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Una scuola per i bambini e le bambine (di Tamara Baietta ) Osservando la crescita e le scoperte naturali dei miei figli e degli alunni avuti in classe in questi anni di insegnamento, mi sono incuriosita nei riguardi di una certa letteratura in campo pedagogico-didattico che parlava dell’apprendimento naturale della letto-scrittura e di un certo stile di insegnamento, che mette in primo piano la dimensione del bambino (vari testi di FERREIRO- TEBEROSKY). Me ne sono appassionata quando l’ho visto praticare in classe da una mia collega e ho deciso: se avrò un gruppo-classe tutto mio e la situazione me lo permetterà*, voglio sperimentarlo! E così è successo… La classe prima che si è presentata ,composta da 18 alunni, era l’ideale perché non era numerosa (*CLASSE POCO NUMEROSA)e avrei potuto seguire individualmente ogni bambino, poiché questo prevede il metodo naturale. Insieme a me c’era l’insegnante di sostegno, per cui potevo contare su un aiuto prezioso, anche se solo per 11 ore a settimana (*AIUTO DI UN’ALTRA INSEGNANTE). Ho iniziato a formare le famiglie su questo metodo che avrei adottato e la maggioranza di esse mi ha dato fiducia e ha condiviso con me le tappe del percorso (*COLLABORAZIONE DELLE FAMIGLIE). Ho pensato di darci un nome come gruppo: GLI ESPLORATORI, perché rende bene l’idea di chi utilizza e nutre la curiosità per conoscere senza temere le difficoltà, sperimentando la vita, anche a scuola! Infatti ogni esperienza di vita era valida per poterla raccontare, sia esperienze personali, scritte a proprio modo ogni lunedì mattina e lette agli amici di classe, o esperienze di gruppo: ogni bambino ha cominciato a scrivere, come era capace, del ritrovamento di un uccellino morto in giardino, prima disegnandolo, poi scrivendo poche o molte parole sul fatto. C’è stato chi già usava i grafemi in modo appropriato, chi utilizzava solo qualche lettera e ne inventava altre, chi invece scriveva a caso simboli magari visti dai libri, senza associare alcun significato… Io semplicemente accettavo la lingua di tutti (come fosse una lingua straniera! Il samuelese, il riccardese , l’anitese,…) e trascrivevo in italiano, sopra al loro elaborato, la parola o la frase corretta, come il bambino me la diceva. Facciamo un esempio: se il bambino voleva scrivere UN UCCELLINO MORTO e scriveva UCLO MRO, io sopra traducevo in stampato grande i giusti grafemi legati al significato

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Una scuola per i bambini e le bambine (di Tamara Baietta )

Osservando la crescita e le scoperte naturali dei miei figli e degli alunni avuti in classe in questi anni di insegnamento, mi sono incuriosita nei riguardi di una certa letteratura in campo pedagogico-didattico che parlava dell’apprendimento naturale della letto-scrittura e di un certo stile di insegnamento, che mette in primo piano la dimensione del bambino (vari testi di FERREIRO-TEBEROSKY). Me ne sono appassionata quando l’ho visto praticare in classe da una mia collega e ho deciso: se avrò un gruppo-classe tutto mio e la situazione me lo permetterà*, voglio sperimentarlo! E così è successo…

La classe prima che si è presentata ,composta da 18 alunni, era l’ideale perché non era numerosa (*CLASSE POCO NUMEROSA)e avrei potuto seguire individualmente ogni bambino, poiché questo prevede il metodo naturale. Insieme a me c’era l’insegnante di sostegno, per cui potevo contare su un aiuto prezioso, anche se solo per 11 ore a settimana (*AIUTO DI UN’ALTRA INSEGNANTE). Ho iniziato a formare le famiglie su questo metodo che avrei adottato e la maggioranza di esse mi ha dato fiducia e ha condiviso con me le tappe del percorso (*COLLABORAZIONE DELLE FAMIGLIE). Ho pensato di darci un nome come gruppo: GLI ESPLORATORI, perché rende bene l’idea di chi utilizza e nutre la curiosità per conoscere senza temere le difficoltà, sperimentando la vita, anche a scuola!

