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ANALISI Giacomo Leopardi:Vita Parafrasi Metrica Analisi Testuale Figure Retoriche Trama Conclusione

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ANALISI

• Giacomo Leopardi:Vita• Parafrasi• Metrica• Analisi Testuale• Figure Retoriche• Trama• Conclusione

Page 3: ANALISI Giacomo Leopardi:Vita Parafrasi Metrica Analisi Testuale Figure Retoriche Trama Conclusione

La donzelletta vien dalla campagnain sul calar del sole,

col suo fascio dell'erba; e reca in manoun mazzolin di rose e viole,

onde, siccome suole, ornare ella si apprestadimani, al dí di festa, il petto e il crine.

Siede con le vicinesu la scala a filar la vecchierella,

incontro là dove si perde il giorno;e novellando vien del suo buon tempo,quando ai dí della festa ella si ornava,

ed ancor sana e snellasolea danzar la sera intra di quei

ch'ebbe compagni nell'età piú bella.Già tutta l'aria imbruna,

torna azzurro il sereno, e tornan l'ombregiú da' colli e da' tetti,

al biancheggiar della recente luna.Or la squilla dà segnodella festa che viene;ed a quel suon direstiche il cor si riconforta.

I fanciulli gridandosu la piazzuola in frotta,

e qua e là saltando,fanno un lieto romore;

e intanto riede alla sua parca mensa,fischiando, il zappatore,

e seco pensa al dí del suo riposo.

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• Poi quando intorno è spenta ogni altra face,e tutto l'altro tace,

odi il martel picchiare, odi la segadel legnaiuol, che veglia

nella chiusa bottega alla lucerna,e s'affretta, e s'adopra

di fornir l'opra anzi al chiarir dell'alba.

Questo di sette è il più gradito giorno,pien di speme e di gioia:

diman tristezza e noiarecheran l'ore, ed al travaglio usato

ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Garzoncello scherzoso,cotesta età fiorita

è come un giorno d'allegrezza pieno,giorno chiaro, sereno,

che precorre alla festa di tua vita.Godi, fanciullo mio; stato soave,

stagion lieta è cotesta.Altro dirti non vo'; ma la tua festa

ch'anco tardi a venir non ti sia grave.

Giacomo Leopardi

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Giacomo Leopardi Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, da famiglia nobile ma povera. Il

padre, cattolico e conservatore, aveva messo insieme una vasta biblioteca, ricca perlopiù di opere ecclesiastiche e scientifiche. Leopardi si forma sotto la guida di precettori privati e come autodidatta nella biblioteca paterna. Si mette in luce con alcuni studi filologici attorno al 1815; l'anno successivo è colpito da una grave malattia, che indebolisce per sempre il suo fisico: compone la lirica "L'appressamento della morte". Si allontana sempre più dalla religione, e la sua predilezione per l'età classica lo isola dagli ambienti letterari del tempo, romantici e medievalisti. Tenta quindi di mettersi in contatto con i pochi classicisti scrivendo una lettera alla loro rivista di riferimento, la "Biblioteca italiana", in cui esprime il suo antiromanticismo in risposta a Madame De Stael; la lettera viene però ignorata.Del 1817 sono i primi appunti dello "Zibaldone", collage di riflessioni che verrà terminato solo nel 1832. Nel 1817 Leopardi si innamora segretamente della cugina, ospite passeggera della sua casa; nel 1818 conferma il suo antiromanticismo nel "Discorso di un italiano attorno alla poesia romantica", e scrive due canzoni patriottiche. Nel 1819, dopo una grave malattia agli occhi e non sopportando più la squallida vita di Recanati, tenta di procurarsi un passaporto e fuggire a Milano, ma viene scoperto dal padre; subito dopo scrive gli idilli "L'infinito" e "La sera del dì di festa". Convintosi ormai che la vita umana sia permeata di infelicità, nel 1822 scrive le canzoni "Bruto minore" e "Ultimo canto di Saffo". In quell'anno il padre gli permette di andare a Roma a cercare un impiego; ma in quella città l'unica erudizione ricercata era di tipo antiquario, e Leopardi rimane isolato; gli viene offerto di entrare nell'amministrazione pontificia, divenendo prelato ma non prete; ma egli rifiuta.

