN (Reddito Netto): corrisponde alla remunerazione dell’imprenditore concreto per i fattori produttivi
apportati: è dato dalla Produzione Lorda Totale meno i costi variabili e i costi fissi.
• SAU (Superficie Agricola Utilizzata): è la superficie aziendale effettivamente coltivata; sono esclusi boschi,
orto familiare e tare.
• UBA (Unità Bestiame Adulto): è l’unità in base alla quale è espressa la consistenza media dell’allevamento
230
LO SCENARIO ECONOMICO
con riferimento alla vacca da latte che vale 1 UBA.
• UDE (Unità di Dimensione Europea): è definita in base al RLS totale dell’azienda ed è espressa in classi di
dimensione economica.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
1. Abitabile C., Scardera A. (a cura di), (2008), La rete contabile agricola nazionale RICA – da rete di assistenza
tecnica a fonte statistica, Collana INEA - I metodi RICA, Roma.
2. INEA (2010), Il campione RICA: metodologia di calcolo dei pesi e analisi dell’affidabilità delle stime, RICA Italia,
INEA, Roma.
3. INEA (2011), RICA: Flash 2008, INEA, Roma.
4. INEA (2011b), Annuario dell’Agricoltura Italiana, INEA Roma.
5. Istat (2011), 6° Censimento generale dell’agricoltura, Risultati provvisori, Istat, Roma
E. IL QUADRO SECONDO I DATI AGEA
a cura di Enrico Arcuri
Le dichiarazioni per la domanda unica di pagamento PAC 2010 hanno evidenziato, secondo i dati AGEA, una
superficie totale di 189.808,4 ettari, dei quali 158.308,8 risultano direttamente produttivi, mentre 31.499,6
costituiscono pascoli non seminabili e boschi non ad uso forestale. La superficie totale è così suddivisa:
Figura 5
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
Nella voce Altro sono compresi 718,8 ettari di prati seminabili, 570,8 ettari di pesche e percoche, 168,1 ettari di
vivai, nonché piccole superfici destinate a pere, pioppeti o altre colture permanenti.
Per le Superfici seminabili, pari a 105.421,2 ettari, non disponiamo di una suddivisione maggiormente dettagliata.
Il patrimonio olivicolo si attesta a 16.795,3 ettari pari all’8,8% del totale.
231
LO SCENARIO ECONOMICO
55,5%
8,8%
4,3%
2,6%
12,2%
13%
3,6%
Superfici seminabili
Olivo
Vite
Altro
Uso forestale (boschi)
Pascolo non seminabile
Uso non agricolo
RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE PROVINCIA DI ROMA
Gli Usi non agricoli costituiscono il 3,6% del totale, pari a 6.832,9 ettari, comprensivi anche di 644,9 ettari il cui uso
non è stato specificato. In particolare, va sottolineato che risulta prevalente la superficie occupata da fabbricati,
giardini ornamentali, cortili, strade, serre fisse, ecc. (3.619,1 ettari) su quella per tare ed incolti (capezzagne, cave,
terre sterili, ecc.) pari a 1.641,5 ettari e su quella occupata da acque (927,3 ettari).
È interessante vedere nel dettaglio come è composta la voce Vite che copre 8.122,2 ettari (4,3% del totale). Si
evidenzia, all’interno delle superfici vitate, la presenza di un 5,7% di impianti viticoli a doppia attitudine oppure a
destinazione da mensa.
Figura 6
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
La superficie agricola totale per titolo di possesso mostra una larga prevalenza della proprietà (49%) ed una
significativa quota di affitto (33%).
Figura 7
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEAFonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
Pur con le cautele con le quali è necessario trattare il dato AGEA riferito ai fascicoli aziendali, è possibile avanzare
una ripartizione percentuale delle aziende agricole per forma giuridica.
