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Introduzione Le nostre mura sono le nostre ferite – i luoghi in cui sentiamo che non siamo più in grado di amare. (Williamson, 1992, p. 95) Di cosa parla la favola Bip è una creatura piccola, un esserino dolce e tenero. Il problema è che qual- cuno ha spezzato il suo cuore. Si sente così tanto ferito da arrivare alla conclusione che non vale la pena amare gli altri, è troppo doloroso. E quando nel bosco incontra alcuni grossi e duri Starnazzoni, loro gli insegnano come indurire il suo cuore in modo da non dover mai più soffrire. Bip diventa un bullo. All’inizio si sente molto potente ma, a un certo punto, si accorge che il suo mondo è diventato tutto grigio. Per fortuna, Bip incontra alcune creature che gli insegnano il modo di proteggersi senza indurire il proprio cuore. Quando sceglie di rischiare, e di non rinunciare più ad amare, malgrado al- l’inizio questo gli provochi una sofferenza, il calore e i colori tornano a inondare il suo mondo. Non è più solo. I principali messaggi psicologici di questa favola I muri che circondano il cuore possono finire per diventare una prigione invece che una protezione. Anche se funzionano nel respingere ciò che è duro e doloroso, rischiano di escludere il calore, l’amore e la gentilezza. Quando si sceglie di indurire il proprio cuore, potrebbe capitare di non soffrire più, ma anche di non assaporare più gran parte della vita. I muri intorno al cuore pro- teggono, ma impediscono la vista e tengono lontana la luce. Indurire il proprio cuore per difendersi può trasformarsi nel più efficace dei modi per tenere lontane le persone.

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Introduzione

Le nostre mura sono le nostre ferite – i luoghi in cui sentiamo che non siamo più in grado di amare.

(Williamson, 1992, p. 95)

Di cosa parla la favola

Bip è una creatura piccola, un esserino dolce e tenero. Il problema è che qual-cuno ha spezzato il suo cuore. Si sente così tanto ferito da arrivare alla conclusione che non vale la pena amare gli altri, è troppo doloroso. E quando nel bosco incontra alcuni grossi e duri Starnazzoni, loro gli insegnano come indurire il suo cuore in modo da non dover mai più soffrire.

Bip diventa un bullo. All’inizio si sente molto potente ma, a un certo punto, si accorge che il suo mondo è diventato tutto grigio. Per fortuna, Bip incontra alcune creature che gli insegnano il modo di proteggersi senza indurire il proprio cuore.

Quando sceglie di rischiare, e di non rinunciare più ad amare, malgrado al-l’inizio questo gli provochi una sofferenza, il calore e i colori tornano a inondare il suo mondo. Non è più solo.

I principali messaggi psicologici di questa favola

I muri che circondano il cuore possono finire per diventare una prigione invece che una protezione. Anche se funzionano nel respingere ciò che è duro e doloroso, rischiano di escludere il calore, l’amore e la gentilezza. Quando si sceglie di indurire il proprio cuore, potrebbe capitare di non soffrire più, ma anche di non assaporare più gran parte della vita. I muri intorno al cuore pro-teggono, ma impediscono la vista e tengono lontana la luce. Indurire il proprio cuore per difendersi può trasformarsi nel più efficace dei modi per tenere lontane le persone.

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10 ◆ Aiutare i bambini... che fanno i bulli

Una persona che non prova emozioni è una persona che gli altri non cercano.

(Polster, 1987, p. 305)

Quando si perde la capacità di amare, il mondo diventa terribilmente grigio. Invece di indurire il proprio cuore, si possono trovare modi molto meno drastici di proteggere se stessi dalla sofferenza emotiva. Quando si chiude il cuore all’amore, la vita stessa può perdere di significato. Consegnare la propria vita al potere può risultare, alla fine, poco soddisfacente. La vendetta non è dolce quando rovina la propria vita.

Un dolore che viene dal passato […]

non può essere cancellato da una fortezza costruita nel presente.

(Blume, 1990, p. 49)

Quando cadono i muri, il mondo può espandersi.