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Tornato a Recanati, il completamento della sua visione del mondo è riflesso negli ultimi appunti dello Zibaldone e nelle "Operette morali" scritte per la maggior parte in questo periodo. Nel 1825 l'editore Stella lo invita a Milano, commissionandogli l'edizione completa delle opere di Cicerone; annoiato dall'ambiente culturale milanese, preferisce lavorare a Bologna, compilando per Stella due antologie, una di prosa, l'altra di poesia, di autori italiani: le "Crestomazie". Nel 1827 soggiorna per breve tempo a Firenze, dove fa amicizia con il Colletta, il Capponi e Niccolò Tommaseo; è poi a Pisa, dove compone le canzoni "Il risorgimento" e "A Silvia", e di nuovo a Recanati.Qui, tra 1828 e 1830, compone altre pietre miliari della sua opera poetica: "Il sabato del villaggio", "La quiete dopo la tempesta", "Le ricordanze", "Il canto notturno di un pastore errante dell' Asia". Intanto le sue condizioni fisiche si sono aggravate, ed accetta l'invito dei suoi amici fiorentini a trasferirsi colà, dove percepirebbe un assegno mensile. Nonostante i buoni rapporti, la sua opera è da essi criticata, in quanto priva di accenti religiosi e di fiducia nel progresso; da Milano il Giordani, pur apprezzando il pessimismo leopardiano, vorrebbe da lui una poesia più attenta a temi politici e sociali.L'infelice amore per Fanny Targioni Tozzetti ispira al poeta altre cinque poesie, tra cui "A se stesso", "Aspasia", "Amore e morte". Leopardi si lega poi all'esule napoletano Antonio Ranieri, seguendolo a Roma e a Napoli. Le polemiche attorno alla sua opera provocano in lui una forte reazione contro il liberalismo cattolico dei circoli fiorentini e lo spiritualismo imperante; scrive così opere intrise di sferzante polemica: "Il dialogo di Tristano e di un amico" (1832), i "Paralipomeni della Batracomiomachia" (1833), la "Palinodia al marchese Gino Capponi" (1835), "I nuovi credenti" (1835-36). La sua produzione poetica si conclude invece con i canti "Il tramonto della luna" e "La ginestra". Muore a Napoli nel 1837.

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La fanciulla viene dalla campagna, al tramonto, con l’erba che ha raccolto per i suoi animali; e con in mano un mazzo di rose e viole, con le quali si prepara per ornarsi

domani, il giorno di festa, il petto e i capelli. Una vecchia signora è seduta con le vicine sull’entrata di casa sua a filare, rivolta

verso il tramonto; parla della sua giovinezza come se raccontasse una bella favola, e parla di quando anche lei si ornava con i fiori, e ancora sana e snella era solita danzare

la sera in mezzo a quelli che furono i suoi compagni di giovinezza. L’aria si fa scura, e il cielo, che nel crepuscolo era pallido, ora ritorna azzurro cupo e le

ombre si allungano, giù dai colli e dai tetti, alla luce della luna appena sorta.

Ora la campana annuncia della festa del giorno seguente; e quel suono sembra confortare il cuore dalle fatiche della settimana.

I fanciulli gridano sulla piazza in gruppo e saltando qua e là fanno un lieto rumore: e intanto torna lo zappatore fischiando, e fra sé e sé pensa al giorno di riposo che lo

aspetta.

Poi quando intorno ogni luce è spenta, e tutto tace, sento il martello picchiare, sento la sega del falegname, che lavora nella bottega alla luce di un lume ad olio, e si affretta e

si dà da fare per completare il lavoro prima dell’alba.

Questo (sabato) è il più gradito giorno della settimana, pieno di speranza e di gioia: domani tristezza e noia entreranno a far parte della giornata, perché ognuno ritornerà

con il pensiero alle fatiche di tutti i giorni che l’indomani riprenderanno. Fanciullo scherzoso, questa tua età piena di gioia, è come un giorno pieno di allegria,

giorno chiaro, sereno, che precede la giovinezza, età felice della tua vita.Godi fanciullo mio questa condizione, questa è un’età felice.