232
LO SCENARIO ECONOMICO
4,8%
94,3%
0,9%Vite
Vite da vino
Vite da mensa
RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA VITATA PROVINCIA DI ROMA
33%
49%
18%
Affitto
Proprietà
Altra forma
RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLA SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE PER TITOLO DI POSSESSOPROVINCIA DI ROMA
Figura 8
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
I dati forniti da AGEA ci consentono di presentare alcune caratteristiche dell’agricoltura della provincia di Roma
su base comunale, evidenziando le variazioni attraverso il confronto tra il dato del 5° Censimento agricoltura 2000
e quello delle dichiarazioni AGEA 2010, pur nella consapevolezza che il primo è un dato di fonte statistica ed il
secondo un dato di fonte amministrativa. Vengono individuate quattro categorie per la classificazione dei valori
delle variazioni in termini di numero di aziende, superficie agricola totale (SAT) e superficie agricola utilizzata
(SAU) intervenute nei comuni della provincia di Roma nell’intervallo 2000-2010:
1) VERDE SCURO TENUTA DELLA STRUTTURA AGRICOLA;
2) VERDE CHIARO DEBOLE RIDUZIONE DELLA STRUTTURA AGRICOLA;
3) GRIGIO MEDIA RIDUZIONE DELLA STRUTTURA AGRICOLA;
4) ROSSO FORTE RIDUZIONE DELLA STRUTTURA AGRICOLA.
In primo luogo, analizziamo la variazione del numero di aziende agricole:
Figura 9
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA.
233
LO SCENARIO ECONOMICO
MAPPA DELLE VARIAZIONI 2010/2000 NUMERO DI AZIENDE PROVINCIA DI ROMA
38%
1%
61%
Persona fisica
Persona giuridica
Ditta individuale
RIPARTIZIONE PERCENTUALE DELLE AZIENDE AGRICOLE PER FORMA GIURIDICA PROVINCIA DI ROMA
Risulta che l’area metropolitana presenta una sostanziale tenuta del numero di aziende agricole dal 2000 al 2010,
contrassegnata dal colore verde più scuro, (probabile segnale di una rilevante frammentazione aziendale).
Figura 10
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
Come si evidenzia dal confronto tra questa mappa e quella precedente, la riduzione della superficie agricola totale
è meno accentuata. Risulta maggiore della variazione del numero delle aziende agricole solo nelle aree provinciali
poste in territori di medio-alta collina e montagna.
Il dato è ancora diverso con riguardo alla superficie agricola utilizzata. Pur mantenendo nel complesso una minore
riduzione della SAU rispetto a quanto registrato per il numero di aziende, emergono numerosi comuni ed aree nelle
quali la diminuzione di SAU è molto significativa (colorazione grigia o rossa).
Figura 11
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
234
LO SCENARIO ECONOMICO
MAPPA DELLE VARIAZIONI 2010/2000 SUPERFICIE AGRICOLA TOTALE PROVINCIA DI ROMA
MAPPA DELLE VARIAZIONI 2010/2000 SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA PROVINCIA DI ROMA
Per comprendere il significato dell’indice di specializzazione, partiamo dall’ipotesi per cui esso sia pari a zero nel
caso in cui il comune amministrativo, rispetto al totale della provincia, abbia un’incidenza nella singola coltivazione
uguale a quella che si registra rispettivamente per la SAU. Allo stesso modo, se il peso del comune sulla provincia
nella specifica coltivazione/allevamento è superiore/inferiore a quello complessivo della SAU/UBA esso è
specializzato/despecializzato. Con estremi pari a +1 (massima specializzazione) e -1 (massima despecializzazione).
Vengono individuate quattro categorie per la classificazione dei valori degli ISP dei comuni:
1) AZZURRO forte non specializzazione (con valori ISP compresi tra -1 e -0,5);
2) CELESTE debole non specializzazione (con valori ISP compresi tra -0,5 e 0);
3) CREMA debole specializzazione (con valori ISP compresi tra 0 e 0,5);
4) MARRONE forte specializzazione (con valori ISP compresi tra 0,5 e1).