(Chopra, 1990, p. 230)

A chi è rivolta questa favola

La favola è stata scritta per:

✔ i bambini che fanno i bulli;

✔ i bambini che hanno sofferto molto per amore;

✔ i bambini che hanno assunto un atteggiamento troppo difensivo, perché è suc-cesso loro qualcosa di molto doloroso;

✔ i bambini che hanno indurito il proprio cuore perché, a casa o a scuola, si sono scontrati con una situazione troppo dura;

✔ i bambini che hanno indurito il proprio cuore perché sono stati testimoni di violenza tra i genitori;

✔ i bambini che hanno indurito il proprio cuore perché sono stati ripetutamente picchiati;

✔ i bambini che hanno indurito il proprio cuore perché sono stati fatti vergognare o umiliati;

✔ i bambini che hanno indurito il proprio cuore perché troppe volte non hanno ricevuto risposta ai loro bisogni;

✔ i bambini che hanno indurito il proprio cuore perché pensano di aver perso l’amore dei genitori a favore di qualcun altro;

✔ i bambini che si vendicano sugli altri per un dolore che hanno provato loro stessi.

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Cosa potete fare dopo aver letto a un bambino Un esserino di nome Bip ◆ 37

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Cosa potete fare dopo aver letto a un bambino Un esserino di nome Bip

Questo capitolo del libro presenta alcune idee riguardo a ciò che si può dire e fare dopo aver letto a un bambino la favola. I compiti, i giochi e gli esercizi sono stati concepiti in modo specifico per aiutare il bambino a pensare, esprimere e poi digerire le emozioni suscitate in lui dai temi emotivi trattati nella favola.

Come abbiamo detto, spesso i bambini non sono in grado di parlare di ciò che provano in modo chiaro ed esaustivo, utilizzando il linguaggio di tutti i giorni, ma sono capaci di mettere in scena, disegnare o esprimere nel gioco le loro emozioni. Perciò molti degli esercizi contenuti in questa sezione offrono un supporto creativo, immaginativo e giocoso per favorire l’espressività. Sono anche pensati per spingere il bambino a reagire ulteriormente raccontando le sue storie.

Per evitare di porre al bambino troppe domande (i bambini si sentono facilmente vittime di un’inter-rogazione), alcuni esercizi richiedono solo di tracciare un semplice segno, o di scegliere un’espressione o un’immagine.

Nota bene. Gli esercizi non sono pensati per essere svolti in un particolare ordine cronologico. Inoltre, sono troppi per pensare di farli tutti in una volta — il bambino potrebbe sentirsi bombar-dato. Scegliete, quindi, quelli che credete più adatti al bambino con cui avete a che fare, tenendo conto della sua età e della sua disponibilità nei confronti del tema in questione. Le istruzioni per il bambino sono in corsivo.

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38 ◆ © 2005, M. Sunderland e N. Armstrong, Aiutare i bambini... che fanno i bulli, Trento, Erickson

Pensi di avere delle emozioni congelate?

Le emozioni congelate sono quelle che ti facevano troppo male per riuscire a sopportarle e a tenerle dentro. Allora hai provato a non sentirle più. Sono anche quelle che non avevi voglia di affrontare da solo, ma non hai trovato nessuno con cui condividerle. Traccia un segno accanto alle emozioni che pensi di aver congelato, tra quelle scritte qui sotto:

✔ Rabbia

✔ Sofferenza

✔ Tristezza

✔ Furia

✔ Insoddisfazione

✔ Avere il cuore spezzato

✔ Tanta solitudine

✔ Avere tanto bisogno di qualcuno

✔ Sentire tanto la mancanza di qualcuno

✔ Sentire un’emozione che non vuoi

✔ Avere molta paura dentro di sé

✔ Sentirsi instabili dentro

✔ Sentire una lotta dentro di sé

✔ Arrendersi

✔ Subire troppe cose ingiuste

Scheda 1Scheda 1 Le emozioni congelateLe emozioni congelate

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© 2005, M. Sunderland e N. Armstrong, Aiutare i bambini... che fanno i bulli, Trento, Erickson ◆ 39

Disegna, modella con la creta o scrivi i nomi delle persone che ti hanno ferito di più nella tua vita.

Cosa vorresti dire a queste persone se fossero qui adesso, e se potessero sentire e com-prendere quello che hai da dire? Scrivilo, dillo, o, usando dei fumetti, disegna te stesso mentre dici queste cose.

