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a cura di - Sito web istituzionale del Comune di Ferrara · Introduzione Molto si è scritto e raccontato sui Cavalieri Templari negli ultimi tempi, tanto che i cosiddetti “monaci

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a cura diFrancesco Scafuri

TEMPLARI A FERRARA

tra storia e leggenda

Testi di

Gianluca Lodi, Carlo Magri, Francesco Scafuri, Paolo Sturla Avogadri

Comune di FerraraAssessorato alla Cultura

Assessorato ai Beni Monumentali

Con il patrocinio dell’Associazione De Humanitate Sanctae Annae

2017

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Introduzione

Molto si è scritto e raccontato sui Cavalieri Templari negli ultimi tempi, tanto che i cosiddetti “monaci guerrieri”sono stati al centro dell'attenzione di cinema, tv, inchieste giornalistiche e pubblicazioni, destando semprenotevole curiosità e interesse, anche se spesso si è badato più a illustrare le leggende che da sempre liaccompagnano, piuttosto che le loro vere vicende.Per quanto riguarda Ferrara, i legami che “i mitici Cavalieri” ebbero con la città e la sua storia sono ancoraoggi poco conosciuti. Per cominciare a colmare questa lacuna, il 20 settembre 2013 si tenne un convegnonella Sala Estense dal titolo “Templari a Ferrara tra storia e leggenda”, cui seguì il 9 maggio 2014un’escursione serale per le vie del centro, che consentì ai tanti intervenuti di vedere sotto una nuova luce iluoghi della città legati all’Ordine Templare, offrendo contemporaneamente alle guide turistiche cittadinespunti per nuovi itinerari da proporre ai visitatori.In entrambe le iniziative, organizzate dall'associazione De Humanitate Sanctae Annae e dal Comune diFerrara attraverso l'Ufficio Ricerche Storiche, intervennero in qualità di relatori alcuni esperti in diversediscipline, come Gianluca Lodi, Carlo Magri, Francesco Scafuri e Paolo Sturla Avogadri. Agli incontriparteciparono centinaia di persone, decretando il successo dei due appuntamenti culturali.In seguito all’interesse manifestato da più parti, l’Amministrazione Comunale e il Liceo Scientifico “AntonioRoiti” di Ferrara hanno deciso di divulgare al più vasto pubblico di ComunEbook, pressoché integralmente, larelazione di Sturla edita nel volume degli atti dell’Accademia delle Scienze di Ferrara (anno Accademico 189,volume 89, anno 2011-2012), proposta poi dallo studioso in forma ampliata al convegno del 2013. Assieme altesto di questo autore, uno dei massimi conoscitori dell’argomento non solo a livello locale, si è pensato dipubblicare gli interventi inediti che Lodi, Magri e Scafuri proposero al pubblico in occasione del meeting del2013, riassunti soltanto in alcune parti al fine di coinvolgere il vasto pubblico di appassionati e di lettori piùgiovani, e con la sola aggiunta della bibliografia.Oltre che degli aspetti mitici e misteriosi, gli autori si occupano in questo libro digitale soprattutto dei legamiche i Cavalieri del Tempio ebbero con Ferrara e con alcune chiese sotto la loro giurisdizione, ricordando allostesso tempo gli ospizi e gli ospedali fondati nel nostro territorio proprio accanto a quegli edifici di culto, attivicome ricoveri per malati e pellegrini; senza dimenticare, in un panorama più generale, l’appassionantemondo della cinematografia, spesso alle prese con le vicende storiche e leggendarie dei “monaci guerrieri”.Si tratta quindi di un lavoro di squadra, che ha permesso di unire le conoscenze della materia per offrire, conun'esposizione semplice ma precisa e rigorosa, verità poco note sulla presenza templare a Ferrara. Lapubblicazione che vi presentiamo, lungi dal voler essere esaustiva, aspira tuttavia ad offrire un primomomento di conoscenza di un argomento che negli ultimi anni ha appassionato tanti lettori, incentivandocontemporaneamente studiosi e ricercatori ferraresi ad approfondire ulteriormente i vari temi legati ai Templariaffrontati in questa occasione.In conclusione, sembrano particolarmente significative le parole che il sindaco Tiziano Tagliani usò inoccasione della presentazione del convegno presso la Sala Estense, di cui questo libro, come accennato,ripropone in gran parte i contenuti:“Questa iniziativa si presenta come un’originalissima coesione di diversi studi ed esperienze sul tema, chesarà sicuramente in grado sia di calamitare l'inesaurib ile curiosità dei ferraresi per la storia della nostra città,sia di restituire un po’ di verità sulla presenza dei Templari a Ferrara".

Francesco Scafuri

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Ringraziamenti

Gli autori desiderano ringraziare il sindaco Tiziano Tagliani, il vice sindaco Massimo Maisto e l’assessore aiBeni Monumentali del Comune di Ferrara Aldo Modonesi per aver appoggiato e condiviso le iniziative suiTemplari, nel quadro della valorizzazione della cultura, dei beni architettonici e della storia della città.

Un ringraziamento particolare è rivolto all’associazione culturale De Humanitate Sanctae Annae per averpatrocinato questo volume digitale e a Massimo Masotti, già presidente del sodalizio e “mitica voce narrante”durante il convegno del 2013 e l’escursione serale del 2014 dedicati ai Templari a Ferrara. Esprimono, inoltre,sentita riconoscenza nei confronti di Riccardo Modestino, attuale presidente, che con entusiasmo ecompetenza è impegnato nel coordinamento delle attività della prestigiosa associazione.

Si ringrazia l’Accademia delle Scienze di Ferrara che ha autorizzato la pubblicazione pressoché integrale dellarelazione “Templari e Adelardi. La conferma del legame”, tenuta da Paolo Sturla Avogadri durante la sedutaaccademica del 10 ottobre 2012, testo edito nel volume degli Atti dell’Accademia delle Scienze di Ferrara,anno Accademico 189, volume 89, anno 2011-2012

Un grazie speciale al direttore della Biblioteca Comunale Ariostea Enrico Spinelli e ai suoi collaboratori MirnaBonazza e Luca Taddia, nonché a Marcella Moggi dell’Ufficio Ricerche Storiche (Servizio Beni Monumentali delComune di Ferrara).

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Paolo Sturla Avogadri

Templari e Adelardi:la conferma del legame*

Il 2012 segna una fatale ricorrenza nella storiografia dei leggendari Cavalieri Templari: il settecentesimoanniversario da quando, il 3 Aprile 1312 a Vienne, nel Delfinato, nel corso di un Concilio, adulterato eorganizzato per l’occasione, veniva emanata la Bolla papale “Vox clamantis” che, pur se velata dall'eufemismodi “Provvedimento Amministrativo Apostolico”, scioglieva d’autorità, inderogabilmente, il loro Ordine. La logica vorrebbe che la “polvere del tempo”, accumulatasi per tanti secoli, ne coprisse e ne cancellasseogni vestigia, ogni possibile ricordo. Ma spesso, è proprio quell’ineluttabile fatalità, che noi chiamiamoconvenzionalmente “contrappasso”, a mantenere vivo il bruciante ricordo di un’ingiustizia. Così, dei Templariancora se ne parla, e tanto, quasi ogni giorno, attraverso tutti i media disponibili, disattendendo il disegno dicoloro (principalmente il re di Francia Filippo IV “il Bello” e papa Clemente V) che si resero promotori, con ognimezzo, del loro annientamento e di chi (papa Giovanni XXII), non sufficientemente pago, ne decretò anche la“damnatio memoriae” cancellando, non soltanto ogni loro possibile testimonianza, ma eliminando, nelcontempo, anche preziosi documenti di storico interesse. E, in parte, ciò stava accadendo anche a Ferrara.Persino il ricordo delle loro imprese meritorie doveva essere dimenticato, o peggio, attribuito ad altre entità.Come nel caso della traslazione della Santa Casa da Nazareth a Loreto ad opera degli angeli (proprio quellicon le ali) giocando sull’omonimia della committente: Elena Angeli Comneno, duchessa di Atene, cheincaricò i Templari, in tempo utile perché non cadesse in mano dei musulmani, di quell’avventurosotrasferimento che, in realtà, non avvenne “per manus angelorum”, come vorrebbe l’ormai secolare econsolidata tradizione, ma via mare (Fig. 1) dal 1291 al 1294(1). Non era certamente più tollerabile continuarea lasciare a degli “eretici” il merito del salvataggio di una così importante reliquia della Cristianità(2).L’abolizione dell’Ordine non fu un avvenimento indolore: fece registrare un po’ ovunque pesanti ripercussionidi carattere sociale ed economico, culminate con le carestie(3) seguite dalla terribile epidemia di peste nerache decimò gran parte della popolazione in tutta Europa. Soltanto nel Ferrarese ci furono circa 10.000 vittime.Anche a Ferrara, dove i nostri Cavalieri contavano una consistente presenza e godevano di unanime stima, lemisure fortemente repressive nei loro confronti, attuate dal Marchese Azzo VIII, certamente in ossequio allasua recente acquisita parentela con la Casa regnante francese(4), contribuirono non poco alla perdita dellaSignoria da parte degli Estensi e alla loro cacciata dalla città. Egual sorte toccò al Vescovo Guido Capello,creatura papale ed inquisitore domenicano, che dovette riparare a Bologna(5).Anche il nostro Sommo Poeta, loro grande estimatore, non potendo fare di più(6), etichettò, ponendoli perl’eternità nella Divina Commedia, papa Clemente V e re Filippo, paragonandoli rispettivamente ad un “nuovoGiasone” e ad un “nuovo Pilato”:

Nuovo Jason sarà, di cui si legge / Né Maccabei: e come a quel fu molle / Suo re, così fia a lui che Franciaregge…

(Inferno, canto XIX, 85-87)

Veggio il nuovo Pilato sì crudele / Che ciò nol sazia, ma, senza decreto, / Porta nel Tempio le cupide vele. / OSignor mio, quando sarò io lieto / A veder la vendetta, che, nascosa, / fa dolce l’ira tua nel tuo segreto?

(Purgatorio, canto XX, 91-96)

Quando si parla dei Templari, sembra che un’atmosfera gravida di mistero cali intorno a noi, invogliandoci asaperne sempre di più: si parla di tesori nascosti e mai più ritrovati, di ricerche archeologiche effettuate perdieci anni, dai primi nove Cavalieri, nei sotterranei del Tempio di Salomone a Gerusalemme(7); del SantoGraal, dell’Arca dell’Alleanza(8), della Sacra Sindone(9); del ritrovamento dei Vangeli gnostici coevi dei “rotoli”(10)

rinvenuti a Nag Hammadi (1945) e a Qumran sul Mar Morto (1947); del loro sostegno alle Confraternite deiCostruttori delle Cattedrali gotiche(11); della loro presenza in America, in quella meridionale in particolare, dovepare possedessero miniere d’argento(12); di loro quali costruttori del “pozzo del tesoro” ad Oak Island in NuovaScozia (Canada); del loro intervento determinante nelle battaglie vittoriose di Bannockbourn pressoEdimburgo nel 1314 e, l’anno seguente, di Morgarten nella “nascente” Confederazione Elvetica(13); di loro,persino, quali adoratori di una testa barbuta ovvero di un idolo chiamato “Bafometh”(14); del loro rapporto conmisteriosi personaggi come il Veglio della Montagna, signore della fortezza di Alamuth (Siria); dellamaledizione scagliata da Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro, mentre si consumava sul rogo la sera del18 Marzo 1314(15). Queste sono soltanto alcune delle tante leggende e dicerie fiorite, e tuttora perduranti, intorno alla storia dei

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Cavalieri rossocrociati. Saranno forse soltanto favole, ma tutte le recenti, accurate ed obbiettive ricerche inmerito non sono riuscite finora a smentirle, come neppure a confermarle. Certo è che tutta la vita dell’Ordine,fin dalla data della sua fondazione, è avvolta dal mistero, al punto da non riuscire quasi più a scindere la storiadalla leggenda, tanto è sottile e frastagliata la “border line”, la linea di confine, che dovrebbe distinguerle.

I Templari nella storia

Dopo la conquista di Gerusalemme (1099) e la fondazione del regno cristiano, la maggior parte dei Crociatiinizia a tornare alle proprie case in tutt’Europa, lasciando la Terrasanta sguarnita ed i pellegrini, che vi sirecavano per devozione nei Luoghi Santi, alla mercè di briganti e predoni.Così, sul finire dell’anno 1118(16) nove cavalieri franco-fiamminghi, “devoti, religiosi ed in timore di Dio”,capeggiati da Hugo de Payns, si presentarono a Baldovino II, da poco divenuto re di Gerusalemme, e sicostituirono in comunità religiosa prendendo i voti monastici di “povertà, castità ed obbedienza” al cospetto diGuermondo, Patriarca di Gerusalemme, e la denominazione di “Pauperes Milites Christi” (Poveri Cavalieri diCristo). Le loro finalità erano: proteggere i pellegrini dalle vessazioni dei briganti e degli infedeli e presidiare lestrade e i pozzi d’acqua. Il sovrano li accolse con grande benevolenza e cedette loro, quale residenza, unaparte del suo palazzo edificato ad El-Aksa, sulle antiche vestigia del famoso Tempio di Salomone; da questo ilnome indicativo di “Templari” che diverrà in seguito emblematico e definitivo.I primi dieci anni di loro permanenza a Gerusalemme sono veramente enigmatici, non se ne sa nulla diconcreto e persino il cronista di corte, Fulk de Chartres, non ne fa il benché minimo accenno. Eppure novecavalieri, stanziati per dieci anni nel palazzo reale, in una città che allora doveva avere le dimensioni dellanostra attuale Bondeno, dovevano ben farsi notare. Ed inoltre, nove cavalieri non erano un po’ pochi per potercontrastare i musulmani in un territorio così vasto?Nel 1128 il de Payns, con quattro commilitoni, torna in Europa e si reca a Roma per perorare, presso papaOnorio II(17), la ratifica della “Nuova Milizia”, il che avverrà al Concilio di Troyes, in Francia, con l’adozione dellaRegola dettata da San Bernardo di Chiaravalle(18).Da questo momento inizia la rapidissima espansione dell’Ordine, non soltanto in Terrasanta, ma in quasiogni contrada d’Europa dove, lungo le strade principali, alla distanza di un giorno di cammino tra loro e pressogli incroci più importanti ed i guadi, viene allestita una magione (dal francese maison = casa), con annessa lachiesa e l’ospizio/ospedale per i pellegrini. Ma, se i Templari erano i ”Poveri Cavalieri di Cristo”, questo non valeva per l’Ordine che era una vera e propria“macchina” per produrre (ma soltanto con mezzi leciti) il denaro necessario alla guerra ad oltranza, ovvero la“Crociata permanente” contro l’Islam, in contrapposizione alla Jihad, e per il mantenimento del contingentestanziato in Terrasanta, nella Penisola Iberica, nelle Isole Baleari, ecc. Così, dalle iniziali donazioni derivantidalle doti dei cavalieri novizi e dai penitenti per la salvezza delle loro anime, si arrivò ben presto ai proventi peri “servizi militari”, consistenti, a volte, in enormi estensioni di terreno, boschi, laghi, castelli, fortezze, interi rionicittadini (vedi a Parigi “le Quartier du Temple”), interi boschi (vedi la Forète du Temple, la Forète d’Orient, ecc.),ampie tenute con i contadini (dette “grange”), che saranno arricchite di armenti, greggi, mulini, magazzini perla conservazione e la custodia delle derrate alimentari, ecc. Giacomo I, re d’Aragona, addirittura, grato per la liberazione del suo regno dai Musulmani, aveva disposto,quale lascito testamentario, la donazione di metà del suo regno ai Templari. L’Ordine divenne in breve ricchissimo e potente oltre misura, favorito soprattutto dalla Bolla papale “Omnedatum optimum” di Innocenzo III (1139), che stabiliva che i Templari, tranne che al Papa, non dovevanoobbedienza ad alcun potere statale o ecclesiastico, ed erano inoltre esonerati dal pagamento di qualsiasitassa, dazio o gabella. Possiamo, a giusta ragione, considerarlo un vero e proprio antesignano delle attuali Multinazionali delcommercio, ma soprattutto della finanza poiché, presso ognuna delle oltre 1000 magioni, sparse intutt’Europa e in Medio Oriente, esisteva una sorta di “sportello bancario” ante litteram, abilitato ad effettuareogni sorta di transazione, intermediazione e concessione di finanziamenti; per non parlare poi dell’invenzionedella “lettera di cambio”(19).Ancorata presso il porto di La Rochelle, l’Ordine possedeva una poderosa flotta, armata inizialmente per ilproprio fabbisogno e in seguito anche adibita ai noli marittimi per conto terzi, per il trasferimento di Crociati,pellegrini e mercanzie pregiate di ogni genere(20). Si conoscono anche i nomi di due delle sue navi: laTemplère e le Buscard.Per la sua specchiata onestà e correttezza, l’Ordine divenne il consulente, l’amministratore e il depositariodell’erario dei Regni di Francia, Inghilterra ed Aragona.Ma tanta potenza e ricchezza acquisite avrebbero inevitabilmente creato malumori ed invidie e sarebbero statela rovina per l’Ordine, come in effetti avvenne.I Templari furono anche e soprattutto dei grandi combattenti: lo dimostra il valore e lo sprezzo del pericolo daloro profusi in tutte le battaglie, particolarmente a Tolemaide, ad Arsuf, a Tiberiade e ad Hattin (luglio 1187), inparticolare, pur con la totale disfatta dell’esercito cristiano, nonchè la perdita della “Vera Croce”, caduta in

