Adalbert Von Chamisso - Storia Straordinaria Di Peter Schlemihl

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Con grande talento Chamisso mette a fuoco un mondo in cui tutto si vende. E il povero Peter Schlemihl, in cerca di lavoro, si vende l'ombra al diavolo in cambio della ricchezza. Questa perdita dell'ombra è l'enigma che affascina chi legge: essa infatti, pur mantenendo un senso unitario, assume valenze sempre diverse. Il racconto trova la sua maggior forza vitale proprio in questa impossibilità di ridurre l'ombra a un suo significato preciso immobile. Solo così essa conserva il suo valore, restando sempre veramente ombra, senza mai prendere "corpo"; e solo così l'immaginazione conserva il suo libero gioco e il racconto anima l'impreveduto e l'imprevedibile della poesia.

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Adalbert von Chamisso(Castello di Boncourt 1781 - Berlino 1838) scrittore romantico tedesco

La sua famiglia, di antica nobilt feudale francese, and in esilio durante la rivoluzione, prima in Olanda e quindi in Germania. Diventato sottotenente dell'esercito prussiano, rimase a Berlino, anche quando la famiglia rientr in Francia. Ritiratosi nel 1807 dalla vita militare, soggiorn per un certo periodo in Francia e fu pi volte ospite di Madame de Stal. Ritornato a Berlino si dedic allo studio della botanica e della matematica e, dopo un lungo viaggio che descrisse nel Viaggio intorno al mondo (1836), ricevette la laurea ad honorem in botanica e fu nominato assistente dell'Orto botanico di Berlino, continuando parallelamente la sua attivit letteraria. La sua produzione poeticacomprende numerose ballate di tono epico-lirico e di non comune efficacia drammatica e un gran numero di Lieder, che ebbero enorme successo per la loro raffinata grazia musicale (alcuni furono musicati da Schumann). Ma l'opera che gli diede maggiore fama fu il romanzo La meravigliosa storia di Peter Schlemihl (1814), nel quale adombrata la sensazione di sradicamento dalla patria e di isolamento che amareggi la sua vita.

Chamisso

Storia straordinariadi Peter Schlemihle altri scritti sul ''doppio''e sul ''male''

Traduzione diLaura Bocci

STORIA STRAORDINARIA DI PETER SCHLEMIHL

PREFAZIONI ALLE EDIZIONI ORIGINALI

Al mio vecchio amico Peter Schlemihl

Ed ecco che, dopo anni e anni, ancorami torna tra le mani il libro tuo, e- meraviglia! - ripenso allora al tempoin cui, da amici, il mondoinsieme ci mise a scuola.Io sono vecchio ormai, grigie le chiome,i falsi pudori li ho dimenticati,amico tuo voglio chiamarmi ancora,e come tale al mondo presentarmi!

Povero amico mio, l'astuto spirtoa me giammai gioc il tuo brutto tiro;lottato ho tanto, tanto sperato invano,ed alla fin ben poco ho ritrovato;eppur l'infame non potr vantarsidi avermi a s con l'ombra incatenato;quell'ombra ho ancora, che mi venne data,e l'ombra mia, no! non l'ho perduta.

Ma pur con l'innocenza di un bambino,me colser la tua colpa, i tuoi misfatti...Siam dunque noi davvero tanto uguali?E mi gridavan dietro; E la tua ombra,povero amico Schlemihl, dove sta?

Pur la mostravo io, ma quelli, ciechi,di rider non cessavan mai e poi mai.Ma che fa, dunque!Paziente, sopportar certo potr,chi innocente e lieto ognor sar.

Ma che poi, l'ombra? ti chiedo or io,com'altri mi chiedetter gi da tanto, poi quest'ombra inver tanto preziosa,cui quest'astuto mondo non rinuncia?Essa c' ancor, dopo tanti millenni,che, saggi, su di noi portano il giorno;da allor, noi all'ombra essenza diamo,ma il corpo come essenza ora vediamo.

In ci ci diam la mano, Schlemihl mio,andiamo avanti, lasciamo queste cure;del mondo non ci importa poi granch,e restiam dunque noi ancor pi vicini;cos ci approssimiamo ormai alla meta,che gli uni ridan, che altri si dian cure;in porto noi, tra tutte le tempeste,tranquilli e buoni sonni alfin dormiamo.

Adelbert von ChamissoBerlino, agosto 1834

A Julius Eduard Hitzig da Adelbert von ChamissoTu che non dimentichi nessuno, certamente ti ricorderai di un certo Peter Schlemihl, che in giovent hai incontrato qualche volta a casa mia, un giovanotto dalle gambe lunghe, da tutti ritenuto maldestro perch era mancino e che, per via del a sua lentezza, passava per pigro. A me era molto caro... E tu non puoi aver dimenticato, mio buon Eduard, come una volta, nella nostra verde et, egli pass indenne attraverso i nostri sonetti, quando lo portai a uno dei nostri t di poesia, dove lui mi si addorment mentre ancora si scriveva, senza attendere la lettura. Mi ricordo ancora una tua battuta su di lui. Tu lo avevi infatti gi visto, Dio sa dove e quando, con indosso una vecchia kurtka nera, che egli in quell'epoca indossava sempre, e dicesti; Quel bel tipo sarebbe da ritenersi fortunato se la sua anima fosse immortale anche solo la met di quanto lo lasua kurtka Questa era la poca considerazione che godeva presso di voi. Ma a me era molto caro... Da questo Schlemihl, che oramai da tanti anni ho perso di vista, proviene il quaderno che ti trasmetto.E a te solo lo affido, Eduard, mio carissimo e intimo amico, parte migliore di me stesso, al quale non posso nascondere alcun segreto, a te solo e, si capisce, al nostro Fouqu, come te radicato nel profondo della mia anima... Ma, affidandoglielo, vedo in lui solo l'amico, e non il poeta. Voi capirete quanto mi riuscirebbe increscioso se questa sorta di confessione, deposta sul mio petto da un uomo sincero con fiducia nella mia amicizia e rettitudine, venisse messa alla berlina in un'opera letteraria, oppure se venisse profanata come prodotto di uno scherzo di cattivo gusto, come qualcosa che essa non , n potrebbe essere. A dire il vero, io stesso devo ammettere che un peccato per il racconto, che sotto la penna di quel buon uomo non ha potuto che diventare insulto, non essere stato rappresentato in tutta la sua forza comica da una mano estranea, ma ben pi abile. Che cosa non avrebbe saputo farne Jean Paul! Inoltre, mio caro amico, pu accadere che in esso vengano nominate alcune persone che sono ancora in vita; e anche a ci si deve fare attenzione. Ancora una parola sul modo in cui mi sono giunti questi fogli. Mi vennero consegnati ieri mattina di buon'ora, mi ero appena svegliato... Un uomo bizzarro, con una lunga barba grigia, che indossava una kurtka nera tutta lisa con una borsa da botanico a tracolla e, nonostante il tempo umido e piovoso, portava delle pantofole sopra gli stivali, aveva chiesto di me, e mi aveva lasciato questo; aveva detto che veniva da Berlino...Adelbert von Chamisso

Kunesdorf, 27 settembre 1813P.S. Ti allego un disegno che il bravo Leopold, il quale si trovava giustappunto alla finestra, ha schizzato di quella sorprendente apparizione. Quando ha notato il valore che io attribuivo a quello schizzo, me ne ha fatto dono con grande piacere.

Allo stesso da parte di FouquDobbiamo custodire, caro Eduard, la storia del povero Schlemihl, custodirla in modo tale che essa resti nascosta ad occhi che non devono vederla. un ben arduo compito. Di simili occhi ce n' una grande quantit, e quale mortale pu decidere del destino di un manoscritto, vale a dire di una cosa che quasi pi difficile proteggere che non una parola detta. Mi comporter dunque come colui che, in preda al terrore per un attacco di vertigini, preferisce gettarsi subito nell'abisso: far stampare tutta la storia.E tuttavia, caro Eduard, esistono migliori e pi serie ragioni per la mia condotta. Se tutto non mi inganna, nella nostra cara Germania battono molti cuori capaci di comprendere e di apprezzare il povero Schlemihl, e sul viso di pi di un onesto compatriota comparir un sorriso commosso nel leggere del brutto scherzo che la vita gli gioc, e di come fu ingenuo con se stesso. E tu, mio Eduard, quando vedrai questo libro cos profondamente sincero, e penserai che molti sconosciuti cuori eletti impareranno con noi ad amarlo, sentirai forse anche tu cadere una goccia di balsamo nelle cocenti ferite che a te, e a tutti quelli che ti amano, ha inferto la morte.E infine: esiste - me ne sono ormai convinto attraverso molteplici esperienze - esiste per i libri stampati un genio, che li mette nelle mani giuste e che, se non sempre almeno molto spesso, li preserva da quelle inadatte. In ogni caso, egli possiede un invisibile lucchetto per ciascuna vera opera dello spirito e del cuore, che sa aprire e chiudere con infallibile destrezza.A questo genio, mio carissimo Schlemihl, affido il tuo riso e le tue lacrime, e con ci Dio ti assista!Fouqu

Nennhausen, fine maggio 1814

A Fouqu da HitzigEd eccoci ora di fronte alle conseguenze della tua sciagurata decisione di far stampare la storia di Schlemihl, che avremmo invece dovuto custodire come un segreto confidato solo a noi: vale a dire, il fatto che non soltanto francesi e inglesi, olandesi e spagnoli lo abbiano tradotto, e che gli americani abbiano ristampato l'edizione inglese, come ho ampiamente riferito nella mia dotta Berlino; ma anche che in preparazione una nuova edizione per la nostra cara Germania, illustrata con i disegni di quella inglese, dipinti dal vero dal celebre Cruickshank, ci che senz'alcun dubbio contribuir a diffondere ancor pi la cosa. Se non ritenessi che sei gi stato punito a sufficienza per il tuo arbitrario comportamento (infatti nel 1814 non mi hai detto nulla della pubblicazione del manoscritto) dal fatto che il nostro Chamisso nella sua circumnavigazione della terra, compiuta negli anni tra il 1815 e il 1818, se ne sia lamentato presso O-Wahu proprio con il suo amico, il povero Tameiamaia, sarei ancor oggi disposto a chiedertene pubblicamente conto.Comunque, anche a prescindere da tutto ci, quel che stato stato, e tu hai certamente avuto ragione visto che, nei tredici funesti anni da quando ha visto la luce, il libriccino si fatto molti amici. Non dimenticher mai l'ora in cui per la prima volta ne feci lettura a Hoffmann. Fuori di s per il divertimento e la curiosit, mi ascolt, pendendo dalle mie labbra, finch non ebbi concluso; volle quindi senza indugi conoscere di persona l'autore e, pur essendo di solito alieno dall'imitare, non seppe resistere alla tentazione di proporre, in modo del resto piuttosto infelice, una sua versione del tema della perdita dell'ombra nel racconto L'avventura della notte di San Silvestro, in cui Erasmus Spikher perde la propria immagine riflessa. E poi la nostra straordinaria storia ha saputo aprirsi una strada persino presso i bambini; una volta, infatti, in una limpida sera d'inverno, mentre risalivo insieme al suo autore la Burgstrasse, un ragazzetto impegnato a pattinare simise a farsi beffe di lui, ed egli lo agguant e lo trascin per un pezzo sotto la sua pelliccia d'orso, a te ben nota, senza che questi si ribellasse; ma dopo essere stato nuovamente depositato a terra, e quando si trov a distanza opportuna da Chamisso, che aveva continuato a camminare come se niente fosse accaduto, grid ad alta voce dietro al suo rapitore: Me la pagherai, Peter Schlemihl!. E cos penso che la storia del nostro eccentrico amico, anche nella sua nuova e raffinata veste, far la gioia di molti che non lo hanno conosciuto nella sua frusta kurtka del 1814; per questi e per quelli sar comunque una sorpresa scoprire, accanto al botanico, circumnavigatore e un tempo ufficiale di alto grado del regno di Prussia, oltre che storiografo del famoso Peter Schlemihl, anche il lirico, il quale, che intoni melodie malesi o lituane, dimostra pur sempre di avere il suo cuore di poeta al posto giusto. E perci, caro Fouqu, che tu sia infine ancora una volta ringraziato di cuore per aver provveduto alla prima edizione, e ricevi con i nostri amici i miei auguri per questa seconda.Eduard Hitzig