Come ti senti a dire tutto quello che non hai mai detto?

Scheda 2Scheda 2 Le persone che ti hanno feritoLe persone che ti hanno ferito

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Cosa potete fare dopo aver letto a un bambino Un esserino di nome Bip ◆ 53

Cosa dire ai bambini arrabbiati, aggressivi o che si comportano da bulli

Spesso i bulli, in situazioni di contatto uno a uno con qualcuno di cui si fidano e che mostri di vo-lerli comprendere e non criticare, iniziano a sciogliersi. Cominciano a sentire le proprie emozioni e sono in grado di pensare a quello che hanno fatto agli altri e perché. Attraverso una risposta empatica, molti bambini possono comprendere e pensare molte delle cose scritte in questo libro riguardo ai motivi per cui un bullo diventa un bullo. Alcuni di loro provano un immenso sollievo quando vengono a conoscenza di queste cose. Molti si erano già arresi all’idea di essere dei mostri.

Nel suo libro Children’s Phantasies (1989), Weininger parla di un ragazzino che andava in giro ad aggredire senza pietà i suoi coetanei. Il ragazzino si è calmato quando qualcuno ha capito che stava cercando di sbarazzarsi del suo dolore portando altri a provarlo. «Credo che tu stia cercando di fare male a tutti, in modo che questo male lasci stare te. Se ferisci gli altri bambini, ti senti meno ferito tu» (Weininger, 1989, p. 167).

Ai bambini che hanno iniziato a comportarsi come bulli in seguito a un trauma, potete provare a spiegare quello che segue:

Avere vissuto un trauma fa sì che, certe volte, si continuino a ripetere e a vivere alcuni degli aspetti di

quello che ti è successo. Così, ad esempio, se qualcuno ha fatto il bullo con te, tu fai il bullo con qualcun

altro, e gli fai provare le stesse cose che hai provato tu. È la tua mente che cerca di fare i conti con quel-

lo che ti è successo. Ma questo atteggiamento può metterti nei pasticci e rovinare la tua vita e quella

degli altri. Un modo per smettere di fare così è parlare di quello che ti è successo, oppure disegnarlo

o rappresentarlo giocando nella vasca della sabbia. Dopo che hai tirato fuori quello che hai dentro è

come se avessi scacciato un fantasma. Se, invece, non ripensi alle cose e non ti fermi a sentire tutte le

emozioni di quello che è successo, il tuo passato può rimanere come un fantasma che ti perseguita e

rovina la tua vita.

Alcuni bambini duri non sanno in quale situazione si trovano e che cosa fanno provare agli altri. Tom (dodici anni) era ossessionato dai soldatini. Quando era più piccolo aveva visto molte volte la madre picchiare il padre. In altre parole, aveva vissuto in una zona di guerra. Era spesso aggressivo con chiunque gli dicesse qualcosa. E non capiva perché non riuscisse a piacere agli altri. Un giorno la sua terapeuta gli ha raccontato le cose come le vedeva lei. Poiché è difficile per i bambini concentrarsi sulle sole parole, la terapeuta ha messo in scena quello che diceva con dei personaggi giocattolo. Per un bambino è quasi come guardare uno spettacolo.

Questo è quello che la terapeuta ha raccontato e messo in scena:

Quando qualcosa ti ferisce, o ti rende triste o ti spaventa, è come se tu diventassi uno dei tuoi soldatini

con le sue mura solide intorno, che fa arrabbiare le persone e le spaventa. Ma non sono arrabbiate o

spaventate per come sei tu, perché non possono neanche vedere come sei, visto che ti nascondi dietro

le tue potenti mura. Si irritano e si spaventano proprio perché vedono le mura. E allora ti aggredi-

scono, e questo ti fa pensare: «Ecco, questa è la dimostrazione di quanto mi servano le mie mura e le

mie parole cattive!». Ma, vedi, in realtà, non è una lotta tra te e loro, sono le tue armi e le tue mura

che combattono contro le loro armi e le loro mura. Quindi, tutta la dolcezza, il divertimento e tutto il

possibile amore che potreste scambiarvi non potrà mai venire fuori.