Figura 12
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
L’indice di specializzazione dei comuni della provincia di Roma, per le superfici destinate alla coltivazione dei
seminativi, conferma quanto era stato evidenziato anche dal Censimento Istat 2000: una debole specializzazione
nelle aree di pianura e di collina litoranea, con un rilievo assunto da alcuni comuni della valle del Tevere e dell’area
casilino-prenestina.
Nelle due figure che seguono, l’indice di specializzazione mostra per l’olivo l’importanza della Sabina (con una
fascia vasta che va dalla valle del Tevere all’area prenestina) e per la vite si conferma la centralità dei Castelli
Romani e Cerveteri.
235
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP INDICE DI SPECIALIZZAZIONE SEMINATIVI PROVINCIA DI ROMA
Figura 13
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
Figura 14
Fonte: elaborazioni su dati di fonte AGEA
236
LO SCENARIO ECONOMICO
ISP INDICE DI SPECIALIZZAZIONE OLIVO PROVINCIA DI ROMA
ISP INDICE DI SPECIALIZZAZIONE VITE PROVINCIA DI ROMA
F. L’ANDAMENTO DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI DI QUALITÀ DOP E IGP
NELLA PROVINCIA DI ROMA NEL PERIODO 2005-2010
a cura di Mario Adua
INTRODUZIONE
L’evoluzione dei prodotti agroalimentari di qualità DOP (Denominazione di origine controllata) e IGP (Indicazione
geografica protetta) nella provincia di Roma durante il periodo 2005-2010 viene studiata elaborando i dati
pubblicati dall’Istat (Istituto nazionale di statistica) e relativi alla specifica rilevazione statistica “Prodotti
agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG”.
Si tratta di una indagine statistica ufficiale di tipo amministrativo, svolta a cadenza annuale, che fornisce dati
provinciali. La rilevazione viene condotta in collaborazione con il MiPAAF (Ministero delle politiche agricole,
alimentari e forestali) presso gli Organismi di controllo delle DOP, IGP e STG.
SINTESI
Nel periodo 2005-2010, le aziende agricole romane che producono derrate vegetali e animali che, tal quali o trasformate,
costituiscono prodotti DOP e IGP aumentano da 70 a 149 (+79 unità, apri a +112,9%); contemporaneamente i
trasformatori del comparto crescono da 63 a 110 (+47 imprese, pari a +74,6%).
Gli allevamenti zootecnici interessati salgono da 11 a 66 (+55 strutture, pari a +500,0%). Risulta invece in calo la
superficie agricola investita nel comparto delle DOP e IGP; infatti gli ettari si riducono da 1.176 a 705 (-471 ettari,
pari a -40,1%).
La provincia di Roma è ricca di ben 20 prodotti DOP e IGP (vini esclusi) che comprendono 11 denominazioni
proprie del territorio (Pecorino Romano, Mozzarella di Bufala Campana, Ricotta Romana, Ricotta di Bufala
Campana, Vitellone bianco dell’Appennino Centrale, Abbacchio Romano, Olio extra vergine di oliva Sabina, Pane
casareccio di Genzano, Carciofo Romanesco del Lazio, Kiwi di Latina, Nocciola Romana) alle quali si aggiungono,
solo per la prima fase della filiera, altri 9 prodotti di origine.
A fronte di tanta potenzialità, si riscontra che:
• non tutti i prodotti sono attivi (ovvero effettivamente prodotti);
• fra i prodotti attivi, pochi presentano una consistenza rilevante.
Nel periodo esaminato, le DOP e IGP romane costituiscono una “piccola nicchia” che, pur se nel suo ambito cresce
molto, aumenta assai poco sia come consistenza in termini assoluti, sia rispetto ad altre province e regioni.
È opportuno precisare, inoltre, che non tutti i produttori assoggettati (di seguito indicati semplicemente come
produttori) producono in realtà effettivamente la denominazione di riferimento. Questa considerazione vale anche
per le voci allevamenti, superficie e trasformatori.