Berlino, gennaio 1827

I

Dopo una traversata felice, ma per me comunque assai penosa, raggiungemmo finalmente il porto. Non appena toccai terra con la nave, mi caricai dei miei pochi averi e, facendomi largo a fatica in mezzo a una folla brulicante, entrai nella pi vicina e modesta casa davanti alla quale vidi pendere un'insegna. Chiesi una stanza, il garzone mi squadr con una sola occhiata e mi condusse nella soffitta. Mi feci portare dell'acqua fresca e indicare con precisione dove potessi trovare il signor Thomas John: Davanti alla porta a nord, la prima casa di campagna a man destra, una grande villa nuova, di marmo bianco e rosso, con molte colonne. Bene. Era ancora troppo presto, e io sciolsi il mio fagotto, ne trassi fuori la giubba nera appena rivoltata, mi infilai ben lindo e pulito nei miei vestiti migliori, mi misi in tasca la lettera di raccomandazione, e mi avviai di buona lena verso la casa di colui nel quale erano riposte tutte le mie modeste speranze.Dopo aver percorso quant'era lunga la strada a settentrione, e aver raggiunto la porta, scorsi immediatamente le colonne che risplendevano nel verde. qui, dunque pensai. Mi spolverai le scarpe con il fazzoletto, mi aggiustai il fiocco e tirai il campanello, non senza essermi raccomandato l'anima a Dio. La porta si spalanc. All'ingresso dovetti subire un vero e proprio interrogatorio, ma infine il portiere mi fece annunciare, e io ebbi l'onore di essere convocato nel parco, dove il signor John si intratteneva con una piccola compagnia. Riconobbi immediatamente l'uomo dal lustro della sua pingue aria di sufficienza. Egli mi ricevette molto bene, proprio come fa un ricco con un povero diavolo, si volt persino verso di me, senza peraltro distogliersi dai suoi amici, e mi prese di mano la lettera che gli porgevo. Ah, ecco! Di mio fratello... da tanto che non ho sue notizie. in buona salute?... Laggi continu rivolto alla compagnia, senza neppure aspettare la risposta, l far costruire il nuovo edificio. Ruppe il sigillo senza interrompere il discorso, che aveva per oggetto la ricchezza. Chi non padrone di almeno un milione butt l, , mi si perdoni la parola, un mascalzone!. Oh, com' vero! esclamai con piena e traboccante partecipazione. Questo dovette piacergli, perch mi sorrise dicendo: Resti qui, caro amico, e forse dopo avr il tempo di dirle che cosa ne penso e indic la lettera, che subito si mise in tasca, rivolgendosi poi nuovamente alla compagnia. Offr il braccio a una giovane signora, altri signori si fecero attorno alle altre belle dame, ciascuno trov chi faceva al suo caso, e ci si incammin verso la collina fiorita di rose. Io mi misi dietro a loro, senza riuscire importuno ad alcuno, visto che pi anima viva si curava di me. La compagnia era molto allegra, si amoreggiava e si scherzava, di tanto in tanto si parlava di cose leggere con gravit, pi spesso per con leggerezza di cose gravi, e con tutta tranquillit ci si prendeva gioco di amici assenti e dei loro affari. Ma io ero troppo estraneo per capir molto di tutto ci, troppo preoccupato e chiuso in me stesso per cogliere il senso di certi sottintesi.Avevamo ormai raggiunto il roseto. La bella Fanny, evidentemente la regina della giornata, ebbe il capriccio di spezzare da s un ramo fiorito, si fer con una spina, e, quasi sgorgando dalle scure rose, la porpora del sangue le inond la mano delicata. Questo evento mise in agitazione l'intera compagnia. Ci si affann a cercare del cerotto inglese. Un uomo attempato, silenzioso, smilzo, scavato e lungo lungo, che ci camminava accanto, ma che non avevo ancora notato, si infil all'istante la mano nella stretta tasca dell'antiquata redingote di taffett grigio, ne estrasse una piccola borsa, la apr, e con un inchino ossequioso porse alla dama quanto richiesto. Ella lo prese senza fare attenzione al donatore e senza ringraziarlo, la ferita venne fasciata, e si prosegu alla volta del colle, dalla cui cima si poteva godere l'ampia vista sul verde labirinto del parco, fino allo sconfinato oceano.La visuale era davvero sterminata e grandiosa. Un punto luminoso apparve all'orizzonte tra i cupi flutti e l'azzurro del cielo. A me un cannocchiale! ordin il signor John, e prima ancora che si mettesse in moto la servit, apparsa alla chiamata, l'uomo in grigio, con un inchino discreto, si era gi infilato la mano in tasca, ne aveva tratto un bel Dollond e lo aveva consegnato al signor John. Questi, portandoselo subito all'occhio, inform la compagnia che si trattava della nave salpata il giorno precedente, che i venti contrari avevano mantenuto in vista del porto. Il cannocchiale pass di mano in mano e non torn in quella del proprietario; ma io guardai l'uomo con meraviglia, senza riuscire a capire come quel grosso strumento fosse potuto uscire dalla minuscola tasca; nessuno per sembrava aver notato il fatto, n ci si curava dell'uomo in grigio pi che di me.Vennero offerti i rinfreschi, la frutta pi rara proveniente da ogni regione, posta nei vassoi pi preziosi. Il signor John, facendo gli onori di casa con leggero distacco, mi rivolse per la seconda volta la parola: Mangi dunque; in mare, questo non l'ha certo avuto. Io mi inchinai, ma lui non se ne accorse, parlava gi con qualcun altro.Ci si sarebbe volentieri accampati sull'erba, sul pendo del colle, di fronte all'aperto e ampio paesaggio, non fosse stato per l'umidit del terreno. Sarebbe stata davvero una cosa divina, comment qualcuno della compagnia, poter avere a disposizione dei tappeti persiani da stendere l. Il desiderio non era ancora stato espresso, che l'uomo dall'abito grigio infil la mano in tasca e, con gesti discreti e umili, si adoper per estrarne un ricco tappeto persiano ricamato in oro. I servitori lo presero in consegna, quasi fosse cosa del tutto naturale, e lo distesero nel luogo scelto. Tutta la compagnia vi prese posto senza tante cerimonie; e io, sbalordito, guardai nuovamente l'uomo, la tasca, il tappeto, il quale misurava pi di venti passi di lunghezza e dieci di larghezza, e mi stropicciai gli occhi, senza sapere che cosa dovessi pensare, soprattutto perch nessuno ci trovava niente di straordinario.Mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di lui, e avrei chiesto volentieri chi fosse, soltanto non sapevo a chi potessi rivolgermi, poich ero quasi pi in soggezione con i signori servitori che con i signori serviti. Finalmente mi feci animo e mi avvicinai a un giovane signore, che mi sembrava di aspetto pi modesto degli altri, e che spesso era rimasto da solo. A bassa voce lo pregai di dirmi chi fosse quell'uomo servizievole con l'abito grigio. Quello che sembra la cima di un refe sfuggito all'ago di un sarto?. S, quello che sta da solo. Non lo conosco mi disse per tutta risposta e, evidentemente per evitare una pi lunga conversazione con me, si allontan mettendosi poi a parlare di cose del tutto indifferenti con un altro. Il sole cominciava ora a essere pi forte, facendosi fastidioso per le dame; la bella Fanny si gir con noncuranza verso il signore in grigio al quale, per quanto ne sapevo io, ancora nessuno aveva rivolto la parola, chiedendogli con leggerezza se per caso non avesse con s anche una tenda. Egli le rispose con un profondo inchino, quasi gli fosse capitato un immeritato onore, e subito mise mano alla tasca, dalla quale vidi saltar fuori stoffa, pioli, corde, ferri, in breve tutto l'occorrente per un magnifico padiglione. I signori pi giovani aiutarono a distenderlo, ed esso ricopr l'intera superficie del tappeto... e tuttavia nessuno ci trovava ancora niente di straordinario...Io mi sentivo gi da tempo a disagio, e anzi in preda a orribili sensazioni, quand'ecco che, appena espresso il successivo desiderio, vidi saltar fuori dalla sua tasca tre cavalli, tre morelli splendidi, grandi, ti dico, con tanto di sella e finimenti. Ma pensaci un po', Dio santo! Ancora tre cavalli sellati da quella stessa tasca, dalla quale erano usciti fuori una borsa, un cannocchiale, un tappeto in tessuto lungo venti passi e largo dieci e un padiglione di pari grandezza, completo di tutti i suoi ferrie pioli! Se non ti assicurassi di aver visto tutto questo con i miei propri occhi, tu certo non potresti credermi.Per quanto impacciato e modesto mi apparisse quell'uomo, e per quanto ben poca attenzione egli ricevesse dagli altri, tuttavia la sua pallida figura, da cui non riuscivo a distogliere lo sguardo, mi divenne cos inquietante da non poterla sopportare pi a lungo.Decisi dunque di sottrarmi alla compagnia, cosa che, visto il ruolo insignificante che vi occupavo, mi apparve assai facile. Volevo ritornarmene in citt, e ritentare la mattina seguente la fortuna presso il signor John e, qualora ne avessi trovato il coraggio, chiedergli notizie del bizzarro signore in grigio. Ah, se mi fosse riuscito di svignarmela davvero cos!Mi ero gi felicemente spinto oltre il roseto gi per la collina, e mi trovavo in mezzo a una radura erbosa, quando, temendo di essere sorpreso a camminare sul prato e non sul sentiero, mi gettai attorno uno sguardo furtivo. E quale non fu il mio spavento quando mi vidi alle spalle, diretto verso di me, l'uomo dalla giubba grigia. Raggiuntomi, si tolse immediatamente il cappello con un inchino profondissimo, quale nessuno mi aveva mai rivolto prima di allora. Non c'erano dubbi che volesse parlarmi, e io non potevo certo impedirlo senza mostrarmi villano. Mi tolsi anch'io il cappello, mi inchinai a mia volta, e restai l sotto il sole a capo scoperto, come abbarbicato al suolo. Lo fissavo terrorizzato, come un uccello immobilizzato da un serpente. Ma anch'egli appariva imbarazzato; non alzando mai lo sguardo, si inchin ancora ripetutamente, mi venne pi vicino e mi rivolse infine la parola con voce bassa e incerta, quasi nel tono di chi chiede un'elemosina. Il signore voglia perdonare la mia indiscrezione, se oso presentarmi a lei pur senza conoscerla... ma ho una preghiera. Se mi facesse la grazia di consentire.... Ma per l'amor di Dio, signore! lo interruppi impaurito. Che cosa potrei mai fare per un uomo che... e qui ci arrestammo entrambi, facendoci, cos almeno mi pare, rossi in volto.Dopo un attimo di silenzio egli prese nuovamente la parola: Durante il breve tempo nel quale ho goduto della fortuna di trovarmi accanto a lei, ho avuto modo, mi permetta di dirlo, di osservare diverse volte con inesprimibile ammirazione la bella, bella ombra che lei, con una certa qual nobile noncuranza e senza quasi farci caso, proietta di s al sole, quella straordinaria ombra l ai suoi piedi. Mi perdoni la richiesta, che certo sfacciata; ma non sarebbe per caso disposto a cedermi questa sua ombra?Tacque, e a me parve avere in testa la ruota di un mulino. Che dovevo dire dell'incredibile proposta di comprare la mia ombra? Deve essere pazzo, pensai, e allora, con tono mutato e pi adatto all'umilt del suo, replicai: Ma domando e dico, mio buon amico, la vostra stessa ombra non forse gi abbastanza? Questo quello che io chiamo un commercio davvero fuori del comune Ma egli replic subito: In tasca per io ho qualcosa che al signore potrebbe apparire non del tutto privo di valore; per questa inestimabile ombra non c' davvero prezzo che tengaA ricordarmi di quella tasca, mi vennero di nuovo i brividi nella schiena, e non seppi pi come avessi potuto chiamarlo mio buon amico. Presi di nuovo a parlare, cercando con infinita cortesia di fare il possibile per accattivarmelo.Ma, signor mio, perdoni il suo umilissimo servo. Soltanto non capisco troppo bene cosa lei intenda fare, e come potreimai cedere la mia ombra.... Egli mi interruppe: Io la prego solo di consentire che io prelevi immediatamente da terra questa nobile ombra, e che me la prenda; come, affar mio. Per contro, come segno della mia riconoscenza per il signore, le lascio la scelta fra tutti i tesori che mi porto in tasca: dell'autentica radice di solano, della mandragora, e poi monetine magiche, un tallero ladro, la tovaglia del garzone di Orlando, un diavolo in bottiglia a buon prezzo; ma no, tutto questo non fa davvero per lei; molto meglio sarebbe il berretto dei desideri di Fortunatus, rimesso completamente a nuovo; oppure una borsa dei desideri, proprio com'era la sua.... La borsa di Fortunatus lo interruppi, e, nonostante la mia paura, con quella semplice parola egli mi aveva catturato l'anima. Fui colto da un capogiro, e davanti agli occhi mi balen uno sfavillo di ducati d'oro...Il signore voglia degnarsi di ispezionare e sperimentare questa borsa. Si infil la mano in tasca e ne trasse, tirandolo per due bei cordoncini di pelle, un borsellino di media grandezza in robusto cuoio di Cordova saldamente cucito, e me lo consegn. Vi introdussi la mano, e ne estrassi dieci monete d'oro, e altre dieci, quindi ancora dieci, e poi di nuovo altre dieci. Gli tesi subito la mano: D'accordo! Affare fatto, per il borsellino vi cedo la mia ombra. L'altro annu, si inginocchi senza indugio ai miei piedi, e io lo vidi staccare piano piano da terra con mirabile perizia la mia ombra quant'era lunga, sollevarla, arrotolarla e piegarla, e infine mettersela in tasca. Quindi si alz, mi si inchin ancora una volta, e scomparve dietro i cespugli di rose. E l mi sembra di averlo sentito ridacchiare tra s e s. Ma io tenevo la borsa ben stretta per i cordoncini, tutt'intorno la terra era illuminata dal sole, e in me ancora non c'era coscienza dell'accaduto.

