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Alcune osservazioni sullo stile logico-argomentativo di “Caritas in Veritate” ed alcune considerazioni sulle nuove categorie per poter leggere i fenomeni della globalizzazione oggi. Filippo Spagnolo 1 1.0 Le argomentazioni nell’enciclica. La lettura di questa enciclica è particolarmente interessante. Le considerazioni sulla globalizzazione sono profonde e indicano delle “possibili strade” da percorre nel prossimo futuro. La sottolineatura delle “possibili strade” mi è venuta nelle successive letture che ho fatto dell’enciclica. Sono un matematico che si occupa di Logica e Fondamenti e Storia delle Matematiche indirizzati ai problemi dell’insegnamento/apprendimento delle Matematiche e quindi guardo con particolare interesse tutto quello che ha a che vedere anche con gli stili logico-argomentativi. Possiamo così riassumere lo stile utilizzato: “Si prendono in considerazione due situazioni opposte tra di loro, si nega il primo termine dicendo che questo non può essere accettato in quanto porterebbe a situazioni contraddittorie con le indicazioni religiose, si nega il secondo termine dicendo che questo non può essere accettato in quanto porterebbe a situazioni contraddittorie con le indicazioni religiose, quindi si mette in evidenza il fatto che tra questi due termini opposti ci possano essere un numero imprecisato di possibilità e che ciascun fedele sarà capace di poter scegliere tra queste “infinite possibilità””. In effetti non si parla di “infinite scelte” ma tutto viene sottinteso ed il fatto che ciascun uomo debba poter scegliere in piena autonomia (libero arbitrio) in questa gamma non ben definita di possibilità da a questo stile argomentativo una interpretazione di logica probabilista (tra 0 ed 1 ci sono infiniti valori di verità accettabili nel senso di probabili) o anche di logica fuzzy se si prendono in considerazione i vari possibili approcci come quello linguistico (Zadhe), statistico, probabilistico, etc… Vorrei portare alcune esempi a sostegno della mia tesi. 1. Siamo al paragrafo 40 e si sta analizzando il modo di intendere l’impresa. Le imprese devono essere legate ad un territorio (questa è una considerazione riaffermata sia dai liberisti che da alcuni movimenti sinistra). E’ nella parte finale che si evidenzia l’argomentazione: “Non c’è motivo per negare che un certo capitale possa fare del bene, se investito all’estero piuttosto che in patria.” Adesso la sua contraria: “Non c’è nemmeno motivo di negare che la delocalizzazione, quando comporta investimenti e formazione, possa fare del bene alle popolazioni del Paese che li ospita.” Quindi delocalizzare e localizzare possono portare dei benefici a certuni piuttosto che ad altri. Ma quale la soluzione concreta? Questo è demandato alla capacità dei singoli uomini di poter discernere tra le due possibili soluzioni. Forse bisogna localizzare e/o de localizzare in funzione delle situazioni concrete tenendo conto di tutte le possibili sfumature pro e contro. Non è questo forse un ragionamento fuzzy? 2. Siamo al paragrafo 48 e l’argomento riguarda il rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale. 1 G.R.I.M., Dipartimento di Matematica ed Applicazioni, Università di Palermo ; [email protected] 1

Alcune osservazioni sullo stile logico-argomentativo di ...math.unipa.it/~grim/F.Spagnolo_enciclica_nov_09.pdf · Assieme ad un mio dottorando abbiamo comparato il ruolo di strategia

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Alcune osservazioni sullo stile logico-argomentativo di “Caritas in Veritate” ed alcune considerazioni sulle nuove categorie