237
LO SCENARIO ECONOMICO
L’ANDAMENTO DELLE DOP E IGP A ROMA E NEL LAZIO NEL PERIODO 2005-2010
Il confronto dell’evoluzione per il settore delle DOP e IGP di Roma e del Lazio viene svolto in base alle variazioni
sia assolute che percentuali. Considerando i settori più consistenti si evidenziano ancor meglio le differenze
riscontrate fra la provincia di Roma e la regione Lazio in complesso (Tavola 1). In particolare nel periodo 2005-2010,
per produttori, superfici, allevamenti e trasformatori, il confronto mette in luce i seguenti andamenti:
Tavola 1
Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010
PRODUTTORI
Carni fresche: Roma14, Lazio (+298 aziende agricole, pari a +248,3%)
Altri prodotti di origine animale: Roma (+30 aziende agricole, pari a +1.000,0%), Lazio (+105 aziende agricole,
pari a +3.500,0%)
Oli extra vergine di oliva: Roma (+29 aziende agricole, pari a +61,7%), Lazio (+202 aziende agricole, pari a +17,1%)
Totale: Roma (+79 aziende agricole, pari a +112,9%), Lazio (+569 aziende agricole, pari a +26,6%).
238
LO SCENARIO ECONOMICO
PROVINCIA DI ROMA PRODUTTORI ALLEVAMENTI SUPERFICIE TRASFORMATORI
SETTORI 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni
Assolute % Assolute % Assolute % Assolute %
Carni fresche - 28 28 - - 28 28 - - - - - 29 57 28 96,6Preparazioni di carni 5 3 -2 -40,0 5 3 -2 -40,0 - - - - 11 7 -4 -36,4Formaggi 3 2 -1 -33,3 3 2 -1 -33,3 - - - - - 2 2 -Altri prodotti di origineanimale 3 33 30 1.000,0 3 33 30 1.000,0 - - - - 3 7 4 133,3Ortofrutticoli e cereali 12 7 -5 -41,7 - - - - 110,06 34,88 -75,18 -68,3 2 2 - -Olii extra vergine di oliva 47 76 29 61,7 - - - - 1.066,29 670,30 -395,99 -37,1 15 27 12 80,0Aceti diversi dagli aceti di vino - - - - - - - - - - - - - 1 1 -Prodotti di panetteria - - - - - - - - - - - - 3 7 4 133,3
Totale 70 149 79 112,9 11 66 55 500,0 1.176,35 705,18 -471,17 -40,1 63 110 47 74,6
REGIONE LAZIO PRODUTTORI ALLEVAMENTI SUPERFICIE TRASFORMATORI
SETTORI 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni 2005 2010 Variazioni
Assolute % Assolute % Assolute % Assolute %
Carni fresche 120 418 298 248,3 120 420 300 250,0 - - - - 50 99 49 98,0Preparazioni di carni 26 17 -9 -34,6 26 17 -9 -34,6 - - - - 11 7 -4 -36,4Formaggi 764 616 -148 -19,4 783 619 -164 -20,9 - - - - 16 26 10 62,5Altri prodotti di origineanimale 3 108 105 3.500,0 3 108 105 3.500,0 - - - - 3 11 8 266,7Ortofrutticoli e cereali 48 169 121 252,1 - - - - 371,30 672,62 301,32 81,2 3 19 16 533,3Olii extra vergine di oliva 1.182 1.384 202 17,1 - - - - 3.953,18 4.132,06 178,88 4,5 66 127 61 92,4Aceti diversi dagli acetidi vino - - - - - - - - - - - - - 2 2 -Prodotti di panetteria - - - - - - - - - - - - 3 7 4 133,3
Totale 2.143 2.712 569 26,6 932 1.164 232 24,9 4.324,48 4.804,68 480,20 11,1 152 298 146 96,1
OPERATORI DEI PRODOTTI DI QUALITÀ DOP E IGP PER SETTORE A ROMA E NEL LAZIOANNI 2005 E 2010 (superficie in ettari)
14 Non presente nel 2005
SUPERFICIE
Oli extra vergine di oliva: Roma (-396 ettari, pari a -37,1%), Lazio (+179 ettari, pari a +4,5%)
ALLEVAMENTI
Carni fresche: Roma 1, Lazio (+300 strutture, pari a +250,0%)
Altri prodotti di origine animale: Roma (+30 strutture, pari a +1.000,0%), Lazio (+105 strutture, pari a +3.500,0%)
Totale: Roma (+55 strutture, pari a +500,0%), Lazio (+232 strutture, pari a +24,9%).