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METRO: cinquantantuno versi endecasillabi e settenari con rime interne ed esterne libere. Dei 51 versi che il poeta propone 16 fanno rima tra di loro e presentano rime baciate e alternate. Esempi di rime baciate sono nel 4 e 5 verso (viole,suole) ,7 e 8 verso (crine ,vicine); esempi di rime alternate sono nel 2 e 4 verso (sole ,viole) 23 e 25 verso (riconforta ,frotta), 24 e 26 verso (gridando,saltando).

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Questa poesia, scritta da Leopardi tra il 1828 e 1831 e facente parte dei canti pisani recanatesi, Vuole raccontare in un certo qual modo l’infanzia di Leopardi. Non è come le altre poesie malinconiche, invece è ricca di rime e ha una certa musicalità ed è “facile” nella sintassi.

Questa sembra una poesia reale mentre a guardar con attenzione possiamo capire che è immaginaria questo ci viene fatto dedurre nel quarto verso (di rose e viole) e come noi sappiamo le rose e le viole non si trovano nella stessa stagione. Il Leopardi ci vuol far capire che un sentimento di infantilità rimane ancora negli adulti, attraverso il falegname che lavora fino a tarda sera per poi godersi il giorno di festa. Il poeta però a suo modo ci narra che il giorno prima della celebrazione è più gioioso e allegro del giorno di festa , questo ci viene descritto attraverso la donzelletta che corre felice ad ornarsi spensieratamente. Il dì del giorno festivo reca un pensiero angoscioso del lavoro e quindi la festa viene rovinata . Qui il poeta usa la figura del <<garzoncello>> <<scherzoso>> e l’autore gli suggerisce di godersi quel giorno di solennità , perché poi da grande sarà occupato dal lavoro, questo momento il poeta c’è lo descrive attraverso la <<donzelletta>> che è spensierata e intenta ad ornarsi per il dì di festa e la contrapposizione , viene raffigurata dalla vecchietta che pensa con malinconia ai giorni del suo riposo.Questa poesia e una figura retorica detta allegoria.

Queste , sono molte di più delle precedenti poesie di Leopardi ,che fanno così risaltare la dolcezza e la musicalità della poesia. Vi sono però delle parole di significato opposto che fanno rima tra di loro, sono:(gioia e noia) e (soave e grave) che risaltano il contrasto tra speranze giovanili e la realtà di vita. All’interno della poesia vi sono allitterazioni come onde , siccome, suole oppure ornava , sana , snella. Poi bisogna sottolineare l’uso dell’articolo il davanti alla parola <<zappatore>> che si usava in quel tempo e l’uso di cotesta vicino a chi ascolta, difatti è riferito al “garzoncello” “scherzoso”. Torna indietro

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FIGURE RETORICHE

Sono presenti numerose figure retoriche :Metafore: la giovinezza è espressa con "età fiorita", "età bella", "stagion lieta"; Litote: "altro dirti non vo' " fa capire l'intenzione di Leopardi di non demoralizzare i giovani; Climax: I personaggi sembrano realizzare un climax prima crescente dopo decrescente: la donzelletta (gioventù)- la vecchiarella (vecchiaia)- lo zappatore (età matura)- il garzoncello (gioventù); Enjambements : spezzano il ritmo (la sega/ del legnaiuol) , (diman tristezza e noia/ recheran l'ore); Similitudini: "cotesta età fiorita è come un giorno d'allegrezza pieno"; Metonimie: " torna azzurro il seren"; " or la squilla dà segno della festa che viene" . Nella prima parte della poesia si notano allitterazioni con doppie (donzelletta, vecchiarella, novellando, sulla, bella, colli...) o con dittonghi (giorno-, chiaro- ciascuno -gioia- stagion, pien- pensier- lieta), assonanze ( campagna- calar- ornava- sana- danzar- aria- parca...;siede- parole- recente- sette- speme, incontro- giorno- riposo- scherzoso ), consonanze (face- seco- reca, affretta- tutta- tetti- frotta- tutto- sette, fanciullo- bella- garzoncello, azzurro- precorre, onde- quando) e rime (sole- viole- suole, appresta- festa, crine- vicine, snella- bella, imbruna- luna, gridando- saltando, rumore- zappatore, face- tace ). L'uso continuo di diminutivi (donzelletta- vecchiarella- garzoncello) evidenzia una tenerezza del poeta verso i suoi personaggi. In particolare si nota una spiccata delicatezza per gli adolescenti . Alcune annotazioni scandiscono il passar del tempo :"in su calar del sole" ;" già tutta l'aria imbruna " ; " torna azzurro il seren, e tornan l'ombre " ; " or la squilla…" ; "Poi quando intorno è spenta…"