II

Infine tornai in me, e mi affrettai ad abbandonare quel luogo, dove speravo di non avere pi nulla da fare. Per prima cosa mi riempii le tasche d'oro, poi mi legai le cordicelle della borsa ben strette attorno al collo, nascondendomela sul petto. Uscii dal parco senza che nessuno si accorgesse di me, raggiunsi la strada maestra, e presi la direzione della citt. Ma quando, immerso nei miei pensieri, mi avvicinai alla porta, sentii gridare dietro di me: Signore! Ehi! Giovine! Stia a sentire!. Mi guardai intorno, e vidi che a chiamarmi era una vecchia: Badi, signore, che ha perduto la sua ombra. Grazie, nonnina. Le gettai una moneta d'oro per il benevolo ammonimento, e mi addentrai fra gli alberi.Ma, giunto che fui alla porta, mi tocc di udire la sentinella che diceva: E quel signore, la sua ombra dove l'ha lasciata?; e subito dopo, alcune donne: Ges Maria! Quel poveretto non ha l'ombra!. La cosa cominciava a infastidirmi, ed evitai allora con molta cura di espormi al sole. Ma questo non era ovunque possibile, per esempio sull'ampia strada che dovetti attraversare, per colmo di sfortuna, proprio nel momento in cui i ragazzi uscivano da scuola. E un maledetto monello gobbo, me lo vedo ancora davanti, si accorse al volo che mi mancava l'ombra. Con grande schiamazzo mi denunci immediatamente a tutta la giovent letterata del quartiere, la quale cominci subito a sfottermi e a farmi bersaglio di lanci di fango. La gente normale fa in modo di portarsi dietro l'ombra, quando cammina al sole. Per levarmeli di torno, gettai ai loro piedi intere manciate d'oro, e saltai su una carrozza a nolo, a raggiungere la quale mi aiutarono alcune anime misericordiose.Non appena mi trovai solo nella vettura scoppiai a piangere amaramente. Allora forse nacque in me il sospetto che, se sulla terra l'oro vale pi della virt e del merito, l'ombra per possiede un valore pi alto dell'oro stesso; e io, che prima avevo sempre sacrificato la ricchezza alla mia coscienza, mi trovavo ora ad aver dato via la mia ombra per il vile denaro. Che cosa sarebbe ancora potuto accadermi in questo mondo!Ero ancora sconvolto, quando la carrozza si arrest dinanzi alla mia vecchia locanda; rabbrividii alla sola idea di rimettere piede in quella squallida soffitta. Feci ritirare le mie cose, raccolsi con noncuranza il mio povero fagottello, gettai l alcune monete d'oro, e ordinai di condurmi davanti al miglior albergo. L'edificio era situato a nord, cosicch non avevo da temere il sole. Licenziai il cocchiere con qualche moneta d'oro, mi feci assegnare le migliori stanze sul davanti, e mi ci rinchiusi dentro non appena potei.Che cosa credi tu che io abbia fatto allora? Mio carissimo Chamisso, il confessartelo mi fa arrossire. Tirai fuori dal mio petto quella sciagurata borsa, e con una sorta di rabbia, che, simile a un fiammeggiante incendio, si accresceva in me alimentandosi in se stessa, ne trassi fuori oro, e oro, e oro, sempre pi oro, che sparpagliai sul pavimento, calpestai e feci tintinnare, pascendo il mio povero cuore al suo sfavillo e al suo suono, e gettando sempre pi metallo sul metallo, finch sfinito non caddi io stesso sul ricco tappeto e, al colmo della delizia, mi ci rotolai e voltolai sopra. Cos pass il giorno, e poi la sera, senza che aprissi affatto la porta, e la notte mi sorprese sdraiato sull'oro, dove infine mi colse il sonno.Allora sognai di te, ed era come se stessi dietro la porta avetri del tuo piccolo studio, e da l ti vedessi seduto al tuotavolo da lavoro, tra uno scheletro e un fascio di piante essiccate, aperti davanti a te Haller, Humboldt e Linn, sul tuo divano un volume di Goethe e L'anello fatato, io guardavo lungamente te ed ogni cosa nella stanza, poi di nuovo te, ma tu non ti muovevi, non trattenevi neanche il fiato, eri morto.Mi svegliai. Doveva essere ancora molto presto. Il mio orologio era fermo. Mi sentivo le membra spezzate, e avevo fame e sete; dalla mattina precedente non avevo mangiato nulla. Con fastidio e disgusto allontanai da me quell'oro, col quale poco tempo prima avevo saziato il mio folle cuore; ero infastidito e non sapevo pi che farne. Certo non poteva restare l in terra, e la borsa non voleva saperne di inghiottirlo di nuovo. Nessuna delle mie finestre si apriva verso il mare. Dovetti risolvermi a trasportarlo, con grande fatica e sudore, fin dentro un grande armadio, che si trovava in un ripostiglio attiguo, e a stiparvelo dentro. Ne lasciai a terra solo qualche manciata. Dopo aver ultimato il lavoro, mi accasciai sfinito su una poltrona e attesi che qualcuno in casa desse segno di vita. Non appena fu possibile, mi feci portare da mangiare, e feci chiamare l'albergatore.Con costui discussi della futura sistemazione del mio appartamento. Per il mio servizio personale egli mi consigli un certo Bendel, la cui aria assennata e leale mi conquist immediatamente. Ed lui la persona che da quel momento mi fu di conforto con la sua devozione e mi accompagn attraverso le miserie della vita, aiutandomi a sopportare il mio cupo destino. Trascorsi l'intera giornata nelle mie stanze con servitori in cerca di padrone, calzolai, sarti e commercianti, mi rifornii per bene, acquistai soprattutto moltissimi gioielli e pietre preziose, per liberarmi almeno in parte del molto oro accumulato; ma non mi sembrava affatto che il mucchio riuscisse a scemare. Frattanto ero sospeso tra i pi angosciosi dubbi circa la mia situazione. Non osavo mettere piede fuori della porta e la sera feci accendere nel salone quaranta candele di cera prima di uscire dall'oscurit. Ricordavo infatti con raccapriccio la spaventosa scena con gli scolari. Decisi infine, per quanto mi ci volesse molto coraggio a farlo, di saggiare ancora una volta la pubblica opinione. Le notti, in quella fase, erano di luna piena. A tarda sera mi gettai addosso un ampio mantello, mi calai il cappello fin sugli occhi e, tremando come un criminale, scivolai fuori dall'albergo. Soltanto quando fui in un luogo deserto uscii dall'ombra delle case che mi avevano protetto fino a quel punto, e avanzai nella piena luce lunare; pronto a conoscere il mio destino dalla bocca dei passanti.Risparmiami, caro amico, la dolorosa ripetizione di tutto ci che dovetti patire. Le donne manifestavano spesso la profonda compassione che provavano per me; manifestazioni che mi trafiggevano il cuore non meno del dileggio della giovent e dell'altezzoso disprezzo degli uomini, soprattutto di quelli grassi e corpulenti, che gettavano una larga ombra. Una bella e leggiadra fanciulla che, a quanto pareva, accompagnava i genitori, mentre essi circospetti non guardavano al di l dei loro piedi, gett il suo luminoso sguardo su di me; ma, notando l'assenza della mia ombra, ne fu visibilmente spaventata, si copr col velo il bel volto, abbass il capo, e pass oltre senza profferire parola. Di pi non potei sopportare. Fiotti salati sgorgarono dai miei occhi, e con il cuore spezzato mi ritrassi vacillando nell'oscurit. Dovetti appoggiarmi alle case per sostenere i miei passi, e giunsi alla mia abitazione che era gi tardi. Trascorsi la nottata insonne. Il giorno seguente la mia prima preoccupazione fu quella di far cercare dappertutto l'uomo dall'abito grigio. Forse sarei riuscito a ritrovarlo, e allora quale felicit se anche lui, come me, si fosse intanto pentito del folle affare. Feci venire da me Bendel, che sembrava dotato di destrezza e abilit; gli descrissi con esattezza l'uomo che aveva in suo possesso un tesoro senza il quale la mia vita non sarebbe stata ormai che tormento. Gli dissi il giorno, il luogo in cui lo avevo incontrato; gli descrissi tutti i presenti, e aggiunsi anche che doveva informarsi di un cannocchiale Dollond, di un tappeto persiano in tessuto d'oro, di un padiglione e infine dei neri purosangue, la cui storia, gli dissi, senza peraltro specificare in quale modo, era legata all'enigmatico personaggio che era apparso a tutti insignificante, ma la cui apparizione aveva distrutto la pace e la felicit della mia vita.Finito che ebbi il discorso, presi dell'oro, tutto il carico che riuscii a trasportare, e vi aggiunsi pietre preziose e gioielli per un grande valore. Bendel dissi, questo appiana molte strade e rende facile persino ci che prima appariva impossibile; non esserne avaro, come non lo sono io. Ora va', e rallegra il tuo signore con le notizie nelle quali riposta la sua unica speranza.Egli part. Torn tardi e sconsolato. Nessuno dei servitori del signor John, nessuno dei suoi ospiti, ed egli aveva parlato con tutti, riusciva a ricordare nemmeno lontanamente l'uomo dalla giacca grigia. Il nuovo telescopio stava l, ma nessuno sapeva da dove fosse arrivato; il tappeto, il padiglione, erano ancora aperti e dispiegati sullo stesso colle, i servi decantavano la ricchezza del loro padrone, ma nessuno era a conoscenza dell'origine di queste nuove cose preziose. Egli stesso ne era compiaciuto, e non gli importava di ignorare da dove gli fossero giunte; i cavalli li tenevano nelle loro stalle i giovani signori che li avevano montati, i quali lodavano la generosit del signor John, che quel giorno gliene aveva fatto dono. Tutto ci emerse dall'esauriente racconto di Bendel, il cui fervido zelo e l'intelligente condotta meritavano le mie lodi, anche se il risultato era stato infruttuoso. Malinconicamente gli feci cenno di lasciarmi solo. Fin qui riprese per egli, ho presentato al mio padrone il resoconto delle situazioni che pi gli premevano. Mi resta ora da assolvere un incarico che mi stato dato stamattina da una persona che ho incontrato davanti alla porta, mentre uscivo per avviarmi a quest'affare, nel quale sono stato tanto poco fortunato. Le parole esatte dell'uomo furono: "Dite al signor Peter Schlemihl che non mi vedr pi da queste parti perch me ne vado oltremare, e anzi un vento propizio mi spinge ad affrettarmi al porto. Ma tra un anno e un giorno avr l'onore di venire io stesso a fargli visita e di proporgli un altro affare, che forse gli riuscir accettabile. Porgetegli i miei devoti ossequi, e assicuratelo della mia riconoscenza". Gli ho chiesto chi fosse, ma egli mi ha risposto che lei lo conosce gi. Che aspetto aveva quest'uomo? chiesi io, carico di presentimenti. E Bendel mi descrisse fedelmente, tratto per tratto, parola per parola, l'uomo dall'abito grigio, proprio come nel suo racconto precedente aveva menzionato colui del quale era andato in cerca.Sciagurato! gridai allora io torcendomi le mani, era proprio lui! e fu come se gli cadesse la benda dagli occhi. S, era lui, era lui per davvero! grid in preda all'agitazione e al terrore, e io, cieco e stupido, non l'ho riconosciuto e ho tradito il mio padrone!Allora, piangendo a calde lacrime, proruppe nei pi amari rimproveri contro se stesso, e la disperazione in cui era sprofondato ispir persino a me compassione. Lo consolai, lo rassicurai ripetutamente del fatto che non nutrivo il bench minimo dubbio circa la sua fedelt, e lo spedii immediatamente al porto per seguire, per quanto possibile, le tracce del bizzarro uomo. Ma quella stessa mattina erano salpate molte navi, che erano state trattenute nel porto da venti contrari, tutte in direzione degli angoli e delle coste pi diversi del mondo, e l'uomo in grigio era scomparso senza lasciar tracce, proprio come un'ombra.