per poter leggere i fenomeni della globalizzazione oggi.Filippo Spagnolo1

1.0 Le argomentazioni nell’enciclica.La lettura di questa enciclica è particolarmente interessante. Le considerazioni sulla globalizzazione sono profonde e indicano delle “possibili strade” da percorre nel prossimo futuro. La sottolineatura delle “possibili strade” mi è venuta nelle successive letture che ho fatto dell’enciclica. Sono un matematico che si occupa di Logica e Fondamenti e Storia delle Matematiche indirizzati ai problemi dell’insegnamento/apprendimento delle Matematiche e quindi guardo con particolare interesse tutto quello che ha a che vedere anche con gli stili logico-argomentativi.Possiamo così riassumere lo stile utilizzato: “Si prendono in considerazione due situazioni opposte tra di loro, si nega il primo termine dicendo che questo non può essere accettato in quanto porterebbe a situazioni contraddittorie con le indicazioni religiose, si nega il secondo termine dicendo che questo non può essere accettato in quanto porterebbe a situazioni contraddittorie con le indicazioni religiose, quindi si mette in evidenza il fatto che tra questi due termini opposti ci possano essere un numero imprecisato di possibilità e che ciascun fedele sarà capace di poter scegliere tra queste “infinite possibilità””.In effetti non si parla di “infinite scelte” ma tutto viene sottinteso ed il fatto che ciascun uomo debba poter scegliere in piena autonomia (libero arbitrio) in questa gamma non ben definita di possibilità da a questo stile argomentativo una interpretazione di logica probabilista (tra 0 ed 1 ci sono infiniti valori di verità accettabili nel senso di probabili) o anche di logica fuzzy se si prendono in considerazione i vari possibili approcci come quello linguistico (Zadhe), statistico, probabilistico, etc…Vorrei portare alcune esempi a sostegno della mia tesi.1. Siamo al paragrafo 40 e si sta analizzando il modo di intendere l’impresa. Le imprese devono essere legate ad un territorio (questa è una considerazione riaffermata sia dai liberisti che da alcuni movimenti sinistra). E’ nella parte finale che si evidenzia l’argomentazione: “Non c’è motivo per negare che un certo capitale possa fare del bene, se investito all’estero piuttosto che in patria.” Adesso la sua contraria: “Non c’è nemmeno motivo di negare che la delocalizzazione, quando comporta investimenti e formazione, possa fare del bene alle popolazioni del Paese che li ospita.”Quindi delocalizzare e localizzare possono portare dei benefici a certuni piuttosto che ad altri. Ma quale la soluzione concreta? Questo è demandato alla capacità dei singoli uomini di poter discernere tra le due possibili soluzioni. Forse bisogna localizzare e/o de localizzare in funzione delle situazioni concrete tenendo conto di tutte le possibili sfumature pro e contro. Non è questo forse un ragionamento fuzzy? 2. Siamo al paragrafo 48 e l’argomento riguarda il rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale.

1 G.R.I.M., Dipartimento di Matematica ed Applicazioni, Università di Palermo ; [email protected]

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“Ma bisogna anche sottolineare che è contrario al vero sviluppo considerare la natura più importante della stessa persona umana. Questa posizione induce ad atteggiamenti neopagani o di nuovo panteismo: dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, non può derivare la salvezza dell’uomo.” … “bisogna anche rifiutare la posizione contraria, che mira alla sua completa tecnicizzazione, perché l’ambiente naturale non è solo materia di cui disporre a nostro piacimento, ma opera mirabile del Creatore, recante in se una “grammatica” che indica finalità e criteri per un utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario.”E per esprimere la possibilità di interpretazione aggiunge sempre nel paragrafo 48: “L’uomo interpreta e modella l’ambiente naturale mediante la cultura, la quale a sua volta viene orientata mediante la libertà responsabile, …”.

2.0 Nuove “categorie”?Questo stile argomentativo non è l’unico presente nell’enciclica ma forse mette in evidenza quello più significativamente più rappresentativo.Considero questo stile argomentativo di tipo “fuzzy” particolarmente interessante per poter gestire i modelli culturali complessi delle società contemporanee. Il modello risulta così flessibile per un adattamento sempre nuovo.Forse questa potrebbe essere una strada per analizzare “categorie” differenti rispetto alla tradizione?Se si che senso dare ad una interpretazione Aristotelico-Tomista oggi dei riferimenti di cultura cattolica?L’implicazione causa-effetto dominata dal determinismo classico sino alla prima metà del ‘900 è stata messa in discussione dalla fisica quantistica e da tutti quei fenomeni non lineari che hanno portato a pensare a un determinismo probabilistico nella seconda metà del ‘900.Ma cosa possiamo dire oggi sull’implicazione fuzzy, ad esempio?Potrebbe essere uno strumento, molto usato nella tecnologia (sistemi controllo, robot, sistemi esperti, etc…), che ci potrebbe fornire utili suggerimenti per cambiare le nostre categorie?Non è forse questo il messaggio della ricerca scientifica e tecnologica della seconda metà del ‘900?