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ANALISI TESTALE

Scritto nel 1829 a Recanati, fa parte dei "grandi idilli" , vengono evidenziati i temi della rimembranza e dell'evanescenza della giovinezza. Il Leopardi utilizza uno schema metrico libero, alternando endecasillabi a settenari. In questo idillio il pessimismo dell'Autore appare meno amaro e quasi schivo di svelarsi perché rivolgendosi ai giovani non vuole rivelar loro apertamente che la vita è dolore.

La poesia è organizzata su tre nuclei tematici in sequenza, ciascuno con una sua funzione: 1. una situazione ("il cor si riconforta"): descrive ciò che accade nel villaggio la sera del sabato. I

personaggi sono tutti umani; la descrizione è organizzata in scene che si legano al tempo: dal calar del sole al buio profondo.

2. un commento ("di sette è il più gradito giorno"): è conseguenza della situazione, vista come esempio di una condizione umana generale.

3. un'esortazione ("godi fanciullo mio"): è conseguenza della situazione del commento. L'umanità si comporta così il sabato (situazione), perché è il giorno più gradito (commento) e per tanto godi (esortazione). Il Poeta ribadisce il concetto della non esistenza della felicità: il piacere è quiete dell'affanno, attesa, delusa, della gioia.

Il sabato prelude al giorno festivo, segna la vigilia della domenica, simboleggia l'attesa di qualcosa di più grato e propizio….Si lavora, anzi, con più ardore, pensando che il domani segnerà un giorno di riposo ; ma quando sarà la domenica , l'anima verrà riafferrata dalle preoccupazioni usate ,perché il pensiero tornerà alla scolorita realtà del giorno dopo : nuovo lavoro, nuove fatiche e nuova tristezza. Niente di quanto il sabato lasciava sperare sembrerà realizzarsi , perché il bene sognato è assai più bello e più vero del bene raggiunto. Nel sabato in effetti si rispecchia la giovinezza , età delle molteplici illusioni e delle radiose speranze . La domenica segna invece le delusioni dell'età matura , fatta di rimpianti e di acerbe esperienze . Leopardi in quest'idillio , rivolgendosi al "garzoncello scherzoso" , raffrena il suo interiore tormento in quell' "altro dirti non vo' " , miracolo di delicatezza e di umana misericordia insieme , e cela il suo vero pensiero , già espresso nello Zibaldone . Il fanciullo non abbia dunque fretta di raggiungere l'età adulta ; goda il suo sabato di aspettazione in serena letizia , né percorra con la fantasia la felicità che l'avvenire dovrebbe portargli. La considerazione che è nella chiusa non sgomenta e non turba , ma soavemente e malinconicamente ammonisce , lasciandoci pensosi. . L'autore, infatti, invita a non aspettarsi felicità dal futuro, perché come la domenica deluderà l'attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della giovinezza. Il Leopardi, quindi, ritiene di non doversi aspettare niente, in modo da non essere mai delusi. Da qui, ecco l'invito a cogliere l'attimo (carpe diem) e a vivere intensamente ogni occasione . Torna indietro

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Istituto P.Siciliani Lecce

• Lavoro Svolto Da Calogiuri Francesca, Fortuna Luana, Scrimieri Giorgia

• Classe 2 BL• Anno Scolastico 2007/2008• Professoressa D’ignazio

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