III

A che potrebbero mai servire le ali a colui che inchiodato a catene di ferro? Esse non farebbero che arrecargli una ancor pi terribile disperazione. Io languivo, come Faffner presso il suo tesoro, lontano da ogni umano conforto, accanto a quell'oro che il mio cuore non amava, e che anzi rifuggiva, e a causa del quale mi vedevo ormai escluso da ogni forma di vita. Conservando per me solo il mio oscuro segreto, nutrivo timore anche dell'ultimo dei miei servi, che tuttavia invidiavo; questi, infatti, possedeva un'ombra, e poteva farsi vedere alla luce del sole. Nella solitudine della mia stanza trascorrevo come in lutto i giorni e le notti, e la pena mi consumava il cuore. Ma anche un altro si struggeva sotto i miei occhi, il mio fedele Bendel, che non cessava un istante di tormentarsi con muti rimproveri per aver tradito la fiducia del suo buon padrone, e per non aver riconosciuto colui del quale era stato mandato in cerca, mentre avrebbe invece dovuto pensare che proprio con lui il mio triste destino era strettamente intrecciato. Ma io non potevo certo fargliene una colpa, riconoscendo negli avvenimenti la natura fantastica dello sconosciuto.Per non lasciare comunque nulla di intentato, un giorno inviai Bendel, con un prezioso anello di brillanti, dal pi famoso pittore della citt, invitandolo a venirmi a trovare. Egli venne, io allontanai tutti i servitori, chiusi la porta, mi sedetti vicino all'uomo e, dopo aver lodato la sua arte, col cuore grave di tristezza venni al dunque, non senza avergli fatto prima giurare la massima segretezza. Professore continuai, lei sarebbe forse in grado di dipingere, a un uomo che nel pi sfortunato dei modi al mondo stato privato della propria ombra, un'ombra posticcia?. Lei intende l'ombra che ciascuno getta di s?. Proprio quella. Ma mi chiese egli ancora, per quale inettitudine, per quale negligenza costui ha potuto perdere la propria ombra?. Come ci sia accaduto replicai io, del tutto indifferente, comunque andata cos. E mentendogli spudoratamente continuai: In Russia, dove egli fece un viaggio l'inverno scorso, per via dell'eccezionale freddo gli si congel l'ombra a terra in modo tale, che non gli riusc pi di riprendersela. L'ombra posticcia che io potrei dipingergli replic il professore, potrebbe essere soltanto un'ombra che egli, al minimo movimento, perderebbe di nuovo... soprattutto essendo una persona che, come si pu dedurre dal suo racconto, aderiva tanto poco alla sua ombra innata; chi non ha ombra, non vada al sole, questa mi pare la cosa pi ragionevole e pi sicura. Si alz e se ne and, trafiggendomi con uno sguardo che il mio non riusc a sopportare. Ricaddi a sedere, nascondendomi il viso tra le mani.Cos mi trov Bendel al suo rientro. Vedendo il dolore del suo signore, fece per ritirarsi, mesto e rispettoso. Io alzai lo sguardo e, schiacciato dal peso della mia disgrazia, sentii il bisogno di dividerlo con lui. Bendel esclamai, Bendel! Tu che sei il solo ad assistere e a rispettare il mio dolore, senza chiederne il perch, tu che sembri volerlo condividere, silenzioso e devoto, vieni qui, Bendel, e sii il pi vicino al mio cuore. I tesori del mio oro non li ho nascosti ai tuoi occhi, e cos non voglio occultarti i tesori della mia pena. Bendel, non abbandonarmi. Bendel, tu mi conosci ricco, generoso, benevolo, tu pensi che il mondo dovrebbe onorarmi, e invece vedi che il mondomi fugge, mi esclude. Bendel, il mondo mi ha giudicato e mi ha scacciato, e anche tu forse ti allontanerai da me quando conoscerai il mio terribile segreto: Bendel, io sono ricco, generoso, benevolo, ma... oh, mio Dio!... io non ho ombra!.Non ha ombra? grid pieno di terrore il buon giovane, e calde lacrime gli sgorgarono dagli occhi. Me sventurato, nato per servire un padrone senza ombra!. Qui tacque, mentre io tenevo ancora il viso nascosto tra le mani. Bendel aggiunsi io dopo un poco, tremando. Ora hai la mia fiducia, ora puoi tradirla. Va', testimonia contro di me. Egli appariva in dura lotta con se stesso, ma infine mi si gett ai piedi, afferrando la mia mano, che inond di lacrime. No esclam, qualsiasi cosa pensi il mondo, io non posso n voglio abbandonare il mio buon padrone per via della sua ombra, mi comporter da onesto e non da furbo, rester con lei, le prester la mia ombra, l'aiuter in tutto ci che posso, e dove non posso pianger con lei Gli gettai le braccia al collo, stupefatto da sentimenti cos straordinari, poich ero convinto che non lo facesse per denaro.Da quel momento, il mio destino e anche il mio modo di vivere mutarono un poco. impossibile descrivere con quanta cura Bendel sapesse celare la mia disgrazia. Mi precedeva ovunque e mi stava accanto, prevedendo e preparandosi a tutto, e quando all'improvviso sorgeva minaccioso un pericolo, mi copriva rapidamente con la sua ombra, poich era pi alto e pi robusto di me. Cos osai ancora avventurarmi tra gli uomini, e iniziai ad avere un ruolo nel mondo. Fui costretto per a esibire molti atteggiamenti peculiari e capricciosi. Ma essi si addicono ai ricchi, e finch la verit rimaneva nascosta potevo godere di tutti gli onori e le attenzioni che spettavano alla mia ricchezza. Guardavo con pi tranquillit alla visita promessami, dopo un anno e un giorno, dal misterioso sconosciuto.Mi rendevo perfettamente conto che non dovevo fermarmi a lungo nei luoghi dove ero gi stato visto senza ombra, e dove avrei potuto facilmente essere tradito; forse solo io serbavo il ricordo di come ero comparso a casa del signor John, ed era un ricordo che mi angosciava; perci volevo fare qui qualche prova, cos da potermi mostrare altrove con pi disinvoltura; e invece si verific un fatto che per un certo tempo mi trattenne per la mia vanit, che , negli uomini, il punto in cui l'ancora trova l'appiglio pi sicuro.Proprio la bella Fanny, che rincontrai in luogo neutrale, senza ricordarsi affatto di avermi gi conosciuto mi riserv una certa attenzione, visto che ora possedevo spirito e intelligenza. Quando parlavo, mi si prestava ascolto, e io stesso non sapevo come fossi giunto all'arte di conversare con tanta facilit e sicurezza. L'impressione che mi accorsi di aver fatto sulla bella mi rese come pazzo, che era appunto ci che lei desiderava; da quel momento la seguii, con mille precauzioni, ovunque potevo avventurarmi, tra ombre e mezze luci. Ero spinto solo dalla vanit di farla invaghire di me, perch, pur con tutta la buona volont, non riuscivo a farmi scendere quell'ubriacatura dalla testa al cuore.Ma a quale scopo ripeterti per filo e per segno tutta questa comunissima storia? Tu stesso me l'hai raccontata abbastanza spesso a proposito di altre persone dabbene. Ma nel bel mezzo della vecchia e ben nota commedia, in cui io recitavo di buon grado una parte trita e banale, sopraggiunse invece, inattesa a me, a lei, a tutti, una catastrofe congegnata in modo del tutto originale.Una bella sera in cui, secondo quella che era ormai una mia abitudine, avevo riunito in un giardino una compagnia di persone, me ne andavo passeggiando sottobraccio con questa signora, a una certa distanza dal resto degli ospiti, tutto occupato a tornire per lei frasi fatte. Lei, modesta, teneva gli occhi bassi, e ricambiava piano la stretta della mia mano; fu allora che, inaspettatamente, dietro di noi dalle nuvole spunt la luna, e lei vide soltanto la sua ombra proiettarsi davanti a s. Sussult e guard sbigottita prima me, poi di nuovo a terra, cercando ansiosamente con gli occhi la mia ombra; e ci che le pass per la testa si dipinse nei suoi tratti in un modo cos singolare, che sarei scoppiato in una sonora risata, se anche a me non fossero corsi dei brividi freddi per la schiena.La lasciai cadere a terra priva di sensi, sfrecciai come una saetta tra i miei ospiti esterrefatti, guadagnai la porta, mi gettai nella prima carrozza e feci ritorno in citt, dove questa volta, e per mia sventura, avevo lasciato l'accorto Bendel. Quando mi vide si spavent, ma bast una sola parola a rivelargli tutto.Vennero mandati a prendere immediatamente dei cavalli di posta. Con me volli soltanto uno dei miei uomini, un furfante matricolato di nome Rascal, che si era saputo rendere necessario per via della sua destrezza, e che non poteva immaginare nulla dell'incidente di quel giorno. Quella stessa notte mi lasciai alle spalle trenta miglia. Bendel era rimasto indietro per disdire la casa, elargire oro e portarmi l'indispensabile. Quando, il giorno dopo, mi raggiunse, mi gettai nelle sue braccia, giurandogli non certo di non commettere pi pazzie, ma solo di comportarmi in futuro con maggiore prudenza. Continuammo il nostro viaggio senza far soste, oltre la frontiera e la montagna, e solo sull'altro versante, ormai separato da quella terra di sventura da un alto bastione, mi lasciai convincere a riposare dalle fatiche sofferte presso una poco frequentata localit termale che si trovava nei pressi.