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mano al Saladino.La sconfitta presso “i Corni di Hattin” innescò una serie infinita di avvenimenti concatenati che coinvolseroanche Ferrara: la caduta di Gerusalemme che causò la morte di papa Urbano III, nell’Ottobre 1187 (mentreera di passaggio per la nostra città diretto a Venezia), la sua sepoltura in Cattedrale, seguita dall’indizione delConclave per l’elezione del suo successore, Gregorio VIII (Alberto de Morra) che, proprio qui, a Ferrara, pose ipresupposti di una nuova Crociata: la III. Nell’estate del 1291 cadono le ultime fortezze templari di Terrasanta: Athlit e Tortosa e, dopo l’olocausto di Acri,l’Ordine si trasferisce a Cipro. Successivamente il Gran Magistero e la riserva aurea vengono stanziati nellafortezza del Tempio, a Parigi. Ma Filippo il Bello, debitore di ingentissime somme nei confronti dell’Ordine, col suo consigliere Guglielmo diNogaret (noto per l’oltraggio di Anagni inferto a Bonifacio VIII), avvalendosi delle menzogne di ex cavalierirancorosi perché espulsi per indegnità, crea un castello di false accuse nei confronti dei Templari che, la nottedi venerdì 13 Ottobre 1307(21) vengono così arrestati in massa, contemporaneamente, in tutta la Francia.Non avendo nulla da temere, i malcapitati si lasciano arrestare senza reazioni di sorta, in attesa dichiarimenti(22). Vengono immediatamente incarcerati e sottoposti alle più inumane torture finalizzate adestorcere le confessioni di colpe assurde ed inesistenti, che dovranno servire, quali prove, per lo scioglimentodell’Ordine. Il che avverrà dopo cinque anni, durante il Concilio di Vienne. Molti Cavalieri moriranno sottotortura, rifiutandosi di confessare il falso. Chi, dopo la confessione estorta, avesse osato ritrattare, sarebbestato messo inesorabilmente al rogo quale “eretico relapso”. Come avvenne a Sens per 54 confratelli, il 12Maggio 1310.La storia dell’Ordine del Tempio termina il 18 Marzo 1314, dinanzi alla Cattedrale di Notre Dame, a Parigi,quando vengono condotti in catene i quattro massimi dignitari dell’Ordine, ancora detenuti: il Gran MaestroJacques de Molay, il Precettore di Francia Hugues de Pérraud, il Gran Precettore di Normandia Geoffroy deCharny e Geoffroy de Gonneville. Filippo il Bello già pregusta il suo trionfo nell’umiliarli. Ma il de Molay e il deCharny, pur sapendo che sarebbero stati inesorabilmente condannati al rogo, ritrattano le confessioni a suotempo estorte, reclamando a gran voce l’innocenza e la purezza dell’Ordine. La sera stessa saranno arsi, afuoco lento, su di un isolotto della Senna dinanzi alla Cattedrale di Notre Dame. E comincia la leggenda.

Il caso di Ferrara

Leggendo il saggio I Templari in Italia, di un’ancora per me sconosciuta Bianca Capone(23), fra le tantissimenotizie, appresi la metodologia per localizzare gli antichi insediamenti templari, attraverso quanto restava dellavecchia toponomastica pur se guastata dalle influenze dialettali, dai neologismi o da altri fattori, ma soprattuttodalla “polvere del tempo” accumulatasi per tanti secoli. Un valido riferimento era dato dall’intitolazione di tutti iluoghi di loro pertinenza, precettorie, magioni, grange, chiese, ospedali ed ospizi, ai loro Santi Patroni,solitamente Bartolomeo, Egidio, Giacomo/ Jacopo, Giovanni, Marco, Martino, Quirino, ma anche la Madonna(con le sue varie attribuzioni) e la Maddalena. Neanche a farlo apposta, nel sud-est di Ferrara, in un quadrilatero di neppure quindici chilometri per lato,alcune antiche parrocchiali avevano dato alle rispettive frazioni, divenute nel corso dei secoli ragguardevolicentri abitativi, i nomi, appunto, di San Bartolomeo in Bosco, S. Egidio, Fossanova S. Marco, S. Martino,Monestirolo (che in passato ospitava un piccolo monastero, guarda caso, cistercense) ed Ospital Monacale. Etutte erano state, fino alla dominazione napoleonica(24), delle ragioni dell’antichissimo complesso abbazialecistercense di San Bartolomeo (più noto come San Bartolo) situato nell’antichissimo Borgo della Misericordia,presso Aguscello, alle porte di Ferrara. Nella sua magnifica chiesa cenobita, innalzata un tempo aCommenda della Santa Croce di Gerusalemme, vi erano state conservate importanti reliquie, fra le quali unamano dell’Apostolo Bartolomeo ed alcune ossa di S. Quirino e S. Maria Maddalena.Una curiosa coincidenza, comune a tutte queste chiese: nonostante fossero di fondazione ben più antica, irogiti più vecchi, spesso stilati dagli stessi notai(25), erano tutti immancabilmente posteriori al 1312, anno incui, in ossequio alla Bolla papale “Ad providam Christi Vicarii”(26), tutti i beni fondiari del disciolto Ordine delTempio venivano assegnati ad altri Ordini religiosi, in particolare agli Ospitalieri di San GiovanniGerosolimitano, gli attuali Cavalieri di Malta(27). Ma dell’eventuale precedente possesso o collegamento con iTemplari, nessun riferimento.Ero però certo che nell’antica ed arcana Ferrara e nel suo contado (domini papali fin dall’età carolingia) avreitrovato le tracce della presenza templare, per questi motivi:- i Cavalieri rossocrociati, che erano soggetti solamente al Papa, erano stati presenti in tutto il mondo cristiano(anche con funzioni di “gendarmeria”) quindi, a maggior ragione, in un possedimento papale;- Marc’Antonio Guarini, nel suo “Compendio Historico”, affermava che nella Chiesa di S. Giacomo, sita nelquartiere medievale di S. Romano, fosse stato sepolto Ugo de’ Pagani, di famiglia ferrarese oriunda dallaFrancia, che “… diede principio insieme con altri all’Ordine de’ Cavallieri Templari (1118)”. Anche se a mioavviso, in questo caso, l’illustre storico aveva preso una probabile cantonata dovuta all’omonimia conun’importante famiglia dimorante nei pressi, tuttavia, dato che li nominava, a Ferrara i Templari potevano

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esserci stati per davvero; - in angolo fra viale Cavour e via Armari, prima di essere demolita in seguito agli eventi bellici, vi era l’anticachiesa di Santa Maria della Rosa, già denominata Santa Maria de Templo, prima che passasse all’Ordine diSan Giovanni. La sua antica appartenenza templare è citata da una lapide posta all’esterno del chiostroricostruito;- lo stemma comunale di Ferrara, nero e bianco, pur se con i colori invertiti, è molto simile allo scudo deiCavalieri Templari e al loro stendardo, il “bauceant”.Continuai ancora le mie ricerche, non approdai però a nulla. Pubblicai allora due articoli che riportavanoqueste mie ipotesi(28) e cominciai ad interessarmi dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni, ovvero di Maltache, nella nostra città, tennero la Luogotenenza dal 1826 al 1834. E proprio nel corso dello studio per lastesura di un articolo su di loro, i Templari uscirono dai più riposti meandri della storia con una insperata emassiccia presenza. Infatti, andando a ritroso nel tempo, come per la ricostruzione di un albero genealogico,onde poter localizzare i primi insediamenti dell’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni in Ferrara, mi accorsiche tutti i riferimenti confluivano verso la mitica figura di Guglielmo III degli Adelardi che storici attendibiliindicavano come il primo ferrarese che avesse calzato gli speroni quale “cavaliere professo”(29). Personaggiodi primo piano nella vita economica e sociale cittadina del XII secolo, era figlio di quel Guglielmo II, grandefeudatario che fu signore di Ferrara e costruttore della sua Cattedrale(30). Partecipò alla II Crociata al seguitodell’imperatore Corrado III di Hohenstaufen e di Luigi VII di Francia(31). Al suo ritorno nella natia Ferrara,dicono sempre gli storici, donò all’Ordine (di San Giovanni) un ragguardevole fabbricato situato nel centrodella città, che sarebbe divenuto Commenda intitolata a San Giovanni della Trinità, comprendente la chiesa, ilconvento e l’ospedale(32). Il complesso, oggi evidenziato da una nicchia d’angolo recante una statua direcente fattura del patrono San Giovanni Battista, è situato nel quadrilatero fra le vie Cortevecchia, Boccaleone,Podestà e del Turco. A questa Commenda erano soggette le chiese (con i rispettivi monasteri ed ospizi per pellegrini) di S. Mariadella Rosa, allora situata fuori della cerchia muraria, ad oriente(33) e di S. Maria Annunciata di Betlemme, adue miglia dalla città, ad occidente, nel Borgo Superiore ovvero Mizzana(34).Quindi Guglielmo III degli Adelardi Marcheselli Bulgari (era questo il suo cognome completo) era un cavaliere“professo” dell’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni e questo suo stato semimonacale non gli consentivadi sposarsi(35); la sua “professione di fede” era confermata anche dallo stemma che, oltre la figura araldica,rappresentata da un leone rampante accostato da due stelle, nella parte superiore (chiamata capo) mostravauna croce rossa in campo argento che, oltre a testimoniare l’appartenenza ad un Ordine monastico, indicavaun importante grado ricoperto nello stesso(36).Ma, riguardo alla “blasonatura del capo”, esiste l’obiezione dello storico e araldista ferrarese Ferruccio Pasini-Frassoni che, nel suo I Cavalieri di Malta a Ferrara, pubblicato nel 1910 sulla "Rivista Araldica", affermaessere “probabilmente il capo della religione, alterato per l’ignoranza dei pittori”(37). In effetti, il capo “dellareligione” dell’Ordine di San Giovanni, ovvero di Malta, è indicato da una croce bianca in campo rosso. ITemplari l’avevano all’incontrario. Pertanto, se i pittori l’avevano dipinto correttamente, Guglielmo sarebbestato un Templare. Personalmente dubito che a quei tempi, in cui le raffigurazioni degli stemmi eranoall’ordine del giorno, i pittori potessero fare (e tramandare, senza correggerli) errori tanto grossolani,trattandosi soprattutto di un personaggio di “primo piano”.Proseguendo le mie ricerche sulle tre chiese appena menzionate, riscontrai la stessa strana anomaliarilevata due anni prima: i documenti più antichi che le riguardavano erano sempre posteriori a quel fatidicoanno 1312, nonostante quei luoghi di culto fossero ben più vetusti:- per S. Giovanni della Trinità, che già esisteva immediatamente dopo la II Crociata, quindi dalla seconda metàdel XII secolo, il documento più antico che ne attestava il restauro e l’elezione a Commenda, ma dell’Ordine diS. Giovanni, risaliva al 12 maggio 1338(38). Ma perché soltanto in quella data se è vero che quei Cavalieri vierano stanziati da quasi duecento anni?- per S. Maria della Rosa, già chiamata del ”guazzatoio” e prima ancora “de Templo” (quindi chiaramentetemplare), nonostante fosse già citata, quale beneficiaria in due testamenti(39), uno del marchese Obizzo IId’Este (1292) e l’altro di Ubaldino Fontana (1297), veniva nominata solamente il 6 dicembre 1448 in una bolladi papa Nicolò V. Nello stesso testamento, il già nominato Ubaldino Fontana, insieme a S. Maria de Templo,faceva riferimento, quale beneficiario “…ad hospitale sive collegium hospitalis Sancti Iohannis deTemplo…”(40) che io credetti di non sbagliare identificandolo per S. Giovanni della Trinità(41) anche perché eraimprobabile, soprattutto nella Ferrara di allora, la presenza di due ospedali intitolati col medesimopatronimico;- per S. Maria Annunciata di Belème o Betlemme di Mizzana, che accolse le spoglie mortali di Guglielmo II,deceduto il 9 Settembre 1146, ricostruita o restaurata dal figlio Guglielmo III in forma rotonda forse a ricordodella “Cupola della Roccia” di Gerusalemme (spesso confusa con la Basilica del Santo Sepolcro), ildocumento più vecchio risaliva al 13 Giugno 1449 e riguardava la sua permuta con un’altra chiesa(42).Ma dov’erano i documenti precedenti? Forse distrutti sistematicamente al tempo di papa Giovanni XXII

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insieme agli affreschi, agli emblemi e a tutto quanto poteva riguardare i Templari per continuarne la “damnatiomemoriae” o, forse, per cancellare il ricordo di un’ingiustizia perpetrata nei loro confronti?(43)

A dispetto della carenza di testimonianze pervenute fino a noi, i Templari dovevano aver avuto una consistentepresenza sul territorio ferrarese, lo si può dedurre dal riscontro di alcuni documenti(44):- il più antico è datato 9 Dicembre 1156 (o 1158): Papa Adriano IV, scrivendo al Vescovo di Ferrara Griffone e alsuo clero riguardo ad una controversia inerente la “Massa di Formignana”, nomina gli Ospitalieri ed i Templari;- l’altro è del 30 Luglio 1207: Papa Innocenzo III in una lettera, indirizzata al Vescovo di Modena e all’Abate diNonantola, riguardante un interdetto sopra la città di Ferrara, il suo circondario e le isole, minacciava di peneda applicarsi, non soltanto alla popolazione, ma anche ai Templari e agli Ospitalieri dimoranti nel Ferrarese;- ancora un testamento, del 1281: Frà Pietrobono, penitente, citava quale suo beneficiario, l’ospedale “deTemplo”, ma de ultramare(45).In base al materiale di cui disponevo, non molto per davvero, cominciai a tirare le somme ed arrivai adazzardare un’ipotesi che esternai nel 1987, nel corso del “V Convegno di Ricerche Templari”, tenutosi aCastel Rigone sul Trasimeno (PG), e pubblicai in un articolo(46): la chiesa di Santa Maria Annunciata diBetlemme di Mizzana era appartenuta ai Cavalieri Templari. E le motivazioni erano queste:- la sua forma rotonda (come quella di molte altre chiese templari), ora mantenuta solamente dall’absideromanico ad archi ciechi (Fig. 2), a similitudine della Cupola della Roccia di Gerusalemme, spesso presentesui sigilli templari;- la sua dedicazione alla Madonna, come di sovente avveniva per le chiese templari, contrariamente a quelledegli Ospitalieri per San Giovanni;- la sua posizione, a due miglia dalla città, all’incontro dell’antico Po di Ferrara (ora Po di Volano) col canaleTraversagno e con l’importante arteria stradale romana che si sdoppiava in direzione di Vico Variano (l’odiernaVigarano Mainarda)-Cento-Modena da una parte e Bondeno-Ostiglia-Mantova-Verona dall’altra. Il suo ospiziopoteva accogliere i pellegrini e i viandanti che, dopo la chiusura delle porte della città all’imbrunire, si fosseroattardati nottetempo per strada, solitamente infestata da malfattori. Era quello un servizio conforme alla“Regola” templare;- fu ricostruita o ampliata, forse corredata ulteriormente del monastero e dell’ospizio, da Guglielmo III degliAdelardi che, in Terrasanta, durante la II Crociata, ebbe modo di apprezzare i Templari e probabilmente lo eralui stesso. Infatti, oltre ad essere stato raffigurato, in cotta di maglia d’acciaio e lancia, in una statua postapresso la Porta dei Mesi(47) nella fiancata meridionale del Duomo di Ferrara, lo è tuttora anche nella statuettaequestre posta sull’angolo di sinistra della facciata del Duomo stesso (Fig. 3). Sul suo scudo è ben evidente“l’escarboucle”, ovvero il carbonchio(48), quel fregio di rinforzo presente sui più vecchi sigilli templari e chevenne evidenziato sugli scudi fino alla fine degli anni ‘80 del XII secolo (III Crociata) (Fig. 4), quando vennecoperto dallo smalto bianco e nero e dalla rossa croce patente nel campo superiore (Fig. 5);- e, poiché nel corso di alcune ricognizioni effettuate in varie epoche presso la tomba della famiglia Adelardi, inCattedrale a Ferrara non è mai stato rinvenuto il corpo di Guglielmo III, si può desumere che abbia volutoessere sepolto a Mizzana, accanto a suo padre e ai confratelli Templari.Sono sicuro che questa mia ipotesi, forse allora azzardata, avrà fatto arricciare il naso a qualche immancabilescettico anche perché, a quanto mi risulta, nessuno prima di me aveva mai parlato e, tantomeno pubblicato,della chiesa di Mizzana come appartenente ai Cavalieri Templari. Ha invece trovato ampia conferma, otto anni dopo, nel saggio che monsignor Antonio Samaritani, apprezzatostorico ferrarese, ha pubblicato col titolo: L’area medievale degli ospedali per pellegrini a Ferrara – templare,crocifero e di S. Frediano(49). Lo storico faceva particolare riferimento al rinvenimento, forse del tutto casuale,di un contratto stilato l’11 Novembre 1376 dal notaio Pietro Pialbene: “… il Priore, a nome della Chiesa dellaTrinità e di Santa Maria di Betlemme, olim Templi, subito li reinveste; a titolo di livello, …”(50). “Olim Templi”: giàappartenuta all’Ordine del Tempio.Dopo questa ratifica la Ferrariae Decus, ente morale per la tutela del patrimonio storico ed artistico, da meinterpellata, affinchè la verità storica fosse nota e permanesse nel tempo, ha apposto sulla facciata, orabarocca, dell’antica chiesa questa targa:

“CHIESA DI SANTA MARIA ANNUNZIATA DI BETLEMMEAPPARTENUTA IN ORIGINE AI CAVALIERI TEMPLARI

EDIFICATA DA GUGLIELMO II DEGLI ADELARDI(PRIMA METÀ DEL SEC. XII) CHE IVI FU SEPOLTO.

RICOSTRUITA ED AMPLIATA ALL’INIZIO DEL SEC. XVIICON TRASFERIMENTO IN LOCO DELLA PARROCCHIA DI

S. MATTEO DI MIZZANA” (Fig. 6)

Oggi, intorno alla chiesa di Mizzana che, data la sua accertata importanza, è fuori dubbio che fosse stata“Sancta Maria de Templo”, ormai irriconoscibile rispetto alla primigena struttura a pianta circolare e a quantoresta dell’antica “magione” (ora casa Taddia) e del suo ospizio, spesso, durante lavori di sterro, tornano alla

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luce vestigia del suo passato.L’ultima, per me certamente la più importante, è rappresentata dal rinvenimento di parte di un archivolto inmarmo raffigurante una grande croce patente contenuta in un cerchio, indubbiamente templare, che i CavalieriOspitalieri di San Giovanni, nuovi possessori del complesso, sopravvenuti ai Templari, ebbero il riguardo dinon distruggere, seppellendola (Fig. 7).Questa trasgressione, della quale dobbiamo essere loro grati, ci permette ancora una volta di aggiungere unanuova tessera a quel “grande mosaico”, mai ultimato, che chiamiamo Storia.Siamo pertanto in attesa che, come già accaduto per Mizzana, da qualche remoto archivio possa emergere ildocumento di conferma che anche San Giovanni della Trinità era “olim Templi”. Sono certo che ancheGuglielmo lo vorrebbe.

*Relazione tenuta da Paolo Sturla Av ogadri durante la seduta dell’Accademia delle Scienze di Ferrara del 10 ottobre 2012;il testo, qui riportato con qualche piccolo aggiornamento, è stato edito nel v olume degli Atti dell’Accademia delle Scienzedi Ferrara, anno Accademico 189, v olume 89, anno 2011-2012

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Note

1 - Agli inizi del 1291 era ormai certa ed imminente la perdita della Terrasanta. Nel maggio i Templari,salpando da Athlit, diretti ad Atene, via Cipro, per una serie di circostanze contrarie (furiosa tempesta, navisaracene che incrociavano, ecc.) dovettero risalire l’Adriatico e scaricare la preziosa reliquia a RAUNIZA,presso Rijeka, in Illiria. Successivamente, per sottrarla ai barbari abitanti del luogo, la dovettero trasferiresull’altro versante adriatico, nel Piceno, a Montarice, sulle vestigia di un antico tempio pagano dedicato alladea nera Cupra, poi nella proprietà dei due fratelli Antici e, soltanto dopo altre peripezie, a Loreto (10 dicembre1294) dove è stata definitivamente “messa a dimora”. E’ da tenere presente che la Madonna di Loreto è una“Vergine Nera”.

2 - Il 10 dicembre 2008 e 2009, in occasione delle celebrazioni della BeataVergine di Loreto, patrona degliaviatori, ho ricevuto l’alto onore di essere invitato in Cattedrale da Sua Eccellenza l’arcivescovo di Ferrara e dalGenerale comandante il C.O.F.A. (Comando Operativo Forze Aeree), a parlare della verità storica dellatraslazione.

3 - Le grandi distese di terreni, boschi, acquitrini, ecc., requisite ai Templari, restarono abbandonate ed incolteper anni, causando le ben prevedibili conseguenze.

4 - Rimasto vedovo, nel 1305 Azzo sposò Beatrice, figlia di Carlo II di Valois, re di Napoli e cugino di Filippo IV ilBello; questo matrimonio, considerato d’interesse, venne criticato dall’Alighieri: “L’altro che già uscì preso dinave, / Veggio vender sua figlia e patteggiarne. / O avarizia, che puoi tu farne, / Poi ch’hai il sangue mio a te sitratto, / che non si cura della propria carne?” (Purgatorio, canto XX, 79-84).

5 - A. VASINA, Comune, Vescovo o Signoria Estense dal XII sec., Storia di Ferrara, vol. V, p. 103.

6 - Forse per non aggravare ulteriormente la sua precaria condizione di esule, condannato contumace allapena capitale.

7 - E’ ipotizzato il rinvenimento di antiche pergamene di contenuto sapienziale e, forse, delle basi dellageometria descrittiva per le costruzioni in stile gotico, prima di allora mai impiegato.

8 - Del probabile recupero e trasferimento in Europa dell’Arca o del suo contenuto (vedi il bassorilievo sullaPorta di Settentrione della Cattedrale di Chartres, raffigurante l’Arca, montata su ruote, ed il cartiglio “Archacederis”).

9 - Il Sacro Lenzuolo, il “Mandilion”, prima di essere venduto ai duchi di Savoia (1453), era proprietà dellafamiglia de Charny alla quale era appartenuto quel Goffredo, Gran Precettore Templare di Normandia, chevenne arso sul rogo a Parigi il 18 marzo 1314, insieme al Gran Maestro Jacques de Molay.

10 - Si crede che quei vangeli perduti contenessero riferimenti alla genealogia della famiglia di Gesù e aisupposti legami con Maria Maddalena.

11 - E’ comprovato il loro sostegno alle Confrèries dei Costruttori di Cattedrali (solitamente dedicate a “NotreDame”) ed erette, con riferimenti di carattere geo/astronomico, sulle vestigia di precedenti luoghi di cultodruidici. Il GranMaestro templare, portava, quale distintivo della sua autorità, l’“abacus”, il bastone graduatodei Maestri Costruttori.

12 -A sostegno della tesi “americana” si possono citare: - La pietra tombale, presente a Westfort(MASSACHUSSETS) raffigurante un guerriero armato con equipaggiamento del XIV sec., probabilmente loscozzese Sir James Gunn, appartenente al clan dei Sinclair e, conseguentemente, legato ai fratelli Zeno. Ilnavigatore Giovanni da Verrazzano (primo ventennio del XVI sec.) annotò, su una sua planimetria, la presenzapresso Newport (RHODE ISLAND) di una villa normanna: ora la villa non esiste più, ma è tuttora ben presenteun torrione superstite a pianta circolare con archi e colonne romanici. A Rosslyn, presso Edimburgo (SCOZIA),sul portale della cappella Sinclair, ultimata nella seconda metà del sec. XV, sono scolpite pannocchie di maised inflorescenze di aloe che, provenienti dalle Americhe, sarebbero rimaste sconosciute fino alla metà delsecolo successivo. Per quanto riguarda l’argento, la sua massiccia presenza in tutta Europa, quale monetacircolante, non era giustificabile attraverso le scarse risorse minerarie locali, contrariamente a quellesudamericane. Influenzò persino la lingua francese: ancora oggi “argent” significa denaro. Ed inoltre, comepoteva Cristoforo Colombo garantire ai sovrani spagnoli, Isabella e Ferdinando, la scoperta di un “NuovoMondo” (che probabilmente tanto nuovo non era), se non ne fosse già stato a conoscenza? E’ da tenerepresente che Colombo era Cavaliere dell’Ordine di Calatrava (SPAGNA), erede dei beni, della tradizione edell’archivio (quindi anche dei portolani) del disciolto Ordine del Tempio. Una curiosità: tutti i “Conquistadores”

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portavano, ben evidenziata sulla vela di “maestra” delle loro navi, la croce rossa patente dei Templari.

13 - Pur se lacunosi, i riferimenti ad entrambe le battaglie concordano che la vittoria di Bannockbourn (25giugno 1314) sull’esercito inglese e quella di Morgarten (15 novembre 1315) sulla cavalleria asburgica,furono determinate dall’improvviso e provvidenziale intervento di uno squadrone di disciplinatissimi e benmotivati cavalieri che indossavano mantelli bianchi. E’ infatti molto difficile poter credere che dei semplicivalligiani e pastori abbiano potuto sbaragliare, con le sole loro forze, dei guerrieri di professione. Inoltre, nellaConfederazione Elvetica, i Templari, integratisi con la popolazione locale, avrebbero potuto lasciare nei lorodiscendenti la predisposizione per l’attività bancaria e militare. E la bandiera svizzera, rossa con la crocebianca, non potrebbe ricordare, con i colori invertiti, la bandiera templare?

14 - E’ fondata convinzione che quell’idolo barbuto, sconosciuto alla maggior parte dei Cavalieri durante gliinterrogatori, fosse in realtà la Sacra Sindone che, ripiegata nella teca, mostrava soltanto il viso.

15 - Il GranMaestro, morente, avrebbe chiamato, entro l’anno, dinanzi “al tribunale di Dio” i fautori delladistruzione dell’Ordine: 37 giorni dopo il supplizio, il 20 aprile, papa Clemente V moriva divorato daun’infiammazione intestinale, lui che era sempre stato ghiotto dei beni terreni. Otto mesi più tardi Filippo ilBello, a Fontainebleau, cadeva da cavallo e, agganciato ad una staffa, veniva trascinato fra fango e sterco;sarebbe morto di paralisi il 29 novembre. Nello stesso anno Guglielmo di Nogaret moriva misteriosamente emiseramente. Guglielmo de Plaisians, ovvero Guglielmo di Parigi, grande inquisitore domenicano econfessore di re Filippo, moriva misteriosamente. Altrettanto accadeva alla maggior parte dei falsidenunciatari. Nel 1328 nessun discendente di re Filippo regnava più sulla Francia e sull’Inghilterra.

16 - Il 1118 viene convenzionalmente accettato, quale anno di fondazione, in base a quanto pubblicato daGuillaume de Tyr e da Jacques DE Vitry nelle loro Cronache Gerosolimitane, stilate, però soltanto, negli anni80-85 del XII sec., che la facevano risalire a dieci anni prima della ratifica dell’Ordine, avvenuta durante ilConcilio di Troyes, nel 1128. I nove Cavalieri fondatori erano: Hugo de Payns, feudatario della Champagne(loro guida e primo Gran Maestro), Godefry de Saint-Omer,Andrè de Montbard, Payen deMontdidier,Archambaud de Saint-Amand, Gondemare, Rossal e Geoffroy Bisol; nel 1126 si unirà a loro Hugoconte de Champagne.

17 - Certamente imbarazzatissimo perché, prima di allora, non erano mai esistiti monaci “con licenza diuccidere”.

18 - Questa “Regola”, severissima, costituita da 72 articoli, si uniformava alla cistercense, in sostituzione diquella agostiniana adottata fino a quel momento. Bernardo de Fontaine, fondatore dell’Ordine dei monacicistercensi e Abate di Chiaravalle, era nipote di Andrè de Montbard, uno dei primi nove Cavalieri. Conl’adozione della Regola di S. Bernardo, i Templari diverranno il “braccio armato” dei Cistercensi e, a lorosimilitudine, adottarono il mantello bianco che, agli inizi della III Crociata, verrà guarnito, sopra la spallasinistra, della croce rossa patente, simbolo della “Crociata permanente”. Solitamente presso i Templari vi erauna presenza cistercense, e viceversa.

19 - Sistema utilizzato da chi voleva mettersi in viaggio, per strade malsicure, con denaro contante: bastavaversarlo presso una magione templare, dove il riscontro consisteva in un poco appetibile foglietto di cartasiglato e incomprensibile ai non “addetti ai lavori”, quindi inutilizzabile in caso di rapina. Una volta giunti adestinazione, presso un’altra casa templare, previo un moderato tasso d’interesse, avveniva l’operazioned’incasso.

20 - Da questo positivo precedente, pare abbia tratto origine la Lega Anseatica, il patto commerciale fra le cittàdel Mar Baltico e del Mare del Nord (AMBURGO, BREMA, LUBECCA - 1256).

21 - E’ da questo accadimento che pare derivi la negatività del “venerdì 13”.

22 - La “Regola” imponeva espresso divieto ai Templari di armarsi contro altri cristiani, se non attaccati daforze tre volte superiori.

23 - La Professoressa Bianca Capone è autrice di numerosi altri saggi fra i quali Attraverso l’Italia misteriosa,Vestigia templari in Italia, Quando in Italia c’erano i Templari, Guida all’Italia dei Templari, ecc. E’ stata lafondatrice e prima presidente della LARTI- Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani.

24 - Il 18 Febbraio 1798 il Corpo Legislativo, onde sopperire ai fabbisogni finanziari della RepubblicaCisalpina, già Cispadana, deliberò la vendita all’incanto di tutti i beni ecclesiastici, compresi quelli dell’Ordinedi Malta.

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25 - Abbazia di S. Bartolomeo, detta S. Bartolo, privilegio di Ludovico II, re d’Italia (869), rog. not. ValentinoRossi, Bologna, 21/3/1319; S. Bartolomeo di Ospitalmonacale, esistente già nel sec. XI, nominata nel 1229 daFederico, vescovo di Ravenna quale “Spedale di carità Vinci Nimici”, rog. not. Uguccione Brini, 5/9/1385; S.Egidio, esistente già nell’XI sec. e nota come S. Michele di S. Egidio di Gaibana, rog. not. Valentino Rossi,Bologna 24/9/1312; S. Marco di Fossanova, assoggettata dal vescovo Griffone ai monaci Olivetani, atto diAngelberto dell’11/5/1114, rog. not. Giacomo Brini del 24/4/1308 (bisogna però tenere presente che a Ferrara,a causa della politica filo francese del Marchese Azzo VIII d’Este, i Templari vennero arrestati e i loro benirequisiti, proprio nel 1308. Vedi A. VASINA, Comune, Vescovo e Signoria Estense dal XII secolo, p.530. E diloro non esiste alcuna notizia, neppure nell’elenco dei Cavalieri processati); S. Martino figura nella Bolla dipapa Clemente III del 1189, rog. not. Giacopo Bonavita, Bologna 28/9/1319; SS. Anastasio e Vincenzo diMonestirolo, che prese questa denominazione da un antico monastero cistercense soggetto a S. Bartolo, purse abbandonato da quei monaci, rimase egualmente delle ragioni dell’abbazia, rog. not. Rinaldo Ziponari,12/1/1411. Ed ancora: Natività di M.V. di Gaibana, privilegio del 1143 di papa Celestino II al vescovo Griffone,rog. not. Valentino Rossi, Voghenza 6/10/1315; S. Agnese di Gaibanella, anticamente unita alla Pieve diGaibana, come da rog. not. Tuccio di Sanseverino, 28/4/1332; S. Nicolò, appartenente fin dal XIII sec.all’abbazia di S. Bartolo, è nominata per un ospizio con sei letti per il ricovero “de’ poveri passeggeri”, rog. not.Rinaldo Ziponari, 30/12/1326.