Infatti ogni esperienza di vita era valida per poterla raccontare, sia esperienze personali, scritte a proprio modo ogni lunedì mattina e lette agli amici di classe, o esperienze di gruppo: ogni bambino ha cominciato a scrivere, come era capace, del ritrovamento di un uccellino morto in giardino, prima disegnandolo, poi scrivendo poche o molte parole sul fatto. C’è stato chi già usava i grafemi in modo appropriato, chi utilizzava solo qualche lettera e ne inventava altre, chi invece scriveva a caso simboli magari visti dai libri, senza associare alcun significato… Io semplicemente accettavo la lingua di tutti (come fosse una lingua straniera! Il samuelese, il riccardese , l’anitese,…) e trascrivevo in italiano, sopra al loro elaborato, la parola o la frase corretta, come il bambino me la diceva. Facciamo un esempio: se il bambino voleva scrivere UN UCCELLINO MORTO e scriveva UCLO MRO, io sopra traducevo in stampato grande i giusti grafemi legati al significato che il bambino voleva esprimere. Dopo il ritrovamento di un secondo corpicino inerme, a qualcuno è venuta l’idea di cercare il predatore che aveva commesso questi fatti e di coinvolgere tutti i bambini della scuola a fare attenzione a chi si aggirasse nel nostro giardino. I bambini hanno deciso insieme di scrivere dei volantini e di andare a leggerli e distribuire nelle classi! Proprio loro che avevano appena scoperto la lettura e la scrittura! Inoltre sono riuscita a svolgere anche scienze, disciplina che in realtà permette collegamenti trasversali notevoli. Altre esperienze da cui sono nati momenti di scrittura creativa e spontanea sono stati: l’uscita dal fruttivendolo nel paese, l’assaggio dei coloratissimi e gustosi frutti autunnali, i giochi con le foglie secche d’autunno, la realizzazione del pupazzo di neve in inverno, i giochi di psicomotricità, le diverse gite,… In questo modo, vedendo la giusta scrittura delle parole legate ad un significato preciso e lette insieme ogni volta, i bambini hanno

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cominciato a riconoscere le lettere , a scriverle e a leggerle con uno stupore e una meraviglia che davvero ci hanno emozionati tutti!

Tra questi bambini ci sono quattro chiacchieroni, tre troppo taciturni; due vivacissimi e due troppo calmi, quattro con tempi un po’ più lunghi e tre troppo frettolosi; alcuni non amano scrivere, ma sono bravissimi in arte, altri adorano la matematica, mentre alcuni si perdono tra i numeri, però che poeti! … Ognuno, in questo clima di accettazione e di individualizzazione, è cresciuto ed è arrivato ora in classe terza, trovando il proprio spazio e la propria dimensione, tanto che le famiglie si stupiscono nel vedere i propri figli così motivati a venire a scuola!

L’aula è “piena di parole” per permettere ai bambini di tuffarsi nel linguaggio scritto. Scritto a mano sul quaderno, poi al computer per i cartelloni.

Il grande calendario ci ha permesso di sperimentare il tempo e i primi concetti di matematica

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UNA METODOLOGIA DELLA VALORIZZAZIONE E DELL’ASCOLTO

Che cos’è il metodo naturale:

-è principalmente un MODO DI VIVERE.

-è coinvolgimento della persona intera: corpo, esperienza sensoriale, la ricerca del sapere, il bisogno e il gusto di apprendere, l’affettività e le emozioni, il piacere di stare e condividere con gli altri,…

-è educazione alla cooperazione: l’individuo rafforza se stesso attraverso il riconoscimento e la valorizzazione del gruppo; acquista sicurezza e fiducia in se’.

-è ASCOLTO di se stessi e degli altri.

-è valorizzazione e sviluppo dell’originalità di ognuno, accettando positivamente gli errori, da cui si impara. NON SI POSSONO IMPORRE STRUTTURE PREDISPOSTE UGUALI PER TUTTI, CHE INSEGNINO AD AFFRONTARE LA VITA. OGNI INDIVIDUO, ANCHE SE DI SEI ANNI, SI È GIÀ COSTRUITO “NATURALMENTE” LE PROPRIE STRUTTURE PER APPRENDERE CIÒ CHE GLI SERVE PER VIVERE NELLA SUA REALTÀ! QUESTE STRUTTURE NATURALI VANNO CONSIDERATE E VALORIZZATE.