IV

In questo mio racconto sar costretto a sorvolare su un periodo sul quale invece - e con quale piacere! - desidererei indugiare, se soltanto mi riuscisse di rievocarne, nel ricordo, lo spirito lieto. Ma il colore che lo animava e che solo potrebbe ridargli vita, in me si spento, e quando cerco di ritrovare nel mio petto ci che allora lo gonfiava con tanta forza, il dolore e la felicit, la candida illusione, allora come se vanamente battessi contro una roccia che non offre pi alcuna fonte viva, e Dio si allontanato da me. Come mi guarda con altri occhi, oggi, questo tempo passato! In quel luogo di bagni avrei dovuto sostenere un ruolo eroico, ma avendo studiato male la parte ed essendo novellino delle scene, mi impappinai per un paio di occhi azzurri. I genitori, tratti in inganno dalla commedia, si danno da fare per concludere al pi presto il contratto, e la farsa banale si conclude con una beffa. E questo tutto, tutto! assurdo e insulso, ma anche terribile, che ora mi possa apparire in questo modo ci che allora con tanta ricchezza e potenza gonfiava il mio petto. Mina, come piansi allora, quando ti perdetti, cos piango oggi, perch ti ho perduta anche dentro di me. Sono dunque diventato tanto vecchio? O triste ragione! Ancora solo un palpito di quell'ora, un attimo di quella illusione... Ma no! Solitario, nel profondo, deserto mare della tua amara pena, ho ormai da lungo tempo vuotato l'ultima coppa dello champagne del 1811!Avevo mandato avanti Bendel con alcuni sacchi d'oro, per allestirmi nella cittadina un'abitazione consona alle mie esigenze. L egli aveva distribuito molto denaro, ed aveva raccontato, dell'agiato signore che serviva, solo cose vaghe, poich io non volevo essere nominato; e tutto ci port quella brava gente a fare strane congetture. Non appena la casa fu pronta a ricevermi, Bendel fece ritorno da me per condurmici. Ci mettemmo dunque in viaggio. A circa un'ora dalla citt, in una soleggiata pianura, la strada ci venne sbarrata da una folla vestita a festa. La carrozza si arrest. Udimmo musica, scampani, colpi di cannone, un forte evviva squarci l'aria... Davanti allo sportello della carrozza apparve un coro di fanciulle biancovestite di straordinaria bellezza, le quali per scomparivano di fronte a una sola tra di loro, come le stelle della notte di fronte al sole. Ella si stacc dal gruppo delle compagne; la slanciata e delicata figura si inchin davanti a me, arrossendo intimidita, e mi consegn su un cuscino di seta una corona intrecciata di rami d'alloro, olivo e rose, pronunciando nel discorso anche parole come Maest, venerazione e amore, che io non compresi, ma il cui suono argentino mi accarezz l'orecchio e mi rap il cuore; era come se gi un'altra volta la celeste apparizione fosse passata fluttuando accanto a me. Allora il coro inizi a cantare le lodi di un buon re e la felicit del suo popolo.E questa scena, mio buon amico, in pieno sole! E lei restava inginocchiata a due passi da me, mentre io, privo di ombra, non potevo saltare quel baratro, e cadere a mia volta in ginocchio davanti a quell'angelo. Oh, che cosa in quel momento non avrei dato per un'ombra! Ma dovetti nascondere la mia vergogna, la mia paura, la mia disperazione nel profondo di quella carrozza. Fu Bendel, infine, che torn in s e ag al mio posto, saltando fuori dall'altro lato della vettura; io lo richiamai e gli porsi, estraendolo dalla cassetta che avevo proprio a portata di mano, un ricco diadema di brillanti, che avrebbe dovuto adornare la bella Fanny. Egli si fece avanti, per a nome del suo signore, il quale non poteva n voleva accettare quelle testimonianze onorifiche; doveva essersi verificato un errore; e tuttavia, che i buoni abitanti di quella citt fossero tutti ringraziati per il loro gentile pensiero. Cos dicendo, prese dal cuscino la corona che mi veniva offerta, posando al suo posto il diadema di brillanti; poi porse ossequioso la mano alla fanciulla perch si alzasse, e allontan con un cenno gli ecclesiastici, i notabili e le altre delegazioni. Nessuno pot pi avvicinarsi. Egli fece dividere la folla per far spazio ai cavalli, salt nuovamente in carrozza, e si ripart al galoppo in direzione della cittadina, sotto un arco di fronde e fiori, mentre i cannoni continuavano a sparare a salve. La vettura si arrest davanti alla casa, io raggiunsi con un agile salto la porta, facendomi largo tra la folla che la bramosa di vedermi aveva richiamato. La plebe gridava evviva sotto le mie finestre, ed io elargii su di essa una pioggia di doppi ducati. La sera, la citt venne spontaneamente illuminata a festa.E io continuavo a non sapere che cosa significasse tutto ci, e per chi fossi stato scambiato. Sguinzagliai Rascal in cerca di informazioni. Gli venne raccontato che era ormai notizia accertata che il buon re di Prussia viaggiava nel paese sotto il nome di un conte; che il mio aiutante era stato riconosciuto, e cos aveva tradito se stesso e me; e infine, come fosse statagrande la gioia quando si era avuta la certezza di avermi proprio l sul posto. Ma ora, visto che io manifestamente intendevo conservare il pi stretto incognito, tutti erano disposti ad ammettere di aver avuto davvero torto nel voler sollevare il velo in modo tanto inopportuno. Ma io mi ero adirato in modo cos clemente e generoso... e avrei certo perdonato al buon cuore. A quel mio pendaglio da forca la cosa era parsa cos spassosa che egli, rivolgendo a quella brava gente dure parole di rimprovero, aveva fatto il possibile per rafforzarla temporaneamente nella sua convinzione. Egli me ne fece una relazione molto divertente e, vedendomi da ci allietato, cerc di gabellare persino a me la sua cattiva azione per buona. Ma - devo proprio ammetterlo? - in realt mi lusingava il fatto che, seppur cos, ero stato scambiato per quella testa coronata.Per la sera seguente feci organizzare una festa sotto gli alberi che ombreggiavano lo spazio davanti alla mia casa, e vi feci invitare l'intera citt. Grazie al misterioso potere della mia borsa, agli sforzi di Bendel e alla viva ingegnosit di Rascal, riuscimmo ad avere la meglio sul tempo. davvero sorprendente come nello spazio di poche ore tutto venne sistemato con tanta ricchezza e bellezza, il lusso e la magnificenza che ne risultarono; anche l'intelligente illuminazione era predisposta in modo tanto accorto da farmi sentire completamente al sicuro. Non c'era pi nulla di cui preoccuparmi, e dovetti davvero elogiare i miei servitori.Si fece sera. Gli ospiti mi venivano presentati via via che comparivano. La parola Maest non venne pi pronunciata; venni invece chiamato, con profonda reverenza e umilt, signor conte. Cosa dovevo fare? Feci in modo che il conte mi andasse a genio, e da allora fui il conte Peter. Ma in mezzo a quella folla in festa, il mio cuore non cercava che lei. Comparve pi tardi, lei che era la corona della festa e che della mia corona era adorna. Modesta, seguiva i genitori e pareva ignorare che era proprio lei la pi bella. Mi vennero presentati il signor ispettore forestale, sua moglie e sua figlia. Seppi trovare per i due vecchi parole amabili e gentili; ma davanti alla figlia restai come un ragazzetto colto in fallo, incapace di profferir parola. Infine, balbettando, la pregai di onorare la festa, e di svolgervi l'ufficio dei cui segni era adorna. Intimidita, chiese con uno sguardo toccante di esserne dispensata; ma io, ancora pi intimidito di fronte a lei di quanto non lo fosse lei stessa, quale primo suddito le resi omaggio con profonda devozione, e il gesto del conte fu per tutti un ordine, cui ciascuno volentieri si affrett a conformarsi. Maest, innocenza, grazia, unite alla bellezza, regnavano nella lieta festa. I genitori di Mina, felici, credevano che la loro figlia fosse stata elevata a tale onore per riguardo a loro; e io stesso mi trovavo in un indescrivibile stato di ebbrezza. Feci mettere tutti i gioielli che ancora avevo, e che avevo acquistato in precedenza per liberarmi dell'eccessivo oro, tutte le perle e le pietre preziose, in due vassoi coperti e a tavola, a nome della regina, li feci distribuire alle sue compagne e a tutte le dame. Intanto, al di sopra delle transenne, veniva ininterrottamente gettato oro sul popolo festante.La mattina seguente Bendel mi confid con la massima segretezza che i sospetti che da tempo nutriva circa l'onest diRascal si erano ormai trasformati in certezza. Il giorno prima aveva infatti sottratto interi sacchi d'oro. Lasciamo comunque replicai io, che quel povero imbroglione si goda il suo piccolo bottino; io regalo volentieri a tutti, e perch dunque non anche a lui? Ieri Rascal, come tutti i nuovi servitori che tu mi hai procurato, mi ha servito proprio a dovere, e mi ha aiutato a godere in serenit della gioia della festa.Non ne parlammo pi. Rascal rest il primo dei miei servitori, mentre Bendel era il mio amico e confidente. Egli si era abituato a considerare inesauribile la mia ricchezza, senza curarsi di indagarne le fonti; piuttosto, interpretando i miei desideri, egli mi aiutava ad escogitare nuove opportunit di esibirla e di sperperare denaro. Di quello sconosciuto, del pallido ipocrita, egli sapeva soltanto questo; che lui solo poteva sciogliermi dalla maledizione che gravava su di me, e che io lo temevo, anche se in lui era riposta la mia unica speranza. E che, inoltre, ero convinto che egli mi potesse trovare ovunque, ma non io lui, e che perci, in attesa del giorno annunciato, avevo abbandonato ogni ulteriore vana ricerca.La magnificenza della mia festa e il mio comportamento in quella circostanza, l per l non fecero che confermare negli abitanti della citt la loro prima convinzione. Ben presto tuttavia i giornali rivelarono che il favoloso viaggio del re di Prussia altro non era stato che una dicera priva di fondamento. Ma ormai ero un re e, che lo volessi o no, re dovevo restare, anzi, uno dei pi regali e facoltosi che fossero mai esistiti. Solo, non si sapeva bene quale. Il mondo per non ha mai avuto motivo di lamentarsi per la scarsit di monarchi, almeno ai nostri giorni; e quella brava gente, che non ne aveva mai visto uno di persona, tirava a indovinare, con ugual fortuna, ora su uno ora sull'altro. Ma il conte Peter, in ogni caso, restava sempre quelche era.Un giorno, tra