26 - Emanata a durante il Concilio di Vienne il 2 Maggio 1312.

27 - I Cavalieri Ospitalieri di S. Giovanni di Gerusalemme, detti anche di Rodi, con l’assegnazionedell’Arcipelago maltese da parte dell’Imperatore Carlo V (Castelfranco Emilia, 23/3/1530) presero ladenominazione, ancora attuale di Cavalieri di Malta.

28 - Sant’Egidio: un insediamento Templare?, La Voce di Ferrara, 12/11/1977; Ipotesi di un insediamento deiTemplari nel Territorio ferrarese, La Pianura, Ferrara, n. 4/1979.

29 - PASINI-FRASSONI, Della Nobiltà Ferrarese, presso la Direzione del giornale araldico, Pisa 1886, pp. 22-23; L’Ordine di Malta a Ferrara, p. 69

30 - Dedicata al Patrono S. Giorgio, fu consacrata l’8 Maggio 1135. La sua costruzione è ricordata nel cartigliocon scolpiti i versi, probabilmente i più antichi in lingua volgare: “Li mile cento trempta cenque nato / fo questotemplo a San Gogio donato /da Glelmo ciptadin per so amore / e mea fo l’opra, Nicolao scolptore”.

31 - Pasini-Frassoni, Della Nobiltà Ferrarese, p. 23; L’Ordine di Malta a Ferrara, p. 69.

32 - GUARINI, Compendio historico dell’origine, accrescimento e prerogative delle Chiese , e luoghi pii dellacittà e diocesi di Ferrara, e delle memorie di què personaggi di pregio, che in esse sono sepelliti: [...], pressogli Eredi di Vittorio Boldini, Ferrara 1621, p. 169; SCALABRINI G.A., Memorie storiche delle chiese di Ferrara edì suoi borghi, ristampa anastatica dell’ed. di Carlo Coatti 1773, Forni, Bologna 1971, p. 69.

33 - GUARINI, op. cit. p. 137; SCALABRINI, op. cit., p. 49; PASINI-FRASSONI, L’Ordine di Malta, p. 69.

34 - GUARINI, op. cit. p. 455; SCALABRINI, op. cit. p. 89; PASINI-FRASSONI, L’Ordine di Malta, p. 69.

35 - PASINI-FRASSONI, L’Ordine di Malta a Ferrara, p. 70.

36 - DI CROLLALANZA G., Enciclopedia araldico-cavalleresca: prontuario nobiliare, ristampa anastatica, Forni,Bologna 1999, pp. 147-149.

37 - PASINI-FRASSONI, L’Ordine di Malta a Ferrara, p. 70.

38 - Vedi nota 32.

39 - SAMARITANI, Michele Savonarola, riformatore ecclesiastico, pp. 110-111.

40 - SAMARITANI, Michele Savonarola, ibidem.

41 - STURLA AVOGADRI, Il testamento di Guglielmo degli Adelardi, p. 75

42 - Vedi nota 34.

43 - L’ingiustizia ci fu, ed anche grossa: “Durante il papato avignonese, in un clima di pesante predominioangioino-papale nella penisola, si registrò a Ferrara un caso assai significativo, determinato nel 1308 dalladecisione politica assunta da Clemente V di sopprimere l’Ordine religioso-cavalleresco dei Templari e pertanto

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di imprigionare e processarne dietro pretestuose accuse gli aderenti delle sedi ferraresi, per poi confiscarne ibeni. L’ordine partito dalla corte avignonese in ossequio alla politica repressiva voluta dal re di Francia FilippoIV il Bello, dovette trovare facile esecuzione nella città per il consenso, del resto scontato, dato sia dal vescovoGuido Capello da Vicenza (1304/1332), già creatura papale, fedele inquisitore domenicano legato da vincolipersonali al pontefice regnante, siaq dai signori di Ferrara. E nulla potè fare, probabilmente, a favore deiTemplari, l’arcivescovo di Ravenna Rinaldo da Concorezzo –-che pure, dopo averli inquisiti per mandatopapale, ne aveva riconosciuto la generale innocenza- , anche perché non disponeva più dell’autorità metropolitica sulla diocesi ferrarese”. (A. VASINA,, op. cit. p. 103).

44 - SAMARITANI, Michele Savonarola, pp. 9, 10.

45 - Anche così veniva chiamata la Terrasanta.

46 - Vedi nota 41.

47 - Fino alla chiusura della porta (1717) “Ai lati erano due statue al naturale, una di vecchio armato d’asta el’altra di giovane con usbergo ed almo in testa e con spada brandita, ambi con uno scudo crociato - forse, diceil Cittadella -ad accennare a que’ Adelardi che militarono alle Crociate” (SAUTTO, Il Duomo di Ferrara, p. 21).“Agli inizi del secolo scorso Giuseppe Agnelli tentò inutilmente di rintracciare le statue, in particolare quella delvecchio barbuto indossante il giaco”. (FRANCESCHINI, La chiesa scalabriniana di S. Maria di Bocche, p. 277).

48 - E’ raffigurato da due croci, una latina soprapposta a quella di S. Andrea, punteggiate da borchie; èpossibile vederlo sugli scudi dei cavalieri raffigurati su varie cattedrali gotiche. Il carbonchio, oltre ad essereun simbolo araldico, è anche un simbolo alchemico.

49 - Studi vari 1992-93, p. 13.

50 - Mss. Cl. I, 868, Not. Pietro Pialbene, X, s.d., Biblioteca Ariostea, Ferrara.

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Immagini

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Gianluca Lodi*

Testimonianze Templari nel territorio ferrarese

I Cavalieri Templari, nascono come milizia prima militare e poi monastica alla fine del 1118 nella città diGerusalemme, all’indomani della Prima Crociata (1099). Le ragioni che portarono alla fondazione dell’Ordinepossono essere riassunte in due sostanziali obiettivi: proteggere i pellegrini che si recavano nei luoghi sacri eper questo venivano presidiate strade, ponti, guadi e corsi d’acqua; avere cura del conforto e della salute deglistessi, offrendo luoghi di accoglienza lungo le strade percorse, per raggiungere i luoghi di culto e preghiera.Le strutture dove i Cavalieri offrivano difesa e ricovero dei pellegrini e dei mezzi utilizzati come veicolo eranodefinite magioni, dotate di chiesa e ospizio, ed erano di regola disposte fuori dalle mura delle città, per dareasilo ai viandanti che si attardavano per strada dopo la chiusura delle porte delle città e quindi per proteggerlidalle frequenti aggressioni di briganti e infedeli, oltre che per fornire loro un momentaneo ristoro. Le regoledettate dall’Ordine erano di destinare la costruzione di questi luoghi in posizioni isolate appunto fuori dallacittà, presso strade prossime a biforcazioni strategiche e possibilmente all’incrocio con corsi d’acquanavigabili, dove convergevano persone e mezzi da più parti.

Magione templare – Poggibonsi (Siena)

Nei primi anni dell’anno mille (1101) la città di Ferrara venne nuovamente conquistata da Matilde di Canossa,grazie all’appoggio militare fornito dalle navi di Venezia e Ravenna. Pur essendo queste città tradizionalmentenemiche di Ferrara non esitarono a garantire il loro provvidenziale supporto, grazie al prezioso lavoro diconciliazione del Vescovo Landolfo, uomo forte della riconquista, che riuscì a dare forza alla Chiesa di Ferrara,recuperando diritti e beni andati a favore delle ricche famiglie ferraresi, come i Salinguerra Torelli che, con iVescovi di nomina imperiale, si erano divise il potere sulla città. Accanto al Vescovo Landolfo altri uomini sidistinsero in questa riconquista di Ferrara da parte dell’esercito di Matilde di Canossa, tra cui uno dei più notifu Guglielmo II degli Adelardi, appartenente alla famiglia che da sempre sosteneva le ragioni papali, e perquesto Vassallo dei Vescovi di nomina ecclesiale e successivamente riconosciuto come Capitaneo dellavassallità canossiana, massimo grado del potere al di sotto della stessa Matilde. Tuttavia Guglielmo II, figlio diBulgaro, si distinse anche per le imponenti ricchezze e per la grande e mirabile iniziativa di costruire la nuovaCattedrale nel centro della città di Ferrara (Addizione Adelardiana), opera che si sarebbe completata grazieall’intervento successivo del figlio Guglielmo III degli Adelardi al quale, per volontà del padre, venne destinatoun gran cumulo d’oro.

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Guglielmo II si recò in pellegrinaggio in Terrasanta, all’indomani della Prima Crociata del 1099, e al suorientro in Ferrara offrì mezzi e disponibilità per fondare una magione presso il Borgo Superiore di Ferrara, doveesistevano tutti i presupposti ambientali richiesti dalle regole dell’Ordine dei Templari per offrire assistenza aipellegrini, fuori dalle mura della città.

Il luogo prescelto era a nord-ovest di Ferrara, nell’attuale borgo di Mizzana dove, secondo le notizie riportatedal Chronicon Estense, lo stesso Guglielmo II venne sepolto nell’anno 1149. Cosa spinse il Capitaneo, chespese ingentissime somme di denaro per la costruzione del più grande luogo di culto cristiano nel centrodella città, a farsi seppellire nell’isolato e insalubre luogo non possiamo certamente saperlo, ma possiamoalmeno desumerlo.

L’esperienza vissuta durante il pellegrinaggio in Terrasanta lo portò certamente in contatto con la cruda realtàdi quei tempi, che ogni viandante doveva affrontare lungo i percorsi che erano a loro disposizione per glispostamenti di terra e di acqua. Il supporto offerto dagli ordini cavallereschi permetteva loro di superare disagiinaffrontabili e certamente il fascino che accompagnava questi personaggi avrebbero potuto in un certo qualmodo lasciare un segno, soprattutto in un Vassallo della Chiesa Cristiana. Molto probabilmente Guglielmo IIrimase affascinato da questi personaggi, dalla loro missione militare e dalla loro profonda opera di carità.

La scelta di Mizzana non fu affatto casuale. La posizione isolata fuori dalla città, presso la strada a cavalieredel grande fiume (antico Po di Ferrara o di Volano, confluente con il Traversagno che garantiva il collegamentocon il Po di Venezia), che si biforcava verso le direzioni di: Cento, Modena e Bologna, passando per Vigarano(vicus Varianus) a sud; Ostiglia, Mantova e Verona, passando per la matildea Bondeno a nord-ovest; Este,Padova, Altino e quindi Aquileia a nord-est. Era esattamente ciò che imponevano le regole dell’Ordine, vale adire un incrocio strategico tra vie di terra e di acqua, considerando che il Po e tutte le sue diramazionirappresentavano la principale via d’acqua, che permetteva il collegamento tra l’alto Adriatico e importanti cittàdel nord Italia. Il nuovo corso del Po, il Padus Ruptae Ficaroli, dal 1152 rendeva ancora più permeabile ilterritorio ferrarese, dalla tradizionale vocazione idroviaria, tanto che Ferrara tra il XII e il XIV secolo era il nodoprincipale delle vie commerciali e dell’economia della pianura Padana. Su questo aspetto gli Estensicostruirono in larga parte le loro fortune, in considerazione delle salate gabelle e dei dazi che facevano pagarea tutti i naviganti che attraversavano il loro territorio.

La viabilità in quegli anni dipendeva sostanzialmente dai corsi naturali delle acque e dalle grandi vie costruite(e in costruzione) dai Romani, che avevano iniziato a realizzare fin dal 312 a.C. verso sud come la via Appia, lapiù antica delle strade consolari, che portava da Roma verso Capua e il porto di Brindisi, e a seguire le stradeverso nord come la via Aurelia, che conduceva verso il porto di Pisa, e le vie che collegavano Romaall’Adriatico quali la Flaminia e la Salaria, che conducevano rispettivamente a Rimini e al porto prossimo adAscoli Piceno. Da Rimini poi nel 187 a.C. prese forma la via Aemilia che attraversava tutta la pianura Padanaandando a toccare città importanti come Cesena, Forlì, Bologna, Modena, Parma e Piacenza.

Antiche strade romane – tracce in rosso (fonte: Google Maps)

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Sempre da Rimini prese forma nel 132 a.C. la via Popilia (attuale Romea) che puntando verso nord, lungo lafascia costiera adriatica del nostro territorio, permetteva insieme alla via Annia di collegare città di grandeinteresse come Ravenna, Adria, Padova, Altino e Aquileia. Ma le nostre terre erano già attraversate dalla viaAemilia Altinate (o Minor) del 175 a.C., che si staccava dalla via Aemilia all’altezza di Bologna e Modenaprendendo la direzione nord e puntando su Ostiglia, Mantova e Verona verso nord-ovest e Este, Padova, Altinoe Aquileia verso nord-est, attraversando vicus Serninus (Guisa Pepoli presso Crevalcore) e vicus Varianus(Vigarano Mainarda / Pieve). Il crocicchio strategico risulterà proprio a nord-ovest del territorio dove sarebbesorto il nucleo abitativo di Ferrara, dove correvano numerosi corsi d’acqua navigabili, che garantivano ilcollegamento diretto dal mare Adriatico verso importanti città del nord come Cremona, Piacenza e Torino egrazie agli affluenti del Po ad innumerevoli altre destinazioni di rilievo.

Lungo le vie di terra i Romani avevano previsto un sistema di stazioni di servizio dislocate ad intervalli di 12-18miglia, che servivano per veicoli ed animali, denominate mutationes e mansiones, di fatto poste e ostelli dovesi potevano comprare i servizi di carrettieri, maniscalchi e veterinari, oltre che consumare pasti caldi esoprattutto riposare. Quindi é molto verosimile che fosse già prevista una posta a nord-ovest del luogo dovesarebbe sorta la città di Ferrara perché strategica in relazione all’incrocio tra la Aemilia Altinate e le tre vied’acqua navigabili offerte dal Po.

Ipotesi tracciati via Aemilia Altinate (fonte: Convegno Nazionale di Studi, Cento – Ferrara)

Il figlio di Guglielmo II, Guglielmo III degli Adelardi raccolse l’enorme eredità e si prodigò per legittimare illascito, dimostrando nei fatti di essere certamente non meno del padre, anche sotto il profilo spirituale vistoche, come Lui, decise di affrontare nel 1147 un pellegrinaggio in Terrasanta, in occasione della II Crociata,insieme all’Imperatore Corrado III di Hohenstaufen e Re Luigi VII di Francia. Un pellegrinaggio molto piùdifficile di quello affrontato dal padre in quanto l’esito di questa seconda Crociata fu decisamente piùcomplicato della precedente e il loro ritorno in patria dipese in larga parte dagli interventi decisi dei CavalieriTemplari, che sostennero il loro ritorno. Quindi, al di là del fascino, Guglielmo III venne colpito anche dallatempestiva ed efficace azione dei Cavalieri, che permise loro un rientro sicuro.

Sarà stato per questo debito di riconoscenza verso l’azione di protezione dei Templari, e senza dubbio perriconoscenza verso le azioni del padre, che Guglielmo III decise di riedificare la magione di Mizzana, facendoleassumere una forma architettonica più consona, in quanto sede di sepoltura del padre. Venne così scelta lapianta ottagonale che ricordava la Cupola della Roccia di Gerusalemme, ancora oggi ben evidentenonostante la struttura sia stata negli anni successivi integrata nell’abside dell’attuale chiesa di Mizzana. Altrosignificativo indizio della tesi templare fu la dedicazione all’Annunciazione della Beata Vergine di Betlem, comericordato anche dal Guarini.