3.0 La “strategia” nella cultura occidentale e cinese.Tra i miei interessi di ricerca ho quello di confronto con le culture asiatiche ed in particolare quello cinese. Essermi confrontato con questa cultura mi ha consentito di riflettere meglio sulla mia cultura di riferimento. E mi chiedo, per esempio, che senso ha oggi voler interpretare la cultura cinese con i parametri Aristotelico-Tomisti dell’Eurocentrismo?Faccio un esempio.Assieme ad un mio dottorando abbiamo comparato il ruolo di strategia negli scacchi occidentali e gli scacchi cinesi (Weich’ì o Go). Abbiamo visto con nostra grande sorpresa che tra le “arti” considerate fondamentali nella cultura cinese vi sono nell’ordine:

• Musica intesa come disciplina legata all’udito ma a sofisticati processi che regolano le vibrazioni. Essa è la pratica del qì interiore. Ha a che vedere con l’enboidment riferito ai

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ritmi musicali. Oggi noi sappiamo che questo è anche in relazione con l’apprendimento del numero e della lingua naturale.

• Wei-ch’i• Scrittura• Pittura

Mentre nella classificazione occidentale, secondo Marziano Capella, filosofo della tarda latinità (IV-V secolo d.C.) abbiamo:

• Arti del Trivio (artes sermocinales): grammatica, retorica e dialettica• Arti del Quadrivio (artes reales): aritmetica, geometria, astronomia e musica.

Non c’è l’ordinamento presente nella cultura cinese. Non c’è traccia degli scacchi o di altri giochi di strategia.La Geometria è quella che ha un ruolo più importante come modellizzazione della logica aristotelica. E’ questa la differenza profonda tra cultura cinese ed Europea.

La “Strategia” è basata sulle tecniche di accerchiamento e di contro accerchiamento dell’avversario.“Secondo il suo modello di comportamento razionale, la razionalità consiste non nell’ottimale (nel wei-ch’i la strategia teoricamente ottimale esiste come principio, ma è e resterà sconosciuta anche al migliore giocatore, a causa della quantità delle possibili varianti di cui si dovrebbe tener conto nel calcolarla) ma nel soddisfacente2.Negli scacchi il successo può essere deciso in una mossa, nel caso più eclatante lo scacco matto o c’è o non c’è (logica bivalente), e più in generale la presenza di pezzi più o meno importanti ed esplicitamente schierati sin dall’inizio indirizza in modo chiaro la lotta verso l’obiettivo mediante spiegamento di forze verso punti vitali e spesso attraverso una decimazione delle difese avversarie, e questo modo di procedere è in relazione alla Via “occidentale” di approcciare una lotta, un conflitto, una situazione3. mentre nel wei-ch’i il successo è una serie di gradi4, in qualche modo più fuzzy5. L’obiettivo non è tanto quello di sconfiggere l’avversario, quanto di massimizzare vantaggi e svantaggi. Più che un duello, è una competizione economica per un bene scarso.6.E’interessante notare che a scacchi un vantaggio impercettibile deve essere prima o poi convertito in un vantaggio tangibile per condurre in porto la partita, mentre nel wei-ch’i è sufficiente conservare il vantaggio impercettibile fino alla fine.

La tabella che segue, nei limiti di qualunque schematizzazione, può essere utile per focalizzare quegli elementi che poi possono essere utilizzati per eventuali tematiche didattiche: Disciplina Scopo del

giocoFunzione sociale Elementi strategici Funzione della tattica

Scacchi Scacco matto (cattura del Re Avversario).

Non particolare- fa eccezione l’Unione Sovietica dal 1925 circa agli

Individuazione di obiettivi parziali e valutazione della posizione.

Determinante. Una singola azione tattica ben riuscita diventa l’episodio principale e

2 Boorman, Gli scacchi di Mao, pag. 2013 Vedi D. Lai, Learning from the stones: a go approach to mastering China’s strategic concept, Shi. e-book da www.asiaing.com, 4 Boorman, op.cit, pag. 465 cfr. B. Kosko, Il Fuzzy Pensiero, Baldini&Casoldi, Milano, 19956Boorman, op.cit, pag. 46

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anni ’80 del sec. Scorso.