gli ospiti della cittadina termale fece la sua apparizione un commerciante, il quale, sebbene avesse dichiarato bancarotta allo scopo di arricchirsi, godeva della generale considerazione e gettava di s un'ombra bella grande, quantunque un po' sbiadita. Costui voleva far sfoggio delle ricchezze che aveva accumulato, e cos gli venne addirittura in mentedi mettersi a competere con me. Ma io ricorsi alla mia borsa, e in poco tempo quel povero diavolo fu ridotto a tal punto che, per salvare almeno la reputazione, dovette di nuovo far bancarotta e ritirarsi oltre le montagne. Cos me ne liberai. In quella regione ho creato molti sfaccendati e fannulloni!Nonostante il lusso e la prodigalit davvero regali con cui mi conquistavo tutto, nella mia casa vivevo in modo semplice e molto ritirato. La massima cautela era la mia regola di vita, e nessuno, con nessun pretesto, se non Bendel stesso, poteva accedere alla stanza in cui io mi trovavo. Finch splendeva il sole vi restavo chiuso dentro insieme a lui. Il conte lavora nel suo studio, si diceva. Avevano a che fare con questo lavoro anche i frequenti corrieri che, per ogni minuzia, spedivo e ricevevo. Solo alla sera, sotto i miei alberi o nel salone illuminato con perizia e sfarzo secondo le disposizioni di Bendel, accettavo compagnia. Quando uscivo, con Bendel che mi sorvegliava costantemente con i suoi occhi d'Argo, era solo per dirigermi nel giardino dell'ispettore forestale, e per amore di una sola; perch il sentimento pi segreto e profondo della mia vita era il mio amore.Oh, mio buon Chamisso, voglio sperare che tu non abbia ancora dimenticato che cosa l'amore! E qui lascio tutto alla tua immaginazione. Mina era veramente una fanciulla degna di amore, buona e pia. Io avevo saputo catturare tutta la sua fantasia e, nella sua umilt, ella ignorava in qual modo fosse stata degna di essere la sola su cui avessi posato lo sguardo; ricambiava l'amore con l'amore, con tutto il giovanile impeto di un cuore innocente. Amava come solo una donna sa fare, sacrificando e dimenticando se stessa, abbandonandosi a colui che era tutta la sua vita, incurante di dover ella stessa soccombere; insomma, amava davvero. Io invece (oh, quali ore terribili... terribili, eppur degne di essere ricordate con rimpianto) ho pianto a lungo sul petto di Bendel, quando, tornato in me dopo la prima inconsapevole ebbrezza, mi sono guardato severamente perch, privo di ombra, avevo causato con subdolo egoismo la rovina di quell'angelo, la cui anima pura avevo rubato con la menzogna! Ora prendevo la decisione di denunciarmi a Mina, ora mi compiacevo di giurare solennemente che mi sarei strappato da lei e sarei fuggito lontano, ora scoppiavo di nuovo in pianto ed escogitavo con Bendel il modo per farle visita, a sera, nel giardino dell'ispettore forestale. In altri momenti mi abbandonavo alla speranza di un'imminente visita dello sconosciuto in grigio, e poi piangevo di nuovo, dopo aver cercato inutilmente di credervi. Avevo calcolato il giorno in cui mi aspettavo di rivedere quel demonio; aveva detto tra un anno e un giorno, e io credevo alla sua parola.I genitori erano bravi vecchi rispettabili, che amavano moltissimo la loro unica figlia; tutta la nostra storia, di cui si resero conto ben presto, fu per loro una sorpresa, e non sapevano come comportarsi. Non avevano mai immaginato che il conte Peter potesse anche solo pensare alla loro figliola, mentre ora egli la amava e ne era riamato. La madre, del resto, era sufficientemente ambiziosa per pensare alla possibilit di un legame, e per darsi da fare a questo scopo; ma il sano buonsenso del vecchio non lasciava spazio a tali esagerate speranze. Entrambi, tuttavia, erano convinti della sincerit del mio amore, e non potevano far altro che pregare per la loro figliola.Mi capita tra le mani una lettera di Mina, che ancora conservo da allora. S, questi sono i suoi accenti! Voglio trascrivertela.Sono una debole, folle ragazza, e immagino che il mio amato, poich io lo amo tanto, tanto profondamente, non possa mai far del male a una povera ragazza. Oh, tu sei cos buono, cos indicibilmente buono; ma non fraintendermi. Tu non devi sacrificarmi nulla, non devi volermi sacrificare nulla; Dio mio, potrei odiare me stessa, se tu lo facessi! No. Tu mi hai resa infinitamente felice, mi hai insegnato ad amarti. Ora allontanati! Conosco bene il mio destino, il conte Peter non appartiene a me, ma al mondo. E come sar orgogliosa udendo dire; stato lui, e qui ancora lui, e questo lui che l'ha fatto; l lo hanno adorato, e l ancora venerato. Vedi, quando penso a questo, sono in collera con te per aver dimenticato il tuo nobile destino, per una fanciulla semplice come me. Allontanati da me, ora, altrimenti questo pensiero mi far soffrire ancor pi, dopo che, ahim, grazie a te sono stata cos felice, cos beata. Non ho forse intrecciato anche nella tua vita, come nella corona che ebbi l'onore di offrirti, un ramoscello d'olivo e un bocciolo di rosa? Io ti ho nel cuore, mio amato, non aver paura di allontanarti da me... Io morir, s, ma cos felice, cos incredibilmente felice grazie a te!.Puoi ben immaginare come queste parole mi trafiggessero il cuore. Le spiegai allora che non ero affatto ci che la gente sembrava credermi; bens soltanto un uomo ricco, ma infinitamente infelice. Su di me gravava una maledizione, che doveva restare l'unico segreto tra me e lei, perch conservavo ancora la speranza di poterne essere liberato. Questo era ci che avvelenava i miei giorni; il fatto che avrei potuto trascinarla con me nell'abisso, lei, che era la sola luce, la sola felicit, l'unico cuore della mia vita. Lei riprese allora a piangere, vedendomi tanto infelice. Ah, era cos piena di affetto, cos buona! Per risparmiarmi anche una sola lacrima, ella avrebbe, e con quale gioia, sacrificato tutta se stessa.Ma Mina era ancora ben lontana dal comprendere il vero senso delle mie parole, e immaginava che fossi un principe colpito da un crudele esilio, o un qualche alto personaggio proscritto, e la sua immaginazione si affannava cos a dipingersi grandiosamente l'amato in quadri eroici.Allora le dissi: Mina, l'ultimo giorno del mese prossimo pu mutare e decidere la mia sorte; se ci non accade, dovr morire, perch non voglio renderti infelice. Ella, piangendo, nascose il viso sul mio petto. Se il tuo destino cambier, lascia soltanto che io ti sappia felice, non reclamo alcun diritto su di te. Ma se sei infelice, legami alla tua infelicit, perch ti aiuti a sopportarla. Bambina, bambina, ritira le parole avventate e folli che sono sfuggite alle tue labbra. Sai tu forse cosa sia questa miseria, conosci forse questa maledizione? Sai tu chi il tuo amato... che cosa egli... Non mi vedi rabbrividire e tremare mentre ti celo il mio segreto? Ella tra i singhiozzi cadde ai miei piedi, ripetendo tra i giuramenti la sua preghiera.Spiegai quindi al padre, sopraggiunto nel frattempo, che era mia intenzione chiedere la mano di sua figlia il primo giorno del mese seguente; fissavo questo termine in quanto fino ad allora poteva accadere qualcosa che avrebbe influito sul mio destino. Immutabile era soltanto il mio amore per sua figlia.Il buon uomo si spavent nell'udire queste parole dalla bocca del conte Peter. Mi gett le braccia al collo, ma poi quasi si vergogn di essersi cos lasciato andare. Gli vennero in mente dubbi, riflessioni, domande; parl della dote, della sicurezza, del futuro della sua cara figlia. Io lo ringraziai di avermi rammentato tutto ci. Gli dissi che era mio desiderio stabilirmi in quella regione, dove sembrava fossi amato, per condurvi un'esistenza serena. Lo pregai di acquistare a nome di sua figlia le pi belle propriet che erano in vendita nel territorio, e di indirizzare a me per il pagamento. In questo, il padre era certo la persona pi adatta a rendere servigio all'innamorato. Ci gli diede molto da fare, perch ovunque era stato preceduto da un certo straniero; cos acquist beni solo per circa un milione.Il fatto di occuparlo in questo modo era in fondo soltanto un pretesto innocente per tenerlo lontano, e io gi altre volte ero ricorso a simili astuzie, perch devo ammettere che mi riusciva alquanto fastidioso. La brava madre era invece piuttosto sorda e non teneva quanto lui all'onore di intrattenere il signor conte.Sopraggiunse in quel mentre la madre, e quei felici genitori insistettero con me perch quella sera mi trattenessi pi a lungo tra loro; ma io non potevo indugiare neanche un attimo; vedevo gi salire all'orizzonte la luce chiara della luna. Il mio tempo era scaduto.Ma la sera seguente mi recai di nuovo nel giardino dell'ispettore forestale. Dopo essermi gettato sulle spalle un ampio mantello e calato il cappello fin sugli occhi, mi avvicinai a Mina; quando alz gli occhi e mi scorse, fece un involontario movimento; mi torn ben nitida davanti agli occhi la scena di quella spaventosa notte in cui mi ero mostrato alla luce della luna privo di ombra. Era proprio lei. Ma mi aveva davvero riconosciuto anche ora? Era silenziosa e assorta nei suoi pensieri... Io avevo un peso enorme sul cuore... Mi alzai, e allora ella si gett muta e piangente sul mio petto. Fuggii.Da quel momento la trovai pi spesso in lacrime, mentre attorno all'anima mia le tenebre si facevano sempre pi fitte; solo i genitori fluttuavano in una esaltata beatitudine; il giorno funesto si avvicinava, minaccioso e tetro come le nuvole di una tempesta. Arriv la vigilia, io non riuscivo quasi pi a respirare.Mi ero premunito riempiendo d'oro alcune ceste; vegliai in attesa della dodicesima ora. Essa scocc.Rimasi seduto, gli occhi fissi sulle lancette dell'orologio, contando i secondi, i minuti, quasi fossero pugnalate. A ogni rumore che si annunciava, sussultavo, finch spunt il giorno. Le ore si susseguivano plumbee, venne mezzogiorno, sera, notte; le lancette giravano, la speranza svaniva; batterono le undici, e nulla apparve, trascorsero gli ultimi minuti dell'ultima ora, poi venne il primo, e quindi l'ultimo dei colpi della dodicesima ora; sprofondai allora nel mio giaciglio tra infinite lacrime, ormai privo di speranza. La mattina dopo - privato ormai per sempre dell'ombra - avrei dovuto chiedere la mano della mia amata. Verso l'alba, un sonno agitato mi chiuse gli occhi.