Ma la testimonianza che ancor di più avallò l’appartenenza templare dell’edificio fu la scelta del luogo disepoltura, certamente del padre e probabilmente anche del figlio, in quanto nella tomba di famiglia, situatanella navata centrale della Cattedrale le ricognizioni effettuate non misero mai in luce la presenza del corpo di

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Guglielmo III, che molto verosimilmente decise, come aveva deciso il padre, di farsi seppellire nellacostruzione templare di Mizzana.

Tomba della famiglia Adelardi. Navata centrale della Cattedrale di Ferrara

L’altra testimonianza, certamente definitiva oltre che suggestiva è rappresentata dal rinvenimento, durantelavori di scavo attorno all’abside della Chiesa di Mizzana, di un archivolto di marmo rosato raffigurante unagrande croce patente contenuta in un cerchio, senza dubbio di origine templare.

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Croce patente Templare. Chiesa di Mizzana (Ferrara)

Esiste infine un documento, conservato presso la Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara (CollezioneAntonelli, 868), stilato il giorno 11 novembre 1376 dal notaio Pietro Pialbene, dove troviamo un chiaroriferimento alla Chiesa di Santa Maria di Betlem olim templi, che rende assolutamente certa l’origine templaredell’edificio.

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Atto del notaio Pietro Pialbene, 11 Novembre 1376 (in Biblioteca Comunale Ariostea, Collezione Antonelli, 868)

Guglielmo III, non essendosi mai sposato aveva per sua volontà preso i voti di stato semi-monacale e avevaper questo deciso di praticare povertà, castità ed obbedienza e la testimonianza diretta di questo suo voto lo siricava dallo stemma della Famiglia Adelardi dove, oltre alla figura araldica (leone rampante accostato a duestelle), nel capo compare il distintivo dell’Ordine Templare (fondo argento e croce patente rossa), cherappresenta senza dubbio l’appartenenza all’Ordine e l’alto grado ricoperto nell’Ordine stesso.

Era quindi Cavaliere Professo, tanto che venne raffigurato in una terracotta che faceva parte delle dodiciformelle che adornavano la Porta dei Pellegrini (definita Porta dei Mesi) che ancora oggi è possibileindividuare nel centro del lato lungo della Cattedrale, che delimita la piazza del listone (attuale Trento Trieste).Le formelle sono oggi conservate presso il Museo della Cattedrale, ma una copia che rappresenta il CavaliereProfesso (mese di maggio) è presente sul fronte della Cattedrale lungo il pilastro d’angolo con la via degliAdelardi. Di grande interesse l’analisi che lo storico Paolo Sturla Avogadri avanza a proposito dello scudobrandito da Guglielmo, dove si riconosce l’escarboucle (carbonchio) che è inequivocabilmente il fregio che sievidenzia sul caratteristico Sigillo Templare.

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Stemma della famiglia Adelardi

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Cavaliere Ardente raffigurante Guglielmo III degli Adelardi. Formella della Porta dei Mesi (Museo della Cattedrale di Ferrara)

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Sigil lo Templare

Quando ormai prossimo alla fine dei suoi giorni, il 12 marzo 1183 Guglielmo III compilò l’atto testamentaleEcclesia Sancti Joannis de Hospitale medietatem omnium bonorum , con il quale cedette larga parte delpatrimonio di famiglia a Marchesella, figlia del fratello Adelardo, promessa sposa di Azzo VI d’Este. Con iltrasferimento dei beni della famiglia Adelardi, ormai senza eredi maschi, si aprì la strada di Ferrara e del suoterritorio agli Estensi, anche per la prematura scomparsa di Marchesella, che morì poco dopo il matrimoniocon il discendente della casa d’Este.

Nello stesso atto Guglielmo III donò altresì alla città un importante ed esteso fabbricato situato nel centro dellacittà (vie del quadrilatero: Cortevecchia, Boccaleone, Podestà e Turco), che sarebbe divenuto Commendaintitolata a San Giovanni della Trinità, comprendente la chiesa, il convento e l’ospedale. Alla stessaCommenda erano soggette le chiese, con i rispettivi monasteri ed ospizi per i pellegrini di Santa Maria dellaRosa (del Guazzaduro) e di Santa Maria Annunciata di Betlemme. Questo ci porta a considerare che leChiese, con ospedali e conventi annessi, siano state tutte soggette all’Ordine, per un insieme di ragioni chevanno dalla dedicazione a Maria, alle definizioni de Templo per Santa Maria della Rosa e olim Templi perSanta Maria Annunciata di Betlemme, oltre alle suggestive ipotesi legate alla localizzazione di quest’ultima einequivocabilmente alla testimonianza legata al rinvenimento dell’archivolto con croce patente.

Negli stessi anni in cui venne fondato l’Ordine dei Cavalieri Templari, sempre a Gerusalemme, prese vital’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani, che vennero nel tempo denominati di Rodi e infine di Malta, come ordinebenedettino a cui venne affidata la cura e quindi la difesa dei pellegrini in Terrasanta. A differenza dei Templariquindi svilupparono le funzioni di carità prima delle riconosciute funzioni di difesa e quindi prima monaci e poicavalieri, ma sempre Ordine Religioso Cavalleresco Cristiano. Come tali potevano godere di privilegifunzionali concessi dal Papa come indipendenza da ogni autorità (escluso il Papa stesso), esenzione daitributi e concessione di edifici religiosi, che li rese particolarmente ricchi ed influenti.

Tuttavia, dopo anni di gloriosa attività la storia dei Cavalieri Templari si complicò per le congiure dei potenti diFrancia e in particolare di Re Filippo IV di Francia e del suo consigliere Guglielmo di Nogaret, debitori di

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ingentissime somme di denaro nei confronti dei Templari. Per questo ordirono ai loro danni un insieme diaccuse infamanti per evitare di versare le somme dovute, che portarono nel giro di pochi anni allasoppressione dell’Ordine e a quella che verrà definita damnatio memoriae, che costrinse a celare ogni tracciadi storia dei Cavalieri Templari, accompagnata dalla immediata devoluzione di ogni loro bene a favore deiCavalieri Gerosolimitani.

Santa Maria di Betlemme – Mizzana (Ferrara)

La storia dell’Ordine del Tempio terminò ufficialmente il 18 marzo 1314. La storia locale rispetta in pienoquesti tempi, tanto che le testimonianze e i riferimenti storici delle tre Chiese nominate nella Commenda diGuglielmo III daranno presenza di sé solo dopo la scomparsa dell’Ordine Templare, come CommendeGerosolimitane e di fatto riconosciute di proprietà dei Cavalieri di Malta, che le gestirono negli anni a venire.Tuttavia la nostra storia permette di individuare la vera origine di questi edifici e di riconoscere ai Templari unpasso importante nella storia della nostra città.

*Storico. Fondatore e consigliere della Associazione culturale De Humanitate Sanctae Annae

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Francesco Scafuri*

Storia e misteri di luoghi templari a Ferrara

Chiesa di Santa Maria Annunziata di Betlemme in Mizzana

Di questa chiesa, che sorge nella frazione di Mizzana, così come delle altre cui accennerò, ci parlano diversistudiosi, tra cui Antonio Samaritani, Silio Sarpi e Dante Balboni. Ma un ringraziamento particolare lo devo aLuca Taddia, per avermi aiutato a ricostruire la storia dell’edificio di culto e dell’adiacente ex precettoriatemplare, che ora è diventata la sua abitazione. Desidero, inoltre, esprimere speciale e sentita riconoscenza aPaolo Sturla Avogadri, il maggiore esperto di templari a Ferrara, per i preziosi suggerimenti riguardo a questoe agli altri edifici di culto di cui mi occuperò in questo studio.(Fig. 1)

Come accenna anche Lodi in questo volume, si parla per la prima volta della chiesa di Santa Maria diBetlemme in Mizzana nel Chronicon Estense che risale al XIV secolo, dove si ricorda che l’11 settembre 1146il nobile Guglielmo II degli Adelardi, morto a Ferrara, fu sepolto con tutti gli onori nel tempio in questione, chequindi era già esistente e che probabilmente in precedenza era stato costruito proprio per suo impulso;secondo altre fonti, invece, vi sarebbe stato sepolto esattamente tre anni dopo. Alcuni storici, come Righini edaltri, sulla base di antichi manoscritti due-trecenteschi ritengono che il figlio Guglielmo III Marchesella degliAdelardi, dopo essersi recato in Terrasanta per un voto o per partecipare alla seconda crociata del 1147-49,sia stato in seguito sepolto proprio nella chiesa di Mizzana, dedicata in quel periodo a Santa Maria Annunziatadi Betlemme, ovvero all’Annunciazione di Maria. Sarebbe stato proprio Guglielmo III a completare lacostruzione, annettendo al fabbricato preesistente un edificio di forma rotonda o, come sostengono altri, ariedificarla completamente in tale forma, ad imitazione forse della Cupola della Roccia (come propone Sturla)oppure del Santo Sepolcro, come ricordano altri. La struttura circolare della chiesa di Mizzana (decorata diarchi con relativi sott’archi), è databile infatti con buona approssimazione intorno alla metà del XII secolo. Latipologia architettonica della parte absidale è un importante indizio per definirne l’origine templare; basti direche proprio a partire dagli anni Quaranta e Cinquanta del XII secolo viene promossa dall’Ordine del Tempiol’erezione di chiese con lo stesso tipo di struttura in diverse altre città della penisola.

La costruzione circolare è in parte ancora oggi esistente, poiché fu utilizzata parzialmente come absidedurante la trasformazione barocca della chiesa, avvenuta nella prima metà del XVII secolo, come vedremo neidettagli in seguito (Fig. 2).

La chiesa di Mizzana era “olim templi”, cioè già appartenuta all’Ordine dei “Poveri Cavalieri di Cristo”, poidenominato “Ordine dei Cavalieri del Tempio” (o Templare), come riportato nell’atto notarile di Pietro Pialbenedel 1376, conservato presso la Biblioteca Comunale Ariostea (Collezione Antonelli, 868), e lo fu secondodiversi storici fin dalle origini. Questo documento, conosciuto dagli studiosi che si sono occupati del tema,come Samaritani, Sarpi e Sturla, è quindi l’atto più importante che ci consente di affermare che anticamente lachiesa era appartenuta all’Ordine dei Cavalieri del Tempio.

D’altra parte, lo stesso titolo mariano, che nel caso di Mizzana è quello di Santa Maria Annuciata di Betlemme,è tipico delle fondazioni templari.

Apprendiamo, altresì, che era annesso alla chiesa un ospizio o ospedale, ricordato in un atto testamentariodel 1199. E’ solo il caso di accennare che, come già ricordato in altri interventi di questo libro, i templari, puressendo nati soprattutto come Ordine combattente in Terrasanta, presto si espansero anche in Europa, doveebbero pure attività e funzioni ospedaliere, istituendo molte domus, in particolare nelle città situate sullegrandi strade di traffico, come a quell’epoca era sicuramente Ferrara e in particolare Mizzana, anche alla lucedi quanto ci riferisce Lodi.

Nelle immediate adiacenze della chiesa di Santa Maria di Betlemme insisteva quindi una magione templare,ora abitazione della famiglia Taddia (Fig. 3), purtroppo notevolmente trasformata nei secoli, cioè una di quellecase per accogliere i pellegrini (o precettoria), adibita anche a ospedale per malati, la cui entrata principale sitrovava sul lato sud del fabbricato, come testimonia un’antica traccia di un arco a tutto sesto. Nel periodomedievale il complesso rappresentava senza dubbio un punto di riferimento per molti, visibile anche dalleimbarcazioni che navigavano lungo il corso del vicino ramo del Po: un luogo sicuro per molti, soprattutto dinotte, quando le porte della città venivano chiuse per essere riaperte solo l’indomani, non senza accuraticontrolli nei confronti di coloro che volevano entrare o uscire da Ferrara. Tanto più che nell’area insisteva findall’origine una “torre-campanile” romanica, con funzioni legate al culto ma anche di controllo e difensive:l’alta costruzione era staccata dalla chiesa primitiva, essendo inglobata nell’edificio retrostante adibito adospizio o magione, come dimostrano le tracce che si possono osservare nel sottotetto di casa Taddia (angolo

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sud-ovest).

Il campanile del XII secolo venne in seguito demolito e ricostruito ex novo nel 1621 da Francesco Zucchetti(con alcune modifiche successive) nell’attuale posizione (Fig. 4), utilizzando alla base una campata dell’anticoportico adelardiano (Fig. 5). La torre campanaria presenta diverse analogie con altre costruzioni coeve aFerrara: basti pensare alla Torre dell’Orologio, o al campanile di San Benedetto, oppure a quello della chiesadi Santa Giustina, strutture attribuite o in cui è documentato l’intervento del grande architetto Giovan BattistaAleotti (Argenta 1546 – Ferrara 1636) nella prima metà del XVII secolo.

Occorre ricordare anche che la precettoria di Mizzana non compare negli elenchi degli ospedali vescovili delXII secolo; questo significa che non dipendeva dalla curia e, oltre ai giovanniti, il solo ordine che dal 1128godeva di esenzione vescovile era proprio quello Templare.

Secondo la “Guida all’Italia dei Templari”, poi, la chiesa di Santa Maria di Betlemme è molto simile a quellatemplare di San Tommaso Beckett, che sorge sul Poggio di Cabriolo vicino Fidenza; anche qui la parteabsidale, che ricorda quella ferrarese, è la costruzione più antica di ciò che rimane dell’edificio, essendo statarealizzata tra il XII e il XIII secolo. Da notare che pure nei pressi della chiesa di Cabriolo insisteva un anticoospedale templare per i pellegrini, fondato proprio nel XII secolo.

Come noto, a seguito della soppressione dell’Ordine dei Templari nel 1312, i loro beni, compresa la nostrachiesa di Santa Maria di Betlemme, furono trasferiti all’ordine degli Ospedalieri (o Ospitalieri) di San GiovanniGerosolimitano, detti Giovanniti, denominati poi Cavalieri di Malta a partire dal 1530. La prima testimonianzadell’accorpamento della chiesa di Mizzana all’ordine giovannita risale al 1368.

E’ bene ricordare che una sorta di Damnatio memoriae colpì questo come altri siti templari: ladocumentazione relativa, nel corso del XIV secolo fu in gran parte distrutta, così come molte delle tracce delpassaggio dell’ordine. Quindi è da considerarsi eccezionale il ritrovamento negli anni Ottanta del Novecentopresso la chiesa di Santa Maria di Betlemme di un frammento di archivolto marmoreo di straordinariaimportanza, su cui è incisa una croce patente contenuta in un cerchio, che l’esperto Paolo Sturla Avogadriafferma essere certamente templare; ora il prezioso reperto è stato apposto sopra il portone di casa Taddia(prospetto rivolto a occidente).

Il complesso della chiesa e ospedale di Mizzana, nel corso del XIV secolo fu unito sia alla precettoria cittadinadella SS. Trinità (che si trovava in via Cortevecchia), sia a Santa Maria del Guazzaduro o della Rosa, un’altrachiesa templare, anch’essa passata dopo il 1312 ai giovanniti, di cui parleremo fra breve. Quindi, un anticolegame, molto stretto, sembra associare questi tre edifici di culto.

L’ospedale di Santa Maria di Betlemme a Mizzana, documentato come accennato fin dal XII secolo, dopoalterne vicende mantenne tale funzione anche durante la peste del 1436, così come nel 1449 e nel 1463quando il Comune utilizzò la struttura, amministrata all’epoca dai giovanniti, come sanatorio specializzato(diremmo oggi), immettendovi chirurghi ed esperti nella cura della terribile epidemia; tuttavia, già a questedate la funzione ospedaliera viene meno.

Nei secoli successivi e in particolare nel Seicento sorsero alcune diatribe tra i Cavalieri di Malta e la Curia, maquesta riuscì sempre ad imporre propri parroci. Altre questioni sorte poi con i privati, si risolsero soltanto nel1908 con il riconoscimento del legittimo possesso della chiesa e delle relative pertinenze a favore dei parrocidella frazione.

Per quanto riguarda le trasformazioni architettoniche dell’edificio di culto di Mizzana, in sintesi possiamo direche ancora nella seconda metà del XVI secolo, al tempo di alcune visite pastorali (gentilmente segnalatemida mons. Enrico Peverada), la chiesa era caratterizzata da una forma “quasi rotonda con copertura a volta”,perciò aveva conservato in gran parte la struttura originaria del XII secolo.