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54 ◆ Aiutare i bambini... che fanno i bulli

La terapeuta ha poi mostrato a Tom alcune delle azioni piacevoli e gratificanti che potevano fare i personaggi in questione. Potevano, ad esempio, andare insieme a pesca, sedersi intorno a un tavolo a festeggiare un compleanno, o fare un giro in barca sul lago. Tom sapeva di cosa parlasse la terapeuta, perché con lei aveva proprio condiviso delle situazioni relazionali di potere con, molto diverse da quelle di potere su.

Tom ha cominciato a capire come il suo comportamento fosse causa di risposte ostili. Così, mattone dopo mattone, man mano che la terapia è continuata, ha avuto il coraggio di abbattere le sue mura. Un po’ alla volta, ha visto filtrare qualche spiraglio di luce. Ovvero: gentilezza e risposte affettuose e giocose al posto delle precedenti aggressioni e degli atteggiamenti di difesa, di quando gli altri dovevano rispondere alle sue stesse aggressioni difensive.

Infine, è di vitale importanza esprimere a parole la vostra empatia nei confronti del bisogno del bambino di difendersi così strenuamente; cercate di immaginare che deve essere successo per forza qualcosa che l’ha portato a non fidarsi più delle persone e gli ha reso necessario escluderle dalla propria vita. Entrare in contatto con il mondo esterno e creare con esso relazioni significative può essere molto difficile per un bambino che viva con una fortezza protettiva interiore. La gentilezza e le attenzioni da parte vostra potrebbero cadere sul pavimento che vi separa, senza mai raggiungere il bambino. Potete solo aspettare, concedere spazio e avere rispetto delle sue difese, piuttosto che cercare di abbatterle. Potete, a un certo punto, spiegargli che, il più delle volte, quando qualcuno si comporta in modo gentile e affettuoso, riceverà una risposta altrettanto gentile e affettuosa (come Bip, prima che diventasse uno Starnazzone). Ma se una persona viene ferita o trattata troppo male, è comprensibile che voglia corazzare il proprio cuore con qualcosa di molto duro e resistente, come ha fatto Bip, e diventi così una persona dura e a volte anche crudele.

Come aiutare i bambini con la loro confusione e l’idea che non provare sentimenti sia coraggioso e piangere sia da femminucce

La resa non è debolezza […]. È una potente non-resistenza.

(Williamson, 1992, p. 49)

Spesso i bambini hanno bisogno di aiuto per comprendere che lasciarsi andare alle emozioni necessita molto più coraggio che difendersi. Si potrebbe cercare di dire loro qualcosa del tipo:

Chiunque può essere grande e duro, perché è facile essere grandi e duri. Chiunque può costruire un muro,

circondare il proprio cuore con qualcosa e decidere di non provare sentimenti. La cosa più coraggiosa è

rischiare di provare dei sentimenti. C’è bisogno di una grande forza e di tanto coraggio per arrischiarsi

a provare emozioni forti, perché alcune di queste possono fare molto male. È come azzardarsi a uscire

in un mare tempestoso con una piccola barca. Molti bambini rimangono a riva.

È importante anche dire al bambino di non avventurarsi da solo sulla sua barchetta. Le emozioni forti dovrebbero sempre essere provate in compagnia di qualcuno che possa comprendere. (Il mare tempestoso si riferisce all’intensità dello stimolo in presenza di emozioni forti, l’intensità del dolore emotivo.)

Spesso è utile spiegare ai bambini che si comportano da bulli o che hanno indurito il proprio cuore che non è da deboli, ma da forti e coraggiosi manifestare sentimenti di tenerezza. Come disse un ragazzino di tredici anni, in un momento di forte intensità emotiva: «Non so se sono abbastanza forte per essere tenero». Potete provare a dire loro che durante le guerre sono gli uomini deboli quelli che non hanno il

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Cosa potete fare dopo aver letto a un bambino Un esserino di nome Bip ◆ 55

coraggio di piangere. Frankl, parlando della Seconda Guerra Mondiale, disse: «Le lacrime testimoniano che un uomo ha avuto il coraggio più grande, il coraggio di soffrire. Sono in pochi a rendersene conto» (1985, p. 100)

Analogamente, la psicologa Nina Herman parla della forza che le era servita per vivere profondamente il lutto per le persone che aveva perso dopo essersi difesa per anni dal dolore: «Avevano condiviso una nebulosa fossa collettiva, fino a quando non vissi il mio lutto, singolarmente, per ognuno di loro, prima non ne avevo avuto la forza. E in quel momento questo lutto iniziò» (1988, p. 142).