TRASFORMATORI
Carni fresche: Roma (+28 imprese, pari a +96,6%), Lazio (+49 imprese, pari a +98,0%)
Altri prodotti di origine animale: Roma (+4 imprese, pari a +133,3%), Lazio (+8 imprese, pari a +266,7%)
Oli extra vergine di oliva: Roma (+12 imprese, pari a +80,0%), Lazio (+61 imprese, pari a +92,4%)
Totali: Roma (+47 imprese, pari a +74,6%), Lazio (+146 imprese, pari a +96,1%).
A livello percentuale si evidenzia come complessivamente i produttori e gli allevamenti aumentano più a Roma
che nel Lazio; viceversa, i trasformatori crescono più nel Lazio che a Roma. In termini assoluti, l’aumento di Roma
appare più limitato rispetto a quello regionale, specie per il numero dei produttori; per quanto riguarda la
superficie, mentre Roma cala, il Lazio aumenta.
239
LO SCENARIO ECONOMICO
L’ANDAMENTO DELLE DOP E IGP NELLA PROVINCIA DI ROMA
L’analisi riguarda principalmente l’andamento dei tre settori più consistenti (Carni fresche, Altri prodotti di origine
animale e Oli extra vergine di oliva); si accenna solamente ad altri prodotti che, pur se tipicamente romani come il
Pane casareccio di Genzano, non riescono ancora a decollare.
CARNI FRESCHE
Il settore delle Carni fresche per la produzione zootecnica primaria (allevamento) è costituito unicamente dalla
DOP Abbacchio Romano che, non ancora riconosciuta nel 2005, conta a fine 2010, 28 produttori e altrettanti
allevamenti con una consistenza di 25,7 mila capi ovini da carne destinati alla DOP (Tavola 2).
Nel settore delle Carni fresche che, operano anche 57 trasformatori (erano 29 nel 2005) che, in 112 impianti,
lavorano oltre all’Abbacchio Romano, anche il Vitellone bianco dell’Appennino centrale.
Tavola 2
Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010
240
LO SCENARIO ECONOMICO
OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE CARNI FRESCHE (superficie in ettari)ANNI 2005 E 2010
OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %CARNI
2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA
PRODUTTORI (1) (2)
Aziende agricole - 28 120 418 2.722 6.287 28 298 3.565 - 248,3 131,0Allevamenti - 28 120 420 2.743 6.333 28 300 3.590 - 250,0 130,9Capi allevatiBovini - - 398 142 14.190 12.565 - -256 -1.625 - -64,3 -11,5Ovini - 25.676 - 93.957 - 904.801 25.676 93.957 904.801 - - -TRASFORMATORI (1) (3)
TotaleImprese 29 57 50 99 703 949 28 49 246 96,6 98,0 35,0Impianti n.d. 112 n.d. 182 n.d. 1.939 n.d. n.d. n.d. - - -MacellatoriImprese - - 7 14 89 93 - 7 4 - 100,0 4,5Impianti - - n.d. 14 n.d. 94 - n.d. n.d. - - -PorzionatoriImprese 24 52 37 79 566 788 28 42 222 116,7 113,5 39,2Impianti n.d. 55 n.d. 84 n.d. 899 n.d. n.d. n.d. - - -ElaboratoriImprese 29 53 43 78 616 820 24 35 204 82,8 81,4 33,1Impianti n.d. 57 n.d. 84 n.d. 946 n.d. n.d. n.d. - - -
TOTALE 29 85 170 517 3.425 7.236 56 347 3.811 193,1 204,1 111,3
(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione(2) - Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti(3) - Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione
n.d. - Dato non disponibile
ALTRI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE
La Ricotta di Bufala Campana non viene prodotta nell’Agro Romano, pertanto il settore è costituito unicamente
dalla Ricotta Romana il cui sistema produttivo si basa su 33 produttori (erano 3 nel 2005) con altrettanti allevamenti
a cui fanno capo 19,6 mila ovini da latte (Tavola 3).