V

Era ancora presto quando fui svegliato da un violento battibecco nella mia anticamera. Tesi le orecchie. Bendel sbarrava l'accesso alla mia stanza; Rascal, bestemmiando, gridava che non accettava divieti da un suo pari e pretendeva di entrarvi. Il ragionevole Bendel cercava di avvertirlo che tali parole, se mi fossero giunte all'orecchio, gli avrebbero fatto perdere un vantaggioso servizio. Rascal minacciava di mettergli le mani addosso, se avesse continuato ad impedirgli l'entrata.Vestito a met, spalancai furente la porta, e mi gettai su Rascal: Che cosa vuoi tu, canaglia?. Quello fece due passi indietro e rispose con freddezza: Pregarla umilmente, signor conte, di lasciarmi vedere una volta la sua ombra... il sole splende gi alto sul cortile.Mi sentii come colpito da un fulmine. Ci volle del tempo, prima che ritrovassi la parola: Come pu un servo contro il suo signore.... Egli mi interruppe senza remore: Un servo pu essere un uomo onesto e non voler servire un padrone senza ombra, dunque chiedo di essere licenziato. Dovetti giocare su altre corde. Ma Rascal, caro Rascal, chi ti ha messo in mente una tale sciagurata idea, come puoi pensare...; ma quello continu sullo stesso tono: C' chi dice che lei non ha ombra... e per farla corta, mi mostri la sua ombra, oppure mi lasci andare.Bendel, pallido e tremante, ma con pi buonsenso di me, mi fece un cenno; io cercai una scappatoia nell'onnipotente oro, ma anch'esso aveva perduto il suo potere... Egli me lo gett ai piedi: Da uno che non ha ombra non accetto nulla. Mi volt le spalle e usc lentamente dalla stanza, il cappello in testa, fischiettando una canzone. Io restai l con Bendel, come impietrito, seguendolo con lo sguardo, ormai svuotato di ogni pensiero e sentimento.Sospirando profondamente e con la morte nel cuore, mi accinsi infine a mantenere la mia parola e, simile a un criminale davanti ai suoi giudici, a presentarmi nel giardino dell'ispettore forestale. Entrai sotto il fitto pergolato che portava il mio nome, dove anche questa volta essi stavano ad aspettarmi. La madre mi venne incontro serena e lieta. Mina sedeva l, pallida e bella, come la prima neve che a volte, in autunno, bacia gli ultimi fiori e subito si scioglie in gelida acqua. L'ispettore forestale, con un foglio scritto in mano, andava freneticamente in su e in gi, mostrando di reprimere molte cose dentro di s, e ci si manifestava con un rapido alternarsi di rossore e pallore sul suo volto, abitualmente inespressivo. Non appena entrai, venne verso di me, esigendo con parole spesso interrotte di parlarmi da solo. Il sentiero nel quale mi invit a seguirlo conduceva a una parte aperta e ben soleggiata del giardino; io caddi muto su un sedile, e poi segu un lungo silenzio, che neppure la buona madre os rompere.L'ispettore forestale continuava a percorrere avanti e indietro il pergolato, a passi irregolari e con grande agitazione, poi all'improvviso si arrest davanti a me, gett un'occhiata alla carta che teneva in mano, e mi chiese con uno sguardo indagatore: E se davvero, signor conte, un certo Peter Schlemihl non le fosse del tutto ignoto?. Io tacqui. Un uomo dal carattere eccellente e dalle qualit straordinarie...; egli attendeva una risposta. E se fossi io stesso quell'uomo?. Al quale aggiunse egli con forza, sparita l'ombra!!... Oh, il mio presentimento, il mio presentimento! grid Mina. S, lo soda lungo tempo, egli non ha ombra! e si gett nelle braccia della madre che, spaventata e stringendola spasmodicamente a s, la rimproverava di aver tenuto nascosto un simile sciagurato segreto. Ma lei, come Aretusa, si era trasformata in una fonte di lacrime che, al suono della mia voce, fluiva pi abbondante e, a udire il mio nome, scorreva pi impetuosa. E lei riprese irato l'ispettore forestale, con inaudita sfrontatezza non si fatto alcuno scrupolo di imbrogliare me e costei; e vuole dare a intendere di amarla, dopo aver causato fino a tal punto la sua rovina? Eppure lo vede come piange e soffre! terribile, terribile!.Io avevo a tal punto perso la testa che, come un folle, cominciai a dire che in fondo un'ombra non altro che un'ombra, uno poteva benissimo cavarsela anche senza, e non valeva certo la pena di sollevare tutto quel pandemonio. Ma io stesso sentivo tanto bene l'irragionevolezza di ci che andavo dicendo, che smisi da solo, senza che egli mi avesse degnato di una risposta. E poi aggiunsi che ci che una volta si perso, un'altra volta si pu ben ritrovarlo. Ma egli m'invest, furibondo: Confessi, signor mio, confessi, come stato che ha perso l'ombra?. Fui costretto a mentire di nuovo: Un giorno uno screanzato mi pass sull'ombra cos impetuosamente da farci sopra un grosso buco. Cos l'ho mandata a riparare, l'oro infatti pu tutto, e avrebbero dovuto riconsegnarmela ieri.Bene, signor mio, benissimo replic l'ispettore forestale. Lei chiede la mano di mia figlia, ma anche altri lo fanno, e io, come padre, devo aver cura di lei, dunque le do tre giorni di tempo, entro i quali lei deve darsi da fare per procurarsi un'ombra. Se, passati i tre giorni, lei mi comparir davanti con una bella ombra fatta a dovere, sar per me il benvenuto; ma il quarto giorno, questo glielo assicuro, mia figlia la moglie di un altro. Io volevo ancora tentare di rivolgere una parola a Mina, ma lei, singhiozzando pi forte, si strinse a sua madre, che mi fece cenno in silenzio di allontanarmi. Me ne andai vacillando, con la sensazione che il mondo si richiudesse dietro di me.Sfuggendo all'affettuoso controllo di Bendel, vagai come un folle per boschi e pianure. Per l'angoscia, avevo la fronte madida di sudore, un gemito sordo saliva dal mio petto, in me si scatenava la follia.Non so quanto tutto ci possa essere durato, prima che, in una landa soleggiata, mi sentissi afferrare per la manica. Restai immobile e mi guardai attorno... Era l'uomo dalla redingote grigia, che sembrava essermi corso dietro a perdifiato. Prese immediatamente a parlare.Mi ero annunciato per oggi, ma lei non stato capace di aspettare. Per non ancora troppo tardi, accetti il mio consiglio, scambi di nuovo la sua ombra, che a sua disposizione, e torni subito sui suoi passi. Nel giardino dell'ispettore forestale sar il benvenuto, e tutto sar stato solo uno scherzo; a quel Rascal, che l'ha tradito e ora aspira alla sua donna, ci penso io, arrivata la sua ora.Io ero rimasto l come trasognato.Si era annunciato per oggi? Ricalcolai ancora il tempo... Aveva ragione, mi ero sempre sbagliato di un giorno. Cercai con la mano destra la borsa sul petto... Ma egli indovin le mie intenzioni e fece due passi indietro. No, signor conte, la borsa in buone mani, la tenga pure. Lo fissai con uno sguardo interrogativo e stupito, ma quello continu: Le chiedo solo una piccola cosa per ricordo; sia tanto gentile da firmarmi questo foglietto. Sulla pergamena lessi le seguenti parole.In forza di questo scritto da me firmato, lascio in eredit al suo possessore la mia anima, dopo la sua naturale separazione dal corpo.Guardai con ammutolito stupore ora lo scritto ora il grigio sconosciuto. Frattanto costui aveva intinto una penna d'oca appena tagliata in una goccia di sangue che mi scorreva sulla mano a causa del graffio di una spina, e me la porse... Ma chi lei, dunque? gli chiesi infine. Che importa? disse per tutta risposta. E poi non si vede forse? Un povero diavolo oppure, per cos dire, una specie di scienziato o di cerusico, che per le sue eccellenti capacit non riceve dagli amici che ingratitudine, e che per se stesso sulla terra non ha altro divertimento che quel poco di esperimenti... Ma firmi, dunque. A destra, in basso; Peter Schlemihl.Io scossi la testa, e dissi: Mi perdoni, signore, ma non firmo.No? ripet sorpreso. E perch no?.Perch mi sembra alquanto pericoloso scambiare l'anima con l'ombra. Ah, cos! cos! ripet lui, pericoloso e mi scoppi a ridere fragorosamente in faccia. E, se mi consentito chiedere, che genere di cosa , la sua anima? L'ha forse mai vista, e che cosa pensa di farne, un giorno, da morto? Dovrebbe essere contento di aver scovato, mentre ancora vivo, un amatore disposto a pagare, per l'eredit di questa x, di questa forza galvanica o virt polarizzante, o comunque si possa ancora definire questa assurda cosa, con qualcosa di reale, vale a dire con la sua ombra in carne e ossa, mediante la quale lei pu riuscire a ottenere la mano della sua amata e la realizzazione di tutti i suoi desideri. O preferisce piuttosto consegnare quel povero sangue innocente nelle mani dell'infame carogna, Rascal? No... questo lo deve vedere con i suoi occhi; venga, le presto la cappa magica, qui e tir fuori dalla tasca qualcosa, e, senza che nessuno ci veda, ce ne andremo in pellegrinaggio fino al giardino dell'ispettore forestale. Devo ammettere che mi sentivo oltremodo umiliato dalla derisione di quell'uomo. Lo odiavo dal profondo del cuore, e credo che proprio questa avversione personale, ben pi che le ragioni e i pregiudizi, mi trattenesse dal riscattare, mediante la firma richiesta, la mia ombra, per quanto indispensabile essa mi fosse. E poi mi riusciva insopportabile il pensiero di intraprendere in sua compagnia il passo che egli mi proponeva. Vedere quell'odioso ipocrita, quel demonio sogghignante, intromettersi beffardo tra me e la mia amata, tra due cuori straziati a sangue, mi indignava nei miei sentimenti pi riposti. Allora accettai quanto mi era accaduto come una disgrazia fatale e irreparabile e, voltandomi verso l'uomo, gli dissi: Caro signore, le ho venduto la mia ombra per questa borsa, in s e per s molto preziosa, e me ne sono gi pentito abbastanza. In nome di Dio, si pu annullare quest'affare?. Scosse la testa e fece una faccia scurissima. Io continuai: In conclusione, di quanto possiedo non intendo venderle pi nulla, fosse anche al prezzo, che lei mi offre, della mia ombra; e dunque non firmo niente. E poi, si pu ben indovinare che la mascherata alla quale mi ha invitato non sarebbe per noi due ugualmente divertente; mi ritenga dunque scusato, e, poich non pu andare altrimenti... separiamoci!.Mi dispiace proprio, Monsieur Schlemihl, che lei con tale caparbiet rifiuti l'affare che io le ho proposto cos amichevolmente. In ogni caso, sar forse pi fortunato un'altra volta. Arrivederci presto!... A proposito, mi permetta ancora una volta di mostrarle che non lascio in alcun modo che le cose che ho acquistato si rovinino, e che invece le rispetto e le conservo con cura.In quella, tir fuori dalla tasca la mia ombra e, dispiegandola sul prato con abili gesti, la allarg ai suoi piedi dal lato del sole, in modo tale che si trov a camminare tra le due ombre, la sua e la mia, che stavano ad aspettarlo; e la mia, allora, fu subito costretta a obbedirgli e ad accondiscendere a tutti i suoi movimenti. Vedere di nuovo, dopo tanto tempo, la mia povera ombra, e trovarla umiliata a un tale vergognoso servigio, proprio nel momento in cui, per la sua mancanza, soffrivo di una innominabile infelicit, mi spezz il cuore e scoppiai a piangere amaramente. Quell'odioso, pavoneggiandosi con la preda rubatami, rinnov senza pudore la sua offerta. Lei pu ancora riaverla, un tratto di penna e salver anche la povera, infelice Mina dalle grinfie di quel mascalzone per accoglierla nelle braccia dell'onorevolissimo signor conte... Ripeto, solo un tratto di penna. Le mie lacrime sgorgarono allora ancor pi forte, ma gli girai le spalle, facendogli cenno di andarsene.Bendel, che pieno di preoccupazione aveva seguito fin qui le mie tracce, arriv in quell'istante. Quando quell'anima fedele e buona mi vide piangere, e si rese conto che la mia ombra (perch non la si poteva certo confondere) era in possesso del misterioso sconosciuto in grigio, prese subito la decisione di fare in modo che mi riappropriassi di quant'era mio, fosse anche con la violenza; poich aveva capito che con le buone non avrebbe ottenuto granch, aggred immediatamente l'uomo a parole e, senza tanti complimenti, gli ingiunse di consegnarmi all'istante ci che mi apparteneva. Ma l'altro, invece di rispondere, gir le spalle all'innocente ragazzo e se ne and. Bendel allora, sollevando il bastone nodoso che portava con s, gli fu alle calcagna e, dopo avergli ordinato pi volte di restituire l'ombra, gli fece sentire senza piet tutta la forza del suo braccio vigoroso. Quello per, quasi fosse abituato a un simile trattamento, chin il capo, incurv la schiena, e continu in silenzio e tranquillamente il suo cammino attraverso la pianura, portandosi via allo stesso tempo la mia ombra e il mio fedele servitore. Udii ancora a lungo quel suono sordo echeggiare nella solitudine, finch non si perse in lontananza. Mi ritrovai solo con la mia pena.