Ma, come ricorda la targa posta dalla Ferrariae Decus sulla facciata della chiesa, a partire dagli inizi delSeicento la costruzione fu ampliata e in gran parte trasformata.

Occorreva un tempio più grande, anche perché le funzioni della vicina parrocchia di San Matteo, ormaidiroccata, nel 1603 furono trasferite dal vescovo Fontana in Santa Maria di Betlemme. La chiesa di San Matteosi trovava in via Barbieri 29: è documentata come parrocchia almeno dal 1187, mentre venne trasformata nel1913 in civile abitazione.

Nel XVII secolo, quindi, metà dell’antico edificio “rotondo” di origine templare fu abbattuto per costruire l’attualeambiente ad aula della chiesa templare di Mizzana, caratterizzato da un barocco dai toni equilibrati, mentrel’altra metà fu adattata ad abside del nuovo edificio sacro. Un disegno datato 2 dicembre 1749 del perito

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Giovan Battista Benetti, conservato nella Biblioteca Comunale Ariostea (Collezione Antonelli, 958, fascicolo26), documenta le trasformazioni avvenute in gran parte nel secolo precedente (Fig. 6).

L’interno barocco fu impreziosito nella seconda metà del Settecento da un vecchio organo proveniente dallaparrocchia di Porotto, che il rettore di allora fece ricostruire dai fratelli Fedeli, appartenenti ad una dinastia trale più rappresentative dell’arte organaria italiana tra Settecento e Novecento. L’organo è stato restaurato con ilcontributo e la cura di Silio Sarpi, indimenticabile cultore di storia locale (Fig. 7).

Allo stesso secolo risale la lapide, ormai quasi illeggibile, apposta sul lato orientale della chiesa seicentesca,proprio sotto l’unica finestra: datata 1727, la lastra marmorea vuole celebrare la figura del cardinale TommasoRuffo (Bagnara 1663 - Roma 1753), primo arcivescovo di Ferrara. In particolare qui è ricordato perché, in basealla documentazione fornita, il 21 maggio 1725 ottenne dai padri del concilio romano l’indipendenza dellaChiesa di Ferrara dalla “metropolia” di Ravenna, facendo sì che la prima fosse unicamente soggetta allaSanta Sede. Il pontefice confermò la sentenza conciliare il 15 dicembre 1725.

Sempre nel XVIII secolo fu edificata l’attuale casa canonica (Fig. 8), inglobando nella nuova costruzione un“portico adelardiano”, edificato anch’esso nel XII secolo (secondo l’ipotesi di Sarpi), pressochécontemporaneamente alla costruzione di forma rotonda. Di questo portico, dal quale nel periodo medievale siaccedeva alla chiesa templare, si conservano in alcuni ambienti al piano terra della canonica le vestigia diquattro grandi arcate collegate da volte a crociera, mentre sulle pareti si scorgono tracce di affreschi scialbati.Nelle stanze del primo piano, poi, sono presenti altri lacerti più estesi di interessanti raffigurazioni sacre (Fig.9).

Il complesso di Santa Maria di Betlemme è quindi un sito particolarmente evocativo, che ci riporta al Medioevoe ai Templari, dove sembra che il tempo si sia fermato. Si può essere rapiti dalla sua bellezza e dal desideriodi immaginare come potesse essere la vita tra le mura della magione nel XII e XIII secolo: certamente unpunto di riferimento sicuro per i pellegrini, ma anche un luogo di sofferenza e di dolore, che si cercava di lenirecon i pochi rimedi efficaci conosciuti all’epoca.

Chiesa di S. Maria de Templo detta della Rosa (distrutta)

Abbiamo visto dunque che nel XII secolo l’Ordine dei Cavalieri del Tempio aveva in Santa Maria di Betlemme aMizzana il principale insediamento nei pressi di Ferrara; tuttavia, nel periodo medievale possedeva a pocadistanza dal centro della città una piccola chiesa con annesso ospizio o ospedale, che si trovava al di là delfossato e delle mura medievali che un tempo correvano lungo l’asse dell’attuale Corso Giovecca e vialeCavour. Più esattamente si trovava dove attualmente sorge il palazzo INA, nell’angolo di Viale Cavour con viaArmari (Fig. 10).

Veniva chiamata Santa Maria de Templo (o del Tempio), poi del Guazzaduro o della Rosa, ed era dedicata allaNatività della Vergine. L’ospedale adiacente doveva servire soprattutto per il ricovero e il ristoro di queipellegrini che erano diretti presso i vari santuari della penisola, o presso i porti, da dove si imbarcavano allavolta della Terrasanta.

Santa Maria de Templo viene nominata in alcuni testamenti della fine del XIII secolo, ma vi è il dubbio che sipossa fare riferimento invece alla chiesa di Mizzana, tuttavia, secondo Samaritani, già alla fine del XIII secolola sede originaria dei Templari, cioè Santa Maria di Betlemme, sarebbe stata trasferita “de iure” in “SantaMaria de Guazzaduro”.

Prova ne sia che anche la chiesa della Rosa, come la maggior parte dei beni templari, dopo la soppressionedell’ordine (nel 1312) fu trasferita all’ordine degli Ospedalieri di San Giovanni, detti Giovanniti oGerosolimitani. La conferma ufficiale di tale trasferimento, che sarebbe avvenuto nel 1368, è documentatamolto tempo dopo da una bolla di papa Nicolò V del 16 novembre 1448 in cui, oltre ad essere chiaramenteespresso il nome templare dell’edificio di culto, si esprime la presa di possesso della chiesa da parte delprecettore e rettore dei giovanniti di Ferrara Avanzo de’ Ridolfi. Nella bolla essa è denominata “Sanctae Marieolim appellate de templo” [cioè un tempo denominata del Tempio]… posta “extra muros civitatis ferrarie”[ovvero fuori dalle mura della città di Ferrara]… "supra foveam" [cioè sopra la fossa della città, ovvero a latodella stessa], come ci conferma la famosa pianta di Ferrara di Pellegrino Prisciani della fine del XV secolo,conservata nell’Archivio di Stato di Modena (Manoscritti della Biblioteca, n. 130, cc. 20v-21r).

Quindi è chiaro che si tratta della chiesa che conosciamo come Santa Maria della Rosa, perciò lo scritto del1448 emanato dalla Curia romana con i il sigillo del Papa è uno dei documenti che, secondo diversi studiosi,dimostra l’appartenenza del complesso all’Ordine dei Cavalieri del Tempio.

Da notare come, tra XIV e XV secolo, sia ancora vivo quel legame cui abbiamo accennato in precedenza.

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Infatti, la chiesa di Santa Maria del Guazzatore era di pertinenza dell’ospedale di San Giovanni della Trinità,così come Santa Maria Annunziata di Betlemme in Mizzana sin dalla documentazione di fine Trecento eralegata anch’essa al priorato della Trinità; al tal proposito, non sembra affatto un caso che, sia pure in epocasuccessiva, Giorgio de Montesia sia documentato come precettore presso tutti e tre gli edifici di culto nel1430, come ci ricorda Samaritani.

L’edificio di culto in questione è conosciuto anche come Santa Maria del Guazzaduro perché nel XV secolo fucostruito nei pressi della chiesa un “guazzaduro” o “roggia” (dal latino medievale “roxa”), una sorta di grandevasca lunga 25 piedi ferraresi e larga 7 (m. 10 x 3 circa) per abbeverare e bagnare i cavalli ed altri animali,soprattutto durante l’estate. Santa Maria del Tempio mutò allora la denominazione in Santa Maria delGuazzaduro o della Roxa, poi della Rosa.

L’intero complesso religioso fu notevolmente trasformato nei secoli successivi e, in seguito a varievicissitudini, l’ex convento divenne dopo il 1870 la caserma del comando divisionale dei reali Carabinieri acavallo, che vi rimase fino al settembre 1943.

La chiesa invece ancora agli inizi del Novecento era meta di fedeli e visitatori, soprattutto perché all’internoconservava le otto statue in terracotta policroma modellate dal modenese Guido Mazzoni nel 1485: si tratta delcelebre gruppo scultoreo conosciuto come il “Compianto di Cristo morto”, o Mortorio, ma noto ai ferraresicome “I pianzun dla Rosa” (Fig. 11).

Quando nel 1938 la diocesi cedette la chiesa alla Provincia, già da alcuni anni l’edificio sacro era stato chiuso,perciò le opere d’arte erano state trasferite in altri luoghi; tra queste il Mortorio del Mazzoni, che trovò unadegna collocazione presso la chiesa del Gesù, dove tuttora si trova.

I bombardamenti del 1944 colpirono lievemente il convento della Rosa, tuttavia, i danni maggiori siverificarono nella facciata della chiesa a causa di un ordigno esploso a posa distanza, tanto che nel 1949l’Amministrazione Provinciale, invece di prevederne il restauro, scelse la strada più semplice, quelladell’abbattimento di alcune sue parti per evitare ulteriori crolli (Figg. 12 e 13). Ormai la sorte del complessodella Rosa era segnato, così nell’ottobre del 1955 l’ex convento con il magnifico chiostro, la chiesa di originetemplare e il campanile del XV secolo vennero abbattuti, mentre l’area oggetto delle demolizioni fu nelfrattempo acquistata dall’INA.

24) Sull’area dove sorgeva il tempio venne eretto tra il 1955 ed il 1957 il palazzo dell’Istituto Nazionale delleAssicurazioni su disegno dell’architetto Giuseppe Vaccaro, uno dei maestri del razionalismo romano. Perquanto riguarda il chiostro, “a parte un paio di colonne originali nell’angolo nord ovest”, fu completamentericostruito alla fine degli anni Cinquanta a cura dell’ingegnere Carlo Savonuzzi, cui era stato conferito l’incaricodi “sovraintendente ai lavori”, come si evince da una lettera del 12 giugno 1959 conservata nel fascicolo n. 62presso l’archivio dell’associazione Ferrariae Decus (Figg. 14, 15, 16, 17, 18).

Chiesa della SS. Trinità o di San Giovanni Gerosolimitano con annesso ospedale (distrutti)

Tra gli edifici in cui anticamente furono presenti i templari, si ipotizza possa essere inserita la chiesa conannesso ospedale di San Giovanni detto “la Trinità” (un tempo ubicati in via Cortevecchia). Il complesso,secondo Melchiorri, sarebbe stato fondato attorno al XII secolo. Ma non ci sono prove certe della sua antichità,anche perché, come lamentato dallo storico del Seicento Marc’Antonio Guarini, i documenti relativi ai primisecoli di attività del complesso, guarda caso, andarono perduti. Anzi, gli altri storici ritengono invece fondata,piuttosto, la presenza presso la SS. Trinità dei giovanniti, che secondo Samaritani elessero a loro sede fin daprima del 1183, anno in cui, come ricorda anche Lodi, Guglielmo III Marchesella Adelardi donò metà dei suoibeni all’ospedale della Trinità, che egli stesso secondo alcuni storici avrebbe fondato al suo ritorno dallaTerrasanta.

In un testamento del 1297 (quello di Ubaldino Fontana) veniva citato il “collegium hospitalis Sancti Johannisde Templo”. Per Paolo Sturla Avogadri, in disaccordo con altri studi, si tratterebbe di quello presso SanGiovanni della Trinità. Sturla afferma, inoltre, che all’epoca il complesso era ancora denominato San Giovannidel Tempio, cioè templare, appartenente quindi ai cavalieri rossocrociati.

Le documentazioni più attendibili sul complesso della Trinità risalgono, tuttavia, a dopo il 1312, tanto che ilGuarini si limita a riportare una menzione della chiesa della SS. Trinità soltanto nel 1338. Ma è ancora piùstrano che l’elenco dei cavalieri giovanniti o ospedalieri presenti nella nostra città inizi soltanto dal primoventennio del XIV secolo, nonostante sia opinione di Samaritani che essi avessero la loro sede presso laTrinità già da prima del 1183. E questa è un’altra incongruenza che farebbe pensare all’originaria presenzadei Cavalieri del Tempio presso il sito in questione, presenza che poi si sarebbe cercato di cancellare dopo lasoppressione dell’ordine del 1312 e l’arrivo dei giovanniti, con i quali la funzione ospedaliera presso il

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complesso della Trinità venne meno sin dal 1341. Successivamente l’edificio di culto viene ricordato purecome commenda dell’ordine dei Cavalieri di Malta.

Officiata dal 1582 dalla confraternita dei Sacchi, la chiesa venne poi soppressa nel 1798, venduta a privati esuccessivamente demolita (Fig. 19); tuttavia, da una relazione inedita del 1918 conservata nell’Archivio dellaFerrariae Decus (fascicolo n. 41) risulta che in un cortile interno si potevano vedere fino a poco tempo primatracce di loggiati, di cui rimane soltanto un antico capitello inglobato nel muro di uno degli edifici sortonell’area, che chi scrive ha potuto fotografare nel 2013 (Fig. 20). Nel luogo dove era la chiesa della Trinità, oggisorse il caseggiato in corrispondenza degli attuali numeri civici 31-39 di via Cortevecchia (Fig. 21). Lodimostrano, tra l’altro, due piante poco conosciute: una è conservata nell’Archivio di Stato di Ferrara nel fondo“Periti e agrimensori” ed è datata 1655 (G. B. Frigieri, busta 341, L. 1, n.5); l’altra, che risale al 1705, è firmatada “G. B. Bonaccioli” e si trova nella Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara (Collezione Antonelli, 958,fascicolo 26). Dai due disegni, ma anche da altre mappe inserite nella medesima collezione, si evince che lachiesa non insisteva in angolo con via Boccaleone, come molti pensano, ma si estendeva a quell’epoca solosu via Cortevecchia ed era caratterizzata, tra l’altro, da due accessi sulla medesima strada (Fig. 22).

Una curiosità: in angolo fra via Boccaleone e via Cortevecchia si nota una nicchia, entro la quale dal 2006 èstata collocata la statua di San Giovanni Battista, protettore dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, realizzata perl’occasione dallo scultore ferrarese Alfredo Filippini. Si tratta della riproduzione di quella originale in terracotta(collocata poco dopo il 1515), importante opera giovanile secondo alcuni storici dello scultore AlfonsoLombardi (citato anche nelle “Vite” del Vasari). Lucio Scardino e Antonio P. Torresi hanno avanzato, invece,anche un'altra ipotesi, cioè che si tratti piuttosto dello scultore Giovanni Minelli, ovvero Minello de' Bardi natonel 1440 circa e morto attorno al 1529. La statua originale, opportunamente restaurata, si trova da diversi annipresso la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, da quando cioè cadde al suolo a seguito di un violento temporale(Fig. 23).

Ex chiesa di San Giacomo

A questo punto analizziamo l’ultima chiesa di cui mi occuperò, quella di San Giacomo (Fig. 24). Ritornobrevemente sulle vicende dell’Ordine dei “Poveri Cavalieri di Cristo”, poi denominato Ordine dei Cavalieri delTempio o Templari. Secondo la versione più accreditata, l’ordine fu fondato sul finire del 1118 dal nobilecavaliere francese Hugues De Payns (primo Gran Maestro dell’Ordine, nato attorno al 1070 nella regione dellaChampagne-Ardenne) e da altri otto compagni.

Questo è quello che sappiamo, in estrema sintesi, sul periodo iniziale dell’ordine templare e sul suofondatore. Ma negli ultimi anni, da alcune ricerche e interviste rilasciate a giornali e riviste da Mario Moiraghi,autore tra l’altro nel 2005 della pubblicazione “L’italiano che fondò i templari. Hugo de Paganis cavaliere diCampania”, emerge un’altra versione. Secondo Moiraghi, Hugues De Payns era il nome francesizzato di Ugode’ Pagani (o Hugo de Paganis), nobile cavaliere dell’Italia meridionale. E a tal proposito cita una lettera scrittadal de’ Pagani stesso nel 1103, dalla quale si evince, secondo Moiraghi, che il fondatore dei Templari non eraun francese bensì un italiano, inoltre, che i cavalieri erano già attivi in Terra Santa una quindicina d’anni primadella data della loro fondazione.