È importante anche parlare dell’opportunità di una difesa giusta «per proteggere il tuo cuore e chiuderti in te stesso se sei di fronte a persone che ti prenderebbero in giro o si arrabbierebbero con te se tu mostrassi che sei triste o che stai male».

Come aiutare un bambino a trovare (come ha fatto Bip) modi meno drastici per pro-teggersi dalle ferite

Dopo aver letto la favola, provate a cercare un modo per sottolineare al bambino come la favola mostri che indurire il proprio cuore escluda tutto il calore e la luce e metta un freno allo sviluppo della persona.

I bambini molto sulla difensiva devono essere aiutati a considerare l’ipotesi di forme di difesa meno drastiche. Hanno spesso bisogno di imparare l’assertività e la negoziazione. Inoltre, molti bambini scoprono che avere nel proprio vocabolario l’espressione fare male li aiuta, ad esempio: «Mi ha fatto male quello che hai detto o fatto» (da dire, ovviamente, alla persona giusta — non a un altro bullo). Può divenire una risposta alternativa alla rabbia di fronte al dolore.

Quando un bambino impara ad avere un vocabolario più ampio per parlare del dolore, può riuscire a sciogliere la parte più dura dei suoi genitori. Con l’aiuto della sua terapeuta, Charlie (sette anni), invece di continuare a rubare dal portafoglio di sua madre, disse: «Mi sento male e mi sento abbandonato quando tieni il bambino in braccio, per questo divento antipatico». Sua madre non l’aveva assolutamente capito. Questa coraggiosa dichiarazione di Charlie sul suo stato d’animo ha efficacemente innescato un processo di recupero della relazione compromessa.

È importante offrire al bambino che ha indurito il proprio cuore quante più possibili relazioni dolci e tenere, relazioni basate sul potere con, e non sul potere su. Non serve a molto dire a un bambino con il cuore indurito, o a un bullo, che conosce soltanto relazioni basate sulla sottomissione e il dominio, frasi del tipo: «Guarda che ti stai perdendo tutto il piacere che deriva da relazioni calde, giocose e affettuose». Un bambino del genere potrebbe non avere la più pallida idea (o un’idea molto parziale) della relazione di cui state parlando. L’unico modo per invitarlo al piacere e al potenziale delle relazioni umane è fargli sperimentare interazioni amorevoli. E ciò significa fare qualcosa di divertente, compiere assieme a lui azioni piene di calore, gentilezza o creatività. Si rivela preziosa qualsiasi attività basata sull’entusiasmo e la spontaneità, sul buon umore, sul divertimento e qualsiasi gioco che non contempli violenza fisica.

Ma con alcuni bambini particolarmente sulla difensiva, cresciuti e nutriti di relazioni di potere, questi nuovi modi di rapportarsi agli altri possono risultare faticosi, disagevoli, alcune volte minacciosi. Possono sentirli come un’aggressione nei confronti dell’immagine che si sono costruiti di loro stessi, degli altri e del mondo. Alcuni bambini si sono talmente abituati a un mondo duro, sia dentro sia fuori di loro, che percepiscono la gentilezza come una forma di disturbo. È troppo poco familiare. Come disse un bambino alla sua maestra, che si mostrava molto gentile: «Guarda, preferirei se mi sgridassi». Quello che, probabilmente, cercava di dire era: «Mi disturba che tu sia diversa dalla mia immagine di mondo, duro e ostile. Butta all’aria tutte le mie certezze su me stesso e sugli altri. Almeno, nel mondo come lo vedo, so dove sono».

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2 ◆ © 2004, M. Sunderland, Aiutare i bambini... che hanno paura , Trento, Erickson

C’era una volta un esserino di nome Bip. Come tutti gli esserini, anche lui era molto dolce e tenero.

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© 2004, M. Sunderland, Aiutare i bambini... che hanno paura , Trento, Erickson ◆ 3