Sono presenti anche 7 trasformatori (erano 3 nel 2005) con 14 impianti di cui 7 caseifici e 7 stabilimenti per il
confezionamento.
Tavola 3
Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010
241
LO SCENARIO ECONOMICO
OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE ALTRI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE ANNI 2005 E 2010
OPERATORI ALTRIPRODOTTI DI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI%
ORIGINE ANIMALE 2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA
PRODUTTORI (1) (2)
Aziende agricole 3 33 3 108 47 193 30 105 146 1.000,0 3.500,0 310,6Allevamenti 3 33 3 108 47 196 30 105 149 1.000,0 3.500,0 317,0Bufalini - - n.d. 6.133 n.d. 18.575 - n.d. n.d. - - -Ovini n.d. 19.582 n.d. 34.004 n.d. 34.004 n.d. n.d. n.d. - - -TRASFORMATORI (1) (3)
TotaleImprese 3 7 3 11 14 28 4 8 14 133,3 266,7 100,0Impianti n.d. 14 n.d. 22 n.d. 54 n.d. n.d. n.d. - - -CaseificatoriImprese 3 7 3 11 3 17 4 8 14 133,3 266,7 466,7Impianti n.d. 7 n.d. 11 n.d. 17 n.d. n.d. n.d. - - -PreparatoriImprese - - - - 11 11 - - - - - -Impianti - - - - - 11 - - 11 - - -ConfezionatoriImprese - 7 - 11 - 26 7 11 26 - - -Impianti - 7 - 11 - 26 7 11 26 - - -OPERATORITotale n.d. 39 n.d. 117 n.d. 210 n.d. n.d. n.d. - - -di cui allevatori etrasformatori n.d. 1 n.d. 2 n.d. 11 n.d. n.d. n.d. - - -.811 193,1 204,1 111,3(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione(2) - Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti(3) - Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione
n.d. - Dato non disponibile
OLI EXTRA VERGINE DI OLIVA
La filiera romana dell’Olio extra vergine di oliva comprende esclusivamente la DOP Sabina prodotta da 76
olivicoltori (+29 unità, pari a +61,7% rispetto al 2005) che coltivano 670 ettari (-396 ettari, pari a -37,1%) (Tavola 4).
Operano anche 27 trasformatori (+12 unità, pari a +80,0%) con 32 impianti di trasformazione che comprendono 10
frantoi e 22 stabilimenti di imbottigliamento. Complessivamente nel 2010 gli operatori della filiera sono 84, di cui
19 sono sia produttori sia trasformatori.
Tavola 4
Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010
GLI ALTRI SETTORI
Complessivamente fra formaggi, preparazioni di carni, ortofrutticoli e prodotti di panetteria sono attivi 12
produttori (erano 20 nel 2005) e 18 trasformatori (-2 unità rispetto al 2005) (Tavole 5, 6, 7 e 8).
Anche un prodotto romano tipico e conosciuto quale è il Pane casareccio di Genzano coinvolge appena 7 operatori.