Lo studioso lombardo asseriva anche di aver scoperto, grazie alla segnalazione di Luigi Chiarion (unindustriale veneto appassionato di ricerche sul Medioevo) il luogo di sepoltura del famoso cavaliere: cioè aFerrara ed esattamente nella chiesa di San Giacomo, in via Carbone 25, antico luogo di culto di originemedievale, da tempo sconsacrato. E a tal proposito citava un libro dello storico ferrarese Marc’Antonio Guarini,cioè il Compendio historico dell’origine, accrescimento, e prerogative delle Chiese e dei Luoghi Pij della Città,e Diocesi di Ferrara, dato alle stampe nel 1621. Guarini, solitamente piuttosto puntuale nelle sue ricerche, apagina 224 effettivamente scrive:

“Vogliono che fossero in questa Chiesa seppelliti alcuni soggetti di memoria degni, ed in particolare quel UgoPagani, il quale per quanto rifferisce Guglielmo Arcivescovo di Tiro, diede principio insieme con altri all’ordinede Cavallieri Templari...”.

Moiraghi concludeva, quindi, che l’origine francese dei monaci guerrieri era dunque una storia completamenteinventata, costruita ad arte nei secoli proprio dai francesi, per attribuirsi un merito che in realtà non era loro.

Ma ad una più attenta lettura del testo del Guarini, si può comprendere come lo storico del Seicento non sibasi in questo caso su fonti certe (cioè documenti d’archivio, atti notarili, lapidi sepolcrali originarie presenti inloco e cosi via), infatti, la frase comincia con “vogliono che fossero in questa chiesa seppelliti soggetti dimemoria degni”; quel “vogliono” lo potremmo tradurre con “la tradizione vuole”, quindi egli non ha la certezzache le cose stiano veramente così. D’altra parte dimostra però di conoscere la storia ufficiale dei templari

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perché fa riferimento a Guglielmo arcivescovo di Tiro, nato in Siria nel 1130 circa e morto dopo il 1186,importante cronista delle crociate, dei templari e del regno di Gerusalemme, personaggio del XII secolo bentratteggiato tra gli altri dalla studiosa Barbara Frale.

Per quanto riguarda il testo di Guarini, poi, non si può parlare di scoperta vera e propria da parte di Moiraghi,che pure dobbiamo ringraziare perché ha calamitato l’attenzione dei media su Ferrara. Sappiamo, infatti, chein passato storici come Giuseppe Antenore Scalabrini nel 1773 o Gualtiero Medri nel 1967 già avevanoripreso l’informazione che Guarini fin dal XVII secolo aveva tramandato, ma non avevano dato molto peso allaquestione. Anzi, Scalabrini si diceva convinto che Ugo Pagani fosse “francese, non ferrarese”, mentre ilsecondo delineava un’ipotesi che appare abbastanza fondata: cioè che quell’Ugo sepolto nell’ex chiesa diSan Giacomo poteva essere “uno della famiglia dei Pagani”, tra le più potenti di Ferrara nel Medioevo, “cheaveva le sue case turrite” proprio nei pressi dell’antica chiesa di via Carbone. Questa, secondo Mario Calura,uno storico ferrarese della prima metà del Novecento, sarebbe stata fondata dalla stessa famiglia, “che viebbe il suo sepolcreto”. Ricordo, a tal proposito, che i Pagani furono prima vassalli dei Marchesella-Adelardi,poi degli Estensi, e occuparono importanti cariche, tanto che alcuni di loro furono anche consoli del Comuneproprio nel XII secolo.

Fatte queste precisazioni, vorrei tratteggiare ora rapidamente le vicende storiche relative all’ex chiesa di SanGiacomo. Innanzitutto occorre ricordare che si tratta di un’antichissima parrocchiale e le prime testimonianzedell’edificio di culto risalgono al 1086. Era perciò una chiesa romanica, il cui aspetto doveva essere moltovicino a quello proposto dal prof. Castagnoli nel suo disegno ricostruttivo pubblicato da Calura nel 1927.

Si può ritenere quindi che la chiesa di San Giacomo non abbia a che fare con i Templari, secondo ladocumentazione fin qui ritrovata, ma non per questo la storia dell’edificio di culto si presenta menoavvincende. In un articolo pubblicato sul Corriere Padano del 12 ottobre 1935, lo stesso Calura afferma cheanticamente all’interno della chiesa si svolgeva la cerimonia di investitura dei Cavalieri dell’insigne OrdineEquestre di S. Giacomo (o Santiago) di Compostela”, detto anche di S. Giacomo della Spada, un antico ordinemonastico-militare (quindi con alcune analogie con quello dei Templari), ma che sorse in Spagna nel 1170.Interessante notare, a supporto della tesi di questo studioso, che la regola di questo ordine cavalleresco fudettata dal cardinale Alberto Morra (futuro papa Gregorio VIII) eletto al soglio pontificio proprio a Ferraradurante un conclave nel 1187. Secondo la tradizione, i nobili, in attesa di riceverne le insegne ed esserearmati cavalieri dell’ordine di Santiago, trascorrevano la notte precedente la vestizione nell’edificio di culto divia Carbone, compiendo in questo modo la cosidetta “veglia d’armi”.

La chiesa di San Giacomo subì rilevanti trasformazioni già nei secoli successivi, ma soprattutto agli inizi delXV secolo, quando il piccolo edificio di culto fu ampliato e la facciata ebbe in gran parte l’aspetto attuale.

Il tempio, che subì notevoli danni a seguito del terremoto del 1570 (poi riparati), rischiò persino la distruzionenel Seicento. All’interno conservava opere d’arte di varie epoche, tra cui mi piace ricordare due antichibassorilievi in terra cotta citati da Scalabrini nel Settecento, uno dei quali raffigurava il Salvatore crocifisso el’altro Gesù che assolve la Maddalena penitente, opere, secondo lo storico del Settecento “di buon figulino”.

La parrocchia di San Giacomo fu successivamente soppressa dal governo francese nel 1806 e la chiesavenne chiusa dopo qualche anno, quindi venduta a privati, che la ridussero prima a magazzino per la legna epoi per la canapa (Fig. 25).

Oltre ai due incendi (uno nel 1882 e l’altro nel 1893), che causarono gravi danni distruggendo parte dellachiesa, vorrei soffermarmi sull’incredibile crollo dell’intera torre campanaria avvenuto il 19 giugno 1822, comerisulta da una petizione del giorno seguente conservata nell’Archivio Storico Comunale (XIX secolo, Strade eFabbricati, busta 3, fasc. 1); le fonti ci dicono che tale crollo coinvolse l’abside ed il presbiterio, cancellandoneogni traccia, perciò se all’epoca era rimasto ancora qualcosa delle antiche sepolture, che presumibilmentedovevano trovarsi proprio in quelle parti dell’antica chiesa, esse forse andarono distrutte per sempre inquell’occasione e nei due incendi successivi, chissà per quale strana fatalità, direbbe qualcuno. Certo che dicoincidenze ce ne furono tante!

Ripiena com’era di balle di canapa, San Giacomo alla fine degli anni Venti del Novecento versava ancora inuno stato di grave degrado, circostanza che indusse l’associazione culturale “Ferrariae Decus” a promuoveree realizzare dopo qualche anno il restauro dell’antica chiesa e soprattutto della facciata che, tutto sommato,risulta ben conservata ancora oggi, anche se avrebbe bisogno di alcuni interventi di manutenzione; i lavori direcupero, documentati in una relazione a firma dell’ingegnere Giuseppe Stefani del 17 febbraio 1936(conservata presso l’archivio del citato sodalizio nel fascicolo n. 33), furono eseguiti dal 29 luglio al 21settembre 1935 e misero in evidenza le linee ancora leggibili dell’altezza primitiva della facciata, molto piùbassa rispetto ad oggi, rendendo visibili le antiche tracce di due finestre romaniche (Figg. 26 e 27).

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Tuttavia, ancora negli anni Sessanta l’ex edificio di culto era utilizzato a fini impropri, poichè all’interno era statacollocata una falegnameria. San Giacomo fu poi venduta nel 1968 dai proprietari alla società Amon, che nel1979 l’ha trasformata completamente per ospitarvi una sala cinematografica (conosciuta come Apollino oApollo IV), ufficialmente inaugurata con il film "Ma che sei tutta matta?" con Ryan O'Neal e Barbra Streisand. Lostorico ambiente, chiuso nel giugno 2013, è stato di nuovo riaperto il 10 ottobre successivo con la stessadestinazione d’uso. A ricordare l’antico splendore e il mistero che spesso hanno avvolto la chiesa trasformatain cinema, oltre alla bella facciata in cotto, rimangono soltanto all’interno interessanti capriate di rovere conmensoloni sagomati.

*Responsabile Ufficio Ricerche Storiche, Servizio Beni Monumentali-Centro Storico, Comune di Ferrara

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Bibliografia essenziale consultata, cui fare riferimento per eventuali approfondimenti.

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Inoltre:M. CALURA, Restauri dell’ex chiesa di S. Giacomo, in “Corriere Padano”, 12 ottobre 1935.Il palazzo che sorgerà nell’area della ex Rosa, in “Gazzetta Padana”, 24 dicembre 1955.Nuovo palazzo in viale Cavour. E’ iniziata la demolizione dei ruderi, in “Gazzetta Padana”, 9 ottobre 1955.G. P. ZERBINI, L’Apollo compie oggi ottantaquattro anni, in “La Nuova Ferrara”, 17 dicembre 2005, p. 14

Si sono consultati, infine, i seguenti archivi: Archivio Storico Comunale di Ferrara, Archivio di Stato di Ferrara,Archivio Diocesano di Ferrara, Archivio dell’Associazione Ferrariae Decus, Archivio Pasi e Collezione Antonelli(Biblioteca Comunale Ariostea), Archivio Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara.

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Immagini

Fig. 1) Chiesa di Santa Maria Annunziata di Betlemme in Mizzana, prospetto principale (foto di Francesco Scafuri)

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Fig. 2) Chiesa di Santa Maria Annunziata di Betlemme in Mizzana, zona absidale. La struttura circolare originaria fu uti l izzataparzialmente come abside nel XVII secolo (foto di Francesco Scafuri)

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Fig. 3) Prospetto rivolto ad est dell ’ex magione templare con ospizio per i pellegrini (ora casa Taddia), che si trova nell ’arearetrostante alla Chiesa di Santa Maria di Betlemme in Mizzana. L’edificio appare notevolmente trasformato nel tempo (foto di

Francesco Scafuri)

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Fig. 4) Il campanile della chiesa di Mizzana, 1621 (foto di Francesco Scafuri)

Fig. 5) Tracce di arcate dell ’antico portico. L’attuale campanile (a destra) è stato costruito uti l izzando una campata dell ’antico

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portico (foto di Luca Taddia)

Fig. 6) La chiesa di Mizzana dopo le trasformazioni seicentesche nel disegno del perito G. B. Benetti, 1749 (in BibliotecaComunale Ariostea, Collezione Antonelli, 958, fascicolo 26)

Fig. 7) Chiesa di Mizzana, organo settecentesco (foto di Francesco Scafuri)

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Fig. 8) Casa Canonica, realizzata nel XVIII secolo inglobando l’antico porticato (foto di Francesco Scafuri)

Fig. 9) Chiesa di Mizzana, Casa Canonica, piano primo, lacerti di antichi affreschi (foto di Francesco Scafuri)

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Fig. 10) La chiesa e il chiostro di Santa Maria della Rosa nell 'Alzato di Andrea Bolzoni del 1747

Fig. 11) Guido Mazzoni, “Compianto di Cristo morto”, 1485 (foto d’archivio conservata presso l’associazione Ferrariae Decus)

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Fig. 12) Santa Maria della Rosa prima dei bombardamenti del 1944 (in Archivio Ufficio Ricerche Storiche, Comune di Ferrara)

13) La chiesa di Santa Maria della Rosa dopo il bombardamento aereo del 2 settembre 1944 (in Archivio Ferrariae Decus)

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14) Chiostro di Santa Maria della Rosa prima della demolizione, anni Trenta (in Archivio Ufficio Ricerche Storiche, Comune diFerrara)

15) Chiostro di Santa Maria della Rosa, “Sistemazione di Progetto”, anni Cinquanta (in Archivio Ufficio Ricerche Storiche,Comune di Ferrara)

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16) Chiostro di Santa Maria della Rosa, stato attuale (foto di Francesco Scafuri)

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17) Gazzetta Padana, 24 dicembre 1955

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18) Il Palazzo I.N.A.

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19) A. Bolzoni, Pianta e alzato della città di Ferrara, 1782, particolare. La chiesa della SS. Trinità è identificata con il n. 98

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20) Ex Complesso della SS. Trinità, antico capitello (foto di Francesco Scafuri)

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Fig. 21) Caseggiato di via Cortevecchia (numeri civici 31-39), dove un tempo si trovava la chiesa della SS. Trinità (foto diFrancesco Scafuri)

22) La chiesa della SS. Trinità sulla via omonima (oggi via Cortevecchia) nella pianta del perito G. B. Bonaccioli, 1705 c. (inBiblioteca Comunale Ariostea, Collezione Antonelli, 958, fascicolo 26)

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23) Edificio all ’angolo tra via Cortevecchia e via Boccaleone, con la nicchia entro la quale nel 2006 è stata collocata la statuadi San Giovanni Battista, opera dello scultore Alfredo Fil ippini (foto di Francesco Scafuri)

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24) La chiesa di San Giacomo oggi (foto di Francesco Scafuri)

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25) La chiesa di San Giacomo, secondo un disegno di Antonio Sandri (prima metà del XIX secolo)

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26) L’ex chiesa di San Giacomo nel 1927 (Archivio Ufficio Ricerche Storiche, Comune di Ferrara)

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27) L’ex chiesa di San Giacomo dopo i restauri del 1935 (Archivio Ufficio Ricerche Storiche, Comune di Ferrara)

