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L’analisi del rapporto tra Ingegneria e Architettura nella storia di una significativa costruzione
degli anni 60, scritta da un grande architetto che amava e capiva le strutture:
“Lo scandalo dell’Opera di Sidney” di Felix Candela
in “Arquitectura”, dicembre 1967,
estratto dal libro di Massimo Savorra:
“La forma e la struttura Felix Candela, gli scritti”
Editore Mondadori – Electa - 2013
Breve Nota Introduttiva
Felix Candela è stato un architetto, strutturista, progettista e costruttore.
Nato in Spagna nel 1910, ha operato soprattutto in Messico, dagli anni 40 agli anni
70.
Ha operato nel campo delle grandi coperture concependo, sviluppando e costruendo
grandi strutture a guscio in cemento armato, integrando in maniera esemplare le
forme architettoniche con le forme strutturali.
A quell’epoca gli elaborati elettronici non erano ancora entrati nella pratica degli
studi professionali, e quindi il progetto formale, le visualizzazioni, l’espressione delle
idee, nonché i calcoli statici, pur di strutture tridimensionali, la cui complessità
appariva evidente, seppur ad uno sguardo superficiale, veniva svolto tutto con foglio
e matita.
Candela ha anche espresso i suoi punti di vista in numerose pubblicazioni, raccolte
nel bel libro di Massimo Savorra, che vi invito a leggere, da cui è tratto l’articolo che
segue.
Ha trattato in varie occasioni il tema del confronto, dell’interazione, della sinergia e
a volte dello scontro tra ingegneria e architettura. Tema tuttora attuale e senza
soluzioni o risposte semplici o univoche.
L’Opera House di Sidney è stata purtroppo un vero insuccesso ai tempi della sua
costruzione, con costi lievitati di tredici volte rispetto al preventivo e un tempo di
costruzione di tredici anni, dal 60 al 73.
L’architetto Jorn Utzon, che aveva concepito un bellissimo progetto dal punto di vista
formale e che infatti vinse la gara internazionale con grande acclamazione, non
valutò a sufficienza gli aspetti costruttivi, e purtroppo ne pagò le conseguenze con
l’abbandono del progetto prima della sua conclusione.
Oggi l’intera storia è dimenticata, e l’Opera House ricordata e celebrata per la sua
forma originale.
Ma a volte gli insuccessi, pur se delicato e non piacevole parlarne, sono istruttivi.
Nel resoconto che Felix Candela ci lascia sulla storia del progetto e della costruzione
dell’Opera di Sidney, scritto nel 1967 quando il lavoro non era ancora concluso, sono
riassunti alcuni di questi temi, applicati e declinati su un caso reale, allora di grande
rilievo mediatico e di grande importanza.
Invito voi studenti a riflettere, tra gli altri, sui seguenti temi:
– L’importanza di conoscere il modo di realizzare una costruzione, di “costruire”
una “architettura”, nel momento in cui se ne definisce la forma;
– L’importanza di conoscere il significato statico, ossia il comportamento
strutturale, delle varie forme che si possono utilizzare per delimitare una
superficie o un volume, o per coprire uno spazio.
Non tutte le forme sono equivalenti.
Alcune possono diventare ottime superfici portanti, ed essere al tempo stesso
gradevoli, attraenti o suggestive. Altre no. Può mancare la prima caratteristica o,
viceversa, le ultime tre.
È quindi fondamentale che chi definisce la forma ne conosca il meccanismo statico,
per evitare di incorrere in errori.
Ed è d’altra parte immensamente utile, per chi definisce la forma (architetto o
ingegnere) conoscerne la valenza statica perché ciò gli consente di integrare con
efficace sinergia l’architettura e la qualità formale con la statica e l’ingegneria.
Mario de Miranda
12.02.2015
Vista dell’Opera House oggi.