ER UNO STILE EDUCATIVO CHE COINVOLGA OGNI ASPETTO DELLA FORMAZ

SI IMPARA DALLE ESPERIENZE:

NEL GIARDINO IN INVERNO

PER IMPARARE A LEGGERE E SCRIVERE UTILIZZANDO I SAPERI PREGRESSI

PER UNO STILE EDUCATIVO CHE COINVOLGA OGNI ASPETTO DELLA FORMAZIONE PERSONALE

PER VIVERE CON SERENITA' LA SCUOLA E ACCETTARE I PROPRI ERRORI PER MATURARE E

MIGLIORARSI

PER SPERIMENTARE, ATTRAVERSO PROVE ED ERRORI, ATTRAVERSO IPOTESI E CONSEGUENTI

VERIFICHE, ATTRAVERSO SENSAZIONI ED EMOZIONI,...LA CONOSCENZA

METODO NATURALE PERCHÈ

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AL MARE IN PRIMAVERA A SCUOLA DI CUCINA

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Per seguire il naturale stile d’apprendimento dell’essere umano,

da quando impara a parlare e a camminare, provando, sbagliando, correggendosi, a quando impara a

leggere e a scrivere. L’apprendimento nasce da una situazione sconosciuta da affrontare, un conflitto intellettivo da risolvere. La scuola deve occuparsi di mettere il bambino davanti a questo

conflitto e guidarlo nel trovare la soluzione più giusta. Non deve dare soluzioni già preparate che seguono solo la forma mentis dell’insegnante!

Per far vivere la lingua parlata e scritta in modo positivo, come

strumento per comunicare stati d’animo o bisogni…

Per rispettare l’individualità

relativa ai tempi e ai metodi personali di

apprendere…

Per una continuità orizzontale tra scuola ed extra-scuola,

dove il bambino non smette di sperimentare ed

apprendere, anzi si arricchisce di nuovi saperi, che andranno

solo organizzati.

Per lavorare dando un senso a ciò che si fa , toccando tutti i campi

disciplinari, affrontando argomenti tratti dalla

vita reale…

Per imparare a collaborare e vivere bene insieme agli altri,

rispettando le idee altrui e formando un senso critico anche

verso se stessi, nella determinazione di ciò che è bene e di ciò che non lo è… in questo modo tutti possono comunicare

con gli altri senza essere giudicati e attraverso canali diversificati: scrittura, disegno, matematica,

musica,…

Accogliendo ciascun bambino con la sua originalita’ ,

osservandolo e conoscendolo per poterlo aiutare a tirar fuori ciò che sono le sue potenzialità in modo da riuscire ad arricchirsi

vicendevolmente e affrontare la propria realtà di vita.

Partendo da ciò che ognuno sa già, per esempio sulla lettura e scrittura, ma non solo (si pensi alle conoscenze scientifiche o matematiche che i bambini di

prima hanno già).

Organizzando un ambiente di vita accogliente in cui il bambino, una volta conosciuti gli spazi e i tempi del lavoro

scolastico, possa muoversi autonomamente: angolo del gioco (giocando il bambino parla,

esprime stati d’animo ed emozioni, socializza, fa finta di…), angolo della

creatività (creando semplici prodotti con le proprie mani, il bambino trasforma la realtà,

sviluppa la fantasia, avanza nel percorso intellettivo, esplora materiali e tecniche artistiche,…), angolo dei libri (leggendo, inizialmente anche solo le immagini, e

trattando il libro con disinvoltura, il bambino acquisirà il piacere di scoprire il codice

scritto,…), angolo del computer (le nuove tecnologie aiutano a scrivere e a ricercare,

motivando il bambino attraverso uno strumento diverso dalla matita e dal

quaderno), angolo del calendario (osservando e lavorando sul tempo il

bambino diviene consapevole della realtà che vive, della successione numerica del

tempo, della ciclicità delle stagioni. Inoltre lo tocca questo tempo, attraverso la

manipolazione di tesserine da attaccare e staccare che lo fanno riflettere sulla

dinamicità dell’organizzazione delle giornate scolastiche).

Immergendo i bambini nel linguaggio. Le parole devono essere ovunque: parlate,

espresse nei racconti personali, lette, ascoltate, attaccate alle pareti, alle porte,… devono dare un significato a cio’ che c’e’

intorno a noi.

Garantendo tempo e spazio per attività diversificate, attraverso cui ciascuno possa

trovare il modo più congeniale a se stesso per esprimersi: scrittura libera, teatro, disegno,

pittura, musica, matematica, scienze,…