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Carlo Magri*

I Cavalieri Templari nel Cinema

La cinematografia sui Cavalieri Crociati Templari è molto ricca e continua negli anni. Si parte dal bianco e neroper arrivare fino al colore, arricchito di effetti speciali digitali iperrealistici e con un audio coinvolgente come ilsurround. Questa tipologia di cinema rientra nella specie denominata del film storico. Storico è un termine dai molteplici significati: può riferirsi a ciò che è avvenuto in passato, dunque legato a ciòche descrive di questo passato. Nel cinema, un film storico è un film che considera avvenimenti trascorsi e limette in scena, curandone più o meno la veridicità, cioè non rispettando sempre la cosidetta correttezzastorica. Il cinema di fiction (cosidetto “di finzione”) è una tipologia che non risponde, come risaputo, ai meccanismiregistici del documentario, nè alle specifiche volontà di aderire il più possibile alla realtà che la maggior partedei documentaristi hanno invece fissato come obiettivo fin dalla nascita del genere stesso. Un film spesso non è necessariamente un resoconto aderente alla realtà; mentre la storia e la storiografiarientrano nelle scienze sociali, il cinema è considerato spettacolo. All’interno del genere vi sono poi film che mettono al centro del racconto la storia delle masse ed altri la storiadi individui. Un classico esempio del primo tipo sono i famosi Ottobre e La corazzata Potèmkin. Un film è quasi sempre un opera multidisciplinare che propone e accomuna in un unico momento sia unametodologia estetica che un’analisi storica e sociale. La storiografia ha come scopo l’indagare i documenti e le fonti, invece la cinematografia, utilizzando sofisticatetecniche iconiche, mira più a realizzare un racconto/spettacolo. Cos’è quindi un film, se non una serie diimmagini impresse su una pellicola o più modernamente su chip digitali che scorrono davanti ai nostri occhialla cadenza di 24 immagini al secondo, restituendo l’illusione della realtà. Le stesse immagini possonoessere poi organizzate in inquadrature, piani, movimenti e montate mettendo in forma visiva un racconto chepuò essere ulteriormente accompagnato da musica, titoli e parlato. Il cinema è quindi un’illusione come lacapacità della retina di ritenere per un tempo brevissimo l’immagine ma che, creando un collegamento fraesse, sembra restituirci la realtà. L’illusione della realtà, la ricerca del realismo è una ricerca costante che siriscontra in vari generi della rappresentazione cinematografica, quando si intende dare al pubblico lasensazione di verità. Per rendere reale la finzione filmica (fiction) e per attrarre lo spettatore esistono delleregole che anche il film storico deve seguire, quindi spesso gli eventi vengono “ritoccati” o adattati percompiacere il target di pubblico destinatario del prodotto. Esistono all’opposto, e questo va detto, anche filmrealizzati al preciso scopo di trasmettere ad una comunità un’idea falsata di un evento o di un personaggioallo scopo di instaurare o modificare un’ideologia. Credo sia sufficiente ricordare i film di regime. Eventilontani, avvenuti negli anni che vanno dal mille fino alle crociate, hanno rappresentato per il cinema una fontedi ispirazione che continua a tutt’oggi anche perché è ancora attuale lo scontro politico-religioso fra duemondi, quello musulmano e cristiano, ora come allora. Questo articolo presenterà alcuni film (fiction) ispirati ai templari e meno il genere documentaristico. Perquest’ultima tipologia, affinchè il lettore possa farsi un idea del genere cito i documentari della NationalGeographic e di History Channel , visibili anche in rete e molti pure in versione italiana. (vedi es: Youtube)I film che riguardano i Cavalieri Templari sono tanti e mi limiterò a presentarne una decina, scelti per offrireuna panoramica delle varie tipologie e generi. Nelle produzioni troviamo sia film veri e propri sia serialtelevisivi, ma anche sequel (film che danno origine nel tempo a seguiti). Quasi tutti hanno come denominatoricomuni: il mito dei cavalieri crociati, la terra santa, la ricerca di reliquie miracolose, la simbologia segreta, lareligione, le crociate, le battaglie e i tesori. Mi limiterò a prodotti realizzati dagli anni Cinquanta all’oggi. Per iniziare cominciamo con Ivanhoe. E’ un filmdel 1952 diretto da Richard Thorpe. Si tratta di un remake di due film precedenti, ossia il britannico Ivanhoe,diretto da Leedham Bantock e l'americano Ivanhoe, prodotto dall'IMP. Dopo aver preso parte alla Terza crociata, re Riccardo Cuor di Leone al ritorno dalla Terra Santa viene fattoprigioniero dal duca d'Austria. Il sassone Wilfred d'Ivanhoe, tornato in patria con l'impegno di trovare il riscattocon cui liberare il re, deve guardarsi da molte insidie. Sfiderà da solo in un torneo quattro normanni, pur feritoesce vincitore. Dopo un rapimento di persone a lui care che sono tenute prigioniere, Ivanhoe si offre comeostaggio per liberarli e così viene catturato ma troverà aiuto nei ribelli di sir Locksley e nella comunità ebraica.Dopo una serie di scontri all'ultimo sangue quando sta per essere sconfitto, l'arrivo del re Riccardo,finalmente liberato e che riprende il trono, salva Ivanhoe e Rebecca, portando finalmente la pace in Inghilterra.Il settimo sigillo (Det sjunde inseglet) film in bianco e nero, svedese del 1957 diretto da Ingmar Bergman. Inuna Scandinavia dove imperversano peste e disperazione torna dalle crociate in Terra Santa il nobile cavaliereAntonius Block. Sulla spiaggia, appena sbarcato, trova ad attenderlo la Morte, che ha scelto quel momento perportarlo via. Il cavaliere decide di sfidarla a scacchi. Il film si snoda presentando vari incontri tra Block e laMorte intervallati da una serie di incontri con vari altri personaggi che interagiscono anch’essi con il tema della

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morte ma in modi diversi fra loro.Il codice da Vinci (The Da Vinci Code) è un film thriller del 2006, diretto da Ron Howard e basatosull'omonimo romanzo best-seller di Dan Brown. Il curatore del Louvre viene trovato morto ricoperto di stranisegni e nella posizione dell'uomo di Vitruvio di Leonardo Da Vinci. Un esperto di simbologia, insieme allanipote del morto inizierà una ricerca per comprendere il significato delle scritte. L’importanza è tale chepotrebbe portare a uno sconvolgimento della fede cristiana. Le vicende storiche di Dan Brown vengonovisualizzate in flashback ma sanno molto di approssimato dal punto di vista storico, intanto i due protagonistiavanzano verso la verità, di casella in casella come nel gioco dell'oca. Il mistero dei Templari - National Treasure (National Treasure) è un film del 2004 diretto da Jon Turteltaub,che vede come protagonisti Nicolas Cage, Diane Kruger, Justin Bartha e Jon Voight. Il film nel 2007 ha avutoun sequel, chiamato Il mistero delle pagine perdute (National Treasure: Book of Secrets). Benjamin Franklin Gates proviene da una famiglia di archeologi i quali hanno impiegato la vita nella ricercadel tesoro perduto dei Templari, che nessuno riteneva esistesse. Il nonno aveva lasciato su un piccolo foglioun solo indizio: "Charlotte ha in serbo il segreto". Charlotte è una nave ora nascosta sotto i ghiacci. Viene organizzata, quindi, una spedizione nell'Artide con altriricercatori. Nella caccia al tesoro, i protagonisti trovano di continuo molti indizi legati alla massoneria. Al termine, dopo tante ricerche, il protagonista trova il tesoro in una stanza segreta sigillata nella tomba di uncapo della massoneria sotto una antica chiesa di New York. Il tesoro dei Templari- Il ritorno al passato (2007), regia di Giacomo Campeotto, è un film d’avventuraprodotto in Danimarca. La saga ruota attorno alle avventure dell'adolescente Katrine e dei suoi quattro amici,impegnati alla ricerca dell'Arca dell'Alleanza e del Sacro Graal, in una lotta contro il tempo e contro laconfraternita dei Cavalieri Neri, nemici giurati dei Templari. Fra gli amici si distingue in particolare Nis, espertodi storia e fissato con i misteri dei cavalieri di Cristo. Interessante la caratterizzazione psicologica deipersonaggi, mentre è approssimativa la corrispondenza storica degli eventi narrati. Suggestivi gli ambientidove il film è stato girato, prima nell’ isola di Bornholm, dalla natura lussureggiante, quindi in quella diGotlands, dove pare che il tempo si sia fermato nel Medioevo, proprio in linea quindi con la storia che il filmpropone. La maledizione dei Templari (Les rois maudits) (2005) è una miniserie televisiva. Tra gli interpreti principali delfilm ricordiamo Jeanne Moreau, Philippe Torreton, Tchéky Karyo, Gérard Depardieu. Originariamente laminiserie era composta da cinque puntate per la regia di Josèe Dayan, tratte dal romanzo di Maurice Druon. La storia è ambientata agli inizi del Trecento, quando Filippo il Bello, Re di Francia, perseguita i CavalieriTemplari per incamerarne il loro tesoro. Quando Jacques de Molay, il Gran Maestro del Tempio, viene messoal rogo questi lancia una maledizione contro i Re di Francia e contro Papa Clemente V. Seguono intrighi,rivalità, veleni e scontri per le successioni ereditarie che porteranno alla famosa Guerra dei Cent’anni. Il tesoro del castello senza nome (1970): (Les Galapiats) è una miniserie televisiva di coproduzione franco-belga-canadese girata nelle foreste delle Ardenne. Il lungometraggio è stato diretto da Pierre Gaspard-Huit. La serie venne trasmessa in Italia nel 1972 in bianco e nero pur essendo una serie a colori, poiché all'epocala Rai non diffondeva ancora il segnale a colori. La replica, nel dicembre 1976, fu invece una delle primetrasmissioni sperimentali a colori della televisione nazionale. Tra le straordinarie colline delle Ardenne,disseminate da antichi castelli, alcuni ragazzi, ancora adolescenti sono coinvolti in un'avvincente e misteriosaavventura. I ragazzi si lanciano, come per gioco, a caccia del tesoro perduto dai Templari, ma ben presto siritrovano coinvolti in misteriosi inspiegabili eventi. Nei silenzi delle montagne, si alzano imponenti e sinistre le rovine del Castello senza nome e proprio attornoa questa reliquia storica, i ragazzi fanno continue e sorprendenti scoperte, sempre più inesplicabili fra grotte esotterranei. Tutto è inquietante e non è chiaro cosa si nasconda effettivamente nel castello, ma alla fineaiuteranno la polizia a risolvere il mistero. La storia pare sia ispirata ad un fatto simile realmente accaduto inquegli anni nel paese francofono. La nave maledetta (El buque maldito) è un film diretto da Amando de Ossorio nel 1974. Si tratta del terzocapitolo della saga dei Templari resuscitati ciechi. Essendo ambientato in mare, è l'unico film della saga in cuii Templari non si muovono a cavallo, come tradizione vuole e come sempre sono riprodotti. Tre coppiesalgono a bordo di un misterioso galeone, ma solo in alto mare si rendono conto che la nave è maledetta el'intero equipaggio è formato da morti viventi. Con grande raccapriccio, scoprono che la nave è infestata daTemplari che, resuscitati dalle loro tombe (custodite nella stiva del veliero), seminano morte e terrore perdifendere un tesoro che è a bordo. La nave dei Templari, sembra inoltre viaggiare in una dimensione parallelatanto che le varie strumentazioni sembrano non funzionare più a dovere. La notte dei resuscitati ciechi (La noche de las gaviotas) è un film diretto da Amando de Ossorio nel 1975. Sitratta del quarto e ultimo capitolo della saga dei Templari resuscitati ciechi. È noto anche con il titolo di "TerrorBeach". Siamo in Spagna, alcuni Templari legano una donna, la uccidono e il suo cuore viene dato in bocca ad unidolo. La storia viene poi attualizzata ai giorni nostri. Una sera una ragazza in fuga cerca aiuto e si rifugia daldottor Stein. Seguono una serie di colpi di scena fino a scoprire pratiche di sacrifici umani. Autori sono i

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Cavalieri del Mare che altro non sono se non i Templari risorti. I sacrifici avvengono ogni notte, per sette notti,ogni sette anni, uccidendo ragazze vergini. Il dottore capisce che soltanto distruggendo l'idolo si potrannodistruggere i Templari. L'ultimo dei Templari (Season of the Witch) è un film del 2011 diretto da Dominic Sena. Nel XIV secolo ungruppo di soldati al seguito di un prete si reca con tre donne, condannate per stregoneria, a un ponte affinchésiano giustiziate. Le donne, una dopo l'altra, vengono impiccate e fatte calare nell'acqua, compresa la donnache ha confessato poiché il prete afferma che il perdono vale solo per la sua anima. La terza donna,inspiegabilmente tornata in vita con sinistre sembianze, dà fuoco al libro e impicca su quello stesso ponte ilsacerdote. Due cavalieri, Behman (Cage) e Felson (Pearlman), militano in Terrasanta durante le Crociate edopo un lungo e pesante servizio i due crociati abbandonano i compagni a causa del rimorso per aver uccisoanche donne e innocenti per volontà della Chiesa. I crociati tornando a casa dalla Terrasanta, trovano la loroterra devastata dalla peste nera. Giunti in una chiesa assediata dal morbo, ai due crociati viene chiesto diprendere in custodia una strega, ritenuta responsabile della pestilenza, e di portarla in una remota abbazia,dove i monaci possano compiere il rituale di esorcismo nel tentativo di fermare l'epidemia. Convintidell’innocenza della ragazza, il cavaliere e alcuni compagni di viaggio combatteranno per raggiungere unaterra consacrata, dove poter provare l’innocenza della giovane e liberare l’Europa dalla maledizione dellapeste. Quello che il cavaliere ignora, è che le oscure forze del male lo stanno attendendo. Le crociate - Kingdom of Heaven (Kingdom of Heaven) è un film diretto nel 2005 da Ridley Scott. Il film narrainizialmente la storia del francese Baliano di Ibelin, del suicidio della moglie a seguito della morte dell’unicoloro figlio. Baliano viene raggiunto nel villaggio dal padre Goffredo di Ibelin che lo invita a seguirlo nel suoviaggio verso Gerusalemme dove è proprietario di alcune terre. Arrivati in Sicilia però Goffredo muore per leferite riportate durante il viaggio nella difesa del figlio da alcuni soldati francesi che lo volevano arrestare,avendo ucciso il prete che prima di seppellire la moglie le aveva rubato un piccolo crocefisso d’oro. Baliano,nominato dal padre cavaliere e suo erede, va verso Gerusalemme con l’intenzione principale di espiare il suopeccato e il suicidio della moglie. Si ritroverà invece a capo dei cavalieri del padre, a fianco del re lebbrosoBaldovino IV in un continuo scontro con Guido di Lusignano e Reginaldo di Chatillon che, al contrario delsaggio re, desiderano scatenare una guerra contro i saraceni. Dopo la morte del Re e la sconfitta in battagliadi Guido e Reginaldo per opera del potente esercito del Saladino, toccherà a Baliano difendere le mura dellacittà santa. Brancaleone alle crociate è un film commedia di Mario Monicelli del 1970. Classico esempio di un sequel.Questo film segue il precedente del 1966, diretto sempre da Mario Monicelli (L'armata Brancaleone). Brancaleone da Norcia, alla guida di un gruppo di sbandati che dovrebbe formare una compagnia di ventura,parte per le crociate. In cerca di gloria, Brancaleone e la truppa di straccioni del frate Zenone, si mettono inviaggio verso la Terra Santa alla conquista del Santo Sepolcro. L'avventura che li attende è però ricca diinsidie. Anche in questo film come ne Il Settimo Sigillo si assiste ad una contesa con la morte che stringe unpatto con il protagonista.La rapidissima e tragica scomparsa dell’ordine dei cavalieri Templari, la potenza e la ricchezza accumulate, ildubbio che avessero recuperato reliquie importantissime per il mondo cristiano come il Santo Graal o l’Arcadell’Alleanza, unite alla damnatio memoriae voluta dalla chiesa, hanno continuato ad alimentare nei secoli ilmistero e quasi un senso immortale di potenza nascosta per questo ordine cavalleresco crociato. Lascio allettore attento e curioso il piacere di compiere una più approfondita ricerca filmica sul web e subito troveràmolti altri titoli come: Angeli e Demoni, Indiana Jones e l’ultima crociata, La Maledizione dei Templari, Lamissione dei quattro cavalieri, Il nome della rosa, Soldati di Dio o Il sangue dei Templari, ma questi sonoprobabilmente solo i più conosciuti. Come detto in premessa il cinema continua a perpetuare con la potenzacomunicativa insita nel suo stesso mezzo, il mito dei Templari, ma quasi tutti i film pagano un dazio molto altoin termini di correttezza e certezza storica, perché spesso nei racconti domina la fantasia degli sceneggiatoriche quasi sempre è molto più attenta al numero degli spettatori che alla realtà storica.

*Dirigente Professioni sanitarie, Docente a.c. UNIFE

Immagini

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1. Il settimo sigil lo

2. Le crociate - Kingdom of Heaven

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3. Il codice da Vinci

4. Ivanhoe

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Questo eBook è frutto di una collaborazione tra Comune di Ferrarae Liceo Scientifico “A. Roiti” di Ferrara.

ISBN 9788898786312 2017 Comune di Ferrara

A cura di: Francesco ScafuriTesti di: Gianluca Lodi, Carlo Magri, Francesco Scafuri, Paolo Sturla Avogadri

Progetto grafico e realizzazione eBook a cura della classe IV S 2016-2017 del Liceo Scientifico “A. Roiti” di

Ferrara con il coordinamento di Mario Sileo

Il volume è stato edito con il patrocinio di De Humanitate Sanctae Annae

Per le immagini relative all 'atto del notaio Pietro Pialbene nel testo di Gianluca Lodi, al disegno di G.B. Benetti (Fig.6) e allapianta di G.B. Bonaccioli (Fig.22) nel testo di Francesco Scafuri, è stata concessa l 'autorizzazione alla pubblicazione dallaBiblioteca Comunale Ariostea in data 4 marzo 2017.

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Indice

Introduzione 4Ringraziamenti 5Templari e Adelardi: la conferma del legame - Paolo Sturla Avogadri 6

I Templari nella storia 7

Il caso di Ferrara 8

Note 12

Bibliografia 16

Immagini 18

Testimonianze Templari nel territorio ferrarese - Gianluca Lodi 25Bibliografia 36

Storia e misteri di luoghi templari a Ferrara - Francesco Scafuri 37Chiesa di Santa Maria Annunziata di Betlemme in Mizzana 37

Chiesa di S. Maria de Templo detta della Rosa (distrutta) 39

Chiesa della SS. Trinità o di San Giovanni Gerosolimitano con annesso ospedale (distrutti) 40

Ex chiesa di San Giacomo 41

Bibliografia 44

Immagini 46

I Cavalieri Templari nel Cinema - Carlo Magri 66Immagini 68

Bibliografia 71

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