242
LO SCENARIO ECONOMICO
OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE OLI EXTRA VERGINE (superficie in ettari)ANNI 2005 E 2010
OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %OLII
2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA
PRODUTTORI (1)
Aziende agricole 47 76 1.182 1.384 17.354 19.891 29 202 2.537 61,7 17,1 14,6Superficie olivicola 1.066,29 670,30 3.953,18 4.132,067 8.072,349 8.091,87 -396 179 20.020 -37,1 4,5 25,6TRASFORMATORIImprese 15 27 66 127 1.575 1.641 12 61 66 80,0 92,4 4,2Impianti n.d. 32 n.d. 183 n.d. 2.489 n.d. n.d. n.d. - - -MolitoriImprese 9 10 27 85 917 1.042 1 58 125 11,1 214,8 13,6Impianti n.d. 10 n.d. 85 n.d. 1.115 n.d. n.d. n.d. - - -ImbottigliatoriImprese 8 22 47 96 1.022 1.293 14 49 271 175,0 104,3 26,5Impianti n.d. 22 n.d. 98 n.d. 1.374 n.d. n.d. n.d. - - -OPERATORITotale n.d. 84 n.d. 1.463 n.d. 20.853 n.d. n.d. n.d. - - -di cui produttori e trasformatori n.d. 19 n.d. 48 n.d. 679 n.d. n.d. n.d. - - -
(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicata la superficie e/o l’impianto di trasformazione
n.d. - Dato non disponibile
Tavola 5
Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010
Tavola 6
Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010
243
LO SCENARIO ECONOMICO
OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE FORMAGGI (superficie in ettari) - ANNI 2005 E 2010
OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %FORMAGGI
2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA
PRODUTTORI (1) (2)
Aziende agricole 3 2 764 616 17.546 32.432 -1 -148 14.886 -33,3 -19,4 84,8Allevamenti 3 2 783 619 20.690 35.496 -1 -164 14.806 -33,3 -20,9 71,6Capi allevatiBovini - - - - - 1.740.24 - - 1.740.24 - - -Bufalini - 1.090 - 55.739 - 240.778 1.090 55.739 240.778 - - -Ovini - - - 39.71 - 2.970.46 - 39.71 2.970.46 - - -Caprini - - - 1.000 - 3.053 - 1.000 3.053 - - -TRASFORMATORI (1) (3)
Imprese - 2 16 26 1.920 1.699 2 10 -221 - 62,5 -11,5Impianti - 3 n.d. 47 n.d. 2.936 3 n.d. n.d. - - -OPERATORITotale - 4 780 642 n.d. 33.927 4 -138 n.d. - -17,7 -di cui allevatori e trasformatori - - - - n.d. 204 - - n.d. - - -
(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione(2) - Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti(3) - Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione
n.d. - Dato non disponibile
OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE PREPARAZIONI DI CARNI - ANNI 2005 E 2010
OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %PREPARAZIONI DI
2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA
PRODUTTORI (1) (2)
Aziende agricole 5 3 26 17 5.017 3.917 -2 -9 -1.100 -40,0 -34,6 -21,9Allevamenti 5 3 26 17 5.807 5.048 -2 -9 -759 -40,0 -34,6 -13,1SuiniScrofe 350 25 2.335 1.299 673.823 668.696 -325 -1.036 -5.127 -92,9 -44,4 -0,8Posti ingrasso 7.000 6.000 71.410 49.730 8.244.825 8.654.528 -1.000 -21.680 409.703 -14,3 -30,4 5,0Oche - - - - - 6.970 - - 6.970 - - - TRASFORMATORI (1) (3)
Imprese 11 7 11 7 670 691 -4 -4 21 -36,4 -36,4 3,1Impianti n.d. 7 n.d. 7 n.d. 926 n.d. n.d. n.d. - - -Totale 16 10 37 24 5.687 4.608 -6 -13 -1.079 -37,5 -35,1 -19,0
(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione(2) - Un’azienda agricola può condurre uno o più allevamenti(3) - Un trasformatore può svolgere una o più attività di trasformazione
n.d. - Dato non disponibile
CARNI
Tavola 7
Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010
Tavola 8
Fonte: Istat, Rilevazione sui prodotti agroalimentari di qualità DOP, IGP e STG - Anni 2005 e 2010
CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI
In base alle informazioni ufficiali pubblicate dall’Istat è possibile sottolineare i seguenti aspetti:
• i prodotti agroalimentari di qualità DOP e IGP costituiscono nella provincia di Roma una “piccola nicchia”
peraltro suddivisa fra diversi settori e filiere;
• nel corso del periodo 2005-2010 si registra complessivamente un aumento degli operatori (+79 produttori e
+47 trasformatori) e una variazione della struttura (+55 allevamenti e -471 ettari);
244
LO SCENARIO ECONOMICO
OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE ORTOFRUTTICOLI E CEREALI (superficie in ettari)ANNI 2005 E 2010
OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %ORTOFRUTTICOLI
2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA
PRODUTTORI Aziende agricole 12 7 48 169 11.561 16.499 -5 121 4.938 -41,7 252,1 42,7Superficie 110,06 34,88 371,30 672,62 25.100,29 47.636,54 -75 301 22.536 -68,3 81,2 89,8TRASFORMATORI (1)
Imprese 2 2 3 19 620 949 - 16 329 - 533,3 53,1Impianti n.d. 2 n.d. 19 n.d. 978 n.d. n.d. n.d. - - -OPERATORITotale n.d. 8 n.d. 185 n.d. 16.982 n.d. n.d. n.d. - - -di cui produttori e trasformatori n.d. 1 n.d. 3 n.d. 466 n.d. n.d. n.d. - - -
(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicata la superficie e/o l’impianto di trasformazione
n.d. - Dato non disponibile
CEREALI
OPERATORI IN COMPLESSO, PER IL SETTORE PANETTERIA (superficie in ettari) - ANNI 2005 E 2010
OPERATORI ROMA LAZIO ITALIA VARIAZIONI ASSOLUTE VARIAZIONI %PRODOTTI DI
2005 2010 2005 2010 2005 2010 ROMA LAZIO ITALIA ROMA LAZIO ITALIA
PRODUTTORI (1)
Aziende agricole - - - - 161 47 - - -114 - - -70,8Superficie - - - - 5.479,85 1.368,70 - - -4.111,15 - - -75,0TRASFORMATORI (1)
Imprese 3 7 3 7 29 34 4 4 5 133,3 133,3 17,2Impianti n.d. 7 n.d. 7 n.d. 40 n.d. n.d. n.d. - - -Totale Operatori - 7 - 7 - 81 7 7 81 - - -
(1) - Le aziende agricole e i trasformatori sono ripartiti per provincia ove è ubicato l’allevamento e/o l’impianto di trasformazione
n.d. - Dato non disponibile
PANETTERIA
• i dati assoluti (149 produttori, con 66 allevamenti e 1.176 ettari utilizzati, e 110 trasformatori), confermano le
caratteristiche di “piccola nicchia” delle DOP e IGP nel comparto agroalimentare romano;
• a fronte di ben 11 DOP e IGP che si possono produrre in toto nell’Agro Romano, i prodotti riconosciuti con
una filiera consistente in attività sono pochissimi;
• solamente l’Abbacchio Romano, la Ricotta Romana e l’Olio extra vergine di oliva Sabina si configurano come
prodotti di una certa entità, per quanto i valori assoluti permangono alquanto modesti;
• numerose DOP e IGP, che si possono produrre nella provincia di Roma, non decollano neanche nell’ambito
della nicchia che complessivamente rappresentano;
• a fronte di un gran numero di prodotti riconosciuti, che indica la potenzialità delle singole filiere DOP e IGP
nella provincia di Roma, la risposta dei produttori e dei trasformatori è, ad oggi, molto relativa;
• nonostante gli sforzi, anche economici della Regione, degli Enti locali e dell’ARSIAL (Azienda regionale per lo
Sviluppo e l’innovazione dell’Agricoltura del Lazio), sono pochi gli operatori che hanno imboccato con
decisione e convinzione la strada dei marchi europei;
• qualcosa non ha funzionato, ma molto si può ancora fare perché la qualità delle produzioni agroalimentari
rappresenta uno sbocco importante e determinante per la tenuta e lo sviluppo del settore agroalimentare
romano, laziale e nazionale.
245
LO SCENARIO ECONOMICO