Ottimizzazione dell’azione dei propri pezzi e limitazione degli avversari. Riconoscimento di pattern visuali ed astratti.

spesso conclusivo di una partita.

Wei-ch’io Go

Controllo di maggior parte possibile di territorio sul goban

Molto importante- al secondo posto tra le arti tradizionali e ritenuto necessario per l’educazione e la formazione di funzionari e dignitari nella Cina imperiale e nel Giappone imperiale

Concetto di Controllo, nel senso di una valutazione continua della situazione complessiva. Scelta di ciò che può essere ritenuto soddisfacente Temi strategici: difesa dei propri gruppi, attacco ai gruppi avversari,guadagno del territorio.

Molto importante la conoscenza dei temi tattici, ma una vittoria locale rischia di far perdere. La tattica non è legata alla strategia. Il concetto che un successo tattico porti ad un vittoria strategica è alieno dallo spirito del Wei ch’i.

La cosa interessante è che siamo riusciti a individuare alcune strategie economiche della Cina in Africa.

3.1 Strategia e tattica nella lingua cinese7.strategy ∾n. 战略[戰-] zhànlüè; 略 lüè; 策 cè; 方策 fāngcè; 谋略[謀-] móulüèAnalizziamo le singole parti:

- 略 lüè, breve approssimativo, abbozzato. - 夂 camminare lentamente. - 囗 circondare- 战 zhàn, guerra: 占 fortuna, 戈 antica arma cinese

Altra parola:yàolüè 要略 n. outline; summary important plan, (strategia, piano, schema, contorno,① ② profilo, sagoma, schizzo).

I diversi modi di dire tattica:tactics ∾n. 术[術] shù; 策略 cèlüè; 权谋[權謀] quánmóu; 序素学[--學] xùsùxuéshù : arte, metodo, tattica.

7 Per la ricerca dei caratteri e delle singole parti ci si è riferiti al:- Software “Welin”. Consente di cercare caratteri in pinyn e parole in inglese e pinyn (nei due sensi).- Chinese-English dictionary, The commercial press, 1982, Beijng.- Dictionnaire Français-Chinois e Chinois-Français, La presse commerciale et Larousse, 2000.

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cèlüè 策略 n. tactics; strategy. s.v. tactful | Nà wèi lǐngdǎo de dáfù hěn . The reply of that∼ leader is very tactful. (La replica di quel leader è molto accorta.)quánmóu 权谋[權謀] n. intrigue; tactics; schemesxùsùxué 序素学[--學] n. 〈lg.〉tactics (La parola che più si potrebbe avvicinare a quella occidentale)Analizziamo le singole parti:

- xù 序 n. preface, introductory; initial- sù* 素 b.f. plain; simple; quiet①- xué* 学[學] v. study; learn; b.f. learning; knowledge① ①

Una osservazione macroscopica è che la differenza tra strategia e tattica che facciamo nella cultura occidentale non è presente nella cultura cinese. Sembra che sia solo la parola “strategia”, che viene utilizzata nei due sensi. E’ Probabile che le sfumature riguardanti Strategia e Tattica siano dovute alle meta-regole del wei-ch’ì. Sono le meta-regole del wei-ch’ì che indirizzano poi alle sfumature di significato tra strategia e tattica con un continuum forse più fine di quello che non facciamo noi nella cultura occidentale

3.2 ALCUNE ANALOGIE CON L’ECONOMIAC’è un’ampia letteratura su Teoria dei Giochi e comportamento economico, a partire dal fondamentale lavoro di Von Neumann e Morgenstern8 e dall’opera di John Nash9. E’ stata ipotizzata anche una analogia più esplicita tra giochi di strategia e fenomeni in campo economico. Riguardo scacchi e wei-ch’i, la analogia più tradizionale è quella con gli argomenti di tipo militare e diplomatico.10 Riguardo la possibile analogia con l’economia, va rilevato che è più agevole formulare delle congetture per il wei-ch’i11 piuttosto che per gli scacchi . Ciò in quanto negli scacchi lo scopo del gioco, lo scacco matto, è un obiettivo assoluto (anche se è possibile giocare per obiettivi parziali, vedi par. 4), identificabile col monopolio12, mentre nel wei-ch’i l’obiettivo è la massimizzazione del territorio e la diversificazione delle azioni, più simile ad uno scenario economico di tipo competitivo, dove non si può evitare che altri agenti conquistino la propria fetta di mercato. Ciò nondimeno, i processi utilizzati dallo scacchista (anche in riferimento alla fantasia, alla ricerca dell’iniziativa, al rischio) sono utilizzati come possibili paradigmi per il comportamento economico13. Quindi l’analogia con gli scacchi è più astratta, e comporta il considerare concetti strategici evoluti quali ad esempio la superprotezione.14L’analogia con