VI

Rimasto solo in quella landa deserta, lasciai libero corso alle mie infinite lacrime, sgravandomi il cuore da un indicibile e angoscioso peso. Non vedevo limiti alla mia estrema infelicit, n via d'uscita, n scopo alcuno, e succhiavo con rabbiosa sete il nuovo veleno che lo sconosciuto aveva versato sulle mie ferite. Ma quando, rievocando nell'animo mio l'immagine di Mina, l'amata e dolce figura mi apparve pallida e piangente come l'avevo vista l'ultima volta, nel momento della mia ignominia, d'un tratto tra me e lei si frappose, spavaldo e beffardo, il fantasma di Rascal; allora mi coprii il volto e fuggii per la pianura, ma l'orribile visione non mi lasciava, e anzi continuava a perseguitarmi, finch non mi accasciai al suolo senza fiato, bagnando nuovamente la terra con le mie lacrime.E tutto per un'ombra! E quest'ombra avrei potuto riguadagnarmela con un tratto di penna. Ripensai alla sorprendente proposta e al mio rifiuto. In me c'era il deserto, non avevo pi giudizio n controllo.Pass il giorno. Placai la fame con frutti selvatici, la sete alla pi vicina sorgente di montagna; sopraggiunse la notte, mi accampai sotto un albero. Al mattino, la rugiada mi svegli da un sonno pesante, nel quale mi ero sentito rantolare come nella morte. Bendel doveva aver perduto le mie tracce, e io mi rallegrai a questo pensiero. Non volevo ritornare tra gli uomini, dai quali rifuggivo impaurito come i ritrosi animali delle montagne. Cos trascorsi tre giorni di angoscia.All'alba del quarto giorno, mi ritrovai in una pianura sabbiosa e assolata, seduto su un cumulo di pietre, esposto ai caldi raggi; ora, infatti, amavo godere della vista del sole, di cui a lungo avevo sentito la mancanza. In silenzio, nutrivo il mio cuore con la sua stessa disperazione. A un tratto, un leggero frusco mi spavent: gi pronto alla fuga, gettai uno sguardo intorno, ma non vidi nessuno. Sulla sabbia assolata vidi invece scivolare accanto a me un'ombra d'uomo, non dissimile dalla mia, la quale, nel suo solitario vagare, sembrava essersi allontanata dal suo padrone.Allora si risvegli in me un impulso violento. Ombra, pensai, cerchi forse il tuo padrone? Voglio esserlo io. E mi gettai avanti per impadronirmene; infatti pensavo che, se mi fosse riuscito di mettermi sulle sue tracce, in modo tale che essa mi stesse ai piedi, essa vi sarebbe rimasta attaccata e, col tempo, si sarebbe abituata a me. Ma l'ombra, al mio movimento, prese la fuga, e io mi vidi costretto a iniziare dietro alla lieve fuggitiva una caccia affannosa, per la quale mi diede sufficienti forze solo il pensiero che in questo modo avrei potuto salvarmi dalla spaventosa situazione in cui mi trovavo. Essa fuggiva in direzione di un bosco ancora piuttosto lontano, nella cui ombra l'avrei necessariamente persa di vista; quando lo capii, il terrore mi trafisse il cuore; rinfocolai la mia brama, mi misi le ali ai piedi... Era indubbio che mi stavo avvicinando sempre pi, e che l'avrei afferrata. Ma allora essa si arrest, girandosi verso di me. Come il leone sulla sua preda, cos, per impadronirmene, le balzai sopra con un poderoso salto... Ma, inaspettata e compatta, incontrai la resistenza di un corpo solido. E mi vennero allora assestati tali invisibili eppur violenti colpi nelle costole, quali nessun uomo ha mai sentito prima.L'effetto dello spavento mi fece tendere spasmodicamente le braccia e spingere con forza ci che, non visto, mi stava dinanzi. Nel rapido movimento, caddi avanti lungo disteso per terra; ma sotto di me, bocconi, stava un uomo che io tenevo ben stretto, e che ora soltanto andava facendosi visibile.Ora tutto l'accaduto mi diveniva perfettamente spiegabile. L'uomo, doveva prima aver tenuto in mano e quindi gettato via il nido magico che rende invisibile chi lo possiede, ma non la sua ombra. Volsi lo sguardo tutt'intorno, scoprii immediatamente l'ombra del nido stesso, balzai in piedi e poi in avanti su di essa, e non mancai la preziosa preda. Ormai, invisibile e senza ombra, tenevo il nido tra le mani. L'uomo, rimessosi rapidamente in piedi, guardandosi subito intorno alla ricerca del suo fortunato vincitore, non scorse nella vasta, assolata pianura n lui n la sua ombra, che egli cercava ancor pi ansiosamente. Perch del fatto che gi per conto mio io non avessi ombra, non aveva certo avuto modo di accorgersi prima, n poteva sospettarlo. Quando si convinse che ogni traccia era scomparsa, in preda alla pi profonda disperazione cominci a prendersela con se stesso, e a strapparsi i capelli. A me, invece, il tesoro che mi ero conquistato dava la possibilit e la voglia di mischiarmi di nuovo agli esseri umani. E, d'altra parte, non mi mancavano davvero i pretesti per giustificare a me stesso il mio ignobile furto o, meglio, non ne avevo alcun bisogno, e per evitare qualsiasi pensiero di quel genere, mi affrettai ad allontanarmi da l, non voltandomi pi a guardare quell'infelice, la cui voce angosciosa sentii risuonare ancora a lungo. Tali almeno mi parvero allora le circostanze di quell'avvenimento.Bramavo di tornare nel giardino dell'ispettore forestale, e di scoprire da me la veridicit di quanto mi aveva annunciato quel maligno; non sapevo per dove fossi, e dunque per poter ben osservare la zona tutt'intorno salii sulla pi vicina collina; dalla sua cima, vidi ai miei piedi la cittadina e il giardino dell'ispettore forestale. Convulsamente prese a battermi il cuore e gli occhi mi si riempirono di lacrime, di un genere diverso da quelle che avevo versato fino ad allora: l'avrei rivista... Un'ardente nostalgia guid i miei passi sul cammino pi corto, gi per la collina. Passai non visto accanto a dei contadini che venivano dalla citt. Parlavano di me, di Rascal, e dell'ispettore forestale. Ma io non volli ascoltare nulla, e affrettai il passo.Entrai nel giardino, con l'ansia dell'attesa in petto; d'un tratto, sentii risuonare nella mia direzione una specie di risata, che mi fece rabbrividire; mi gettai un rapido sguardo attorno, senza per riuscire a scorgere nessuno. Mentre procedevo, mi sembrava quasi di sentire accanto a me un rumore come di passi; tuttavia, nulla si vedeva, e io mi credetti tradito dalle mie orecchie. Era ancora presto, non c'era nessuno nel pergolato del conte Peter, il giardino era ancora deserto. Percorsi i ben noti vialetti, mi spinsi fino alla casa. Lo stesso frusco mi perseguitava, ora anche pi percepibile. Con il cuore pieno di angoscia, mi sedetti su una panchina che si trovava in uno spazio assolato dinanzi alla porta di casa. Avevo l'impressione che quella canaglia, non vista, sedesse sogghignando accanto a me. Venne girata la chiave nella porta, che si apr, e l'ispettore forestale usc fuori con dei fogli in mano. Sentii come una nebbia passarmi sopra la testa, mi guardai intorno e - disdetta! - l'uomo in redingote grigia sedeva accanto a me, e mi guardava con un riso satanico. Aveva tirato anche sulla mia testa la sua cappa magica; ai suoi piedi giacevano pacificamente la sua e la mia ombra, l'una accanto all'altra. Facendo finta di niente, giocherellava con la ben nota pergamena che teneva in mano, e, mentre l'ispettore forestale, occupato con le sue carte, se ne andava in su e in gi all'ombra del pergolato, sichin pieno di fiducia verso il mio orecchio, bisbigliandomi queste parole: E cos lei ha accettato il mio invito, e ora eccoci qui seduti, tutt'e due sotto la stessa cappa!... Bene, bene! Ma ora mi restituisca anche il mio nido magico, lei non ne ha pi bisogno, ed un uomo troppo onesto per volermelo ancora sottrarre... Nessun ringraziamento, le assicuro che gliel'ho prestato ben volentieri. Senza che potessi oppormi, me lo prese dalla mano, se lo infil in tasca e rise ancora di me, ma cos forte che anche l'ispettore forestale, per via del rumore, si guard intorno. Io sedevo l come impietrito. Lei ammetter certamente continu, che una simile cappa molto pi comoda. Essa non copre solo la persona, ma anche la sua ombra, e ancora tutti coloro che si ha voglia di prendere con s. Vede, oggi me ne porto dietro due. Rise nuovamente: Noti bene, Schlemihl, ci che all'inizio, con le buone, non si vuole accettare, alla fine si obbligati ad accettarlo con le cattive. Io pensavo che lei si sarebbe ricomprato quella certa cosa, riprendendosi cos anche la fidanzata (ma per questo c' ancora tempo), e che avremmo lasciato Rascal a ciondolare dalla forca; sarebbe facile, fintanto che non ci manca la corda... Mi dia retta, nell'affare le cedo anche la mia cappa magica.Sopraggiunse la madre, ed ebbe inizio il seguente colloquio. Che fa Mina?. Piange. Ingenua bambina! Per non c' davvero niente da fare!. Proprio no; ma darla ad un altro cos presto... marito mio, come sei crudele con la tua propria figlia. No, moglie, tu la vedi dal lato sbagliato. Non appena lei, prima ancora di aver versato tutte le sue lacrime tanto infantili, si trover a esser moglie di un uomo molto ricco e onorato, consolata del suo dolore si sveglier come da un brutto sogno, ringraziando Dio e noi, vedrai!. Che Dio lo voglia!. Ella possiede gi una dote invidiabile; ma, dopo lo scandalo provocato dall'infelice storia con quell'avventuriero, credi davvero che si presenter subito un altro partito cos adatto a lei, che non sia il signor Rascal? Sai che genere di patrimonio possiede il signor Rascal? Egli ha qui nel paese sei milioni di beni, liberi da debiti, pagati in contanti. Ho avuto in mano i documenti! Era lui, infatti, che mi ha portato via ovunque le cose migliori; e, per di pi, ha nella borsa tre milioni e mezzo di cambiali del signor Thomas John. Deve aver rubato molto. Che discorsi sono mai questi! Ha risparmiato saggiamente, invece di dissipare tutto. Un uomo che ha portato la livrea.... Stupidaggini! Comunque ha un'ombra che non fa una piega Hai ragione, ma....L'uomo in grigio rise, e mi guard. Le porte si aprirono, e Mina comparve. Si appoggiava al braccio di una cameriera, lacrime silenziose scendevano sulle sue belle guance pallide. Si sedette su una poltrona che era stata preparata per lei sotto i tigli, e il padre prese posto su una sedia l accanto. Teneramente le prese la mano, e con parole dolci si rivolse a lei, che adesso piangeva convulsamente: Tu sei la mia cara e buona bambina, e non dubito che sarai anche ragionevole e non vorrai addolorare il tuo vecchio padre, che desidera solo la tua felicit; io comprendo molto bene, cuor mio, che questa storia ti ha molto scosso, ma sei sfuggita per miracolo alla tua stessa infelicit! Prima che scoprissimo lo scandaloso imbroglio, tu hai molto amato quell'uomo indegno; vedi, Mina, io lo so, e non te ne faccio una colpa. Io stesso, mia cara bambina, l'ho amato, fintanto che l'ho considerato un gran signore. Ma ora vedi bene da te come tutto sia cambiato. Ma come! Un qualsiasi can barbone ha la sua ombra, mentre la mia unica, amata figlia avrebbe dovuto sposare un uomo... No, non devi davvero pensare pi a lui. Ascolta, Mina, ora ti chiede in moglie un uomo che non teme il sole, un uomo onorato, che certo non un principe, ma che possiede dieci milioni, vale a dire dieci volte quel che possiedi tu, un uomo che far felice la mia cara figlia. Non replicare nulla, non opporti, sii la mia buona, ubbidiente bambina, lascia che tuo padre, che tanto ti ama, provveda a te, ti asciughi le lacrime. Promettimi di concedere la tua mano al signor Rascal... Dimmi, vuoi promettermelo?Con voce spenta, ella rispose: Non ho pi volont, pi alcun desiderio al mondo. Mi accada pure tutto ci che vuole mio padre Subito venne annunciato il signor Rascal, che si un a loro con fare spavaldo. Mina era svenuta. Il mio odioso compagno mi guard furibondo e mi bisbigli queste veloci parole: E lei pu sopportare tutto ci! Che cosa le scorre dunque nelle vene al posto del sangue?. Con un movimento improvviso, mi graffi procurandomi una leggera ferita sulla mano, da cui usc il sangue. Allora continu: Ma guarda! Proprio sangue rosso! Firmi, dunque!. Io tenevo in mano la pergamena e la penna.

VII

Mi sottoporr volentieri al tuo giudizio, caro Chamisso, senza cercare affatto di influenzarlo. Io stesso, per lungo tempo, mi sono giudicato molto severamente, perch ho nutrito nel cuore il verme tormentoso del rimorso. Quel difficile momento della mia vita ritornava continuamente nell'animo mio, e io riuscivo a guardarlo soltanto con occhi dubbiosi, con umilt e contrizione. Caro amico, chi, a cuor leggero,