8 J. Von Neumann e O. Morgenstern « Theory of games and sconomic behavior », Princeton Univerity Press, 19449 J. Nash, Non cooperative games, PHD tesis, Princeton 195010 vedi D. Lai, Learning from the stones: a go approach to mastering China’s strategic concept, Shi. e-book da www.asiaing.com11 vedi Miura Yasuyuki, Go: An Asian Paradigm For Business Strategy. E Parton, Dieter..12 vedi G. Amato, M.Parton,F.Scozzari, Il gioco del go tra matematica ed economia, Ciclo di seminari, Pescara 2008, http://www.sci.unich.it/~scozzari/go/corso_di_go.html13 G. Kasparov, op.cit14 La Superprotezione è un concetto introdotto da Nimzowitch. Consiste nel controllare un punto sttaegico importante non con un solo pezzo, vincolandone totalmente la funzionalità, ma con più pezzi ; allora tutti questi pezzi avranno possibile funzionalità perché ce ne sarà almeno un altro che difende il punto

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il wei-ch’i considera il goban come un sistema economico, e singole aree come mercati. Un territorio completamente controllato è assimilabile ad un monopolio, come nella figura che segue15

Il territorio potenziale (moyo) è un mercato ampio ancora aperto alla competizione, mafortemente infuenzato dai propri investimenti, come ad esempio nella figura

La tattica serve a conquistare il singolo mercato, la strategia serve a decidere in quali mercati investire affinchè le attività economiche collaborino tra di loro16.

15 vedi G. Amato, M. Parton, F. Scozzari, op.cit.16 ibidem

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3.3. Dove vanno le risorse africane? Quali i collegamenti con la Cina?Una possibile interpretazione nel Wei-ch’ì.

La cartina che riportiamo è allegata all’articolo su Limes (Rivista Italiana di Geopolitica edita da l’Espresso, n.3 del 2006) di Margherita Paolini “Il gran safari e le sue ombre” (pp.51-64).

In virtù delle considerazioni fatte nel testo, diamo una possibile interpretazione della cartina che rappresenta l’impiego e destinazione delle risorse africane, utilizzando il wei-ch’i tra le possibili chiavi di lettura. In particolare notiamo come le basi di attività cinese si siano indirizzati non a contrastare apertamente le zone di influenza di altri, bensi ad occupare gli spazi vuoti (cfr. Sun Zu, lanciarsi negli spazi vuoti), cercando al contempo di poter configurare, anche in prospettiva futura, un accerchiamento alle basi altrui. Nel wei-ch’i il gioco diretto solamente al centro è pericoloso perché il centro è molto più difficile da proteggere e ben difficilmente diverrà territorio sicuro. Questi concetti non valgono solo geometricamente e/o geograficamente, ma specie in campo economico vanno intesi anche da un punto di vista logico. In questa ottica, citiamo alcuni proverbi di carattere generale del wei-ch’i, tratti da Wikipedia, voce Go, che pare ben si adattano alla strategia commerciale cinese:

• «Il Go è un gioco di scambi: si fanno territori e si fanno scambi.» • «Non si fanno territori sui muri contro cui l'avversario si spinge.» • «Non ci sono punti al centro.»

4.0. ConclusioniL’esempio della “strategia” in due culture molto differenti ci potrebbe dare qualche indicazione sulle “categorie” diverse da prendere in considerazione. In questo l’enciclica di Benedetto XVI ci aiuta a riflettere con le sue argomentazioni fuzzy. Apparentemente rimaniamo sconcertati sul fatto che le argomentazioni sembrano essere ambigue, ma da una parte prendono in carica l’eredità dei lavori scientifici della seconda metà del ‘900, d’altra parte portano l’uomo ad utilizzare il proprio “libero arbitrio” in modo più consapevole nella buona tradizione neo-tomista.

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